L’ECO DELLA DELLA DEVOZIONE EVOZIONE ALLA ALLA MADONNA ADONNA DI DI CAMPOCAVALLO AMPOCAVALLO Anno VIII - Numero 20 - I Quadrimestre 2009 L'ECO DELLA DEVOZIONE ALLA MADONNA DI CAMPOCAVALLO Aut. Trib. di Ancona N° 17/02 Reg. Period. Del 29/11/02 Poste Italiane S.p.A. Spediz. in Abb. Post. Art. 2 comma 20/c legge 662/96 Div. Corr. D.C.B. Ancona Anno VIII - Numero 20 - I Quadrimestre 2009 E D I TO R I A L E È arrivata anche quest’anno la primavera. La natura si risveglia; i fiori e tutta la vegetazione, con i suoi colori vivaci ci infondono tanta gioia e ci aiutano a contemplare la bellezza, la sapienza e la bontà di Dio. Maggio, mese delle rose e mese mariano per eccellenza, ci ricorda quanto sia importante e vitale prendere in mano la corona del Santo Rosario per consumarne i grani facendoli passare tra le dita al suon dell’Ave Maria. Perché i nostri nonni erano più felici di noi? Perché pregavano il Santo Rosario. Si, perché la recita del Santo Rosario ci mette direttamente in contatto con il cuore della Madonna, fonte della nostra gioia, come recita un’invocazione delle litanie lauretane. Giugno mese del Sacro Cuore: quanto bisogno abbiamo di contemplare il Cuore Misericordioso di Gesù! Scrive San Bonaventura da Bagnoregio: «Il ricordo vivo dell’amore di Cristo per noi ha trovato un’espressione nella devozione del suo Cuore. Da questo Cuore squarciato viene a noi tutto: l’amore infinito del Padre, la grazia e la salvezza. Quante consolazioni possiamo provare quando pensiamo che siamo infinitamente amati dal Cuore del Dio Salvatore; che in ogni momento è pronto ad ascoltare le nostre suppliche; che in ogni istante prega per noi; e che ci invita ad andare da lui, a riposare sul suo Cuore! “Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi: Io vi farò riposare”. Apriamo dunque il cuore alla confidenza e alla fiducia, poiché non c’è un bene e una gioia più grande che abitare in questo Cuore». Luglio mese del preziosissimo Sangue di Gesù Cristo; sangue divino che ci lava da tutti i peccati nel Sacramento della Confessione e ci protegge da ogni male. Dovremmo fissare spesso lo sguardo interiore al Sangue che gronda dalle piaghe di Gesù Crocifisso e durante la Santa Messa contemplare e adorare con devozione il calice consacrato che il sacerdote eleva in alto. Per quanto riguarda l’oratorio dei ragazzi, ormai è entrato a pieno ritmo; esso rimane aperto tutti i giorni, dalle 16,00 alle 18,30. E questa è veramente una grande grazia della Vergine Santa: dobbiamo ringraziarla con tutto il cuore. Non dimentichiamoci però che l’Oratorio, luogo di formazione e educazione umana e cristiana, non è in grado, da solo, di dare tutto. Insostituibile e principale, in questo senso, è il ruolo dei genitori. Ogni fanciullo, ogni adole- scente, ogni giovane ha assolutamente bisogno di vedere nei genitori un modello di vita cristiana esemplare, ecco perché si rende più che mai necessario, da parte dei genitori, un serio cammino di fede, che attinge alla sapienza del vangelo e all’insegnamento della dottrina cristiana. Non si può dare ciò che non si ha, per trasmettere valori umani, morali e spirituali a chi ci è vicino bisogna averli assimilati, bisogna viverli. La frequenza puntuale al sacramento della confessione e dell’Eucarestia, ai momenti di preghiera e formazione organizzati dalla Parrocchia e dalla diocesi devono starci veramente a cuore. Dalla famiglia, piccola chiesa domestica, dipende il futuro della nostra società. Dal mese di marzo alcuni fanciulli si stanno esercitando nel canto con la direttrice della Corale Beata Vergine Addolorata, Solange Fontanella. Questa attività nasce dall’esigenza di educare e formare i cantori del futuro, ma anche dalla gioia di poter vedere animata una delle Sante Messe domenicali dai bambini della nostra Parrocchia. Il coro, nella liturgia, se preparato e mosso da vera fede, innalza l’anima a Dio e aiuta a pregare. I fanciulli si ritrovano, per le prove, il sabato dopo il catechismo nei locali parrocchiali. Confidiamo che questo piccolo coro di voci bianche cresca numeroso ed entusiasta, sotto lo sguardo materno dell’Immacolata. A proposto di coro, ringraziamo la Fam. Franco Fontanella per la donazione del materiale utilizzato per la nuova struttura in legno che accoglie il coro, struttura realizzata da alcuni membri dello coro stesso. Finalmente sono iniziati i lavori di restauro dei cotti che avvolgono la cupola, lavori che dovrebbero terminare ad ottobre di quest’anno! Preghiamo l’Immacolata che il Santuario riprenda al più presto il suo antico splendore a gloria di Dio. Il rettore e parroco P. Giuseppe Maria Grioni FI 2 S (Prima serie Anno 117° - N° 451) Terza serie Anno VIII - N° 20 I Quadrimestre 2009 Fondatore Don Giovanni Sorbellini (1892) Rappresentante Legale Padre Giuseppe Maria Grioni FI Direttore responsabile Padre Settimio Maria Manelli FI Redattore Padre Giuseppe Maria Grioni FI Impaginazione Fabrizio P. OMMARIO EDITORIALE 2 STORIA DEL SANTUARIO 4-5 SPIRITUALITÀ MARIANA 6-7 CATECHISMO 8-9 Foto Archivio Redazione SOGNO DELLE DUE COLONNE 10-11 I COLORI LITURGICI 12-13 Redazione e Direzione Santuario B.V. Addolorata di Campocavallo Via Cagiata,101 - 60027 Osimo AN tel. e fax 071-7133003 Aut. Trib. di Ancona N° 17/02 Reg. Period. del 29/11/02 Poste Italiane S.p.a. spediz. in abbonamento postale Art. 2 comma 20/c legge 662/96 Div. Corr. D.C.B. Ancona Tipografia Tipoluce - Osimo Per ricevere l’ECO direttamente a casa spedisci la tua offerta tramite C/C n. 17007600 intestato a: Santuario della B.V. Addolorata di Campocavallo LA VERA STORIA DEI BEATLES 14 I TESTIMONI DI GEOVA E LA BIBBIA 15 I VERI RIMEDI AI PROBLEMI MATRIMONIALI 16 L’IMMODESTIA E L’AMORE DI DIO 17 Siti internet www.santuariocampocavallo.it www.immacolata.com www.missiomariae.com curiaffi.immaculatum.net/tvimmacolata www.settimanaleppio.it www.mediatrice.net 3 LE NUOVE DIPENDENZE 18-19 AVVENIMENTI 19-23 A CURA DI S DON MARINO CECCONI tor ia d e l S antuario Il presente vive del passato. Rivivere insieme le origini del proprio paese è una cosa entusiasmante. La lettura di questa sezione della Rivista farà ripercorrere le tappe della storia di Campocavallo e del suo Santuario. (continua…) servigio?”. Gli parlò del Roubaud e de l’ECO (o l’ECHO) e lo pregò della traduzione. Il Bardet rispose che con piacere avrebbe fatto il lavoro, non solo, ma ne avrebbe curato l’edizione e la spedizione. Don Giovanni mandava gli articoli e il Bardet li traduceva e li stampava, mandando a don Giovanni le bozze da correggere. Ricevute le bozze corrette, l’avvocato spediva i fascicoli per largo raggio in Francia e altrove. Pare che ne pubblicasse dalle tre alle quattro mila copie. La Madonna compensava largamente le fatiche del buon avvocato, perché ogni giorno si avevano a registrare grazie segnalatissime. Una volta il Bardet scrisse che “non aveva difficoltà a mettere insieme Lourdes e Campocavallo”: il che voleva dire che non trovava differenza tra i due Santuari della Madonna. Il Bardet, in questa sua opera grandemente benemerita, sebbene avesse l’approvazione del suo Vescovo, trovò una certa opposizione nel Clero. Continuò tuttavia il suo lavoro finché visse. Ma non fu per molto, che l’ultimo numero de l’ECHO porta la data dell’agosto 1899. Morto il Bardet, don Giovanni si adoperò per trovare qualche altro, ma non gli riuscì e dovette desistere. Dall’aprile 1893 all’agosto 1899 corrono poco più di 6 anni. Tempo non lungo, che tuttavia portò immensi frutti perché contribuì largamente a diffondere in Francia e nei territori d’oltre mare la devozione alla Madonna di Campocavallo. L’Archivio del Santuario ha due volumi de L’ECHO: uno comprende i numeri dall’aprile 1893 al dicembre 1894; un altro dal gennaio 1894 EDIZIONE FRANCESE DE L’ECO Col marzo-aprile 1893 usciva l’edizione francese de l’ECO col titolo. L’ECHO de la dévotion à la très Sainte Vierge. Revue mensuelle. Traite également des faits de Campocavallo. Don Giovanni venne a conoscere un sacerdote francese di nome Paul Roubaud di St. Tropez (creato più tardi da Mons. Mauri primo Cappellano onorario di Campocavallo). Questi traduceva gli articoli in francese, mentre don Giovanni ne curava la stampa e la revisione. L’edizione francese corrispondeva, nella numerazione dei fascicoli e nella successione degli articoli, all’edizione italiana, non