VIVERE ISTRANA
Quadrimestrale a diffusione gratuita edito dalla PRO LOCO di Istrana - Anno 11 n.1 - Maggio 2006 - reg. presso il Tribunale di Treviso al n. 1033 in data 13-3-97 - direttore responsabile Riccardo Masini
• Si ringraziano quanti hanno collaborato alla edizione di questo “Vivere Istrana” o collaboreranno con
materiale, suggerimenti e proposte.
• Si ricorda che annotazioni, proposte di pubblicazioni, foto o altro da inserire nel prossimo numero
di dicembre 2006, dovranno pervenire, meglio se su floppy o CD oppure via e-mail all’indirizzo:
[email protected] entro e non oltre il 31 ottobre p.v.
• Il materiale inviato dovrà in ogni caso essere firmato dal proponente e riportare gli estremi necessari per
un eventuale contatto con la redazione. In difetto, detto materiale non sarà preso in considerazione.
• Il materiale inviato non sarà, in linea di massima, restituito.
In copertina: ISTRANA vista da via S. Stefano. (Foto di Amadio Favaro)
EDITORIALE
di Riccardo Masini
“VIVERE ISTRANA”
Quadrimestrale di cultura
e informazione locale
edito dalla
PRO LOCO di ISTRANA
con il contributo finanziario
del COMUNE di ISTRANA
Indirizzo:”Vivere Istrana”
c/o Pro Loco
Casella Postale 34
31036 ISTRANA TV
Diffusione gratuita
Maggio 2006
Anno 11 n. 1
Registrato presso il Tribunale
di Treviso al numero 1033 il
13/03/97
Direttore responsabile:
Riccardo Masini
Responsabile di Redazione:
M. Grazia Gasparini
Hanno collaborato:
Amadio Favaro,
Adelia Colesso
Camillo Pellegatti
Giuseppe Rossi
Monica Colesso
Paola Biasin
Foto di:
Alessi, Favaro, Gasparini,
Colesso; Gemin, Masini.
Stampa: Grafica 6
Zero Branco - (TV)
Stampato in 3600 copie
LETTURA PUBBLICISTICA BIBLIOTECA
Un percorso di storia socio-culturale paesana
Interessante ma troppo difficile individuare cosa (e se) leggessero gli istranesi nel
tempo. Intendiamo gli alfabetizzati, che erano pochi, ma che avevano pure un’istruzione: qualcuno con diploma, rarissimi con laurea.
Meglio affidarci alla memoria diretta, quindi. E che mi dice quanto segue. In alcune
stalle circolava la Vita del Popolo, in altre, più “nobili” anche la Domenica del Corriere, Tribuna Illustrata, Illustrazione Italiana. Più tardi, qualche copia del Gazzettino
e della Gazzetta dello Sport, portati dal sottoscritto, ancora imberbe. Così, come gli
altri giornali arrivavano qui grazie a due anziani coniugi, Giovanni e Maria Dal Bò,
di ascendenza blasonata benché decaduta e giunti da Treviso con i figli che piantarono la barbieria in paese barbieri. Ma parlo della stalla degli “Ospeai” che in questo tipo di “fornitura” credo sia stata unica. Qualche giovane, motu proprio, era abbonato a “L’Aviatore”, affascinato da questi nuovi mezzi che sciabolavano il cielo.
Uno scossone fu dato indubbiamente dal Centro Lettura, insediato nelle vecchie
scuole elementari della piazza dalla metà degli anni cinquanta fino ai settanta. Era
un’ottima struttura, curata da una allora giovane maestro, lo scomparso Adelchi Bonetti, che con l’entusiasmo del neofita si è accinto a sfondare i muri circoscritti del
bigottismo imperversante e del pregiudizio paesano. Con spirito antesignano e di
forte proposta sociale operò sotto questa bandiera per ben 15 anni, coagulò attorno a sé fior di iniziative di carattere socio-culturale-ricreativo come, ad esempio, la
scuola guida che tuttora esiste in paese (Autoscuola Sile), gite culturali e lezioni informative attraverso conferenze mirate sui problemi del momento. Da questo alveo
è nata anche la gloriosa associazione Calcio Istrana. Molti uomini e donne furono
stanati dall’abitudine delle loro case, educate all’aggregazione e agli apprendimenti della vita.
Ispirò anche un giornalino locale a numero unico uscito con due edizione soltanto:
una nel 1987 e l’altra nel 1969. Aveva un titolo semplice e al tempo stesso trasudava amore per il paese: ”Qui, Istrana”. Fu un botto. Ad effetto. Era costruito da saggi
scolastici, riflessioni spicciole, spunti inediti di vita paesana e cronache sportive con,
accanto a ciò, anche argomentazioni che toccavano aspetti della vita civica e religiosa. Per quei tempi erano “ bombe”, che caddero soprattutto sugli scriventi, tra
cui il sottoscritto. Non fu per niente gradito dal “potere” e i promotori non ebbero
il coraggio di dare ancora spazio a questa voce genuina e indipendente.
Lo ebbe più tardi una battagliero periodico il cui titolo prendeva il nome dal mese
di uscita (es.”Luglio 82”). Questo gruppo si costituì nel luglio del 1977 e durò per
molti anni. Rimproverato spesso di configurarsi in maniera troppo marcata e preclusiva, rispondeva dalla colonne della pubblicazione manifestando il desiderio di
confrontarsi con chiunque e la necessità di uscire dal torpore e dall’apatia generalizzata. Da segnalare anche la comparsa di “La voce di Pezzan” , sotto la spinta di
fornire al paese un mezzo di informazione e discussione. Non sappiamo se ne siano esistiti altri. O se ve ne siano comparsi altri. A fare il bello e cattivo tempo, ora
è il “Vivere Istrana” che da ben dieci anni e a cadenza semestrale entra in tutte le
case e vi capita sottomano. Questo periodico non nasce da gruppi spontanei con
facoltà di procedere a briglia sciolta a tutto campo, ma ha le sue competenze e
funzioni specifiche, in quanto è una creatura editoriale dalla Pro Loco sponsorizzata dall’Amministrazione comunale e il suo orientamento trova radice dal localistico
promozionale a sfondo ambientalistico, associativo, informativo e culturale. Quindi
apartitico e apolitico, come da statuto di fondo. Sta di fatto che nel 1979, in questo
contesto ambientale, si calava la Biblioteca: rappresentando un prezioso polmone
socio culturale che cercava di mettere in un unico mosaico alcuni importanti tasselPro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
3
EDITORIALE
INDICE
li della storia paesana. E non solo. Suo primo Presidente è
stato Raffaele Osimo con, per segretario, uno di quei giovani del gruppo che aveva il giornale con per titolo il mese
di uscita, poi sostituito da Virginio Condotta e quindi, lungamente, da Camillo Pellegatti e Elio Favaro. L’esperienza
fu, inizialmente, duramente osteggiata. Allora, tutte le novità facevano paura, basti pensare che l’approdo qui di fior
di industrie (pastificio Jolly, Osram, Montini, ecc) fu drasticamente respinto dal “connubio” allora esistente. Ma la biblioteca ha gradualmente preso piede, occupando un consistente vuoto culturale nel comune.
E, allora, parliamone. La Biblioteca Comunale di Istrana
ha 27 anni: un numero che esprime la piena salute della sua ....giovinezza, all’insegna di un “rosa” globale e di
successo. A presiederla, ingentilendola, è da alcuni anni
Maria Grazia Gasparini, egregiamente affiancata dalla bibliotecaria titolare, che ci ha fornito i riscontri, che è Paola
Biasin. L’istituzione si presenta in costante crescita. Prendendo come spunto i parametri dell’anno scorso, abbiamo
che da una media giornaliera di 46,56 per cento (cinque
anni fa si era a 30,15) si è passati agli attuali 48,77. Questo, su un monte di 11.658 prestiti (1562 video, 9308 libri,
788 riviste) che hanno raggiunto un picco record, mai registrato prima. E’ da segnalare che quest’anno c’è stato un
notevole incremento di adulti (da 4588 a 4843) rispetto al
leggerissimo calo dei ragazzi (da 6867 a 6815). Fra i frequentatori, dividendoli per categorie, a capitanare nettamente la classifica sono gli scolari (3434) seguiti a distanza
da impiegati (1056), asilo e casalinghe (1006), impiegati e
medie (853), superiori (498), pensionati (429) universitari
(424) ecc. Cosa si legge? Nei bambini i libri maggiormente richiesti sono: Il segreto nel gregge, Che fifa nel Kilimangiaro, Nel regno della fantasia, La maratona più pazza del
mondo. I film più visti sono: Alla ricerca di Nemo , Cenerentola (un “classico” d’altri tempi un po’ fuori dal mazzo),
Spirit cavallo selvaggio, Toys Story, Harry Potter e la camera segreta. Negli adulti, invece, a detenere lo scettro delle
letture preferite sono: Il Codice da Vinci verità e menzogna
(che è un saggio-replica del primo), Lame di luce, Angeli
e demoni, Memorie delle mie Puttane. I film più richiesti
sono: Il diario di Bridget Jones, Il Signore degli anelli, Hulk,
Spiderman. Insomma, una biblioteca che ha fatto passi da
gigante, un ente che va visto come strumento popolare
che opera nella dinamica di sviluppo del paese anche con
iniziative culturali di spicco e con una costante fissa: quella di collaborare a tutto campo con la scuola.
E di coinvolgerla.
4
R. Masini
Lettura-pubblicistica-biblioteca
pagg.
3-4
R. Masini
Via Stanthorpe a Pezzan
pag.
5
Redazione
Rinnovo cariche sociali 2006-2008
pag.
6
Redazione
Foto attività
pag.
7
L’intervista al Sindaco
L’informazione di G. Rossi
pag.
8
G. Rossi
Da terre lontane.....a Istrana
pagg.
9-10
Dalla scuola di G. Romano
Abbracciare l’ambiente
pagg.
11-12
Dalla Biblioteca di P. Biasin
Settimana della lettura
pagg.
13-14
Cultura Fuser
Liberamente...recensioni
pag.
15
R. Masini
Istrana Solidale
pag.
16
C. Pellegatti
Intervista al Presidente
dell’Associazione Volontari
pagg.
17-18
Dal Comune
Dati Censimento Popolazione 2001
pagg.
19-22
L’esperienza di M. Colesso
Volontariato in Kenya
pagg.
23-24
R. Masini
Intervista al dott. Tonello
pagg.
25-26
R. Masini
Storia dell’aeroporto: la
testimonianza di Mario Alessi
pagg.
27-28
R. Masini
Friuli a trent’anni dal terremoto: testimonianza di un alpino
pagg.
29-30
R. Masini
Chernobyl vent’anni dopo:
intervista a Cristiano Stella
pagg.
31-32
M.G. Gasparini
Al castello del conte Dracula
pagg.
33-35
Il racconto di A. Favaro
Toccare il cielo con un dito
pagg.
36-38
Editoriale
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
AVVENIMENTI
CON INAUGURAZIONE IL 25 GIUGNO
VIA STANTHORPE A PEZZAN
UNA PAGINA DI STORIA E DI AFFETTO
D
omenica 25 giugno,
nel corso di una sentita cerimonia e con
la partecipazione di una delegazione giunta dalla località d’Australia interessata, verrà
inaugurata una via che prenderà il nome di Stanthorpe. Di
che si tratta?
Stanthorpe è una cittadina di
circa 12 mila abitanti che sorge negli altipiani della “Granite Higlands” del Queesland,
la Cordigliera Granitica che
attraversa l’Australia. Un punto invisibile nella carta geografica, ma dove batte forte un cuore che è legato a doppia mandata a
Pezzan d’Istrana. Nel
1920 approdarono qui
i primi pionieri, dapprima con Domenico
Pavanello di Istrana
e quindi con Angelo
Vedelago dei “Ponsiani” di Pezzan. Quest’ultimo divenne punto di riferimento per tanti
compaesani che, con il suo
aiuto, si trasferirono in quelle lontane terre che coltivarono con amore e profitto, superando durezze e nostalgie con
l’arma della determinazione e
del coraggio.
L’emigrazione di Pezzan verso Stanthorpe assunse proporzioni rilevanti soprattutto negli
anni ’50 con l’esodo forzato
derivato dall’avvento dell’aeroporto ma che si protrasse anche oltre, vedi la partenza di
Gilda Carniel sposata Volpato
che divenne la preziosa “storiografa” di quegli eventi. Og-
gigiorno, tanti nomi indicano
una presenza istranese massiccia e operosa: in tante insegne
di negozi, nelle “farme” che a
decine sono sorte nelle campagne circostanti, nell’elenco
telefonico e, più tristemente,
anche nelle stesse lapidi dei
cimiteri. Segno di una realtà importante, trasferita lontano, ma con intatte le sinergie e
la forza d’animo acquisiti nel
paese di partenza, consolidata da tante famiglie
che parlano lo stesso dialetto
e che non hanno fatto mancare l’istruzione ai loro figli
mandandoli ad una delle prime scuole per bambini italiani (a Poziers) rimediata apposta per loro.
Questa toponomastica di
Stanthorpe, affissa in una tabella, dedicata in una Via di
Pezzan e inserita in una nuova area di sviluppo urbanistico, non è casuale. Ma rappre-
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
senta la testimonianza memoriale di questa compatta
pattuglia di conterranei che
ha trasferito i propri passi
a Stanthorpe, continuando con dignità il cammino
della speranza e trovando
realizzazione in una terra lontana. Aspra ma accogliente, resa pulsante e interattiva, diventata seconda
patria: ma lasciando a Pezzan ataviche e imperiture
radici. Costituisce ricordo
visibile, che veste con luminosi esempi di volontà e
coraggio la storia di un popolo: perpetuandone la
memoria nella terra dei
padri.
Un passato intriso di
umanità viva e tutta d’un pezzo come
questa, è sempre materia prima speciale
da cui attingere a piene mani: per perseguire in una strada maestra di vita che ha visto
uomini un tempo giovani
ma con la scorza degli uomini maturi, donne altrettanto in gamba e al fianco dei
loro uomini. E’ da temere che
lo stampo di questa gente
non esista più. Ed è per questo che la patina dell’oblio
non deve mai scendere su
questi fatti: che sono esempio di un valore interiore che
ha esaltato ed esalta l’essere
umano. E funge da sprone.
Stanthorpe: una scritta di appartenenza. Istrana: un vincolo di amicizia e di paese.
( r.m. )
5
PRO LOCO INFORMA
CAMBIO AI VERTICI DELLA PRO LOCO
Rinnovo delle cariche sociali per il triennio 2006-2008
P
recedute da una Assemblea dei soci hanno
preso l’avvio, venerdì
27 gennaio, le operazioni di
voto per il rinnovo delle cariche sociali in seno alla Associazione Pro Loco.
Nel corso della riunione sono
stati discussi i bilanci consuntivo 2005 e preventivo 2006
nonché il programma sempre per l’anno 2006. Bilanci e
programmi che sono stati approvati alla unanimità.
Alle ore 22 della stessa serata,
come già detto, si sono aperti
i seggi che, espletate tutte le
operazioni di voti per i presenti, sono stati chiusi alle 23
per essere riaperti in sede a
Villa Lattes nella mattinata
della domenica seguente.
