Con il Patrocinio di Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano Lunedì, 19 gennaio 2015 – ore 21.00 SERIE «A» 2014/2015 Pianista PIOTR ANDERSZEWSKI __________________________________ JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 – 1750) Ouverture in stile francese in si minore BWV 831 Ouverture; Courante; Gavotte I; Gavotte II (re maggiore); Passepied I; Passepied II; Sarabande; Bourrée I; Bourrée II; Gigue; Echo ROBERT SCHUMANN (1810 – 1856) Novelletta n. 8 “Sehr lebhaft” (Molto vivace) in re maggiore op. 21 KAROL SZYMANOWSKI (1882 – 1937) Metopes. Tre poemi per pianoforte op. 29 (1915) L’Ile des Sirènes; Calypso; Nausicaa JOHANN SEBASTIAN BACH Suite inglese n.6 in re minore BWV 811 Prélude. Allegro; Allemande; Courante; Sarabande; Double; Gavotte I; Gavotte II (re maggiore); Gigue Si ringrazia La Leggenda PIOTR ANDERSZEWSKI Ha dato récitals al Barbican Centre e alla Royal Festival Hall di Londra, al Konzerthaus di Vienna, al Carnegie Hall di New York, al Marinskij di San Pietroburgo e alla Herkulessaal di Monaco di Baviera. Ha suonato con Berliner Philharmoniker, le Orchestre Sinfoniche di Boston, Chicago e Londra, Orchestra di Filadelfia e Royal Concertgebouworkest; con Scottish Chamber Orchestra, Sinfonia Varsovia e Kammerphilharmonie Bremen ha dato concerti come direttore/solista. Il suo primo cd - le Variazioni Diabelli di Beethoven - ha ricevuto premi fra cui Choc du Monde de la Musique ed ECHO Preis. Ha inciso le Partite n. 1, 3 e 6 di Bach e un CD dedicato a Chopin. L’affinità con la musica del compatriota Szymanowski è testimoniata da un CD di composizioni per pianoforte solo premiato con il Classic FM Gramophone Award nel 2006, come miglior disco strumentale. La più recente incisione dedicata a Schumann (2010), ha ottenuto l’ECHO Klassik Award 2011 e due BBC Music Magazine Awards nel 2012, compreso quello per il disco dell’anno. Particolarmente apprezzato per intensità e originalità delle interpretazioni, Anderszewski ha ricevuto numerosi riconoscimenti nel corso della carriera, compreso il Premio Gilmore, assegnato ogni 4 anni a un pianista di straordinario talento. É stato anche protagonista di due film di Bruno Monsaingeon (celebri i suoi documentari su Gould e Richter). Il primo Piotr Anderszewski suona le Variazioni Diabelli (2001) esplora il rapporto particolare che Anderszewski ha con l’op.120 di Beethoven. Il secondo Piotr Anderszewski, viaggiatore inquieto (2008) è un non comune ritratto di artista, che illustra le riflessioni di Anderszeswki sulla musica, sul far musica e sulle sue radici polacco-ungheresi. Un terzo film, che documenta le sue interpretazioni dedicate a Schumann, è stato trasmesso per la prima volta nel 2010. Ha curato un progetto dedicato a Szymanowski, da lui presentato a Carnegie Hall e Wigmore Hall e per Serate Musicali - Milano. Nell’attuale stagione concerti con: London Symphony, NHK Orchestra e Wiener Symphoniker, oltre a una “residenza” presso l’Orchestra di Bamberg; inoltre recitals con il baritono Matthias Goerne a Vienna, Berlino e Londra. Nota di passaggio “Scoperto” per l’Italia da “Serate Musicali”, esse sono liete di aver contribuito alla sua leggenda. Ospite per la XVI volta di “SM” (‘97, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009, 2010) per le quali ha suonato in vesti e ruoli diversi (Chopin, Szymanowski, Beethoven, Mozart, etc…). Ieri tentato dal suono angelicato di Michelangeli (detto «Ciro»), oggi? Chi é oggi P.A.? È egli disposto a ripetersi o rassomigliarsi sera per sera, come una Sarah Bernard? Ne dubitiamo. La sua inquietudine gli impedisce di essere un Pico