sempre però rigorosamente, perché qualche articolo appariva spostato. Purtroppo però, dopo qualche anno, il benemerito prete francese venne a mancare ai vivi e allora don Giovanni si trovò in serie difficoltà e per qualche tempo dovette sospendere l’edizione francese, quando un giorno ricevette una lettera da un avvocato, Mr Bardet di Annecy (Savoia). Questi, mandando un’offerta per il Santuario, narrò che la Madonna, invocata sotto il titolo di Addolorata di Campocavallo, lo aveva esaudito. Era malato da gran tempo di una “orribile malattia”, e, dopo fatte alcune preghiere, guarì. Leggere quella lettera e pensare a quell’avvocato come il continuatore dell’edizione francese de l’ECO, fu tutt’uno. Don Giovanni così gli rispose: “Non potreste, caro signore, esser grato alla Vergine del favore ottenuto col rederle un 4 all’agosto 1899. I fascicoli del 1894 si ripetono nel secondo volume. L’edizione italiana di quell’opuscolo, di formato normale, era di 188 pagine. Conteneva un lungo articolo tratto da LA CIVILTÀ CATTOLICA. Inoltre le testimonianze – queste prese da L’ECO – del domenicano francese p. D. A. Mortier, dell’editore e pubblicista tedesco Leonz Niderberger e del francescano italiano p. Stefano Ignudi (tutti nomi e testimonianze citate, in forma ridotta, al capitolo V di questa STORIA). Si aggiunge l’attestato della Direttrice dell’ Educandato di Filottrano Ada Gentiloni e della giovinetta Ada Fattori: testimonianze non citate in questa “Storia”. Seguono numerose relazioni, tratte tutte da L’ECO, di guarigioni, alcune ritenute come miracolose, altre presentate come grazie segnalate. Altre relazioni di conversioni, ritenute come portenti. Chiude il libro una relazione sui lavori di costruzione del Santuario di Campocavallo. L’ECO in italiano era mensile di nome: di fatto usciva quando poteva Don Giovanni, che aveva collaboratori nelle confessioni sacramentali, nella celebrazione delle sante Messe e dei tridui di preghiera e in altre funzioni di chiesa, non aveva chi lo aiutasse nella preparazione dei fascicoli e nella correzione delle bozze. Perciò raramente il periodico usciva con regolarità. Talora si accavallavano due o tre o più numeri. Però non mancava mai la continuità sia dei fatti di cronaca sia degli articoli che avevano seguito. L’Archivio del Santuario ha oggi le annate complete de l’ECO dal 1892 al 1917. Mancavano interamente alcune annate: 1894, 1899, 1915, 1916, 1917. Quella del 1894 si è potuta rifare fotocopiando i numeri corrispondenti de L’ECHO, edizione francese de L’ECO, e alcuni fascicoli in italiano esistenti presso la Biblioteca Comunale di Osimo. Tutte le altre annate mancanti sono fotocopie de L’ECO in italiano esistente presso la stessa Biblioteca Comunale. È da notare, che, con la guerra 1915-1918, per una legge che limitava il consumo della carta, il periodico da mensile divenne trimestrale. L’annata 1917 non è completa. Nel 1918 possono essere usciti al massimo due fascicoli: Gennaio Marzo, Aprile - Giugno. Tali fascicoli non si sono trovati né all’Archivio del Santuario né nella Biblioteca Comunale di Osimo. Col 18 luglio 1918 veniva a mancare don Giovanni Sorbellini e la pubblicazione era sospesa. Di tale libro esistono varie traduzioni e riduzioni. Una in francese col titolo: LES MERVEILLES OPEREES PAR LA TRES - S.TE VIERGE DES SEPT DOULEURS DE CAMPOCAVALLO. È di formato 16° e ha 192 pagine. Una in spagnolo col titolo: LAS MARAVILLAS DE LA VIERGEN DE LOS DOLORES DE CAMPOCAVALLO, di pagine 222, stesso formato dell’edizione francese. Una in inglese col titolo: THE MARVELS OF THE MOTHER OF DOLOURS OF CAMPOCAVALLO, di pagine 131, stesso formato dei precedenti. Una in tedesco col titolo: MARIAS WUNDER, di pagine 221, stesso formato. Esisteva anche una edizione in ungherese, in fiammingo e altre ancora, delle quali, purtroppo, l’Archivio del Santuario non possiede più esemplari. Oltre l’ECO, che diffondeva la devozione alla Madonna, don Giovanni Sorbellini aveva curato l’edizione di un opuscolo intitolato: LE MERAVIGLIE DELLA SS.MA VERGINE ADDOLORATA DI CAMPOCAVALLO presso OSIMO (continua...) 5 S PIRITUALITÀ M ARIANA Continuiamo, con questa sezione, a far conoscere ai nostri cari lettori l’importanza della devozione alla Madonna per ogni cristiano. Papa Paolo VI ha ribadito che non si può essere cristiani se non si è mariani. Queste pagine di di spiritualità mariana, scritte dal fondatore dei Francescani dell’Immacolata P. Stefano Maria Manelli, ci aiuteranno certamente in questo intento. Venerare la Madonna Il bisogno di venerarla La venerazione alla Madonna non può essere una venerazione qualsiasi, ma deve essere una venerazione grande e forte. La Madonna è la Madre di Gesù e Madre nostra, sublime per dignità, eccelsa per santità, ricchissima di «doni celesti molto più di tutti gli spiriti angelici e molto di più di tutti i Santi» (Pio IX, Ineffabilis Deus). La Madonna è la «Piena di grazia» per eccellenza, come fu chiamata dall’Angelo dell’Annunciazione (Lc 1,28). Sant’Andrea Cretense scrisse: «O Vergine, voi siete senza pari, o Santa più santa dei Santi, tesoro santissimo di ogni santità» E san Pier Damiani: «Tutto ciò che c’è di più grande è inferiore a Maria; solo il Creatore supera questa creatura». Come non venerare questa sublime creatura uscita dalle mani di Dio per l’incanto del Cielo e della terra? La venerazione alla Madonna ci viene insegnata da Dio stesso che invia un Angelo a chiederle il consenso dell’Incarnazione. Ci viene insegnata dall’Angelo Gabriele che si presenta a Lei salutandola con parole di grazia e di lode. Ci viene insegnata dall’anziana Elisabetta che le va incontro esclamando: «Donde a me l’onore di ricevere la Madre del mio Signore?... Beata te…» (Lc 1,43). Ci viene insegnata da San Giuseppe che sta accanto a Lei con il suo silenzio ripieno di amorosa venerazione. Ci viene insegnata dalla Chiesa che ha sempre costellato l’anno liturgico di feste mariane. Ci viene insegnata dalla fede e dalla pietà del popolo cristiano che lungo i secoli ha innalzato santuari, chiese, cappelle a Colei che, divinamente ispirata, predisse: «Tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,48). Ci viene insegnata da tutti i Santi che hanno popolato la terra, celebrando Maria con incontenibile amore. Chi mai potrà enumerare gli atti di venerazione in due millenni di fede e di amore alla celeste Mamma? Tutto questo ci dice che la venerazione alla Madonna, più che un dovere, è stato un bisogno, deve essere un bisogno per ogni cristiano. E noi sappiamo che il Magistero della Chiesa ha sempre sentito questo bisogno universale e lo ha espresso con la fioritura delle feste e delle celebrazioni mariane inserite nell’anno liturgico, in armonia con in misteri di Cristo. In tal modo tutta la Chiesa, più e più volte, è chiamata ed è guidata a prestare alla Madonna il supremo culto di venerazione e di lode: il culto liturgico. L’Esortazione Apostolica del papa Paolo VI, «Per il culto della Beata Vergine» ribadisce gioiosamente la verità del posto onorifico di Maria Santissima nella liturgia, e dell’impegno del cristiano di onorare la celeste Regina anzitutto con la liturgia, e insieme con i devoti esercizi di pietà mariana. 