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Sabato, 12 aprile 2008
Esuli rimasti|
LA VOCE DEL POPOLO
RICORDI |
di Don Nevio Martinoli
El mio papà
Non so se saprò esprimere quello che sento dentro di me riguardo
al mio genitore, sempre legato alla
mia mamma e a noi tre figli, Nevio, Alfeo e Mirtia. Sin da piccolo
vedevo in lui il responsabile della
vita della famiglia: sembrerà una
cosa non possibile nella mente
di un bambino, ma la mamma mi
aveva sempre inculcato l’amore
per il papà che “batteva le onde del
mare per poterci dare la possibilità
di vivere degnamente”.
Degnamente - posso valutare
ora - voleva dire senza sprechi inutili e senza spavalderia di ostentazione. Non pignoleria, né baldanza
per le mansioni di capitano prima
e di comandante poi, ma neanche
senso di privazione di qualcosa
che ci si poteva permettere. Sarà
ridicolo, ora, vista la situazione generale delle persone che valgono
solo per quello che possiedono o
che appaiono di possedere, mentre
si privano del necessario solo per
apparire. Scusatemi la digressione, ma tutto questo è parte di me
e risale alla mia infanzia e alla mia
adolescenza.
Ritorno al mio papà. La mamma “me gaveva imparado” a volergli bene e a pregare sempre per
lui, perché era la nostra vita. Vita
sempre lontano da casa. Ricordo
bene, non l’anno però, quando non
era potuto venire a casa, ma aveva continuato a navigare per venti
mesi di seguito, forse anche più. La
mamma diceva che per fortuna non
era sbarcato perché essendo legato
alle navi da carico, non quelle da
passeggeri, correva il rischio di restare senza imbarco e senza paga...
e noi dovevamo mangiare, vestirci, studiare.
Bene in quell’occasione avevo
chiesto alla mamma un po’ di carta
bianca, pennino e calamaio - non
esistevano pennarelli colorati - per
scrivergli e dirgli la gioia di poterlo
rivedere e ricevere i baci dal papà
che rientrava dopo quasi due anni
di assenza dalla nostra casa.
A sei anni già
chierichetto
Ricordo, tra l’altro, quando era
con noi, la sua passione per il lavoro in Dolaz! Aveva comperato un
appezzamento ai piedi del Malin
da suo zio Giulio Bragato, padre
della nostra indimenticabile scrittrice Elsa. Lo zio lo usava soprattutto per le api e la produzione di
miele, “el Mirto” invece, preferiva
coltivare uva, fichi, patate e verdure... gli piaceva fare innesti. C’era
una piccola cisterna e la poca acqua serviva per innaffiare. Costruì
un piccolo pollaio e quindi noi non
mancavamo di uova; la piccola casetta degli attrezzi cominciò a crescere e così si poteva anche cuci-
nare quando eravamo tutti lì. Aggiustò i muri a secco di cinta, “le
masiere”, e fece una piccola porta
che ci consentiva di andare direttamente a fare il bagno a Zagazignine. Mentre ripenso a tanti particolari, insignificanti per qualcuno
ma interessanti per me, mi viene
voglia di spargere qualche lacrima, non perché sono vecchio e mi
commuovo più facilmente, ma perché rivivo tanti momenti belli della
mia giovinezza.
E la riconoscenza per i miei non
può che essere profonda e duratura fino agli ultimi istanti della mia
vita. Non so cosa potranno pensare i miei fratelli, Alfeo e Mirtia di
queste mie espressioni, ma sono
realmente radicate in me.
A sei anni ero già chierichetto,
abitavo vicino alla chiesa, prima
andavo all’asilo tra brave Suore,
poi alle elementari, veneravo Don
Ottavio, avevo come insegnante Don Emerico: tutto questo mi
aveva fatto balenare nella mente
l’idea di diventare prete. Finite le
elementari, era arrivato il momento della scelta: Nautico o Seminario? Lussinpiccolo o Zara? Saggiamente direi adesso, papà fece una
proposta: c’erano state alcune defezioni di seminaristi e lui desiderava che fossi un po’ più sicuro di
questa scelta di vita. E così feci il
Tecnico Nautico Inferiore. A 14
anni, libretto di navigazione firmato dal comandante Carlo Martorelli e alcune dichiarazioni di abilità
in voga, nuoto, ecc, firmate dalla
Pia Biagini. Finiti gli esami, con
la mamma sono andato a Savona,
A cura di Roberto Palisca
re. Era quindi suo preciso dovere C’entra perché... dopo qualche
salvare la vita al suo equipaggio e tempo, i Costa ricevettero dal Coconsegnare la nave ai suoi arma- mando Marina Militare la richiesta
tori. Prese la pistola al capitano e di proporre l’assegnazione di una
gliela puntò contro e così tutto si medaglia d’argento al comandanrisolse. La nave venne trainata in te Mirto Martinoli per il suo opeSu e zo per mar
Grecia, si chiuse la falla provoca- rato. Non poterono farlo perché
ta dal siluro, le eliche poterono ri- non era iscritto al Partito Nazionapo' in seminario
prendere a girare e venne portata le Fascista.
