L’ECO
DELLA
DELLA
DEVOZIONE
EVOZIONE
ALLA
ALLA
MADONNA
ADONNA
DI
DI
CAMPOCAVALLO
AMPOCAVALLO
Anno VIII - Numero 20 - I Quadrimestre 2009
L'ECO DELLA DEVOZIONE ALLA MADONNA DI CAMPOCAVALLO
Aut. Trib. di Ancona N° 17/02 Reg. Period. Del 29/11/02
Poste Italiane S.p.A. Spediz. in Abb. Post. Art. 2 comma 20/c legge 662/96 Div. Corr. D.C.B. Ancona
Anno VIII - Numero 20 - I Quadrimestre 2009
E
D I TO R I A L E
È
arrivata anche quest’anno la primavera. La
natura si risveglia; i fiori e tutta la vegetazione,
con i suoi colori vivaci ci infondono tanta
gioia e ci aiutano a contemplare la bellezza, la sapienza e
la bontà di Dio. Maggio, mese delle rose e mese mariano
per eccellenza, ci ricorda quanto sia importante e vitale
prendere in mano la corona del Santo Rosario per consumarne i grani facendoli passare tra le dita al suon dell’Ave
Maria.
Perché i nostri nonni erano più felici di noi? Perché pregavano il Santo Rosario. Si, perché la recita del Santo
Rosario ci mette direttamente in contatto con il cuore della
Madonna, fonte della nostra gioia, come recita un’invocazione delle litanie lauretane.
Giugno mese del Sacro Cuore: quanto bisogno abbiamo di
contemplare il Cuore Misericordioso di Gesù! Scrive San
Bonaventura da Bagnoregio: «Il ricordo vivo dell’amore di
Cristo per noi ha trovato un’espressione nella devozione
del suo Cuore. Da questo Cuore squarciato viene a noi
tutto: l’amore infinito del Padre, la grazia e la salvezza.
Quante consolazioni possiamo provare quando pensiamo
che siamo infinitamente amati dal Cuore del Dio Salvatore;
che in ogni momento è pronto ad ascoltare le nostre suppliche; che in ogni istante prega per noi; e che ci invita ad
andare da lui, a riposare sul suo Cuore! “Venite a me voi
tutti che siete stanchi e oppressi: Io vi farò riposare”.
Apriamo dunque il cuore alla confidenza e alla fiducia,
poiché non c’è un bene e una gioia più grande che abitare
in questo Cuore».
Luglio mese del preziosissimo Sangue di Gesù Cristo; sangue divino che ci lava da tutti i peccati nel Sacramento
della Confessione e ci protegge da ogni male. Dovremmo
fissare spesso lo sguardo interiore al Sangue che gronda
dalle piaghe di Gesù Crocifisso e durante la Santa Messa
contemplare e adorare con devozione il calice consacrato
che il sacerdote eleva in alto.
Per quanto riguarda l’oratorio dei ragazzi, ormai è entrato
a pieno ritmo; esso rimane aperto tutti i giorni, dalle 16,00
alle 18,30. E questa è veramente una grande grazia della
Vergine Santa: dobbiamo ringraziarla con tutto il cuore.
Non dimentichiamoci però che l’Oratorio, luogo di formazione e educazione umana e cristiana, non è in grado, da
solo, di dare tutto. Insostituibile e principale, in questo
senso, è il ruolo dei genitori. Ogni fanciullo, ogni adole-
scente, ogni giovane ha assolutamente bisogno di vedere
nei genitori un modello di vita cristiana esemplare, ecco
perché si rende più che mai necessario, da parte dei genitori, un serio cammino di fede, che attinge alla sapienza del
vangelo e all’insegnamento della dottrina cristiana. Non si
può dare ciò che non si ha, per trasmettere valori umani,
morali e spirituali a chi ci è vicino bisogna averli assimilati, bisogna viverli. La frequenza puntuale al sacramento
della confessione e dell’Eucarestia, ai momenti di preghiera e formazione organizzati dalla Parrocchia e dalla diocesi devono starci veramente a cuore. Dalla famiglia, piccola
chiesa domestica, dipende il futuro della nostra società.
Dal mese di marzo alcuni fanciulli si stanno esercitando nel
canto con la direttrice della Corale Beata Vergine
Addolorata, Solange Fontanella. Questa attività nasce dall’esigenza di educare e formare i cantori del futuro, ma
anche dalla gioia di poter vedere animata una delle Sante
Messe domenicali dai bambini della nostra Parrocchia.
Il coro, nella liturgia, se preparato e mosso da vera fede,
innalza l’anima a Dio e aiuta a pregare. I fanciulli si ritrovano, per le prove, il sabato dopo il catechismo nei locali
parrocchiali. Confidiamo che questo piccolo coro di voci
bianche cresca numeroso ed entusiasta, sotto lo sguardo
materno dell’Immacolata.
A proposto di coro, ringraziamo la Fam. Franco Fontanella
per la donazione del materiale utilizzato per la nuova struttura in legno che accoglie il coro, struttura realizzata da
alcuni membri dello coro stesso.
Finalmente sono iniziati i lavori di restauro dei cotti che
avvolgono la cupola, lavori che dovrebbero terminare ad
ottobre di quest’anno! Preghiamo l’Immacolata che il
Santuario riprenda al più presto il suo antico splendore a
gloria di Dio.
Il rettore e parroco P. Giuseppe Maria Grioni FI
2
S
(Prima serie Anno 117° - N° 451)
Terza serie Anno VIII - N° 20
I Quadrimestre 2009
Fondatore
Don Giovanni Sorbellini (1892)
Rappresentante Legale
Padre Giuseppe Maria Grioni FI
Direttore responsabile
Padre Settimio Maria Manelli FI
Redattore
Padre Giuseppe Maria Grioni FI
Impaginazione
Fabrizio P.
OMMARIO
EDITORIALE
2
STORIA DEL SANTUARIO
4-5
SPIRITUALITÀ MARIANA
6-7
CATECHISMO
8-9
Foto
Archivio Redazione
SOGNO DELLE DUE COLONNE
10-11
I COLORI LITURGICI
12-13
Redazione e Direzione
Santuario B.V. Addolorata di Campocavallo
Via Cagiata,101 - 60027 Osimo AN
tel. e fax 071-7133003
Aut. Trib. di Ancona
N° 17/02 Reg. Period. del 29/11/02
Poste Italiane S.p.a.
spediz. in abbonamento postale
Art. 2 comma 20/c legge 662/96
Div. Corr. D.C.B. Ancona
Tipografia
Tipoluce - Osimo
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Santuario della B.V. Addolorata di Campocavallo
LA VERA STORIA DEI BEATLES
14
I TESTIMONI DI GEOVA
E LA BIBBIA
15
I VERI RIMEDI AI PROBLEMI
MATRIMONIALI
16
L’IMMODESTIA E L’AMORE DI DIO 17
Siti internet
www.santuariocampocavallo.it
www.immacolata.com
www.missiomariae.com
curiaffi.immaculatum.net/tvimmacolata
www.settimanaleppio.it
www.mediatrice.net
3
LE NUOVE DIPENDENZE
18-19
AVVENIMENTI
19-23
A CURA DI
S
DON MARINO CECCONI
tor ia d e l
S
antuario
Il presente vive del passato.
Rivivere insieme le origini del proprio paese è una cosa entusiasmante.
La lettura di questa sezione della Rivista farà ripercorrere le tappe della
storia di Campocavallo e del suo Santuario.
(continua…)
servigio?”. Gli parlò del Roubaud e de l’ECO (o
l’ECHO) e lo pregò della traduzione. Il Bardet
rispose che con piacere avrebbe fatto il lavoro,
non solo, ma ne avrebbe curato l’edizione e la
spedizione. Don Giovanni mandava gli articoli e
il Bardet li traduceva e li stampava, mandando a
don Giovanni le bozze da correggere. Ricevute le
bozze corrette, l’avvocato spediva i fascicoli per
largo raggio in Francia e altrove. Pare che ne pubblicasse dalle tre alle quattro mila copie.
La Madonna compensava largamente le fatiche
del buon avvocato, perché ogni giorno si avevano
a registrare grazie segnalatissime.
Una volta il Bardet scrisse che “non aveva difficoltà a mettere insieme Lourdes e
Campocavallo”: il che voleva dire che non trovava differenza tra i due Santuari della Madonna.
Il Bardet, in questa sua opera grandemente
benemerita, sebbene avesse l’approvazione del
suo Vescovo, trovò una certa opposizione nel
Clero. Continuò tuttavia il suo lavoro finché
visse. Ma non fu per molto, che l’ultimo numero
de l’ECHO porta la data dell’agosto 1899.
Morto il Bardet, don Giovanni si adoperò per
trovare qualche altro, ma non gli riuscì e dovette
desistere.
Dall’aprile 1893 all’agosto 1899 corrono poco
più di 6 anni. Tempo non lungo, che tuttavia portò
immensi frutti perché contribuì largamente a
diffondere in Francia e nei territori d’oltre mare la
devozione alla Madonna di Campocavallo.
L’Archivio del Santuario ha due volumi de
L’ECHO: uno comprende i numeri dall’aprile
1893 al dicembre 1894; un altro dal gennaio 1894
EDIZIONE FRANCESE DE L’ECO
Col marzo-aprile 1893 usciva l’edizione francese de l’ECO col titolo. L’ECHO de la dévotion
à la très Sainte Vierge. Revue mensuelle. Traite
également des faits de Campocavallo.