6 Come hanno fatto i Santi Portiamo alcuni esempi della venerazione dei Santi verso la divina madre. San Bernardo venerava la Madonna con zelo ardentissimo; ne celebrò le lodi con penna insuperabile, tanto da meritare l’appellativo di «Cantore di Maria»; nelle feste mariane il suo fervore era tale da tenerlo assorto tutto il giorno nella Madonna, al punto da dimenticare ogni altra cosa, anche cose molto importanti, come rispondere con urgenza a lettere del Papa. San Francesco D’Assisi rivolgeva alla Beata Vergine tali e tanti atti di venerazione, da non potersi numerare. Recitava ogni giorno l’Ufficio della Beata Vergine. Si preparava alle sue feste con speciali preghiere e penitenze. Venerava i suoi altari e le sue immagini. Scrisse alcune lodi e preghiere a Maria, riboccanti di serafico ardore e tenerezza. girerà instancabilmente con il Rosario in mano, predicando Maria attraverso tutta la Francia. Che cosa dire di Sant’Alfonso de’ Liguori, che scrisse le «Glorie di Maria», innalzando alla Regina del Cielo un monumento di venerazione che resterà perenne nella Chiesa? La sua profonda e dolce venerazione verso la Beata Vergine appare anche da quelle devotissime canzoncine mariane e dalle «Visite a Maria Santissima», che accompagnano le «Visite al Santissimo Sacramento» come profumate aiuole di fiori mariani. E solo Dio ha potuto enumerare gli atti di venerazione alla «Divina Maria» che il Santo offrì in ogni giorno della sua lunga vita. Il santo Curato d’Ars, colui che dovette la sua Ordinazione Sacerdotale alla tenera devozione verso la Beata Vergine con la recita assidua del Santo Rosario, riempì tutta la sua vita di amore e venerazione alla Madonna. Da Parroco, una delle prime cose che fece, consacrò la Parrocchia alla Madonna e dedicò a Lei la prima Cappella che riuscì a costruire. Nella sua poverissima cella, insieme al Crocifisso, aveva soltanto un’immagine dell’Immacolata dinanzi alla quale spesso era sorpreso in preghiera estatica. Questi sono soltanto pochi esempi di venerazione alla Madonna da parte di alcuni Santi… ma potremmo portare tanti altri esempi quanti sono i Santi. Perché è impossibile che il Santo non senta il bisogno di venerare la Madonna. È bisogno filiale così amabile e dolce! San Luigi Grignion di Montfort, questo Santo tutto mariano, divenne il grande maestro della devozione alla Madonna scrivendo il «Trattato della vera devozione a Maria». Ma l’intera sua vita fu un mirabile esempio di devozione alla Madonna. Fin da ragazzo, ogni giorno egli era capace di trascorrere ore intere ai piedi di Nostra Signora della Pace. Da grande, poi, 7 C ATECHISMO PER TUTTI UNITÀ E TRINITÀ DI DIO Le operazioni o vie divine « ad extra » sono quelle che Dio compie fuori di se stesso, producendo qualche cosa distinta dalla divina natura. Sono operazioni « ad extra » la creazione, il governo o provvidenza del mondo, la santificazione degli esseri intelligenti e liberi. Queste operazioni « ad extra » sono comuni alle tre divine Persone, in modo che sia il Padre, sia il Figlio, sia lo Spirito Santo creano, governano, santificano. Le tre Persone divine sono uguali, o ce n’è una maggiore, più potente e più sapiente? Le tre Persone divine, essendo un solo Dio, sono uguali in tutto, e hanno ugualmente comune ogni perfezione ed ogni operazione, sebbene certe perfezioni e le opere corrispondenti si attribuiscano più all’una Persona che all’altra, come la potenza e la creazione al Padre. I. Le tre Persone divine, essendo un solo Dio, sono uguali in tutto. - Ogni persona è Dio e vi è un solo Dio. La natura per via della quale ogni persona è Dio, è quindi unica, e uniche e comuni alle tre Persone sono le perfezioni che si identificano con la natura: l’esistenza, la bontà per cui sono e operano; la verità, la vita, ecc.; uniche e comuni sono anche le operazioni « ad extra » che corrispondono alle perfezioni. Perciò le tre Persone sono eguali in tutto, e sarebbe un errore grossolano dire che una persona è più perfetta delle altre due. IV. … sebbene certe perfezioni e le opere corrispondenti si attribuiscano più all’una persona che all’altra, come la potenza e la creazione al Padre. - Le perfezioni (per es. la potenza, la sapienza, la santità) e le operazioni « ad extra » corrispondenti (p. es. la creazione corrispondente alla potenza, l’ordinamento e il governo delle cose corrispondenti alla sapienza, il perfezionamento e la santificazione corrispondenti alla santità) procedono dalla natura divina e sono comuni alle tre persone. Tuttavia noi attribuiamo a una sola persona alcune perfezioni e le corrispondenti operazioni « ad extra » a una persona in particolare, anziché a tutte e tre in comune e alla divina natura. « Essendo la Trinità inseparabile, non potremmo mai capire che vi è la Trinità, se parlassimo della Trinità come inseparabile » (san Leone Magno, Disc. di Pentecoste, 2, 2). Lo stesso san Paolo riferisce il nome di Dio e gli effetti prodigiosi al Padre, al Figlio il II. … e hanno ugualmente comune ogni perfezione. - Le perfezioni divine figurate dalla via, sono una sola cosa con la divina natura e quindi con Dio. La Bontà, la Potenza, la Sapienza e la Verità, la Bellezza, la Santità, la Giustizia, la Vita, ecc., sono Dio stesso e ogni persona è ciascuna e tutte le perfezioni. Tanto il Padre che il Figlio e lo Spirito Santo sono la Bontà, la Potenza, la Sapienza, la Bellezza, la Verità, la Vita e ogni altra, perfezione figurata dalla via. III. … ed ogni operazione. - In Dio vi sono le operazioni o vie « ad intra », e le operazioni o vie « ad extra». Le operazioni « ad intra » si compiono in Dio stesso e si identificano con le persone. Sono: la generazione attiva del Padre e passiva del Figlio; la spirazione attiva del Padre e del Figlio e passiva dello Spirito Santo. La generazione attiva si identifica col Padre; quella passiva col Figlio; la spirazione attiva è il Padre e il Figlio; quella passiva lo Spirito Santo. 8 nome di Signore e i ministeri (sacerdozio, apostolato ... ); allo Spirito Santo la distribuzione delle grazie. Vi sono distinzioni di doni, ma un medesimo Spirito; e vi sono distinzioni di ministeri, ma un medesimo Signore; e vi sono distinzioni di operazioni, ma lo stesso Dio è quello che fa in tutti tutte le cose (1 Cor 12, 4-8). Secondo sant’Agostino (De Trin., II, 1; VI, 10; De doctr. Christ., I, 5; S. Tommaso, S. Th., 1, 39, 7-8), noi attribuiamo al Padre: la perfezione dell’eternità, perché egli è il principio senza principio; l’unità, in quanto egli non presuppone altra persona; la potenza, da cui procedono tutte le cose, perché egli è il principio di tutta l’eternità. Al Figlio attribuiamo la bellezza, in quanto è l’immagine perfetta dell’ineffabile bellezza paterna; l’eguaglianza, perché è l’immagine perfetta della grandezza e della perfezione del Padre; la sapienza, in quanto è il Verbo mentale del Padre. Allo Spirito Santo: il gaudio, che è dono personale del Padre e del Figlio; la concordia dell’unità e dell’eguaglianza del Padre e del Figlio in quanto procede da entrambi come mutuo amore; la bontà, la quale conserva, ordina e perfeziona tutte le cose, perché Egli è l’amore del Padre e del Figlio. Inoltre noi attribuiamo al Figlio il Magistero per il suo primato nella perfezione, la Via perché è il Verbo per mezzo del quale Dio fa tutte le cose, la Verità perché è l’immagine consostanziale del Padre, e la Vita perché è il Figlio unigenito del Padre e col Padre è il principio dello Spirito Santo. Nei vari Simboli di fede si dice che il Padre è il Creatore, il Figlio il Signore, lo Spirito Santo il Vivificatore e il Santificatore. L’attribuire a una persona perfezioni e operazioni « ad extra » comuni alla natura divina, come se fossero proprie di una sola persona, si chiama « appropriazione ». L’opera della redenzione attribuita al Figlio non è una pura e semplice appropriazione: nell’Incarnazione e nella Redenzione tutte e tre le divine persone hanno cooperato con la potenza, sapienza, giustizia, misericordia, ma il solo Figlio si è unito personalmente alla natura umana nel seno purissimo di Maria Santissima, ed ha sofferto sulla croce con la sua umanità santissima, la quale, con tutto ciò che ha fatto e sofferto, è la via maestra che manifesta la verità divina e comunica la vita di grazia e di gloria. no lo Spirito Santo. Elevati a partecipare a questo divino mistero, dobbiamo vivere sempre più questa sublime realtà soprannaturale, accrescendo continuamente in noi stessi la conoscenza della fede e l’amore della carità. ESEMPI. 1. Ricordiamo ancora alcune analogie e vestigia della santissima Trinità, che osserviamo dentro e fuori di noi. Ogni corpo ha tre dimensioni: lunghezza, larghezza, profondità; la famiglia consta di tre elementi: padre, madre e figli; il tempo ha tre aspetti o momenti: presente, passato e futuro; la materia tre stati: solido, liquido, gassoso; l’anima tre facoltà: intelletto, memoria, volontà. 