Papà espose chiaramente i
Mi imbarcai come mozzo, e il a Livorno per le riparazioni allo
breve viaggio di 27 giorni mi fece scafo. Purtroppo prima di ritirar- motivi per cui aveva salvato la
toccare e vedere Livorno, Cata- si dalla città, i tedeschi condusse- nave e disse che non intendeva
nia, Durazzo, Valona, Santi Qua- ro la nave all’ingresso del porto e iscriversi al partito. Non era parranta, un’isola delle Ionie, Pireo l’affondarono per ostruire l’entrata tito da Lussino un fascista, ma un
con visita al Partenone di Atene, alle eventuali navi degli alleati. Vi italiano!!!
(Tratto da "Lussino", Foglio
Rodi, Smirne, e rientro a Geno- chiederete che cosa c’entri l’epiteva dove sbarcai. Lo ringrazio an- to di “fascista” dato a mio padre? della Comunità di Lussinpiccolo)
cora di questa sua proposta alternativa ma nulla mi fece cambiare
dal mondo degli esuli
idea. La mia domanda di entrare
in Seminario partì dallo stretto di
Messina.
● Il 19 aprile si riunisce la Consulta
Prima di concludere, desidero
dell'ANVGD della Lombardia
raccontare due episodi. Nel primo
ciò che è stato detto una sera dai
Si riunisce a Milano il 19 aprile la Consulta della Lombardia
relatori a Lussinpiccolo, al Teatro
dell'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. All'inconBonetti, dove si tenevano corsi di
tro hanno diritto di partecipazione e di voto i presidenti dei Comiindottrinamento sulla slavizzaziotati provinciali lombardi, ovvero Maria Elena De Petroni Florio
ne della nostra isola nei secoli...
per Bergamo, Luciano Rubessa per Brescia (attuale presidente delNon mi soffermo ora su questo
la Consulta), Luigi Perini per Como, Mario Ive per Cremona, Piero
Tarticchio per Milano, Sissy Corsi per Varese. Secondo lo Statuto
aspetto delle riunioni ma la sera
associativo dell'ANVGD "Le Consulte Regionali, oltre che essere
stessa che Mirto Martinoli, venne
l'organo di collegamento e di coordinamento fra i Comitati Provinrichiamato dagli armatori Costa (è
ciali delle rispettive circoscrizioni e fra questi e gli organi centrali,
stato il primo a esserlo) al comanhanno il compito precipuo di curare presso gli organismi regionali
do della prima nave che avevano
gli interessi morali e materiali degli esuli e dell'Associazione".
preso in “affitto” dai Messina, dissero: “Finalmente un navigante fa● Il 21 aprile a Milano, Lucio Toth
scista ha lasciato la nostra città!”.
Non mi offenderei assolutapresenta il suo romanzo
mente per il fatto che lo fosse o no,
L'appuntamento è per luneperché ognuno ha le proprie idee e
dì 21 aprile alle 17.30 presso il
può tenerle per sé o professarle.
Nel secondo c’è un altro fatto
Circolo della Stampa del capoluogo lombardo in Palazzo Sermolto importante: quando mio pabelloni, in Corso Venezia 16. A
dre era al comando dell’“Unione”,
durante un viaggio tra l’Italia e la
Milano il senatore Lucio Toth,
presidente nazionale di ANGrecia, due idrovolanti siluranti
VGD, presenterà in anteprima
in azione combinata, colpirono la
il suo romanzo dal titolo "La
nave a prua, l’acqua invase e sbicasa di Calle San Zorzi", uscito
lanciò lo scafo che si inclinò, faper i tipi della Sovera Editore.
cendo uscire eliche e poppa dalAll'evento interverranno anche
l’acqua. Quando la nave si fermò,
gli onorevoli Carlo Giovanarpapà dovette decidere sul da farsi,
di, Roberto Mazzotta e Vittoma era militarizzata e aveva a borrio Sgarbi. Nel volume l''autodo 5 militari, un capitano di fantere narra l'odissea delle genti
ria e un cannoncino a prua.
dalmate attraverso le tempeste
Non era partito un
del Novecento: dal crollo delaustro-ungarico alla
fascista ma un italiano l'impero
dissoluzione dell'ex-Iugoslavia. scomparso, ma che ha lasciato
Il capitano di fanteria salì sul
Conflitti di razze, ideologie, na- una scia di rancori, di sconfitte
zionalità, religioni, vissuti sul- non superate, di problemi etnici
ponte di comando e ordinò di abla pelle di gente comune di una e religiosi ancora aperti, di strabandonare immediatamente l’imterra di frontiera, la più scono- scichi giudiziari, controversie
barcazione. Papà aveva compreso
sciuta d'Europa. Ne risulta l'af- tra Stati, immaginari collettivi
che, avendo le stive stagne, la nave
fresco di un mondo in parte e tuttora incomunicabili.
era salvabile e non poteva affondadove mio padre stava sbarcando
merci varie. Arrivai in nave a Genova non pensando, naturalmente,
che ci sarei ritornato e per fare il
prete in questa città!
BREVI |
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El mio papà