VIVERE ISTRANA Quadrimestrale a diffusione gratuita edito dalla PRO LOCO di Istrana - Anno 11 n.1 - Maggio 2006 - reg. presso il Tribunale di Treviso al n. 1033 in data 13-3-97 - direttore responsabile Riccardo Masini • Si ringraziano quanti hanno collaborato alla edizione di questo “Vivere Istrana” o collaboreranno con materiale, suggerimenti e proposte. • Si ricorda che annotazioni, proposte di pubblicazioni, foto o altro da inserire nel prossimo numero di dicembre 2006, dovranno pervenire, meglio se su floppy o CD oppure via e-mail all’indirizzo: [email protected] entro e non oltre il 31 ottobre p.v. • Il materiale inviato dovrà in ogni caso essere firmato dal proponente e riportare gli estremi necessari per un eventuale contatto con la redazione. In difetto, detto materiale non sarà preso in considerazione. • Il materiale inviato non sarà, in linea di massima, restituito. In copertina: ISTRANA vista da via S. Stefano. (Foto di Amadio Favaro) EDITORIALE di Riccardo Masini “VIVERE ISTRANA” Quadrimestrale di cultura e informazione locale edito dalla PRO LOCO di ISTRANA con il contributo finanziario del COMUNE di ISTRANA Indirizzo:”Vivere Istrana” c/o Pro Loco Casella Postale 34 31036 ISTRANA TV Diffusione gratuita Maggio 2006 Anno 11 n. 1 Registrato presso il Tribunale di Treviso al numero 1033 il 13/03/97 Direttore responsabile: Riccardo Masini Responsabile di Redazione: M. Grazia Gasparini Hanno collaborato: Amadio Favaro, Adelia Colesso Camillo Pellegatti Giuseppe Rossi Monica Colesso Paola Biasin Foto di: Alessi, Favaro, Gasparini, Colesso; Gemin, Masini. Stampa: Grafica 6 Zero Branco - (TV) Stampato in 3600 copie LETTURA PUBBLICISTICA BIBLIOTECA Un percorso di storia socio-culturale paesana Interessante ma troppo difficile individuare cosa (e se) leggessero gli istranesi nel tempo. Intendiamo gli alfabetizzati, che erano pochi, ma che avevano pure un’istruzione: qualcuno con diploma, rarissimi con laurea. Meglio affidarci alla memoria diretta, quindi. E che mi dice quanto segue. In alcune stalle circolava la Vita del Popolo, in altre, più “nobili” anche la Domenica del Corriere, Tribuna Illustrata, Illustrazione Italiana. Più tardi, qualche copia del Gazzettino e della Gazzetta dello Sport, portati dal sottoscritto, ancora imberbe. Così, come gli altri giornali arrivavano qui grazie a due anziani coniugi, Giovanni e Maria Dal Bò, di ascendenza blasonata benché decaduta e giunti da Treviso con i figli che piantarono la barbieria in paese barbieri. Ma parlo della stalla degli “Ospeai” che in questo tipo di “fornitura” credo sia stata unica. Qualche giovane, motu proprio, era abbonato a “L’Aviatore”, affascinato da questi nuovi mezzi che sciabolavano il cielo. Uno scossone fu dato indubbiamente dal Centro Lettura, insediato nelle vecchie scuole elementari della piazza dalla metà degli anni cinquanta fino ai settanta. Era un’ottima struttura, curata da una allora giovane maestro, lo scomparso Adelchi Bonetti, che con l’entusiasmo del neofita si è accinto a sfondare i muri circoscritti del bigottismo imperversante e del pregiudizio paesano. Con spirito antesignano e di forte proposta sociale operò sotto questa bandiera per ben 15 anni, coagulò attorno a sé fior di iniziative di carattere socio-culturale-ricreativo come, ad esempio, la scuola guida che tuttora esiste in paese (Autoscuola Sile), gite culturali e lezioni informative attraverso conferenze mirate sui problemi del momento. Da questo alveo è nata anche la gloriosa associazione Calcio Istrana. Molti uomini e donne furono stanati dall’abitudine delle loro case, educate all’aggregazione e agli apprendimenti della vita. Ispirò anche un giornalino locale a numero unico uscito con due edizione soltanto: una nel 1987 e l’altra nel 1969. Aveva un titolo semplice e al tempo stesso trasudava amore per il paese: ”Qui, Istrana”. Fu un botto. Ad effetto. Era costruito da saggi scolastici, riflessioni spicciole, spunti inediti di vita paesana e cronache sportive con, accanto a ciò, anche argomentazioni che toccavano aspetti della vita civica e religiosa. Per quei tempi erano “ bombe”, che caddero soprattutto sugli scriventi, tra cui il sottoscritto. Non fu per niente gradito dal “potere” e i promotori non ebbero il coraggio di dare ancora spazio a questa voce genuina e indipendente. Lo ebbe più tardi una battagliero periodico il cui titolo prendeva il nome dal mese di uscita (es.”Luglio 82”). Questo gruppo si costituì nel luglio del 1977 e durò per molti anni. Rimproverato spesso di configurarsi in maniera troppo marcata e preclusiva, rispondeva dalla colonne della pubblicazione manifestando il desiderio di confrontarsi con chiunque e la necessità di uscire dal torpore e dall’apatia generalizzata. Da segnalare anche la comparsa di “La voce di Pezzan” , sotto la spinta di fornire al paese un mezzo di informazione e discussione. Non sappiamo se ne siano esistiti altri. O se ve ne siano comparsi altri. A fare il bello e cattivo tempo, ora è il “Vivere Istrana” che da ben dieci anni e a cadenza semestrale entra in tutte le case e vi capita sottomano. Questo periodico non nasce da gruppi spontanei con facoltà di procedere a briglia sciolta a tutto campo, ma ha le sue competenze e funzioni specifiche, in quanto è una creatura editoriale dalla Pro Loco sponsorizzata dall’Amministrazione comunale e il suo orientamento trova radice dal localistico promozionale a sfondo ambientalistico, associativo, informativo e culturale. Quindi apartitico e apolitico, come da statuto di fondo. Sta di fatto che nel 1979, in questo contesto ambientale, si calava la Biblioteca: rappresentando un prezioso polmone socio culturale che cercava di mettere in un unico mosaico alcuni importanti tasselPro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 3 EDITORIALE INDICE li della storia paesana. E non solo. Suo primo Presidente è stato Raffaele Osimo con, per segretario, uno di quei giovani del gruppo che aveva il giornale con per titolo il mese di uscita, poi sostituito da Virginio Condotta e quindi, lungamente, da Camillo Pellegatti e Elio Favaro. L’esperienza fu, inizialmente, duramente osteggiata. Allora, tutte le novità facevano paura, basti pensare che l’approdo qui di fior di industrie (pastificio Jolly, Osram, Montini, ecc) fu drasticamente respinto dal “connubio” allora esistente. Ma la biblioteca ha gradualmente preso piede, occupando un consistente vuoto culturale nel comune. E, allora, parliamone. La Biblioteca Comunale di Istrana ha 27 anni: un numero che esprime la piena salute della sua ....giovinezza, all’insegna di un “rosa” globale e di successo. A presiederla, ingentilendola, è da alcuni anni Maria Grazia Gasparini, egregiamente affiancata dalla bibliotecaria titolare, che ci ha fornito i riscontri, che è Paola Biasin. L’istituzione si presenta in costante crescita. Prendendo come spunto i parametri dell’anno scorso, abbiamo che da una media giornaliera di 46,56 per cento (cinque anni fa si era a 30,15) si è passati agli attuali 48,77. Questo, su un monte di 11.658 prestiti (1562 video, 9308 libri, 788 riviste) che hanno raggiunto un picco record, mai registrato prima. E’ da segnalare che quest’anno c’è stato un