Dallo spoglio delle schede votate (87 e tutte valide) è scaturito il nuovo Consiglio di Amministrazione che, come da
statuto recentemente adottato, durerà in carica per i prossimi tre anni. Questi gli eletti
alla carica: Cavasin Vincenzina, Ceccato Norina, Cisterna Eraldo, Favaro Amadio, Gasparini M.
Grazia, Liva Mario, Pellegatti Camillo, Pozzebon
Ivo,
Pozzebon
Davino, Giuseppe Rossi e Stella
Mirko. Agli undici consiglieri eletti si affiancheranno, sia pure con
solo voto consultivo Simone Agostini e Roberto
Pozzebon in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale.
Alla carica di Revisori dei Conti
sono stati riconfermati Bruno CiNella foto alcuni dei neo eletti consiglieri della Proloco
sterna e Alfonso
6
Calzavara affiancati dal neo
eletto Giacomo Aversano; il
Collegio dei probiviri, sempre
per il triennio, sarà composto
da Fratel Dionisio Santoro,
Antonio Danieli e Giovanni
Carrella.
Fatto il Consiglio, rimaneva
la suddivisione degli incarichi all’interno dello stesso e
a questo si è provveduto nel
corso della riunione del Consiglio di giovedì 16 febbraio.
Il Consiglio ha eletto alla carica di presidente della Pro
Loco Amadio Favaro che sarà
affiancato dai Vicepresidenti
Giuseppe Rossi e Davino Pozzebon, quest’ultimo anche
con l’incarico di Tesoriere;
la segreteria è stata affidata a
M. Grazia Gasparini. Sempre
nel corso di detto incontro si
è provveduto alla formazione
delle varie commissioni che
si occuperanno dell’organizzazione delle manifestazioni
in calendario. Al nuovo Consiglio l’augurio di buon lavoro e a Mario Liva, che lascia
la Presidenza, il più vivo ringraziamento di tutti i soci per
aver accettato e portato avanti
l’incarico in un biennio particolarmente difficile e burrascoso per la Pro Loco.
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
La Redazione
ATTIVITÀ
CONCERTO DI NATALE: Dicembre 2005 - Organizzato da Proloco e Biblioteca Comunale nella
chiesa parrocchiale di Pezzan. Coro S.Salvatore di
Susegana.
CONCERTO RADLEY COLLEGE CHOIR AND ORCHESTRA
Febbraio 2006 - organizzato dall’Amministrazione comunale nella chiesa parrocchiale di Sala.
La celebrazione in parrocchia ad Istrana degli ANNIVERSARI DI MATRIMONIO, un evento significativo che risalta
anche le stabilità di tante coppie del paese. La “decana” è
quella di Toni Danieli e Angelina, gli sposini d’oro che hanno così ricordato i loro cinquant’anni di vita in comune.
FESTA DELL’ANZIANO
APRILE 2006, organizzata presso la secolare abbazia cistercense di
Follina (TV). Dopo la S. Messa e la visita al complesso monastico, è seguito il pranzo sociale. I saluti rivolti dal Presidente della Proloco e dal Sindaco di Istrana, si sono focalizzati sul 25° anniversario della manifestazione.
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
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L’INTERVISTA
AL
SINDACO
L’INFORMAZIONE
Risposta al quesito pubblicato nella rubrica “La Posta” del
precedente numero di Vivere Istrana
S
u tematiche di precipuo
interesse della Pro Loco
di Istrana, ecco alcune domande che abbiamo posto al
Sindaco Marco Fighera e le risposte che lo stesso ci ha reso:
- D. dal futuro pubblico utilizzo
di Villa Lattes, dovrebbero derivare notevoli benefici per la
nostra collettività; quali gli sviluppi e le prospettive dell’intervento di recupero ?
- R. per la rilevanza economica dell’intervento e la sua valenza sociale, sin dall’origine
abbiamo intrattenuto rapporti
con la Fondazione Cassamarca ed il suo Presidente On. D.
De Poli, persona estremamente sensibile in materia. Ora su
incarico della stessa Fondazione, il Prof. P. Portoghesi sta redigendo un progetto di restauro conservativo e riqualificazione che verrà sottoposto per
i dovuti pareri e approvazioni
ai diversi soggetti interessati,
tra questi innanzitutto la nostra Amministrazione comunale e la Soprintendenza ai Monumenti e Beni Architettonici;
l’approvazione di quest’ultima
è determinante per i successivi
interventi - da eseguirsi a stralci - e per i necessari finanziamenti pubblici e privati. Il tutto nel presupposto acclarato di
realizzare un centro socio-culturale che vedrà le pregevoli
collezioni lasciate dall’avv. B.
Lattes collocate nel corpo centrale. I rimanenti locali saranno utilizzati, tra l’altro, a mostra permanente sull’emigrazione e mostre temporanee.
Determinante e sentita anche
la realizzazione di un Auditorium per attività musicali, teatrali e culturali in genere. Così
pure la definitiva sistemazione
del parco per una sua assidua,
pur regolamentata, frequentazione. Dall’entità e la pregnanza dell’impegnativo intervento, ne conseguono i tempi
di realizzo.
- D. un sempre maggior numero di persone di provenienza
extracomunitaria e delle più diverse etnie vengono ad abitare
nel nostro Comune; anche dalle modalità del loro inserimento
dipende un più o meno equilibrato futuro della nostra comunità. Quale l’approccio dell’Amministrazione comunale?
- R. il costante sensibile incremento demografico del nostro
Comune, come nei Comuni
contermini, è dovuto sostanzialmente all’arrivo di appartenenti a razze, etnie e religioni
diverse, con differenti abitudini che vanno a modificare sensibilmente il nostro tessuto sociale. Consci che questa incontrovertibile realtà va affrontata
con la dovuta consapevolezza e serenità, abbiamo quindi
attuato e continueremo ad attuare, direttamente e/o con la
collaborazione di Gruppi e Associazioni, iniziative atte a facilitare l’inserimento dei nuovi
immigrati mediante l’apprendimento da parte di quest’ultimi della lingua, delle regole
e usanze del nuovo ambiente
che li ospita; valga per questo
ricordare i ripetuti corsi base
di italiano per stranieri. Come
8
pure la proficua collaborazione posta in essere con l’Istituto comprensivo scolastico,
tendente a promuovere l’inserimento dei ragazzi da poco
immigrati, mediante interventi
mirati presso i nuclei famigliari
di appartenenza.
- D. Quali sono le iniziative in
atto per il miglioramento della qualità della vita nel nostro
Comune? E’ sentita l’esigenza
di coinvolgere la popolazione
attraverso una diversa, migliore informazione?
- R. la creazione di nuovi spazi
aggregativi; la realizzazione di
piste ciclabili; il potenziamento del servizio trasporti scolastici; la valorizzazione della
biblioteca comunale e dei servizi della stessa; l’intensificazione dell’assistenza domiciliare anche con l’insostituibile
apporto del volontariato. Sono
questi alcuni esempi di iniziative e servizi posti in essere o
realisticamente programmati,
dei quali non sempre i nostri
concittadini hanno la completa conoscenza e conseguente possibilità di fruizione. Con
l’unico obiettivo quindi di sopperire a questa esigenza di
maggiore e costante informazione, l’Amministrazione comunale a breve farà pervenire
a tutte le famiglie un “giornalino” (sono previste due uscite annuali) e valuterà altre iniziative divulgative, per una migliore resa ed utilizzo dei servizi per la collettività.
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
Giuseppe Rossi
IMMIGRAZIONE
DA TERRE LONTANE ....
“Da terre lontane ...... nuovi cittadini per una società equilibrata”, titolava la seconda parte
dell’editoriale su Vivere Istrana
del Dicembre 2003. Nel rilevare allora una massiccia immigrazione da altri Paesi e Continenti, tutta concentrata in pochi
anni, si richiamava l’attenzione
sulle cause e i rischi derivanti.
Ed ora, a distanza di quasi tre
anni, come si presenta la situazione? L’incremento dei residenti é rallentato? La delocalizzazione di molte attività produttive ha veramente portato
alla ridotta necessità di lavoratori stranieri?
La mobilità ha inciso negativamente sull’andamento demografico del nostro Comune?
Da queste domande, trae spunto l’indagine demografica sulla
popolazione straniera residente
nel Comune di Istrana le cui risultanze, elaborando i dati calcolati dall’Ufficio Anagrafe, si
possono così riassumere:
- al 31/12/2001 su residenti
complessivi 7.797, gli stranieri erano 273, pari al 3,50%, di
cui provenienti dall’Albania
25, ex Jugoslavia (Croazia-Serbia Montenegro-Macedonia...) 85, Romania 9, Nord Africa 39, Centro e Sud Africa 47,
Cina 43;
- al 31/12/2005 su residenti
complessivi 8.528, gli stranieri erano 795, pari al 9,32%,
di cui provenienti dall’Albania
75, ex Jugoslavia (Croazia-Serbia Montenegro-Macedonia-...)
268, Romania 61, Nord Africa 46, Centro e Sud Africa 97,
Cina 176.
Dal raffronto 2001-2005 risulta
in tutta la sua evidenza la crescita esponenziale della componente di popolazione straniera, pressoché quadruplicata
in soli quattro anni, con un
incremento medio del 191%
(a fronte di un 2,8% della componente italiana), con punte del
235% per i provenienti dalla ex
Jugoslavia e del 309% per i
provenienti dalla Cina. Applicando, infine, ad una proiezione decennale il diverso tasso di
natalità tra le due componenti,
è facilmente intuibile l’ulteriore sensibile incremento della
componente di origine straniera, con le considerevoli implicanze sociali connesse.
Il balletto di numeri, percentuali e proiezioni sopra richiamate, vede delineata per il nostro
Comune una società estremamente articolata e ben diversa
da quella fino a qualche anno
fa per noi usuale. Potrà questa
nuova società essere mediamente equilibrata come quella
che, inevitabilmente, ci stiamo
lasciando alle spalle? Sono ipotizzabili (auspicabili) solo incrementi programmati? Molto
dipenderà dal coordinato, pregnante agire delle Pubbliche
amministrazioni ed Enti che già
operano. Molto dipenderà dalla volontà, o meno, degli stessi
immigrati ad integrarsi piuttosto che a formare gruppi chiusi; per questo, molto dipenderà
anche da ognuno di noi, dai nostri comportamenti. Consci che
solo se saremo attenti al nuovo
che avanza, aperti nel valutare le diverse esperienze con la
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
dovuta serenità e altrettanta fermezza, nella salvaguardia delle
nostre peculiarità, potremo essere realmente artefici del nostro futuro.
A ISTRANA ....
Nel condurre l’indagine demografica sulla popolazione straniera residente nel Comune di
Istrana, di cui sinteticamente si
parla in altro articolo di questa
rivista, mi sono imbattuto nelle
più diverse provenienze.
Dall’Europa i più numerosi serbo/montenegrini sono tallonati
dagli albanesi, seguiti a ruota
da romeni e macedoni. Rappresentati pure croati, moldovi,
ucraini, bulgari, russi, polacchi,
inglesi, spagnoli, belgi, francesi, cechi, sloveni e ungheresi.
Dall’Africa, al più numeroso
gruppo dei senegalesi, si accompagnano i marocchini e gli
ivoriani. Nigeriani, etiopi, algerini, camerunesi, integrano il
gruppo dei paesi africani con
residenti provenienti anche da
Angola, Gambia, Togo e Burkina Faso.
Più contenute le provenienze
dalle Americhe, rappresentate da brasiliani, argentini e da
solitari statunitensi, costaricani,
dominicani, venezuelani e boliviani.
Dall’Asia, pur presente con uzbeki, indiani, filippini, vietnamiti, giapponesi, bengali e cingalesi, proviene il gruppo più
numeroso in assoluto di stranieri residente nel nostro Comune: dalla Cina infatti, in numero pressoché uguale di uomini e donne, provengono i 176
9
IMMIGRAZIONE
cinesi ufficialmente calcolati
come residenti al 31.12.2005.
Quando infine pensavo che
solo un australiano rappresentasse l’Oceania, il sempre solerte e attento Ufficio Anagrafe comunale mi informava che
decine di nostri compaesani,
pur avendo acquisito la cittadinanza italiana, sono in realtà
nati in Australia. Da Mareeba,
Stanthorpe, Melbourne, Sid-
ney, Mount-Isa, Balmain, Camperdown, Brisbane , e numerosi
altri centri, sono infatti rientrati
persone i cui cognomi più ricorrenti sono Berlese, Cavallin,
Filippetto, Fuser, Gemin, Girotto, Maggiolo, Nasato, Vedelago. E dopo questa carrellata, lasciando ad altri ed in altra sede
le più impegnate riflessioni indotte da un tal crogiolo di popoli e razze, qualche più alle-
DA LAPA DI PARANA’
gra considerazione finale:
- se in una riunione dei rappresentanti delle diverse etnie presenti a Istrana, ognuno avesse parlato nel proprio idioma,
avremmo avuto un mercato, un
ponte o una biblica Torre ?
- è il caso di chiedere l’apertura
di una Filiale dell’ONU?
- evviva l’arcobaleno!
Giuseppe Rossi
foto di Evaristo Gemin
BRASILE - CURITIBA (Paranà) il 10 Marzo 2006 si è
laureata in Medicina Veterinaria presso l’Università Federale do Paranà, EMANUELLE GEMIN, figlia di JOAOFRANCISCO nato a Lapa, città gemellata con Istrana.
Felicitazioni anche dagli amici italiani.
Il prossimo 31 Luglio 2006 compirà 100 anni la Sig.ra
CECILIA BAGGIO-GEMIN, madre di NIDIA, promotrice a LAPA del gemellaggio con Istrana.
AUGURI VIVISSIMI dagli amici di Istrana.
10
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
DALLA SCUOLA
ABBRACCIARE L’AMBIENTE
C
onfesso che l’espressione “ambiente” non mi
suscita istintiva simpatia:
sarà l’asettica astrattezza del suo
significato; sarà quella sfortunata miscela di consonanti che
fanno assomigliare il suono del
vocabolo al rumore d’una pentola che rotola sul pavimento;
sarà magari il ricordo della parola scandita dalla voce metallica e vagamente iettatoria dei
computer in alcuni improbabili
telefilm di fantascienza che ancora riecheggia nei ricordi della mia infanzia (“L’ambiente si
sta surriscaldando” “Evacuare
l’ambiente entro 13,2 secondi”
e così via).
Tuttavia, qualora si decida d’abbandonare la superficie e di vagliare il termine verticalmente,
alla luce dell’etimo, tutto cambia come per magia: derivante
dal latino “ambire”, l’ambiente
è ciò che ci “circonda”, è colui (colei?) che ci “corteggia”, ci
“circuisce” come un’amante, ci
“cinge” come una madre. Allora
il metallo si scioglie e i nipotini di HAL 9000 si ritirano nella
soffitta della memoria: l’immagine che sola rimane è alla fine
quella d’una mamma immensa
che teneramente, infinitamente
ci “abbraccia”.
Ma, per il corretto funzionamento del rapporto, anche la
migliore delle madri possibili
ha bisogno di essere ricambiata:
e l’impressione è viceversa che
le giovani generazioni, come
bambini chiusi in una sorta di
sindrome autistica, non riescano a corrispondere alle effusioni materne, ovvero, fuor di me-
tafora, non siano affatto inclini
ad instaurare un legame affettivo con il proprio territorio. Ed è
proprio questo l’obiettivo principale che una brava professoressa della nostra scuola media
d’Istrana ha inteso perseguire
nel suo laboratorio di educazione ambientale, proposto alla
sezione B nel corso del triennio
2003/’05. Incentrato sul Parco
del Sile, il progetto ha permesso
ai ragazzi di cimentarsi in attività diversificate e stimolanti e di
approdare alla fine ad un risultato indubbiamente gratificante.
