Aprile 2016
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% DCB LIVORNO
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DIRETTORE RESPONSABILE DIVINA VITALE
www.bolgherinews.it
Dal 2009 il free press mensile dell’Alta Maremma
7 ANNI INSIEME
Incontro con l’artista Alessandro Benvenuti che ammette: “A teatro pochi spazi e solo per le lobby”
“NO NOSTALGIA PLEASE”
L’EDITORIALE
Buon compleanno
Bolgheri News
di DIVINA VITALE
In un momento di sconcerto generale dovuto
ai cruenti attentati che stanno sconvolgendo
l’Europa, e non solo, e persino alle tragedie
stradali che coinvolgono studentesse Erasmus, fuori dall’Italia in cerca di sogni e di
un futuro migliore, fatto magari proprio di
integrazione e spirito comunitario, ci troviamo a festeggiare 7 anni del nostro “piccolo
grande mensile”. Ormai ho preso a prestito
questa, che trovo, una piacevole dicitura, per
descrivere un lavoro di cuore e di tanta volontà che con un gruppo affiatato e sempre
disponibile di collaboratori siamo riusciti a
portare fino ad oggi. A loro va il primo grazie. A cui segue quello agli sponsor, fondamentali a sostenere un’editoria sempre più in
crisi, ma che manifesta con questo prodotto,
una ammirevole voglia di investire ancora,
credere in una realtà, seppur localizzata, ma
non troppo, di informazione “differente”,
concedetemelo. Ancora libera e che prende
larga ispirazione dalla cultura che pregna
il territorio in cui è nato. Grazie infine, ma
non per importanza, all’associazione Bolgheri Cult nata per diffondere la cultura
principalmente attraverso questo mezzo e
gratuitamente ai lettori, altro tassello imprescindibile di questa scalata di popolarità
e di consensi che oggi ci permette di essere
un punto di riferimento, per niente scontato,
all’interno di un luogo di straordinaria bellezza e ricchezza naturalistica e agricola.
In questo numero
CRONACHE DAL PADULE
Dentro l’Oasi
Padule WWF di
Bolgheri guidati
da Paolo Maria
Politi che ci svela anche il ritorno anticipato
della cicogna...
a pag. 3-4
I GABBIONI A LIVORNO
Una
tradizione
che ancora oggi è
praticata con orgoglio. A inventarla l’indimenticato
capitano, livornese doc, Armando
Picchi... a pag. 5
TITTI, LA PETTINATRICE
Incontro
con
Osvalda, in arte
Titti, la pettinatrice che ha lanciato
alcune delle mode
e tendenze parigine degli anni ‘70,
per poi tornare a
Cecina... a pag. 6
HOTEL NELLA STORIA DELLA PERLA
di DIVINA VITALE
Non ha bisogno di presentazioni Alessandro
Benvenuti, il toscanaccio per antonomasia,
l’attore-regista, comico, istrionico, ultimamente apparso come protagonista del serial
tv “I delitti del Barlume”, tratto dai gialli di
Marco Malvaldi. Ha attraversato il panorama culturale e teatrale italiano in lungo e in
largo, sperimentando, sempre. Un arte, la
sua, verace e ironica, che non è mai scesa
a compromessi. Un puro che se ne sta fuori
dalle lobby, che disprezza. Lucido e sereno
delle proprie scelte, perché l’importante è
fare ciò che ci piace. E’ passato anche da Castagneto Carducci durante una tappa del suo
ultimo tour teatrale.
Cosa ama e cosa non sopporta nella Toscana e del sistema italiano come attore e
come cittadino?
Amo la mia terra, i luoghi che sono stati,
quelli del mio passato, la gente che ho conosciuto e che ogni tanto incontro ancora, le
cose che ho imparato e imparo continuamente da loro, la lingua e le sue fioriture poetiche
che sono la linfa del mio scrivere. Quello
che non sopporto è una certa supponenza
che ogni tanto noi toscani abbiamo. Ma in
questo non è che romani o napoletani o veneti o lombardi siano messi meglio, perciò…
Del sistema italiano che penso? Mi sembra
molto impegnativa come domanda e non so
se ho voglia di metteremi qui a discutere su
questo argomento. Anche no. Egoisticamente mi permetto solo di dire che trovo triste
(dal mio punto di vista di attore) non riuscire
a fare spettacoli in tanti teatri della mia Regione. Questo, in un certo senso, mi colpisce
anche come cittadino essendo un accanito
tifoso della meritocrazia (e qualcosa penso
ormai di meritare) e in più non amando le
lobby (e io ne sono fuori) che si spartiscono
senza vergogna alcuna spazi e danaro pubblico. Ecco, diciamo che questa cosa mi fa
un po’ soffrire. Ma per fortuna poi la vita
continua.
Gli episodi del Barlume la hanno riportata in tv? Com’è stato ?
Positivo.
...continua a pag. 2
Un viaggio attraverso
l’edificazione
dei
maggiori hotel di
Castiglioncello,
le storie e i personaggi ... a pag. 7
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Un’occasione di guadagno in più in tempi di
crisi è una cosa benedetta per chi ha famiglia
e figli a carico. Sono dunque grato a chi mi
ha offerto questa possibilità.
Girato all’isola d’Elba, che impressioni
ha avuto del luogo e dei suoi abitanti? Poi
considerando che avete girato in estate
con la piena di turisti…
Ottime impressioni. Tante attenzioni da parte di tutti, dal sindaco in giù. Siamo molto
bene accolti dai marcianesi. Ormai ci trattano come fossimo dei loro. Ci si sente a casa
insomma. Una bella cosa che ci aiuta a lavorare meglio. Marciana Marina poi è deliziosa
come cittadina. Il mare è bello e la campagna
attorno non è stata sfigurata da speculazioni
edilizie selvagge. Insomma è proprio un bello stare.
Tra l’altro lei è un appassionato lettore…
insomma non è proprio una casualità il
passaggio dai testi alle interpretazioni in
teatro o altrove che sia…
Non solo, ma di Malvaldi sono anche lettore
ufficiale per la Emons Audiolibri. Prima di
essere precettato come attore della serie avevo infatti registrato due audiolibri tratti dai
suoi romanzi: Odore di chiuso e La briscola
in cinque. Ero insomma un predestinato in un
certo senso.
Cabaret, musica, cinema, teatro… lei ha
attraversato tutte le trasformazioni artistiche possibili e soprattutto un arco temporale che va dagli anni ’70 ai giorni nostri,
dove i cambiamenti sono stati profondi.
Cosa si è perso (e non si doveva) e cosa invece è migliorato (se così è stato…)… cosa
si può ancora fare…
Si è perso il tempo. Ma quello passa per conto suo, si sa, non si mette certo lì ad aspettare
te. Per tutto il resto le cose vanno come devono andare e infatti cambiano. Mettersi a dire
cos’era peggio o meglio è solo un esercizio
di nostalgia. Questo penso… e va bene così.
Tanto in altro modo non potrebbe andare.
Amen.
Il cinema italiano continua ad avere grandi riconoscimenti all’estero, che ne pensa… (in Italia si fa molta fatica a produrre
e a farsi produrre… ).
Non so che dirle. Mi sono autoescluso dieci anni fa dal mondo del cinema. Non ho
tempo di stare dietro a quello che succede,
ho altro da fare. E’ bello però sapere che ci
sono registi italiani che si fanno apprezzare
in Patria e all’estero. Bravi. Una Nazione che
non esprime talenti produce solo ignoranza.
Ben vengano dunque. Non so se in Italia si
faccia fatica a produrre. Vedo che quelli che
sul mercato ‘tirano’ vengono prodotti a man
bassa, quindi… Certamente ci sono meno
capitali e soprattutto molto meno coraggio
di un tempo. Ma anche qui mi stoppo subito perché ho intravisto dalla telecamera del
citofono che mi sta per suonare all’uscio di
casa la Signora Nostalgia.
Per non parlare del teatro… (non voglio
fare l’intervista piena di rimpianti e banalità…;)) ma si è persa un po’ di cultura di
genere o è solo appannata?!
Io mi sento un leone, a dir la verità, e ogni
volta che posso cerco di sorprendere le sante persone che mi vengono a vedere con il
meglio di me. Degli altri m’interesso relati-
vamente. Se vedo
un bello spettacolo
coraggioso esulto e applaudo chi
l’ha fatto. Anche
in questo campo si
manca di coraggio
oppure si creano
falsi miti modaioli.
O si va, insomma,
sull’usato sicuro
o sul mafioso intellettuale. Il pubblico, in fondo,
mangia quello che
gli viene servito a
tavola. I commensali
dovrebbero
solo avere il coraggio di cambiare
ristorante per non
diventare uguali
alle minestrine riscaldate che sempre più vengono
loro propinate.
Lei ha fatto anche
il direttore artistico di alcuni teatri
quindi ha toccato
con mano cosa ne
significa la gestione...
Ho fatto il direttore artistico di
vari teatri, si. Le due esperienze più belle
e significative sono state quella dell’Humor
Side (ora Teatro di Rifredi) a Firenze alla
fine degli anni ’70, e quella del teatro di Tor
Bella Monaca a Roma, tutt’ora in corso. Insieme ai miei collaboratori abbiamo fatto un
grande lavoro di sensibilizzazione e presenza affettuosa sul territorio ottenendo risultati straordinari. Insomma se ho vinto delle
scommesse come operatore culturale è stato
solo grazie al fatto che ho preferito vendere
affetti ai nostri spettatori piuttosto che effetti.