notevole incremento di adulti (da 4588 a 4843) rispetto al leggerissimo calo dei ragazzi (da 6867 a 6815). Fra i frequentatori, dividendoli per categorie, a capitanare nettamente la classifica sono gli scolari (3434) seguiti a distanza da impiegati (1056), asilo e casalinghe (1006), impiegati e medie (853), superiori (498), pensionati (429) universitari (424) ecc. Cosa si legge? Nei bambini i libri maggiormente richiesti sono: Il segreto nel gregge, Che fifa nel Kilimangiaro, Nel regno della fantasia, La maratona più pazza del mondo. I film più visti sono: Alla ricerca di Nemo , Cenerentola (un “classico” d’altri tempi un po’ fuori dal mazzo), Spirit cavallo selvaggio, Toys Story, Harry Potter e la camera segreta. Negli adulti, invece, a detenere lo scettro delle letture preferite sono: Il Codice da Vinci verità e menzogna (che è un saggio-replica del primo), Lame di luce, Angeli e demoni, Memorie delle mie Puttane. I film più richiesti sono: Il diario di Bridget Jones, Il Signore degli anelli, Hulk, Spiderman. Insomma, una biblioteca che ha fatto passi da gigante, un ente che va visto come strumento popolare che opera nella dinamica di sviluppo del paese anche con iniziative culturali di spicco e con una costante fissa: quella di collaborare a tutto campo con la scuola. E di coinvolgerla. 4 R. Masini Lettura-pubblicistica-biblioteca pagg. 3-4 R. Masini Via Stanthorpe a Pezzan pag. 5 Redazione Rinnovo cariche sociali 2006-2008 pag. 6 Redazione Foto attività pag. 7 L’intervista al Sindaco L’informazione di G. Rossi pag. 8 G. Rossi Da terre lontane.....a Istrana pagg. 9-10 Dalla scuola di G. Romano Abbracciare l’ambiente pagg. 11-12 Dalla Biblioteca di P. Biasin Settimana della lettura pagg. 13-14 Cultura Fuser Liberamente...recensioni pag. 15 R. Masini Istrana Solidale pag. 16 C. Pellegatti Intervista al Presidente dell’Associazione Volontari pagg. 17-18 Dal Comune Dati Censimento Popolazione 2001 pagg. 19-22 L’esperienza di M. Colesso Volontariato in Kenya pagg. 23-24 R. Masini Intervista al dott. Tonello pagg. 25-26 R. Masini Storia dell’aeroporto: la testimonianza di Mario Alessi pagg. 27-28 R. Masini Friuli a trent’anni dal terremoto: testimonianza di un alpino pagg. 29-30 R. Masini Chernobyl vent’anni dopo: intervista a Cristiano Stella pagg. 31-32 M.G. Gasparini Al castello del conte Dracula pagg. 33-35 Il racconto di A. Favaro Toccare il cielo con un dito pagg. 36-38 Editoriale Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 AVVENIMENTI CON INAUGURAZIONE IL 25 GIUGNO VIA STANTHORPE A PEZZAN UNA PAGINA DI STORIA E DI AFFETTO D omenica 25 giugno, nel corso di una sentita cerimonia e con la partecipazione di una delegazione giunta dalla località d’Australia interessata, verrà inaugurata una via che prenderà il nome di Stanthorpe. Di che si tratta? Stanthorpe è una cittadina di circa 12 mila abitanti che sorge negli altipiani della “Granite Higlands” del Queesland, la Cordigliera Granitica che attraversa l’Australia. Un punto invisibile nella carta geografica, ma dove batte forte un cuore che è legato a doppia mandata a Pezzan d’Istrana. Nel 1920 approdarono qui i primi pionieri, dapprima con Domenico Pavanello di Istrana e quindi con Angelo Vedelago dei “Ponsiani” di Pezzan. Quest’ultimo divenne punto di riferimento per tanti compaesani che, con il suo aiuto, si trasferirono in quelle lontane terre che coltivarono con amore e profitto, superando durezze e nostalgie con l’arma della determinazione e del coraggio. L’emigrazione di Pezzan verso Stanthorpe assunse proporzioni rilevanti soprattutto negli anni ’50 con l’esodo forzato derivato dall’avvento dell’aeroporto ma che si protrasse anche oltre, vedi la partenza di Gilda Carniel sposata Volpato che divenne la preziosa “storiografa” di quegli eventi. Og- gigiorno, tanti nomi indicano una presenza istranese massiccia e operosa: in tante insegne di negozi, nelle “farme” che a decine sono sorte nelle campagne circostanti, nell’elenco telefonico e, più tristemente, anche nelle stesse lapidi dei cimiteri. Segno di una realtà importante, trasferita lontano, ma con intatte le sinergie e la forza d’animo acquisiti nel paese di partenza, consolidata da tante famiglie che parlano lo stesso dialetto e che non hanno fatto mancare l’istruzione ai loro figli mandandoli ad una delle prime scuole per bambini italiani (a Poziers) rimediata apposta per loro. Questa toponomastica di Stanthorpe, affissa in una tabella, dedicata in una Via di Pezzan e inserita in una nuova area di sviluppo urbanistico, non è casuale. Ma rappre- Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 senta la testimonianza memoriale di questa compatta pattuglia di conterranei che ha trasferito i propri passi a Stanthorpe, continuando con dignità il cammino della speranza e trovando realizzazione in una terra lontana. Aspra ma accogliente, resa pulsante e interattiva, diventata seconda patria: ma lasciando a Pezzan ataviche e imperiture radici. Costituisce ricordo visibile, che veste con luminosi esempi di volontà e coraggio la storia di un popolo: perpetuandone la memoria nella terra dei padri. Un passato intriso di umanità viva e tutta d’un pezzo come questa, è sempre materia prima speciale da cui attingere a piene mani: per perseguire in una strada maestra di vita che ha visto uomini un tempo giovani ma con la scorza degli uomini maturi, donne altrettanto in gamba e al fianco dei loro uomini. E’ da temere che lo stampo di questa gente non esista più. Ed è per questo che la patina dell’oblio non deve mai scendere su questi fatti: che sono esempio di un valore interiore che ha esaltato ed esalta l’essere umano. E funge da sprone. Stanthorpe: una scritta di appartenenza. Istrana: un vincolo di amicizia e di paese. ( r.m. ) 5 PRO LOCO INFORMA CAMBIO AI VERTICI DELLA PRO LOCO Rinnovo delle cariche sociali per il triennio 2006-2008 P recedute da una Assemblea dei soci hanno preso l’avvio, venerdì 27 gennaio, le operazioni di voto per il rinnovo delle cariche sociali in seno alla Associazione Pro Loco. Nel corso della riunione sono stati discussi i bilanci consuntivo 2005 e preventivo 2006 nonché il programma sempre per l’anno 2006. Bilanci e programmi che sono stati approvati alla unanimità. Alle ore 22 della stessa serata, come già detto, si sono aperti i seggi che, espletate tutte le operazioni di voti per i presenti, sono stati chiusi alle 23 per essere riaperti in sede a Villa Lattes nella mattinata della domenica seguente. Dallo spoglio delle schede votate (87 e tutte valide) è scaturito il nuovo Consiglio di Amministrazione che, come da statuto recentemente adottato, durerà in carica per i prossimi tre anni. Questi gli eletti alla carica: Cavasin Vincenzina, Ceccato Norina, Cisterna Eraldo, Favaro Amadio, Gasparini M. Grazia, Liva Mario, Pellegatti Camillo, Pozzebon Ivo, Pozzebon Davino, Giuseppe Rossi e Stella Mirko. Agli undici consiglieri eletti si affiancheranno, sia pure con solo voto consultivo Simone Agostini e Roberto Pozzebon in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale. Alla carica di Revisori dei Conti sono stati riconfermati Bruno CiNella foto alcuni dei neo eletti consiglieri della Proloco sterna e Alfonso 6 Calzavara affiancati dal neo eletto Giacomo Aversano; il Collegio dei probiviri, sempre per il triennio, sarà composto da Fratel Dionisio Santoro, Antonio Danieli e Giovanni Carrella. Fatto il Consiglio, rimaneva la suddivisione degli incarichi all’interno dello stesso e a questo si è provveduto nel corso della riunione del Consiglio di giovedì 16 febbraio. Il Consiglio ha eletto alla carica di presidente della Pro Loco Amadio Favaro che sarà affiancato dai Vicepresidenti Giuseppe Rossi e Davino Pozzebon, quest’ultimo anche con l’incarico di Tesoriere; la segreteria è stata affidata a M. Grazia Gasparini. Sempre nel corso di detto incontro si è provveduto alla formazione delle varie commissioni che si occuperanno dell’organizzazione delle manifestazioni in calendario. Al nuovo Consiglio l’augurio di buon lavoro e a Mario Liva, che lascia la Presidenza, il più vivo ringraziamento di tutti i soci per aver accettato e portato avanti l’incarico in un biennio particolarmente difficile e burrascoso per la Pro Loco. Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 La Redazione ATTIVITÀ CONCERTO DI NATALE: Dicembre 2005 - Organizzato da Proloco e Biblioteca Comunale nella chiesa parrocchiale di Pezzan. Coro S.Salvatore di Susegana. CONCERTO RADLEY COLLEGE CHOIR AND ORCHESTRA Febbraio 2006 - organizzato dall’Amministrazione comunale nella chiesa parrocchiale di Sala. La celebrazione in parrocchia ad Istrana degli ANNIVERSARI DI MATRIMONIO, un evento significativo che risalta anche le stabilità di tante coppie del paese. La “decana” è quella di Toni Danieli e Angelina, gli sposini d’oro che hanno così ricordato i loro cinquant’anni di vita in comune. FESTA DELL’ANZIANO APRILE 2006, organizzata presso la secolare abbazia cistercense di Follina (TV). Dopo la S. Messa e la visita al complesso monastico, è seguito il pranzo sociale. I saluti rivolti dal Presidente della Proloco e dal Sindaco di Istrana, si sono focalizzati sul 25° anniversario della manifestazione. Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 7 L’INTERVISTA AL SINDACO L’INFORMAZIONE Risposta al quesito pubblicato nella rubrica “La Posta” del precedente numero di Vivere Istrana S u tematiche di precipuo interesse della Pro Loco di Istrana, ecco alcune domande che abbiamo posto al Sindaco Marco Fighera e le risposte che lo stesso ci ha reso: - D. dal futuro pubblico utilizzo di Villa Lattes, dovrebbero derivare notevoli benefici per la nostra collettività; quali gli sviluppi e le prospettive dell’intervento di recupero ? - R. per la rilevanza economica dell’intervento e la sua valenza sociale, sin dall’origine abbiamo intrattenuto rapporti con la Fondazione Cassamarca ed il suo Presidente On. D. De Poli, persona estremamente sensibile in materia. Ora su incarico della stessa Fondazione, il Prof. P. Portoghesi sta redigendo un progetto di restauro conservativo e riqualificazione che verrà sottoposto per i dovuti pareri e approvazioni ai diversi soggetti interessati, tra questi innanzitutto la nostra Amministrazione comunale e la Soprintendenza ai Monumenti e Beni Architettonici; l’approvazione di quest’ultima è determinante per i successivi interventi - da eseguirsi a stralci - e per i necessari finanziamenti pubblici e privati. Il tutto nel presupposto acclarato di realizzare un centro socio-culturale che vedrà le pregevoli collezioni lasciate dall’avv. B. Lattes collocate nel corpo centrale. I rimanenti locali saranno utilizzati, tra l’altro, a mostra permanente sull’emigrazione e mostre temporanee. Determinante e sentita anche la realizzazione di un Auditorium per attività musicali, teatrali e culturali in genere. Così pure la definitiva sistemazione del parco per una sua assidua, pur regolamentata, frequentazione. Dall’entità e la pregnanza dell’impegnativo intervento, ne conseguono i tempi di realizzo. - D. un sempre maggior numero di persone di provenienza extracomunitaria e delle più diverse etnie vengono ad abitare nel nostro Comune; anche dalle modalità del loro inserimento dipende un più o meno equilibrato futuro della nostra comunità. Quale l’approccio dell’Amministrazione comunale? - R. il costante sensibile incremento demografico del nostro Comune, come nei Comuni contermini, è dovuto sostanzialmente all’arrivo di appartenenti a razze, etnie e religioni diverse, con differenti abitudini che vanno a modificare sensibilmente il nostro tessuto sociale. Consci che questa incontrovertibile realtà va affrontata con la dovuta consapevolezza e serenità, abbiamo quindi attuato e continueremo ad attuare, direttamente e/o con la collaborazione di Gruppi e Associazioni, iniziative atte a facilitare l’inserimento dei nuovi immigrati mediante l’apprendimento da parte di quest’ultimi della lingua, delle regole e usanze del nuovo ambiente che li ospita; valga per questo ricordare i ripetuti corsi base di italiano per stranieri. Come 8 pure la proficua collaborazione posta in essere con l’Istituto comprensivo scolastico, tendente a promuovere l’inserimento dei ragazzi da poco immigrati, mediante interventi mirati presso i nuclei famigliari di appartenenza. - D. Quali sono le iniziative in atto per il miglioramento della qualità della vita nel nostro Comune? E’ sentita l’esigenza di coinvolgere la popolazione attraverso una diversa, migliore informazione? - R. la creazione di nuovi spazi aggregativi; la realizzazione di piste ciclabili; il potenziamento del servizio trasporti scolastici; la valorizzazione della biblioteca comunale e dei servizi della stessa; l’intensificazione dell’assistenza domiciliare anche con l’insostituibile apporto del volontariato. Sono questi alcuni esempi di iniziative e servizi posti in essere o realisticamente programmati, dei quali non sempre i nostri concittadini hanno la completa conoscenza e conseguente possibilità di fruizione. Con l’unico obiettivo quindi di sopperire a questa esigenza di maggiore e costante informazione, l’Amministrazione comunale a breve farà pervenire a tutte le famiglie un “giornalino” (sono previste due uscite annuali) e valuterà altre iniziative divulgative, per una migliore resa ed utilizzo dei servizi per la collettività. Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 Giuseppe Rossi IMMIGRAZIONE DA TERRE LONTANE .... “Da terre lontane ...... nuovi cittadini per una società equilibrata”, titolava la seconda parte dell’editoriale su Vivere Istrana del Dicembre 2003. Nel rilevare allora una massiccia immigrazione da altri Paesi e Continenti, tutta concentrata in pochi anni, si richiamava l’attenzione sulle cause e i rischi derivanti. Ed ora, a distanza di quasi tre anni, come si presenta la situazione? L’incremento dei residenti é rallentato? La delocalizzazione di molte attività produttive ha veramente portato alla ridotta necessità di lavoratori stranieri? La mobilità ha inciso negativamente sull’andamento demografico del nostro Comune? Da queste domande, trae spunto l’indagine demografica sulla popolazione straniera residente nel Comune di Istrana le cui risultanze, elaborando i dati calcolati dall’Ufficio Anagrafe, si possono così riassumere: - al 31/12/2001 su residenti complessivi 7.797, gli stranieri erano 273, pari al 3,50%, di cui provenienti dall’Albania 25, ex Jugoslavia (Croazia-Serbia Montenegro-Macedonia...) 