Il lavoro, estremamente ricco e
variegato, si è articolato in più
fasi: la prima di queste ha visto
gli studenti impegnati nell’analisi cartografica d’una porzione
del parco del Sile e nell’ideazione d’un tragitto (un sentiero
percorribile in 2-3 ore di bicicletta) all’interno del territorio. Il circuito inizia in località
Ospedaletto di Istrana presso la
vecchia fornace, oggi sede della fabbrica Aliplast. Da qui, percorrendo una strada tra i campi
coltivati fiancheggiata da salici
bianchi, sanguinelle e ontani,
si giunge al Ponte dei tre confini donde passa la via Munara,
antico cardo della centuriazione romana. Passato il ponte, un
rettilineo che corre parallelo al
Taglio del Sile ci conduce a due
vecchie cave allagate circondate da canneti. Superate le cave,
s’incontrano in rapida successione una peschiera, due fontanazzi, numerosi campi coltivati ed una bella siepe agraria. E’
a questo punto che, lasciata la
strada battuta per l’asfalto di via
Munara, ci si imbatte in un’interessante edicola votiva. Incamminandoci di nuovo sullo sterrato e superata una serie di ponti, ci ritroviamo in prossimità
del fontanazzo della Coa Longa. Dopo aver percorso l’anello
intorno alla zona dei fontanili,
Le risorgive del Sile
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
11
DALLA SCUOLA
si riprende la strada dell’andata fino alla via Munara, si raggiunge e si costeggia il canale
Gronda. Da qui, ormai in prossimità della conclusione del nostro percorso, si è premiati dal
corridoio visivo che conduce a
Villa Corner della Regina. Si ha
ancora il tempo di ammirare alcuni magnifici esemplari di cipresso di palude, prima di raggiungere il punto di partenza.
Una volta ideato il tragitto, si è
poi avuta l’attività sul campo,
con la classe alle prese con il
rilevamento dei dati e l’individuazione dei punti d’osservazione più significativi lungo il
sentiero. In alcuni casi la stazione prescelta offre allo spettatore apprezzabili spunti di riflessione sia dal punto di vista
naturalistico che da quello antropico, cosicché l’occhio del
visitatore rimane conteso tra lo
spettacolo del piumaggio nero
lavagna della folaga e la visione delle cave, contraddittoria
testimonianza d’un’industre attività produttiva, che trova però
il suo contraltare nell’evidente
digrado del paesaggio e spinge
lo studente a considerare util-
Villa Corner
12
mente l’impatto ambientale che
sempre consegue a qualsivoglia
opera umana.
Altrove è l’aspetto naturalistico
a prevalere, come per esempio
nella quarta stazione che concentra l’attenzione del fruitore
sui fontanazzi: inutile sottolineare come l’esperienza della visione diretta di questa porzione della linea delle risorgive
aiuti lo studente a comprendere
la diversa conformazione geologica dell’alta e della bassa
pianura.
In altri casi infine, come accade ad esempio nell’undicesimo
punto d’osservazione, lungo il
corso del Gronda, sono i segni
dell’uomo ad attirare irresistibilmente lo sguardo del visitatore, catturato in questo caso
dalla magnificenza di villa
Corner che, per la maestosità
della sua struttura architettonica e la ricchezza dei molteplici elementi decorativi, si offre
quale prestigiosa testimonianza artistica, oltre che come significativo documento storico
e culturale.
Al termine della seconda fase,
tanto delicata e importante per
il buon esito del
lavoro, quanto
gradevole per i
ragazzi, sempre
entusiasti e partecipi quando le
attività didattiche li conducono all’esterno
delle aule, si è
fatto ritorno in
classe per compilare una serie
di schede descrittive corredate
da disegni e fotografie.
L’ultima tranche ha infine riguardato la comunicazione
dell’esperienza ed è pervenuta alla realizzazione d’una presentazione informatica del lavoro. Si sa che la fase terminale
d’un’azione didattica è spesso
la più importante: lo è senz’altro qualora approdi alla produzione d’un oggetto che funge da
sintesi unitaria dell’intero processo apprenditivo. La “pubblicazione” del risultato del lavoro svolto infatti, oltre a funzionare come un ponte gettato
verso altri studenti che utilizzeranno il materiale e ne trarranno magari spunto per ulteriori
ricerche, costituisce anche (se
così si può dire) un valore aggiunto sul piano dell’affettività: l’oggetto prodotto gratifica
l’alunno e si fa garante presso
di lui della buona riuscita dell’apprendimento, favorendone
in tal modo l’interiorizzazione
e la fissazione mnemonica.
Affettività e cognizione dunque:
ecco che, quasi senza accorgersene, siamo tornati a quanto
si diceva all’inizio circa la necessità d’una corresponsione
emotiva tra uomo e territorio,
tra abitante e abitato. Mi piace allora pensare che l’attività descritta e il gradevolissimo
libretto che ne è risultato possano funzionare come una sorta di oggetto transizionale che
aiuti lo studente ad interiorizzare il territorio e lo conduca
a contraccambiare l’abbraccio
dell’ambiente.
G. Romano
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
DALLA BIBLIOTECA
SETTIMA EDIZIONE DELLA SETTIMANA DEL LIBRO
E
ravamo in tanti sabato
1° aprile per l’apertura
della settima edizione
della settimana del libro,
organizzata dalla Biblioteca Comunale e dalla Commissione Lettura dell’Istituto Comprensivo, e non si
è trattato di uno scherzoso
pesce d’aprile ma di una
vera festa.
Protagonisti i bambini delle scuole materne ed elementari del comune che in
questi mesi hanno letto avventure dedicate al viaggio
o le hanno sentite leggere
dalle proprie insegnanti. I
lavori creativi che ne sono
risultati hanno abbellito la
sala riunioni di Cà Celsi
con i loro colori vivaci e le
loro figure piene di vita e
di qualità artistica.
Ce n’erano per tutti i gusti:
dalle avventure di Pinocchio, in viaggio alla ricerca
di se stesso, al più classico
tra i racconti di mare: ”L’isola del tesoro”. Dal “Mago
di Oz” alle piramidi dell’antico e misterioso Egitto.
Caratteristica comune a tutti i lavori è stato l’impegno
e l’entusiasmo con i quali
i ragazzi hanno partecipato alla loro realizzazione,
sotto la paziente guida dei
maestri, che non ringrazieremo mai abbastanza per
il lavoro che quotidianamente svolgono a servizio
dei più giovani. Anche i
bambini delle scuole materne hanno partecipato
all’esposizione dei disegni:
si tratta di un segnale molto
positivo che incoraggia il
lavoro intrapreso già da alcuni anni dalla biblioteca,
quello cioè di avvicinare i
piccoli ai libri il più precocemente possibile e con il
coinvolgimento attivo dei
La premiazione ...
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
genitori. Dopo la mostra
tattile “Un mondo (di libri)
da toccare” proposta nel
mese di novembre a tutti i
bambini in età prescolare,
il lavoro è continuato, nella convinzione che leggere
sia un gesto d’amore che
contribuisce al benessere e
allo sviluppo psicologico,
creativo e relazionale dei
nostri figli, come ci testimoniano i più recenti studi pedagogici. I libri sono
luoghi magici e carichi di
simbolismo, nei quali i
bambini possono vedere
rappresentati se stessi e gli
altri, le loro emozioni, gli
eventuali conflitti e le relative soluzioni. Luoghi dove
scoprire e sperimentare la
complessità del mondo con
la rassicurante vicinanza di
una persona adulta tutta a
propria disposizione, che
prende per mano e guida
nel viaggio della
crescita .
Con questa convinzione di fondo
abbiamo proposto,
durante la settimana della lettura,
anche due momenti di lettura ad alta
voce: uno dedicato ai bambini di
prima e seconda,
l’altro per quelli
di terza, quarta e
quinta elementare.
Le bravissime interpreti di Lucchetteatro ci hanno deliziato con storie di
animali, canzoni,
filastrocche e tanto
13
DALLA BIBLIOTECA
divertimento.
La partecipazione numerosa e piena di interesse a
questi due appuntamenti
ci incoraggia e ci sprona a
continuare con convinzione
sulla strada della promozione della lettura, individuan-
dola come momento qualificante dell’attività della
biblioteca comunale.
La Bibliotecaria Paola Biasin
I disegni degli alunni ....
La mostra-mercato del libro ...
.
Le letture animate ....
APPUNTAMENTI CON LA BIBLIOTECA:
SERATA ALL’ARENA DI VERONA SABATO 29 LUGLIO
IN PROGRAMMA: “TOSCA” DI G. PUCCINI
PULLMAN+BIGLIETTO GRADINATA NUMERATA+LIBRETTO - EURO 33,00
TEATRO IN VILLA
SABATO
SABATO
SABATO
SABATO
08
15
22
29
LUGLIO
LUGLIO
LUGLIO
LUGLIO
14
QUANDO AL PAESE MEZOGIORNO SONA
TAXI A DUE PIAZZE
A CHE PUNTO E’ LA ROTTA?
I DIARI di P.B. BERTOLI
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
CULTURA
DALLA BIBLIOTECA GRUPPO LIBERAMENTE
Dal romanzo al film: La bestia nel cuore
L’appuntamento del gruppo Liberamente del mese di marzo ha previsto la visione del film La bestia nel cuore della
regista e scrittrice Cristina Comencini, figlia di Luigi grande regista di Pinocchio, Pane, amore e fantasia, Tutti a casa
e altri. L’operazione artistica che va dalla scrittura del romanzo alla regia del film è condotta dalla stessa persona.
La Comencini, infatti, indossa la triplice veste di scrittrice,
sceneggiatrice e regista e proprio per questo è in grado di conoscere i due linguaggi, le intime procedure attraverso le quali
un libro può diventare un film. Tuttavia, la
stessa Comencini nell’intervista raccolta
nel libro legato al DVD del film, la bestia
nel cuore, dal romanzo al film afferma:
«Per ridare l’atmosfera del libro, il clima,
le relazioni tra i personaggi, essere fedele
allo scrittore, come si sa, devi essere pronto a tradirlo. Questa volta, dato che il libro è mio, ho dovuto tentare di tradire me
stessa»1. La relazione fra letteratura e cinema è molto complessa: si tratta di due
linguaggi diversi che nondimeno si completano. Il libro fin dall’inizio, ha molto
a che fare col cinema. I due protagonisti
sono attori, la scena iniziale è girata in
una sala di doppiaggio. Il libro solitamente è più approfondito, mentre il cinema
mira alla sintesi, a legare molte cose insieme. In alcuni casi però è il cinema che
deve spiegare ciò che magari l’autrice ha
trascurato, per esempio l’ambiente nel
quale si muovono i personaggi, i mobili,
i libri da mettere sulle mensole. Gli attori come sono vestiti? Come si muovono?
«Il cinema non è selettivo come la parola,
- prosegue la Comencini - vuole sapere
tutto. Con la costumista ho dovuto trovare i vestiti giusti per il carattere d’ogni personaggio, per ogni scena. Nel libro li descrivevo solo se mi serviva. Ora non posso lasciarli nudi».2 Il film racconta la storia d’incubo, un sogno che sconvolge la
vita di relazione della protagonista Sabina, un «evento così
traumatico» che non riesce neppure a raccontare. Il sogno
assume, in questo caso un valore enorme: è lo strumento
della rivelazione di un messaggio di verità, come nella tradizione biblica e classica, che le permette di socchiudere
la misteriosa porta aldilà della quale può accedere all’indicibile segreto che ha turbato la sua vita e quella di suo
fratello Daniele. Il tema del film secondo la scrittice-regista
è quello della famiglia, vista però nel suo deteriorasi: è un
fantasma che aleggia sopra i personaggi. La famiglia è un
punto di osservazione privilegiato della società, percorsa
dalle stesse contraddizioni e scossa da gravi tragedie. Nel
film vedremo la difficoltà di relazionarsi dei protagonisti,
Sabina e Franco, gli abusi sull’infanzia, il tradimento, il
matrimonio di Maria che si sgretola. Dentro la tragedia
della famiglia che si trasforma, ma di cui tutti i protagonisti sentono la nostalgia, c’è la ricerca di altri modi
di amare e di stare insieme: vedi la relazione fra la cieca Emilia con l’amica di infanzia Sabina e poi con la più
matura Maria, lasciata dal marito per
un studentessa trent’anni di giovane di
lui, amica di sua figlia. Noi che abbiamo una «certa età» rimaniamo scortati
quando la stessa Comencini scrive che
dopo questa «certa età» le donne possono amare «soltanto altre donne». Nel
film si affronta il tema della relazione
con l’altro, ma anche dei travisamenti
dell’amore che si trasformano in abusi
e profanazione dei più deboli, quando
si oltrepassa la distanza di rispetto, il
limite dell’alterità. E’ il tema del male
nascosto in ciascuno di noi, dell’amore profanato, che diventa dominio, saccheggio della persona. Si tratta dello
stesso tema sostenuto da Dostoevskij
nei Demoni.
Gli attori e la regista, interrogati sull’individuazione della scena madre del
film, rispondono concordemente: «E’
la scena della confessione di Daniele»,
che è stata trasferita intatta dal libro al
film, soltanto accorciata. Sabina per
capire qualcosa di più sulla sua famiglia, sullo sconvolgente sogno che l’ha
gravemente turbata, corre in America
dal fratello Daniele, professore di Lettere classiche all’università, felicemente sposato, padre di due bambini, che
ama, ma che non riesce neppure ad abbracciare. E’ festa di capodanno gioia
allegria brindisi, tappi di bottiglie che saltano. Una frase
sibillina della cognata Anne stana la «bestia nascosta nel
cuore» e Daniele messo alle strette, le racconta tutto. Ciò
che hanno dovuto subire è grave, irreparabile, le cicatrici
rimarranno per sempre ma….
Per il gruppo Liberamente Giampaolo Fuser
-----------------------------------------
1 C. Comencini, in La bestia nel cuore, dal romanzo al film,
Feltrinelli, Milano 2006, pp. 7-8
2 C. Comencini, in La bestia nel cuore,… pag. 12
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
15
DALLE ASSOCIAZIONI
SULL’ “ONDA“ DELLO TSUNAMI E’ RIPARTITA
“ISTRANA SOLIDALE”
“Istrana Solidale”
era
partita anni fa sotto la
spinta meritevole di Luigi
Pestrin e con tanti buoni
propositi Poi, con il tempo era calato l’interesse
e l’impegno collettivo e
il sodalizio si era praticamente dissolto. Ma c’è
sempre chi non demorde
ed è proprio grazie a ciò
che la coalizione benefica che raggruppa le 35
associazioni del territorio è nuovamente decollata e, recentemente, ha
onorato come meglio non
poteva il ripristino della
sua attività.
