Farò con te ciò che la primavera fa con i ciliegi 1 “Farò con te ciò che la primavera fa con i ciliegi”, così termina una poesia d’amore, tra quelle contenute in questo libretto, prendendo a prestito un verso di un autore contemporaneo. Parole di un carcerato che pensa alla sua amata, ma anche eco della promessa di Dio verso tutti coloro che attendono riscatto, vita nuova, risurrezione. E’ il cuore dell’annuncio di ogni Giubileo. E’ anche il nostro augurio per fratelli e sorelle che vivono nella detenzione e per ciascuno di noi: che avvenga alla vita di tutti ciò che accade ai ciliegi a primavera! Diocesi di Parma Consulta pastorale per la scuola 2006 – anno giubilare per i 900 anni della Cattedrale 2 Una città invisibile Un piccolo racconto per bambini1 insegna cosa significa rendere invisibile una persona: basta non ascoltarla. Può ridere, piangere, spaventarsi o anche urlare, ma nessuno se ne accorgerà, resta invisibile. Esiste una gabbia più stretta? Dare attenzione a una persona, allora, è come restituirgli il suo corpo e la sua voce: una possibilità di vita e tutti hanno diritto di vivere. Ma la terribile sorpresa è capire quanto svanisce e si distrugge chi non riesce più ad ascoltare nessuno. Se ai nostri figli insegniamo volentieri una storia come questa, meno volentieri raccontiamo loro che a Parma ci sono ancora persone invisibili, uomini e donne a cui nessuno presta attenzione: camminano per le nostre strade e abitano nei nostri condomini. Ancora più difficile diventa spiegare che esiste un vero e proprio paese dentro la città, dove vivono in locali strettissimi molti uomini: sono in carcere e scontano una pena perché hanno violato la legge, hanno compiuto azioni cattive per se stessi e per la società. Sono rinchiusi per imparare di nuovo come si vive insieme agli altri, hanno bisogno di una rieducazione. Chi li ricorda? "Io non sono brutto, vero?" chiedeva spaventato un bimbo di due anni e mezzo mentre la mamma lo sgridava per aver fatto una cosa brutta. Chi di noi in coscienza gli avrebbe risposto di sì? Quale sguardo e quali gesti aiutano i bambini e i giovani a salvarsi da comportamenti oggettivamente riprovevoli e inaccettabili? Educazione e rieducazione: piccoli e grandi, molto diversi certo, ma tutti bisognosi di un amore più grande dei propri risultati. Un annuncio sorprendente quello del Giubileo della Chiesa: si celebra il perdono perché l'amore precede sempre, non mette condizioni, non si risparmia. "Mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi… Ora, a stento si trova chi è disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso noi 1 Il bambino che imparò ad ascoltare il vento, in: Le favole che fanno crescere, volume I, Ed. Erickson. 3 perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi"(Romani 5, 6-8). Prima i volti, i nomi, le storie… poi le idee, i progetti, i commenti su una delle realtà più difficili e complesse: il carcere. Qualcuno ha raccolto con molto rispetto le parole di alcuni abitanti di questa città che noi abbiamo reso invisibile, costruendo muri di indifferenza e disattenzione, muri che sarebbero una cinta di difesa della società rispettabile dal male sociale. Abbiamo spostato e rinchiuso questo male in molti modi, perché siamo una comunità che ne rimane in fondo ancora schiacciata e sconfitta: chi si fa carico di una vera rieducazione dei carcerati? Pochissimi, ma qualcuno c'è e ha chiesto loro di parlare e raccontare, perché pronto ad ascoltarli in prima persona. La carità più grande, la prima carità di cui tutti abbiamo bisogno: la carità di poter comunicare noi stessi ed essere visibili, scoprendo che anche solo per questo la vita ha un grande significato. Un regalo sovrabbondante e inatteso questa attenzione che qualche insegnante o volontario porta nel carcere; anche le risposte a questa cura sono altrettanto belle e sorprendenti ("Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date", Matteo 10,8). Molta speranza nasce dalle parole, anche quando sono cariche di grande dolore e angoscia, una speranza che infrange finalmente i muri dell'indifferenza più crudele, quell'indifferenza capace di disgregare e distruggere chi rimane solo. "I carcerati soffrono a livello fisico, psicologico, cognitivo…" riferisce qualcuno che li conosce da tempo. Questa non è la legge, non è la giustizia, non è la pena prevista, non è la condanna del giudice, non è certo la presunta rieducazione utile alla società; troppi di loro tornano a delinquere quando escono. Perché? Allora ascoltiamo la voce di qualche carcerato, ringraziando coloro che hanno raccolto i loro scritti e non dimenticando tutti i prigionieri che ancora non hanno abbastanza speranza per voler dire qualcosa. Leggiamo e ascoltiamo, perché Dio ci doni la grazia di non svanire dentro il nostro cuore di pietra. 