7 Linguaggi
Antologia 1
speciali
Fumetto, teatro, cinema
BIBLIOTECA DI TESTI TEATRALI
leggiamo il TEATRO
Gli eredi
G. Guareschi
L. De Crescenzo
G. Zucconi
Storia di una contravvenzione
La signora Cipriana e il problema d’aritmetica
p. 1
p. 4
p. 6
biblioteca di testi teatrali
Antologia 1
7. Linguaggi speciali
leggiamo il teatro
Gli eredi
Voce fuori campo Il padre sta leggendo il suo giornale, i bambini
Mamma giocano tranquilli seduti per terra. La mamma ha gli occhi che guardano lontano, oltre
i muri della stanza e oltre la vita. A un tratto
sospira.
(con voce appena percettibile) Un giorno voi
non mi troverete più… (i bambini alzano la testa allarmati)
Un giorno voi non mi troverete più perché io
sarò sepolta nella terra fredda. Povera mamma (gemito della voce), povera mamma, sola
nel camposanto triste e silenzioso… (i bambini
trattengono il fiato e hanno gli occhi pieni di
lacrime)
E d’inverno nevicherà, e la neve gelida coprirà la tomba della mamma… (i bambini scoppiano in singhiozzi e corrono ad abbracciare la
mamma urlando)
Giovanni
Autore
Guareschi
Siamo partiti
da un testo con molti
dialoghi e lo abbiamo
trasformato
in un testo teatrale.
Questo è il risultato.
Personaggi
n Voce
fuori campo
madre Margherita
n Il padre Giovannino
n La figlia la Pasionaria
n Il figlio Albertino
n La
La scena è costituita da
un salotto borghese.
Il
piacere
di
leggere
1
Albertino
Pasionaria
Albertino
Mamma
Padre
Albertino
Padre
Pasionaria
Mamma
Pasionaria
Mamma
Pasionaria
Mamma
Pasionaria
Padre
Pasionaria
Albertino
overi orfanelli, chi vi rimboccherà le coperte, la
P
sera? Vi ricorderete della vostra povera mammina? (i
bambini singhiozzano più forte)
Verrete qualche volta a portare i fiorellini sulla sua
tomba? (gli orfanelli ululano, ma la mamma non ha
pietà)
(rivolta ad Albertino) Quando morirò, questo orologio lo lascerò a te…
(rivolta alla Pasionaria) … e a te lascerò questa catenella d’oro… e la mia bicicletta.
E io? Io niente bicicletta?
(singhiozzando) La bicicletta della mamma è da donna, non si può andare in due perché non c’è il tubo
in mezzo. E poi tu hai quella del babbo, quando muore il babbo.
E se il babbo non muore? (i due fratelli continuano a
singhiozzare)
(con tono di dolce rimprovero) Giovannino, sii gentile, una volta tanto! Abbi almeno riguardo di una povera morta. Non darmi pena nella tomba costringendomi a pensare che, a causa di una miserabile bicicletta, i miei due orfanelli si trovano in disaccordo!
(rivolto ad Albertino) Va bene, quando morirò ti lascerò la mia bicicletta.
Grazie. Anche la «Guzzi 65»?
Certamente, anche la moto.
(con voce accorata) Lui la moto e io niente! (singhiozzando) Io che sono piccolina devo andare a piedi e lui
in moto!
Perché sei così bugiarda? Non hai forse la mia bicicletta?
Anche con la bicicletta si va a piedi. Io voglio la moto.
(paziente) Ma non è conveniente che una donna vada
in moto. Non è una posizione elegante.
Proprio tu mamma lo dici, che non vai mai a piedi.
È vero, ma io vado in automobile, non in moto.
(petulante e saccente) Se una donna può guidare
un’automobile che ha quattro ruote, può anche guidare una motocicletta che ne ha due.
Cerchiamo una soluzione di compromesso. La motocicletta la lascerò a tutt’e due: Albertino guiderà e tu
starai seduta dietro.
(lagnosa) Però gli occhialoni li voglio io.
Io sono il guidatore della moto, gli occhialoni toccano a me!