Don Giovanni venne a conoscere un sacerdote
francese di nome Paul Roubaud di St. Tropez
(creato più tardi da Mons. Mauri primo
Cappellano onorario di Campocavallo). Questi
traduceva gli articoli in francese, mentre don
Giovanni ne curava la stampa e la revisione.
L’edizione francese corrispondeva, nella
numerazione dei fascicoli e nella successione
degli articoli, all’edizione italiana, non sempre
però rigorosamente, perché qualche articolo appariva spostato.
Purtroppo però, dopo qualche anno, il benemerito prete francese venne a mancare ai vivi e allora don Giovanni si trovò in serie difficoltà e per
qualche tempo dovette sospendere l’edizione
francese, quando un giorno ricevette una lettera
da un avvocato, Mr Bardet di Annecy (Savoia).
Questi, mandando un’offerta per il Santuario,
narrò che la Madonna, invocata sotto il titolo di
Addolorata di Campocavallo, lo aveva esaudito.
Era malato da gran tempo di una “orribile malattia”, e, dopo fatte alcune preghiere, guarì.
Leggere quella lettera e pensare a quell’avvocato come il continuatore dell’edizione francese
de l’ECO, fu tutt’uno. Don Giovanni così gli
rispose: “Non potreste, caro signore, esser grato
alla Vergine del favore ottenuto col rederle un
4
all’agosto 1899. I fascicoli del 1894 si ripetono
nel secondo volume.
L’edizione italiana di quell’opuscolo, di formato normale, era di 188 pagine. Conteneva un
lungo articolo tratto da LA CIVILTÀ CATTOLICA. Inoltre le testimonianze – queste prese da
L’ECO – del domenicano francese p. D. A.
Mortier, dell’editore e pubblicista tedesco Leonz
Niderberger e del francescano italiano p. Stefano
Ignudi (tutti nomi e testimonianze citate, in forma
ridotta, al capitolo V di questa STORIA). Si
aggiunge l’attestato della Direttrice dell’
Educandato di Filottrano Ada Gentiloni e della
giovinetta Ada Fattori: testimonianze non citate in
questa “Storia”.
Seguono numerose relazioni, tratte tutte da
L’ECO, di guarigioni, alcune ritenute come miracolose, altre presentate come grazie segnalate.
Altre relazioni di conversioni, ritenute come portenti. Chiude il libro una relazione sui lavori di
costruzione del Santuario di Campocavallo.
L’ECO in italiano era mensile di nome: di fatto
usciva quando poteva Don Giovanni, che aveva
collaboratori nelle confessioni sacramentali, nella
celebrazione delle sante Messe e dei tridui di preghiera e in altre funzioni di chiesa, non aveva chi
lo aiutasse nella preparazione dei fascicoli e nella
correzione delle bozze. Perciò raramente il periodico usciva con regolarità. Talora si accavallavano due o tre o più numeri. Però non mancava mai
la continuità sia dei fatti di cronaca sia degli articoli che avevano seguito.
L’Archivio del Santuario ha oggi le annate
complete de l’ECO dal 1892 al 1917. Mancavano
interamente alcune annate: 1894, 1899, 1915,
1916, 1917.
Quella del 1894 si è potuta rifare fotocopiando
i numeri corrispondenti de L’ECHO, edizione
francese de L’ECO, e alcuni fascicoli in italiano
esistenti presso la Biblioteca Comunale di Osimo.
Tutte le altre annate mancanti sono fotocopie
de L’ECO in italiano esistente presso la stessa
Biblioteca Comunale.
È da notare, che, con la guerra 1915-1918, per
una legge che limitava il consumo della carta, il
periodico da mensile divenne trimestrale.
L’annata 1917 non è completa. Nel 1918 possono
essere usciti al massimo due fascicoli: Gennaio Marzo, Aprile - Giugno. Tali fascicoli non si sono
trovati né all’Archivio del Santuario né nella
Biblioteca Comunale di Osimo.
Col 18 luglio 1918 veniva a mancare don
Giovanni Sorbellini e la pubblicazione era
sospesa.
Di tale libro esistono varie traduzioni e riduzioni.
Una in francese col titolo: LES MERVEILLES
OPEREES PAR LA TRES - S.TE VIERGE DES
SEPT DOULEURS DE CAMPOCAVALLO. È
di formato 16° e ha 192 pagine.
Una in spagnolo col titolo: LAS MARAVILLAS DE LA VIERGEN DE LOS DOLORES DE
CAMPOCAVALLO, di pagine 222, stesso formato dell’edizione francese.
Una in inglese col titolo: THE MARVELS OF
THE MOTHER OF DOLOURS OF CAMPOCAVALLO, di pagine 131, stesso formato dei precedenti.
Una in tedesco col titolo: MARIAS WUNDER, di pagine 221, stesso formato.
Esisteva anche una edizione in ungherese, in
fiammingo e altre ancora, delle quali, purtroppo,
l’Archivio del Santuario non possiede più esemplari.
Oltre l’ECO, che diffondeva la devozione alla
Madonna, don Giovanni Sorbellini aveva curato
l’edizione di un opuscolo intitolato:
LE MERAVIGLIE
DELLA SS.MA VERGINE ADDOLORATA DI
CAMPOCAVALLO
presso OSIMO
(continua...)
5
S
PIRITUALITÀ
M
ARIANA
Continuiamo, con questa sezione, a far conoscere ai nostri cari lettori l’importanza
della devozione alla Madonna per ogni cristiano. Papa Paolo VI ha ribadito che non si
può essere cristiani se non si è mariani. Queste pagine di di spiritualità mariana, scritte
dal fondatore dei Francescani dell’Immacolata P. Stefano Maria Manelli, ci aiuteranno
certamente in questo intento.
Venerare la Madonna
Il bisogno di venerarla
La venerazione alla Madonna non può essere una
venerazione qualsiasi, ma deve essere una venerazione grande e forte.
La Madonna è la Madre di Gesù e Madre nostra,
sublime per dignità, eccelsa per santità, ricchissima di
«doni celesti molto più di tutti gli spiriti angelici e
molto di più di tutti i Santi» (Pio IX, Ineffabilis Deus).
La Madonna è la «Piena di grazia» per eccellenza,
come fu chiamata dall’Angelo dell’Annunciazione
(Lc 1,28). Sant’Andrea Cretense scrisse: «O Vergine,
voi siete senza pari, o Santa più santa dei Santi, tesoro santissimo di ogni santità» E san Pier Damiani:
«Tutto ciò che c’è di più grande è inferiore a Maria;
solo il Creatore supera questa creatura».
Come non venerare questa sublime creatura uscita
dalle mani di Dio per l’incanto del Cielo e della terra?
La venerazione alla Madonna ci viene insegnata da
Dio stesso che invia un Angelo a chiederle il consenso dell’Incarnazione. Ci viene insegnata dall’Angelo
Gabriele che si presenta a Lei salutandola con parole
di grazia e di lode. Ci viene insegnata dall’anziana
Elisabetta che le va incontro esclamando: «Donde a
me l’onore di ricevere la Madre del mio Signore?...
Beata te…» (Lc 1,43). Ci viene insegnata da San
Giuseppe che sta accanto a Lei con il suo silenzio
ripieno di amorosa venerazione. Ci viene insegnata
dalla Chiesa che ha sempre costellato l’anno liturgico
di feste mariane. Ci viene insegnata dalla fede e dalla
pietà del popolo cristiano che lungo i secoli ha innalzato santuari, chiese, cappelle a Colei che, divinamente ispirata, predisse: «Tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,48). Ci viene insegnata da tutti i
Santi che hanno popolato la terra, celebrando Maria
con incontenibile amore. Chi mai potrà enumerare gli
atti di venerazione in due millenni di fede e di amore
alla celeste Mamma? Tutto questo ci dice che la venerazione alla Madonna, più che un dovere, è stato un
bisogno, deve essere un bisogno per ogni cristiano. E
noi sappiamo che il Magistero della Chiesa ha sempre
sentito questo bisogno universale e lo ha espresso con
la fioritura delle feste e delle celebrazioni mariane
inserite nell’anno liturgico, in armonia con in misteri
di Cristo.
In tal modo tutta la Chiesa, più e più volte, è chiamata ed è guidata a prestare alla Madonna il supremo
culto di venerazione e di lode: il culto liturgico.
L’Esortazione Apostolica del papa Paolo VI, «Per il
culto della Beata Vergine» ribadisce gioiosamente la
verità del posto onorifico di Maria Santissima nella
liturgia, e dell’impegno del cristiano di onorare la
celeste Regina anzitutto con la liturgia, e insieme con
i devoti esercizi di pietà mariana.
6
Come hanno fatto i Santi
Portiamo alcuni esempi della venerazione dei Santi
verso la divina madre.
San Bernardo venerava la Madonna con zelo ardentissimo; ne celebrò le lodi con penna insuperabile,
tanto da meritare l’appellativo di «Cantore di Maria»;
nelle feste mariane il suo fervore era tale da tenerlo
assorto tutto il giorno nella Madonna, al punto da
dimenticare ogni altra cosa, anche cose molto importanti, come rispondere con urgenza a lettere del Papa.