La tv, coi talent, come si inserisce in questo sistema contemporaneo in cui si va alla
ricerca di talenti?
Ogni industria crea i suoi operai. Qualcuno
poi ce la fa anche a diventare artista. I più
avranno solo degli aneddoti da digerire in
qualche modo quando saranno vecchi.
Qual’é il ricordo più bello della sua carriera professionale?
Il giorno in cui il Comune di Cavriglia mi
conferì la cittadinanza onoraria per aver vissuto in quel territorio la più bella esperienza
cinematografica della mia vita: Ivo il Tardivo.
C’è qualcosa che ancora non è riuscito a
fare?
Ci sto lavorando. E’ il bello della mia vita.
Il film, lo spettacolo teatrale e il libro più
bello nella sua classifica degli ultimi 10
anni…
Birdam. Mentre per spettacolo e libro niente
che abbia superato ciò che ho visto e letto in
passato. Perciò inutile spendere titoli.
L’ironia e il sarcasmo sono solo per la scena o si tratta di carte vincenti anche nella
vita?
Sulla scena si è solo un pallido riflesso di
cosa si è nella vita. Solo che quando sei lassù
ti pagano pure!
Si leggono sempre più cose tristi attorno
a Francesco Nuti. Cosa conserva gelosamente?
Ciò che conservo è un passato (molto breve,
per la verità) di soddisfazione professionale
che fu il trampolino di lancio per lui, Athina
e me.
Lo spettacolo che ha portato a Castagneto Carducci, il suo ultimo lavoro, Chi è di
scena, parla di un attore uscito dalle scene
e del mistero che gli si cela attorno, un po’
un alter ego?
Anche. Ma soprattutto il piacere di parlare di
cose alle quali tengo e che, al di là di quello che sembrano, hanno significati molto più
estesi e profondi… almeno per me.
La poesia del Carducci e i luoghi a lui cari,
tra cui proprio Castagneto e Bolgheri. C’è
una poesia del poeta che ama in particolare o a cui è legato per qualche aneddoto?
Era pure goliardico;))
Nell’orto della mia casa dell’infanzia avevo
un melograno… l’albero a cui tendevo la
pargoletta mano. La mia prima cooperativa
teatrale fu La Cooperativa del Melograno…
ergo sono tutto un pianto antico.
Da fiorentino come ha vissuto il passaggio
dell’ex sindaco Matteo Renzi a Presidente del Consiglio. Com’è cambiata Firenze
nelle ultime legislazioni?
Vivo a Roma dai primi anni ’80, perciò tutte
le volte che torno a Firenze spero solo che
mi riaccolga con l’affetto che spero le sia
rimasto nei miei confronti per il lavoro che
faccio nel tentativo di rappresentarla meglio
che posso come artista in giro per il mondo.
Quel che farà Renzi realmente lo vedremo
con il passare del tempo. Non mi permetto
di dare giudizi perché sono distratto dalla sopravvivenza quotidiana e le cose a caso non
mi piace dirle. Quello che spero e mi auguro
per i fiorentini è che chi li rappresenta lo faccia nel modo più degno e onesto possibile.
I toscani stanno conquistando sempre più
posizioni di privilegio… (politica, spettacolo etc…) la storia si ripete, una nuova
generazione di Medici...
Per adesso c’è solo la certezza che esistono
moltissimi pazienti in attesa di guarigione…
e sono tanti. Vediamo quando sapranno essere dei veri Medici quelli che dicono di volerseli prendere in cura.
Un augurio all’Italia e a se stesso…
Mai arrendersi all’ignoranza. Mai.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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WWF
OASI DI
BOLGHERI
Giovedì 25.2.2016 h.10,38
La mattinata è dedicata all’accompagnamento dei bambini della “Scuola di Prima
Infanzia” di San Guido, ospite della Tenuta
San Guido, in visita alla stalla delle Cioccaie, interna all’Oasi, dove vengono allevati
bovini di razza Limousine. I bambini di Bolgheri hanno la fortuna di vivere in un contesto dove le attività dell’uomo e la natura
convivono in maniera inusuale. Le vacche,
nei primi mesi dell’anno, sono impegnate
nei parti. Ed è questo l’obiettivo dell’uscita: far conoscere ai bambini un’attività che
parla di allevamento di una razza domestica, di cure, assistenza, dedizione, passione,
competenza. A guidare i bambini
alla conoscenza di questa realtà,
il responsabile del parco bestiame Andrea Facchini e gli addetti
operatori alla stalla. I bambini
comprendono senza grandi difficoltà la differenza dei sessi e
dei ruoli degli animali (mucche,
vitelli, tori), che si fanno osservare ed avvicinare, sempre però
mantenendo i piccoli a distanza
di sicurezza ed al di fuori degli
stazzi. Poco distante dalla stalla,
a circa 80 mt., troneggia ormai
da 9 anni la piattaforma della
cicogna bianca che da ospitalità all’ormai “storica” coppia
costituita da Duna e Ciocco, le
cicogne di Bolgheri. Lasciata la
stalla, in ordinata processione, i
bambini si avvicinano alla piattaforma, occupata al momento
dalla sola femmina che si esibisce, quasi in forma di saluto,
nel tradizionale battito del becco
(“nacchere”). Racconto ai bambini la storia di questa coppia di
cicogne: la femmina resta qui
tutto l’anno, mentre il maschio
a fine estate parte con i figli alla
volta dell’Africa per ritornare la primavera
successiva, di solito verso la fine di marzo.
Mentre sto raccontando queste amenità, mai
come in questo caso poco veritiere, percepisco una sagoma di un uccello molto grande,
in volo, che arriva ad ampi battiti d’ala verso di noi. E’ una cicogna! Non mi tornano
i conti: una cicogna è sul nido, una in volo
verso il nido… allora è tornato il maschio
con un mese di anticipo rispetto alla “tabella di marcia”! Lo stuolo di bambini dai 3 ai
5 anni è sotto la piattaforma. Con gli occhi
all’insù vedono arrivare in diretta, dopo uno
strano inverno, colui che colei stava aspettando da tempo.
La ricongiunzione è carica di pathos! Le cicogne al nido iniziano la danza delle nacchere, incuranti di tanti occhi puntati su di loro.
Noi tutti, grandi e piccini, siamo ammirati
per questo rinnovato spettacolo che ci regala
la natura. Entrambe le cicogne, dopo i primi
convenevoli, iniziano a rassettare freneticamente il talamo nuziale spostando un po’ di
qua ed un po’ di là piccole falde di paglia e
fieno recuperate dalla vicina stalla. Per questa coppia inizia la stagione riproduttiva numero nove! Eccola una vera coppia di fatto,
una unione non sancita da protocolli o ufficiali di anagrafe, ma dalla semplice volon-
CRONACHE DALL’OASI DI BOLGHERI
Uno sguardo sulla natura ... di Paolo Maria Politi
tà di stare insieme, con entusiasmo, amore
e dedizione. Anche perché nelle cicogne la
fedeltà è per sempre… non perché benedetta
o ratificata da qualcun altro. Scusate la divagazione, ma oggi ci vuole proprio!!!
Venerdi 26.2.2016 – h.8,00 Padule di
Bolgheri (LI) Nella prima mattinata, nel
corso di un sopralluogo in Oasi, per verificare eventuali danni provocati dalla violenta
grandinata di giovedì pomeriggio, ho osservato i primi ospiti insediati nella garzaia presente in padule, costituita da due boschetti
allagati a tamerice, distanti tra loro circa 80
mt. In ciascuno dei due boschetti era presente una coppia di airone cenerino; entrambe
cm. La mia auto di servizio sembra un mezzo anfibio....ma affidabilissima nonostante
gli anni! Le pompe idrovore sono in marcia,
senza sosta, da 18 ore. Speriamo che riescano a resistere all’ emergenza...Guadagno
il primo osservatorio sotto la pioggia. Gli
uccelli sembra che vivano in un altro mondo.....noi timorosi per la pioggia battente,
loro quasi indifferenti. Noi siamo appiattiti a
terra, a rischio annegamento, loro affrontano
la vita in una dimensione amplificata della
“tridimensionalità”. Ecco la differenza! Improvvisamente cessa la pioggia. Per un insolito giro di venti si apre uno squarcio nel
cielo, azzurro come non si vedeva da giorni.
le coppie sono già sul nido (precoci per il
calendario di Bolgheri), e molto attive nel ribadire il proprio dominio territoriale (?) nei
confronti di altri aironi cenerini adulti che
sorvolavano a bassa quota il boschetto, con
ampie e rumorose volute a bassa quota. Non
è escluso che a giorni ci siano nuovi insediamenti…
Sabato 27.2.2016 – Tenuta San Guido
Loc. Pietrafitta h.11,10
Il collega Marco Annecchiarico mi telefona
per informarmi che una cicogna bianca sta
sorvolando loc. Pietrafitta, a circa 300 a sud
rispetto al Viale dei Cipressi, diretta a nord.