2
Il
piacere
di
leggere
Pasionaria (furiosa) Sei il solito prepotente egoista, vuoi tutto
tu!
Padre
Basta! Non litigate. Ne comprerò un altro paio.
Albertino Però mi dovresti lasciare la tua macchina fotografica!
Pasionaria (rabbiosa) Sei impazzito? Lo sanno tutti che adoro
fare le fotografie!
Padre
(gridando) Basta! Abbiate rispetto per il cadavere di
vostro padre! Niente è più basso che speculare su un
uomo morto quando è ancora vivo! Filate tutti e due
a letto, immediatamente! (i bambini, brontolando, se
ne vanno)
Albertino Però non è giusto.
Pasionaria Vuole sempre avere ragione lui.
Albertino Ecco chi è il vero prepotente.
Mamma
Strana faccenda questa. Uno non si è ancora abituato a vivere che già deve abituarsi a morire. Noi camminiamo su uno stretto sentiero tagliato nella roccia su uno strapiombo e siamo disperatamente aggrappati alla terra, ma sentiamo il fascino dell’abisso, dell’eternità. E ogni tanto proviamo il bisogno di
affacciarci su quell’abisso.
Padre
Sì, Margherita, soprattutto tu. E non ti curi del fatto
che sull’orlo dell’abisso è piantato un cartello con la
scritta: «Pericoloso sporgersi».
adatt. da G. Guareschi,
3
In famiglia, Rizzoli
Il
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Antologia 1
7. Linguaggi speciali
leggiamo il teatro
Storia di una contravvenzione
–D
ottò, abbiamo preso la multa! – mi dice con tono rassegnato il tassista.
– Che volete dire con «abbiamo preso una multa»? Che l’ho presa
pure io?
– Ebbè mi pare evidente.
– Veramente non capisco. Allora secondo voi, vi sembra normale
che chi guida commette l’infrazione e chi sta seduto dietro deve
pagare la multa?
– E no dottò, perdonatemi, ma adesso state sbagliando. Siamo
giusti! Voi prima dite «Andate di fretta» e poi non ne volete pagare le conseguenze.
– Ma quale fretta?! E che c’entra la fretta?!
– E come c’entra? Voi come mi avete detto, quando siete salito
alla stazione? «Andate di fretta agli aliscafi per Capri»: avete detto così, sì o no?
– Sentite, a prescindere che io ho detto solo «Agli aliscafi per Capri», ma quando anche avessi aggiunto «di fretta», fino a prova
contraria il responsabile dell’automezzo siete solo voi.
– E già, ma a me che me ne importava di passare con il rosso?
Se l’ho fatto è per farvi un piacere, e per farvi arrivare prima agli
aliscafi. Vuoi vedere adesso che invece di guadagnare, quando
lavoro, ci debbo pure rimettere?
– Un’altra volta non passavate con il rosso.
– Io veramente sono passato con il giallo,
io! Voi non lo so. Comunque adesso sta venendo la guardia e così vediamo che dice.
– Ma che deve dire, scusate? Che se il conducente passa con il rosso, viene ritirata la
patente al passeggero?
– Non lo so, adesso vediamo.
Il vigile si avvicina con lentezza, saluta militarmente e dice:
– Patente e libretto di circolazione.
– Scusate signora guardia – dice il mio
tassista mentre tira fuori i documenti richiesti – adesso voi siete una persona che
Luciano
De Crescenzo
Una multa a Napoli
costituisce
un’esperienza insolita.
La storia è ambientata
in una via affollata;
protagonisti sono un
tassista, un
viaggiatore, un vigile e
una vecchietta. Il testo,
per la sua forma
dialogica, si presta
agevolmente a essere
drammatizzato.
Leggi il brano e prova
a costruire un testo
teatrale che insieme
con i tuoi compagni
potrete rappresentare
o semplicemente
leggere a più voci.
Il
piacere
di
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lavora, no? Tutto il giorno qua in mezzo, piove o non piove. Io
pure lavoro, il signore invece va a Capri. Ora, secondo voi, chi
deve pagare la multa?
– Mah! – dice ridendo la guardia. – Se il signore vuole contribuire spontaneamente io non ci trovo niente da dire.