Lo ha fatto conformandosi in forma giuridica con tanto di atto costitutivo nel corso di un
incontro che è avvenuto
significativamente
nella sala consiliare di Cà
Celsi, alla presenza di
un buon numero di rappresentanti associativi e
di Stefano Pestrin, assessore, a nome del sindaco Marco Fighera che ha
caldeggiato l’iniziativa e
che con lo stesso Luigi
Pestrin, Fabio Marconato, Amadio Favaro, Mansueto Pozzebon, Giacomo Nigido, Donantono
De Filippis, Tranquillo
Gasparini, Adriano Vanin, Mario Alessi Gianni
Stefanon e Laura Pivotti a formare il lotto dei
soci fondatori. Le nomine estrapolate da questo
gruppo hanno designato
Il presidente dell’Ass. Istrana Solidale De Filippis, consegna a Fratel Matteo
il ricavato delle diverse iniziative di solidarietà
16
De Filippis quale presidente, Stefanon vice, Vanin segretario e cassiere,
Favaro, Pozzebon, Stefano Pestrin e la signora
Pivotti quali membri dell’esecutivo.
Con l’occasione si è
adempiuto subito anche
ad un gesto concreto. All’incontro, infatti, è stato
invitato anche fratel Matteo Kavunkal nota conoscenza
dell’Istituto Cà
Florens e a lui sono stati
consegnati 8500 euro. Il
religioso è di origine indiana e da molti anni è in
collegamento con il suo
popolo, con iniziative a
loro favore e conseguenti
alla crudezza di situazioni estreme toccate con
mano.
Tra cui quella drammatica dello tsunami che ha
scosso le coscienze di
molte persone e ottenuto
segni di tangibile solidarietà. Questo attestato di
generosità sarà indirizzato alla costruzione di una
casa alloggio per orfani
vittime dello Tsunami.
I pronunciamenti di circostanza hanno sottolineato l’importanza della
solidarietà quale pietra
edificante di una rinascita che guarda al futuro.
R.M.
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
DALLE ASSOCIAZIONI
Intervista al sig. PESTRIN dell’ ASSOCIAZIONE
VOLONTARI ISTRANA.
N
el Comune di Istrana,
sono operativi oltre
trenta tra associazioni e gruppi che si propongono finalità le più disparate e
si rivolgono ai più svariati settori di intervento: dalle associazioni di volontariato alle
associazioni sportive, dalle
associazioni d’arma ai gruppi ricreativi. La loro attività si può facilmente rilevare
dal calendario delle manifestazioni che viene annualmente pubblicato su questo
periodico, ma, forse, non altrettanto note sono le finalità
e l’organizzazione dei singoli
sodalizi. La redazione di “Vivere Istrana” con una serie di
interviste ai responsabili dei
gruppi vuole appunto ovviare a questo. Abbiamo scelta
per prima l’ASSOCIAZIONE
VOLONTARI ISTRANA ed è
quindi al suo Presidente sig.
Luigi Pestrin che abbiamo posta una serie di domande:
D. Sig. Pestrin, lei è Presidente dell’Associazione Volontari
fin dalla sua fondazione, vuole riassumere quali sono i fini
che vi proponete?
R- L’Associazione, come è
chiaramente indicato nello
Statuto, si prefigge di aiutare
chi per particolari problemi si
trovi in condizione di disagio.
La nostra attività è sintetizzata
nel logo: “migliorare la qualità della vita”.
D. Quali sono i settori del
vostro intervento e come
cercate di raggiungere gli
obbiettivi prefissati?
R- L’Associazione, nata ufficialmente nel 1992, si è inizialmente dedicata all’assistenza (compagnia) di persone sole e anziane o disabili;
successivamente ha introdotto nelle sue attività il servizio
di trasporto a luoghi di cura,
sempre per persone non autosufficienti o comunque bisognose. I servizi che attualmente vengono svolti, oltre ai
due già citati, comprendono
anche la presenza di volontari presso la Casa Alloggio di
Paese, la presenza di un gruppo di volontari ai soggiorni
climatici organizzati dal Comune ed il servizio trasporto
per prelievi presso la struttura
Ulss di Padernello ogni lunedì
mattina.
D. Una attività così intensa e
quotidiana impegna il gruppo
sia a livello organizzativo sia
sul piano economico: come
fate fronte a tutto questo?
R- L’Associazione conta attualmente 23 soci che, come
da regolamento, sono impegnati nell’assistenza e/o nei
trasporti. Il Consiglio Direttivo mi affianca validamente
nell’organizzazione e nella
conduzione dell’attività e un
socio cura la gestione del pulmino e ne organizza il servizio. Il patrimonio e i fondi cui
l’Associazione attinge provengono in buona parte dalla
Amministrazione Comunale
che, oltre a erogare un conPro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
tributo, è impegnata nel coprire tutte le spese relative al
servizio trasporti (oltre 6.000
€ nel 2005). Importante è
pure l’aiuto che proviene dai
soci sostenitori e altrettanto lo
sono le libere elargizioni fatte
da amici o utenti del servizio
di trasporto.
Ricordo che i servizi sono
gratuiti e che i volontari non
ricevono assolutamente alcun
compenso.
D. Il cittadino che si trovasse
in condizione di aver bisogno
di un vostro intervento come
può raggiungervi?
R- Le domande di intervento vanno rivolte al sottoscritto personalmente o telefonicamente (n.d.r. vedi riquadro
a fine servizio). Sarà mia cura
contattare con la massima urgenza possibile il richiedente per valutare le esigenze ed
eventualmente organizzare il
servizio.
D. Per entrare a far parte della vostra Associazione cosa si
deve fare e quali sono i requisiti?
R- Primo requisito è senz’al17
DALLE ASSOCIAZIONI
tro la disponibilità ad aiutare il prossimo mettendo a
disposizione un po’ del proprio tempo libero. Ho volutamente parlato di tempo libero perché qualsiasi azione
di volontariato va fatta dopo
che si è adempiuto ai doveri
derivanti dal proprio stato. La
persona che desidera far parte della nostra Associazione
come volontario/a può mettersi in contatto o direttamente con me oppure tramite un
altro associato. L’ Associazione, da parte sua, cura la preparazione e l’aggiornamento
dei volontari sia con riunioni
periodiche che con momenti
formativi organizzati ad hoc.
E’ logico che requisito indispensabile è la maggior età.
D. Il volontario è tutelato nel
suo servizio?
R. L’Associazione è iscritta nel
Registro Regionale delle Organizzazioni di Volontariato
ed è riconosciuta o.n.l.u.s. Per
ottenere tale iscrizione sono
obbligatorie determinate garanzie in favore dei soci che
si concretizzano mediante assicurazioni. I soci sono quindi assicurati, a cura e spese
dell’Associazione, per la Responsabilità Civile e per Infortunio e/o Malattia accaduto o
contratta durante il servizio. Il
pulmino è assicurato con una
polizza kasko che prevede la
copertura anche per il conducente. L’Associazione inoltre,
come già detto, è anche impegnata nella formazione dei
volontari per assicurare loro la
serenità nel servizio derivante
da una buona conoscenza di
norme e regole.
D. Quali sono i problemi dell’Associazione che vorrebbe
veder risolti in questo suo 5°
mandato di Presidente?
R- Nella relazione morale sull’attività svolta nel 2005, presentata ai soci ordinari e sostenitori ed agli amici dell’Associazione nel febbraio scorso,
ho posto particolarmente in
evidenza la necessità d’avere
una sede. Il materiale, l’archivio, la segreteria e la recente
dotazione informatica pervenuta dal Centro dei Servizi per
il Volontariato di Treviso sono
disseminati in casa di consiglieri e mia.
Ho fatto presente al Sindaco
che, senza nulla togliere ai meriti di altre associazioni, la nostra e quindi gli associati sono
impegnati nel servizio alla collettività tutti i giorni, mattino e
pomeriggio; ho quindi chiesto
che l’Amministrazione Comunale esamini concretamente la
possibilità di darci una sede.
D. L’attività svolta dall’Associazione pone lei e i soci su
un particolare e qualificato
osservatorio; quali sono le
esigenze sociali del nostro
territorio che, a suo avviso,
meritano particolare attenzione?
R- Penso che uno dei problemi
più gravi e che purtroppo nel
tempo andrà aggravandosi sia
il problema dell’assistenza agli
anziani, dove per anziani intendo soprattutto persone non
pienamente sufficienti e/o comunque sole. Sarebbe oltremodo importante che si creasse per
loro anche nel nostro Comune
almeno un Centro Diurno. Questo faciliterebbe la permanenza
degli stessi nel nucleo familiare
almeno nelle ore serali e nelle giornate festive, agevolando
nello stesso tempo i conviventi
e permettendo loro di espletare nella giornata tutte le attività
lavorative o famigliari. Non ultimo potrebbe evitare in alcuni
casi il ricovero in strutture lontane dal paese dove comunque
l’anziano non si riconosce.
Ringraziamo il sig. Pestrin per
la disponibilità e la franchezza delle sue risposte e con lui
ringraziamo tutti i volontari e
i sostenitori per il servizio a
favore della comunità.
C.P.
PER INFORMAZIONI, RICHIESTE DI SERVIZIO ECC:
Luigi PESTRIN - Via Toniolo, 7 - Pezzan - 31036 ISTRANA
Telefono dell’Associazione 328 3442300
18
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
INIZIATIVE
Comune
di di
Istrana
Comune
Istrana
Censimento
della
Popolazione2001
2001
Censimento
della
Popolazione
Popolazione residente ai censimenti e variazione intercensuaria
PopolazioneISTRANA
residenteeai
censimenti
e variazione
intercensuaria
comuni
limitrofi
– Censimenti
1991 e 2001
ISTRANA e comuni limitrofi – Censimenti 1991 e 2001
Popolazione residente
Popolazione2001
residente 1991
COMUNI
COMUNI
Istrana
Trevignano
Paese
Istrana
Quinto di Treviso
TrevignanoMorgano
Paese
Vedelago
Treviso
Quinto di Treviso
Morgano Provincia di Treviso
Veneto
Vedelago
Italia
1991
2001
7.763
6.916
9.074
8.254
18.407
15.845
6.916
7.763
9.288
9.054
9.074 3.754 8.254 3.449
18.407 13.826 15.84513.011
9.288 80.144 9.05483.598
744.038
3.754795.264 3.449
4.527.694
4.380.797
13.011
13.826
56.995.744 56.778.031
Variazione
Assoluta
Percentuale
Variazione
Assoluta Percentuale
847
820
2.562
847
234
820305
2.562815
-3.454
234
51.226
305
146.897
815
217.713
12,2
9,9
16,2
12,2
2,6
9,98,8
16,26,3
-4,1
2,6
8,86,9
3,4
6,3
0,4
Case sparse
Totale
-3.454
83.598
80.144
Treviso
51.226
744.038
Provincia di TrevisoPopolazione795.264
residente per tipo di località abitata
146.897 2001
4.380.797 – Censimento
Veneto
ISTRANA4.527.694
e comuni limitrofi
217.713
56.778.031
56.995.744 Centri
Italia
COMUNI
abitati
Nuclei abitati
Popolazione residente per tipo
di località
abitata
Istrana
6.440 – Censimento
473
850
ISTRANA
e comuni limitrofi
2001
Trevignano
COMUNI Paese
Quinto di Treviso
Morgano
Vedelago
Istrana
Treviso
TrevignanoProvincia di Treviso
Veneto
Paese
Italia
Quinto di Treviso
1.465
1.483
Centri 6.126
Nuclei abitati1.614
Case sparse895
abitati 15.898
7.706
2.629
9.223
6.440 76.476
6.126653.097
3.858.167
15.898
51.858.988
7.706
596
443
899
4731.705
1.46547.767
259.981
1.614
1.725.470
596
986
682
3.704
850
1.963
1.483
94.400
409.546
895
3.411.286
986
-4,1
6,9
3,4
0,4
7.763
9.074
Totale
18.407
9.288
3.754
13.826
7.763
80.144
9.074
795.264
4.527.694
18.407
56.995.744
9.288
Morgano
2.629
443
682
3.754
Indicatori
di Struttura
per età e 3.704
sesso
Vedelago
9.223
899
13.826
ISTRANA e comuni limitrofi – Censimento 2001 (valori %)
Treviso
76.476
1.705
1.963
80.144
Popolazione
Donne nella
Carico di
Provincia di Treviso
653.097
94.400
795.264
residente < 5 47.767
Popolazione
popolazione
figli per
COMUNI
anni
residente
di
di
75
anni
e
donna
in età
Veneto
3.858.167
259.981
409.546
4.527.694
75 anni e
più
feconda
Italia
51.858.988
1.725.470 più 3.411.286
56.995.744
e sesso 66,5
Istrana Indicatori di Struttura
6,1 per età5,8
23,5
Trevignano
5,4 2001 (valori
68,9
ISTRANA
e comuni limitrofi – 6,0
Censimento
%)22,5
Paese
5,3
5,2
19,8
Popolazione
Donne nella62,7 Carico di
Quinto di Treviso residente < 5 Popolazione
5,0
6,3
66,6
19,8
popolazione
figli per
Morgano
5,0
7,6
68,0
19,3
COMUNI
anni residente di
di 75 anni e donna in età
Vedelago
5,4
6,9
65,7
21,2
75 anni e
più
feconda
Treviso
3,9
11,2
66,3
17,8
più
Provincia di Treviso
4,9
8,1
66,1
20,2
Veneto
4,6
8,3
66,1
19,3
Italia
4,6
8,4
63,7
19,1
Istrana
Trevignano
Paese
Quinto di Treviso
6,1
5,8
66,5
6,0
5,4
68,9
5,3
5,2
62,7
Pro Loco - Vivere Istrana - dicembre 2005 19
5,0
6,3
66,6
23,5
22,5
19,8
19,8
INIZIATIVE
Popolazione residente per classe di età e sesso nel comune di
ISTRANA– Censimento 2001 (composizione %)
7.763 Residenti
75 e oltre
classe di età
Da 60 a 74
Da 45 a 59
Da 30 a 44
Da 15 a 29
Meno di 15
40%
30%
20%
10%
0
10%
% popolazione residente
Maschi
20%
30%
Femmine
Popolazione residente per stato civile e sesso nel comune di
ISTRANA– Censimento 2001 (composizione %)
7.763 Residenti
Maschi
Femmine
0%
Celibi/nubili
25%
Coniugati/e
50%
Separati/e legalmente
75%
Divorziati/e
100%
Vedovi/e
Indicatori di struttura della popolazione nel Comune di
ISTRANA– Censimenti 1991 e 2001 (valori %)
Indice di vecchiaia
ANNI
Maschi Femmine
Percentuale di
donne nella
popolazione di
Totale
75 anni e più
1991
47,3
78,4
62,7
67,5
2001
63,1
94,0
76,2
66,5
20
Pro Loco - Vivere Istrana - dicembre 2005
INIZIATIVE
Famiglie e indicatori ISTRANA e Comuni Limitrofi – Censimento 2
COMUNI
Istrana
Trevignano
Paese
Quinto di Treviso
Morgano
Vedelago
Treviso
Provincia di Treviso
Veneto
Italia
Numero di
famiglie
Numero
medio di
componenti
per famiglia
Percentuale di
famiglie
unipersonali
2.523
2.942
6.416
3.354
1.275
4.574
33.224
293.512
1.714.341
21.810.676
3,0
3,1
2,9
2,8
2,9
3,0
2,4
2,7
2,6
2,6
15,7
13,7
17,4
18,5
16,4
15,7
29,5
22,0
23,3
24,9
Tipologie familiari - ISTRANA e Comuni Limitrofi – Censimento 2001 (valori %)
2,8
3,1
Istrana
Trevignano
3,7
3,2
3,3
Paese
3,3
Quinto di Treviso
Morgano
2,5
Vedelago
Treviso
3,7
4,1
3,8
3,6
3,0
5,1
4,0
Provincia di Treviso
4,6
3,9
Veneto
4,7
3,6
Italia
0
2%
Percentuale di coppie non coniugate
6,8
5,1
4%
6%
8%
Percentuale di nuclei familiari ricostituiti
Occupati per settore di attività economica nel Comune di Istrana
Censimento 2001 (composizione %)
Pubblica
amministrazione e
altro
15,9%
Istruzione e sanità
8,5%
Servizi alle
imprese
5,7%
Trasporto e
comunicazioni
2,7%
Agricoltura e
pesca
4,5%
Industria
manifatturiera
33,4%
Commercio,
Costruzioni
riparaz., alberghi,
ristoranti
Industria (altro) 13,0%
15,1%
1,2%
Pro Loco - Vivere Istrana - dicembre 2005
3.606 Occupati
21
INIZIATIVE
Pop. Residente di 6 anni e più per grado di istruzione e sesso nel Comune di Istrana
Censimento 2001 (composizioni %)
7,9
Analfabeti e
alfabetizzati senza titolo
12,5
22,0
Licenza elementare
28,7
Media inferiore
35,5
28,7
Diploma di scuola
secondaria superiore
30,9
26,1
3,7
4,0
Laurea o
diploma universitario
0
10%
20%
Maschi
30%
40%
Femmine
Indicatori del grado di istruzione per sesso nel Comune di Istrana
Censimento 2001 (valori %)
31,1
Indice di possesso del Diploma scuola media
superiore (19 anni e più)
26,7
30,2
Indice di possesso del Diploma scuola media
superiore (35-44 anni)
29,2
50,0
Indice di possesso del Diploma scuola media
superiore (19-34 anni)
52,7
7,3
Indice di non conseguimento della scuola
dell'obbligo (15-52 anni)
10,5
0
Maschi
20%
40%
60%
Femmine
Popolazione straniera residente per sesso nel Comune di Istrana e comuni limitrofi
Censimento 2001
Stranieri residenti
COMUNI
Istrana
Trevignano
Paese
Quinto di Treviso
Morgano
Vedelago
Treviso
Provincia di Treviso
Veneto
Italia
22
Maschi
Femmine
Totale
146
147
349
145
65
288
1.893
19.560
82.244
660.694
121
121
302
125
40
193
1.783
14.935
70.830
674.195
267
268
651
270
105
481
3.676
34.495
153.074
1.334.889
per 100
residenti
maschi per
100
stranieri
3,4
3,0
3,5
2,9
2,8
3,5
4,6
4,3
3,4
2,3
54,7
54,9
53,6
53,7
61,9
59,9
51,5
56,7
53,7
49,5
Pro Loco - Vivere Istrana - dicembre 2005
L’ESPERIENZA
VIAGGIO IN KENIA ...