San Francesco D’Assisi rivolgeva alla Beata
Vergine tali e tanti atti di venerazione, da non potersi
numerare. Recitava ogni giorno l’Ufficio della Beata
Vergine. Si preparava alle sue feste con speciali preghiere e penitenze. Venerava i suoi altari e le sue
immagini. Scrisse alcune lodi e preghiere a Maria,
riboccanti di serafico ardore e tenerezza.
girerà instancabilmente con il Rosario in mano, predicando Maria attraverso tutta la Francia.
Che cosa dire di Sant’Alfonso de’ Liguori, che scrisse le «Glorie di Maria», innalzando alla Regina del
Cielo un monumento di venerazione che resterà
perenne nella Chiesa? La sua profonda e dolce venerazione verso la Beata Vergine appare anche da quelle devotissime canzoncine mariane e dalle «Visite a
Maria Santissima», che accompagnano le «Visite al
Santissimo Sacramento» come profumate aiuole di
fiori mariani. E solo Dio ha potuto enumerare gli atti
di venerazione alla «Divina Maria» che il Santo offrì
in ogni giorno della sua lunga vita.
Il santo Curato d’Ars, colui che dovette la sua
Ordinazione Sacerdotale alla tenera devozione verso
la Beata Vergine con la recita assidua del Santo
Rosario, riempì tutta la sua vita di amore e venerazione alla Madonna. Da Parroco, una delle prime cose
che fece, consacrò la Parrocchia alla Madonna e
dedicò a Lei la prima Cappella che riuscì a costruire.
Nella sua poverissima cella, insieme al Crocifisso,
aveva soltanto un’immagine dell’Immacolata dinanzi
alla quale spesso era sorpreso in preghiera estatica.
Questi sono soltanto pochi esempi di venerazione
alla Madonna da parte di alcuni Santi… ma potremmo
portare tanti altri esempi quanti sono i Santi. Perché è
impossibile che il Santo non senta il bisogno di venerare la Madonna. È bisogno filiale così amabile e
dolce!
San Luigi Grignion di Montfort, questo Santo tutto
mariano, divenne il grande maestro della devozione
alla Madonna scrivendo il «Trattato della vera devozione a Maria». Ma l’intera sua vita fu un mirabile
esempio di devozione alla Madonna. Fin da ragazzo,
ogni giorno egli era capace di trascorrere ore intere ai
piedi di Nostra Signora della Pace. Da grande, poi,
7
C
ATECHISMO PER TUTTI
UNITÀ E TRINITÀ DI DIO
Le operazioni o vie divine « ad extra » sono quelle
che Dio compie fuori di se stesso, producendo qualche
cosa distinta dalla divina natura. Sono operazioni « ad
extra » la creazione, il governo o provvidenza del
mondo, la santificazione degli esseri intelligenti e
liberi. Queste operazioni « ad extra » sono comuni alle
tre divine Persone, in modo che sia il Padre, sia il
Figlio, sia lo Spirito Santo creano, governano, santificano.
Le tre Persone divine sono uguali, o ce n’è una
maggiore, più potente e più sapiente?
Le tre Persone divine, essendo un solo Dio, sono
uguali in tutto, e hanno ugualmente comune ogni perfezione ed ogni operazione, sebbene certe perfezioni
e le opere corrispondenti si attribuiscano più all’una
Persona che all’altra, come la potenza e la creazione
al Padre.
I. Le tre Persone divine, essendo un solo Dio, sono
uguali in tutto. - Ogni persona è Dio e vi è un solo
Dio. La natura per via della quale ogni persona è Dio,
è quindi unica, e uniche e comuni alle tre Persone
sono le perfezioni che si identificano con la natura:
l’esistenza, la bontà per cui sono e operano; la verità,
la vita, ecc.; uniche e comuni sono anche le operazioni « ad extra » che corrispondono alle perfezioni.
Perciò le tre Persone sono eguali in tutto, e sarebbe un
errore grossolano dire che una persona è più perfetta
delle altre due.
IV. … sebbene certe perfezioni e le opere corrispondenti si attribuiscano più all’una persona che
all’altra, come la potenza e la creazione al Padre. - Le
perfezioni (per es. la potenza, la sapienza, la santità) e
le operazioni « ad extra » corrispondenti (p. es. la
creazione corrispondente alla potenza, l’ordinamento
e il governo delle cose corrispondenti alla sapienza, il
perfezionamento e la santificazione corrispondenti
alla santità) procedono dalla natura divina e sono
comuni alle tre persone. Tuttavia noi attribuiamo a
una sola persona alcune perfezioni e le corrispondenti operazioni « ad extra » a una persona in particolare,
anziché a tutte e tre in comune e alla divina natura.
« Essendo la Trinità inseparabile, non potremmo mai
capire che vi è la Trinità, se parlassimo della Trinità
come inseparabile » (san Leone Magno, Disc. di
Pentecoste, 2, 2). Lo stesso san Paolo riferisce il nome
di Dio e gli effetti prodigiosi al Padre, al Figlio il
II. … e hanno ugualmente comune ogni perfezione. - Le perfezioni divine figurate dalla via, sono una
sola cosa con la divina natura e quindi con Dio. La
Bontà, la Potenza, la Sapienza e la Verità, la Bellezza,
la Santità, la Giustizia, la Vita, ecc., sono Dio stesso
e ogni persona è ciascuna e tutte le perfezioni. Tanto
il Padre che il Figlio e lo Spirito Santo sono la Bontà,
la Potenza, la Sapienza, la Bellezza, la
Verità, la Vita e ogni altra, perfezione
figurata dalla via.
III. … ed ogni operazione. - In Dio vi
sono le operazioni o vie « ad intra », e le
operazioni o vie « ad extra». Le operazioni « ad intra » si compiono in Dio
stesso e si identificano con le persone.
Sono: la generazione attiva del Padre e
passiva del Figlio; la spirazione attiva
del Padre e del Figlio e passiva dello
Spirito Santo. La generazione attiva si
identifica col Padre; quella passiva col
Figlio; la spirazione attiva è il Padre e il
Figlio; quella passiva lo Spirito Santo.
8
nome di Signore e i ministeri (sacerdozio, apostolato
... ); allo Spirito Santo la distribuzione delle grazie.
Vi sono distinzioni di doni, ma un medesimo Spirito;
e vi sono distinzioni di ministeri, ma un medesimo
Signore; e vi sono distinzioni di operazioni, ma lo
stesso Dio è quello che fa in tutti tutte le cose (1 Cor
12, 4-8).
Secondo sant’Agostino (De Trin., II, 1; VI, 10; De
doctr. Christ., I, 5; S. Tommaso, S. Th., 1, 39, 7-8),
noi attribuiamo al Padre: la perfezione dell’eternità,
perché egli è il principio senza principio; l’unità, in
quanto egli non presuppone altra persona; la potenza,
da cui procedono tutte le cose, perché egli è il principio di tutta l’eternità. Al Figlio attribuiamo la bellezza, in quanto è l’immagine perfetta dell’ineffabile
bellezza paterna; l’eguaglianza, perché è l’immagine
perfetta della grandezza e della perfezione del Padre;
la sapienza, in quanto è il Verbo mentale del Padre.
Allo Spirito Santo: il gaudio, che è dono personale
del Padre e del Figlio; la concordia dell’unità e dell’eguaglianza del Padre e del Figlio in quanto procede da entrambi come mutuo amore; la bontà, la quale
conserva, ordina e perfeziona tutte le cose, perché
Egli è l’amore del Padre e del Figlio. Inoltre noi attribuiamo al Figlio il Magistero per il suo primato nella
perfezione, la Via perché è il Verbo per mezzo del
quale Dio fa tutte le cose, la Verità perché è l’immagine consostanziale del Padre, e la Vita perché è il
Figlio unigenito del Padre e col Padre è il principio
dello Spirito Santo.
Nei vari Simboli di fede si dice che il Padre è il
Creatore, il Figlio il Signore, lo Spirito Santo il
Vivificatore e il Santificatore.
L’attribuire a una persona perfezioni e operazioni
« ad extra » comuni alla natura divina, come se fossero proprie di una sola persona, si chiama « appropriazione ».
L’opera della redenzione attribuita al Figlio non è
una
pura
e
semplice
appropriazione:
nell’Incarnazione e nella Redenzione tutte e tre le
divine persone hanno cooperato con la potenza,
sapienza, giustizia, misericordia, ma il solo Figlio si
è unito personalmente alla natura umana nel seno
purissimo di Maria Santissima, ed ha sofferto sulla
croce con la sua umanità santissima, la quale, con
tutto ciò che ha fatto e sofferto, è la via maestra che
manifesta la verità divina e comunica la vita di grazia
e di gloria.
no lo Spirito Santo. Elevati a partecipare a questo divino mistero, dobbiamo vivere sempre più questa sublime realtà soprannaturale, accrescendo continuamente in noi stessi la conoscenza
della fede e l’amore della carità.
ESEMPI.
1. Ricordiamo ancora alcune analogie e vestigia della santissima Trinità, che osserviamo dentro e fuori di noi. Ogni corpo
ha tre dimensioni: lunghezza, larghezza, profondità; la famiglia
consta di tre elementi: padre, madre e figli; il tempo ha tre aspetti o momenti: presente, passato e futuro; la materia tre stati: solido, liquido, gassoso; l’anima tre facoltà: intelletto, memoria,
volontà.