Sapendo che in Oasi si è nuovamente insediata la storica coppia di cicogna bianca,
effettua un rapido sopralluogo alla piattaforma e vede che la coppia è sul nido. Ergo:
le cicogne sono 3! Ma quella solitaria vista
stamani proseguirà probabilmente nel suo
viaggio. E’ iniziata la migrazione delle cicogne bianche!
Lunedì 29.2.2016 h.8,00-11,00
Ultimo giorno di febbraio. Piove, piove....
ed ancora piove. Anche chicchi di grandine,
grandi come ceci! I fossi sono pieni; il vialone del Renaione, che conduce all’ ingresso
del percorso di visita, nell’ ultimo tratto, per
circa 80-100 mt., è sott’ acqua di almeno 20
Un falco di palude semina lo scompiglio tra
anatre, folaghe ed uno svogliato ed apparentemente assonnato fenicottero che decide di
involarsi. Sembra Neffa. Lo seguo in volo,
quando dietro di lui, percepisco uno strano
pulviscolo, quasi come una nube concentrata di moscerini. Osservo meglio e mi si svela all’ improvviso il segnale inequivocabile
dell’ inizio della migrazione primaverile.
Circa 300-400 balestrucci si palesano in tutta
la loro mirabolante capacità di acrobazia del
volo. La pioggia porta cambiamenti, talvolta
repentini ed attesi. Questo stuolo di temerari
uccellini, incuranti del fronte di perturbazione alle loro spalle (spalle???) e quello ben
più compatto davanti a loro, mostra quanto i
migratori “lunghi” siano irriverenti nei confronti di un meteo apparentemente avverso.
Mentre termino questa riflessione, la pioggia
torna a battere come un martello. I balestrucci spariscono....ma loro sanno dove andare.
Sono nati molto prima di noi.
Venerdì 11.3.2016 h. 8,00 – 9,45
Durante il consueto giro di perlustrazione
lungo il percorso di visita dell’Oasi per eventuali interventi di manutenzione (il vento e la
pioggia degli ultimi giorni avrebbero potuto
lasciare qualche strascico), e vista la buona
giornata di cielo parzialmente sereno dopo
l’ultima perturbazione, foriera di nuovi arrivi, dedico una mezz’ora alle osservazioni in
padule. Dal 2° e 3° capanno di osservazione
si può avere una visione d’insieme dell’intero padule, con la luce del mattino alle spalle
e pertanto in condizioni ottimali, senza riverberi o controluce fastidiosi. Mentre mi
avvicino al secondo osservatorio, la mia attenzione è rapita da un suono, per me, inconfondibile: il canto aspro ed acuto dei balestrucci. Alzo gli occhi al cielo e tra i rami dei
frassini ossifilli vedo che il cielo brulica di
balestrucci. E’ la seconda ondata della specie sull’Oasi. Li seguo con il binocolo sperando di intercettare nella nuvola volante anche una rondine che non tradisce
le attese! Ecco la prima rondine
dell’anno 2016! Ne conterò alcune decine, mescolate tra circa
400 balestrucci. Tra poco arriveranno anche le rondini che nidificano nella biglietteria dell’Oasi
e quel giorno sarà un bel giorno!
Dal 2° osservatorio, che guarda
verso la stalla delle Cioccaie,
lo sguardo va immediatamente
verso la piattaforma delle cicogne. Si trovano entrambe sul
talamo intente ad esibire il “sacro” rito delle nacchere. Sotto di
me, a circa una decina di metri
dall’osservatorio, tre tuffetti
sono intenti ad immergersi in
continuazione alla ricerca delle
loro prede, prevalentemente invertebrati acquatici ma talvolta
anche qualche piccolo pesciolino. E’ maggiore il tempo che
trascorrono sott’acqua rispetto a
quello che passano sulla superficie. Sono straordinari! Quando
galleggiano sembrano batuffoli
sericei, mentre immediatamente
prima di immergersi comprimono tutte le piume del corpo
dimezzando di volume per garantirsi una
migliore idrodinamicità che consento loro di
fare in apnea tratti anche di 30-40 mt. . Verso
il bosco di Macchiotondo, così chiamato per
il profilo curvilineo dell’insieme degli alberi che lo rendono quasi a forma di cupola,
un raggruppamento importante di folaghe
(circa 300) fungono da avvisatore della presenza di un rapace in circolazione. Quando
si sentono minacciate dall’approssimarsi di
un potenziale predatore, le folaghe si concentrano velocemente e rumorosamente in
un unico punto creando una vera e propria
“massa critica” che disorienta il falco di palude di turno che le sorvola e si allontana.
In lontananza, sono visibili ancora fischioni
(circa 200), la cui presenza è percepibile anche senza vederli per il caratteristico ed inconfondibile fischio. Ma anche i codoni, con
le coppie già formate, sono saliti di numero;
ce ne sono una ventina, probabilmente arrivati dal nord Africa o addirittura dalle paludi
della Mauritania. Tra i fischioni, si stagliano inconfondibili le livree di due volpoche,
splendidi palmipedi a metà strada tra le anatre e le oche, con bande colorate color verde
petrolio, ruggine e bianche tra cui spicca il
becco color rosso corallo.
continua a pag. 4
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Pagina 3
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SPRING
IS IN THE AIR
SPORT E CULTURA
BOLGHERI RUN
SI CORRE NEI BORGHI E TRA I CIPRESSI
There is an old joke about
two émigrés in London after the war trying very hard
to assimilate into the British way of life: one says to
other “Spring in the air, Mr.
Weinstock!”. To which the
other replies mystified: “Vy
should I ?”
Spring is in the air in Bolgheri; not that we can claim
to have had a winter. “Ou
sont-ils les neiges d’antan
?” – Where are the snows
of yesteryear? wrote Francois Villon, although he was
apparently referring to lovely ladies, not global warming. It seems to me there
has been no real snow in Bolgheri for a long time. The Bolgheresi remember as children toboganning down the road to the right of the arch leading into the village that leads to the Fonte
dell’Aquila (in the picture). There was a historic snowfall in 1954 and another in 1984 when all
the olive trees in Tuscany were destroyed except for our own which, protected by the breezes
from the sea, still grace the slopes above Bolgheri. I can remember seeing the Viale dei Cipressi
covered in snow about twice since I have been here – one of the loveliest snowscapes in the
world.
Meanwhile Spring has been insinuating itself for some time now. People have been gathering
wild asparagus in the hedgerows, there are bumblebees hovering uncertainly over last year’s
lavender and I have even seen unseasonal butterflies. It seems to me that the twittering of birds
at dawn is louder than usual at this time of year while last night I heard the first croaking of a
frog on my pond. It was a basso profundo sort of croak so maybe it was a toad. But shouldn’t he
still be asleep ? Soon the swallows will be back from their sojourn in Africa, that yearly miracle,
and when they arrive they will no doubt already find mosquitoes. If this is global warming is a
little alarming, especially as they say that this summer will be as torrid as last year’s. My one
comfort is the robin redbreast, that harbinger of winter, who is still here. Nobody has told him
that Spring is in the Air, Herr Rotkehlchen!
Domenica 17 aprile si terrà la prima edizione della BolgheriRun, corsa podistica collinare di 18km e 9km
che si correrà nel cuore della Maremma livornese, tra i vitigni della Bolgheri Doc, i monumenti longobardi
e una natura senza paragoni, proprio
lungo le strade del Carducci.
Il percorso ondulato e panoramico è
di 18k che si correrà tra le colline,
sulle ultime propaggini delle colline
metallifere. È qui, da Castagneto Carducci, borgo che sorge
al centro della costa
degli Etruschi, celebrato dai versi di Giosuè
Carducci nella poesia
‘Davanti a San Guido’,
alla piccola frazione di
Bolgheri, dove sorge
l’omonimo
Castello,
che si snoderà tutto il
percorso della gara.
Si tratta della prima
edizione di una gara che tange luoghi storici e paesaggi suggestivi. La
partenza è alle 9.30, tempo massimo
2 ore e mezza, da Castagneto Carducci per entrare nella splendida via
Bolgherese, con ingresso lungo il
viale dei cipressi e arrivo nel cuore di
Bolgheri. Dopodiché si esce dal piccolo borgo per attraversare vigneti e
uliveti e si rientra su via Bolgherese
fino al gran finale verso il traguardo
lungo il viale dei cipressi e l’arrivo
a San Guido. È possibile iscriversi
alla Bolgherirun fino al giorno stesso. Accanto alla 18km competitiva, si
terrà anche una 9km ludico motoria,
non competitiva. Tutte le iscrizioni
possono essere effettuate solo online
attraverso il portalewww.enternow.it.
Il pacco gara rappresenta senza dubbio uno dei plus più... gustosi della
Bolgerirun, in quanto completamente
composto da prodotti tipici del territorio come olio e vino oltre ad un
prodotto dello sponsor tecnico New
Balance. Partecipare alla Bolgherirun vuol dire immergersi nella storia e nelle tradizioni
di un territorio ricco
di cultura, monumenti
ed eccellenti prodotti
enogastronomici: facile, quindi, perdersi tra
le stradine medievali
del Borgo longobardo,
magari degustando i
rinomati vini locali.