E
ccomi due anni dopo a
scrivere di nuovo di quella terra meravigliosa e
contrastante quale il Kenya...
Sono tornata domenica e
dopo qualche giorno di smarrimento ho dovuto
per forza di cose
tornare alla quotidiana realtà...
Ci sono molte
cose da dire anche di questo
viaggio, così diverso dal primo,
anche questo così
intenso e profondo... A differenza dell’altra volta questo viaggio
è stato molto più
facile per alcuni
aspetti, non ho
più dovuto abituarmi alle tante cose che erano così difficili per me all’inizio, quali gli odori, le strette
di mano a tutti, le scarse condizioni igieniche... Ho potuto insomma concentrarmi su
tutto il resto, sugli occhi dei
bambini, sui loro sorrisi, sulle
loro difficoltà nella vita...
Vorrei riuscire anche questa
volta a non essere patetica,
anche se credo che sarà difficile, perché è impossibile
non raccontare delle mie visite negli istituti per bambini
con problemi fisici e/o mentali, ciechi e/o sordi...insomma
chi più ne ha più né metta...
E’ impossibile non raccontare
che ho trattenuto mille volte
le lacrime, e a volte no, da-
vanti a quei sorrisi tristi e meravigliosi, a quegli occhi che
stanno guardando te e nessun
altro, e in quel momento è te
che stanno interrogando forse sul perché delle loro vite
così disastrate, ma che riescono ancora a trasmetterti tanta
gioia di vivere e soprattutto
tanta voglia di vivere, al di là
delle difficoltà. E come non
parlare della forza straordinaria delle suore che gestiscono
questi istituti? Ho imparato
molto da loro in poco tempo
passato insieme, la loro vitalità, la loro fede... E’ meraviglioso il modo in cui coccolano quei bambini, così amorevolmente ma allo stesso tempo molto razionale, è un abbinamento raro da trovare, ed è
un insegnamento prezioso da
portare a casa...
Ho vissuto in una missione
con delle suore molto speciali, sempre pronte ad accogliePro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
re le persone e ad affrontare la
vita con il sorriso sulle labbra...
è pazzesco, anche nelle situazioni in cui io probabilmente
mi sarei scoraggiata, per loro
era solo un ulteriore sfida da
affrontare a testa alta e cercare
di vincere... beh,
vincere o perdere lì è molto relativo, molte volte
mi sono chiesta
a cosa serva loro
lottare così, quando sembra che
nulla debba mai
cambiare, quando sembra che il
destino di quei
bimbi sia già segnato con la loro
nascita...ma forse anche questa è
una lezione di vita...e anche
per questo le ringrazio...
Ho vissuto quasi un mese
in condizioni molto diverse anche dalla volta precedente, senza acqua corrente, mi sembrava di aver fatto
un salto nel passato, facendo la doccia con la caraffa,
utilizzando una turca come
bagno...non è sempre stato
facile, le nostre abitudini occidentali sono sempre un po’
dure a cedere, ma alla fine
anche questo aiuta a crescere, ad apprezzare sempre di
più le mille cose che in questa parte del mondo spesso
diamo per scontate e non realizziamo che in tutto il resto
del globo si lotta quotidiana23
L’ESPERIENZA
mente con le più banali necessità...compresa l’acqua!
Ci sono tante cose che vorrei poter riuscire a trasmettere, ma mentre scrivo mi rendo
conto che è impossibile, anche mentre ero lì
ho pensato spessissimo a come
avrei potuto condividere al massimo la mia esperienza con chi è
rimasto a casa,
ma anche allora
mi convincevo
che era impossibile, non si può
raccontare la propria emozione, si
può solo descrivere un istante...
ma non basta.
Non si possono
fotografare due occhi pensando che susciteranno la stessa
gioia, tristezza, rabbia, sofferenza... Io posso solo scrivere, e neanche particolarmente
bene oserei aggiungere...Ma
vorrei davvero riuscire a sottolineare l’importanza ancora una volta di entrare nella
parte, di vivere il posto e la
gente...non facile e a volte irritante, così come erano per
me insopportabili quei viaggi in matatu (l’autobus locale
a 14 posti), e non tanto per il
sovraffollamento del mezzo,
quanto per il modo assurdo
di guidare, credo di avere rischiato molto di più in quei
viaggi che non in aereo o per
le malattie...Ecco, credo che
quelli siano stati i momenti peggiori e a cui l’abitudine proprio non l’ho fatta!!!
Così come non avrei mai potuto abituarmi a quei ragazzi-
ni scappati dalla campagna
per cercare un po’ di fortuna
e finiti alla stazione dei matatu a sniffare colla e chiedere elemosina che ovviamente
rifiuti perché sai già che strada prenderanno quei soldi...fa
male, molto male e nonostante tu sappia che la droga non
è un problema solo africano,
qui fa ancora più male...
Ma tutto il resto... la gente, i
paesaggi, il cielo sconfinato e
stavolta posso aggiungere anche gli animali meravigliosi
sono un esperienza da vivere
in pieno. Questa volta sono
andata anche al Masai Mara,
una delle riserve naturali del
Kenya ed è stato bellissimo,
24
sono riuscita a vedere molti
animali selvatici, tra cui i cuccioli di leoni (straordinari!) e
questo ha rinnovato decisamente il mio spirito animalista...ed è stata un’esperienza
interessante anche dormire in
tenda in piena
savana ascoltando tutti i rumori
della savana stessa, senza possibilità di riconoscerli... adesso che ci
ripenso, sebbene abbia passato
due notti insonni,
quei rumori erano vivi, reali e ti
facevano sentire
così indifesa ma
allo stesso tempo
così curiosa... è
stato bello, molto.
Anche quest’anno ho lasciato l’Africa con la tristezza nel
cuore, molto più dell’altra
volta, perché a questo viaggio ero già un po’ preparata,
ho perso quindi meno tempo
a capire dov’ero e quindi ho
potuto davvero godere di più
di ogni istante e di ogni occasione, ma pure questa volta
l’ho lasciata con una promessa che sento ogni giorno più
vicina: ci rivedremo presto! E
se qualcuno fosse interessato...credo che sia una meravigliosa occasione di crescita e
consapevolezza...
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
Monica Colesso
PERSONAGGI
AL DOTT. CARLO TONELLO LA MEDAGLIA D’ORO
DELLA CASSA RURALE.
L
’ U LT I M O M E D I C O
C O N D OT TO.
REALTÀ E ANEDDOTI.
Nel corso della tradizionale Festa Natalizia, svolta
dalla Cassa Rurale e Artigiana di Treviso nel suggestivo contenitore del Palazzetto dello Sport di Istrana
(1200 le persone presenti),
al dott. Carlo Tonello è stata consegnata una Medaglia d’Oro (che si aggiunge
ad analogo conferimento
avuto a suo tempo dal Comune) per i suoi alti meriti
umani, sociali e cooperativistici. Il gesto ha avuto
anche toccanti momenti
ed è avvenuto per mano
del presidente Paolo Reginato, con al fianco la moglie signora Ester (definita
dal festeggiato “il pilastro
della famiglia”) e scroscio
di commossi applausi. Reginato ha, tra l’altro, dato
particolare rilievo “alle
ferie trascorse a suo tempo dal medico in terra di
Missione, per continuare
a prestare gratuitamente la
sua opera nei confronti di
persone che mai sarebbero state curate”.
Il dott. Tonello ha preso a
presiedere alla salute degli
istranesi dal 1956, sovrintendendo a tutto il comune con pazienti che veni-
vano anche da fuori. Una
mansione svolta con elevata perizia professionale
e sensibilità umana, inizialmente esercitando in
un ambulatorio a dir poco
vetusto, ma costituendo
per tutti e in tema di salute pubblica una presenza
importante. Fu riferimento
e figura centrale nei momenti del bisogno specifico, alla quale si guardava
come alla risolutrice esperta e capace dei tanti “accidenti” che - prima o poi ghermiscono qualsiasi essere umano. Ha operato in
un momento storico rappresentato da situazioni
spesso di estrema miseria
e precarietà in cui, grazie
a questa attività, aveva la
possibilità di scandagliare la componente sociale
e umana, e i comportamenti fisici e psichici, in
tutte le loro particolari e
delicate sfaccettature. Un
campo in cui anche gli
aneddoti e i colpi di scena erano di casa.
Fu l’ultimo medico “condotto”, una acquisizione
che cessò per legge nel
1980, ma lui continuò
come medico di famiglia,
fino a “lasciare il posto“
al figlio Luigi. Ma non del
tutto. Infatti, fino ad appena qualche anno fa, lo
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
sostituiva nelle assenze
continuando a fare ambulatorio. Certamente qualificato il percorso professionale anche in termini di
“ casistica” che è stato “ patrimonio” di vita e cultura
del dott. Tonello, per non
dire delle molte persone
che ricorrevano a lui avendo più che altro bisogno
di una parola indovinata e
partecipe: che non mancava di venire fuori dall’angolo della sua indole capace e bonaria, solo apparentemente “burbera”.
Benché lamentasse che ciò
capitava sempre alle tre di
notte e mai alle undici del
mattino, suo orgoglio primario è che nessuna donna
gli sia morta nei moltissimi parti a domicilio, che si
svolgevano spesso in condizioni incredibili. Una
volta ci disse: “un tempo,
con mezzi semplici, si ottenevano cose grandi,il
bagaglio dell’esperienza
era quasi tutto; oggi il medico non riesce a fare una
diagnosi se non ha cento
strumenti...”
Ma innumerevoli sono anche gli aspetti curiosi che
hanno costellato l’incedere quotidiano di medico
in un mondo agreste, allora ancora tutto da scoprire se non da ...emancipa-
25
PERSONAGGI
re. Arrivò a “vedere“ anche la pellagra: era l’anno
1957 e il caso si consumò
ad Ospedaletto, nelle paludi del Sile. Lo stesso posto dove vide “co i me oci”
uccidere l’ultima lontra
del Sile e “ da animalista
convinto, el xe stà par mi
un gran dispiasser”. Ricorda una ragazzina di Sala
che all’ospedale di Montebelluna era stata mandata
a casa per morire, ma lui
non si dette per vinto e recuperò puntigliosamente
una delle prime penicilline andando in Lambretta dal prof. Tronconi primario dell’allora ospedale manicomiale di S. Artemio, ritirandone 20 flaco-
ni. “Dopo tre giorni la ragazza è rinata- ci dice – e
questa persona oggi è madre e nonna. Quando la rivedo, non lo dico, ma mi
commuovo”.
Ma il dott. Tonello ha anche una vena faceta. Afferma che una volta quando si
vedeva un magro si diceva
che “ el gavea na siera da
morto”, mentre il grasso
era ritenuto il ritratto della salute. E poi, invece, “el
moriva de un colpo”.
Ricorda anche quando tornando da una visita sotto
una bufera di neve e prima
delle sbarre della ferrovia
verso Ospedaletto, intravvide una massa informe in
mezzo alla neve che cre-
deva fosse “ un saco de
panoce cascà da qualche
caro” e che invece si rivelò
un uomo“ destirà par tera,
imbriago desfà”. Chiamò
il messo Battista Marconato e, assieme, provvide
a rispedirlo a casa. Quell’uomo (e fa tanto di nome
e cognome), arrivò fino a
96 anni e “ el fasea do bae
al giorno: una aea matina
e naltra aea sera”
Al dott. Carlo Tonello, una figura-personaggio
che appartiene alla storia
e all’affetto di Istrana, resta tuttavia un rimpianto:
quello - dice lui - di non
aver aiutato abbastanza i
missionari dell’Africa nei
ritagli delle vacanze spesi tra loro. Lo ha
fatto sicuramente
per quanto riguarda Istrana e il territorio e in quanti lo
hanno conosciuto
e ne sono stati beneficiati. E dai quali, sgorga un “grazie” sincero e memoriale. Sia pure
postumo. Ma avallato dalla ufficialità editoriale di cui
questa
pubblicazione si rende onorata portavoce.
R. M.
26
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
STORIA LOCALE
19 FEBBRAIO 1954:
“BATTESIMO“ DELL’AEROPORTO CON L’ “F 84/G“ DI MARIO ALESSI
L
a storia del 51° Stormo
ad Istrana è legata a Mario Alessi da un famoso “battesimo”. Il 19 febbraio
l’allora aitante giovane sottufficiale fu il primo pilota dell’aeronautica militare ad atterrare con un F 84/G sulla
pista ancora odorosa di cemento fresco della nascente
base aerea di Istrana e a dare
praticamente il via al graduale
trasferimento dell’intero stormo dagli aeroporti di Aviano e
Treviso.