2: Il triangolo equilatero (o meglio la. lettera delta dell’alfabeto greco) fu scelto come simbolo della santissima Trinità. Ha
tre angoli e tre lati; ogni angolo è eguale agli altri due e abbraccia tutta la superficie interna, che è unica per ciascun angolo.
Nella divinità ogni persona è Dio, perfettamente eguale alle
altre due, e si identifica con tutta la natura divina.
Il Padre almeno fu prima del Figliuolo e dello
Spirito Santo?
Il Padre non fu prima del Figliuolo e dello Spirito
Santo, perché le tre Persone divine, avendo in comune l’unica natura divina che è eterna, sono ugualmente eterne.
Non ci dobbiamo lasciar ingannare dal fatto che
tra gli esseri creati il padre è sempre e necessariamente prima del figlio nel tempo. In realtà il padre,
quando comincia ad essere padre? Solo quando
comincia ad esistere il figlio. Prima non è ancora
padre, ma solo uomo. Egli precede il figlio in quanto
è uomo, non in quanto è padre.
In Dio le tre persone si identificano con la divina
natura, che è eterna e non conosce tempo, prima e
poi. Perciò il Padre non può essere prima del Figlio e
dello Spirito Santo. Dio infatti, e quindi ciascuna
delle tre divine Persone, è Motore immobile, al di
sopra del tempo, non soggetto al prima e al dopo.
RIFLESSIONE. - Il Figlio unigenito del Padre si è fatto
uomo per farci figli adottivi di Dio e partecipi del suo amore
eterno. Per Lui e nel suo Spirito siamo uniti al Padre e solo il
peccato ci può separare da Dio.
ESEMPIO. - Oggi che cosa hai imparato alla scuola di
Catechismo? - domanda il babbo al suo bambino. - Il maestro ci
ha spiegato il mistero della santissima Trinità - risponde il
figlio, e riassume la lezione. - Ma tu sei mio figlio - riprende alla
fine il padre - e sei molto più giovane di me. Non ti sei stupito
sentendo dire che in Dio il Padre non è più vecchio del Figlio?
- No, papà! Tu hai cominciato ad essere mio padre quando io ho
cominciato ad essere tuo figlio. - Bene, - concluse il padre, - e
siccome il Padre è Dio da tutta l’eternità, anche il Figlio è eterno, e tra le due persone divine non si può parlare di vecchiaia e
di giovinezza.
RIFLESSIONE. - Il Padre conoscendo se stesso genera il
Figlio come Verbo mentale; il Padre e il Figlio amandosi spira-
9
S
C
ogno delle due
olonne
Il celebre sogno di San Giovanni Bosco, raccontato la sera del 30 maggio 1862.
Una profezia per i nostri tempi.
Tratto da PIETRO ZERBINO (a.c. di), I sogni di Don Bosco, Leumann: LDC, 1995/2a ristampa, pp 53-55
«Figuratevi - disse - di vedere il mare. In tutta quella vasta superficie di acque si vede una moltitudine
innumerevole di navi ordinate a battaglia, con le
prore terminate a rostro di ferro acuto a mo’ di strale. Queste navi sono armate di cannoni e cariche di
fucili, di armi di ogni genere, di materie incendiarie
e anche di libri. Esse avanzano contro una nave
molto più grande e alta di tutte, tentando di urtarla
con il rostro, di incendiarla e di farle ogni guasto
possibile.
A quella maestosa nave, arredata di tutto punto,
fanno scorta molte navicelle che da lei ricevono
ordini ed eseguono evoluzioni per difendersi dalla
flotta avversaria. Ma il vento è loro contrario e il
mare agitato sembra favorire i nemici.
In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano
dalle onde due robuste colonne, altissime, poco
distanti l’una dall’altra.
Sopra di una vi è la statua della Vergine
Immacolata, ai cui piedi pende un largo
cartello con questa iscrizione: “AUXILIUM
CHRISTIANORUM” (“Aiuto dei cristiani”); sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’OSTIA
di grandezza proporzionata alla colonna, e sotto
un altro cartello con le parole: “SALUS
CREDENTIUM” (“Salvezza dei credenti”).
Il comandante supremo della grande nave, che era
il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici
e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli,
convoca intorno a sé i piloti delle navi secondarie
per tenere consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i
piloti salgono e si adunano intorno al Papa.
Tengono consesso, ma infuriando sempre più la
tempesta, sono rimandati a governare le proprie
navi.
Fattasi un po’ di bonaccia, il Papa raduna intorno
a sé i piloti per la seconda volta, mentre la nave
capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna
spaventosa. Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portare la nave in mezzo a quelle
due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno
pendono molte ancore e grossi ganci attaccati a
catene.
Le navi nemiche tentano di assalirla e farla sommergere: le une con gli scritti, con i libri, con materie incendiarie, che cercano di gettare a bordo; le
altre con i cannoni, con i fucili, con i rostri. Il combattimento si fa sempre più accanito; ma inutili riescono i loro sforzi: la grande nave procede sicura e
franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta nei suoi fianchi
larghe e profonde fessure, ma subito spira un soffio
dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si
otturano. Frattanto i cannoni degli assalitori scoppiano, i fucili e ogni altra arma si spezzano, molte
navi si sconquassano e si sprofondano nel mare.
Allora i nemici, furibondi, prendono a combattere
10
ad armi corte: con le mani, con i pugni e con le
bestemmie.
Ad un tratto il Papa, colpito gravemente, cade.
Subito è soccorso, ma cade una seconda volta e
muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i
nemici; sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio.
Sennonché, appena morto il Papa, un altro Papa
subentra al suo posto. I piloti radunati lo hanno
eletto così rapidamente che la notizia della morte
del Papa giunge con la notizia della elezione del
suo successore. Gli avversari cominciano a perdersi di coraggio.
Il nuovo Papa, superando ogni ostacolo, guida la
nave in mezzo alle due colonne, quindi con una
catenella che pende dalla prora la lega a un’ancora
della colonna su cui sta l’Ostia, e con un’altra catenella che pende a poppa la lega dalla parte opposta
a un’altra ancora che pende dalla colonna su cui è
collocata la Vergine Immacolata.
Allora succede una cosa impensabile: tutte le
navi nemiche fuggono, si disperdono, si urtano, si
fracassano a vicenda. Le une si affondano e cerca-
no di affondare le altre, mentre le navi che hanno
combattuto valorosamente con il Papa, vengono
anch’esse a legarsi alle due colonne. Nel mare ora
regna una grande calma.»
A questo punto Don Bosco interroga Don Rua: Che cosa pensi di questo sogno?
Don Rua risponde: - Mi pare che la nave del Papa
sia la Chiesa, le navi gli uomini, il mare il mondo.
Quelli che difendono la grande nave sono i buoni,
affezionati alla Chiesa; gli altri, i suoi nemici che
la combattono con ogni sorta di armi. Le due
colonne di salvezza mi sembra che siano la devozione a Maria SS. e al SS. Sacramento
dell’Eucaristia.
- Hai detto bene, - commenta Don Bosco - bisogna
soltanto correggere una espressione. Le navi dei
nemici sono le persecuzioni. Si preparano gravissimi travagli per la Chiesa. Quello che finora
fu, è quasi nulla rispetto a quello che deve accadere. Due soli mezzi restano per salvarsi fra
tanto scompiglio: Devozione a Maria SS. e frequente Comunione (M.B. V11,169).
Il Beato Michele Rua celebra la sua prima Messa, assistito da S. Giovanni Bosco, nel 1860
11
IC L
olori
Anticamente la Chiesa non stabilì nessun colore
per i suoi paramenti. Questa norma vige ancora presso gli Orientali. Soltanto verso il secolo XII si diedero dall’autorità ecclesiastica alcune prescrizioni a
questo proposito; senza dubbio, esse hanno per causa
le tendenze di quel secolo a ricercare i simbolismi.
I colori riconosciuti dalla Chiesa romana e prescritti da S. Pio V sono: il bianco, il rosso, il verde, il
violaceo ed il nero. Il significato simbolico che questi colori ricevono nella Sacra Scrittura, ha determinato anche le circostanze nelle quali essi sono prescritti dalle rubriche.
iturgici
Il verde il colore della
primavera, è il simbolo della
speranza; si adopera negli
uffizi del tempo ordinario,
che significano nella mistica
liturgica il pellegrinaggio
verso il cielo, cioè nel tempo
dopo l’Epifania e dopo la
Pentecoste.
Il bianco significa la gioia, l’innocenza, la gloria, il trionfo dei
Santi, la dignità e la vittoria del
Redentore. Questo colore è usato
nella Chiesa romana per le feste di
Nostro Signore Gesù Cristo, come
il Natale, l’Epifania, la Pasqua,
l’Ascensione, il Corpus Domini, la
festa del Sacro Cuore; nelle feste
della Madonna, di Tutti i Santi, in
quelle dei Pontefici, dei Dottori,
dei Confessori, delle Vergini ed in
generale di tutti i Santi e le Sante
che non furono martiri.
Il violaceo, i cui riflessi ora chiari ora oscuri abbagliano la vista, era considerato nell’antichità come il
colore significativo della podestà regia, della potenza, delle alte dignità, della ricchezza. Più che abolire
questo simbolismo, la Chiesa lo ha amplificato, cambiandone l’aspetto ed applicandolo alla penitenza,
Il rosso simboleggia col
suo splendore il fuoco, e col
suo colore rosso il sangue;
serve nelle feste dello
Spirito Santo, della Croce,
della Passione, dei Martiri, e
fra questi degli Apostoli.