Tra i monumenti più
interessanti, oltre al già
citato Viale dei Cipressi, il Castello
di Bolgheri, anticamente di proprietà della famiglia Della Gherardesca,
l’Oratorio di San Guido, accanto al
quale si trova l’obelisco costruito nel
1908 per commemorare Giosuè Carducci, il Castello di Castiglioncello e le Chiese di Sant’Antonio, San
Sebastiano e dei Santi Giacomo e
Cristoforo. Anche le cantine in occasione del weekend della Bolgherirun,
potranno essere visitate per degustazioni ed assaggi. Per info e contatti
www.Bolgherirun.com; [email protected]
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SPORT E DISABILITA’: NASCE “YOU CAN”
Non darsi mai per vinto e sapersi reinventare, nonostante tutto. È il motto
che ha accompagnato fino ad oggi Riccardo Cavallini, atleta bolgherese, reso
tetraplegico in seguito a un tremendo
incidente. Oggi dopo vari successi e
posizionamenti importanti nella sua attività di maratoneta, con il traguardo di
migliorarsi per raggiungere l’obiettivo
delle Paraolimpiadi, è un atleta di interesse nazionale per i tempi che riesce
a fare. Tanto che in mezzo a mille difficoltà, soprattutto per il reperimento
di fondi, ha deciso di fondare l’associazione sportiva You can per dare la
possibilità di gareggiare professionalmente ad atleti paraplegici. Insieme a
Leonardo Filaroni di San Vincenzo e
Gianluca Valori di Castagneto Carducci, tutti attivi, a seconda della specialità, sulle discipline di ciclismo (Giro
OASI PADULE BOLGHERI
d’Italia e Maratona) e atletica (100-200
e 400 metri) hanno costituito questa realtà con l’aiuto di tanti amici e collaboratori sportivi, per cercare di “ripartire”. Nello sport Cavallini ha ritrovato
uno scopo, un motivo per andare avanti
e l’unica cosa che chiede a gran voce
è «comprensione non certo compassione». Lo ha ribadito anche durante un
incontro di presentazione dell’attività
che si è svolto durante la pausa di una
partita della prima squadra di basket
nella palestra di Donoratico. «Fate il
modo che non vi manchi mai il tempo
– ha esortato Cavallini durante il suo
commosso e intenso intervento a lungo
applaudito dalla platea –. Prima aspettavo solo che il giorno passasse per addormentarmi la sera. Dopo l’incidente niente è stato più lo stesso. Invece
tenersi occupati costantemente aiuta
a sentirsi vivi. Lo sport mi ha aiutato
tanto e non sopporto la compassione,
le persone devono capire i miei nuovi
obiettivi, cosa voglio veramente fare.
Mai accontentarsi, cerco di migliorarmi sempre, per raggiungere livelli
sempre più alti come atleta. E You can
permetterà ad atleti disabili come me
di fare sport». Tra i prossimi impegni
di Cavallini il Giro d’Italia in 10 tappe,
da nord a sud, in partenza ad aprile, e i
campionati italiani di Handbike. L’associazione è aperta a tutti ed è stata
possibile grazie al contributo economico di due prestigiose cantine del territorio, Podere Sapaio e Colle Massari,
oltre al sostegno della Banca di credito
cooperativo di Castagneto Carducci.
Per informazioni basta contattare Riccardo Cavallini sulla sua pagina Facebook. (Divina Vitale)
continua da pag 3 ...
In disparte, inattese e finalmente presenti dopo circa un anno di assenza, un piccolo gruppo di 12 avocette si alimenta dove l’acqua è più bassa, setacciando il fondo dello stagno con il loro caratteristico becco rivolto decisamente all’insù, unica specie di limicolo europeo in possesso di questa caratteristica anatomica. La loro livrea bianca e nera le rende molto eleganti. Dal 3° osservatorio, fino a poco tempo fa punto privilegiato per godere
della vista dei fenicotteri, ormai partiti verso i siti di riproduzione, osservo lo straordinario comportamento della alzavola, la più piccola anatra d’Europa, impegnata nel faticoso momento della formazione della coppia. Uno
stuolo di 11 maschi si appressa senza tregua intorno ad una solitaria femmina; ciascuno di loro cerca di mettere in mostra le sue credenziali migliori, nella speranza di essere il prescelto. Per lei sarà un duro lavoro di diversi
giorni che la vedrà impegnata nel tenere a bada i pretendenti in cui il livello di testosterone, in questa fase, è al massimo. Gli aironi cenerini già segnalati sul nido a febbraio sono aumentati di numero; ora i nidi sono 4. In
questo momento presentano una bellissima livrea, bianca, grigia e nera, con becco di un arancione molto acceso e le “aigrettes”, le lunghissime penne nucali, molto sviluppate. Uno di loro lo vedo in volo con il rametto
nel becco destinato al consolidamento della piattaforma. Verso il bosco igrofilo a ridosso del tombolo, tra gli alberi “con i piedi nell’acqua”, scorgo un maschio di marzaiola! E’ la prima dell’anno, per me! E’ l’unica anatra
di superficie europea che sverna nelle paludi del Sahel sub-sahariano ed ritorna in Europa all’inizio della primavera. Già a febbraio, talvolta, si registrano i primi arrivi. Con il suo inconfondibile sopracciglio bianco e la
livrea con tutte le tonalità del marrone segnala che la primavera è alle porte e con lei milioni di uccelli provenienti dall’Africa che arriveranno, sosteranno e ripartiranno dall’Oasi in uno spettacolo di colori e forme che nei
prossimi due mesi renderanno il Padule di Bolgheri una tavolozza indescrivibile ed incomparabile di colori.
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RICORRENZA
Sono stati celebrati con una due giorni
di eventi e rievocazione storiche i 410
anni di elevazione a rango di città di
Livorno. Era, infatti, il 19 marzo 1606
quando Ferdinando I dei Medici nominò Bernadetto Borromei come primo
gonfaloniere. “Nei luoghi, nei giorni e
nelle vesti…” è il titolo della manifestazione, giunta alla sua terza edizione, con cui il comune di Livorno vuole
ricordare i fatti accaduti più di quattro
secoli fa e porre l’attenzione sulla storia e le tradizioni della città labronica.
Storia e cultura di un simbolo della città labronica...di Anita Galvano
zare quelle reti, alzandole a sufficienza per
evitare che la sfera
rotolasse in acqua, o
peggio, sugli asciugamani dei bagnanti.
Memorabili
ancora oggi sono gli incontri che vedevano
schierati in campo,
a piedi nudi sul cemento rovente di
mezzogiorno, i nomi
illustri della Grande
Inter. Corso, Mazzola e Suarez, grandi
amici e ospiti di quel
ragazzino diventato
ormai un campione,
si sfidavano infatti ai
Bagni Fiume, mettendo a dura prova anche
il fisico più allenato e mettendo forse
a rischio il futuro di
un’illustre carriera.
Da quel momento
ogni stabilimento balneare della città “senza
spiagge”, tutta scogli
e moletti in cemento,
ha costruito il suo gabbione e ha dato il via a
regolari tornei con due
tempi da venti minuti
o a incontri infiniti che
durano finchè il fisico
regge.
Per entrare nella gabbia, infatti, la dote
principale è avere fiato, dal momento che
la palla, rimbalzando
continuamente, non si
ferma mai per tutta la
partita. Ma chi pratica
questo sport deve ave-
re anche un tiro potente e preciso per centrare la porta, larga poco più di un metro.
Con il passare degli anni, poi, l’erba sintetica ha preso il sopravvento in molti campi
della città, ma il vero “gabbionaro” preferirà sempre giocare alla vecchia maniera,
con reti consumate dal salmastro e cemento
rovente sotto i piedi.
Per comprendere meglio il successo di questo sport, basti sapere che il massese Corrado Orrico, allenatore dell’Inter nella stagione 1991-1992, fece installare ad Appiano
Gentile, quartier generale della società milanese, una “gabbia” su modello di quella
livornese per far allenare i propri giocatori
sulla velocità e sul fiato. Quel campetto ancora oggi è utilizzato dai campioni neroazzurri per la preparazione atletica.
È nato così, per caso e necessità, il gabbione, lo sport preferito dai livornesi di ogni
Nel fine settimana del 19 e 20 marzo
l’intera città si è immersa in un’atmosfera tardo rinascimentale grazie
al coinvolgimento di circa duecento
figuranti e alle numerose rappresentazioni che hanno animato diversi luoghi, piazze e vie cittadine, partendo
dalla Fortezza Vecchia, cuore pulsante
dell’ evento.
In programma oltre al “mercato delle
cose antiche”, con gli artigiani che si
sono esibiti davanti al pubblico mostrando le proprie capacità, anche la
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rievocazione dell’evento storico che
ha visto la nomina di Borromei a primo gonfaloniere togato, gli interventi delle istituzioni e l’animato corteo
storico.
Una manifestazione destinata a crescere di anno in anno che non è solo
una festa popolare ma un’occasione
per far conoscere e salvaguardare la
storia locale e rinforzare lo spirito di
appartenenza dei livornesi alla loro
città. (a.g)
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età, stazza ed estrazione sociale che, armati soltanto di pallone e costume da bagno,
si ritrovano ogni giorno d’estate, ma non
soltanto, per una sfida sotto il sole cocente, il libeccio sferzante o l’acqua battente.
