magazine I I I I I I I I I I 62 Interviste: Arnaldo Pomodoro I I I I I I I I I I Arnaldo Pomodoro Arnaldo Pomodoro il più grande scultore contemporaneo italiano. Nasce a Morciano di Romagna, il 23 giugno 1926. Molto noto ed apprezzato anche all'estero, le sue opere adornano città importanti come Pesaro, Roma, Milano, Tivoli, Torino, Terni, Copenaghen, Brisbane, Dublino, Los Angeles, oltre a figurare al Mills College in California, nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, nei maggiori musei mondiali nonché al Cremlino e all'ONU. La coerenza nell'associazione delle strutture interne alla monumentalità esteriore delle opere di grandi dimensioni dà vita all'opera di Pomodoro. Egli ha la facoltà di "generare" il reale e di farlo in forme nuove, in forme che vanno oltre l'ovvietà dell'apparente e del conosciuto per raggiungere nuovi accenti di poesia e di vita. » Arnaldo Pomodoro is Italy’s most famous contemporary sculptor. Born in Morciano di Romagna on June 23rd, 1926, he’s well known and appreciated abroad with works found in major cities like Pesaro, Rome, Milan, Tivoli, Turin, Terni, Copenhagen, Brisbane, Dublin and Los Angeles. Other works can be found at Mills College in California, in the Court of the Pigna at the Vatican Museums, in various other museums worldwide, as well as at the Kremlin and the UN. The consistency with which the internal structures are combined with the large monumental exteriors of his works, brings Pomodoro’s art to life. He has the power to “create” that which is real, and to do so in new ways… ways that go beyond the obviousness of that which is known and apparent, achieving new inflections of poetry and life. 63 magazine I I I I I I I I I I Come e quando nasce il suo amore per l’arte? Da ragazzo pensavo di diventare architetto, ma per necessità ho iniziato, subito dopo le superiori, a lavorare al Genio Civile di Pesaro. Presto, però, ho capito che i miei interessi si spostavano sull’arte. Andavo di frequente alla biblioteca di Pesaro e curiosavo un pò dappertutto. Trovai un libretto su Paul Klee e cominciai a disegnare, rielaborando le sue idee e le sue immagini. Proprio da Klee ho forse tratto il “segno” stilistico per cui tutti mi riconoscono. Fu così che scoprii la tecnica delle forme negative, che ho usato più tardi nelle fusioni dei miei piccoli bassorilievi. E’ a questo punto che cominciai a provare interesse per la scultura. How and when did your love for art come about? As a boy, I thought about becoming an architect. But, immediately after high school, out of necessity, I began working at the Civil Engineering Office in Pesaro. Soon, however, I realized that my interests were graduating towards art. I frequently went to the library of Pesaro and browsed through a bit of everything. I found a book on Paul Klee and I began to draw, re-elaborating his ideas and his images. In fact, it was from Klee’s works that I obtained the style for which I am so widely recognized. That was how I discovered the technique of negative forms, which I later used for casting my small bas-reliefs. It was at this point that I began taking an interest in sculpture. 64 Cos’è per lei la scultura? Come la definirebbe? Penso che la scultura sia la realizzazione di un “proprio” spazio dentro, lo spazio maggiore dove si vive o ci si muove. Per capire la scultura il nodo sta proprio qui: come entrare nello spazio, come cambiarlo? La vera lezione ce l'hanno data i costruttivisti: in una stanza la scultura può occupare un angolo e una ragnatela di fili tesi può essere scultura a tuttotondo, oppure, all'esterno, la scultura diventa il modo di mutare il senso di una piazza e inventare uno spazio per la dimensione urbana. A cosa o a chi si ispirano le sue creazioni? A volte l’idea mi viene dai ricordi e dalle suggestioni raccolte nei miei viaggi, in Egitto, in Turchia, nello Yemen… Altre volte l’opera nasce su commissione: in questo caso studio ogni aspetto del luogo in cui essa deve essere collocata, poi eseguo delle prove dimensionali con rilievi e sagome. Così è avvenuto, per esempio, con la Sfera con sfera realizzata per il cortile della Pigna dei Musei Vaticani, che ha richiesto un approfondito lavoro sulle sue proporzioni in relazione sia con la Pigna bronzea, sia con la scala michelangiolesca, sia soprattutto con lo spazio perfetto del cortile. Sappiamo che per le sue opere predilige il bronzo, soprattutto per le sue particolari sfere celebri in tutto il mondo. Da cosa deriva la scelta di questo materiale per le sue opere? Il bronzo –che preferisco lucido e non patinato– è il materiale più congeniale al mio