Santa Claus is coming to town…
di LAURA FANO
C’è una canzone natalizia americana, composta nel 1932 da Haven Gillespie e Fred Coots,
cantata per la prima volta in occasione del giorno del Ringraziamento del 1934 da Eddie Cantor
e resa poi celebre soprattutto dalle versioni di Perry Como e Bin Crosby che inizia così: “You
better watch out, You better not cry, better not pout, I'm telling you why, Santa Claus is coming
to town…”
Così, puntuale come ogni anno, lui sta arrivando in città. Padri, zii, ma soprattutto nonni: chi
non si è mai travestito da Babbo Natale, per far felici di bambini della famiglia? Nei panni di
Santa Claus
si sono calati anche moltissimi attori, come Tom Hanks e Leslie Nielsen.
Tutti i bambini lo sanno: Babbo Natale è un simpatico vecchietto vestito di bianco e rosso con
una lunga barba. Viene dal Polo Nord, è barbuto e in sovrappeso e la notte tra il 24 e il 25
dicembre porta i regali ai piccoli di tutto il mondo, viaggiando su una slitta magica trainata dalle
renne.
E’ indubbiamente più figo e potente di qualsiasi supereroe. Vi siete mai domandati come possa
riuscire ad arrivare in tempo nelle case di tutti i bambini del mondo per consegnare i regali?
Oppure come riesca a gestire il numero spaventoso di lettere che riceve ogni anno, ma
soprattutto come riesca a leggerle tutte in tempo? E’ incredibilmente più potente di Hulk,
tonnellate di giocattoli contenuti nella slitta;
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è più ricco di Batman
e
ha più aiutanti di tutti i supereroi messi insieme; gli
elfi lo aiutano a rispettare le scadenze ed
è perfino più veloce di Superman.
Ma la storia di questo amato personaggio del folklore è lunga e affascinante quasi come la sua
leggenda. Babbo Natale nasce sulle rive del Mediterraneo, si evolve nell’Europa del Nord e
assume la sua forma definitiva nel Nuovo Mondo, da dove poi si ridiffonde quasi in ogni parte
del globo.
In principio era san Nicola, un greco nato intorno al 280 d.C. che divenne vescovo di Mira,
cittadina romana del sud dell’Asia Minore, l’attuale Turchia. Nicola si guadagnò la reputazione
di fiero difensore della fede cristiana in tempi di persecuzioni e trascorse molti anni in prigione
finché, nel 313, Costantino emanò l’Editto di Milano che autorizzava il culto.
Morì a Mira, presumibilmente il 6 Dicembre dell’anno 343, e si narra che continuò a
compiere miracoli anche dopo questa data, a causa del gran numero di eventi prodigiosi
a lui imputati dopo la sua morte.
Le sue spoglie furono conservate a Mira fino al 1087. Quando Mira cadde in mano musulmana,
infatti, Venezia e Bari, essendo dirette rivali nei traffici commerciali con l’Oriente,
entrarono in competizione per il trafugamento delle reliquie del santo.
A seguito di
una spedizione del 1087, le spoglie di San Nicola giunsero a Bari, il 9 maggio di quello stesso
anno. Secondo la leggenda, le preziose reliquie furono depositate nel luogo in cui i buoi che
trainavano il carico della nave si fermarono di loro spontanea volontà, o forse spinti
dall’imprevedibile mano divina. Questo luogo, in verità, era la chiesa dei benedettini (oggi
chiesa di San Michele Arcangelo) custodita dall’abate Elia, che, successivamente, sarebbe
diventato vescovo di Bari. In seguito, venne edificata una nuova chiesa in onore di San Nicola,
nella cui cripta furono sepolte le sue spoglie.
Da allora San Nicola divenne patrono di Bari e le date del 6 dicembre (giorno della nascita del
santo) e del 9 maggio (giorno dell’arrivo a Bari delle sue spoglie) furono dichiarate festive per la
città.
Tuttavia, i Veneziani non si arresero e trovarono addirittura… un altro San Nicola! Durante la
crociata indetta nel 1095 da papa Urbano II, approdarono a Mira, dove qualcuno indicò loro il
sepolcro dal quale i Baresi avevano portato via le reliquie di San Nicola. Lì i veneziani
scoprirono che i loro rivali non avevano esplorato completamente il sepolcro, ma soltanto la
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zona in cui si trovava l’altare maggiore: fu in un ambiente secondario del sepolcro che i
Veneziani trovarono alcuni resti ossei che i Baresi non avevano prelevato e che vennero
trasportati nell’abbazia di San Nicolò del Lido. Così, venuti in possesso di queste nuove relique,
i veneziani annunciarono di aver trovato e salvato dagli “infedeli” le vere spoglie di San Nicola,
che venne proclamato anche protettore della flotta veneziana, la “Serenissima”, e di tutti i
marinai.
L’iconografia ha tramandato diverse sue immagini, ma nessuna somiglia troppo all’omone
allegro, sovrappeso e dalla barba bianca che oggi attribuiamo a Babbo Natale.
Molte professioni (ad esempio i marinai), città e intere nazioni lo adottarono e ancora lo
venerano come loro patrono. Ma perché diventò anche protettore dei bambini e mitico
dispensatore di doni?
La ragione sta soprattutto in due leggende che si diffusero in Europa intorno al 1200. La prima,
e più nota, racconta del giovane vescovo Nicola che salva tre ragazze dalla prostituzione
facendo recapitare in segreto tre sacchi d’oro al padre, che così può salvarsi dai debiti e fornire
una dote alle figlie. Nella seconda, Nicola entra in una locanda il cui proprietario ha ucciso tre
ragazzi, li ha fatti a pezzi e li ha messi sotto sale, servendone la carne agli ignari avventori.