85, Romania 9, Nord Africa 39, Centro e Sud Africa 47, Cina 43; - al 31/12/2005 su residenti complessivi 8.528, gli stranieri erano 795, pari al 9,32%, di cui provenienti dall’Albania 75, ex Jugoslavia (Croazia-Serbia Montenegro-Macedonia-...) 268, Romania 61, Nord Africa 46, Centro e Sud Africa 97, Cina 176. Dal raffronto 2001-2005 risulta in tutta la sua evidenza la crescita esponenziale della componente di popolazione straniera, pressoché quadruplicata in soli quattro anni, con un incremento medio del 191% (a fronte di un 2,8% della componente italiana), con punte del 235% per i provenienti dalla ex Jugoslavia e del 309% per i provenienti dalla Cina. Applicando, infine, ad una proiezione decennale il diverso tasso di natalità tra le due componenti, è facilmente intuibile l’ulteriore sensibile incremento della componente di origine straniera, con le considerevoli implicanze sociali connesse. Il balletto di numeri, percentuali e proiezioni sopra richiamate, vede delineata per il nostro Comune una società estremamente articolata e ben diversa da quella fino a qualche anno fa per noi usuale. Potrà questa nuova società essere mediamente equilibrata come quella che, inevitabilmente, ci stiamo lasciando alle spalle? Sono ipotizzabili (auspicabili) solo incrementi programmati? Molto dipenderà dal coordinato, pregnante agire delle Pubbliche amministrazioni ed Enti che già operano. Molto dipenderà dalla volontà, o meno, degli stessi immigrati ad integrarsi piuttosto che a formare gruppi chiusi; per questo, molto dipenderà anche da ognuno di noi, dai nostri comportamenti. Consci che solo se saremo attenti al nuovo che avanza, aperti nel valutare le diverse esperienze con la Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 dovuta serenità e altrettanta fermezza, nella salvaguardia delle nostre peculiarità, potremo essere realmente artefici del nostro futuro. A ISTRANA .... Nel condurre l’indagine demografica sulla popolazione straniera residente nel Comune di Istrana, di cui sinteticamente si parla in altro articolo di questa rivista, mi sono imbattuto nelle più diverse provenienze. Dall’Europa i più numerosi serbo/montenegrini sono tallonati dagli albanesi, seguiti a ruota da romeni e macedoni. Rappresentati pure croati, moldovi, ucraini, bulgari, russi, polacchi, inglesi, spagnoli, belgi, francesi, cechi, sloveni e ungheresi. Dall’Africa, al più numeroso gruppo dei senegalesi, si accompagnano i marocchini e gli ivoriani. Nigeriani, etiopi, algerini, camerunesi, integrano il gruppo dei paesi africani con residenti provenienti anche da Angola, Gambia, Togo e Burkina Faso. Più contenute le provenienze dalle Americhe, rappresentate da brasiliani, argentini e da solitari statunitensi, costaricani, dominicani, venezuelani e boliviani. Dall’Asia, pur presente con uzbeki, indiani, filippini, vietnamiti, giapponesi, bengali e cingalesi, proviene il gruppo più numeroso in assoluto di stranieri residente nel nostro Comune: dalla Cina infatti, in numero pressoché uguale di uomini e donne, provengono i 176 9 IMMIGRAZIONE cinesi ufficialmente calcolati come residenti al 31.12.2005. Quando infine pensavo che solo un australiano rappresentasse l’Oceania, il sempre solerte e attento Ufficio Anagrafe comunale mi informava che decine di nostri compaesani, pur avendo acquisito la cittadinanza italiana, sono in realtà nati in Australia. Da Mareeba, Stanthorpe, Melbourne, Sid- ney, Mount-Isa, Balmain, Camperdown, Brisbane , e numerosi altri centri, sono infatti rientrati persone i cui cognomi più ricorrenti sono Berlese, Cavallin, Filippetto, Fuser, Gemin, Girotto, Maggiolo, Nasato, Vedelago. E dopo questa carrellata, lasciando ad altri ed in altra sede le più impegnate riflessioni indotte da un tal crogiolo di popoli e razze, qualche più alle- DA LAPA DI PARANA’ gra considerazione finale: - se in una riunione dei rappresentanti delle diverse etnie presenti a Istrana, ognuno avesse parlato nel proprio idioma, avremmo avuto un mercato, un ponte o una biblica Torre ? - è il caso di chiedere l’apertura di una Filiale dell’ONU? - evviva l’arcobaleno! Giuseppe Rossi foto di Evaristo Gemin BRASILE - CURITIBA (Paranà) il 10 Marzo 2006 si è laureata in Medicina Veterinaria presso l’Università Federale do Paranà, EMANUELLE GEMIN, figlia di JOAOFRANCISCO nato a Lapa, città gemellata con Istrana. Felicitazioni anche dagli amici italiani. Il prossimo 31 Luglio 2006 compirà 100 anni la Sig.ra CECILIA BAGGIO-GEMIN, madre di NIDIA, promotrice a LAPA del gemellaggio con Istrana. AUGURI VIVISSIMI dagli amici di Istrana. 10 Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 DALLA SCUOLA ABBRACCIARE L’AMBIENTE C onfesso che l’espressione “ambiente” non mi suscita istintiva simpatia: sarà l’asettica astrattezza del suo significato; sarà quella sfortunata miscela di consonanti che fanno assomigliare il suono del vocabolo al rumore d’una pentola che rotola sul pavimento; sarà magari il ricordo della parola scandita dalla voce metallica e vagamente iettatoria dei computer in alcuni improbabili telefilm di fantascienza che ancora riecheggia nei ricordi della mia infanzia (“L’ambiente si sta surriscaldando” “Evacuare l’ambiente entro 13,2 secondi” e così via). Tuttavia, qualora si decida d’abbandonare la superficie e di vagliare il termine verticalmente, alla luce dell’etimo, tutto cambia come per magia: derivante dal latino “ambire”, l’ambiente è ciò che ci “circonda”, è colui (colei?) che ci “corteggia”, ci “circuisce” come un’amante, ci “cinge” come una madre. Allora il metallo si scioglie e i nipotini di HAL 9000 si ritirano nella soffitta della memoria: l’immagine che sola rimane è alla fine quella d’una mamma immensa che teneramente, infinitamente ci “abbraccia”. Ma, per il corretto funzionamento del rapporto, anche la migliore delle madri possibili ha bisogno di essere ricambiata: e l’impressione è viceversa che le giovani generazioni, come bambini chiusi in una sorta di sindrome autistica, non riescano a corrispondere alle effusioni materne, ovvero, fuor di me- tafora, non siano affatto inclini ad instaurare un legame affettivo con il proprio territorio. Ed è proprio questo l’obiettivo principale che una brava professoressa della nostra scuola media d’Istrana ha inteso perseguire nel suo laboratorio di educazione ambientale, proposto alla sezione B nel corso del triennio 2003/’05. Incentrato sul Parco del Sile, il progetto ha permesso ai ragazzi di cimentarsi in attività diversificate e stimolanti e di approdare alla fine ad un risultato indubbiamente gratificante. Il lavoro, estremamente ricco e variegato, si è articolato in più fasi: la prima di queste ha visto gli studenti impegnati nell’analisi cartografica d’una porzione del parco del Sile e nell’ideazione d’un tragitto (un sentiero percorribile in 2-3 ore di bicicletta) all’interno del territorio. Il circuito inizia in località Ospedaletto di Istrana presso la vecchia fornace, oggi sede della fabbrica Aliplast. Da qui, percorrendo una strada tra i campi coltivati fiancheggiata da salici bianchi, sanguinelle e ontani, si giunge al Ponte dei tre confini