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Sei febbraio
di
Giuseppe Piatti
Scende la neve…e un solo sentimento
mi rimane attaccato ai capelli e al cuore.
La malinconia, che non è la tristezza e
neanche la nostalgia.
La malinconia prevede un passato da
ricordare, un volto, quasi sempre è tipica
dell’amore.
La malinconia è però di chi è già cresciuto,
ha già compiuto con l’aiuto del tempo e
della vita semplice di ogni giorno un piccolo cammino almeno… E’ un sentimento
nobile, sicuramente struggente, ma non
doloroso, non prepotente, non cattivo.
E’ una sensazione diversa per i pochi che
questo cammino non lo possono fare ne
ora ne’ mai.
Oggi sentivo questa compagna di viaggio,
mentre camminavo sulla neve e la sentivo
sulla testa… non dentro ma sopra per la
neve sicuramente ma forse per altro che
non so dire.
Non era legata, ne’ a un volto, ne’ a una
storia, ne’ a una situazione passata che mi
piaceva ricordare… perchè a volte è compagna proprio perchè è legata, che ne so
a mio padre e a quando sciavamo insieme,
oppure a Roberto saggio e adulto, già a
tredici anni, forse perchè sarebbe morto
in montagna troppo presto in giovane
età... e si allenava a lanciare messaggi da
leader… o a un’amante che ho incontrato
e che ho respinto come si fa con le automobili al luna park negli autoscontri.
Non era legata a niente, e me la sentivo
entrare e la parte che amavo e che ora
odio di me che è la sensibilità la faceva
penetrare sempre più profondamente e
mi impediva di difendermi e di scacciarla.
E allora si fanno i conti con lei: il cuore
abbassa il ritmo dei battiti, il passo diviene più felpato, quasi sollevato da terra, gli
occhi guardano ma non vedono, le mani
come quasi tutto il corpo diventano più
calde anche se è freddo, anzi, come oggi
freddissimo… si percepisce ogni piccolo
movimento, l’udito è ottuso, quasi a
riposo, proprio perchè gli altri organi
sono vigili e quasi al massimo. Ma queste
sono sensazioni fisiche, in fondo piacevoli
e quasi gradite se non fosse che accompagnano il pensiero che non puoi imbrogliare, perchè sei tu e lui solo è capace di
non farti scappare da quello che eri, da
quello che erano i tuoi sogni, da quello
che sono diventati.
Ma senza cattiveria e senza fini altri che
renderti consapevole, testimone consapevole della tua vita attuale.
Ma allora la malinconia è dolorosa? Certo
che no. Solo e’ invadente e ti strugge, non
ti distrugge, lascia al tuo libero arbitrio
farlo.
Gli insensibili godono della nostalgia e
ne ripetono le suggestioni accendendo il
fuoco d’inverno, guardando le stelle,
nuotando nel plancton , magari nell’ocea-
no. Si comportano da vivi , quando
invece a me sembrano puzzare per la
putrefazione.
A me e’ toccato di godere della malinconia sapendo che ogni volta, lei , sentimento nobile ed esigente, mi avvicina
alla morte.
Oggi sotto questa neve di febbraio un
passo importante e’ stato fatto.
Un uomo malinconico dimentica qualunque cosa, è forte nel sopportare di non
dormire quasi mai, ma soprattutto trova
qualunque trucco per imbrogliarla.. o
almeno ci prova.
Cerca di precederla autodistruggendosi,
disubbidisce, allontana il bello e ricorda
quel bello, allontana le fanciulle ricordandosi quella donna, e non ha altri sentimenti che possano contaminare quello
prevalente.
E dunque se non è perfetto questo stato,
perchè unico, certo e sicuro nei suoi
effetti finali quale altro lo può o potrà
mai essere?
Per finire posso dire che non ha pretese di
memoria, perchè essere ricordati morti è
usuale per mio padre , Roberto, le persone
normali e per loro è essenziale il ricordo
di piccoli gesti vissuti solo perchè tu li
tramandassi,
No la mia malinconia , io lo so, mi
accompagna nel turbamento della natura
perchè la sconvolge, la interrompe e
dunque perchè pretenderne memoria?
I vivi rimuoveranno in fretta il poco
clamore che hai provocato in una vita
sufficientemente lunga per essere misera
cosa.
Questo libretto è stato stampato
nel mese di aprile 2010 in venti copie
presso la Tipografia Compositori di Bologna
Copia N.
Copertina originale di
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Sei febbraio di Giuseppe Piatti