Prima San Nicola, poi una divinità pagana…infine Babbo Natale 1
Gelsomino del Guercio
Tutti i bambini lo sanno: Babbo Natale viene dal Polo Nord, è barbuto e
sovrappeso e la notte tra il 24 e il 25 dicembre porta i regali ai piccoli di tutto il mondo
viaggiando su una slitta trainata da renne. Ma la storia di questo amato personaggio del
folklore è lunga e affascinante quasi come la sua leggenda.
Babbo Natale nasce sulle rive del Mediterraneo, si evolve nell’Europa del Nord e
assume la sua forma definitiva (Santa Claus) nel Nuovo Mondo, da dove poi si
ridiffonde quasi in ogni parte del globo. Ma bisogna sapere che in principio è stato san
Nicola, ad ispirare la figura di Babbo Natale (Famiglia Cristiana, 7 dicembre).
Il Vescovo di Mira
Nicola era un greco nato intorno al 280 d.C. che divenne vescovo di Mira,
cittadina romana del sud dell’Asia Minore, l’attuale Turchia. Nicola si guadagnò la
reputazione di fiero difensore della fede cristiana in anni di persecuzioni e trascorse
molti anni in prigione finché, nel 313, Costantino emanò l’Editto di Milano che
autorizzava il culto.
L’iconografia ha tramandato diverse sue immagini, ma nessuna somiglia troppo
all’omone allegro, sovrappeso e dalla barba bianca che oggi attribuiamo a Babbo Natale.
Tanti miracoli
Dopo la morte (avvenuta il 6 di dicembre di un anno imprecisato alla metà del IV
secolo), la figura del santo divenne popolarissima in tutta la cristianità, grazie anche ai
tanti miracoli che gli furono attribuiti. Molte professioni (ad esempio i marinai), città e
intere nazioni lo adottarono e ancora lo venerano come loro patrono. Ma perché
diventò anche protettore dei bambini e mitico dispensatore di doni?
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Articolo pubblicato su Aleteia.
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La leggenda
La ragione, spiega Gerry Bowler, storico e autore del libro “Santa Claus: A
Biography”, sta soprattutto in due leggende che si diffusero in Europa intorno al 1200
(National Geographic, dicembre 2014).
Il dono dell’oro
Eccolo descritto nella versione che ne fornisce la Leggenda Aurea di Jacopo da
Varagine: “Un suo vicino, che aveva tre figlie ancora giovani, aveva deciso, a causa
dell’estrema povertà e nonostante la nobiltà del casato, di spingerle alla prostituzione,
per ricavare di che vivere da quello sconcio commercio. Il santo seppe la cosa, ne ebbe
orrore e, avvolto dell’oro in un panno, di notte, attraverso una finestra lo gettò in casa
del vicino e fuggì. La mattina, svegliandosi, il vicino trovò l’oro, rese grazie a Dio e con
quella cifra maritò la primogenita. Non molto tempo dopo il servo di Dio rifece la
stessa cosa. L’uomo trovò di nuovo l’oro e scoppiando di gioia e di gratitudine decise di
far di tutto per riuscire a sapere chi era che rimediava in quel modo alla sua povertà.
Dopo pochi giorni, raddoppiata la somma, Nicola gettò di nuovo il sacchetto dentro la
casa; l’uomo, svegliatosi dal rumore, si mise a inseguire Nicola che fuggiva, gridandogli:
“Fermati, fatti riconoscere!”. E, riuscito a raggiungerlo, riconobbe Nicola; subito si
gettò a terra e cercò di baciargli i piedi, ma Nicola non volle e anzi gli fece promettere
che non avrebbe mai rivelato la cosa a nessuno, per tutta la vita”.
Divinità barbute
Questa leggenda attecchì particolarmente nell’Europa centrale. In realtà per molti
secoli il culto di san Nicola – e la tradizione di fare regali ai bambini – si continuò a
celebrare il 6 dicembre, come avviene tuttora in diverse zone dell’Italia del Nord e
dell’arco alpino, fino in Germania. Col tempo al santo vennero attribuite alcune
caratteristiche tipiche di divinità pagane preesistenti, come il romano Saturno o il
nordico Odino, anch’essi spesso rappresentati come vecchi dalla barba bianca in grado
di volare. San Nicola era anche incaricato di sorvegliare i bambini perché facessero i
buoni e dicessero le preghiere.