donde passa la via Munara, antico cardo della centuriazione romana. Passato il ponte, un rettilineo che corre parallelo al Taglio del Sile ci conduce a due vecchie cave allagate circondate da canneti. Superate le cave, s’incontrano in rapida successione una peschiera, due fontanazzi, numerosi campi coltivati ed una bella siepe agraria. E’ a questo punto che, lasciata la strada battuta per l’asfalto di via Munara, ci si imbatte in un’interessante edicola votiva. Incamminandoci di nuovo sullo sterrato e superata una serie di ponti, ci ritroviamo in prossimità del fontanazzo della Coa Longa. Dopo aver percorso l’anello intorno alla zona dei fontanili, Le risorgive del Sile Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 11 DALLA SCUOLA si riprende la strada dell’andata fino alla via Munara, si raggiunge e si costeggia il canale Gronda. Da qui, ormai in prossimità della conclusione del nostro percorso, si è premiati dal corridoio visivo che conduce a Villa Corner della Regina. Si ha ancora il tempo di ammirare alcuni magnifici esemplari di cipresso di palude, prima di raggiungere il punto di partenza. Una volta ideato il tragitto, si è poi avuta l’attività sul campo, con la classe alle prese con il rilevamento dei dati e l’individuazione dei punti d’osservazione più significativi lungo il sentiero. In alcuni casi la stazione prescelta offre allo spettatore apprezzabili spunti di riflessione sia dal punto di vista naturalistico che da quello antropico, cosicché l’occhio del visitatore rimane conteso tra lo spettacolo del piumaggio nero lavagna della folaga e la visione delle cave, contraddittoria testimonianza d’un’industre attività produttiva, che trova però il suo contraltare nell’evidente digrado del paesaggio e spinge lo studente a considerare util- Villa Corner 12 mente l’impatto ambientale che sempre consegue a qualsivoglia opera umana. Altrove è l’aspetto naturalistico a prevalere, come per esempio nella quarta stazione che concentra l’attenzione del fruitore sui fontanazzi: inutile sottolineare come l’esperienza della visione diretta di questa porzione della linea delle risorgive aiuti lo studente a comprendere la diversa conformazione geologica dell’alta e della bassa pianura. In altri casi infine, come accade ad esempio nell’undicesimo punto d’osservazione, lungo il corso del Gronda, sono i segni dell’uomo ad attirare irresistibilmente lo sguardo del visitatore, catturato in questo caso dalla magnificenza di villa Corner che, per la maestosità della sua struttura architettonica e la ricchezza dei molteplici elementi decorativi, si offre quale prestigiosa testimonianza artistica, oltre che come significativo documento storico e culturale. Al termine della seconda fase, tanto delicata e importante per il buon esito del lavoro, quanto gradevole per i ragazzi, sempre entusiasti e partecipi quando le attività didattiche li conducono all’esterno delle aule, si è fatto ritorno in classe per compilare una serie di schede descrittive corredate da disegni e fotografie. L’ultima tranche ha infine riguardato la comunicazione dell’esperienza ed è pervenuta alla realizzazione d’una presentazione informatica del lavoro. Si sa che la fase terminale d’un’azione didattica è spesso la più importante: lo è senz’altro qualora approdi alla produzione d’un oggetto che funge da sintesi unitaria dell’intero processo apprenditivo. La “pubblicazione” del risultato del lavoro svolto infatti, oltre a funzionare come un ponte gettato verso altri studenti che utilizzeranno il materiale e ne trarranno magari spunto per ulteriori ricerche, costituisce anche (se così si può dire) un valore aggiunto sul piano dell’affettività: l’oggetto prodotto gratifica l’alunno e si fa garante presso di lui della buona riuscita dell’apprendimento, favorendone in tal modo l’interiorizzazione e la fissazione mnemonica. Affettività e cognizione dunque: ecco che, quasi senza accorgersene, siamo tornati a quanto si diceva all’inizio circa la necessità d’una corresponsione emotiva tra uomo e territorio, tra abitante e abitato. Mi piace allora pensare che l’attività descritta e il gradevolissimo libretto che ne è risultato possano funzionare come una sorta di oggetto transizionale che aiuti lo studente ad interiorizzare il territorio e lo conduca a contraccambiare l’abbraccio dell’ambiente. G. Romano Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 DALLA BIBLIOTECA SETTIMA EDIZIONE DELLA SETTIMANA DEL LIBRO E ravamo in tanti sabato 1° aprile per l’apertura della settima edizione della settimana del libro, organizzata dalla Biblioteca Comunale e dalla Commissione Lettura dell’Istituto Comprensivo, e non si è trattato di uno scherzoso pesce d’aprile ma di una vera festa. Protagonisti i bambini delle scuole materne ed elementari del comune che in questi mesi hanno letto avventure dedicate al viaggio o le hanno sentite leggere dalle proprie insegnanti. I lavori creativi che ne sono risultati hanno abbellito la sala riunioni di Cà Celsi con i loro colori vivaci e le loro figure piene di vita e di qualità artistica. Ce n’erano per tutti i gusti: dalle avventure di Pinocchio, in viaggio alla ricerca di se stesso, al più classico tra i racconti di mare: ”L’isola del tesoro”. Dal “Mago di Oz” alle piramidi dell’antico e misterioso Egitto. Caratteristica comune a tutti i lavori è stato l’impegno e l’entusiasmo con i quali i ragazzi hanno partecipato alla loro realizzazione, sotto la paziente guida dei maestri, che non ringrazieremo mai abbastanza per il lavoro che quotidianamente svolgono a servizio dei più giovani. Anche i bambini delle scuole materne hanno partecipato all’esposizione dei disegni: si tratta di un segnale molto positivo che incoraggia il lavoro intrapreso già da alcuni anni dalla biblioteca, quello cioè di avvicinare i piccoli ai libri il più precocemente possibile e con il coinvolgimento attivo dei La premiazione ... Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 genitori. Dopo la mostra tattile “Un mondo (di libri) da toccare” proposta nel mese di novembre a tutti i bambini in età prescolare, il lavoro è continuato, nella convinzione che leggere sia un gesto d’amore che contribuisce al benessere e allo sviluppo psicologico, creativo e relazionale dei nostri figli, come ci testimoniano i più recenti studi pedagogici. I libri sono luoghi magici e carichi di simbolismo, nei quali i bambini possono vedere rappresentati se stessi e gli altri, le loro emozioni, gli eventuali conflitti e le relative soluzioni. Luoghi dove scoprire e sperimentare la complessità del mondo con la rassicurante vicinanza di una persona adulta tutta a propria disposizione, che prende per mano e guida nel viaggio della crescita . Con questa convinzione di fondo abbiamo proposto, durante la settimana della lettura, anche due momenti di lettura ad alta voce: uno dedicato ai bambini di prima e seconda, l’altro per quelli di terza, quarta e quinta elementare. Le bravissime interpreti di Lucchetteatro ci hanno deliziato con storie di animali, canzoni, filastrocche e tanto 13 DALLA BIBLIOTECA divertimento. La partecipazione numerosa e piena di interesse a questi due appuntamenti ci incoraggia e ci sprona a continuare