4 La gabbia Porte cancelli grate ramate luci di sole spezzate per i muri adornati di stipetti per i pochi oggetti. Risvegli senza sentieri studiati per essere forzati come lo sguardo: bastioni, un prato verde mai sfiorato. Silenzi rotti, rumori di chiavi, battiti su battiti, ferro con ferro la finestra tamburella le grate non sono limate ma vengono controllate. Scricchiola un osso, mi sono mosso sposto la sedia sul tavolo c’è inedia. Un lavabo una lama da barba un’igienica tazza per la gente pazza. Lo specchio guarda il capello bianco il tempo è fermo, ma non si è fermato mani testa piedi sono sempre più pigri. Il fumo delle sigarette affolla l’inutilità decolla. Tutte le ore la televisione grida una edizione l’ubriaco una strana canzone. Un linguaggio da giocatori di carte echeggia da un cancello all’altro, null’altro. Qualche corridoio, qualche aula culturale l’apparenza è normale. la chiave del blindato suona la notte. Luci e oscurità la vita è tutta qua tra il cemento e il tormento. La punizione non si ferma un momento. 5 L’amore del Paese Sono i miei ricordi: sono i tuoi occhi i miei cari ricordi. Sei il più dolce amore che ho avuto nella vita. Anche se sei lontana quanto un polo dall’altro sei sempre vicino a me!! Come è vicino il battito del tuo cuore alla mia tristezza e al mio desiderio. Nei pochi sorrisi nei mille sguardi ti trovo amore mio. Quando ti vedo è un momento dolce fra i miei giorni amari che hanno il colore dell’esilio. Disegno i tuoi occhi sul mio quaderno: due perle tristi che annegano nel mare delle lacrime. E il mio cuore è una vela di pianto nel mare di questa tristezza. Per te sola le mie dolci poesie scrivo io che sono venuto a questa vita per amarti. Ti amerò e non fallirò in questo amore seppur lontano. Dormirò minuti contati per pensarti, amerò l’energia che mi aiuta ad ingannarmi ma per te scriverò solo sincere poesie. 6 Così come sei Io non scriverò mai mille poesie per un tuo sguardo a te chiedo soltanto di essere ciò che sei così come si aspetta l’alba ricordati quando stanco d’amore ti penserò ancora una volta. Io non mi stancherò mai di dirti che sono stanco per te. Tieni sempre presente nel tuo cuore che farò con te ciò che la primavera fa con i ciliegi. 7 Sempre più rari sono i momenti durante i quali l’anima si apre. Siamo chiusi ma esposti a tutti i venti non sembriamo più uomini ma capre. I gesti regolati da volontà fuori di noi: questo ci rende come dei castrati pur se non siamo marchiati come buoi. Si prova a stare con la testa eretta a conservare un poco di fierezza Ma questa condizione ci sta stretta facendoci sentire una schifezza. Impercettibilmente si riduce la statura morale di noi stessi e questa grigia vita ci conduce a somigliare sempre più a dei fessi. Che fare allora per non essere vinti? estraniarsi? sfuggire alla realtà? oppure cercare Dio? Essere convinti che prima o poi tutto finirà? Dovremmo uscire con più forza e grinta con la mente più viva e fantasiosa perché non può di certo essere vinta un’anima che crede in qualche cosa. Che fare allora? Restare a galla? Non lo so, ma continuo a cavalcare sopra ‘sto gramo mondo fatto a palla non mi resta null’altro ormai da fare. 8 L’autunno Qualche ciuffo d’erba appassita. Qualche luce di stella smarrita. Qualche voce di gente svanita Qualche lacrima muta davanti alla griglia infreddolita. Questo mi resta nelle notti della mia vita. 9 La neve Qualche sguardo fugace. È pallido tutto intorno. Scintilla la luce dei bastioni incoronati di neve libera e bianca fragile e bella. Come sei deliziosa diletta. Per i comignoli senza focolare s’innalza voltola urta sbalza e si spezza come i desideri che van urtar contro .la porta 10 La luna Bianca luna. Tutto è freddo. Tutto è buio. Tu sei la luce e il calore. Un muro, di tristezza e solitudine, ci circonda. Ecco ti vedo. Sei apparsa per baciarmi. Come sei calda e deliziosa, adorata. Un lume vagheggia in una notte che forse non verrà. Ritorno nella buia realtà. 