Recensioni teatrali | Teatro.Persinsala.it
Tessa
Granato
marzo 2, 2016
È andato in scena al Giglio di Lucca un disitillato del dramma
scritto nel 1903, riproposto in versione contemporanea – con
intermezzi rock and roll, ma un importante battito
sentimentale.
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Ecco come trasformare la Madame Butterfly di Puccini in una
performance di 50 minuti – attraente e significativa sia per un pubblico di
bambini, che per una platea adulta. Un’armonia non facile da trovare, fino
a convogliare forma e sostanza, invenzioni sceniche e musica lirica, con un
punto di vista mobile e trasversale su più stili e generi – che è poi il punto
focale della ricerca del collettivo Kinkaleri. Un collettivo che non si pone
limiti, esplora nuove tecniche e, in questo caso, le sperimenta con i
bambini, la cui reazione è stupore e accoglienza mentale. Forse qualcuno
di loro si ricorderà per sempre di questa Butterfly vista al Giglio di Lucca
una mattina del 1° marzo, e da grande potrebbe a sua volta realizzarne
una propria versione.
Convince, e non poco, l’idea di suddividere lo spazio sul palco con un
rotolo di nastro adesivo bianco, disegnando prima la casa di Cio-Cio-San e
Pinkerton e poi il giardino zen – nel tentativo di restituire cioè quella tipica
stilizzazione giapponese, che subito appare folgorante.
Aggiunge una prospettiva innovativa l’uso di una telecamera zenitale, con
cui le azioni sono riprese e proiettate sullo sfondo, in uno sdoppiamento
dei piani visivi, dal verticale all’orizzontale e viceversa. Questo permette di
sfruttare al massimo l’arte corporea e plastica del movimento (che,
peraltro, il danzatore conosce bene). Trovata insolita, che dà vita e una
sensazione stimolante sia per il pubblico che per gli attori, in una rifrazione
distorta del sé.
Salpiamo quindi in acque esotiche insieme al bravissimo Marco Mazzoni,
figura neutra e narratore, che si fa a sua volta personaggio, grazie
all’utilizzo di maschere in stile cartoon, quasi però a risuonare
quell’universo di maschere utilizzate proprio nel teatro tradizionale del No.
La narrazione è ricreata con un’atmosfera festosa e danzante all’inizio, per
poi spezzarsi in qualcosa di diverso, che il cambio luci sottolinea con
violenza, ovvero l’atto del potere colonialista e dell’egoismo maschile da
parte dello straniero, il marito, sulla innocente Butterfly, abbandonata, e
privata dell’unico figlio. Non solo la recitazione poetica delle parole del
libretto, ma anche – e soprattutto – l’alternanza di registri caratterizza
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Tessa
Granato
marzo 2, 2016
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Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro del Giglio
Piazza del Giglio, Lucca
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questa crezione: da quello aulico dato dal canto dell’interprete lirica a
quello iconico e simbolico del gesto, dalla relazione con il pubblico che
richiama una tradizione clownesca a momenti solo verbali, fino al piacere
delle immagini proiettate sullo schermo.
Kinkaleri ha provocato l’intelligente e felice rinascita di una Butterfly, dalla
crisalide al palco. Ma c’è troppa primavera per questa farfalla ferita, c’è
troppa luce per lei, e la lama di una spada le trafigge l’esile corpo. Finale
importante (forse pedagogico) per i bambini che hanno assisitito allo
spettacolo, e che forse saranno adulti migliori di alcuni dei personaggi
pucciniani.
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Butterfly
liberamente tratto dalla Madame Butterfly di Giacomo Puccini
adattamento e regia Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco
con Yanmei Yang e Marco Mazzoni
produzione Kinkaleri
in collaborazione con Teatro Metastasio Stabile della Toscana,
Fondazione Toscana Spettacolo
con il sostegno di Regione Toscana, Mibact
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