C’è chi racconta, d’inverno, di aver giocato
sotto la neve, chi, uscito da lavoro in congruo anticipo, smette giacca e cravatta per
indossare scarpini e pantaloncini; e, infine,
anche chi si vanta di aver giocato insieme ad
“acciuga” Massimiliano Allegri, allenatore
della Juventus e consueto frequentatore dei
“bagni” livornesi.
La “gabbia” è un mondo parallelo per il livornese, un universo surreale dentro al quale anche l’amicizia più solida cede il passo
alla rinomata ironia labronica, con soprannomi e sfottò che, al fischio finale, svaniscono magicamente con un tuffo al calasole.
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Ci sono tradizioni e usanze che nascono per
puro caso e finiscono col diventare, in poco
tempo, un vero e proprio tratto caratteristico
di una città e un simbolo incontrastato di un
luogo. Il gabbione, per Livorno, è tutto questo. Cultura, passione, segno distintivo di un
modo di essere e di pensare, e non c’è livornese che non vi abbia disputato o assistito
almeno ad un incontro in vita sua.
Ma come nasce questo sport? Erano gli anni
’50 – agli albori del boom economico quando gli strascischi della guerra e dei bombardamenti si vedevano ancora sui volti della
gente e per le strade della città ridotte in tanti casi a brandelli – quando un ragazzino di
nome Armando Picchi (sotto), piedi buoni e
talento in erba, ebbe l’idea di far recintare il
campetto da calcio dei Bagni Fiume (a lato
una foto storica presa dal sito internet) per
evitare che la palla finisse in mare e per non
infastidire le signore sotto l’ombrellone,
con pallonate moleste durante le immancabili partitelle con gli amici. Era prima che
nascesse il beach soccer, prima dei modaioli
tornei di beach volley, prima dello spettacolare street soccer, prima che la costa degli
Etruschi diventasse uno degli spot preferiti
dai surfisti di tutta Italia, prima che il Sup
divenisse la passione
di grandi e piccini.
Gli stabilmenti balneari labronici erano già
da oltre cento anni un
fiore all’occhiello della città, memore ancora del turismo balneare ottocentesco. I
Fiume, ad esempio,
negli anni’30 del
Novecento, avevano
introdotto
un’altra
“gabbia” destinata ad
alcuni sport da praticare in riva al mare:
non il calcio, ma il basket e il tennis. E così
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fecero altro che utiliz-
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PERSONAGGI STORIA DI TITTI,PETTINATRICE A PARIGI
E TERRITORIO La carriera e le scelte durante il boom economico ...di Giuliana Valisneri V.D.T.
Era il tempo di Vergottini, delle Sorelle Fontana
in Italia, di Alexandre De Paris e le Sorelle Carita
in Francia quando Osvalda Falciani, detta “Titti”,
iniziò la sua carriera di “pettinatrice. Il periodo
era quello magico di Brigitte Bardot, dei capelli
cotonati e della Beat generation, il movimento
hippy aveva rotto con i tagli corti a maschietto
privilegiando una figura più femminile con capelli lunghi, la riga nel centro e la zazzera bombata. La moda era dettata dai grandi personaggi
del cinema e della canzone, le dive come Liz
Taylor, Marilyn Monroe, Jane Fonda dettavano i
crismi da oltreoceano mentre in Italia erano Rita
Pavone, Mina, Caterina Caselli e Sofia Loren a
farsi imitare. Il marketing ancora non esisteva,
bisognava fare gavetta in un negozio di parrucchiera a lavare le teste prima di poter acquistare una licenza. All’epoca di Titti le parrucchiere
spesso lavoravano in casa, i negozi erano piccoli
ma vi si potevano trovare smalti per le unghie,
i fascinosi caschi in plastica rosa, che ti facevano sentire in un altro mondo e le riviste patinate
del gossip di allora: Stop, Gente, Oggi, Grand
Hotel e la Domenica del Corriere. Era in quelle
alcove profumate per sole donne che si potevano conoscere tutti i pettegolezzi e i segreti di una
piccola città e dove ci si ritrovava con amiche e
conoscenti, ogni fine settimana. Osvalda fin da
bambina sognava di fare la pettinatrice e tagliava
i capelli a tutti i cuginetti che gli passavano sotto
mano. Era proprio una “miss mani di forbice”
quando fu assunta, a soli 13 anni, nell’Istituto di
Bellezza di Siena , ed era ancora così piccola
che le dovettero farle fare delle scarpe apposite
con un tacco di gomma per arrivare ai lavatesta.
Si chiamava Osvalda come il nonno ma non era
adatto come nome da parrucchiera così la soprannominarono “Titti”. La sua carriera è stata
costellata dai cambiamenti di nome, che forse le
hanno portato anche un po’ di fortuna.
Come fu assunta all’Istituto di Bellezza
all’epoca frequentato a Siena da grandi personaggi? Come usava una volta, grazie all’interessamento dei miei genitori, arrivai in quel grande salone che non arrivavo neppure ai lavatesta,
mi dovettero fare dei rialzi alle scarpe. Ero molto
felice perchè oltre che alla passione avevo anche
una dote naturale e prendevo delle belle mance.
Ben presto passai dai lavatesta alla sedia delle
pettinature.
Come vi riuscì? Erano le clienti che mi volevano, dopo averne pettinate alcune tutte mi richiedevano a Luciano, il proprietario del Salone. Era
frequentato dalle persone più importanti di Siena, professionisti, nobili, gente benestante come
i Nannini, i genitori di Gianna
la cantante, persone squisite e
gentili, grandi lavoratori e anche di bellissima presenza. La
Gianna e i suoi fratelli erano
piccoli, molto educati e vestiti
bene. Oggi la guardo in tv e
non la riconosco vestita così
e con quei capelli spettinati.
All’epoca le signore amavano
farsi cotonare i capelli e le mie
cotonature facevano furore,
ben presto in tutta la zona si
sentì parlare della Titti.
Quanto rimase nel Salone?
Per cinque anni, imparai moltissimo da Luciano, i miei
genitori però decisero di acquistarmi un appartamento
per poter aprire un’attività tut-
ta mia. Al tempo si diventava maggiorenni a 21
anni e io non li avevo ancora così fui messa sotto
la loro tutela . Ripartii da zero, ebbi un grande coraggio a mettermi in proprio, il rischio era grande
ma riuscii ad avere un bel numero di clienti che
mi avevano seguito dal salone. Dopo cinque anni
comprai un vero e proprio negozio che divenne
uno dei più prestigiosi della zona, ci furono articoli sui giornali e la mia carriera decollò definitivamente. Divenni la pettinatrice ufficiale della
famosa cantante lirica Marcella Pompell, avevo
cinque inservienti e tantissima voglia di imparare
cose nuove, perfezionarmi nei tagli, nelle tinture e nelle acconciature, la passione mi spingeva
a darmi da fare e a sperimentare, essere sempre
aggiornata. In provincia non era facile ma non mi
arresi e poi arrivò una grande occasione.
Decise di partire per Parigi?
Quello fu un grande passo, riuscii ad entrare
nella scuola della L’Orèal dove si facevano corsi di taglio, piega e colore. Pensi che erano stati proprio loro sul finire del ‘800 ad inventare
il colore per i capelli. Eugene Schneller era un
chimico che ideò la tintura e subito dopo decise
di aprire un’azienda basata sulla cura dei capelli
chiamandola “Aurèole”, poi divenne l’Orèal ed
esiste ancora oggi, fu lui ad inventare la polvere schiarente Blanc, per schiarire i capelli bruni,
che andò a ruba specialmente nell’ambiente del
cinema. Eugene inventò anche lo shampoo senza sapone fatto di oli e profumi che rendevano il
capello finalmente morbido e facile da pettinare,
inoltre si inventò la pubblicità per vendere di più
e far conoscere i suoi prodotti. Una volta coprì un
palazzo con delle lenzuola bianche con sopra la
scritta di Blanc, lo schiarente. Oggi sembrerebbe
facile ma immaginiamolo nel 1900... Parigi era
una città da sogno, patria della moda e degli artisti, una scuola di vita dove attingere idee, dove
le coppie innamorate sognavano di passare la
loro luna di miele. Anni ‘70, da Siena a Parigi,
una bella differenza! Non mi facevo influenzare
da niente quando si trattava di lavoro ma Parigi
all’epoca era davvero un mondo da fiaba, lavoravamo tutto il giorno e la sera ero così stanca che
non avevo la voglia neppure di uscire, comunque
ogni tanto lo facevo e andavo con le amiche. Mi
recavo alle Folies Bergère, il music hall più famoso di Francia dove andava il pittore Toulose
Lautrec, famosi i suoi quadri che rappresentano
il locale. Andavamo anche nei ristoranti dove si
mangiavano le ostriche, da noi non si erano mai
viste, botte di vita che oggi non stupiscono ma
all’epoca erano davvero esaltanti, cose che a Siena non avrei mai potuto fare. Mi guardavo intorno cercando di scoprire cose
nuove circondata da donne
bellissime e molto curate, dicevo tra me “ma guarda dove
sei arrivata!” Era il periodo
della Bardot e di Dalida, tutte
vestivano con abitini stretti in
vita, ballerine e pinocchietti.