Alessi, promosso ufficiale nel
1970 e andato in pensione
con il grado di colonnello pilota, ha dedicato 34 anni della sua carriera al 51°. In questo lungo periodo di attività ha
volato su oltre 20 tipi di velivoli totalizzando più di 6 mila
ore di volo: un vero record per
un militare.
Numerosi sono stati, inoltre, i
giovani che hanno fatto esperienza sotto la sua guida, manifestandosi come apprezzato
istruttore. Tanto da guadagnarsi, al momento del commiato,
sentite manifestazioni di affetto e di stima da parte del comandante e del personale.
Gli stessi sentimenti che ha
sempre incontrato anche nella
popolazione civile di Istrana,
con la quale si è integrato da
subito spesso condividendone
gli estri strapaesani di tante
iniziative: sia culturali che tradizionali. Presiede il nucleo di
Istrana delll’Associazioe Arma
Aeronautica . ( r.m.)
Il col. pilota Mario Alessi
ai comandi.
L’AEROPORTO E ALCUNE NOTE TESTIMONIALI
di Mario Alessi
M
olto è stato detto dell’aeroporto e delle
sue dolorose vicissitudini con i concittadini del
Comune di Istrana: espropri,
emigrazione, diatribe varie e
problematici inserimenti nel
tessuto sociale del paese con i
nuovi arrivati , non sempre in
sintonia con usi e costumi dei
vecchi residenti.
Ma il tempo è paziente e consente il progresso della coscienza . Ora le due comunità
civili e militari si sono totalmente integrate fino a confondere le proprie origini. Dapprima sono nati due “ Villag-
gi Azzurri” per l’alloggio delle famiglie dell’aeroporto, altro personale ha trovato casa
anche ad Istrana paese o nel
suo comprensorio, sposando
anche ragazze del posto. Comunque, ciò che più conta è
stata la funzione dei nostri figli, incapaci di creare differenze. E’ grazie a loro e non tanto a noi “matusa” se la nostra
comunità ha potuto progredire nel rispetto di una reciproca
convivenza .
Dopo questa personale premessa, vorrei aggiungere qualcos’altro in quanto diretto protagonista del primo atterrag-
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
gio del nuovo aeroporto di
Istrana, in coppia con l’allora
maggiore Ciarlo, comandante
del mio 21° Gruppo e più tardi Capo si Stato Maggiore dell’Aeronautica. Questo accadeva il 19 febbraio del 1954,
proveniente dall’aerobase di
Aviano e con il primo reattore F 84 G in dotazione al 51°
Stormo. Nello stesso anno, ed
esattamente il 20 giugno, avvenne l’inaugurazione ufficiale da parte del presidente della
repubblica Luigi Einaudi.
Di operativo trovammo solo
l’essenziale. La pista di volo
con relativo raccordo e le piaz-
27
STORIA LOCALE
zole per il parcheggio degli aeroplani, la torre di controllo, lo
stabile ( il fortino) della guardie
per garantire la vigilanza dei
velivoli, nello stesso fabbricato
esisteva anche la mensa unica
per tutto il personale. Il Gev
(gruppo efficienza velivoli), alcuni mezzi antincendio, l’ufficio operazioni e il comando.
L’unico bar era gestito dalla
vecchia osteria Cavasin (“polentina”) rimasto per qualche
tempo all’interno del corpo di
guardia. Progressivamente in
aeroporto si arricchiva di tutto il fabbisogno operativo-tecnico-logistico, compresa la recinzione perimetrale, guanto
da diventare una delle migliori basi Nato, indispensabile
per la salvaguardia nazionale
nel teatro di una possibile minaccia dall’Est (guerra fredda).
Attualmente, oltre a garantire
due gruppi operativi montati
sul velivolo AMX, l’aeroporto
assicura anche una squadriglia
S.A.R. (soccorso aereo regionale) dotata di elicotteri adeguati e personale addestrato
per il soccorso e salvataggio
anche per richieste umanitarie
esterne . Inoltre, può sopperire al trasporto di organi umani
per il trapianto terapeutico.
Non meno importanti sono i
servizi di un efficientissimo
centro di controllo del traffico
aereo regionale e un’attendibile stazione meteo disponibile
non solo per il volo ma anche
per la comunità della Marca
Trevigiana per i suoi bollettini
su Antenna Tre. Naturalmente un aeroporto militare si valorizza maggiormente con la
sua attività di volo volta all’osservanza dei parametri Nato e
quindi con l’abilitazione dei piloti e specialisti. Pertanto, sono
previsti voli notturni e diurni
con qualsiasi condizione meteo. Relativamente al proprio
ruolo caccia - bombardiere, ricognitore o intercettatore, il pilota deve addestrarsi al volo in
alta e bassa quota e al tiro A/TeA/
A (aria - terra e
aria - aria e cioè
con Targhet fisso
e mobile, quale
potrebbe essere
la simulazione di
un combattimenti aereo). L’intensa attività aerea
può recare disa“Immagine del Republic F-84G “51-18”, aereo apgio alla popolapartenuto al 20° Gruppo C.B., rifatto in epoca postuzione, specialma con codici e colori del “Team” acrobatico delle
mente per gli asTigri Bianche”.
28
sordanti rumori, ma per il pilota
che deve conseguire la qualifica di COMBAT READY (pronto al combattimento) è indispensabile che voli . Solo così
sarà pagante e raggiungere il
suo scopo per la salvaguardia
nazionale. Purtroppo per non
essere sopraffatti bisogna contrapporre la difesa all’offesa e
quindi ecco anche la giustificazione di un aeroporto. Può
sembrare anacronistico, ma
questa è la pura realtà. Magari
potessimo risparmiare la spesa
delle forze armate e convertirla
per sanare la fame nel mondo!
Augurio auspicato da tutti, ma
purtroppo non conseguibile.
Comunque, a prescindere
dall’aspetto politico-militare,
penso che il paese di Istrana
abbia guadagnato grande prestigio. Ha visto passare Capi
di Stato, Papi e tante altre personalità di spicco, tanto da
far conoscere la nostra realtà
geografica e sociale. Ora se
ti chiedono ci che paese sei e
rispondi dov’è c’è l’aeroporto
di Istrana, molti identificano
il fatto con l’aerobase.
In virtù dei miei 34 anni trascorsi in questo meraviglioso
e glorioso aeroporto, dagli albori all’età della pensione, mi
sia consentito aver ricordato
alcuni momenti ed identità
storiche, dalla sua nascita al
susseguirsi degli avvenimenti
che lo hanno portato ad essere un vanto nazionale per la
terra che lo ospita e i componenti nel suo insieme.
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TESTIMONIANZE
Friuli: 30 anni dal terremoto
ORNELLO FUSER: “UN ALPINO DEL 6 MAGGIO 1976”
Testimonianza: Sepolto per 48 ore sotto le macerie
U
n alpino del 6 maggio 1976”, ha firmato così Ornello Fuser
il suo intervento commemorativo all’incontro del 6 maggio
scorso a Gemona indetto per
l’occasione del 30° anniversario dal cataclisma.
Ha detto poche parole “che,
per quanto cerchi di razionalizzarle, ti portano a confluire nel mare in tempesta del ricordo con memoria inquieta,
presente, penosa, che ti travolge come un torrente in piena,
perché il terremoto ha colpito
il Friuli, e con esso i corpi e
le anime della Julia, e ciò che
conta, ora, è far vivo il pensiero dei volti, dei nomi dei miei
compagni che non sono più
con noi, che non rispondono
più all’appello...” Un pensiero struggente che accomuna i 36 commilitoni morti tra
cui i trevigiani Arnaldo Basset
del comune di Spresiano, Valerio Artuso di Quinto, Federico Luison di Castello di Godego, Doriano Dal Bianco di Canizzano, Luciano Borsato di
Padernello, Raffaele Bernardi
di Castagnole, Silvano Montagner di Zenson di Piave e
Graziano Muccinat “che è di
Pordenone ma dormiva sopra
di me nel letto a castello“.
Sono trascorsi tre decenni
da quella strana afosa sera di
maggio del terribile terremoto
del Friuli. Fuser quella sera fu
sorpreso nella camerata della
Caserma Goi di Gemona rimanendo per 48 ore sotto le
macerie, ma è come se fosse
sucesso ieri tanta è la lucidità e la presenza nel raccontarci quel tragico fatto. Si manifesta, con orgoglio, artigliere
di montagna e da quell’even-
Ornello Fuser all’epoca dei fatti
to è stato segnato fisicamente,
ma non nello spirito, che conserva intatto e quasi con una
vena ...romantica.
Ornello ci racconta:
“Ero arrivato stanco da una
marcia e per questo non andai
in libera uscita. Avevo appena fatto la doccia e mi trovavo
in canottiera quando sentii un
rumore strano , mai sentito in
vita. Era il periodo delle “br” e
pensai ad un attentato. Il borbottio mormorio della camerata divenne mutismo totale. La
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paura prese tutti. Saranno trascorsi così 15 secondi, spezzati dal grido strozzato di un
abruzzese: ”Via tutti, questo
è il terremoto!” Si sono sentiti
gli scarponi di tutti che scappavano. Io ho esitato un attimo per rivestirmi un po’. Ma
in quel momento ho sentito
un grande dolore alle orecchie
provocato da un rumore assordante. A quel punto sono saltati i laterizi dal soffitto e i vetri sono come esplosi, mi sono
appoggiato e ho visto i mattoni che saltavano. Sono scivolato e le “pignatte” del soffitto
mi hanno coperto attutendo il
peso della massa di cemento.
La gamba, però, è rimasta imprigionata e compressa da un
masso che bloccava la vena
arteria e mi ha provocato la
paralisi che tuttora mi porto
e un ferro mi stava conficcato
nella schiena e da qui ho avuto anche un blocco renale. Per
alcuni istanti ho perso il fiato, ma la mente continuava a
lavorare. C’era un silenzio di
tomba che mi dava angoscia e
brividi. Poi le voci di chi era
rimasto sotto: bestemmie, grida, preghiere: Ma ecco un’altra scossa, catastrofica. Ancora imprecazioni, ma anche
amici di una calma straordinaria. “Se vai fuori, saluta la
mamma”, state fermi che altrimenti è peggio”, diceva
qualcuno. Mi sono reso conto
che non c’erano vie di scam29
TESTIMOANZE
po e ho cominciato a sentire
i crampi. La sensibilità degli
arti cominciò a scomparirmi
assieme al dolore. Sentivo invece l’odore acre del sangue
che mi scorreva ovunque e mi
sgocciolava anche da sopra.
Provai nausea e terrore. Persi
conoscenza. Dopo un po’ mi
svegliai, avrei voluto gridare
ma avevo la bocca piena di
polvere. Mi accorsi di essere
diventato egoista, perché non
volevo più sentire le voci degli
altri. Ho cominciato a contare
occupando la mente. Fino al
mattino alle 9, quando ho preso a pensare alla mia famiglia
e ai miei ideali di gioventù che
sentivo sfuggirmi perché quel
posto poteva diventare la mia
tomba. Improvvisamente ho
avuto un gran calore agli occhi e ho visto un unico punto
bianco in tanto buio. Vaneggiavo e mi sembrava di volare dentro a quella luce morbida. Mi addormentai ancora.
O svenni. Fui svegliato da refoli di freddo e anche da una
grande dolcezza nel capire
che i mieci compagni alpini
stavano scavando spontaneamente con mezzi di fortuna.
Erano quelli della libera uscita. Mi sono arrivati vicinissimi, ero cosciente, ma non ce
la facevo a dire niente. Uno
mi era camminato sopra, ma
non mi aveva visto. Pregavo
con la mente e conservai la
speranza. Al mio fianco c’era
Federico, che ha sempre pregato, incitando alla preghiera.
E’ morto dopo.
Finalmente un grido: “Qui c’è
uno”. Si erano accorti di un
ciuffo dei miei capelli...” ma è
morto” hanno aggiunto.
Stavano andando via, ma sono
riuscito ad aprire gli occhi.
“ E’ vivo, è vivo !”
Mi hanno messo una flebo e
levato il ferro.
Avevo una gran sete.”
Cinque giorni di coma all’ospedale di Palmanova, la
spola tra convalescenza e ancora ospedale. L’11 settembre
si trovava con il secondo terremoto in quello di Udine. Ha
poi messo su famiglia sposandosi con Lidia Pegoraro che gli
ha messo al mondo due figli di
cui è orgoglioso: Laura e Christian. Conserva a fuoco questo
ricordo, ma anche tanto cocciuto amore per gli alpini con
i quali si rapporta negli incontri, talvolta scrivendo autentici pezzi a “ Fameia Alpina “
(alla quale si è rivolta a sorpresa anche la figlia Laura con
un delizioso “saggio” su papà
Ornello), sempre con quelli di
Istrana con i quali ha fondato
anche il gruppo locale.
Riccardo Masini
Le macerie del terremoto
30
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
TESTIMONIANZA
CERNOBYL VENT‘ ANNI DOPO
Intervista con il fisico nucleare Cristiano Stella
cialisti nel Veneto
da allora conteso
da organizzazioni
sanitarie e stampa
per avere lumi sul
caso, attualmente
ancora a rapporto
di consulenza professionale con Uls,
industrie, aeroporti, studi dentistici
e con tutto ciò che
ha a che fare con
la radioattività, per
molte centinaia di
richieste.
Prof. Cristiano Stella
S
ono passati esattamente venti anni da quando
una nube, vagamente definita tossica e di imprecisabile pericolosità, si era impadronita minacciosamente anche
dei nostri cieli tersi, scaricando radioattività. Un reattore
nucleare era saltato nella lontana Russia, precisamente a
Chernobyl. Il guasto era avvenuto alle ore 1,30 del 26 aprile 1986, gettando nel panico
mezza Europa.
Cosa è rimasto di quell’episodio drammatico e di quella paura, di quei nomi chimici
diventati improvvisamente di
uso corrente come inqietanti riferimenti ? – Lo abbiamo
chiesto al fisico nucleare prof.
Cristiano Stella, esperto in radiazioni, uno dei pochi spe-
E’ rimasta la memoria di un grave
disastro nucleare
– ci risponde – che
probabilmente poteva essere evitato
se i tecnici, gli operatori e i
responsabili, avessero prestato
più attenzione. Oggi non c’è
più motivo di avere la paura di
allora, le motivazioni contro
sono più di natura politica che
scientifica.
– Esiste un effetto tardivo ?
E’ rimasta qualche traccia ?
– Non sono a conoscenza di
alcuna traccia conseguenzialmente significativa da porre in
relazione a ciò.
– La terra è a posto ? – Si!
– E come incidenza sui tumori? – Anche in questo caso è
molto complesso estrapolare
qualche situazione da attribuire alle radiazioni ionizzanti.
Esiste un decadimento fisico
naturale derivato dall’assorbimento generale di tossicità.
Alcuni medici non segnalano
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
differenza significative rispetto a prima. Altri sono di pareri
diversi, parlo di oncologi e ginecologi. Ma c’è da dire che,
da un punto di vista genetico,
il danno va osservato in seconda generazione.