12
Tali sono i colori dei paramenti
nella Chiesa romana: essa non ne
ammette
altri.
La
Sacra
Congregazione dei Riti ha riprovato
l’uso dei paramenti di vari colori di
cui non si può discernere il dominante; così pure ha proibito il colore
giallo e l’azzurro. Tollera la tela
d’oro che, secondo l’uso romano,
può servire per il bianco. Notiamo
che non è tanto la croce di una pianeta, o le strisce di una tunicella, che
ne determinano il colore, ma bensì il
fondo del paramento.
alla preghiera in mezzo all’afflizione, all’umiliazione; non è forse questo che davvero ci arricchisce e ci
eleva? Essa adopera questo colore durante
l’Avvento, la Settuagesima, la Quaresima, nelle
Quattro Tempora, nelle vigilie, nelle rogazioni, nelle
tre solenni benedizioni liturgiche dell’anno, cioè
delle candele, delle ceneri e delle palme.
Il nero simboleggia la
potenza che si alza contro
Dio, l’azione di Satana e
le sue vittorie; si adopera
nel Venerdì Santo e nell’ufficiatura dei Defunti.
Questo angelo decaduto
non è forse l’autore della
nostra morte? Non fu
forse necessaria la morte
di Cristo per trionfare
della prima?
Notiamo infine che ciò che è stato detto riguardo
ai colori liturgici, non riguarda solo i paramenti
sacerdotali, ma ogni ornamento che serve al culto,
come l’antipendium o contraltare, il conopeo o velo
del tabernacolo, ecc.
In alcune chiese più ricche fu introdotto il color
roseo due volte all’anno:
nella terza Domenica di
Avvento detta Gaudete, e
nella quarta di Quaresima
detta Laetare. L’origine di
questo colore liturgico
deriva da questo, che nella
domenica Laetare, il Papa
benediceva la rosa che
soleva mandare a questo o
a quel principe cristiano.
Questo colore fu adoperato
poi
nella
domenica
Gaudete che presenta alcune analogie liturgiche colla
domenica Laetare.
13
LA
VERA STORIA DEI
B EATLES
di L. Farese
Quello dei Beatles è sicuramente il gruppo musicale più
osannato di tutti i tempi, ma mentre milioni di fans ed
ammiratori di ogni età ascoltano le loro canzoni, molti si
chiedono come ha fatto questo quartetto di Liverpool, tanto
lontano dalla morale cattolica, a riscuotere un così grande
successo.
I Beatles iniziarono la loro carriera alla fine degli anni
’50, suonando in alcuni locali di spogliarelliste nei quartieri più malfamati dell’Inghilterra e della Germania occidentale. Philip Norman, biografo dei Beatles, scrive: «Il loro
unico ingaggio regolare era un club di striptease. Il proprietario del club li pagava dieci scellini a testa per strimpellare le loro chitarre mentre un’arcigna spogliarellista di
nome Janice si liberava dei suoi vestiti di fronte ad un pubblico di marinai, loschi uomini d’affari e habitus coperti
dal loro tipico impermeabile chiuso». Fuori dal palcoscenico i Beatles si comportavano in modo malvagio. Racconta
Norman che ad Amburgo un giorno «John Lennon stava in
piedi sul balcone schernendo i fedeli che si recavano in
chiesa. Egli riempì un preservativo d’acqua, lo dipinse con
l’effigie di Gesù e lo espose in modo che i fedeli lo potessero vedere. Una volta urinò anche sulla testa di tre suore».
Nel 1962 i Beatles ricevettero un telegramma dalla nota
casa discografica EMI, per un provino. Sotto la guida del
direttore di registrazione della EMI, George Martin, i
Beatles vennero ripuliti, lavati e i loro capelli tagliati nella
tipica foggia beatlesiana. Da quel momento, ascoltando i
motivetti che i Beatles avevano ideato, Martin li trasformò
in brani di successo tanto che dopo pochi anni, nel 1965, il
quartetto di Liverpool ricevette dalle mani della regina
Elisabetta II il riconoscimento di Membri dell’Impero
Britannico. L’enorme successo spinse Lennon nel 1966
alla presenza della Stampa ad esclamare: «Il Cristianesimo
si eclisserà. Verrà meno e scomparirà. Non c’è bisogno di
addurre argomentazioni; ho ragione, e i fatti dimostreranno
che ho ragione. Adesso siamo più amati di Gesù; non so
che cosa scomparirà per primo, se il rock’n’roll o il
Cristianesimo». La famosa canzone Imagine, premiata
come la canzone del secolo, predica apertamente la non
religione. Nel testo ci sono queste parole:
«Immagina che non ci sia il paradiso [...]
Nessun inferno sotto noi
Sopra di noi solamente il cielo [...]
E anche nessuna religione
Tu potrai dire che io sono un sognatore
Ma io non sono l’unico
Spero che un giorno ti unirai a noi
Ed il mondo vivrà come una cosa sola».
Addirittura si racconta che un giorno Lennon sotto l’effetto di droghe, disse ad un amico: «Credo di essere Gesù
Cristo! Devo dirlo a tutti! Devo far sapere al mondo chi
sono!». Il batterista del gruppo, Ringo Starr, ha cercato di
metterci una pezza dicendo: «In ogni caso, lo crediate o
no, noi non siamo affatto anticristi; siamo soltanto antipapisti e anti-cristiani».
Per quanto riguarda la storia del rock, il primo riferimento al mondo dell’occulto compare proprio sulla copertina di uno dei dischi più famosi dei Beatles: Sergeant
Pepper’s Loney Hearts Club Band (1967), sulla quale
appaiono i volti di tanti personaggi noti. Fra questi, in alto
a sinistra spicca l’immagine di un uomo calvo. È l’occultista inglese Aleister Crowley, considerato il padre fondatore del satanismo moderno. Il batterista dei Beatles,
Ringo Starr, dichiarò all’epoca: «Abbiamo pensato di raggruppare i volti delle persone che amiamo ed ammiriamo».
I Beatles sono stati anche i primi a scoprire la possibilità
d’inserire messaggi subliminali nei dischi. Fu dalla canzone Revolution Number 9 che i messaggi subliminali furono inseriti nella produzione dei dischi rock’n’roll.
Ascoltando questa canzone normalmente, ad un certo
punto, si sente la parola Number 9 ripetuta una decina di
volte. Ascoltando poi alla rovescia quel pezzo del brano, si
sentono le parole «Turn-me-on dead-man» cioè «Eccitami
sessualmente, uomo morto!». L’uomo morto in questione
è Gesù Cristo che per Lennon è morto, sepolto e su di Lui
trionfa il rock’n’roll. Dopo il notevole successo dei
Beatles, però, dobbiamo constatare che il tempo diede
torto alle affermazioni precedenti di Lennon che nell’80 fu
assassinato da un suo fan, Mark David Chapman.
L’assassino in carcere affermò che erano stati i demoni a
dargli la forza di compiere quel delitto dopo aver ascoltato proprio una canzone dei Beatles. In effetti, caso misterioso irrisolto, nell’ultimo brano da Lennon pubblicato
prima dell’assassinio, Kiss Kiss Kiss, ascoltando il disco
al rovescio, si sente: «Satana sta venendo... sei-sei-sei...»,
«...abbiamo sparato a John Lennon». L’album era già in
vendita nei giorni precedenti il misterioso delitto.
14
I Testimoni di Geova e la Bibbia
di Luca F.
Reale del Signore nell’Eucaristia. I TdG interpretano
la Bibbia letteralmente ignorando che spesso essa usa
un linguaggio simbolico e per di più pretendono di
attingere da essa informazioni scientifiche precise. E’
come quando in un genere letterario troviamo un’espressione del tipo “fare quattro passi”, per significare un breve tragitto, che i TdG interpreterebbero alla
lettera per stabilire la distanza percorsa, travisando
così il vero significato del pensiero dell’autore.
Inoltre, nonostante i numerosi inviti alle varie conferenze bibliche, i TdG rifiutano il confronto con i veri
studiosi perché sanno di non poter competere con loro
così come hanno sempre rifiutato il dialogo ecumenico.
Le origini del Movimento
Quando sentiamo nominare la parola setta (termine
dispregiativo per designare i Movimenti Religiosi
Alternativi), molto spesso il nostro pensiero va alla
Congregazione dei Testimoni di Geova, fondata verso
la fine dell’Ottocento negli Stati Uniti da Charles
Taze Russell. Giovane commesso in un negozio,
aveva diciotto anni quando, in preda ad una forte crisi
religiosa, Russell si diede allo studio della Bibbia con
alcuni amici. Senza alcuna preparazione scientifica né
letteraria e linguistica, cominciò a leggere le Sacre
Scritture e ad interpretarle in modo personale ed arbitrario arrivando a fondare un gruppo che chiamò
“Studenti della Bibbia” dal quale si svilupparono poi
i Testimoni di Geova.
Conclusione
I TdG strumentalizzano la Bibbia per appoggiare le
loro tesi anziché cercare di trovare in essa la verità.
Come affermato dal Concilio Vaticano II: “L’ufficio
di interpretare la Parola di Dio scritta o trasmessa è
affidata al solo Magistero vivo della Chiesa, la cui
autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo” (Dei
Verbum, 10). E già quasi duemila anni fa l’apostolo
Pietro, nella sua seconda lettera affermava: “Sappiate
anzitutto questo: «nessuna scrittura profetica va soggetta a spiegazione privata» (2 Pt 1,20).