Per strada si vedevano personaggi strani agghindati come
i beat anche se sempre con
una grande eleganza. Nonostante tutto ciò, la cosa che
più mi colpì di Parigi fu il il
“Bosco Blu”.
Di cosa si tratta? Di solito
partivamo per Parigi nel pomeriggio e arrivavamo all’alba, passavamo dentro un
bosco illluminato dalla luce
del sole che filtrava tra i rami degli alberi, che
diventavano di colore blu, uno spettacolo mai
visto che mi ha colpito più della Torre Eiffell e
che non riesco a dimenticare. I viaggi a Parigi mi
resero famosa in città , ero io a portare le novità,
le lentiggini finte, le cotonature, i carrè, persino il
mio negozio subiva i cambiamenti. Fui la prima
a mettere una moquette a fiori che non si era mai
vista in giro! Mi chiamarono anche per fare le
pettinature al Grand Hotel di Rimini e a Torino
dal grande Coiffer Gianni Bollea che pettinava la
cantante Milva e tutta la nobiltà della zona.
Lei è stata anche allieva del grande visagista
Gil Cagnè ? Si ho avuto l’onore di conoscerlo
e di frequentare i suoi corsi, la sua frase più rappresentativa era questa “chi non riesce a trovare in una donna qualcosa da valorizzare cambi
mestiere”. All’epoca in Italia non era ancora conosciuto, era un gran bel ragazzo e da lui ho imparato moltissimo. Era il visagista ufficiale della
Principessa Grace di Monaco, di Maria Callas e
di altre attrici famose americane, era direttore di
Estèe Lauder di Max Factor, un uomo davvero
vitale e intraprendente.
Poi che cosa è successo?
In quel periodo ero davvero all’apice della carriera, le mie clienti mi aspettavano per sapere che
cosa c’era di nuovo nei tagli e nelle pieghe, le
consigliavo in tutto e si fidavano di me: i capelli
sono molto importanti per noi donne e metterli
nelle mani di una parrucchiera significa avere
fiducia in lei. Non avevo intenzione di mettere
su famiglia ma andai a fare una vacanza a Castiglioncello e lì conobbi mio marito. Dopo due
anni di fidanzamento ci sposammo, dovetti vendere il mio negozio per trasferirmi a Cecina dove
lui viveva. Comprai un grande salone sopra la
Trattoria Senese, avevo 15 postazioni e iniziai a
lavorare benissimo ma dovetti cambiare di nuovo il mio nome d’arte.
Per quale motivo? Mio suocero disse che per
una signora sposata “Titti” non era adatto, troppo
farfallino, un nome serio da parucchiera secondo
lui non era neppure Osvalda, troppo mascolino,
decise che mi dovevo chiamare “Roberta”, un
nome rassicurante per l’epoca visto anche che
Peppino Di Capri aveva inciso una canzone con
questo nome. Da quel momento iniziai a lavorare
benissimo ,dovevo farmi conoscere, ma dopo tre
anni dovetti vendere il salone per motivi di salute, volevamo dei figli e per averli avrei dovuto
passare la gravidanza a letto!
La sua avventura è finita così?
Neanche per sogno, dopo che sono cresciuti ho
aperto un altro salone con cui mi sono rimessa
in gioco frequentando nuovi corsi di taglio.
Tagliavo con il rasoio e dovetti imparare a tagliare con le forbici che però hanno meno cura
del capello, ma sono molto più pratiche. Ero
insieme a ragazze giovanissime che mi guardavano con sorpresa, spesso le donne della mia età
non riescono a rimanere nell’ambito lavorativo
per tanti motivi, penso invece che non ci siano
problemi di età quando si ha la voglia di fare e
di imparare, non è mai troppo tardi. L’indipendenza economica, il fatto di stare con persone di
cultura diversa e di diverse provenienze arricchisce l’animo e rende la mente giovane. Consiglio a tutte le donne di non mollare quando si ha
un lavoro che piace. Oggi però mi sono ritirata e
mi godo la pensione, la mia vita è stata davvero
movimentata e piena di sorprese, anche se certe
volte mi prende un po’ di nostalgia.
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UN TUFFO NELLA STORIA DEGLI HOTEL DELLA PERLA
Si ripercorrono le tappe che hanno portato prima alla realizzazione e poi alle varie trasformazioni delle strutture ricettive
di CHIARA CASTALDI
Fare la mappa degli alberghi in una località di villeggiatura è come ripercorrerne lo sviluppo turistico. È quello che cercheremo di fare raccontando la storia della nascita degli hotel di
Castiglioncello, inserendo dettagli e curiosità
architettoniche o legate alle frequentazioni di
personaggi celebri, con un costante confronto con la realtà attuale. L’atto fondativo del
profilo turistico di Castiglioncello si può far
coincidere con l’avvento dei Macchiaioli e
dunque ricondurre al loro mecenate Diego
Martelli, che qui si stabilì costruendo quello che diventerà il nucleo architettonico del
Castello Pasquini. Quel seme originario non
solo richiamò altre frequentazioni, ma in un
certo senso costituì il marchio di fabbrica di
uno stile di villeggiatura che si sviluppò nella
località: una sorta di ritiro intellettuale ideale, durante il quale alternare ore di intenso
lavoro a momenti di svago rigenerante, in un
ambiente quieto e accogliente.
Siamo nella seconda metà dell’800 quando
il critico d’arte e mecenate Diego Martelli,
di famiglia fiorentina, eredita le proprietà di
Castiglioncello dove decide di stabilirsi per
la dolcezza del clima e la tranquillità del posto. Qui ospiterà, fino alla fine del Secolo,
amici pittori ancora poco apprezzati nel capoluogo toscano che dettero vita alla Scuola di Castiglioncello: nomi come quelli di
Giovanni Fattori, Federico Zandomeneghi,
Telemaco Signorini, Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca, Giuseppe Abbati Odoardo
Borrani, solo per citarne alcuni. Altra figura
chiave è il barone Patrone che, a cavallo dei
due secoli, riuscì ad attrarre a Castiglioncello
una vasta e variegata rappresentanza di intellettuali e industriali dell’epoca. Esponente di
una ricca famiglia di imprenditori liguri acquista da Martelli molte delle sue proprietà.
Rispetto al mecenate fiorentino di simpatie
socialiste Partone gestirà la sua influenza in
maniera molto più spregiudicata, riuscendo
a dare un impulso decisivo allo sviluppo del
turismo. Ruolo che giocò non solo sul piano delle conoscenze che attirò nella località,
ma anche in termini di iniziative concrete: si
deve al suo intervento, infatti, la costruzione
della stazione ferroviaria di Castiglioncello
sulla ferrovia tirrenica inaugurata nel 1910.
Fra le curiosità annotiamo che l’elemento
architettonico dei merli e le decorazioni ad
essi sottostanti formanti una serie di archi a
sesto acuto in rilievo, voluti da Patrone per il
Castello che fece erigere come sua residenza e oggi denominato Pasquini, influenzò in
quell’epoca anche altri edifici: nei primi del
900, oltre alla stessa stazione, anche il Conte
Danieli volle per la sua villa decorazioni simili, che, nello stesso periodo, comparvero
anche sulla Torre medicea risalente alla metà
del ‘500 cui l’edificio era addossato, rendendola così caratteristica e distinguendola dalla
costruzione “gemella” di Calafuria.
La prima struttura ricettiva di Castiglioncello
è l’Hotel Castiglioncello, gestito dalla famiglia Simonetti, provenienti da Livorno, ed
entrato in funzione nella seconda metà inoltrata dell’800. L’edificio in cui sorse, realizzato nel 1850, è la prima costruzione moderna del promontorio; precedenti ad essa sono,
infatti, solo la Torre Medicea e la vicina chiesa di Sant’Andrea eretti rispettivamente nel
XVI e nel XVII secolo, quest’ultima, ad uso
dei soldati che presidiavano la fortezza. La
costruzione nasce come stazione di posta e
stallaggio. Disponeva di diciotto vani, di cui
otto camere. Nel 1895, di fronte all’edificio
fu costruita una nuova struttura (l’attuale Bar
Ginori) che nel 1902 fu acquistata dai Simonetti che vi trasferirono l’albergo stavolta
chiamandolo col nome di famiglia. Nell’altro
immobile restò per qualche anno il ristorante, anch’esso successivamente spostato nella
nuova sede. Nel Luglio 1912 viene inaugurato Il Grand Hotel Miramare. A metterlo
in piedi è Romolo Monti altro personaggio
chiave nella storia di Castiglioncello e, non a
caso, erede ideale degli altri padri fondatori:
Martelli e Patrone. Il terreno dove sorgerà la
struttura, infatti, lo acquista dallo stesso Patrone - conosciuto qualche anno prima Montecatini Terme - il quale a sua volta lo aveva
comprato dal mecenate fiorentino. Imprendi-
tore originario di Carpi, Romolo
Monti, frequenta Castiglioncello
per motivi legati ai sui affari di
commercio: se ne innamora e vede
nella località un potenziale turistico da sviluppare. L’hotel esiste
ancora oggi e nel 2014 gli eredi ne
hanno celebrato i 100 anni dalla
fondazione con una festa alla quale hanno partecipato amici, rappresentanti delle istituzioni locali,
ospiti famosi (fra gli altri il critico
teatrale Masolino D’Amico e il
regista Paolo Virzì che peraltro,
negli interni dell’hotel, ha girato
alcune scene del film “La Prima
cosa bella”).