della Mirandola o un cattedratico della tastiera, o una Sarah Bernard rediviva, ch’essa dorma nel suo marmo perenne. Noi, tentati dalla malinconia (quale malinconia? dirà taluno; non forse quella che Francesco Papa assegna al Maligno tentatore?), riandiamo agli anni leggendari della Polonia di Leschetitzki-Paderewski-Friedman. Leschetitzki, ch’ebbe genio e mogli a volontà e più allievi geniali di Liszt, Paderewski, la “Prima lama di Polonia” e Presidente della Polonia, Friedman, il più grande e il più misconosciuto. I tre riuniti nell’eterno patto: «Per Chopin» E Friedman non ha dubbi: in eterno Chopin é l’Arbiter Elegantiarum. Ma oggi l’Arbiter Elegantiarum non é P.A.? A lui chiediamo notizie di Chopin, perché assente dal programma? Ma P.A. si astiene da ogni chopinismo, dovevamo saperlo. Chopin é già troppo violato. Così pensa, con Gide. «Castità della musica» direbbe Parente il crociano. Ma noi? Noi non ci diamo pace. «Noch ist Polen nicht verloren» diceva mia nonna Smidovitc. Noch ist Polen nicht verloren, ripetiamo e intendiamo: non é ancor morta la Polonia di Leschetitzki-Paderewski-Friedman, se é viva la Polonia ideale di Piotr der Pole. Accanto a lui é Szimanowski, consigliere fidato e devoto. (H.F) SI RACCOMANDA DI SPEGNERE I TELEFONI CELLULARI É VIETATO REGISTRARE SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELL’ARTISTA E DELL’ORGANIZZAZIONE JOHANN SEBASTIAN BACH - Ouverture in stile francese in si minore BWV 831 Se nel Concerto italiano il «riferimento» stilistico-strutturale di Bach era stato il concerto solistico vivaldiano, nell'Ouverture secondo la maniera francese il modello compositivo va ricercato nella Suite per orchestra, che ai tempi di Bach comprendeva un’ampia pagina introduttiva, spesso caratterizzata da una scrittura polifonico-imitativa, cui faceva seguito una serie di musiche d’intrattenimento, ovvero danze e piccoli brani di fantasia. Nell’Ouverture francese il discorso musicale si fa estremamente complesso e la tecnica cembalistica si arricchisce di straordinari contributi: lo stile generale dell'opera, dominato da grandi contrasti, è al contempo orchestrale e solistico; lo spirito tipicamente francese della composizione è poi riscontrabile nell’abbondante ornamentazione, nei frequenti ritmi puntati, nella stilizzazione del carattere coreografico della musica. La normale successione di danze nelle suite bachiane prevede un’Allemanda, cui segue una corrente, una sarabanda e una giga, a volte con inserimenti di altre danze fra Sarabanda e Giga (Minuetto, Bourrée, Gavotta, etc.). Nell’Ouverture francese manca l’Allemanda e alla Corrente fanno seguito due Gavotte e due Passepied, mentre dopo la Sarabanda troviamo due Bourrée. La Suite viene conclusa poi da un Echo. L’Ouverture introduttiva è, come voleva la tradizione, tripartita: due sezioni in tempo lento inquadrano un’ampia fuga centrale a quattro voci. Il contrasto è molto netto: l’incedere solenne e pomposo della sezione lenta, al quale contribuiscono il caratteristico ritmo puntato, i numerosi abbellimenti e gli ampi accordi spezzati, agisce da detonatore per la straordinaria energia ritmica della fuga, il cui impulso vitale, garantito dal continuum di semicrome, non cessa che alla ripresa della sezione lenta. Le Danze che seguono l'Ouverture osservano tutte un identico schema formale bipartito, con percorsi armonico-tonali sempre uguali (tonica dominante e ritorno o minoremaggiore e ritorno); basterà qui sottolineare allora il diverso carattere delle varie danze che compongono la Suite. La Courante è una danza in ritmo ternario, elegante e leggera, dal movimento