La manipolazione della Bibbia
Ancora oggi i TdG (Testimoni di Geova) affermano
che la loro dottrina si fonda sulla Bibbia rifiutando per
principio tutta la Tradizione della Chiesa, ma la loro
Bibbia ha poco a che vedere con la nostra. Infatti, pur
di giustificare le proprie dottrine, hanno stravolto il
vero significato dei passi biblici utilizzando vari stratagemmi. Lo dimostra già il fatto che traducono il
tetragramma ebraico JHWH con Geova, affermando
che questo è l’unico vero nome di Dio. Gli studiosi
invece hanno da tempo provato che la giusta lettura di
JHWH (Io sono colui che è) è Yahvè mentre i TdG si
ostinano a leggere Geova. Inoltre, il Nuovo
Testamento non usa mai il termine Yahvè, mentre i
TdG lo usano 237 volte. Ad ogni modo, la Bibbia dei
TdG intitolata “Traduzione del Nuovo Mondo delle
Sacre Scritture” non è altro che la traduzione di una
traduzione. Infatti il sottotitolo al testo recita: “Dalla
versione inglese del 1961 e con fedele consultazione
degli antichi testi ebraico e greco”. Ma la cosa peggiore è che si tratta di una traduzione falsificata. Ad
esempio per negare l’Eucaristia traducono il passo
relativo all’ultima Cena in questo modo: “Gesù prese
un pane e…disse: «Prendete, mangiate. Questo significa il mio corpo». E prese un calice dicendo:
«Bevetene voi tutti poiché questo significa il mio sangue del patto»”. Così facendo i TdG non riconoscono
il valore della Messa e dell’Eucaristia celebrando solo
una volta l’anno la “commemorazione” dell’ultima
cena che è tutt’altra cosa dal credere nella Presenza
15
V
I
P
eri rimedi ai
I divorzisti ritengono che il divorzio sia
l’unica medicina per i problemi – reali ed
innegabili – della vita matrimoniale.
L’esperienza, invece, attesta che il divorzio è
un fallimento morale e sociale, legalizzando
l’immoralità del libero amore, esasperando ed
aggravando i problemi matrimoniali, invece di
risolverli; è lo sfacelo delle famiglie. In ogni
caso, il divorzio non è affatto un rimedio.
Esistono, invece, rimedi che prevengono ed altri che curano la crisi, oltre ai rimedi radicali quali la separazione e,
quando vi siano le condizioni, la dichiarazione di nullità.
Esaminiamo ora i rimedi atti a prevenire eventuali crisi
matrimoniali.
Bisogna, anzitutto, educare meglio i figli alla vita,
infondendo, con l’esempio e le parole, questa grande verità
nel profondo del loro cuore: la vita ci è data da Dio come
un prestito, non per godere o far quattrini, ma come un
tempo di prova d’amore a Dio e agli uomini, da superare
vittoriosamente, e di cui dovremo rendere stretto conto.
Inoltre, è necessario rettificare nei giovani il concetto di
amore – quasi universalmente falsato –, che lo identifica
solo con sesso e lussuria! Occorre da parte dei genitori
un’intelligente, opportuna, delicata, graduale educazione
all’amore, che comprenda anche l’educazione sessuale. I
genitori devono preparare la mente ed il cuore dei figli alla
conoscenza ed alla comprensione del sublime mistero dell’amore tra uomo e donna ed al suo frutto naturale, che è la
trasmissione della vita. Amore tra uomo e donna significa
volere attuare di fatto il vero bene della persona che si dice
di amare, anche con l’indispensabile reciproco sacrificio.
Senza sacrificio, infatti, non ci può essere vero amore.
I genitori devono, inoltre, aiutare a percepire la vocazione del Matrimonio. Il Matrimonio è una vera vocazione,
così come lo è la vocazione sacerdotale o religiosa. Non
tutti sono chiamati al Matrimonio, come non tutti sono
chiamati al sacerdozio. Ricordino quanti non vi sono chiamati di non ostinarsi in una strada che non è la loro:
aumenterebbero soltanto il numero degli esauriti e delle
crisi matrimoniali. Quando i genitori avvertono che un
figlio o una figlia hanno un’altra vocazione che non è il
Matrimonio, non la impediscano, anzi la favoriscano, pure
se con molta discrezione e prudenza. Eviteranno così, nei
figli, molte future crisi matrimoniali, irrimediabili quando
uno dei due non era “fatto per sposarsi!”.
Bisogna, poi, scegliere con la mente e con il cuore colui
o colei che bisogna sposare: si tratta, infatti, di scegliere il
compagno o la compagna della vita, non un vestito o un
paio di scarpe. Bisogna, quindi, lasciarsi guidare dal cuore,
ma anche dal buon senso e dalla ragione, senza disprezza-
roblemi matrimoniali
di Padre Angelo Fiorentino
re il parere ed il consiglio dei più esperti,
come i genitori. Benché esso non sia determinante, infatti, può essere certamente illuminante. Cercare non solo bellezza, salute, dote,
cultura, ma soprattutto bontà e moralità, capacità di sacrificio, che sono le doti indispensabili per superare tutte le crisi matrimoniali,
piccole e grandi.
È, inoltre, indispensabile non sprecare e
sporcare il tempo del fidanzamento. Oggi si tende a concepire il fidanzamento come un anticipo-prova di
Matrimonio; questo legittimerebbe anche i rapporti prematrimoniali. L’atto sessuale, poiché impegna due persone in
maniera totale ed esclusiva, deve sempre essere compiuto
all’interno del Matrimonio, che prevede un’unione totale e
definitiva. In realtà, come l’esperienza attesta, un “assaggio di Matrimonio” durante il fidanzamento non vuol dire
che poi in seguito si avranno relazioni matrimoniali sane.
Il fidanzamento è un tempo preziosissimo per la preparazione immediata al Matrimonio, mentre quella remota deve
essere cominciata dai genitori, fin dall’adolescenza. Si tratta di un tempo per una preparazione materiale (occorrono
salute, casa, mobili, lavoro, risparmi, ecc.), ma soprattutto
spirituale (la responsabilità, verso la quale ci si avvia, di
sposi e di genitori); un tempo per conoscere bene chi si
accoglie nella propria vita e per farsi conoscere da chi si è
accolti, senza inganni. Chi inganna il fidanzato o la fidanzata inganna se stesso e si prepara alla delusione futura e
ad un facile fallimento del proprio Matrimonio.
Si deve anche celebrare il Matrimonio con piena
coscienza. Il Matrimonio non è un atto del sentimento, ma
della volontà; è un patto di amore per tutta la vita! Pensare
quindi, sì, agli inviti, all’abito, al pranzo e al viaggio di
nozze, ma soprattutto all’importanza eccezionale del passo
che si fa. Il Matrimonio religioso, infatti, è un Sacramento
ed è, come dice san Paolo ai cristiani di Efeso (cf Ef 5,32),
immagine dell’unione indissolubile che vi è tra Cristo e la
Chiesa.
È consigliabile, inoltre, premettere alla celebrazione
delle nozze un ritiro spirituale, al fine di meditare con
calma e acquistare più chiara e giusta coscienza del valore
del Matrimonio cristiano.
Infine, si rende indispensabile “vivere” il Matrimonio,
sopportando pazientemente gli immancabili difetti, che
verranno in piena luce solo nella convivenza di ogni giorno, chiarendo tutto ciò che può esservi di oscuro o “nuvoloso” nei rapporti reciproci, non andando avanti al buio, ma
dissipando al più presto e sempre ogni nuvola, curando le
piccole crisi dell’amore con la generosità, la rinuncia ed
una sempre rinnovata dedizione reciproca.
16
L’
immodestia e l’amore di Dio
di Fra Charbel Maria Ayena
L'estate è il periodo più caldo dell'anno in cui interrompiamo le nostre attività di studio o di lavoro per
riposarci e rinfrescarci un po' le idee. Ma è anche la
stagione ove i valori morali vengono calpestati. Si
assiste a una corsa verso l'immodestia più sfacciata.
«Le novità, - come ha saputo osservare Don Dolindo,
- che porta ogni anno la moda sono delle novità degradanti». Le vesti che vengono indossate, mostrano
sempre la preoccupazione di ostentare la carne, e
dolorosamente tendono sempre non a vestire ma a
spogliare». Quando si presta attenzione alle parole
spensierate che vengono quotidianamente pronunciate, si nota che l'abbigliamento è uno dei più diffusi
argomenti di conversazione. Ma quali sono le ragioni
dell'esagerato interessamento all'abbigliamento? Per
non dilungarmi troppo, mi soffermerò sull'elemento
essenziale dal quale scaturiscono tutti gli altri motivi.