In un secolo di storia l’Hotel Miramare ha alloggiato ospiti illustri
come Luigi Pirandello e Arturo
Toscanini e ha conosciuto diversi
momenti di celebrità, che gli sono
valsi il riconoscimento di “Membro dei Locali storici d’Italia”.
Nell’agosto del 1919 ospitò Winston Churchill. L’episodio è ricordato da una targa realizzata nel 1984 e affissa
sul muro dell’edificio, il cui testo fu scritto
da Giovanni Spadolini, che a Castiglioncello
ha avuto per molti anni una casa di villeggiatura: “Il 19 agosto 1944 Winston Churchill uno dei grandi artefici della liberazione
dell’Europa dal folle dominio nazista, sostò
in questo edificio con alti ufficiali alleati in
occasione della sua visita alla quinta armata americana impegnata nella liberazione di
queste terre al fianco delle forze partigiane e
dei reparti del ricostituito esercito di liberazione nel segno dei futuri destini d’Europa a
ricordo di quel giorno la cittadinanza pose”.
Nel 1901 cominciarono lavori per la costruzione dell’Hotel della Pineta e nel 1904 fu
inaugurato. Lo Stato, proprietario del terreno,
regalò ad un tal Ciampolini, originario di Bibbona, che ne aveva fatto domanda, un’area di
al restauro del 2000. Oggi accoglie 9 fondi
commerciali e 26 appartamenti. Le vicende
legate alla costruzione della ferrovia nonché
alla figura di Patrone, si intrecciano anche
con la nascita di Villa Parisi e dell’ex Hotel
Godilonda. Entrambe le strutture nascono
come ville private per poi essere trasformate in alberghi di lusso e furono nel 1974 set
del film “La bellissima estate” per la regia di
Sergio Martino. La prima struttura fu realizzata nel 1906 dalla famiglia del commendator Saverio Parisi, titolare di un’impresa che
prese parte ai lavori del tratto locale della
così detta ferrovia Tirrenica - inaugurata nel
1910 - il quale ricevette in dono da Patrone
l’area compresa fra la punta sud della Baia
del Quercetano e la scogliera di Punta Righini. Il futuro “Godilonda”, invece, fu edificato
nei primi anni del Secolo scorso, su terreno
donato dal barone Patrone, come Villa De
Montel dal nome dall’ingegnere costruttore della ferrovia. Villa Parisi diviene Hotel
negli anni 80. L’impronta, che
mantiene ancora oggi, è quella di albergo di lusso dotato
di accesso privato al mare,
piscina, campo da tennis. Negli anni Sessanta ne fu proprietario il Conte Malaspina.
L’Hotel Godilonda diviene
tale negli anni ’80; deve il suo
nome a Gabriele D’Annunzio
il quale durante uno dei suoi
soggiorni nella località, coniò
l’espressione «Godi l’onda»;
l’edificio infatti si erge proprio sulla scogliera a picco
sul mare. Negli anni ha cambiato più proprietari. A metà
degli anni ‘30 la costruzione
fu ristrutturata dal fiorentino
conte Coletti sposato con la
ricca americana Carter da cui
la villa prese i nome. Nel dopoguerra, morti due figli maschi (partigiani) e la moglie
(di crepacuore durante il volo
di rientro negli USA), il conte
vende alla famiglia di gioielAlcune foto storiche degli alberghi di Castiglioncello. Strutture e integra- lieri romani Bulgari. Succeszione nel paesaggio... come erano una volta...
sivamente diviene hotel di lusso
molto apprezzato per i suoi ser4200 metri quadri di parco sul quale vigeva vizi e trattamenti come la talassoterapia. Poi
un vincolo alberghiero. La struttura avrebbe la struttura attraversa un periodo di alterne
dovuto ospitare i galeotti utilizzati per i lavo- fortune e nel 2007 chiude. Nel 2014 è stata
ri di scavo della ferrovia, ma non è certo se li messa in vendita ed è stata acquistata da una
abbia mai realmente accolti. Negli anni suc- società russa, con sede in Italia. Attualmente
cessivi la struttura fu trasformata in albergo. sono in corso lavori di restauro, sembra, per
Ne fu proprietario, fra gli altri, Eugenio Pace, tornare ad ospitare un albergo o comunque
già gestore del Grand’Hotel di Rimini, che una struttura turistica. Un destino analogo lo
ne fece una struttura di lusso. Intorno agli ha avuto l’attuale Hotel Baia del Sorriso,
anni Cinquanta l’albergo era dotato di 42 ca- sorta come villa privata nei primi anni del
mere con bagno in camera, alloggi per il per- ‘900 e divenuta struttura alberghiera probasonale di servizio, piscina, campi da tennis, bilmente verso la metà degli anni Settanta,
un’enorme grotta sotterranea che fungeva da quando fu acquistata da una società della
cantina e magazzino per frutta e verdura. Fra quale faceva parte anche il calciatore e allegli ospiti illustri vi alloggiò anche la regina natore Giuseppe Chiappella.
d’Olanda. Nel 1963, Pace vendette l’albergo, Nello stesso periodo sorge l’hotel Bartoli,
ma la successiva gestione fallì in pochi anni. più piccolo e semplice degli altri citati fino
Per molti decenni è rimasto abbandonato fino adesso. Nasce nel 1914 come abitazione del-
la famiglia Bartoli che quattro anni più tardi la trasformano in pensione. Numerose le
gestioni succedutesi che hanno mantenuto
un ambiente semplice e familiare. Fra i suoi
ospiti più noti ricordiamo gli attori Massimo
Girotti e Renzo Montagnani.
Se gli anni della seconda metà dell’800 costituiscono gli albori del turismo castiglioncellese e nei primi del Novecento ne fu posto
il primo seme, ci sono altri due periodi che
per motivi diversi possono considerarsi gli
anni d’oro di Castiglioncello: i decenni ‘20
e ‘30 e i ‘50 e ‘60. Il fiorire delle strutture
ricettive riflette questo percorso. Gli anni
20 e soprattutto il decennio dei 30 coincidono con il periodo in cui Castiglioncello era
frequentata da intellettuali come Pirandello,
D’Annunzio, Pavolini. I decenni 50 e 60 si
identificano con le villeggiature dei maggiori rappresentanti del cinema italiano, dalla
famiglia D’Amico, a Marcello Mastroianni,
da Sordi a Gassman, da Luchino Visconti ai
Panelli; in quel periodo vi soggiornavano anche molti uomini politici come il più volte
ministro Giovanni Spadolini e il sindaco di
Firenze e deputato Giorgio La Pira.
Di questo periodo è la Pensione Guerrini
sorta nel 1925 per iniziativa di Primo Guerrini e della moglie Assunta Proietti e presto
ampliata per far fronte alle richieste. Molto
apprezzata era la cucina della signora Assunta di origini marchigiane. Luigi Pirandello e Marta Abba erano spesso presenti
a pranzo o a cena. All’ombra di un chiosco
nel giardino della struttura erano soliti trovarsi Silvio d’Amico, Sem Benelli, Massimo
Bontempelli, Luigi Cimara e altri. Negli anni
Venti nasce anche l’attuale Hotel Corallo
col nome di Leon d’Oro. Dal 1955 al 1973
diventa Pensione Roma. Nel 2006 è stato
interamente ristrutturato. L’Hotel Leopoldo apre, invece, nel 1995, ma fin dagli anni
30 la villa, di proprietà di un avvocato bolognese, veniva affittata. Fra gli ospiti anche
lo scrittore Corrado Pavolini con la moglie
e i figli. Nel 1959 apre un nuovo albergo, il
Martini che prende il nome dalla famiglia
originaria di Suvereto che pochi anni prima,
sullo stesso suolo, avevano acquistato e restaurato una villa appartenuta ad un facoltoso
ingegnere. L’attività si espande rapidamente,
tanto che nel 1963 la famiglia decide di acquistare l’edificio sull’altro lato della strada,
anch’esso villa privata, che viene inaugurato
come Hotel Atlantico nella primavera del
1970. Nel 1967 inizia l’attività l’Hotel Tirreno. La struttura nasce agli inizi degli anni
‘20 come casa privata e nel tempo ha mantenuto le caratteristiche originali. Fu fatta
edificare da un ufficiale della Marina. Nella
casa trovò rifugio Claretta Petacci. Ha ospitato l’attore Renzo Montagnani e il critico
d’arte Gillo Dorfles. Purtroppo non siamo riusciti a trovare molte notizie sul Park Hotel,
che si trova nella centrale via Fellini (già via
Roma). Lo citiamo, tuttavia, per completezza
di informazione. Alcune testimonianze ci riferiscono essere nata come abitazione privata
per poi trasformarsi in albergo, anche se non
sappiamo in che periodo.