– Ma che contribuire e contribuire! Io non tiro fuori una lira.
– Veramente – dice uno dei tanti spettatori che attorniano il nostro taxi – il signore ha ragione. La multa la paga il conducente, però il signore deve anche capire che dopo gli deve dare una
mancia adeguata per risarcirlo del danno subito.
– Quello è padre di figli! – aggiunge una vecchietta infilando la
testa nel finestrino del taxi. – È uscito per vedere come si può abbuscare una mille lire e adesso non se la può spendere tutta insieme per pagare la multa al signore che deve andare a Capri.
– Signora guardia – dice il mio tassista uscendo dal taxi per
parlare meglio con il vigile – pensate che prima di affittare ho
fatto tre ore di fila a piazza Garibaldi e che quando ho visto il signore io mi credevo che era straniero, che se sapevo che era napoletano e pure un poco tirato di mano, io non lo facevo nemmeno salire…
– Sentite – dico io guardando l’orologio – o mi accompagnate o
me ne vado. Io qua perdo l’aliscafo.
– Lo vedete che andate di fretta! – dice trionfante il tassista.
– E va bene – dice il vigile. – Per questa volta andate pure. Però
ricordatevi che la prossima volta mi pagate questo e quello.
Quando uno si va a divertire non deve andare mai di fretta, se
no che divertimento è?
Fu così che il mio taxi si avviò in mezzo a una folla sorridente e
soddisfatta.
– Meno male, dottò, che è finito tutto bene – mi dice il tassista
all’arrivo. – Vi giuro però su quella cara immagine, che se la
guardia vi faceva pagare la contravvenzione, a me mi sarebbe
veramente dispiaciuto.
– Quant’è? – chiedo mentre scendo dal taxi.
– Fate voi.
L. De Crescenzo,
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Così parlò Bellavista. Napoli, amore e libertà, Mondadori
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7. Linguaggi speciali
leggiamo il teatro
La signora Cipriana
e il problema d’aritmetica
Flo
Cipriana
Flo
Cipriana
Flo
Luigina
Cipriana
Luigina
Cipriana
Flo
Cipriana
Luigina
Cipriana
Flo
Cipriana
Flo
Cipriana
Flo
Cipriana
Mami!
Che c’è? Qualche altra storia?
No, c’è la Luigina che ha bisogno del mio aiuto.
E chi è la Luigina?
La figlia della portinaia… Eccola qui: Luigina, saluta!
Buongiorno signora Cipriana…
Ciao carina. Che bella bambina, che graziosa! Come ti
chiami Luigina?
Luigina.
Ma che brava: capisce tutto.
Mami, ha otto anni.
Cosa vuol dire? Tuo padre ne ha molti di più e non capisce niente.
Ma io vado a scuola.
Davvero? E cosa studi? Da portinaia?
Mami: la portinaia l’ha
mandata da noi perché ha
un problema che non riesce
a fare. Chiede se possiamo
aiutarla.
Figurati se io mi preoccupo dei problemi della portinaia. Ne ho abbastanza dei
miei e dei tuoi.
Ma no, è un problema che
le hanno dato a scuola.
La portinaia va ancora a
scuola? Per questo non è
mai in portineria!
Ma non a lei, a Luigina.
Che confusione che fai Flo:
chi sarebbe questa Luigina?
Guglielmo Zucconi
Un equivoco dopo
l’altro, una serie di
battute esilaranti: un
brano divertente da
leggere a più voci in
modo espressivo!
Personaggi
n La
signora Cipriana
n Flo, sua figlia
n Luigina, figlia della
portinaia
La scena rappresenta
il salotto di un moderno
appartamento con
divano, sedie e una
scrivania.
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Luigina
Cipriana
Luigina
Cipriana
Flo
Cipriana
Luigina
Cipriana
Flo
Cipriana
Luigina
Cipriana
Flo
Cipriana
Luigina
Cipriana
Luigina
Cipriana
Luigina
Cipriana
Luigina
Cipriana
Luigina
Cipriana
Luigina
Cipriana
Flo
Cipriana
Flo
Cipriana
Flo
Io.