linguaggio artistico, quello che meglio esprime i contrasti propri delle mie sculture. Il mio modo di lavorare che riprende il metodo classico della fusione a cera persa e la particolare cura nell’esecuzione contengono in sé la tradizionale capacità inventiva e lavorativa dell’artigiano. What does sculpture represent for you? How would you define it? I think that sculpture is the creation of “your own” internal space, the greater space in which you live, or in which you move. That’s the trick to understanding sculpture: figuring out how to enter the space and how to change it. The real lesson was provided by the constructivists: in a room, a sculpture can occupy a corner and a web of taut strings can be sculpture in the round. Outside, on the other hand, sculpture becomes a way of altering the meaning of a square and creating a space for the urban dimension. Who or what are your creations inspired by? Sometimes an idea will come from my memories and from certain impressions I’ve had while travelling in Egypt, Turkey or Yemen... Other times the works are commissioned: in this case, I study every aspect of the place in which it will be positioned, then I carry out dimensional tests with measurements and shapes. For example, that’s how I designed Sphere within sphere for the Court of the Pigna at the Vatican Museums, which required Interviste: Arnaldo Pomodoro I I I I I I I I I I Novecento, 2000-2002 bronzo, 21 x ø 7 m Roma, piazzale Pier Luigi Nervi (Foto Carlo Orsi) Sfera con sfera, 1989-1990 bronzo, ø 400 cm Città del Vaticano, Musei Vaticani, Cortile della Pigna (Foto di Carlo Orsi) Nella sua arte domina un rigoroso "spirito geometrico". Qual è il linguaggio che vuole far esprimere alle sue opere? Quando ho iniziato la ricerca sui solidi della geometria era perché volevo investigare l’interno di una forma. Nel 1960 al MoMA di New York, la visione delle opere di Brancusi mi ha fatto riflettere sul valore della scultura astratta. Attraverso vari passaggi, egli arriva ad una sintesi formale assoluta. Di fronte alla perfezione ideale di Brancusi a me è venuta una forte tensione, un bisogno di scavare entro le forme geometriche per scoprirne i fermenti interni, il mistero che vi è racchiuso, la vitalità che vi è compressa. Nel mio lavoro si sente molto anche la memoria del passato: ho avuto sempre una grande attenzione per tutti i segni misteriosi e astratti delle scritture arcaiche ed anche per la semplicità delle rappresentazioni primitive della figura umana. Credo che le mie opere esprimano una sensazione ambivalente di rispetto per il passato e di ammirazione per la tecnologia e per il progresso, inteso come aspirazione a nuove scoperte e conoscenze. L'autorevolezza e l'importanza di un artista come lei da cosa derivano? Penso che la forza dell’arte dipenda dalla capacità di interpretare e sintetizzare il proprio tempo e, a volte, persino, di anticiparne le tensioni e le dinamiche. Nel mio lavoro ho cercato di rendere “forma” artistica la nostra situazione umana in un mondo complesso e caotico come quello in cui oggi viviamo e ho condiviso tante iniziative e battaglie culturali. Nella sua lunga e prestigiosa carriera, si è dedicato anche alle scenografie teatrali, realizzando gli allestimenti per grandi spettacoli, tra i quali Semiramide di Gioacchino Rossini al Teatro dell'Opera di Roma. Quali sono per lei le differenze e le similitudini che ci sono tra scultura e teatro? L’esperienza teatrale mi ha aperto nuovi orizzonti, mi ha incoraggiato e persino ispirato a sperimentare nuovi approcci e nuove idee per le sculture di grandi dimensioni. In alcuni progetti scenici, soprattutto nel caso di testi classici, ho realizzato grandi macchine spettacolari (le quattro forme del mito, l’obelisco di Cleopatra, il portale dell’Edipo….) da cui poi ho tratto vere e proprie sculture. In altri casi ho preso lo spunto da progetti di sculture non realizzate. in-depth work on the proportions in relation to the Bronze Pine-cone, Michelangelo’s stairs and, above all, the courtyard’s perfect spaces. We know that you prefer bronze for your works, above all for your famous spheres found all over the world. Why do you choose this particular material for your works? Bronze – which I prefer glossy and uncoated – is the most congenial material for my artistic language. It’s that which best expresses the contrasts of my sculptures. My way of working, which echoes the classic method of lost wax casting, combined with the special attention paid to the creation of the work itself, together embody the traditional skills and ingenuity of the craftsman. Your art is