2: Il triangolo equilatero (o meglio la. lettera delta dell’alfabeto greco) fu scelto come simbolo della santissima Trinità. Ha tre angoli e tre lati; ogni angolo è eguale agli altri due e abbraccia tutta la superficie interna, che è unica per ciascun angolo. Nella divinità ogni persona è Dio, perfettamente eguale alle altre due, e si identifica con tutta la natura divina. Il Padre almeno fu prima del Figliuolo e dello Spirito Santo? Il Padre non fu prima del Figliuolo e dello Spirito Santo, perché le tre Persone divine, avendo in comune l’unica natura divina che è eterna, sono ugualmente eterne. Non ci dobbiamo lasciar ingannare dal fatto che tra gli esseri creati il padre è sempre e necessariamente prima del figlio nel tempo. In realtà il padre, quando comincia ad essere padre? Solo quando comincia ad esistere il figlio. Prima non è ancora padre, ma solo uomo. Egli precede il figlio in quanto è uomo, non in quanto è padre. In Dio le tre persone si identificano con la divina natura, che è eterna e non conosce tempo, prima e poi. Perciò il Padre non può essere prima del Figlio e dello Spirito Santo. Dio infatti, e quindi ciascuna delle tre divine Persone, è Motore immobile, al di sopra del tempo, non soggetto al prima e al dopo. RIFLESSIONE. - Il Figlio unigenito del Padre si è fatto uomo per farci figli adottivi di Dio e partecipi del suo amore eterno. Per Lui e nel suo Spirito siamo uniti al Padre e solo il peccato ci può separare da Dio. ESEMPIO. - Oggi che cosa hai imparato alla scuola di Catechismo? - domanda il babbo al suo bambino. - Il maestro ci ha spiegato il mistero della santissima Trinità - risponde il figlio, e riassume la lezione. - Ma tu sei mio figlio - riprende alla fine il padre - e sei molto più giovane di me. Non ti sei stupito sentendo dire che in Dio il Padre non è più vecchio del Figlio? - No, papà! Tu hai cominciato ad essere mio padre quando io ho cominciato ad essere tuo figlio. - Bene, - concluse il padre, - e siccome il Padre è Dio da tutta l’eternità, anche il Figlio è eterno, e tra le due persone divine non si può parlare di vecchiaia e di giovinezza. RIFLESSIONE. - Il Padre conoscendo se stesso genera il Figlio come Verbo mentale; il Padre e il Figlio amandosi spira- 9 S C ogno delle due olonne Il celebre sogno di San Giovanni Bosco, raccontato la sera del 30 maggio 1862. Una profezia per i nostri tempi. Tratto da PIETRO ZERBINO (a.c. di), I sogni di Don Bosco, Leumann: LDC, 1995/2a ristampa, pp 53-55 «Figuratevi - disse - di vedere il mare. In tutta quella vasta superficie di acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, con le prore terminate a rostro di ferro acuto a mo’ di strale. Queste navi sono armate di cannoni e cariche di fucili, di armi di ogni genere, di materie incendiarie e anche di libri. Esse avanzano contro una nave molto più grande e alta di tutte, tentando di urtarla con il rostro, di incendiarla e di farle ogni guasto possibile. A quella maestosa nave, arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle che da lei ricevono ordini ed eseguono evoluzioni per difendersi dalla flotta avversaria. Ma il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici. In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l’una dall’altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: “AUXILIUM CHRISTIANORUM” (“Aiuto dei cristiani”); sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’OSTIA di grandezza proporzionata alla colonna, e sotto un altro cartello con le parole: “SALUS CREDENTIUM” (“Salvezza dei credenti”). Il comandante supremo della grande nave, che era il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, convoca intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tenere consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando sempre più la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi. Fattasi un po’ di bonaccia, il Papa raduna intorno a sé i piloti per la seconda volta, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa. Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portare la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte ancore e grossi ganci attaccati a catene. Le navi nemiche tentano di assalirla e farla sommergere: le une con gli scritti, con i libri, con materie incendiarie, che cercano di gettare a bordo; le altre con i cannoni, con i fucili, con i rostri. Il combattimento si fa sempre più accanito; ma inutili riescono i loro sforzi: la grande nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta nei suoi fianchi larghe e profonde fessure, ma subito spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano. Frattanto i cannoni degli assalitori scoppiano, i fucili e ogni altra arma si spezzano, molte navi si sconquassano e si sprofondano nel mare. Allora i nemici, furibondi, prendono a combattere 10 ad armi corte: con le mani, con i pugni e con le bestemmie. Ad un tratto il Papa, colpito gravemente, cade. Subito è soccorso, ma cade una seconda volta e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici; sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio. Sennonché, appena morto il Papa, un altro Papa subentra al suo posto. I piloti radunati lo hanno eletto così rapidamente che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia della elezione del suo successore. Gli avversari cominciano a perdersi di coraggio. Il nuovo Papa, superando ogni ostacolo, guida la nave in mezzo alle due colonne, quindi con una catenella che pende dalla prora la lega a un’ancora della colonna su cui sta l’Ostia, e con un’altra catenella che pende a poppa la lega dalla parte opposta a un’altra ancora che pende dalla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata. Allora succede una cosa impensabile: tutte le navi nemiche fuggono, si disperdono, si urtano, si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cerca- no di affondare le altre, mentre le navi che hanno combattuto valorosamente con il Papa, vengono anch’esse a legarsi alle due colonne. Nel mare ora regna una grande calma.» A questo punto Don Bosco interroga Don Rua: Che cosa pensi di questo sogno? Don Rua risponde: - Mi pare che la nave del Papa sia la Chiesa, le navi gli uomini, il mare il mondo. Quelli che difendono la grande nave sono i buoni, affezionati alla Chiesa; gli altri, i suoi nemici che la combattono con ogni sorta di armi. Le due colonne di salvezza mi sembra che siano la devozione a Maria SS. e al SS. Sacramento dell’Eucaristia. - Hai detto bene, - commenta Don Bosco - bisogna soltanto correggere una espressione. Le navi dei nemici sono le persecuzioni. Si preparano gravissimi travagli per la Chiesa. Quello che finora fu, è quasi nulla rispetto a quello che deve accadere. Due soli mezzi restano per salvarsi fra tanto scompiglio: Devozione a Maria SS. e frequente Comunione (M.B. V11,169). Il Beato Michele Rua celebra la sua prima Messa, assistito da S. Giovanni Bosco, nel 1860 11 IC L olori Anticamente la Chiesa non stabilì nessun colore per i suoi paramenti. Questa norma vige ancora presso gli Orientali. Soltanto verso il secolo XII si diedero dall’autorità ecclesiastica alcune prescrizioni a questo proposito; senza dubbio, esse hanno per causa le tendenze di quel secolo a ricercare i simbolismi. I colori riconosciuti dalla Chiesa romana e prescritti da S. Pio V sono: il bianco, il rosso, il verde, il violaceo ed il nero. Il significato simbolico che questi colori ricevono nella Sacra Scrittura, ha determinato anche le circostanze nelle quali essi sono prescritti dalle rubriche. iturgici Il verde il colore della primavera, è il simbolo della speranza; si adopera negli uffizi del tempo ordinario, che significano nella mistica liturgica il pellegrinaggio verso il cielo, cioè nel tempo dopo l’Epifania e dopo la Pentecoste. Il bianco significa la gioia, l’innocenza, la gloria, il trionfo dei Santi, la dignità e la vittoria del Redentore. Questo colore è usato nella Chiesa romana per le feste di Nostro Signore Gesù Cristo, come il Natale, l’Epifania, la Pasqua, l’Ascensione, il Corpus Domini, la festa del Sacro Cuore; nelle feste della Madonna, di Tutti i Santi, in quelle dei Pontefici, dei Dottori, dei Confessori, delle Vergini ed in generale di tutti i Santi e le Sante che non furono martiri. Il violaceo, i cui riflessi ora chiari ora oscuri abbagliano la vista, era considerato nell’antichità come il colore significativo della podestà regia, della potenza, delle alte dignità, della ricchezza. Più che abolire questo simbolismo, la Chiesa lo ha amplificato, cambiandone l’aspetto ed applicandolo alla penitenza, Il rosso simboleggia col suo splendore il fuoco, e col suo colore rosso il sangue; serve nelle feste dello Spirito Santo, della Croce, della Passione, dei Martiri, e fra questi degli Apostoli. 