Ah sì? E tu come lo sai?
Mi chiamano tutti così.
Ma insomma, cosa vuole questa bambina?
Te l’ho detto: ha un compito che non riesce a fare. (seria)
Ma non gliel’ho mica dato io.
No, la mamma dice se Flo mi aiuta.
E perché non me l’hai detto subito? Ma certo cara,
fammi vedere questo compito.
Mami, forse è meglio che l’aiuti io, no?
Tu finisci il tuo ricamo. Allora carina, sentiamo.
Problema. Gaspare va al mercato e compra quattro
chili di mele…
Alt. Prima di tutto, questo Gaspare chi è?
Ma non ha importanza, mami.
Ah, lo dici tu.
Gaspare è Gaspare.
Va be’, se lo conosci tu, andiamo avanti.
… e compera quattro chili di mele, del carbone e un
temperino.
Ho capito: è un confusionario come Flo.
… spendendo in tutto duemila lire. Sulla via del ritorno egli incontra il suo amico Poldo, al quale rivende il
carbone e il temperino…
Vedi Flo gli altri come commerciano? E tuo padre non
ne vuol sapere… Be’, vai avanti.
… ricevendone in cambio 1000 lire. Con queste 1000
lire egli compera balocchi per Nora e Nerina…
Carino, però, pieno di pensieri gentili.
… gli restano duecento lire. Domanda: quanto ha speso per i balocchi di Nora e Nerina? Quanto costano le
mele al chilo?
Tutto qui?
Sì.
Ma è semplicissimo… Flo, telefona al fruttivendolo e
chiedigli quanto costano le mele…
Cosa? Mami?
Vedi: ti perdi in un bicchier d’acqua. Telefona.
Mami, il fruttivendolo non c’entra: si tratta della domanda del problema. Occorre trovare la soluzione con
le operazioni.
Flo, mi fai una rabbia: che c’entra la chirurgia. Si sta
parlando di mele.
Ma no, le operazioni di aritmetica: la sottrazione, la
divisione, la…
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Luigina
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Luigina
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Luigina
Cipriana
Luigina
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Luigina
Flo
Cipriana
Flo
Cipriana
Flo
Cipriana
Flo
Cipriana
Luigina
Cipriana
h sì, sì. Tu bada al tuo punto a croce che mi fai conA
fondere. Dunque cosina, hai capito bene?
No.
Cara, devi sforzarti. Chi è che ha comprato le mele?
Poldo, no?
Gaspare.
E chi è Gaspare?
Quello che ha comprato le mele.
Senti Gasparina, o stai attenta o ti arrangi. Intesi?
Sissignora.
Così va bene. Allora…
Ma non c’era anche del carbone?
Dove?
Lì.
No, lì nel problema.
Sì, Gaspare ha comprato anche del carbone.
Ah, sì, adesso mi ricordo: quattro chili. Dunque Gasparina, sta’ bene attenta adesso. Quanti sono i chili?
Quattro.
Brava. E lui quanto ha speso?
2000 lire!
Ma sei un fenomeno… Flo… Flo!…
Scusa, mami, ero distratta: dimmi, dimmi.
Senti, vieni qua. Fammi questa moltiplicazione: duemila per quattro?
Subito.
Vedi Poldina com’è facile?
Io non sono Poldina.
Ottomila.
Cosa?
Il risultato della moltiplicazione.
Ah, già, ottomila. Hai capito? Il carbone costa ottomila lire al chilo. Scrivi: risposta…
Il carbone ottomila lire al chilo?
Per forza, son quattro chili. A prenderlo poco alla volta costa di più.
Fa’ vedere a me, Luigina.
Per l’amor di Dio: tu di aritmetica non capisci niente.
Ma qui domanda quanto costano le mele.
Anche quello? Sai cosa ti dico Flo? Adesso a scuola
pretendono troppo dai bambini! Vediamo un po’, rileggiamo… Gaspare… eeeee… Poldo… eeeee… il temperino? Vedi che c’è anche un temperino? … Ricevendone in cambio mille lire. Ah, ecco dov’è lo sbaglio: ci
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Luigina
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Luigina
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Flo
eravamo dimenticati del mille. Flo moltiplica coso lì,
ottomila per mille.