dominated by a strict “geometric spirit”. What is the message that you want your works to convey? When I began researching solid geometric forms, it was because I wanted to investigate the interiors of the shapes. At New York’s MoMA, in 1960, Brancusi’s works made me reflect on the value of abstract sculpture. Through several steps, he arrives at a complete formal synthesis. Brancusi’s ideal perfection energized me with the desire to dig within the geometrical shapes to discover their internal turmoil, the mystery and vitality that are enclosed and compressed within. In the course of my work, I also come into close contact with memories of the past: I have always paid a great deal of attention to the mysterious and abstract symbols of archaic writings, as well as to the simplicity of primitive representations of the human figure. I think my works express an ambivalent feeling of respect for the past, as well as an admiration for technology and progress, which can be understood as enthusiasm for new discoveries and knowledge. What are your distinction and conviction derived from? I think that the power of art depends on the ability to interpret and synthesize one’s own time and, sometimes, to even anticipate tensions and dynamics. In my work, I have always tried to give artistic “form” to the human situation in a complex and chaotic world like that in which we live today, and I have participated in many cultural initiatives and battles. Throughout your long and distinguished career, you have also dedicated 65 magazine I I I I I I I I I I In questa pagina: Rive dei Mari, 2007 fiberglass, 2,80 x 43 m Anacapri, Capri Hotel Palace (Foto Ermanno Casasco) 66 Nella pagina a fianco, in basso a sinistra: Arco per Tivoli, 2007 bronzo e acciaio inox, 7 x 14 x 2 m Tivoli, Piazza Garibaldi (Foto Nino Lo Duca); Cippo I, 1983-1984 bronzo patinato, 230 x 112 x 40 cm; Cippo II, 1983-1984 bronzo, 282 x 79 x 35 cm (Foto di Carlo Orsi) La sua lunga carriera è stata riconosciuta e premiata per la prima volta a San Paolo, Brasile, nel 1963, al quale seguirono numerosi altri premi tra cui il Praemium Imperiale dalla Japan Art Association per la scultura. Ad oggi c’è un premio che ancora non ha ricevuto e che vorrebbe ricevere? Ogni volta che ho ricevuto un premio ho provato una grande emozione, perché sentivo aumentare la mia responsabilità etica e intellettuale e la consapevolezza che il cammino di un artista non permette arresti né pause. Ora, nell’età in cui mi ritrovo, pensare a un altro premio, confesso, mi procura un certo imbarazzo, quasi fosse una forma di consacrazione definitiva, mentre il mio desiderio è continuare il cammino artistico con la voglia costante di ricercare e sperimentare… Per conoscere al meglio il personaggio Arnaldo Pomodoro quali sono le passioni, oltre l’arte, che accompagnano la sua vita? I viaggi e le letture. Ho cominciato a leggere, adolescente, nel clima culturale autarchico dell'Italia fascista. Ricordo che tra gli sfollati arrivò nel mio paese una signora con tantissimi libri. Sono entrato così in contatto con un mondo nuovo e ho conosciuto gli scrittori americani pubblicati nella collana di Pavese e Vittorini per le edizioni Einaudi, che mi offrivano una via di fuga dal grigiore opprimente del regime e hanno rap- time to set design for the theatre and for major shows, including Gioacchino Rossini’s Semiramide at Rome’s Teatro dell'Opera. For you, what are the differences and similarities between sculpture and theatre? For me, the theatre experience has opened up new horizons. It has even encouraged and inspired me to experiment with new approaches and new ideas for large-scale sculptures. In certain set design projects, above all in the case of classical texts, I created large and spectacular machines (the four forms of the myth, the obelisk of Cleopatra, the portal of Oedipus, etc.), from which true sculptures were developed. In other cases I drew upon sculpture projects yet to be realized. Your lengthy career was acknowledged and awarded for the first time in Sao Paulo, Brazil, in 1963, after which you went on to receive numerous other awards, including the Praemium Imperiale for sculpture from the Japan Art Association. To date, is there any award that you still have not received and would like to receive? I have been thrilled each time that I’ve received an award, because I sensed an increase in my intellectual and ethical responsibility, as well as a greater awareness that an artist’s progress does not allow for breaks or pauses. Now, at my age, I admit that the thought of receiving another award, as if it were to be