Nicola non si limita a scoprire il delitto, ma resuscita anche le vittime.
Resta da spiegare come questo santo mediterraneo si sia spostato al Polo Nord e sia stato
associato al Natale. In realtà per molti secoli il culto di san Nicola – e la tradizione di fare regali
ai bambini - si continuò a celebrare il 6 dicembre, come avviene tuttora in diverse zone dell’Italia
del Nord e dell'arco alpino, fino in Germania. Col tempo al santo vennero attribuite alcune
caratteristiche tipiche di divinità pagane preesistenti, come il romano Saturno o il nordico Odino,
anch’essi spesso rappresentati come vecchi dalla barba bianca in grado di volare. San Nicola
era anche incaricato di sorvegliare i bambini perché facessero i buoni e dicessero le preghiere.
Ma la Riforma protestante, a partire dal Cinquecento, abolì il culto dei santi in gran parte
dell’Europa del Nord. A chi far portare allora i doni ai bambini? In molti casi il compito fu
attribuito a Gesù Bambino, e la data spostata dal 6 dicembre a Natale. Ma il piccolo Gesù non
sembra in grado di portare troppi regali, e soprattutto non può minacciare i bambini cattivi. Così
gli fu spesso affiancato un aiutante più forzuto, in grado anche di mettere paura”.
Nacquero così nel mondo germanico alcune figure a metà tra il folletto e il demone. Alcune,
come i Krampus servono da aiutanti dello stesso san Nicola; in altre il ricordo del santo
sopravvive nel nome, come Ru-klaus (Nicola il Rozzo), Aschenklas (Nicola di cenere) o
Pelznickel (Nicola il Peloso). Erano loro a garantire che i bambini facessero i buoni,
minacciando punizioni come frustate o rapimenti. Per quanto possa sembrare strano, anche da
questi personaggi nasce la figura dell’allegro vecchietto in slitta.
Gli immigrati nordeuropei portarono con sé queste leggende quando fondarono le prime
colonie nel Nuovo Mondo. Quelli olandesi, rimasti affezionati a san Nicola, diffusero il suo nome
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"Sinterklaas".
Ma nell’America delle origini il Natale era molto diverso da come lo consideriamo oggi. Nel
puritano New England era del tutto snobbato, mentre altrove era diventato una specie di festa
pagana dedicata soprattutto al massiccio consumo di alcol. Poi, nei primi decenni
dell’Ottocento, diversi poeti e scrittori cominciarono a impegnarsi per trasformare il Natale in
una festa di famiglia, recuperando anche la leggenda di San Nicola. Già in un libro del 1809,
Washington Irving immaginò un Nicola che passava sui tetti con il suo carro volante portando
regali ai bambini buoni; poi fu la volta di un libretto anonimo in versi, The Children’s Friend, con
la prima vera apparizione di Santa Claus, associato al Natale, ma privato di qualsiasi
caratteristica religiosa, e vestito nelle pellicce tipiche dei buffi portatori di doni germanici.
Solo verso la fine del secolo, grazie soprattutto alle illustrazioni di Thomas Nast, grande
disegnatore e vignettista politico, si impose la versione “standard": un adulto corpulento, vestito
di rosso con i bordi di pelliccia bianca, che parte dal Polo Nord con la sua slitta trainata da
renne e sta attento a come si comportano i bambini
Per marketing e restyling, però, San Nicola dovette aspettare gli americani: portato dagli
olandesi a Nieuw Amsterdam (New York) ancora con le fattezze del vescovo severo, ritornò da
Oltreoceano nella sua versione Coca Cola, ovvero come lo conosciamo noi. Allegro, con barba,
rubicondo, che viaggia nel cielo su una slitta trainata dalle renne. E vestito in rosso e bianco. È
così che apparve Santa Claus in una pubblicità della famosa bevanda nel 1931,
grazie alla penna dell'illustratore Haddon Sundblom, che mise insieme i ricordi di San Nicola e il
personaggio dello "spirito del Natale presente", descritto da Chales Dickens nel racconto
Canto di Natale
. Uno spirito con le fattezze di un signor grosso, panciuto, e vestito di verde. Con il rosso, una
grande maestria e il potere della nascente pubblicità il risultato fu deflagrante.
Una volta standardizzata, la figura di Santa Claus tornò in Europa in una sorta di migrazione
inversa, adottando nomi come Père Noel, Father Christmas o Babbo Natale e sostituendo un
po’ ovunque i vecchi portatori di doni. A diffonderla furono anche i soldati americani sbarcati
durante la Seconda mondiale, e l’allegro grassone finì per simboleggiare la generosità degli
USA nella ricostruzione dell’Europa occidentale.
La storia di Babbo Natale è dunque un intrecciarsi di leggende, culture e tradizioni europee
che hanno contribuito alla nascita di quello moderno che vive al Polo Nord dove i bambini di
tutto il mondo inviano le loro letterine.
Che sia Santa Claus o S. Nicola, vescovo di Mira o mitico abitante del Polo Nord, che importa?
Come dice la canzone: “Babbo Natale sta arrivando in città, faresti meglio a guardarti intorno,
faresti meglio a non piangere. Lui sa quando sei sveglio, lui sa se sei stato buono o cattivo.
Quindi sii buono, per carità!”
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