11 La realtà Un’ape che ronza intorno alla grata. Sto meditando, sono presente a me stesso. Valuto la mia debolezza, la limitatezza d’essere umano: un giardiniere della terra! Non temevo Dio, né il presente! Il presente è Dio nella gioia terrena: gli insetti ronzanti, la compensazione degli animali, le acque dei torrenti, il profumo dei fiori, la solidità della terra, gli alberi da frutto, l’ombra dei monti, gli astri celesti e il mistero che ci circonda! Svanisce il ronzio, uno sguardo! Solo ferro e nudo cemento. 12 La notte Freddo fiore smarrito. Splende su di te la candida luna. Ecco ti vedo, sei nudo e triste. Un brivido percorre il tuo stelo. Come sei fragile e delicato. Incede il duro autunno. Se la saggezza non ti raccoglie, finirai per sfiorire. 13 La notte Passi alti e lenti. Tremito di chiavi. Il blindato sbatte. Il cuore sussulta celato dalla cella. La branda da ore intorpidisce il corpo. Gli occhi vigilano la morte sveglia. Le onde della tivù i fragori dei bagni uccidono pensieri, ricordi. La notte è come tre giorni. Avanti e indietro un passo, di scarponi per il corridoio, ormai spento e seccato col lume della torcia dallo spioncino controlla il respiro. L’alba è lontana. La mente è stanca. Le palpebre si socchiudono. Scatta la serratura. Risveglio, risveglio, il giorno vuoto va verso la nuova notte. 14 Tramonto Da quando non vedo un tramonto? da troppo, da tanto… già sento d’aver chiuso il conto, …desidero il vento. sospinto dal tempo arrogante mi sento già vinto. perciò son perdente? Sono pronto, non ho perso niente! …Soltanto un tramonto. 15 Il dubbio del bacio Ma poi cos’è il bacio? Un giuramento fatto, un patto più preciso, una confessione da sigillare, un apostrofo rosa messo fra le parole “t’amo” detto sulla bocca? Per me un bacio è un istante d’infinito che ha il fruscio di un’ape tra le piante, per poter respirare un po’ di cuore dell’altro, e un assaporarsi l’anima a fior di labbra!! 16 Mendico il tuo amore Un sorriso di gioia si diffuse nel cielo quando vestita di stracci prese il mio cuore e lo mandò a mendicare per le strade. Il mio cuore andò di porta in porta, e molte volte quando la sua ciotola fu piena venne a derubarlo. Alla fine della lunga giornata giunsi alla porta del tuo palazzo sollevando la misera ciotola. Tu scendesti a prenderlo per mano e lo facesti sedere accanto a te, sul trono! 17 Sogno proibito Non posso fare altro che sognare sognare di stare sulla riva del mare e aspettare con te il ritorno dell’onda che ci bagna. Essere accarezzati dai raggi del sole e aspettare il vento che ci asciuga la salsedine sui nostri corpi nudi. Sussurrarti che sono innamorato di te, ma resterà per sempre il mio sogno proibito. 18 Libertà Quando dal buio il tuo cuore spalancherà le ali per bere tutta la luce del mondo volando libero ed alto come un grifo volgi ogni tanto gli occhi al recente passato per gustare più a fondo l’ineffabile sapore dell’aria. 19 Scuola a scacchi: cammino di luce Primo giorno di scuola, impatto suadente, affascinante il tema della seconda giovinezza fatta di ferrosi scacchi di infelicità. Scuola sul pianeta dei ghettizzati, dei perdenti. Scuola sull’isola dell’afflizione e dei valori grigi e tristi. Scuola di improvviso risveglio, scuola dalle lunghe braccia che mi avvinghiano a te calda, dolce ed olezzante di libertà. Troppo bella… Non mi sento più un escluso e ora che i miei occhi ti hanno ritrovata il mio cuore ha rimpianto quel momento che ti ho abbandonata, di quel giorno ormai lontano ove ti scambiai per quel pantano. Adesso ti ho ritrovata e col tuo aiuto e col tuo amore in me rifiorirà senz’altro un futuro migliore. 20 Verità Verità, verità gridava lo strillone grosse novità da oggi: si vende a etti e a chili ce n’è per tutti i gusti. La gente si azzuffa per poterne comprare pochi grammi perché essa è cara infatti è formata e a volte costruita con le lacrime ed il sangue e allora pur di comprarla si accetta anche tagliata, gonfiata, riciclata. È come la droga e sarà la droga del futuro: i suoi costruttori saranno padroni del mondo. 