Ma perché?
Perché, perché… È il problema così. Moltiplica… Ma
vi danno sempre dei compiti così difficili?
Anche di più.
Povere creature.
Otto milioni.
Ecco fatto: il temperino costa otto milioni.
Un temperino otto milioni?
E che ne so, avrà il manico tempestato di brillanti. E
poi si sa, son cifre messe a caso.
E le mele?
Flo, questa bimba ha fame. Non pensa che alle mele.
Cara, adesso scrivi e poi ti do una bella renetta, eh?
Ma io voglio sapere quanto costano al chilo.
Carina! Te la regalo: non voglio niente. È educata però.
(a bassa voce) Mami, devi aver fatto un gran pasticcio…
Ti proibisco di mancarmi di rispetto… Gasparina
scrivi: «Risposta. Il temperino costa otto milioni».
Al chilo?
Se credi… E adesso, Flo, dalle una bella mela.
A me le mele non mi piacciono.
Hai sentito Flo? Prima sembrava che morisse senza le
mele. È ben strana questa bambina.
Ma no, è tanto carina, invece.
Sì, ma è lenta di comprendonio.
Signora, dopo ci sono i regali.
Che regali?
I regali.
Flo, c’è qualcuno che si sposa?
Chi?
E che ne so? Te lo sto chiedendo…
Ma cosa c’entrano gli sposi.
Ma è quello che voglio sapere! Ma non capisci niente
oggi! E tu cosina, spiegati: che regali sono?
I regali per Nora e Nerina.
E chi sono Nora e Nerina?
Quelle che ci fa il regalo Gaspare.
Senti Flo, a me questo Gaspare comincia a diventarmi
antipatico.
Fai vedere a me, Luigina.
E va be’, fallo vedere a lei. Adesso stai fresca.
Dunque giocattoli… per Nora e Nerina… Gli restano
duecento lire… Eh sì, basta fare una sottrazione…
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Luigina
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Cipriana
a’ qua: non dire sciocchezze. Sottrazione. Non vedi
D
che gli sono rimaste solo duecento lire? Cosa vuoi sottrarre?
Ti dico che occorre sottrarre duecento da mille.
Be’, va be’, avanti scrivi: «Duecento meno mille».
Non si può.
Cosa non si può?
La maestra ci ha detto: non si può sommare le pere
con i cavalli e sottrarre il più dal meno.
Del più o del meno, le pere col formaggio? Ma cosa sta
dicendo questa bambina? … Senti, Nerina, tu per caso
non vai mica a scuola in un manicomio?
Io no, ma la mia mamma dice sempre che lei dovrebbe
andarci.
La tua mamma dovrebbe andare al manicomio?
No, non la mia mamma, lei!
Luigina, come ti permetti? Chiedi subito scusa.
Va’ là, non te la prendere, è una bambina. Su, su, fai il
problema.
No. È tutto sbagliato.
Ma dove sbagliato?
Lei mi ha insegnato male. Io volevo che mi aiutasse
Flo.
Ma se Flo ha sempre la testa nelle nuvole.
La mamma dice che è lei che ha la testa nelle nuvole.
Ah, tua madre dice così? Benissimo. Adesso vado in
portineria e gliele do io le nuvole.
Mami, ti prego, lascia correre, avrà voluto dire che tu
qualche volta fai un po’ di confusione.
Sì, proprio così…
Io? Bene, questo è il colmo. Io faccio confusione? Lei
piuttosto, che invece di stare in portineria si mette a
fare dei problemi che non hanno né capo né coda e
che io invece ho risolto in due e due cinque. Ma adesso mi sente. Portinaia… portinaia…!
Mami, attenta, caschi dalla finestra.
Che mami e momi. Porta giù subito questa povera
innocente e tu ringrazia il cielo che ti ha dato una
madre con la vocazione dei numeri e che sa persino
quanto costano i temperini al chilo. Dio mio, che portinaia, che mele, che carbone, che temperino, che confusione!
in F. Tommasino,
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Proviamo a far teatro, Fratelli Conte Editore
Il
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