La ragione essenziale è l'apparire: le persone sono
preoccupate di mettersi in mostra, - attirare su di sé il
massimo degli sguardi e perciò si attillano di maniera
da mostrarsi spogliate non curandosi del minimo
senso del pudore. L'apparire mondano, poi, obbliga a
seguire l'usanza del momento ossia la moda. E qual è
l'usanza del momento? Sono le gonne succinte, le
camicette scollacciate, gli abiti trasparenti, troppo
aderenti, completamente sbracciati, schiena e vita scoperta. La radice principale di questa immodestia è la
deificazione della carne. Se
oggi, non siamo capaci di vedere
il male che si nasconde dietro
questo modo di abbigliamenti è
perché abbiamo perso la fede in
Dio. Non credendo più in Dio,
perdiamo di vista lo scopo della
vita; e quando si perde lo scopo
della vita, tutto perde ogni significato. La deificazione della
carne di un'altra persona porta
all'idolatria che però può mutarsi
in amara delusione quando si
accorge che il suddetto idolo
altro non è che una povera creatura. L'ambizione induce l'uomo
a sogni di grandezze assurde.
Nulla che sia materiale o carnale
può mai del tutto soddisfare l'uomo, la cui anima
immortale abbisogna di un Amore Eterno sublime.
Nella luce di quanto si è detto, non vi è maggiore
sciocchezza di quella che afferma che la Chiesa si
oppone alla moda e di conseguenza al sesso. Dove
questi fanatici dell'immoralità hanno pescato tale
idea? Probabilmente dalla loro incapacità a fare una
distinzione: la distinzione tra uso e abuso. Siccome la
Chiesa condanna il fatto che l'uomo sia schiavo del
suo corpo, i fanatici della moda credono che la Chiesa
condanni il corpo umano - il che è sbagliato. Lungi dal
trascurare il valore del corpo umano, la Chiesa lo
onora. Chiediamoci perché nessuno si scandalizza al
vedere la gente mangiare in pubblico, o leggere negli
autobus, ma viene scandalizzato al vedere spettacoli
sconci o al vedere persone vestite in abito sommario?
Si scandalizzano anzi, dovrebbero rimanere scandalizzati in quanto sono buoni cristiani cioè, perché
ancora custodiscono quel prezioso dono di Dio che è
il pudore. Sappi o uomo, che sei fatto a somiglianza di
Dio. E tu cristiano, ricordati che sei segnato dal sangue redentivo di Cristo! Considera la tua dignità di
creatura di Dio e non farti lo zimbello degli uomini
corrotti. La modestia è una virtù graditissima, tanto
agli occhi di Dio che degli uomini. Il nostro caro Don
Dolindo affermava che: «una donna immodesta è per
la strada un trofeo che satana ostenta contro la redenzione»; il Papa Pio XI aggiungeva: «Quando pensate al vostro
abbigliamento, considerate, o
donne, anche a quella toletta che
vi abbiglierà per la sepoltura».
San Stanislao Kostka, giovane
novizio gesuita, arrossiva vistosamente al sentire parole sconvenienti, o volgari. Qualche volta
cadde a terra svenuto. Da chi
apprese tanta delicatezza, questa
squisita sensibilità se non dalla
Madre sua Maria Santissima?
Chiedi anche tu a Maria santissima questa santa vergogna, questo edificante rossore che dimostra al mondo la tua maturità cristiana.
17
LN D
e
uove
Quando si parla di dipendenza si pensa alle classiche
dipendenze da alcol, droga e gioco d’azzardo. Negli ultimi tempi è frequente, invece, trovarsi di fronte a numerose “piccole” dipendenze che, pur sembrando apparentemente innocue, arrivano addirittura a condizionare la
vita di chi ne è affetto. È un dato certo che il 90% delle
persone dipende da qualcosa. Sono le così dette soft
addiction, che vengono confuse con innocue abitudini,
pur essendo vere e proprie manie anche se socialmente
accettabili rispetto alle dipendenze gravi. Queste piccole dipendenze (c’è chi è maniaco di internet, chi passa
ore a chiacchierare al telefonino, e chi non cede alla tentazione di comprarsi qualcosa) nascondono dei bisogni
insoddisfatti e sono il goffo tentativo di tenere sotto controllo l’ansia e la noia di una routine che non soddisfa.
Secondo una ricerca americana le soft addiction si dividono in 4 categorie:
ipendenze
di M. Annunziata Orsi.
Tecnodipendenza?
Telefonini, internet, videogiochi e nuove tecnologie, che
sono all’apparenza innocui, possono diventare, per un
adolescente italiano su cinque, una tecno dipendenza,
cioè l’equivalente di una droga.
In Italia, infatti, come rilevato da una ricerca promossa
dal Centro Nazionale delle Ricerche, un ragazzo su cinque soffre di disturbi del comportamento legati all’uso
eccessivo di cellulare e Internet.
Secondo i dati, elaborati dal professor Daniele La
Barbera dell’Università di Palermo su un campione di
oltre 2.200 studenti delle scuole superiori (e pubblicati
su «Focus.it», periodico dell’Istituto di Informatica e
Telematica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa
Iit-Cnr), viene identificata con chiarezza una forma di
disagio che, secondo i ricercatori, «in assenza di contromisure, rischia di innescare forme di dipendenza assimilabili al gioco d’azzardo». Il 22% dei giovani presi in
esame ha manifestato un atteggiamento eccessivamente
immersivo, trascorrendo troppe ore al computer o
mostrando forme di attaccamento quasi maniacali nei
riguardi dei gadget tecnologici.
azioni: come navigare in internet troppe ore, fare shopping, guardare troppa tv, lavorare troppo, mangiare
troppo.
Non azioni: rimandare, essere sempre in ritardo, isolarsi, vivere nel disordine, dormire troppo.
Comportamenti: essere dei perfezionisti, essere sempre
depressi, essere troppo sarcastici, voler compiacere le
persone.
Beni materiali: bere troppo caffè, mangiare dolci e cioccolato di continuo, ingozzarsi al fast food, accumulare gadget tecnologici, acquistare compulsivamente cd
e dvd.
In un’intervista (Corriere.it 02 agosto 2007) lo psichiatra Vittorino Andreoli approfondisce l’aspetto dell’impatto di cellulari e Internet sui giovanissimi quando vengono affidati senza alcun processo educativo. Secondo
Andreoli, «il cellulare, lo schermo aperto sul mondo vir-
18
In generale, i ragazzi quanto usano i messaggini per
comunicare?
Il 39,2% di loro invia da 1 a 3 SMS al giorno, il 25% da
4 a 10. Il 31,2% degli intervistati dice di scegliere questa modalità di comunicazione perché è più economica e
il 18,2% perché è più rapida.
Riguardo invece alle funzioni aggiuntive del cellulare,
risultano più utili, secondo gli intervistati l’invio multiplo di SMS, (18,2%), apprezzato soprattutto dalle ragazze (9,4% contro l’8,9% dei ragazzi) e la possibilità di
fare foto e/o filmati (17,7%), meno apprezzata dalle
femmine (8,2% contro il 9,5% dei maschi). A questo
proposito, quasi il 48% dei ragazzi, soprattutto i più piccoli, crede non ci sia niente di male nel fotografare o filmare con il cellulare una persona senza chiederle il permesso.
«Il quadro che emerge dall’indagine, dichiara Antonio
Longo, Presidente del Movimento Difesa del Cittadino,
è a tinte contrastanti: da una parte ci tranquillizza sull’uso che i nostri ragazzi fanno del cellulare, dall’altro evidenzia una sempre più crescente “solitudine” dei bambini, che vengono dotati da genitori di cellulare, Ipod,
videogiochi, senza che si guardi all’uso che ne fanno.
Gli adulti si liberano sempre più dei bambini e li consolano di disattenzione consegnando loro la nuova “coperta di Linus”, il cellulare.
I ragazzi si chiudono dietro le cuffie dell’IPOD e del cellulare isolandosi da chi gli sta attorno e proiettandosi in
un mondo spesso irreale. Dobbiamo recuperare la
dimensione della presenza fisica dei genitori, dei nonni,
dei fratelli, senza demonizzare le nuove tecnologie ma
anche senza usare queste per lavarci la coscienza”».
tuale sono protesi che non servono a muovere i muscoli,
ma la mente: si può parlare di protesi di sostituzione di
regole di comportamento, la cui introduzione avrebbe
imposto una precisa rieducazione degli adolescenti».
Così per l’uso eccessivo di Internet, «contrario alla
socialità intesa come relazione», per cui l’atteggiamento
si trasforma in «una forma di “autismo digitale” dove
alle persone si sostituisce la loro immagine virtuale».
Il cellulare: la coperta di Linus
Secondo una prima indagine sull’uso dei cellulari da
parte di bambini e adolescenti (2° Rapporto sui consumi
dei minori del Movimento Difesa del Cittadino MDC Dipartimento Junior, presentato a Milano), risulta che
l’84% dei bambini possiede un cellulare.
Si tratta di bambini sempre più soli che cercano in questo modo di colmare l’assenza dei genitori, molti dei
quali trovano in videogiochi e pc una “giustificazione”
al sempre minor tempo che dedicano ai loro figli.
Questa indagine è stata effettuata dal Movimento Difesa
del Cittadino, che ha sottoposto un questionario di 35
domande a 2.693 studenti di età compresa tra gli 8 e i 15
anni.
Secondo i dati del Rapporto, riportati da La Stampa,
«ben l’84% degli studenti tra gli 8 e i 15 anni possiede
un cellulare tutto suo, basti pensare che il primo telefonino arriva già all’età di 9/10 anni per ben la metà degli
intervistati. I piccoli consumatori lo usano soprattutto
per essere sempre rintracciabili dai genitori (46,6%), per
comunicare cose utili (25,8%) o per essere sempre in
contatto con gli amici (21,1%). Lo portano sempre
addosso, soprattutto in tasca (76,6%), ma ritengono
opportuno tenerlo spento a scuola (71%) o in chiesa
(68%), perché potrebbe disturbare o semplicemente per
rispetto (57%). Scelgono il cellulare sulla base dell’ultimo modello uscito sul mercato o quello visto nelle pubblicità oppure quello posseduto dall’amico (42,7%) e
spendono mensilmente non più di 10 euro (51,9%),
superando difficilmente i 20 euro (il 10,1% spende tra i
20 e i 30 euro).