– Si sente dire che il mostro
che dorme a Chernobyl potrebbe svegliarsi ancora... – Il
reattore è stato coperto da un
spesso mantello di cemento
ma il nocciolo non si è riusciti
a spegnerlo ancora e dentro il
calore che si sviluppa è estremamente alto e tale da aver
provocato da tanti anni screpolature nel calce struzzo stesso dalle quali potrebbe uscire
del materiale radioattivo. Non
si sa come venirne fuori, ma
questo fatto, interessa solo la
zona della centrale nucleare e
limitati dintorni.
– Da allora, cosa è stato fatto
per limitare i rischi? – Molto.
E’ un problema che sta a cuore a tutti. La nuova filosofia
è stata quella di aver costruito dei piccoli reattori nucleari
computerizzati che sono autospegnenti in caso di incendio,
ciò per effetto dei neutroni
che assorbono le altre energie
sprigionanti. Il “sotto controllo” oggigiorno è massimo, le
possibilità di incidenti quasi
nulle.
– Mi fai venire in mente il cesio e altre sostanze, definizioni “sinistre” che destavano
preoccupazione. Ce n’è ancora in circolazione ? – Dalle indagini svolte e sempre in atto
non si riscontra alcuna presenza di cesio radioattivo ne
31
TESTIMONIANZE
di altre sostanze.
– Come vengono sopportate
queste sostanze dai corpi che
a suo tempo le hanno ingerite
? – Il cesio si fissa in genere nel
tessuto muscolare ed è proporzionale alla quantità ingerita.
Bisogna, però, tenere presente che viene eliminato dall’organismo mediante un processo
biologico molto celere...
– Quanti sono i rischi che corriamo ancora per le centrali nucleari ? – Ritengo che il
disastro di Chernobyl abbia
funzionato da lezione e monito per ristrutturare e procedere secondo le nuove tecnologie che ho menzionato e che
sono estremamente differenti.
Sono stati fatti grandi passi.
– Come il problema energetico si coniuga, oggi, con la sicurezza ? – E’ un aspetto importante, perché la richiesta di
energie nel mondo va aumentando continuamente, mentre
le risorse diminuiscono. Per
questo l’uomo cerca anche
fonti di energia pulita, esente
da rischi. Giustamente. Tuttavia, oggigiorno, si è ridotta la
diffidenza verso il nucleare,
vista l’importanza della disponibilità energetica. E faccio
notare che abbiamo un grande reattore sopra di noi, che
risponde al nome di sole, che
tiene in vita noi e tutto, e sembra duri ancora cinque miliar-
di di anni. E’ un bene incommensurabile. Tuttavia, vivendo
sulla terra, siamo investiti da
un fondo cosmico radioattivo determinato da presenze
che troviamo anche nell’aria.
Da informazioni di un’ agenzia atomica europea la dose
media percepita è stata intorno all’1,2 Sievert, compatibile
con i parametri normali.
– Un paragone: quante radiazioni prendiamo per una
lastra in ospedale e quante sono state quelle subite
a causa di Chernobyl ? – Le
radiazioni per le indagini radiodiagnostiche sono compatibili con il rapporto danno-beneficio. E’ impossibile
determinare
esattamente la quantità di
radiazioni assorbite a
causa dell’incidente
di Chernobyl
– Ecco che, oggi, siamo tutti tranquilli, ci
si è dimenticati. Ma
siamo veramente al
riparo da pericoli ? –
La vita deve continuare. Oggi le sostanze radioattive sono necessarie e vengono utilizzate anche nelle industrie come indispensabilità tecnologica moderna e con criteri di
assoluta sicurezza.
E’ necessario guardare
avanti. Cedere al pessimismo vorrebbe dire
bloccare ogni attività
Anche quest’anno – ed è il decimo – il gruppo Comitato Chernobyl
in qualsiasi campo.
di Istrana e Morgano, organizza l’accoglienza di quindici bambini
bielorussi ospitati presso le famiglie dei due comuni.
Riccardo Masini
Foto scattata in occasione della visita dell’anno scorso
32
IL VIAGGIO
AL CASTELLO DI
Viaggio in bici in Transilvania
L
a regione della Transilvania, che letteralmente
vrano le cui aziosignifica “terra aldilà della foresta”, è da semni erano rivolte
pre la più famosa ed affascinante zona della
al bene della poRomania. E’ un territorio che si trova geograficamenpolazione: famote al centro del Paese circondato - da tre lati - dalle
so è, ad esempio,
montagne dei Carpazi. Cento anni fa la gente consil’aneddoto seconderava questa terra come un misterioso e romantico
do cui Vlad dupaese delle leggende e delle favole, un luogo di norante il suo regno
bili imprese, di castelli e cittadelle medioevali.
pose un coppa d’oro nella piazza principale delUno scrittore irlandese, Bram Stoker, ispirandosi alla
la città di Tirgoviste e la coppa non fu mai rubata,
storica figura di Vlad Tepes (l’Impalatore), il principe
perché raramente i ladri osavano rubare nell’area
di Valacchia, che regnò in questa provincia rumena
governata da Dracula, sapendo bene cosa li avrebper tre periodi (1448, 1456-1462, 1476), pubblicò
be attesi una volta catturati.
a Londra nel 1897 il romanzo dal titolo “Dracula
E quando il principe Dracula divenne Dracula il
- Il vampiro dei Carpazi”, che si ispirava alla stovampiro? Quando Bram Stoker raccolse le inforria vera di questi luoghi nel XV secolo, creando
mazioni delle cronache medievali, dove Vlad vieun personaggio così diabolico da far drizzare i
ne dipinto come appassionato degli spargimenti di
capelli e che sarebbe diventato famoso in tutto il
sangue, e le credenze popolari sui lemuri, e scrismondo: il conte Dracula.
se il romanzo “Dracula”. I lemuri – e i vampiri Da allora, nessun altro posto come la Transilvania
sono forze del male, spiriti delle persone defunte
viene identificato con i vampiri e i fantasmi.
che, a causa di una condanna o di una maledizioPoteva il mio spirito di avventura rimanere insensine espressa durante la loro vita, abbandonano di
bile ad un luogo così misterioso e inquietante? Ovnotte la propria tomba e vanno in giro in mezzo
viamente no, e quando un mio amico mi ha chiealla gente che dorme per succhiare il sangue, il
sto “dove andiamo in vancanza quest’anno?” cosa
loro unico nutrimento. Questi esseri possono moripotevo rispondere? Transilvania!!! Mi sono anche
re soltanto se il loro cuore viene trafitto da un palo
preparata. Vlad l’Impalatore nasce a Sighisoara nel
di legno, in modo che l’anima non possa più usci1431. Suo padre, Vlad II, faceva parte dell’”Ordine
re dalla tomba. Infatti, Stoker scrisse nel romanzo:
del dragone”, fondato da Sigismondo di Lussembur“...i lemuri ed i vampiri subiscono la maledizione
go per combattere e contrastare i turchi. La gente
dell’immortalità, loro passano da un’epoca all’aldel luogo – che certamente non vedeva molti dratra accrescendo il numero delle loro vittime e molgoni - diede al sovrano l’appellativo di “Vlad il diatiplicando il male del mond...”.
volo” (Vlad Dracul). Nella lingua rumena, infatti, le
Con il nostro spirito di avventura, poco inclini alla
parole dragone e diarealtà storica e più portavolo (drac) sono molti al fascino dei vampiri
to simili. E così, Vlad
che si aggirano minacl’Impalatore divenne
ciosi da queste parti, abDraculea, trasformato
biamo inseguito, in selpoi in Dracula che sila alla nostra bicicletta,
gnifica “Figlio del diaanche questa leggenda,
volo”.
spinti dal richiamo del
La tradizione rumena
mito di Dracula il vampipresenta Vlad Tepes
ro, a metà strada tra finnon solamente come
zione e realtà storica, lail principe impalatosciandoci trascinare dalre (tutti quelli che non
l’affascinante avventura
rispettavano la legge
di essere ospiti al suo caerano puniti in questello - così come lo fusto modo crudele),
rono i personaggi del roma anche come un somanzo di Stoker -, magaTipico furgone per trasporto merci
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
33
IL VIAGGIO
ri nell’attesa di scoprire, tra quei corridoi e quei
Sibiu a Brasov, che tocchiamo nel nostro percorso
passaggi nascosti, la stanza segreta dove di giorno
sulle tracce di Dracula, storicamente legate da reladormono i vampiri.
zioni commerciali con il principe Vlad di Valacchia
Eh si, ‘sti vampiri di giorno non ne trovi uno neane fondate dai tedeschi di Sassonia.
che a pagarlo, ma di notte...meglio non incontrarli!
Lasciata la città natale del principe Vlad, ci dirigiaNoi, per ogni evenienza, avevamo sempre dell’aglio
mo verso il castello del conte Dracula.
nello zaino, perché, come si dice, “...non è vero ma
Nel proseguire il nostro viaggio, si offre ai nostri occi credo!”...e poi non si sa mai........
chi uno spettacolo autentico ed inaspettato, che ci
All’inizio del nostro viaggio, rigorosamente “fai da
fa riscoprire un modo di vivere scomparso da almete”, simile a quello che i tour operator più spiritono 50 anni nei paesi dell’Ovest: si tratta della Romasi definiscono nei loro programmi come “Dracula
nia rurale, dove le principali occupazioni nei piccoTour”, visitiamo le splendide Biertan, Prejmer e Meli villaggi che attraversiamo sono ancora la pastoridias, con la torre dove Vlad è stato tenuto a lungo
zia, la tessitura e la carpenteria, dove si dipingono
prigioniero, cittadelle fortificate che derivano dalle
ancora le icone su vetro. Che contrasto affascinante
storiche lotte contro i turchi; vere perle di questa
rispetto alle attività frenetiche delle nostre giornate
zona. La storia di queste chiese fortificate narra la
lavorative!
loro funzione: i rumeE così ci imbattiamo in
ni dovevano difendere
contadini con i carreti figli e non vi era altra
ti trainati dai cavalli, o
possibilità che costruire
che forgiano i ferri di caintorno alla chiesa robuvallo. Un contadino ci
ste mura di difesa, menvede correre tra i campi,
tre all’interno depositi
mentre con il suo carretdi viveri al coperto perto carico di fieno torna a
mettevano di resistere e
casa, si ferma e ci chiede
sopravvivere anche per
qualcosa. Con qualche
mesi, tanto duravano gli
parola di italiano, ci fa
assedi. L’itinerario si snocapire che ha un amico
da tranquillo lungo le
che è stato a Vicenza e
dolci colline della Tranvuole farcelo incontrare.
silvania, tra la visita ad
Purtroppo, il conte ci sta
un villaggio e l’ingresso
aspettando al suo castelIl Castello di Dracula
alle chiese anglicane,
lo per cena e il tempo è
fino ad arrivare alla città
poco, nel senso che, armedievale di Sighisoara. Qui si trova la casa Natale
rivando prima di sera, non si corre il rischio di esdi Dracula, ora trasformata in un bar ristorante dove
sere la cena!
vengono sfornati dei succulenti piatti.
A proposito di cibo, se volete una bistecca, non
Sul menù è scritto “specialità al sangue”, ma abbiachiedete una buona “ciorba”. Accidenti, me l’ero
mo capito che si tratta dell’umorismo dei rumeni,
studiata bene la parola da dire in lingua rumena,
che così si divertono a spaventare i turisti.
perché l’inglese qui proprio non serve, ed ero conPer lo meno, è quello che speriamo... La casa di
vinta di lasciare i miei amici a bocca aperta. Non
Vlad si trova nella piazza centrale, sotto la famosa
vi dico l’ilarità generale – e lo sconforto di alcuni
Torre dell’orologio. Bellissime ed affollate le strette
- quando sono arrivati cinque bei piatti pieni di tripvie di questa città medievale, tra le meglio conservape!!! Come uscire da questa situazione? Semplice.
te in Europa e patrimonio Unesco. E’ qui che comCon aria innocente: “Non lamentatevi”, ho detto ai
pro un piccolo “draculino” di legno, che mi guarda
miei compagni di viaggio, “non dovevamo forse asda una vetrina con il suo mantello nero e i denti
saggiare le specialità del posto?” Siamo ripartiti con
aguzzi in bella vista: quale miglior souvenir.......
la bici, attraverso la campagna e i piccoli villaggi.
Anche Sighisoara è una città fortificata, così come
E’ stato bello vedere i bambini mettersi in posa per
le altre bellissime città medievali della Romania, da
una foto ricordo, oppure le ragazze raccontarci di
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Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
IL VIAGGIO
essere state in Italia a fare le badanti per portare a
casa un po’ di soldi per le famiglie, un’esperienza
comune a molte in queste zone: ci ha fatto sentire
“di casa”.
Un’altra cosa fantastica sono i nidi di cicogna, costruiti sopra i fili elettrici: mai viste prima le cicogne
così da vicino.
Da queste parti, il traffico non sanno neanche che
esiste e questo ci dà il tempo di ammirare con tranquillità il panorama. Ci colpisce un monastero ortodosso che si vede desolato in cima ad una collina,
sulla campagna intorno a Brasov. Decidiamo di salire a visitarlo e, quando le suore sentono che siamo
italiani, mandano a chiamare una ragazza, che ci
guida a visitare il vicino orfanotrofio. Ha 25 anni, la
madre è rumena e il padre di Castelfranco, pensa di
tornare presto in Italia a studiare, ma per il momento trascorre l’estate facendo volontariato con quei
bambini orfani che vengono sostenuti dalle associazioni italiane.
Facendo tesoro di tutte queste belle esperienze, siamo arrivati quasi alla fine del nostro percorso: ecco
il Castello di Bran.
Il castello è conosciuto dai turisti come il castello
di Dracula, ma storicamente il vero castello di Vlad
l’Impalatore, ora in rovina, è situato sulle rive dell’Arges ed è la fortezza di Poenari. Il castello di Bran
fu usato da Vlad come quartier generale per le sue
incursioni in Transilvania.
Ma non siamo qui per fare gli storici, vogliamo vedere i vampiri!
Siamo finalmente arrivati al castello, lo intravediamo minaccioso dietro i boschi dove si erge solitario
ed inquietante...
Ci avviciniamo con il cuore in gola... Ma quale inquietante!!! Sembra di essere alla sagra, ci sono una
serie di saltimbanchi che accolgono i turisti, come
noi forse un po’ delusi dall’aria poco tetra del posto... Speriamo almeno che il conte sia in casa, anche se ci chiediamo come possa dormire con tutto
questo “baccano”...Probabilmente la sua bara è giù
in cantina, dove regna un silenzio...di tomba!
Entriamo negli stretti corridoi del castello, un pò
troppo affollati, e cerchiamo di scendere ma...Uffa,
non si può entrare nelle stanze private del conte!
Come i lord scozzesi, anche lui ha aperto il castello
alle visite per racimolare un po’ di soldi...l’immortalità non è mica un bell’affare se ci si deve sfamare
tutti i giorni... Vabbè, ci accontentiamo del più classico dei souvenir: un magnete del castello di Dracu-
la per la mia collezione di viaggio...da aggiungere
con orgoglio a quello con la casa di Babbo Natale...!