12 Tali sono i colori dei paramenti nella Chiesa romana: essa non ne ammette altri. La Sacra Congregazione dei Riti ha riprovato l’uso dei paramenti di vari colori di cui non si può discernere il dominante; così pure ha proibito il colore giallo e l’azzurro. Tollera la tela d’oro che, secondo l’uso romano, può servire per il bianco. Notiamo che non è tanto la croce di una pianeta, o le strisce di una tunicella, che ne determinano il colore, ma bensì il fondo del paramento. alla preghiera in mezzo all’afflizione, all’umiliazione; non è forse questo che davvero ci arricchisce e ci eleva? Essa adopera questo colore durante l’Avvento, la Settuagesima, la Quaresima, nelle Quattro Tempora, nelle vigilie, nelle rogazioni, nelle tre solenni benedizioni liturgiche dell’anno, cioè delle candele, delle ceneri e delle palme. Il nero simboleggia la potenza che si alza contro Dio, l’azione di Satana e le sue vittorie; si adopera nel Venerdì Santo e nell’ufficiatura dei Defunti. Questo angelo decaduto non è forse l’autore della nostra morte? Non fu forse necessaria la morte di Cristo per trionfare della prima? Notiamo infine che ciò che è stato detto riguardo ai colori liturgici, non riguarda solo i paramenti sacerdotali, ma ogni ornamento che serve al culto, come l’antipendium o contraltare, il conopeo o velo del tabernacolo, ecc. In alcune chiese più ricche fu introdotto il color roseo due volte all’anno: nella terza Domenica di Avvento detta Gaudete, e nella quarta di Quaresima detta Laetare. L’origine di questo colore liturgico deriva da questo, che nella domenica Laetare, il Papa benediceva la rosa che soleva mandare a questo o a quel principe cristiano. Questo colore fu adoperato poi nella domenica Gaudete che presenta alcune analogie liturgiche colla domenica Laetare. 13 LA VERA STORIA DEI B EATLES di L. Farese Quello dei Beatles è sicuramente il gruppo musicale più osannato di tutti i tempi, ma mentre milioni di fans ed ammiratori di ogni età ascoltano le loro canzoni, molti si chiedono come ha fatto questo quartetto di Liverpool, tanto lontano dalla morale cattolica, a riscuotere un così grande successo. I Beatles iniziarono la loro carriera alla fine degli anni ’50, suonando in alcuni locali di spogliarelliste nei quartieri più malfamati dell’Inghilterra e della Germania occidentale. Philip Norman, biografo dei Beatles, scrive: «Il loro unico ingaggio regolare era un club di striptease. Il proprietario del club li pagava dieci scellini a testa per strimpellare le loro chitarre mentre un’arcigna spogliarellista di nome Janice si liberava dei suoi vestiti di fronte ad un pubblico di marinai, loschi uomini d’affari e habitus coperti dal loro tipico impermeabile chiuso». Fuori dal palcoscenico i Beatles si comportavano in modo malvagio. Racconta Norman che ad Amburgo un giorno «John Lennon stava in piedi sul balcone schernendo i fedeli che si recavano in chiesa. Egli riempì un preservativo d’acqua, lo dipinse con l’effigie di Gesù e lo espose in modo che i fedeli lo potessero vedere. Una volta urinò anche sulla testa di tre suore». Nel 1962 i Beatles ricevettero un telegramma dalla nota casa discografica EMI, per un provino. Sotto la guida del direttore di registrazione della EMI, George Martin, i Beatles vennero ripuliti, lavati e i loro capelli tagliati nella tipica foggia beatlesiana. Da quel momento, ascoltando i motivetti che i Beatles avevano ideato, Martin li trasformò in brani di successo tanto che dopo pochi anni, nel 1965, il quartetto di Liverpool ricevette dalle mani della regina Elisabetta II il riconoscimento di Membri dell’Impero Britannico. L’enorme successo spinse Lennon nel 1966 alla presenza della Stampa ad esclamare: «Il Cristianesimo si eclisserà. Verrà meno e scomparirà. Non c’è bisogno di addurre argomentazioni; ho ragione, e i fatti dimostreranno che ho ragione. Adesso siamo più amati di Gesù; non so che cosa scomparirà per primo, se il rock’n’roll o il Cristianesimo». La famosa canzone Imagine, premiata come la canzone del secolo, predica apertamente la non religione. Nel testo ci sono queste parole: «Immagina che non ci sia il paradiso [...] Nessun inferno sotto noi Sopra di noi solamente il cielo [...] E anche nessuna religione Tu potrai dire che io sono un sognatore Ma io non sono l’unico Spero che un giorno ti unirai a noi Ed il mondo vivrà come una cosa sola». Addirittura si racconta che un giorno Lennon sotto l’effetto di droghe, disse ad un amico: «Credo di essere Gesù Cristo! Devo dirlo a tutti! Devo far sapere al mondo chi sono!». Il batterista del gruppo, Ringo Starr, ha cercato di metterci una pezza dicendo: «In ogni caso, lo crediate o no, noi non siamo affatto anticristi; siamo soltanto antipapisti e anti-cristiani». Per quanto riguarda la storia del rock, il primo riferimento al mondo dell’occulto compare proprio sulla copertina di uno dei dischi più famosi dei Beatles: Sergeant Pepper’s Loney Hearts Club Band (1967), sulla quale appaiono i volti di tanti personaggi noti. Fra questi, in alto a sinistra spicca l’immagine di un uomo calvo. È l’occultista inglese Aleister Crowley, considerato il padre fondatore del satanismo moderno. Il batterista dei Beatles, Ringo Starr, dichiarò all’epoca: «Abbiamo pensato di raggruppare i volti delle persone che amiamo ed ammiriamo». I Beatles sono stati anche i primi a scoprire la possibilità d’inserire messaggi subliminali nei dischi. Fu dalla canzone Revolution Number 9 che i messaggi subliminali furono inseriti nella produzione dei dischi rock’n’roll. Ascoltando questa canzone normalmente, ad un certo punto, si sente la parola Number 9 ripetuta una decina di volte. Ascoltando poi alla rovescia quel pezzo del brano, si sentono le parole «Turn-me-on dead-man» cioè «Eccitami sessualmente, uomo morto!». L’uomo morto in questione è Gesù Cristo che per Lennon è morto, sepolto e su di Lui trionfa il rock’n’roll. Dopo il notevole successo dei Beatles, però, dobbiamo constatare che il tempo diede torto alle affermazioni precedenti di Lennon che nell’80 fu assassinato da un suo fan, Mark David Chapman. L’assassino in carcere affermò che erano stati i demoni a dargli la forza di compiere quel delitto dopo aver ascoltato proprio una canzone dei Beatles. In effetti, caso misterioso irrisolto, nell’ultimo brano da Lennon pubblicato prima dell’assassinio, Kiss Kiss Kiss, ascoltando il disco al rovescio, si sente: «Satana sta venendo... sei-sei-sei...», «...abbiamo sparato a John Lennon». L’album era già in vendita nei giorni precedenti il misterioso delitto. 14 I Testimoni di Geova e la Bibbia di Luca F. Reale del Signore nell’Eucaristia. I TdG interpretano la Bibbia letteralmente ignorando che spesso essa usa un linguaggio simbolico e per di più pretendono di attingere da essa informazioni scientifiche precise. E’ come quando in un genere letterario troviamo un’espressione del tipo “fare quattro passi”, per significare un breve tragitto, che i TdG interpreterebbero alla lettera per stabilire la distanza percorsa, travisando così il vero significato del pensiero dell’autore. Inoltre, nonostante i numerosi inviti alle varie conferenze bibliche, i TdG rifiutano il confronto con i veri studiosi perché sanno di non poter competere con loro così come hanno sempre rifiutato il dialogo ecumenico. Le origini del Movimento Quando sentiamo nominare la parola setta (termine dispregiativo per designare i Movimenti Religiosi Alternativi), molto spesso il nostro pensiero va alla Congregazione dei Testimoni di Geova, fondata verso la fine dell’Ottocento negli Stati Uniti da Charles Taze Russell. Giovane commesso in un negozio, aveva diciotto anni quando, in preda ad una forte crisi religiosa, Russell si diede allo studio della Bibbia con alcuni amici. Senza alcuna preparazione scientifica né letteraria e linguistica, cominciò a leggere le Sacre Scritture e ad interpretarle in modo personale ed arbitrario arrivando a fondare un gruppo che chiamò “Studenti della Bibbia” dal quale si svilupparono poi i Testimoni di Geova. Conclusione I TdG strumentalizzano la Bibbia per appoggiare le loro tesi anziché cercare di trovare in essa la verità. Come affermato dal Concilio Vaticano II: “L’ufficio di interpretare la Parola di Dio scritta o trasmessa è affidata al solo Magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo” (Dei Verbum, 10). E già quasi duemila anni fa l’apostolo Pietro, nella sua seconda lettera affermava: “Sappiate anzitutto questo: «nessuna scrittura