non rapido (si danza scivolando sui piedi); la Gavotte successiva è invece in ritmo binario, dal carattere gaio ma dall'andamento moderato e ha la caratteristica di cominciare in levare, ossia sul tempo debole della battuta. Il Passepied è una danza svelta e leggera, dal movimento molto vivace e dal ritmo ternario composto (3/8 o 6/8); danza grave e solenne per eccellenza, la Sarabande è invece il corrispettivo del movimento lento della Sonata, essendo costituita in sostanza da un Adagio in tempo ternario, con leggero accento sul secondo tempo di ogni battuta. La Bourrée, originaria della regione francese dell'Auvergne, è una danza rustica che si distingue dalla Gavotta per il suo carattere aspro e quasi brutale e per il suo movimento più rapido. Il ritmo è binario e l’inizio sempre in battere, ossia sul tempo forte della battuta. La Gigue era anticamente una sorta di valzer, del quale ha conservato il ritmo ternario senza mutuarne però il caratteristico accompagnamento. In Bach assume un movimento molto vivace e spigliato, col caratteristico tempo composto (6/8 o 12/8). L’Echo finale non è una danza, ma era già stato utilizzato da Bach all’interno di un’opera giovanile, una Suite in si bemolle maggiore per clavicembalo, con effetti realmente mutuati dall’eco della natura (ripetizione piano e con effetto di lontananza di un inciso musicale presentato in forte). Qui però l’eco viene idealizzata: le «risposte» agli incisi musicali non sono più letterali, ma libere (ad accordi ascendenti piano «risponde» una scala ascendente forte, etc.). ROBERT SCHUMANN - Novelletta n.8 “Sehr lebhaft” in re maggiore op. 21 «Come sono stato felice nei giorni scorsi, giovane, leggero... In queste ultime tre settimane ho composto una quantità spaventosa di musica, di scherzi, di storie di Egmont, di scene di famiglia con genitori, un matrimonio: insomma, come vedi, tutte le cose più desiderabili! Ho chiamato il tutto Novelletten perché il tuo nome è Clara come quello della Novello e perché Wiecketten purtroppo non suonava così bene!». Questa lettera di Schumann a Clara Wieck, scritta il 6 febbraio 1838 in quel tono insieme scherzoso e appassionato che lo distingueva, rivela lo stato d’animo da cui nacquero le Otto Novelletten op.21, uno dei frutti più maturi e straordinariamente densi del pianismo schumanniano. L’amore per Clara, seppure ancora aspramente contrastato e coperto nel titolo con curiosa metafora (e chissà che il fantasma della bella cantante che furoreggiava a Lipsia non abbia ingelosito Clara), avvampava in quel tempo più forte che mai, dettando a Schumann piene meravigliose di musica. «La musica affluiva in me» - egli scriveva; «cantavo continuamente mentre componevo e quasi tutto è venuto a meraviglia. Ora gioco con le forme...». Che questo gioco con le forme avvenisse in mezzo a uno slancio e a un ottimismo perfino insoliti, evidentemente ispirati dalla presenza di Clara, è dimostrato dal veemente lirismo e dalla fondamentale unitarietà di questi otto pezzi, tutti in modo maggiore e tutti ruotanti attorno alla tonalità di re maggiore, che appare in ben cinque brani. Tutta la parte centrale delle Novellette (dalla quarta alla sesta compresa) rappresenta il sogno animato di una festa di nozze, con brindisi e balli. E volendo continuare sulla falsariga di un immaginario programma, immagine appena sbiadita della tensione compositiva che pulsa in queste pagine e si realizza nella musica, ecco che la compostezza un po’ inquieta e venata di nostalgia della settima Novelletta potrebbe significare l’improvvisa, straniata percezione di un’assenza: quella della