con convinzione sulla strada della promozione della lettura, individuan- dola come momento qualificante dell’attività della biblioteca comunale. La Bibliotecaria Paola Biasin I disegni degli alunni .... La mostra-mercato del libro ... . Le letture animate .... APPUNTAMENTI CON LA BIBLIOTECA: SERATA ALL’ARENA DI VERONA SABATO 29 LUGLIO IN PROGRAMMA: “TOSCA” DI G. PUCCINI PULLMAN+BIGLIETTO GRADINATA NUMERATA+LIBRETTO - EURO 33,00 TEATRO IN VILLA SABATO SABATO SABATO SABATO 08 15 22 29 LUGLIO LUGLIO LUGLIO LUGLIO 14 QUANDO AL PAESE MEZOGIORNO SONA TAXI A DUE PIAZZE A CHE PUNTO E’ LA ROTTA? I DIARI di P.B. BERTOLI Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 CULTURA DALLA BIBLIOTECA GRUPPO LIBERAMENTE Dal romanzo al film: La bestia nel cuore L’appuntamento del gruppo Liberamente del mese di marzo ha previsto la visione del film La bestia nel cuore della regista e scrittrice Cristina Comencini, figlia di Luigi grande regista di Pinocchio, Pane, amore e fantasia, Tutti a casa e altri. L’operazione artistica che va dalla scrittura del romanzo alla regia del film è condotta dalla stessa persona. La Comencini, infatti, indossa la triplice veste di scrittrice, sceneggiatrice e regista e proprio per questo è in grado di conoscere i due linguaggi, le intime procedure attraverso le quali un libro può diventare un film. Tuttavia, la stessa Comencini nell’intervista raccolta nel libro legato al DVD del film, la bestia nel cuore, dal romanzo al film afferma: «Per ridare l’atmosfera del libro, il clima, le relazioni tra i personaggi, essere fedele allo scrittore, come si sa, devi essere pronto a tradirlo. Questa volta, dato che il libro è mio, ho dovuto tentare di tradire me stessa»1. La relazione fra letteratura e cinema è molto complessa: si tratta di due linguaggi diversi che nondimeno si completano. Il libro fin dall’inizio, ha molto a che fare col cinema. I due protagonisti sono attori, la scena iniziale è girata in una sala di doppiaggio. Il libro solitamente è più approfondito, mentre il cinema mira alla sintesi, a legare molte cose insieme. In alcuni casi però è il cinema che deve spiegare ciò che magari l’autrice ha trascurato, per esempio l’ambiente nel quale si muovono i personaggi, i mobili, i libri da mettere sulle mensole. Gli attori come sono vestiti? Come si muovono? «Il cinema non è selettivo come la parola, - prosegue la Comencini - vuole sapere tutto. Con la costumista ho dovuto trovare i vestiti giusti per il carattere d’ogni personaggio, per ogni scena. Nel libro li descrivevo solo se mi serviva. Ora non posso lasciarli nudi».2 Il film racconta la storia d’incubo, un sogno che sconvolge la vita di relazione della protagonista Sabina, un «evento così traumatico» che non riesce neppure a raccontare. Il sogno assume, in questo caso un valore enorme: è lo strumento della rivelazione di un messaggio di verità, come nella tradizione biblica e classica, che le permette di socchiudere la misteriosa porta aldilà della quale può accedere all’indicibile segreto che ha turbato la sua vita e quella di suo fratello Daniele. Il tema del film secondo la scrittice-regista è quello della famiglia, vista però nel suo deteriorasi: è un fantasma che aleggia sopra i personaggi. La famiglia è un punto di osservazione privilegiato della società, percorsa dalle stesse contraddizioni e scossa da gravi tragedie. Nel film vedremo la difficoltà di relazionarsi dei protagonisti, Sabina e Franco, gli abusi sull’infanzia, il tradimento, il matrimonio di Maria che si sgretola. Dentro la tragedia della famiglia che si trasforma, ma di cui tutti i protagonisti sentono la nostalgia, c’è la ricerca di altri modi di amare e di stare insieme: vedi la relazione fra la cieca Emilia con l’amica di infanzia Sabina e poi con la più matura Maria, lasciata dal marito per un studentessa trent’anni di giovane di lui, amica di sua figlia. Noi che abbiamo una «certa età» rimaniamo scortati quando la stessa Comencini scrive che dopo questa «certa età» le donne possono amare «soltanto altre donne». Nel film si affronta il tema della relazione con l’altro, ma anche dei travisamenti dell’amore che si trasformano in abusi e profanazione dei più deboli, quando si oltrepassa la distanza di rispetto, il limite dell’alterità. E’ il tema del male nascosto in ciascuno di noi, dell’amore profanato, che diventa dominio, saccheggio della persona. Si tratta dello stesso tema sostenuto da Dostoevskij nei Demoni. Gli attori e la regista, interrogati sull’individuazione della scena madre del film, rispondono concordemente: «E’ la scena della confessione di Daniele», che è stata trasferita intatta dal libro al film, soltanto accorciata. Sabina per capire qualcosa di più sulla sua famiglia, sullo sconvolgente sogno che l’ha gravemente turbata, corre in America dal fratello Daniele, professore di Lettere classiche all’università, felicemente sposato, padre di due bambini, che ama, ma che non riesce neppure ad abbracciare. E’ festa di capodanno gioia allegria brindisi, tappi di bottiglie che saltano. Una frase sibillina della cognata Anne stana la «bestia nascosta nel cuore» e Daniele messo alle strette, le racconta tutto. Ciò che hanno dovuto subire è grave, irreparabile, le cicatrici rimarranno per sempre ma…. Per il gruppo Liberamente Giampaolo Fuser ----------------------------------------- 1 C. Comencini, in La bestia nel cuore, dal romanzo al film, Feltrinelli, Milano 2006, pp. 7-8 2 C. Comencini, in La bestia nel cuore,… pag. 12 Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 15 DALLE ASSOCIAZIONI SULL’ “ONDA“ DELLO TSUNAMI E’ RIPARTITA “ISTRANA SOLIDALE” “Istrana Solidale” era partita anni fa sotto la spinta meritevole di Luigi Pestrin e con tanti buoni propositi Poi, con il tempo era calato l’interesse e l’impegno collettivo e il sodalizio si era praticamente dissolto. Ma c’è sempre chi non demorde ed è proprio grazie a ciò che la coalizione benefica che raggruppa le 35 associazioni del territorio è nuovamente decollata e, recentemente, ha onorato come meglio non poteva il ripristino della sua attività. Lo ha fatto conformandosi in forma giuridica con tanto di atto costitutivo nel corso di un incontro che è avvenuto significativamente nella sala consiliare di Cà Celsi, alla presenza di un buon numero di rappresentanti associativi e di Stefano Pestrin, assessore, a nome del sindaco Marco Fighera che ha caldeggiato l’iniziativa e che con lo stesso Luigi Pestrin, Fabio Marconato, Amadio Favaro, Mansueto Pozzebon, Giacomo Nigido, Donantono De Filippis, Tranquillo Gasparini, Adriano Vanin, Mario Alessi Gianni Stefanon e Laura Pivotti a formare il lotto dei soci fondatori. Le nomine estrapolate da questo gruppo hanno designato Il presidente dell’Ass. Istrana Solidale De Filippis, consegna a Fratel Matteo il ricavato delle diverse iniziative di solidarietà 16 De Filippis quale presidente, Stefanon vice, Vanin segretario e cassiere, Favaro, Pozzebon, Stefano Pestrin e la signora Pivotti quali membri dell’esecutivo. Con l’occasione si è adempiuto subito anche ad un gesto concreto. All’incontro, infatti, è stato invitato anche fratel Matteo Kavunkal nota conoscenza dell’Istituto Cà Florens e a lui sono stati consegnati 8500 euro. Il religioso è di origine indiana e da molti anni è in collegamento con il suo popolo, con iniziative a loro favore e conseguenti alla crudezza di situazioni estreme toccate con mano. Tra cui quella drammatica dello tsunami che ha scosso le coscienze di molte persone e ottenuto segni di tangibile solidarietà. Questo attestato di generosità sarà indirizzato alla costruzione di una casa alloggio per orfani vittime dello Tsunami. I pronunciamenti di circostanza hanno sottolineato l’importanza della solidarietà quale pietra edificante di una rinascita che guarda al futuro. R.M. Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 DALLE ASSOCIAZIONI Intervista al sig. PESTRIN dell’ ASSOCIAZIONE VOLONTARI ISTRANA. N el Comune di Istrana, sono operativi oltre trenta tra associazioni e gruppi che si propongono finalità le più disparate e si rivolgono ai più svariati settori di intervento: dalle associazioni di volontariato alle associazioni sportive, dalle associazioni d’arma ai gruppi ricreativi. La loro attività si può facilmente rilevare dal calendario delle manifestazioni che viene annualmente pubblicato su questo periodico, ma, forse, non altrettanto note sono le finalità e l’organizzazione dei singoli sodalizi. La redazione di “Vivere Istrana” con una serie di interviste ai responsabili dei gruppi vuole appunto ovviare a questo. Abbiamo scelta per prima l’ASSOCIAZIONE VOLONTARI ISTRANA ed è quindi al suo Presidente sig. Luigi Pestrin che abbiamo posta una serie di domande: D. Sig. Pestrin, lei è Presidente dell’Associazione Volontari fin dalla sua fondazione, vuole riassumere quali sono i fini che vi proponete? R- L’Associazione, come è chiaramente indicato nello Statuto, si prefigge di aiutare chi per particolari problemi si trovi in condizione di disagio. La nostra attività è sintetizzata nel logo: “migliorare la qualità della vita”. D. Quali sono i settori del vostro intervento e come cercate di raggiungere gli obbiettivi prefissati? R- L’Associazione, nata ufficialmente nel 1992, si è inizialmente dedicata all’assistenza (compagnia) di persone sole e anziane o disabili; successivamente ha introdotto nelle sue attività il servizio di trasporto a luoghi di cura, sempre per persone non autosufficienti o comunque bisognose. I servizi che attualmente vengono svolti, oltre ai due già citati, comprendono anche la presenza di volontari presso la Casa Alloggio di Paese, la presenza di un gruppo di volontari ai soggiorni climatici organizzati dal Comune ed il servizio trasporto per prelievi presso la struttura Ulss di Padernello ogni lunedì mattina. D. Una attività così intensa e quotidiana impegna il gruppo sia a livello organizzativo sia sul piano economico: come fate fronte a tutto questo? R- L’Associazione conta attualmente 23 soci che, come da regolamento, sono impegnati nell’assistenza e/o nei trasporti. Il Consiglio Direttivo mi affianca validamente nell’organizzazione e nella conduzione dell’attività e un socio cura la gestione del pulmino e ne organizza il servizio. Il patrimonio e i fondi cui l’Associazione attinge provengono in buona parte dalla Amministrazione Comunale che, oltre a erogare un conPro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 tributo, è impegnata nel coprire tutte le spese relative al servizio trasporti (oltre 6.000 € nel 2005). Importante è pure l’aiuto che proviene dai soci sostenitori e altrettanto lo sono le libere elargizioni fatte da amici o utenti del servizio di trasporto. Ricordo che i servizi sono gratuiti e che i volontari non ricevono assolutamente alcun compenso. D. Il cittadino che si trovasse in condizione di aver bisogno di un vostro intervento come può raggiungervi? R- Le domande di intervento vanno rivolte al sottoscritto personalmente o telefonicamente (n.d.r. vedi riquadro a fine servizio). Sarà mia cura contattare con la massima urgenza possibile il richiedente per valutare le esigenze ed eventualmente organizzare il servizio. D. Per entrare a far parte della vostra Associazione cosa si deve fare e quali sono i requisiti? R- Primo requisito è senz’al17 DALLE ASSOCIAZIONI tro la disponibilità ad aiutare il prossimo mettendo a disposizione un po’ del proprio tempo libero. Ho volutamente parlato di tempo libero perché qualsiasi azione di volontariato va fatta dopo che si è adempiuto ai doveri derivanti dal proprio stato. La persona che desidera far parte della nostra Associazione come volontario/a può mettersi in contatto o direttamente con me oppure tramite un altro associato. L’ Associazione, da parte sua, cura la preparazione e l’aggiornamento dei volontari sia con riunioni periodiche che con momenti formativi organizzati ad hoc. E’ logico che requisito indispensabile è la maggior età. D. Il volontario è tutelato nel suo servizio? R. L’Associazione è iscritta nel Registro Regionale delle Organizzazioni di Volontariato ed è riconosciuta o.n.l.u.s. Per ottenere tale iscrizione sono obbligatorie determinate garanzie in favore dei soci che si concretizzano mediante assicurazioni. I soci sono quindi assicurati, a cura e spese dell’Associazione, per la Responsabilità Civile e per Infortunio e/o Malattia accaduto o contratta durante il servizio. Il pulmino è assicurato con una polizza kasko che prevede la copertura anche per il conducente. L’Associazione inoltre, come già detto, è anche impegnata nella formazione dei volontari per assicurare loro la serenità nel servizio derivante da una buona conoscenza di norme e regole. D. Quali sono i problemi dell’Associazione che vorrebbe veder risolti in questo suo 5° mandato di Presidente? R- Nella relazione morale sull’attività svolta nel 2005, presentata ai soci ordinari e sostenitori ed agli amici dell’Associazione nel febbraio scorso, ho posto particolarmente in evidenza la necessità d’avere una sede. Il materiale, l’archivio, la segreteria e la recente dotazione informatica pervenuta dal Centro dei Servizi per il Volontariato di Treviso sono disseminati in casa di consiglieri e mia. Ho fatto presente al Sindaco che, senza nulla togliere ai meriti di altre associazioni, la nostra e quindi gli associati sono impegnati nel servizio alla collettività tutti i giorni, mattino e pomeriggio; ho quindi chiesto che l’Amministrazione Comunale esamini concretamente la possibilità di darci una sede. D. L’attività svolta dall’Associazione pone lei e i soci su un particolare e qualificato osservatorio; quali sono le esigenze sociali del nostro territorio che, a suo avviso, meritano particolare attenzione? R- Penso che uno dei problemi più gravi e che purtroppo nel tempo andrà aggravandosi sia il problema dell’assistenza agli anziani, dove per anziani intendo soprattutto persone non pienamente sufficienti e/o comunque sole. Sarebbe oltremodo importante che si creasse per loro anche nel nostro Comune almeno un Centro Diurno. Questo faciliterebbe la permanenza degli stessi nel nucleo familiare almeno nelle ore serali e nelle giornate festive, agevolando nello stesso tempo i conviventi e permettendo loro di espletare nella giornata tutte le attività lavorative o famigliari. Non ultimo potrebbe evitare in alcuni casi il ricovero in strutture lontane dal paese