profetica va soggetta a spiegazione privata» (2 Pt 1,20). La manipolazione della Bibbia Ancora oggi i TdG (Testimoni di Geova) affermano che la loro dottrina si fonda sulla Bibbia rifiutando per principio tutta la Tradizione della Chiesa, ma la loro Bibbia ha poco a che vedere con la nostra. Infatti, pur di giustificare le proprie dottrine, hanno stravolto il vero significato dei passi biblici utilizzando vari stratagemmi. Lo dimostra già il fatto che traducono il tetragramma ebraico JHWH con Geova, affermando che questo è l’unico vero nome di Dio. Gli studiosi invece hanno da tempo provato che la giusta lettura di JHWH (Io sono colui che è) è Yahvè mentre i TdG si ostinano a leggere Geova. Inoltre, il Nuovo Testamento non usa mai il termine Yahvè, mentre i TdG lo usano 237 volte. Ad ogni modo, la Bibbia dei TdG intitolata “Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture” non è altro che la traduzione di una traduzione. Infatti il sottotitolo al testo recita: “Dalla versione inglese del 1961 e con fedele consultazione degli antichi testi ebraico e greco”. Ma la cosa peggiore è che si tratta di una traduzione falsificata. Ad esempio per negare l’Eucaristia traducono il passo relativo all’ultima Cena in questo modo: “Gesù prese un pane e…disse: «Prendete, mangiate. Questo significa il mio corpo». E prese un calice dicendo: «Bevetene voi tutti poiché questo significa il mio sangue del patto»”. Così facendo i TdG non riconoscono il valore della Messa e dell’Eucaristia celebrando solo una volta l’anno la “commemorazione” dell’ultima cena che è tutt’altra cosa dal credere nella Presenza 15 V I P eri rimedi ai I divorzisti ritengono che il divorzio sia l’unica medicina per i problemi – reali ed innegabili – della vita matrimoniale. L’esperienza, invece, attesta che il divorzio è un fallimento morale e sociale, legalizzando l’immoralità del libero amore, esasperando ed aggravando i problemi matrimoniali, invece di risolverli; è lo sfacelo delle famiglie. In ogni caso, il divorzio non è affatto un rimedio. Esistono, invece, rimedi che prevengono ed altri che curano la crisi, oltre ai rimedi radicali quali la separazione e, quando vi siano le condizioni, la dichiarazione di nullità. Esaminiamo ora i rimedi atti a prevenire eventuali crisi matrimoniali. Bisogna, anzitutto, educare meglio i figli alla vita, infondendo, con l’esempio e le parole, questa grande verità nel profondo del loro cuore: la vita ci è data da Dio come un prestito, non per godere o far quattrini, ma come un tempo di prova d’amore a Dio e agli uomini, da superare vittoriosamente, e di cui dovremo rendere stretto conto. Inoltre, è necessario rettificare nei giovani il concetto di amore – quasi universalmente falsato –, che lo identifica solo con sesso e lussuria! Occorre da parte dei genitori un’intelligente, opportuna, delicata, graduale educazione all’amore, che comprenda anche l’educazione sessuale. I genitori devono preparare la mente ed il cuore dei figli alla conoscenza ed alla comprensione del sublime mistero dell’amore tra uomo e donna ed al suo frutto naturale, che è la trasmissione della vita. Amore tra uomo e donna significa volere attuare di fatto il vero bene della persona che si dice di amare, anche con l’indispensabile reciproco sacrificio. Senza sacrificio, infatti, non ci può essere vero amore. I genitori devono, inoltre, aiutare a percepire la vocazione del Matrimonio. Il Matrimonio è una vera vocazione, così come lo è la vocazione sacerdotale o religiosa. Non tutti sono chiamati al Matrimonio, come non tutti sono chiamati al sacerdozio. Ricordino quanti non vi sono chiamati di non ostinarsi in una strada che non è la loro: aumenterebbero soltanto il numero degli esauriti e delle crisi matrimoniali. Quando i genitori avvertono che un figlio o una figlia hanno un’altra vocazione che non è il Matrimonio, non la impediscano, anzi la favoriscano, pure se con molta discrezione e prudenza. Eviteranno così, nei figli, molte future crisi matrimoniali, irrimediabili quando uno dei due non era “fatto per sposarsi!”. Bisogna, poi, scegliere con la mente e con il cuore colui o colei che bisogna sposare: si tratta, infatti, di scegliere il compagno o la compagna della vita, non un vestito o un paio di scarpe. Bisogna, quindi, lasciarsi guidare dal cuore, ma anche dal buon senso e dalla ragione, senza disprezza- roblemi matrimoniali di Padre Angelo Fiorentino re il parere ed il consiglio dei più esperti, come i genitori. Benché esso non sia determinante, infatti, può essere certamente illuminante. Cercare non solo bellezza, salute, dote, cultura, ma soprattutto bontà e moralità, capacità di sacrificio, che sono le doti indispensabili per superare tutte le crisi matrimoniali, piccole e grandi. È, inoltre, indispensabile non sprecare e sporcare il tempo del fidanzamento. Oggi si tende a concepire il fidanzamento come un anticipo-prova di Matrimonio; questo legittimerebbe anche i rapporti prematrimoniali. L’atto sessuale, poiché impegna due persone in maniera totale ed esclusiva, deve sempre essere compiuto all’interno del Matrimonio, che prevede un’unione totale e definitiva. In realtà, come l’esperienza attesta, un “assaggio di Matrimonio” durante il fidanzamento non vuol dire che poi in seguito si avranno relazioni matrimoniali sane. Il fidanzamento è un tempo preziosissimo per la preparazione immediata al Matrimonio, mentre quella remota deve essere cominciata dai genitori, fin dall’adolescenza. Si tratta di un tempo per una preparazione materiale (occorrono salute, casa, mobili, lavoro, risparmi, ecc.), ma soprattutto spirituale (la responsabilità, verso la quale ci si avvia, di sposi e di genitori); un tempo per conoscere bene chi si accoglie nella propria vita e per farsi conoscere da chi si è accolti, senza inganni. Chi inganna il fidanzato o la fidanzata inganna se stesso e si prepara alla delusione futura e ad un facile fallimento del proprio Matrimonio. Si deve anche celebrare il Matrimonio con piena coscienza. Il Matrimonio non è un atto del sentimento, ma della volontà; è un patto di amore per tutta la vita! Pensare quindi, sì, agli inviti, all’abito, al pranzo e al viaggio di nozze, ma soprattutto all’importanza eccezionale del passo che si fa. Il Matrimonio religioso, infatti, è un Sacramento ed è, come dice san Paolo ai cristiani di Efeso (cf Ef 5,32), immagine dell’unione indissolubile che vi è tra Cristo e la Chiesa. È consigliabile, inoltre, premettere alla celebrazione delle nozze un ritiro spirituale, al fine di meditare con calma e acquistare più chiara e giusta coscienza del valore del Matrimonio cristiano. Infine, si rende indispensabile “vivere” il Matrimonio, sopportando pazientemente gli immancabili difetti, che verranno in piena luce solo nella convivenza di ogni giorno, chiarendo tutto ciò che può esservi di oscuro o “nuvoloso” nei rapporti reciproci, non andando avanti al buio, ma dissipando al più presto e sempre ogni nuvola, curando le piccole crisi dell’amore con la generosità, la rinuncia ed una sempre rinnovata dedizione reciproca. 16 L’ immodestia e l’amore di Dio di Fra Charbel Maria Ayena L'estate è il periodo più caldo dell'anno in cui interrompiamo le nostre attività di studio o di lavoro per riposarci e rinfrescarci un po' le idee. Ma è anche la stagione ove i valori morali vengono calpestati. Si assiste a una corsa verso l'immodestia più sfacciata. «Le novità, - come ha saputo osservare Don Dolindo, - che porta ogni anno la moda sono delle novità degradanti». Le vesti che vengono indossate, mostrano sempre la preoccupazione di ostentare la carne, e dolorosamente tendono sempre non a vestire ma a spogliare». Quando si presta attenzione alle parole spensierate che vengono quotidianamente pronunciate, si nota che l'abbigliamento è uno dei più diffusi argomenti di conversazione. Ma quali sono le ragioni dell'esagerato interessamento all'abbigliamento? Per non dilungarmi troppo, mi soffermerò sull'elemento essenziale dal quale scaturiscono tutti gli altri motivi. La ragione essenziale è l'apparire: le persone sono preoccupate di mettersi in mostra, - attirare su di sé il massimo degli sguardi e perciò si attillano di maniera da mostrarsi spogliate non curandosi del minimo senso del pudore. L'apparire mondano, poi, obbliga a seguire l'usanza del momento ossia la moda. E qual