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Bolgheri News rispetta l’ambiente e la natura
APRILE FA IL PIENO DI EVENTI DI ENOGASTRONOMIA
PALAMITA IN FESTA A SAN VINCENZO
Un mare di gusto, Palamita & Friends è la festa dedicata al mare e alla cultura del territorio
di San Vincenzo e dintorni che ormai da diversi anni dà inizio alla nuova stagione estiva.
Quest’anno, per volontà dell’amministrazione
pubblica, si terrà una rinnovata edizione del
tradizionale appuntamento gastronomico dedicato al pesce azzurro che andrà ad animare
il territorio di San Vincenzo con un ricco programma di eventi a partire dal fine settimana
del 23 e 24 aprile fino al 1 maggio con il consueto percorso del gusto di assaggi
La manifestazione si avvale della direzione artistica di Deborah Corsi (nella foto sotto), chef
JRE del Ristorante La Perla del Mare, in collaborazione con la food blogger Cristina Galliti
e il comune di San Vincenzo, guarda al mare e
alla sua influenza non solo in cucina, ma anche
nel tempo libero e nell’arte.
Un percorso Palamita ad arte è dedicato ad
opere di artisti nazionali e internazionali e si
affiancherà alla più conosciuta kermesse culinaria, grazie ad un’inedita presentazione
di una delle opere più acclamate del maestro
Giampaolo Talani, che ha voluto portare a San
Vincenzo: “Due uomini con i pesci” ma anche
al contributo di fotografi, pittori e scultori che
verranno ospitati all’interno delle attività del
centro storico. Una mostra diffusa sul territorio da gustare durante tutta la settimana. Tantissime le attività in programma, dai laboratori
gratuiti, su prenotazione, per bambini e adulti
passando per il food contest e la sfida dei giornalisti ai fornelli per concludersi domenica 1
maggio con il richiestissimo “Percorso di Gusto” che invaderà il centro e il porto della città
grazie alla collaborazione con i diversi risto-
ranti e locali che propongono ai visitatori assaggi di piatti dedicati alla Palamita & Friends,
ovvero, a tutto il pesce azzurro come le sarde e
le acciughe. Senza dimenticare un altro appuntamento storico della manifestazione che vede
protagonisti sempre i ristoratori che propongono per tutta la settimana all’interno dell’offerta
dei loro menù dei piatti ispirati alla Palamita,
in abbinamento ai migliori prodotti del territorio toscano. Ecco un pò di programma: sabato
23 aprile alle 16 in piazza delle Capitanerie di
Porto raduno cani in spiaggia, in collaborazione con la Dog Beach, alle 17 presentazione del
piatto di palamita dedicati agli amici a 4 zampe. Domenica 24 aprile e 1 maggio Palamita ad
arte, percorsi d’arte all’interno delle attività del
centro di San Vincenzo, i bozzetti delle opere
legate al Concorso Nazionale “La Passeggiata
del Marinaio”, in collaborazione con Fidapa
Bpw sezione San Vincenzo Val di Cornia, il
Garden House Lazzerini ospiterà negli spazi
espositivi di via Vittorio Emanuele II alcune
opere di artisti italiani ed internazionali. Installazione per le vie cittadine delle opere del Simposio di Scultura in Marmo Rosso di Sassetta
realizzate in diverse edizioni dell’evento etc...
Alle 17.30 presso la saletta multimediale Cucina ad arte con Deborah Corsi con piatti dipinti o composti con materie edibili ridotte in
polveri, gel e creme. Laboratorio gratuito per
adulti e bambini. Il 29 aprile alla Torre, alle
18, presentazione dell’opera “Due uomini con
i pesci” con il contributo di Giampaolo Talani
e ad una delle sue opere più acclamate, il dipinto scelto dalla Commissione Artistica presieduta da Vittorio Sgarbi, per la 54a Biennale
d’Arte di Venezia del 2011. Sabato 30 Aprile
nella galleria della Coop alle 10 Ape azzurra,
degustazione di piatti a base di pesce povero
realizzati dagli studenti dell’Istituto alberghiero di Rosignano E. Mattei. Alle 11 alla saletta
cucina ad arte con i piatti imbroglia pargoli
tratti dal libro Pesce
per Mini Gourmet di
Marco Gucci e Cristina Galliti. Seguirà laboratorio. Alle 15 arte
dell’impiattamento, a
cura dell’arch. Roberta
Restelli, insegnante di
impiattamento, alle 17
arte di intagliare frutta
e verdura con Mario
Caciagli, esperto di
Thai carving. Domenica 1 maggio allo Yachting Club, ore 11, premiazione dell’opera vincente del Concorso Nazionale “La Passeggiata
del Marinaio”. Alle 11.30 veleggiata a San
Vincenzo con gli amici di PratoVela A.S.D.
in collaborazione con La 100 di Montecristo
Tensostruttura. Alle 11.30 in piazza delle
Capitanerie di Porto incontro Olio Extra vergine d’oliva, erbe aromatiche e peperoncino
per Palamita&Friends, con la partecipazione
dell’esperto Donato Creti, esperto di olio extra
vergine d’oliva e aromatiere e Rita Salvadori,
azienda Peperita. Conduce Giorgio Dracopulos enogastronomo. Alle 15 alla tensostruttura in piazza delle Capitanerie di Porto, giornalisti ai fornelli- chef in giuria per un gioco
culinario: critici e giornalisti enogastronomici
interpretano la Palamita. In giuria alcuni chef
toscani dei Jeunes Restaurateurs d’Europe.
Presidente Marco Stabile. Conduce Cristina
Galliti.
Alle 17.30 premiazione concorso culinario e
cooking show con la chef Valeria Piccini. Nel
centro del paese percorso enogastronomico
con piatti dedicati a Palamita&Friends
creati dai ristoratori deòl luogo in abbinamento ai vini a cura della Fisar-Livorno.
Programma completo ed info su www.unmaredigusto.it
TORNA FOODIES A CASTIGLIONCELLO
ENOGASTRONOMIA
SPECIALITA’ IN FIERA
AL CASTELLO
DI POPULONIA
Al Castello di Populonia il 16 aprile (dalle 11.30 alle 19) appuntamento con il vino e il cibo. Saranno 20 le aziende del territorio che
faranno degustare i loro prodotti
per le vie del borgo. Quattro saranno le aree tematiche: in via San
Giovanni (vino, birra, idromele),
in Piazza Curzio Desideri e Piazzetta (agroalimentari,caseari), alla
Torre (olio, ortofrutta), al prato
esterno (noccioline).
Si terrà inoltre la presentazione della “Guida agli extravergini
2016” Slow Food con degustazione guidata di alcuni oli selezionati
per la guida del nostro territorio a
cura di Francesco Ferrari, presso il
Museo Etrusco Populonia Collezione Gasparri. Spazio anche alle
conferenze con il dottor Giorgio
Baratti, archeologo che parlerà su
‘Quattro salti in...dietro nel tempo. Storie (stra)ordinarie di cibi
antichi”. E il professor Rossano
Pazzagli, Università del Molise –
Presidente dei Corsi di Laurea in
Scienze turistiche e Beni culturali
che parlerà del “Il Buonpaese. Paesaggi culturali e territori del gusto in Italia”. Mostra di pittura “La
terra ed i suoi frutti: visioni diverse di una risorsa preziosa.”presso
la sala Gasparri.
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Il 23, 24 e 25 aprile torna a Castiglioncello Foodies Festival, ormai da tre anni un
appuntamento fisso con cibo di strada, show cooking, incontri con chef stellati, convegni e forum sul cibo e molto altro. Ancora top secret i nomi di quest’anno dei maestri della cucina che interverranno alla rassegna, come accaduto nelle precedenti
edizioni che hanno visto protagonisti fra gli altri gli chef Luciano Zazzeri, Emanuele
Vallini e Alessandro Borghese, star del cibo in tv come Simone Rugiati e vari finalisti
di celebri reality sulla cucina. Nel programma di quest’anno, fra i numerosi eventi,
incontri su sport alimentazione, un convegno sullo spreco, e nella patria della villeggiatura dei maestri del cinema si parla del cibo nei film con proiezioni di pellicole a
tema; e poi ancora, forum sul cibo del futuro con riflessioni su alcune tendenze più
estreme come quelle che portano in tavola gli insetti. Appuntamenti fissi dei tre giorni, come al solito, quelli con gli stand del cibo di strada a Portovecchio, del vino in
piazza della Vittoria, mentre a Caletta si spilla la birra artigianale. Per il programma
dettagliato consultare il sito internet www.foodiesfestival.info
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CONTO POSTALE C/C n. 1011791504 INTESTATO a: Divina Vitale CAUSALE: abbonamento spedizione mensile Bolgheri News. Inserire l’indirizzo di recapito.
BOLGHERI NEWS & STYLE Anno 7 numero 58 registrazione n.5 del 2011 mese di APRILE
Sede centrale via Bolgherese 197, Bolgheri. Direttore responsabile DIVINA VITALE
Editore ASS. “BOLGHERI CULT” In memoria di Maurizio Martelli; Grafica e styling mensile STUDIO M+D; Stampa EUROSTAMPA, Cecina.
Per INFO E PUBBLICITA’ 3315801424 o [email protected]
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