Gesù è l’uomo forzuto
Ma la Riforma protestante, a partire dal Cinquecento, abolì il culto dei santi in
gran parte dell’Europa del Nord. «Era un bel problema», commenta Bowler sempre a
National Geographic. «A chi far portare i doni ai bambini?». In molti casi, risponde lo
studioso, il compito fu attribuito a Gesù Bambino, e la data spostata dal 6 dicembre a
Natale. «Ma il piccolo Gesù non sembra in grado di portare troppi regali, e soprattutto
non può minacciare i bambini cattivi. Così gli fu spesso affiancato un aiutante più
forzuto, in grado anche di mettere paura».
Tra folletto e domone
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Nacquero così nel mondo germanico alcune figure a metà tra il folletto e il
demone. Alcune, come i Krampus, servono da aiutanti dello stesso san Nicola; in altre il
ricordo del santo sopravvive nel nome, come Ru-klaus (Nicola il Rozzo), Aschenklas
(Nicola di cenere) o Pelznickel (Nicola il Peloso). Erano loro a garantire che i bambini
facessero i buoni, minacciando punizioni come frustate o rapimenti. Per quanto possa
sembrare strano, anche da questi personaggi nasce la figura dell’allegro vecchietto in
slitta.
Santa Claus
Gli immigrati nordeuropei portarono con sé queste leggende quando fondarono
le prime colonie nel Nuovo Mondo. Quelli olandesi, rimasti affezionati a san Nicola,
diffusero il suo nome, “Sinterklaas”. Poi nei primi decenni dell’Ottocento, diversi poeti
e scrittori cominciarono a impegnarsi per trasformare il Natale in una festa di famiglia,
recuperando anche la leggenda di san Nicola. Già in un libro del 1809, Washington
Irving immaginò un Nicola che passava sui tetti con il suo carro volante portando regali
ai bambini buoni; poi fu la volta di un libretto anonimo in versi, The Children’s Friend,
con la prima vera apparizione di Santa Claus, associato al Natale “ma privato di
qualsiasi caratteristica religiosa, e vestito nelle pellicce tipiche dei buffi portatori di doni
germanici”, spiega Bowler. Questo Santa porta doni ma infligge anche punizioni ai
bambini cattivi, e il suo carro è trainato da una sola renna.
Il personaggio della Coca Cola
La “svolta” si ebbe nella prima metà del Novecento. Fu la necessità di trovare, nel
1931, un veicolo pubblicitario per il lancio della Coca Cola ai fanciulli e agli adolescenti,
che spinse, infine, la Compagnia della famosa bevanda americana a vestire Santa Claus
di rosso e di bianco, per richiamare i due colori della bibita.
Pubblicità per i bambini
Gli imbottigliatori della Coca-Cola avevano sempre saputo che dovevano cercare
di attrarre presto la nuova generazione di consumatori, nonostante le remore riguardo
alla pubblicità diretta ai giovani di età inferiore ai dodici anni. Ora che i bambini
potevano trovare la Coca-Cola nei loro frigoriferi, la Compagnia cominciò a corteggiare
anche il mercato dei giovani in età scolare, facendo però attenzione a non mostrare mai
esplicitamente nelle pubblicità un bambino nell’atto di bere la Coca-Cola.
La “nascita” di “Sunny”
“Sunny”, un forte bevitore svedese professionalmente brillante, ma sempre in
ritardo, si rese indispensabile, malgrado le sue abitudini, inventando il classico Babbo
Natale della Coca-Cola nel 1931. Il Babbo Natale di Sundblom era il perfetto uomo
della Coca-Cola: più grosso del normale, di un rosso brillante, sempre allegro e colto in
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stravaganti situazioni che si concludevano con una famosa bibita come ricompensa per
una dura notte di lavoro passata a consegnare giocattoli.
Usanze scomparse
A partire dalla fine della II guerra mondiale Santa Claus-Babbo Natale si impose
anche nell’Europa meridionale, soppiantando tutte le ricorrenze regionali dei doni ai
bambini legate ai santi, che avevano resistito nei secoli dopo la Riforma. Scomparve,
così, in particolare l’usanza di fare doni ai bambini il 6 dicembre, giorno di San Nicola,
così come di farli il 13 dicembre, nella ricorrenza di Santa Lucia.
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