a definitive form of consecration, embarrasses me a little bit. My desire is to continue my artistic journey and to continue researching and experimenting... presentato per me l'incontro con la letteratura. Da allora ho continuato a leggere con passione, in ugual misura saggistica e narrativa, anche se i miei impegni di lavoro mi impediscono di farlo come realmente vorrei. Quanto ai molti viaggi che mi hanno portato in tanti luoghi diversi del mondo, devo dire che da essi ho sempre tratto elementi di esperienza e di conoscenza e stimoli per il mio lavoro: basti pensare ai Cippi e ai Papiri, realizzati dopo il mio primo viaggio in Egitto del 1982 o alle quattro Stele, nate dalla emozionante visione nello Yemen dei resti delle colonne del trono della misteriosa Regina di Saba. E da sempre sono affascinato dall’idea stessa del viaggio, come metafora della vita e tensione verso la scoperta del nuovo. E con il mare che rapporto ha? Vedo il mare con un misto di fascino, stupore e sconcerto. Esso racchiude un mondo bellissimo e misterioso e rigetta delle cose straordinarie, cariche di significato, le consuma, le trasforma; e talvolta ci regala “frammenti di storia”. Del resto la vita viene dall’acqua…. Di recente ho realizzato un’opera per il Capri Palace Hotel di Anacapri, intitolata “Rive dei mari”, che è un omaggio al mare. Si tratta di un rilievo in fiberglass con polvere di marmo bianco, lungo 43 metri per un’altezza di circa 3 che corre lungo il corridoio d’ingresso dell’albergo. Sul rilievo In order to get a better understanding of who Arnaldo Pomodoro is, can you tell us what other passions you have in your life, aside from art? Travelling and literature. I began reading, as an adolescent, in the cultural climate of fascist Italy. I remember a lady with a lot of books arriving in my town amongst the various evacuees. For me, this opened up a new world and allowed me to discover well-known American authors who had been published in the series of Pavese and Vittorini for the Einaudi editions, who offered me a means of escaping from the greyness of the oppressive regime. For me, they represent my first encounter with literature. Since then, I continued reading with passion, both fiction and non-fiction, even though my work engagements have sometimes prevented me from pursuing it as I would like. As for the numerous trips that I have taken to many different places throughout the world, I must say that they have always been a source of experience, knowledge and encouragement for my work: Just think of my works the Cippi (Pillars) and the Papiri (Papyri), which I did following my first trip to Egypt in 1982, or the four Stele, which were inspired by the remains of the columns from the throne of the mysterious Queen of Sheba, in Yemen. And I have always been fascinated by the idea of travel itself, as a metaphor for life and the excitement of discovering that which is new. And what kind of relationship do you have with the sea? I look to the sea with a mixture of fascination, wonder and bewilderment. Interviste: Arnaldo Pomodoro I I I I I I I I I I ho riportato sia la trama dell’osso di seppia, con la sua straordinaria valenza elementare e pura, sia elementi e segni che ricordano le conchiglie e i fossili, gli strumenti della pesca e i detriti lasciati dall’uomo: insomma, l'immaginario che ci viene dal mare, dal suo moto, dalla spiaggia e dallo scoglio. E io, che solo a pensare di essere in acqua mi sento soffocare, guardo il mare di Capri, e mi piacerebbe essere un pesce… It encompasses a beautiful and mysterious world, while rejecting extraordinary things that are full of meaning, consuming them and transforming them; and sometimes it offers us “fragments of history”. After all, life originates with water.... I recently completed a work for the Capri Palace Hotel in Anacapri, entitled “Rive dei Mari” (Shores of the Seas), which is a tribute to the sea itself. It’s a fibreglass relief with white marble powder, 43 meters long and about 3 metres high, running along the entrance corridor to the hotel. The relief contains a cuttlefish bone pattern, with its extraordinarily pure and elementary value, elements and signs reminiscent of shells and fossils, as well as fishing tools and other debris left by man: In short, the imagery evoked by the sea, by its motion, by its beaches and by its rocky outcroppings. And I, for whom the mere thought of being in the water is suffocating, look to the sea at Capri and dream of being a fish... Stele, I, II, III, IV, 1997-2000 fiberglass con polvere di ferro, 700 x 70 x 40 cm ognuna (Foto di Vaclav Sedy) 67