Quasi i 3/4 degli intervistati (74%) ha affermato di
seguire gli spot che reclamizzano i telefonini, di questi il
44% proprio per informarsi su modelli e piani tariffari.
Un’altra spesa che i ragazzi talvolta fanno con il telefonino è chiamare o mandare SMS per dare il loro voto in
un programma televisivo.
Ma il rischio maggiore (capitato una o più volte al
41,3% dei piccoli consumatori) è quello di chiamare un
numero per poi ritrovarsi abbonati a un servizio di
download di loghi e suonerie, per altro piuttosto costoso, senza averlo richiesto e senza riuscire a eliminarlo.
19
A V V E N I
Sabato 13 dicembre: Inaugurazione dei
parrocchiali con il Sindaco di Osimo Dino Latini
locali
Domenica 14 dicembre: Festa degli anniversari di matrimonio
Martedì 6 gennaio: Festa dell'Epifania - Recita dei bambini.
Domenica 21 dicembre: Ritiro coro e gruppo famiglie
Domenica 14 gennaio: Festa di S. Antonio abate con
benedizione degli animali
Domenica 11 dicembre: S. Messa cantata con i cori
“Santa Cecilia” di Corridonia, diretta da Alessandro Pucci,
e della Basilica di San Nicola di Tolentino, diretta da
Andrea Carradori, in occasione del primo anniversario dell’istituzione regolare della Santa Messa, con il Messale del
Beato Giovanni XXIII; all’Organo Simone Baiocchi
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I M E N T I
Lunedì 23 Martedì 24 febbraio: Adorazione del SS.
Sacramento con la Confraternita del SS. Sacramento
Domenica 15 febbraio: Conviviale fraterno al Centro
Sociale
Martedì 24 febbraio: Festa di Carnevale all’oratorio
Sabato 21 febbraio: Benedizione del laboratorio del Covo
Ogni venerdì di Quaresima: Via Crucis dei bambini
Domenica 22 febbraio: Ritiro gruppo mariano M.I.M.
21
Domenica 29 marzo: S. Messa celebrata da P. André
Maria Fernandes Gomes FI
Adorazione al SS. Sacramento davanti al Santo Sepolcro
Allestimento Dino Catena
Domenica 05 aprile: Conferenza sul comunismo tenuta
alle Acli dal professor Matteo D’Amico
Venerdì Santo: adorazione della Santa Croce
Sabato santo: Ora della Madre, Veglia Pasquale
Domenica Pasqua di Risurrezione: S. Messa in Rito
Antico in Terzo
TRIDUO PASQUALE
Giovedì santo: S. Messa in Coena Domini con lavanda dei
piedi
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Pellegrinaggi
Domenica 15 marzo: Pellegrinaggio della Parrocchia Santa Maria di Nazareth, Roma
Martedì 7 aprile: Pellegrinaggio dalla Parrocchia di Staffolo, Ancona
Mercoledì 15 aprile: Pellegrinaggio emigranti marchigiani del Liburgo in Belgio
Battesimi della Parrocchia
18 gennaio 2009: Marziani Leonardo
21 febbraio 2009: Marinelli Agnese
22 febbraio 2009: Giraldi Stefano
08 marzo 2009:
29 marzo 2009:
12 aprile 2009:
Donzelli Leonardo
Santinelli Sofia
Compagnucci Martina
Defunti della Parrocchia
Nello Sampaolesi
Deceduto il 10 febbraio 2009
Giuseppe Ferramondo
Deceduto il 02 marzo 2009
Arduina Principi
Deceduta il 10 marzo 2009
Iolanda Sasso
Deceduta il 15 marzo 2009
I nomi dei benefattori che, dall’ultimo numero dell’ECO, nella loro
generosità, hanno contribuito alla grande spesa di ristrutturazione
dei locali parrocchiali
Euro 40: Franco Pirani
Euro 50: Anna Marini, Mirco Gallina, Marino Vescovo
Euro 60: Fam. Antonio Iaconeta, Italo - Faustina Galassi, Fam. Dino Quercetti
Euro 100: Fam. Giovanni Ulisse, Fam. Ninno de Santis
Euro 120: Fam. Dino Catena, Fam. Reginaldo Pagliarecci, Fam. Aldo Pagliarecci,
Fam. Giuseppe Cecconi, Q.A.D., Gianfranco Foglia
Euro 150: Anna Grottini
Euro 320: Anonimi
23
LA PIA PRATICA DEI NOVE PRIMI VENERDÌ DEL MESE
Il Signore chiese a S. Margherita Maria Alacoque che la conoscenza e
l’amore del suo Cuore si diffondessero nel mondo, come fiamma divina,
per riaccendere la carità che languiva nel cuore di molti. Una volta il
Signore, mostrandole il Cuore e lamentandosi delle ingratitudini degli
uomini, le chiese che in riparazione si frequentasse la Santa Comunione,
specialmente nel Primo Venerdì d’ogni mese. Spirito di amore e di
riparazione, ecco l’anima di questa Comunione mensile: di amore
che cerca di contraccambiare l’ineffabile amore del Cuore divino
verso di noi; di riparazione per le freddezze, le ingratitudini, il
disprezzo con cui gli uomini ripagano tanto amore. Moltissime anime
abbracciano questa pratica della Santa Comunione nel Primo Venerdì
del mese per il fatto che, tra le promesse che Gesù fece a S. Margherita,
vi è quella con la quale Egli assicurava la penitenza finale (cioè la salvezza dell’anima) a chi per nove mesi consecutivi, nel Primo Venerdì,
si fosse unito a Lui nella Santa Comunione.
LE PROMESSE DI NOSTRO SIGNORE PER I DEVOTI DEL SUO SACRO CUORE
Gesù, apparendo a S. Margherita Maria Alacoque e mostrandole il suo Cuore, splendente come il sole di fulgidissima luce,
fece le seguenti promesse per i suoi devoti:
1. Io darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato
2. Metterò e conserverò la pace nelle loro famiglie
3. Li consolerò in tutte le loro pene
4. Sarò loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte
5. Spanderò copiose benedizioni su di ogni loro impresa
6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l’oceano infinito della misericordia
7. Le anime tiepide si infervoreranno
8. Le anime fervorose giungeranno in breve tempo a grande perfezione
9. La mia benedizione poserà anche sulle case dove sarà esposta ed onorata l’immagine del mio Cuore
10. Ai sacerdoti io darò la grazia di commuovere i cuori più induriti
11. Le persone che propagheranno questa devozione, avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non ne sarà cancellato
mai.
12. A tutti quelli che, per nove mesi consecutivi, si comunicheranno al primo venerdì d’ogni mese, io prometto la grazia
della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i Santi Sacramenti (se necessari) ed il
mio Cuore sarà loro sicuro asilo in quel momento estremo.
La dodicesima promessa è detta “grande”, perché rivela la divina misericordia del Sacro Cuore verso l’umanità.
Queste promesse fatte da Gesù sono state autenticate dall’autorità della Chiesa, in modo che ogni cristiano può credere
con sicurezza alla fedeltà del Signore che vuole tutti salvi, anche i peccatori.
CONDIZIONI NECESSARIE:
1. Accostarsi alla Comunione. La Comunione va fatta bene, cioè in grazia di Dio; quindi, se si è in peccato mortale, bisogna premettere la confessione.
2. Per nove mesi consecutivi. Quindi chi avesse incominciato le Comunioni e poi per dimenticanza, malattia,ecc. ne avesse tralasciata anche una sola, deve incominciare da capo.
3. Ogni primo venerdì del mese. La pia pratica si può iniziare in qualsiasi mese dell’anno.
ALCUNI DUBBI: SE, DOPO FATTI I NOVE PRIMI VENERDÌ CON LE DEBITE DISPOSIZIONI, UNO CADESSE
IN PECCATO MORTALE, E POI MORISSE ALL’IMPROVVISO, COME POTREBBE SALVARSI?
Gesù ha promesso, senza eccezione alcuna, la grazia della penitenza finale a tutti coloro che avranno fatto bene la Santa
Comunione nel primo venerdì di ogni mese per nove mesi consecutivi; quindi si deve credere che, nell’eccesso della sua
misericordia, Gesù dia a quel peccatore moribondo, la grazia di emettere un atto di contrizione perfetta, prima di morire.
CHI FACESSE LE NOVE COMUNIONI CON L’INTENZIONE DI PROSEGUIRE POI PIÙ TRANQUILLAMENTE A
PECCARE, POTREBBE SPERARE IN QUESTA GRANDE PROMESSA DEL SACRO CUORE DI GESÙ? No di
certo, anzi commetterebbe tanti sacrilegi, perché accostandosi ai Santi Sacramenti, è necessario avere la ferma risoluzione di lasciare il peccato.
Un conto è il timore di tornare ad offendere Dio, e altro la malizia e l’intenzione di seguitare a peccare.
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n. 20 (I quadrimestre 2009)