La nostra caccia ai vampiri termina qui, ma quello
che ricorderemo con più entusiasmo di questo viaggio sarà la cortese e semplice ospitalità ricevuta nel
nostro girovagare per questi villaggi. All’interno delle comunità rurali della Transilvania, continuano ad
essere tramandate nel tempo le leggende sui vampiri,
così i turisti che, come noi, arrivano qui con in mente l’immagine misteriosa e tetra del terribile Dracula,
si trovano poi davanti a pittoreschi luoghi di montagna, dove i contadini hanno conservato inalterati in
forma autentica i costumi popolari: il pecoraio con
il suo gregge a pascolo, il contadino che falcia l’erba
dei prati con gli attrezzi a mano, le donne rumene
che fanno i tessuti al telaio....
Tutte le tradizioni del mondo rurale sono considerate sacre, lo scorrere delle giornate sembra più lento
nella tranquillità di queste colline, almeno fino al
tramonto quando, nei racconti popolari, riaffiorano
le leggende e con il buio della notte davanti ai nostri occhi tornerà in sogno Dracula il vampiro, ma
sarà tenuto lontano dallo spicchio d’aglio che la padrona del campeggio ha posto all’ingresso per farci
dormire sonni tranquilli...perché, come si dice, la
prudenza non è mai troppa!
E i rumeni hanno appreso dai loro antenati che questo gesto è il loro modo di difendere la casa e i suoi
ospiti dagli spiriti cattivi.
Il conte, se stanotte ha deciso di uscire, è avvisato...
Maria Grazia Gasparini
Chi salverà questa donzella
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
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IL RACCONTO
TOCCARE IL CIELO CON UN DITO
S
i era svegliato presto quel mattino, aveva dormito poco nella notte. Da tempo ormai gli
succedeva così. Forse voleva starsene ancora a letto ma poi, aprendo il
balcone, la luce pura e cristallina di
Novembre aveva invaso la stanza.
Gli venne spontaneo, mentre si radeva, osservare in lontananza le
Prealpi con una leggera spruzzata
di neve, in contrasto con quel cielo
terso e autunnale. Fu lì che, mentre si sbarbava in fretta, gli venne
l’idea di andarsene in montagna,
prendersi un giorno di vacanza
lontano da tutto e da tutti. Poteva
farlo: da tempo ormai non aveva
più vincoli di lavoro.
I preparativi furono veloci: gli
scarponi, lo zaino, la giacca di
lana cotta, i binocoli che erano
sempre in auto e il grosso borsone fotografico fu l’ultima cosa
che caricò nel fuoristrada.
Trovò traffico uscendo dalla città,
ma tra un radiogiornale e un pezzo
di musica classica si trovò presto a
ridosso delle Prealpi, mentre si infilava nella Val Cismon.
Le tinte autunnali dei faggi e dei
carpini erano stemperate dalla leggera nebbiolina che saliva dal torrente e che i raggi mattutini del sole
fendevano in uno spettacolare gioco di luci e colori. Dopo l’ennesima
galleria, in quella stretta valle si aprì
lo straordinario paesaggio della Piana di Primiero. Si fermò subito all’inizio, di fronte a un bar, uno dei
pochi aperti in quel periodo fuori
stagione, aveva voglia di un caffè.
Scese dall’auto, si stiracchiò un pò,
respirò a pieni polmoni, in un silenzio totale, un’aria che si era fatta
ancora un po’ più freschina. Spinse la porta del bar, ma visto che si
apriva dall’altra parte, andò in maniera un po’ goffa a sbattere il naso
sul vetro. Imprecò dentro se stesso
mentre, questa volta tirando la maniglia, entrava. Il colpo forte e deciso si era sentito anche all’interno,
visto che dopo un mormorato “...
giorno”, dall’altra parte del bancone una figura giovane, ma insignificante, gli aveva ricambiato piano
il saluto con uno sguardo di commiserazione. “Un caffè” ordinò con
calma ma perentorio. Si girò un po’,
guardando il locale, anche bello ma
impregnato di odori speziati, di alcool, di fumo, fumo di sigarette, che
davano un odore acre e nauseabondo di primo mattino. Lei era giovane. Lui la osservava curiosando nell’ambiente mentre preparava il caffè. Aveva gli occhi piccoli e chiari, i
capelli biondi a caschetto dal colore
variegato, una bocca piccola quasi
leporina e una maglietta screziata di viola che gli lasciava scoperto in maniera generosa l’ombelico
e buona parte del grosso ventre. Di
solito lui era loquace con le persone, soprattutto con le donne, ma, visto lo sguardo di sufficienza con cui
lo aveva trattato quando era entrato,
non gli sembrava il caso, nonostante fossero soli, di scambiare due parole. Prese il caffè e girandosi verso
la porta a vetri lo sorseggiò, guardando le vette dolomitiche. Con la
coda dell’occhio, mentre beveva il
caffè, tra l’altro sgradevole, osservava quel viso un po’ inebetito ma anche arrogante, quella sua maglietta
da diva screziata e ridicola. Pagò
senza parlare mettendo sul bancone cinque euro. Prese il resto e forse
non salutò, ma questa volta guardò
bene di aprire la porta nel verso giusto per uscire quanto prima da quell’ambiente. Salì in macchina, dopo
un respiro profondo nel tentativo di
liberarsi di quell’odore acre del bar.
La strada per arrivare al passo fiancheggiava uno dei luoghi dolomitici più belli della zona: le Pale di S.
36
Martino. Le cime del Velo della Madonna e il Cimon della Pala si stagliavano nette contro un cielo terso
e senza nuvole. Solo alcune linee
bianche rette, lasciate dagli aerei di
linea, screziavano quell’azzurro indaco straordinario di quel giorno.
C’era da riempirsi il cuore e l’anima ad osservare quel paesaggio,
ma la sua meta era un’altra; arrivare al passo e fotografare il Cimon
nel suo contesto in quella stagione
particolare. Poco prima del passo si
fermò e scese. La luce, il paesaggio
e l’imponente parete sud del Cimon
lo rapirono. Cominciò a scattare
con entusiasmo ed ingordigia come
se quell’ambiente e quei colori dovessero sparire da un momento all’altro. Poi sazio di quel suo primo
improvviso appetito fotografico, cominciò con calma a studiare le inquadrature.
La sua regola era sempre la stessa.
L’immagine attraverso il mirino doveva entrare nell’occhio, attraversare la mente per poi scendere al
cuore, quindi ritornare velocemente alla testa per dare l’impulso allo
scatto. Quando riusciva in quella
impresa, le immagini erano sempre
straordinarie.
Fu dopo aver messo il grandangolo alla vecchia Minolta, mentre inquadrava la parete della montagna
incorniciata alla base dai larici color fuoco, che da dietro un masso di
cui prima non si era accorto, spuntò
un fondoschiena scuro. Spostandosi
un pò s’accorse che era una ragazza
giovane che stava osservando con
un monoculare a treppiede la cima
della montagna. Sentendo il rumore dell’uomo che si avvicinava, alzò
lo sguardo dal suo Swarotzkj e disse
sorridendo sorpresa “Boon...Ciorno...” Lui alzò una mano in segno di
saluto. Fu lei a rompere il ghiaccio,
anche se capì subito che lo stentato
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
IL RACCONTO
buon giorno era l’unica parola italiana che comprendeva.
Lei era straordinaria, anzi lo colpì
il fatto che non presentasse le classiche caratteristiche tedesche ma
avesse lineamenti più da donna mediterranea. Era alta, un viso ovale
e sorridente che incorniciava due
occhi grandi e verdi. Forse la pelle
chiara, che metteva in risalto il viso
dai capelli corvini, le dava un’origine nordica.
Lei continuava a parlare tedesco cercando di attirare la sua attenzione
guardando verso la montagna, ma
visto che non riusciva a farsi capire,
a un certo punto ci provò anche con
un “Do you speak english?” Lui allargò le braccia e mosse la testa con
un segno di diniego. Ma lei non si
scoraggiò, con enfasi e gesti gli indicò la cima della montagna. Incuriosito, innestò il tele e lo puntò verso
la cima. In effetti vide qualcosa: due
puntini, uno rosso e uno blue, quasi sulla vetta. Cercò di tenere fermo
più possibile il teleobiettivo per non
far ballare quelle due uniche forme di vita. Sorrise dopo aver capito
l’interesse della bella tedesca. Tolse
l’occhio dal mirino e la guardò, poi
alzò il pollice in segno di intesa per
dimostrarle che aveva capito il suo
interesse. Lei, cercando di gesticolare, parlò ancora in tedesco, si fermò un attimo, poi raggiante come
se avesse scoperto chi sa cosa,
scandendo lentamente, disse: ”he is my boyfriend“. Lui
sorrise, l’inglese non lo
parlava ma quella parola fin da giovane la
conosceva bene. Era
il suo ragazzo quello sulla cima. “Hai
capito la tedesca!!!”
mormorò a voce alta.
Poi lei, con un sorriso accattivante che
metteva in evidenza il candore dei
suoi denti, lo invitò a guardare nel
cannone dello Swarotzkj. Appena
appoggiò l’occhio restò esterrefatto:
”ma allora è vero” pensò, ”con questo si possono proprio contare i peli
sul c.....dei camosci.”
L’immagine era nitida e incredibilmente ravvicinata. Si distinguevano
bene i due rocciatori che dopo aver
dato l’ultimo tiro di corda si avvicinavano alla cima. Controllò l’ultimo passaggio finchè quel piumino
rosso si stagliò nitido contro il cielo terso. Ora erano sulla cima tutti
e due. Stava cercando a gesti di comunicarglielo, quando suonò il cellulare. Lei l’accese, aspettava quella
chiamata. Il viso si illuminò mentre
guardava la cima. lI suo parlare, da
prima gioioso e sonoro, ora girandoli leggermente le spalle era diventato quasi un mormorio di complicità.
La osservava mentre lentamente
si allontanava. Guardava
il suo
Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006
corpo lungo e affusolato, il suo incedere, nonostante gli scarponi,
aggraziato e femminile. Il sorriso
contagioso che ogni tanto rivolgeva
alla cima della montagna. Era bella,
straordinariamente bella e lui provava una infinita tenerezza e anche
un pò di invidia a guardare quelle
due anime che si amavano per telefono. Rivolse lo sguardo verso la
cima, verso quel puntino rosso. Anche lui tanti anni prima aveva provato l’ emozione di scalare quella
vetta e il suo pensiero scorse all’indietro nel tempo.
Ricordava quella telefonata arrivata in albergo mentre era in vacanza:
“é per domani mattina alle sei alla
stazione della funivia”. Quella fu
una notte insonne, una notte come
quella di un bambino che debba
partire per un lungo viaggio, per lui
invece era la prima vera ascensione
in parete.
Piero, guida alpina e uno dei conquistatori del Dhaulagiri sull’Himalaya, fu puntuale all’appuntamento I saluti, i
convenevoli, il rapido ma
meticoloso controllo delle
attrezzature e poi via verso il Cimon. La salita iniziò all’attacco della ferrata Bugli per poi proseguire con tiri di corda
da venti metri in vera
ascensione.
La guida era un uomo
piccolo e asciutto, una
pelle grinzosa e bruciata dal sole. Assomigliava molto a uno sherpa
e di questi aveva anche l’agilità, la tenacia e la sensibilità dell’uomo di montagna.
La salita procedeva regolarmente in una splendida giornata di sole, ma
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IL RACCONTO
il tempo cambiò repentino e dopo
due ore di ascensione fecero appena in tempo a ripararsi nel bivacco
Fiamme Gialle, per una improvvisa nevicata di cinque centimetri in
pieno luglio. Il provvidenziale scatolone di latta, con all’interno quattro brande, viveri e una radio, ancorato con dei robusti cavi d’acciaio a
una gengia, vibrava in maniera impressionante. Nel ricovero l’ululato
del vento in quella tempesta metteva paura. Piero, tranquillo, si accese
una sigaretta poi incominciò a raccontargli varie storie di montagna,
approfittando della pausa forzata di
quell’escursione.
Poi come d’incanto tutto passò. Tornò il sole e accese anche la speranza di raggiungere la cima.
Ripartirono, due passaggi piuttosto
impegnativi e poi fu la vetta.
Lo scenario che gli apparve in cima
era straordinario. L’occhio spaziava
a trecentosessanta gradi senza ostacoli. Si potevano distinguere quasi
tutte le vette dolomitiche. In lontananza lo sguardo poteva
spingersi fino oltre le cime
Austriache e Carniche,
mentre a sud verso la
pianura Padana.
Il vento forte e il
freddo, nonostante
fosse estate, gli entrava dentro al piumino in maniera fastidiosa. L’emozione
però era tanta. Piero
restò in silenzio sotto la croce che dominava la vetta, si
sedette e si accese
un’altra sigaretta.
Lui apprezzò quel
gesto che sicuramente la guida usava
con tutti i suoi ospiti: la solitudine di
se stessi di fronte all’immensità del
creato. Si era chiesto tante volte cosa
lo spingesse a raggiungere la cima
di una montagna, senza comunque
trovare una vera risposta. Anche se,
come in quel momento, nella sua
solitudine interiore poteva - alzando un braccio - toccare il cielo con
un dito. Mentre compiva realmente
quel gesto e il vento vibrava attorno
alla sua mano, nel suo immaginario
poteva sentire il respiro di Dio. Da
quella volta sulle vette era questa la
risposta che si dava.
Ora i due rocciatori stavano scendendo, un piccolo passaggio e poi
sparirono alla vista.
Ognuno tolse lo sguardo dal proprio mezzo visivo. Sulla cima non
c’era più nessuno.
Lei incominciò a smontare lo Swarotzkj e riavvolse le gambe telescopiche del treppiede con fare professionale. Dopo aver messo tutto
sul borsone, si alzò, lo guardò con
un sorriso e gli porse la
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mano: “Aufwiedersehen“. “Arrivederci” rispose. Mentre raggiungeva la BMW targata Monaco, di cui
prima lui non si era accorto, lei si
girò nuovamente e lo salutò con la
mano. Guardava quella donna bella e felice in quel paesaggio da fiaba e il suo pensiero andava a quel
“piumino rosso” che fra non molto
l’avrebbe stretta tra le braccia. Lo
colse un senso di commozione e di
felicità per loro, ma anche rammarico per la sua gioventù che se n’era
andata da un pezzo.
Ora che, dopo la curva, l’auto era
sparita, già si immaginava l’incontro nella sera dei due innamorati.
Avrebbero cenato al lume di candela nella stube dell’albergo, in silenzio, guardandosi negli occhi e accarezzandosi il viso e si sarebbero
promessi tutte le felicità della vita
nel stare assieme. Perché era quello che lui aveva letto negli occhi
innamorati di quella ragazza mentre guardava il suo uomo in vetta.
Poi la notte, quando fuori la temperatura sarebbe scesa e il vento e il
freddo avrebbero gelato ogni cosa e
lui sotto il piumone avrebbe
continuato a sussurrargli parole d’amore e l’abbraccio si
sarebbe trasformato non solo
nell’unione dei corpi ma soprattutto dell’anima, solo
allora magari in un breve istante forse avrebbe
pensato alla cima. Si sarebbe ricordato il momento in cui aveva raggiunto la vetta, il vento
forte, il freddo ma anche
l’emozione immensa; forse anche lui per un attimo
gli sarà sembrato di sentire il
respiro di Dio e di toccare il
cielo con un dito.
Amadio Favaro
Disegni di Matteo Benussi
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CALZAVARA
dal 1846
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CALZAVARA di Alfonso Calzavara - Via C. Battisti, 4 - 31036 ISTRANA - Tel. 0422.738987 - Fax 0422.731017
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