30 Sabato, 12 aprile 2008 Esuli rimasti| LA VOCE DEL POPOLO RICORDI | di Don Nevio Martinoli El mio papà Non so se saprò esprimere quello che sento dentro di me riguardo al mio genitore, sempre legato alla mia mamma e a noi tre figli, Nevio, Alfeo e Mirtia. Sin da piccolo vedevo in lui il responsabile della vita della famiglia: sembrerà una cosa non possibile nella mente di un bambino, ma la mamma mi aveva sempre inculcato l’amore per il papà che “batteva le onde del mare per poterci dare la possibilità di vivere degnamente”. Degnamente - posso valutare ora - voleva dire senza sprechi inutili e senza spavalderia di ostentazione. Non pignoleria, né baldanza per le mansioni di capitano prima e di comandante poi, ma neanche senso di privazione di qualcosa che ci si poteva permettere. Sarà ridicolo, ora, vista la situazione generale delle persone che valgono solo per quello che possiedono o che appaiono di possedere, mentre si privano del necessario solo per apparire. Scusatemi la digressione, ma tutto questo è parte di me e risale alla mia infanzia e alla mia adolescenza. Ritorno al mio papà. La mamma “me gaveva imparado” a volergli bene e a pregare sempre per lui, perché era la nostra vita. Vita sempre lontano da casa. Ricordo bene, non l’anno però, quando non era potuto venire a casa, ma aveva continuato a navigare per venti mesi di seguito, forse anche più. La mamma diceva che per fortuna non era sbarcato perché essendo legato alle navi da carico, non quelle da passeggeri, correva il rischio di restare senza imbarco e senza paga... e noi dovevamo mangiare, vestirci, studiare. Bene in quell’occasione avevo chiesto alla mamma un po’ di carta bianca, pennino e calamaio - non esistevano pennarelli colorati - per scrivergli e dirgli la gioia di poterlo rivedere e ricevere i baci dal papà che rientrava dopo quasi due anni di assenza dalla nostra casa. A sei anni già chierichetto Ricordo, tra l’altro, quando era con noi, la sua passione per il lavoro in Dolaz! Aveva comperato un appezzamento ai piedi del Malin da suo zio Giulio Bragato, padre della nostra indimenticabile scrittrice Elsa. Lo zio lo usava soprattutto per le api e la produzione di miele, “el Mirto” invece, preferiva coltivare uva, fichi, patate e verdure... gli piaceva fare innesti. C’era una piccola cisterna e la poca acqua serviva per innaffiare. Costruì un piccolo pollaio e quindi noi non mancavamo di uova; la piccola casetta degli attrezzi cominciò a crescere e così si poteva anche cuci- nare quando eravamo tutti lì. Aggiustò i muri a secco di cinta, “le masiere”, e fece una piccola porta che ci consentiva di andare direttamente a fare il bagno a Zagazignine. Mentre ripenso a tanti particolari, insignificanti per qualcuno ma interessanti per me, mi viene voglia di spargere qualche lacrima, non perché sono vecchio e mi commuovo più facilmente, ma perché rivivo tanti momenti belli della mia giovinezza. E la riconoscenza per i miei non può che essere profonda e duratura fino agli ultimi istanti della mia vita. Non so cosa potranno pensare i miei fratelli, Alfeo e Mirtia di queste mie espressioni, ma sono realmente radicate in me. A sei anni ero già chierichetto, abitavo vicino alla chiesa, prima andavo all’asilo tra brave Suore, poi alle elementari, veneravo Don Ottavio, avevo come insegnante Don Emerico: tutto questo mi aveva fatto balenare nella mente l’idea di diventare prete. Finite le elementari, era arrivato il momento della scelta: Nautico o Seminario? Lussinpiccolo o Zara? Saggiamente direi adesso, papà fece una proposta: c’erano state alcune defezioni di seminaristi e lui desiderava che fossi un po’ più sicuro di questa scelta di vita. E così feci il Tecnico Nautico Inferiore. A 14 anni, libretto di navigazione firmato dal comandante Carlo Martorelli e alcune dichiarazioni di abilità in voga, nuoto, ecc, firmate dalla Pia Biagini. Finiti gli esami, con la mamma sono andato a Savona, A cura di Roberto Palisca re. Era quindi suo preciso dovere C’entra perché... dopo qualche salvare la vita al suo equipaggio e tempo, i Costa ricevettero dal Coconsegnare la nave ai suoi arma- mando Marina Militare la richiesta tori. Prese la pistola al capitano e di proporre l’assegnazione di una gliela puntò contro e così tutto si medaglia d’argento al comandanrisolse. La nave venne trainata in te Mirto Martinoli per il suo opeSu e zo per mar Grecia, si chiuse la falla provoca- rato. Non poterono farlo perché ta dal siluro, le eliche poterono ri- non era iscritto al Partito