è l'usanza del momento? Sono le gonne succinte, le camicette scollacciate, gli abiti trasparenti, troppo aderenti, completamente sbracciati, schiena e vita scoperta. La radice principale di questa immodestia è la deificazione della carne. Se oggi, non siamo capaci di vedere il male che si nasconde dietro questo modo di abbigliamenti è perché abbiamo perso la fede in Dio. Non credendo più in Dio, perdiamo di vista lo scopo della vita; e quando si perde lo scopo della vita, tutto perde ogni significato. La deificazione della carne di un'altra persona porta all'idolatria che però può mutarsi in amara delusione quando si accorge che il suddetto idolo altro non è che una povera creatura. L'ambizione induce l'uomo a sogni di grandezze assurde. Nulla che sia materiale o carnale può mai del tutto soddisfare l'uomo, la cui anima immortale abbisogna di un Amore Eterno sublime. Nella luce di quanto si è detto, non vi è maggiore sciocchezza di quella che afferma che la Chiesa si oppone alla moda e di conseguenza al sesso. Dove questi fanatici dell'immoralità hanno pescato tale idea? Probabilmente dalla loro incapacità a fare una distinzione: la distinzione tra uso e abuso. Siccome la Chiesa condanna il fatto che l'uomo sia schiavo del suo corpo, i fanatici della moda credono che la Chiesa condanni il corpo umano - il che è sbagliato. Lungi dal trascurare il valore del corpo umano, la Chiesa lo onora. Chiediamoci perché nessuno si scandalizza al vedere la gente mangiare in pubblico, o leggere negli autobus, ma viene scandalizzato al vedere spettacoli sconci o al vedere persone vestite in abito sommario? Si scandalizzano anzi, dovrebbero rimanere scandalizzati in quanto sono buoni cristiani cioè, perché ancora custodiscono quel prezioso dono di Dio che è il pudore. Sappi o uomo, che sei fatto a somiglianza di Dio. E tu cristiano, ricordati che sei segnato dal sangue redentivo di Cristo! Considera la tua dignità di creatura di Dio e non farti lo zimbello degli uomini corrotti. La modestia è una virtù graditissima, tanto agli occhi di Dio che degli uomini. Il nostro caro Don Dolindo affermava che: «una donna immodesta è per la strada un trofeo che satana ostenta contro la redenzione»; il Papa Pio XI aggiungeva: «Quando pensate al vostro abbigliamento, considerate, o donne, anche a quella toletta che vi abbiglierà per la sepoltura». San Stanislao Kostka, giovane novizio gesuita, arrossiva vistosamente al sentire parole sconvenienti, o volgari. Qualche volta cadde a terra svenuto. Da chi apprese tanta delicatezza, questa squisita sensibilità se non dalla Madre sua Maria Santissima? Chiedi anche tu a Maria santissima questa santa vergogna, questo edificante rossore che dimostra al mondo la tua maturità cristiana. 17 LN D e uove Quando si parla di dipendenza si pensa alle classiche dipendenze da alcol, droga e gioco d’azzardo. Negli ultimi tempi è frequente, invece, trovarsi di fronte a numerose “piccole” dipendenze che, pur sembrando apparentemente innocue, arrivano addirittura a condizionare la vita di chi ne è affetto. È un dato certo che il 90% delle persone dipende da qualcosa. Sono le così dette soft addiction, che vengono confuse con innocue abitudini, pur essendo vere e proprie manie anche se socialmente accettabili rispetto alle dipendenze gravi. Queste piccole dipendenze (c’è chi è maniaco di internet, chi passa ore a chiacchierare al telefonino, e chi non cede alla tentazione di comprarsi qualcosa) nascondono dei bisogni insoddisfatti e sono il goffo tentativo di tenere sotto controllo l’ansia e la noia di una routine che non soddisfa. Secondo una ricerca americana le soft addiction si dividono in 4 categorie: ipendenze di M. Annunziata Orsi. Tecnodipendenza? Telefonini, internet, videogiochi e nuove tecnologie, che sono all’apparenza innocui, possono diventare, per un adolescente italiano su cinque, una tecno dipendenza, cioè l’equivalente di una droga. In Italia, infatti, come rilevato da una ricerca promossa dal Centro Nazionale delle Ricerche, un ragazzo su cinque soffre di disturbi del comportamento legati all’uso eccessivo di cellulare e Internet. Secondo i dati, elaborati dal professor Daniele La Barbera dell’Università di Palermo su un campione di oltre 2.200 studenti delle scuole superiori (e pubblicati su «Focus.it», periodico dell’Istituto di Informatica e Telematica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa Iit-Cnr), viene identificata con chiarezza una forma di disagio che, secondo i ricercatori, «in assenza di contromisure, rischia di innescare forme di dipendenza assimilabili al gioco d’azzardo». Il 22% dei giovani presi in esame ha manifestato un atteggiamento eccessivamente immersivo, trascorrendo troppe ore al computer o mostrando forme di attaccamento quasi maniacali nei riguardi dei gadget tecnologici. azioni: come navigare in internet troppe ore, fare shopping, guardare troppa tv, lavorare troppo, mangiare troppo. Non azioni: rimandare, essere sempre in ritardo, isolarsi, vivere nel disordine, dormire troppo. Comportamenti: essere dei perfezionisti, essere sempre depressi, essere troppo sarcastici, voler compiacere le persone. Beni materiali: bere troppo caffè, mangiare dolci e cioccolato di continuo, ingozzarsi al fast food, accumulare gadget tecnologici, acquistare compulsivamente cd e dvd. In un’intervista (Corriere.it 02 agosto 2007) lo psichiatra Vittorino Andreoli approfondisce l’aspetto dell’impatto di cellulari e Internet sui giovanissimi quando vengono affidati senza alcun processo educativo. Secondo Andreoli, «il cellulare, lo schermo aperto sul mondo vir- 18 In generale, i ragazzi quanto usano i messaggini per comunicare? Il 39,2% di loro invia da 1 a 3 SMS al giorno, il 25% da 4 a 10. Il 31,2% degli intervistati dice di scegliere questa modalità di comunicazione perché è più economica e il 18,2% perché è più rapida. Riguardo invece alle funzioni aggiuntive del cellulare, risultano più utili, secondo gli intervistati l’invio multiplo di SMS, (18,2%), apprezzato soprattutto dalle ragazze (9,4% contro l’8,9% dei ragazzi) e la possibilità di fare foto e/o filmati (17,7%), meno apprezzata dalle femmine (8,2% contro il 9,5% dei maschi). A questo proposito, quasi il 48% dei ragazzi, soprattutto i più piccoli, crede non ci sia niente di male nel fotografare o filmare con il cellulare una persona senza chiederle il permesso. «Il quadro che emerge dall’indagine, dichiara Antonio Longo, Presidente del Movimento Difesa del Cittadino, è a tinte contrastanti: da una parte ci tranquillizza sull’uso che i nostri ragazzi fanno del cellulare, dall’altro evidenzia una sempre più crescente “solitudine” dei bambini, che vengono dotati da genitori di cellulare, Ipod, videogiochi, senza che si guardi all’uso che ne fanno. Gli adulti si liberano sempre più dei bambini e li consolano di disattenzione consegnando loro la nuova “coperta di Linus”, il cellulare. I ragazzi si chiudono dietro le cuffie dell’IPOD e del cellulare isolandosi da chi gli sta attorno e proiettandosi in un mondo spesso irreale. Dobbiamo recuperare la dimensione della presenza fisica dei genitori, dei nonni, dei fratelli, senza demonizzare le nuove tecnologie ma anche senza usare queste per lavarci la coscienza”». tuale sono protesi che non servono a muovere i muscoli, ma la mente: si può parlare di protesi di sostituzione di regole di comportamento, la cui introduzione avrebbe imposto una precisa rieducazione degli adolescenti». Così per l’uso eccessivo di Internet, «contrario alla socialità intesa come relazione», per cui l’atteggiamento si trasforma in «una forma di “autismo digitale” dove alle persone si sostituisce la loro immagine virtuale». Il cellulare: la coperta di Linus Secondo una prima indagine sull’uso dei cellulari da parte di bambini e adolescenti (2° Rapporto sui consumi dei minori del Movimento Difesa del Cittadino MDC Dipartimento Junior, presentato a Milano), risulta che l’84% dei bambini possiede un cellulare. Si tratta di bambini sempre più soli che cercano in questo modo di colmare l’assenza dei genitori, molti dei quali trovano in videogiochi e pc una “giustificazione” al sempre minor tempo che dedicano ai loro figli. Questa indagine è stata effettuata dal Movimento Difesa del Cittadino, che ha sottoposto un questionario di 35 domande a 2.693 studenti di età compresa