sposa. Colei apparirà, Stimme aus der Ferne («voce che viene da lontano», così la didascalia), soltanto verso la fine dell’ottava Novelletta, dopo i sussurri e i sorrisi dei due Trii, sotto forma di una semplice melodia, un motto che fra breve assumerà forma completa e si disegnerà con nitidezza. Clara, naturalmente, trionfante e circonfusa di luce: attorno a lei tutto si ravviva, mentre la festa riprende, con una intimità più piena, conducendo fino alle soglie dell'estasi. KAROL SZYMANOWSKI - Metopes. Tre Poemi per pianoforte op. 29 (1915) Fu in seguito al suo soggiorno in Sicilia che Szymanowski concepì nel 1915 Metopy (Metopes op.29). Il titolo generale deriva dagli elementi ornamentali dell’architettura antica (le metope sono i bassorilievi che ornano lo spazio del frontone situato tra due colonne) e ciascun brano illustra un luogo o un personaggio dell’Odissea. Il primo è tratto dal 12° Canto in cui si narra che Ulisse obbliga i compagni a legarlo all’albero della nave per poter ascoltare il canto delle Sirene. Ma, ascoltando bene, si ha che l’autore è più attratto dall’elemento acquatico che non dall’eco del canto tentatore. Poi le figure delle Sirene si animano di una febbre dionisiaca. Infine l’attenzione ritorna sull’elemento azzurro, l’infinito marino. Il secondo numero s’ispira alla Ninfa Calipso, che vanamente tenta di trattenere l’Eroe. È il Canto Quinto dell’Odissea. L’inizio, segnato da accordi paralleli in successione, rimanda alla tavolozza di Debussy. L’ultima scena s’ispira al Sesto Canto: Ulisse è destato da Nausicaa, Figlia di Alcinoo, che gioca sulla spiaggia con le ancelle e differisce dagli episodi precedenti, quasi che, dopo il trionfo degli elementi della mitologia, celebrasse il ritorno agli umani, all’universo che meglio conosciamo. Il ritmo danzante lascia intendere qui una ricerca dell’elemento popolare, intrecciato di brevi passaggi di virtuosismo. Un episodio segna il parossismo dell’ebbrezza, dopo di che, una Cadenza brillante fa strada verso la conclusione. Tre sono i periodi che si vogliono evocare nella produzione di Szymanowski: il romantico, l’impressionista, il popolare. Una gran parte delle pagine pianistiche cade nel II periodo. L’elemento impressionista ed esotico si accentua coi suoi viaggi (dal 1910 al 1914) in Italia, Africa del Nord, Egitto. L’influenza su di lui, già di Strauss e Reger, si sposta su Scriabin e Debussy. Di qui i due Trittici: Mètopes (1915) e Masques (1916). Il terzo periodo nell’opera di Szymanowski avrà inizio nel 1920 e col ritorno al folklore polacco. Szymanowski fu figura centrale per il rinnovamento della musica polacca, non solo nell’ambito della musica per il pianoforte e tra il 1927 e il 1933 fu Direttore del Conservatorio di Varsavia. In qualche modo è tra gli epigoni (pochi) di Chopin (anche attraverso Scriabin). Tuttora poco noto è Szymanowski: il giovane Anderszewski è oggi il suo PROFETA! JOHANN SEBASTIAN BACH - Suite inglese n.6 in re minore BWV 811 Bach scrisse due raccolte di Suites per clavicembalo, sei per ciascuna raccolta, che vanno rispettivamente sotto i nomi di “francesi” e di “inglesi”. Per quanto riguarda la datazione, certe considerazioni di natura stilistica inducono a supporre che le Sei Suites inglesi furono composte a Köthen fra il 1715 e il 1721. Ma, dal momento che il manoscritto autografo non ci è pervenuto, non siamo in grado, attraverso l'esame della carta e dell'inchiostro, di essere più precisi. La Sesta Suite in re minore BWV 811 è un ciclo di danze stilizzate che un predecessore di Bach, Johann Jakob Froberger, aveva nel 1693 fissato in una tipologia-standard: Allemanda, Corrente, Sarabanda, Giga. Tedesca l’Allemanda, francese la Corrente, spagnola la Sarabanda, inglese la Giga. Quattro danze - tutti conoscono la valenza simbolica del numero quattro - e quattro nazioni. Quali che fossero le intenzioni del Froberger, è chiaro che, sebbene fosse stato allievo di Frescobaldi, bandì dalla Suitetipo le danze italiane che ne avevano fatto parte in precedenza, dalla Bergamasca alla Pavana alla Gagliarda al Passamezzo, che non rientrarono neppure nelle scelte opzionali. Oltre alle quattro danze canoniche restava infatti aperta per il compositore la possibilità di aggiungerne una o più altre. La scelta si orientava il più delle volte sul Minuetto o sulla Gavotta o sulla Bourrée, più raramente sul Passepied o sulla Polonaise. Insomma, chi la faceva da padrone era in questo caso la Francia. Nella Suite inglese n. 6 l’opzione esercitata è quella della Gavotta con il suo “alternativo”: Gavotta I, Gavotta II, Gavotta I. Graziosissima la Gavotta I, più che graziosissima la Gavotta II, costruita al modo della Musetta, cioè del pezzo per cornamusa (della Gavotta II si ricordò Schönberg nella Musetta della Suite op. 25). Nell’Ottocento, quando di norma non si eseguivano per intero in concerto le Suites di Bach, le due Gavotte, come pezzi staccati, ottennero molto favore: ne abbiamo un’esecuzione in disco, ed è una delle prime testimonianze sonore di come venisse allora pensata la musica di Bach, del pianista boemo Alfred Grünfeld (1852-1924). PROSSIMI CONCERTI Giovedì 22 gennaio 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio) (Valido per A+F; A; A1; COMBINATA 1; ORFEO 1) Violinista LEONIDAS KAVAKOS – Pianista ENRICO PACE F. POULENC Sonata per violino e pianoforte - G. FAURÉ Sonata n. 1 - I. STRAVINSKY DivertimentoF. SCHUBERT Sonata per violino e pianoforte ("Duo" o "Grand Duo") in la maggiore op. 162, D 574 Biglietti: Intero € 25,00 - Ridotto € 20,00 Domenica 25 gennaio 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio) (Valido per A+F; A; A2; COMBINATA 2; ORFEO 2) Violinista GIL SHAHAM J. S. BACH Partita n. 3 in mi maggiore BWV 1006; Sonata n. 2 in la minore BWV 1003 – W. BOLCOM Suite n.2 - a part of the suite - J. S. BACH Partita n. 2 in re minore BWV 1004 Biglietti: Intero € 30,00 – Ridotto € 25,00 Lunedì 26 gennaio 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio) (Valido per A+F; A; A1; COMBINATA 1; ORFEO 1) ORCHESTRA DEL CONSERVATORIO NICOLINI DI PIACENZA- Dir. FABRIZIO DORSI – Vl. FRANCESCO DE ANGELIS – Voce recitante QUIRINO PRINCIPE G. ROSSINI “Signor Bruschino” – Ouverture - G. NICOLINI Concerto per violino e orchestra in si bemolle maggiore; Concerto per violino e orchestra in re maggiore (I esec. in tempi moderni a Milano) - I giocattoli di Wolfgang Melologo di Quirino Principe sulla musica di L. MOZART Cassatio ex G (mit der “Kindersinfonie”). (I esecuzione a Milano) Biglietti: Intero € 25,00 - Ridotto € 20,00 INFORMIAMO CHE ALLA BIGLIETTERIA SERALE DEL CONSERVATORIO SONO DISPONIBILI, PER IL PUBBLICO DI “SERATE MUSICALI”, I BUONI SOSTA PER IL PARCHEGGIO DI VIA MASCAGNI. ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI» 2022001122013/2014ICALI» Presidente Onorario Valeria Bonfante Hans Fazzari Isabella Bossi Fedrigotti *** Roberto Fedi Soci Fondatori Ugo Friedmann Carla Biancardi Camilla Guarneri Franco Cesa Bianchi Vincenzo Jorio Giuseppe Ferreri Lucia Lodigiani Emilia Lodigiani Mario Lodigiani Enrico Lodigiani Paolo Lodigiani Luisa Longhi Maria Candida Morosini Stefania Montani Rainera e Mario Morpurgo Gianfelice Rocca G.B. 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