Nazionapo' in seminario prendere a girare e venne portata le Fascista. Papà espose chiaramente i Mi imbarcai come mozzo, e il a Livorno per le riparazioni allo breve viaggio di 27 giorni mi fece scafo. Purtroppo prima di ritirar- motivi per cui aveva salvato la toccare e vedere Livorno, Cata- si dalla città, i tedeschi condusse- nave e disse che non intendeva nia, Durazzo, Valona, Santi Qua- ro la nave all’ingresso del porto e iscriversi al partito. Non era parranta, un’isola delle Ionie, Pireo l’affondarono per ostruire l’entrata tito da Lussino un fascista, ma un con visita al Partenone di Atene, alle eventuali navi degli alleati. Vi italiano!!! (Tratto da "Lussino", Foglio Rodi, Smirne, e rientro a Geno- chiederete che cosa c’entri l’epiteva dove sbarcai. Lo ringrazio an- to di “fascista” dato a mio padre? della Comunità di Lussinpiccolo) cora di questa sua proposta alternativa ma nulla mi fece cambiare dal mondo degli esuli idea. La mia domanda di entrare in Seminario partì dallo stretto di Messina. ● Il 19 aprile si riunisce la Consulta Prima di concludere, desidero dell'ANVGD della Lombardia raccontare due episodi. Nel primo ciò che è stato detto una sera dai Si riunisce a Milano il 19 aprile la Consulta della Lombardia relatori a Lussinpiccolo, al Teatro dell'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. All'inconBonetti, dove si tenevano corsi di tro hanno diritto di partecipazione e di voto i presidenti dei Comiindottrinamento sulla slavizzaziotati provinciali lombardi, ovvero Maria Elena De Petroni Florio ne della nostra isola nei secoli... per Bergamo, Luciano Rubessa per Brescia (attuale presidente delNon mi soffermo ora su questo la Consulta), Luigi Perini per Como, Mario Ive per Cremona, Piero Tarticchio per Milano, Sissy Corsi per Varese. Secondo lo Statuto aspetto delle riunioni ma la sera associativo dell'ANVGD "Le Consulte Regionali, oltre che essere stessa che Mirto Martinoli, venne l'organo di collegamento e di coordinamento fra i Comitati Provinrichiamato dagli armatori Costa (è ciali delle rispettive circoscrizioni e fra questi e gli organi centrali, stato il primo a esserlo) al comanhanno il compito precipuo di curare presso gli organismi regionali do della prima nave che avevano gli interessi morali e materiali degli esuli e dell'Associazione". preso in “affitto” dai Messina, dissero: “Finalmente un navigante fa● Il 21 aprile a Milano, Lucio Toth scista ha lasciato la nostra città!”. Non mi offenderei assolutapresenta il suo romanzo mente per il fatto che lo fosse o no, L'appuntamento è per luneperché ognuno ha le proprie idee e dì 21 aprile alle 17.30 presso il può tenerle per sé o professarle. Nel secondo c’è un altro fatto Circolo della Stampa del capoluogo lombardo in Palazzo Sermolto importante: quando mio pabelloni, in Corso Venezia 16. A dre era al comando dell’“Unione”, durante un viaggio tra l’Italia e la Milano il senatore Lucio Toth, presidente nazionale di ANGrecia, due idrovolanti siluranti VGD, presenterà in anteprima in azione combinata, colpirono la il suo romanzo dal titolo "La nave a prua, l’acqua invase e sbicasa di Calle San Zorzi", uscito lanciò lo scafo che si inclinò, faper i tipi della Sovera Editore. cendo uscire eliche e poppa dalAll'evento interverranno anche l’acqua. Quando la nave si fermò, gli onorevoli Carlo Giovanarpapà dovette decidere sul da farsi, di, Roberto Mazzotta e Vittoma era militarizzata e aveva a borrio Sgarbi. Nel volume l''autodo 5 militari, un capitano di fantere narra l'odissea delle genti ria e un cannoncino a prua. dalmate attraverso le tempeste Non era partito un del Novecento: dal crollo delaustro-ungarico alla fascista ma un italiano l'impero dissoluzione dell'ex-Iugoslavia. scomparso, ma che ha lasciato Il capitano di fanteria salì sul Conflitti di razze, ideologie, na- una scia di rancori, di sconfitte zionalità, religioni, vissuti sul- non superate, di problemi etnici ponte di comando e ordinò di abla pelle di gente comune di una e religiosi ancora aperti, di strabandonare immediatamente l’imterra di frontiera, la più scono- scichi giudiziari, controversie barcazione. Papà aveva compreso sciuta d'Europa. Ne risulta l'af- tra Stati, immaginari collettivi che, avendo le stive stagne, la nave fresco di un mondo in parte e tuttora incomunicabili. era salvabile e non poteva affondadove mio padre stava sbarcando merci varie. Arrivai in nave a Genova non pensando, naturalmente, che ci sarei ritornato e per fare il prete in questa città! BREVI |