tra gli 8 e i 15 anni. Secondo i dati del Rapporto, riportati da La Stampa, «ben l’84% degli studenti tra gli 8 e i 15 anni possiede un cellulare tutto suo, basti pensare che il primo telefonino arriva già all’età di 9/10 anni per ben la metà degli intervistati. I piccoli consumatori lo usano soprattutto per essere sempre rintracciabili dai genitori (46,6%), per comunicare cose utili (25,8%) o per essere sempre in contatto con gli amici (21,1%). Lo portano sempre addosso, soprattutto in tasca (76,6%), ma ritengono opportuno tenerlo spento a scuola (71%) o in chiesa (68%), perché potrebbe disturbare o semplicemente per rispetto (57%). Scelgono il cellulare sulla base dell’ultimo modello uscito sul mercato o quello visto nelle pubblicità oppure quello posseduto dall’amico (42,7%) e spendono mensilmente non più di 10 euro (51,9%), superando difficilmente i 20 euro (il 10,1% spende tra i 20 e i 30 euro). Quasi i 3/4 degli intervistati (74%) ha affermato di seguire gli spot che reclamizzano i telefonini, di questi il 44% proprio per informarsi su modelli e piani tariffari. Un’altra spesa che i ragazzi talvolta fanno con il telefonino è chiamare o mandare SMS per dare il loro voto in un programma televisivo. Ma il rischio maggiore (capitato una o più volte al 41,3% dei piccoli consumatori) è quello di chiamare un numero per poi ritrovarsi abbonati a un servizio di download di loghi e suonerie, per altro piuttosto costoso, senza averlo richiesto e senza riuscire a eliminarlo. 19 A V V E N I Sabato 13 dicembre: Inaugurazione dei parrocchiali con il Sindaco di Osimo Dino Latini locali Domenica 14 dicembre: Festa degli anniversari di matrimonio Martedì 6 gennaio: Festa dell'Epifania - Recita dei bambini. Domenica 21 dicembre: Ritiro coro e gruppo famiglie Domenica 14 gennaio: Festa di S. Antonio abate con benedizione degli animali Domenica 11 dicembre: S. Messa cantata con i cori “Santa Cecilia” di Corridonia, diretta da Alessandro Pucci, e della Basilica di San Nicola di Tolentino, diretta da Andrea Carradori, in occasione del primo anniversario dell’istituzione regolare della Santa Messa, con il Messale del Beato Giovanni XXIII; all’Organo Simone Baiocchi 20 I M E N T I Lunedì 23 Martedì 24 febbraio: Adorazione del SS. Sacramento con la Confraternita del SS. Sacramento Domenica 15 febbraio: Conviviale fraterno al Centro Sociale Martedì 24 febbraio: Festa di Carnevale all’oratorio Sabato 21 febbraio: Benedizione del laboratorio del Covo Ogni venerdì di Quaresima: Via Crucis dei bambini Domenica 22 febbraio: Ritiro gruppo mariano M.I.M. 21 Domenica 29 marzo: S. Messa celebrata da P. André Maria Fernandes Gomes FI Adorazione al SS. Sacramento davanti al Santo Sepolcro Allestimento Dino Catena Domenica 05 aprile: Conferenza sul comunismo tenuta alle Acli dal professor Matteo D’Amico Venerdì Santo: adorazione della Santa Croce Sabato santo: Ora della Madre, Veglia Pasquale Domenica Pasqua di Risurrezione: S. Messa in Rito Antico in Terzo TRIDUO PASQUALE Giovedì santo: S. Messa in Coena Domini con lavanda dei piedi 22 Pellegrinaggi Domenica 15 marzo: Pellegrinaggio della Parrocchia Santa Maria di Nazareth, Roma Martedì 7 aprile: Pellegrinaggio dalla Parrocchia di Staffolo, Ancona Mercoledì 15 aprile: Pellegrinaggio emigranti marchigiani del Liburgo in Belgio Battesimi della Parrocchia 18 gennaio 2009: Marziani Leonardo 21 febbraio 2009: Marinelli Agnese 22 febbraio 2009: Giraldi Stefano 08 marzo 2009: 29 marzo 2009: 12 aprile 2009: Donzelli Leonardo Santinelli Sofia Compagnucci Martina Defunti della Parrocchia Nello Sampaolesi Deceduto il 10 febbraio 2009 Giuseppe Ferramondo Deceduto il 02 marzo 2009 Arduina Principi Deceduta il 10 marzo 2009 Iolanda Sasso Deceduta il 15 marzo 2009 I nomi dei benefattori che, dall’ultimo numero dell’ECO, nella loro generosità, hanno contribuito alla grande spesa di ristrutturazione dei locali parrocchiali Euro 40: Franco Pirani Euro 50: Anna Marini, Mirco Gallina, Marino Vescovo Euro 60: Fam. Antonio Iaconeta, Italo - Faustina Galassi, Fam. Dino Quercetti Euro 100: Fam. Giovanni Ulisse, Fam. Ninno de Santis Euro 120: Fam. Dino Catena, Fam. Reginaldo Pagliarecci, Fam. Aldo Pagliarecci, Fam. Giuseppe Cecconi, Q.A.D., Gianfranco Foglia Euro 150: Anna Grottini Euro 320: Anonimi 23 LA PIA PRATICA DEI NOVE PRIMI VENERDÌ DEL MESE Il Signore chiese a S. Margherita Maria Alacoque che la conoscenza e l’amore del suo Cuore si diffondessero nel mondo, come fiamma divina, per riaccendere la carità che languiva nel cuore di molti. Una volta il Signore, mostrandole il Cuore e lamentandosi delle ingratitudini degli uomini, le chiese che in riparazione si frequentasse la Santa Comunione, specialmente nel Primo Venerdì d’ogni mese. Spirito di amore e di riparazione, ecco l’anima di questa Comunione mensile: di amore che cerca di contraccambiare l’ineffabile amore del Cuore divino verso di noi; di riparazione per le freddezze, le ingratitudini, il disprezzo con cui gli uomini ripagano tanto amore. Moltissime anime abbracciano questa pratica della Santa Comunione nel Primo Venerdì del mese per il fatto che, tra le promesse che Gesù fece a S. Margherita, vi è quella con la quale Egli assicurava la penitenza finale (cioè la salvezza dell’anima) a chi per nove mesi consecutivi, nel Primo Venerdì, si fosse unito a Lui nella Santa Comunione. LE PROMESSE DI NOSTRO SIGNORE PER I DEVOTI DEL SUO SACRO CUORE Gesù, apparendo a S. Margherita Maria Alacoque e mostrandole il suo Cuore, splendente come il sole di fulgidissima luce, fece le seguenti promesse per i suoi devoti: 1. Io darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato 2. Metterò e conserverò la pace nelle loro famiglie 3. Li consolerò in tutte le loro pene 4. Sarò loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte 5. Spanderò copiose benedizioni su di ogni loro impresa 6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l’oceano infinito della misericordia 7. Le anime tiepide si infervoreranno 8. Le anime fervorose giungeranno in breve tempo a grande perfezione 9. La mia benedizione poserà anche sulle case dove sarà esposta ed onorata l’immagine del mio Cuore 10. Ai sacerdoti io darò la grazia di commuovere i cuori più induriti 11. Le persone che propagheranno questa devozione, avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non ne sarà cancellato mai. 12. A tutti quelli che, per nove mesi consecutivi, si comunicheranno al primo venerdì d’ogni mese, io prometto la grazia della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i Santi Sacramenti (se necessari) ed il mio Cuore sarà loro sicuro asilo in quel momento estremo. La dodicesima promessa è detta “grande”, perché rivela la divina misericordia del Sacro Cuore verso l’umanità. Queste promesse fatte da Gesù sono state autenticate dall’autorità della Chiesa, in modo che ogni cristiano può credere con sicurezza alla fedeltà del Signore che vuole tutti salvi, anche i peccatori. CONDIZIONI NECESSARIE: 1. Accostarsi alla Comunione. La Comunione va fatta bene, cioè in grazia di Dio; quindi, se si è in peccato mortale, bisogna premettere la confessione. 2. Per nove mesi consecutivi. Quindi chi avesse incominciato le Comunioni e poi per dimenticanza, malattia,ecc. ne avesse tralasciata anche una sola, deve incominciare da capo. 3. Ogni primo venerdì del mese. La pia pratica si può iniziare in qualsiasi mese dell’anno. ALCUNI DUBBI: SE, DOPO FATTI I NOVE PRIMI VENERDÌ CON LE DEBITE DISPOSIZIONI, UNO CADESSE IN PECCATO MORTALE, E POI MORISSE ALL’IMPROVVISO, COME POTREBBE SALVARSI? Gesù ha promesso, senza eccezione alcuna, la grazia della penitenza finale a tutti coloro che avranno fatto bene la Santa Comunione nel primo venerdì di ogni mese per nove mesi consecutivi; quindi si deve credere che, nell’eccesso della sua misericordia, Gesù dia a quel peccatore moribondo, la grazia di emettere un atto di contrizione perfetta, prima di morire. CHI FACESSE LE NOVE COMUNIONI CON L’INTENZIONE DI PROSEGUIRE POI PIÙ TRANQUILLAMENTE A PECCARE, POTREBBE SPERARE IN QUESTA GRANDE PROMESSA DEL SACRO CUORE DI GESÙ? No di certo, anzi commetterebbe tanti sacrilegi, perché accostandosi ai Santi Sacramenti, è necessario avere la ferma risoluzione di lasciare il peccato. Un conto è il timore di tornare ad offendere Dio, e altro la malizia e l’intenzione di seguitare a peccare.