21 LA CASA SUL LAGO … accettare senza capire è possibile? Quando cominciammo a passare i fine settimana sul lago, eravamo molto giovani e con pochi soldi. I parenti di lei ci concedevano l’uso di una villetta in una conca boscosa, a circa un chilometro dallo specchio d’acqua. Io avevo orari di lavoro strani, perciò spesso non arrivavamo che dopo la mezzanotte del venerdì. Ma se non c’erano troppe zanzare, facevamo una nuotata sotto la luna e poi ci riposavamo con la schiena contro un albero, bevendo del vino bianco gelato e parlando del nostro futuro. Un’estate comprai una barca a motore d’occasione, con cui costeggiavamo la riva, ammirando le ville affacciate e chiedendoci come ci si doveva sentire a possederne una così. Lei era pessimista: erano cose troppo care, che non avremmo mai potuto permetterci. Passarono gli anni. Nacquero due bambini e non andammo più nella villetta: i suoi parenti l’avevano venduta. Poi ebbi fortuna nel lavoro e guadagnai molto denaro: più di quanto avrei mai sognato di possedere, e ricordando quei fine settimana, tornammo sul lago e comprammo una casa di legni di cedro. Era bellissima, circondata da grandi alberi secolari e il terreno scendeva dolcemente fino ad una piccola spiaggia. Era tutto perfetto e non immaginavamo che le estati fossero così belle. A me piaceva andare a pescare il mattino presto e lei dormiva finché la svegliavano gli uccelli: allora chiamava i bambini, preparava la colazione e mangiava con loro. Facemmo amicizia con gli animali del bosco e con un picchio, ospite del nostro albero più grande; con i contadini del luogo che ci rifornivano di tante cose buone. 22 Il momento più bello della giornata era il crepuscolo. Lei amava i tramonti. Si fermava sempre quando arrivavano e cercava la mia mano per guardare insieme il sole che calava, cambiando il colore del lago: da blu a porpora, da argento a nero. Una sera le scrissi una poesiola: “Il sole scivola giù come una lacrima d’oro un altro giorno un altro giorno se ne è andato” Mi disse che era triste, ma che le piaceva. Quello che non le piaceva era il vento che annunciava l’arrivo dell’autunno, nonostante i suoi bei colori e le serate davanti al caminetto. Lei era una persona estiva: adorava il sole. In novembre riponevamo la barca, toglievamo l’amaca, chiudevamo tutto e tornavamo in città. Lei sospirava sempre quando partivamo da quel lago; poi, quando finalmente arrivava la primavera, appena avuta notizia che il lago non era più ghiacciato, tornavamo lì, di nuovo felici. Ogni estate sembrava più bella delle precedenti e i tramonti più spettacolari, più preziosi. Poi un fine settimana andai da solo a chiudere la casa per l’inverno. Lavorai in fretta, cercando di non pensare che una certa sedia era la “sua” preferita, che l’amaca era stata il “suo” regalo di Natale, che la casa sul lago era stata il mio regalo per lei. Ma non lavorai abbastanza in fretta, perché al tramonto ero ancora lì. Quel tramonto sembrava una grande esplosione di arancione, proprio quello che lei amava di più. Ci provai, ma non potei guardarlo da solo: non attraverso le lacrime. 23 Allora gli voltai le spalle, andai dentro casa, tirai le tende, chiusi la porta e corsi via. In seguito esposi sul davanti il cartello “vendesi”: forse la casa sarebbe piaciuta ad una coppia che amava guardare i tramonti in silenzio. Ci speravo proprio. Lei morì nell’inverno del 1969: aveva solo 29 anni, io 31. I bambini vennero allevati dai parenti di lei che si stabilirono all’estero, oltre oceano. Non ne ho saputo più nulla. Finii presto “in disgrazia alla fortuna e agli occhi degli uomini”. Sono in prigione dal 1992: piaccia a Colui che forse è, di non permettere che io muoia qui dentro… 24 Libertà Non hai forma né colore, né sapore, Tu sei forte come il vento e semini virtù e saggezza. La tua trasparenza è come l’aria che nessun colore può sporcarla! Sradichi gli alberi regnanti sulla terra e racchiudi gli alberi ribelli in una cella. Respirerò il tuo polline per trovarti, libertà. 25 A te che sei libero Se tu conoscessi il mistero immenso della detenzione se tu potessi sentire e vedere quello che io vedo e sento, soffocato, umiliato, annientato. Rifletteresti prima di sbagliare amico mio. Io non ho riflettuto e sto pagando. E penso ai miei cari soffocati, umiliati, annientati. Incolpevoli. 26 A volte pensiamo che “dentro” il carcere ci sia il peggio dell’umanità; ascoltando le parole raccolte in questo libretto scopriamo invece ben altra cosa: un’umanità viva e profonda. Desideri entrare in dialogo con chi le ha scritte? Puoi farlo con un messaggio, una lettera, un disegno, una poesia, un racconto… Invia a: Progetto “Farò con te ciò che la primavera fa con i ciliegi”, c/o Ufficio scuola della Diocesi di Parma, P.za Duomo 1, 43100 Parma. Ci sarà chi consegnerà per te le tue parole. 27 Il disegno di copertina è di Chiara Gaibazzi ed è stato pubblicato sul settimanale diocesano “Vita Nuova” il 3.9.2004 28