dove comunque l’anziano non si riconosce. Ringraziamo il sig. Pestrin per la disponibilità e la franchezza delle sue risposte e con lui ringraziamo tutti i volontari e i sostenitori per il servizio a favore della comunità. C.P. PER INFORMAZIONI, RICHIESTE DI SERVIZIO ECC: Luigi PESTRIN - Via Toniolo, 7 - Pezzan - 31036 ISTRANA Telefono dell’Associazione 328 3442300 18 Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 INIZIATIVE Comune di di Istrana Comune Istrana Censimento della Popolazione2001 2001 Censimento della Popolazione Popolazione residente ai censimenti e variazione intercensuaria PopolazioneISTRANA residenteeai censimenti e variazione intercensuaria comuni limitrofi – Censimenti 1991 e 2001 ISTRANA e comuni limitrofi – Censimenti 1991 e 2001 Popolazione residente Popolazione2001 residente 1991 COMUNI COMUNI Istrana Trevignano Paese Istrana Quinto di Treviso TrevignanoMorgano Paese Vedelago Treviso Quinto di Treviso Morgano Provincia di Treviso Veneto Vedelago Italia 1991 2001 7.763 6.916 9.074 8.254 18.407 15.845 6.916 7.763 9.288 9.054 9.074 3.754 8.254 3.449 18.407 13.826 15.84513.011 9.288 80.144 9.05483.598 744.038 3.754795.264 3.449 4.527.694 4.380.797 13.011 13.826 56.995.744 56.778.031 Variazione Assoluta Percentuale Variazione Assoluta Percentuale 847 820 2.562 847 234 820305 2.562815 -3.454 234 51.226 305 146.897 815 217.713 12,2 9,9 16,2 12,2 2,6 9,98,8 16,26,3 -4,1 2,6 8,86,9 3,4 6,3 0,4 Case sparse Totale -3.454 83.598 80.144 Treviso 51.226 744.038 Provincia di TrevisoPopolazione795.264 residente per tipo di località abitata 146.897 2001 4.380.797 – Censimento Veneto ISTRANA4.527.694 e comuni limitrofi 217.713 56.778.031 56.995.744 Centri Italia COMUNI abitati Nuclei abitati Popolazione residente per tipo di località abitata Istrana 6.440 – Censimento 473 850 ISTRANA e comuni limitrofi 2001 Trevignano COMUNI Paese Quinto di Treviso Morgano Vedelago Istrana Treviso TrevignanoProvincia di Treviso Veneto Paese Italia Quinto di Treviso 1.465 1.483 Centri 6.126 Nuclei abitati1.614 Case sparse895 abitati 15.898 7.706 2.629 9.223 6.440 76.476 6.126653.097 3.858.167 15.898 51.858.988 7.706 596 443 899 4731.705 1.46547.767 259.981 1.614 1.725.470 596 986 682 3.704 850 1.963 1.483 94.400 409.546 895 3.411.286 986 -4,1 6,9 3,4 0,4 7.763 9.074 Totale 18.407 9.288 3.754 13.826 7.763 80.144 9.074 795.264 4.527.694 18.407 56.995.744 9.288 Morgano 2.629 443 682 3.754 Indicatori di Struttura per età e 3.704 sesso Vedelago 9.223 899 13.826 ISTRANA e comuni limitrofi – Censimento 2001 (valori %) Treviso 76.476 1.705 1.963 80.144 Popolazione Donne nella Carico di Provincia di Treviso 653.097 94.400 795.264 residente < 5 47.767 Popolazione popolazione figli per COMUNI anni residente di di 75 anni e donna in età Veneto 3.858.167 259.981 409.546 4.527.694 75 anni e più feconda Italia 51.858.988 1.725.470 più 3.411.286 56.995.744 e sesso 66,5 Istrana Indicatori di Struttura 6,1 per età5,8 23,5 Trevignano 5,4 2001 (valori 68,9 ISTRANA e comuni limitrofi – 6,0 Censimento %)22,5 Paese 5,3 5,2 19,8 Popolazione Donne nella62,7 Carico di Quinto di Treviso residente < 5 Popolazione 5,0 6,3 66,6 19,8 popolazione figli per Morgano 5,0 7,6 68,0 19,3 COMUNI anni residente di di 75 anni e donna in età Vedelago 5,4 6,9 65,7 21,2 75 anni e più feconda Treviso 3,9 11,2 66,3 17,8 più Provincia di Treviso 4,9 8,1 66,1 20,2 Veneto 4,6 8,3 66,1 19,3 Italia 4,6 8,4 63,7 19,1 Istrana Trevignano Paese Quinto di Treviso 6,1 5,8 66,5 6,0 5,4 68,9 5,3 5,2 62,7 Pro Loco - Vivere Istrana - dicembre 2005 19 5,0 6,3 66,6 23,5 22,5 19,8 19,8 INIZIATIVE Popolazione residente per classe di età e sesso nel comune di ISTRANA– Censimento 2001 (composizione %) 7.763 Residenti 75 e oltre classe di età Da 60 a 74 Da 45 a 59 Da 30 a 44 Da 15 a 29 Meno di 15 40% 30% 20% 10% 0 10% % popolazione residente Maschi 20% 30% Femmine Popolazione residente per stato civile e sesso nel comune di ISTRANA– Censimento 2001 (composizione %) 7.763 Residenti Maschi Femmine 0% Celibi/nubili 25% Coniugati/e 50% Separati/e legalmente 75% Divorziati/e 100% Vedovi/e Indicatori di struttura della popolazione nel Comune di ISTRANA– Censimenti 1991 e 2001 (valori %) Indice di vecchiaia ANNI Maschi Femmine Percentuale di donne nella popolazione di Totale 75 anni e più 1991 47,3 78,4 62,7 67,5 2001 63,1 94,0 76,2 66,5 20 Pro Loco - Vivere Istrana - dicembre 2005 INIZIATIVE Famiglie e indicatori ISTRANA e Comuni Limitrofi – Censimento 2 COMUNI Istrana Trevignano Paese Quinto di Treviso Morgano Vedelago Treviso Provincia di Treviso Veneto Italia Numero di famiglie Numero medio di componenti per famiglia Percentuale di famiglie unipersonali 2.523 2.942 6.416 3.354 1.275 4.574 33.224 293.512 1.714.341 21.810.676 3,0 3,1 2,9 2,8 2,9 3,0 2,4 2,7 2,6 2,6 15,7 13,7 17,4 18,5 16,4 15,7 29,5 22,0 23,3 24,9 Tipologie familiari - ISTRANA e Comuni Limitrofi – Censimento 2001 (valori %) 2,8 3,1 Istrana Trevignano 3,7 3,2 3,3 Paese 3,3 Quinto di Treviso Morgano 2,5 Vedelago Treviso 3,7 4,1 3,8 3,6 3,0 5,1 4,0 Provincia di Treviso 4,6 3,9 Veneto 4,7 3,6 Italia 0 2% Percentuale di coppie non coniugate 6,8 5,1 4% 6% 8% Percentuale di nuclei familiari ricostituiti Occupati per settore di attività economica nel Comune di Istrana Censimento 2001 (composizione %) Pubblica amministrazione e altro 15,9% Istruzione e sanità 8,5% Servizi alle imprese 5,7% Trasporto e comunicazioni 2,7% Agricoltura e pesca 4,5% Industria manifatturiera 33,4% Commercio, Costruzioni riparaz., alberghi, ristoranti Industria (altro) 13,0% 15,1% 1,2% Pro Loco - Vivere Istrana - dicembre 2005 3.606 Occupati 21 INIZIATIVE Pop. Residente di 6 anni e più per grado di istruzione e sesso nel Comune di Istrana Censimento 2001 (composizioni %) 7,9 Analfabeti e alfabetizzati senza titolo 12,5 22,0 Licenza elementare 28,7 Media inferiore 35,5 28,7 Diploma di scuola secondaria superiore 30,9 26,1 3,7 4,0 Laurea o diploma universitario 0 10% 20% Maschi 30% 40% Femmine Indicatori del grado di istruzione per sesso nel Comune di Istrana Censimento 2001 (valori %) 31,1 Indice di possesso del Diploma scuola media superiore (19 anni e più) 26,7 30,2 Indice di possesso del Diploma scuola media superiore (35-44 anni) 29,2 50,0 Indice di possesso del Diploma scuola media superiore (19-34 anni) 52,7 7,3 Indice di non conseguimento della scuola dell'obbligo (15-52 anni) 10,5 0 Maschi 20% 40% 60% Femmine Popolazione straniera residente per sesso nel Comune di Istrana e comuni limitrofi Censimento 2001 Stranieri residenti COMUNI Istrana Trevignano Paese Quinto di Treviso Morgano Vedelago Treviso Provincia di Treviso Veneto Italia 22 Maschi Femmine Totale 146 147 349 145 65 288 1.893 19.560 82.244 660.694 121 121 302 125 40 193 1.783 14.935 70.830 674.195 267 268 651 270 105 481 3.676 34.495 153.074 1.334.889 per 100 residenti maschi per 100 stranieri 3,4 3,0 3,5 2,9 2,8 3,5 4,6 4,3 3,4 2,3 54,7 54,9 53,6 53,7 61,9 59,9 51,5 56,7 53,7 49,5 Pro Loco - Vivere Istrana - dicembre 2005 L’ESPERIENZA VIAGGIO IN KENIA ... E ccomi due anni dopo a scrivere di nuovo di quella terra meravigliosa e contrastante quale il Kenya... Sono tornata domenica e dopo qualche giorno di smarrimento ho dovuto per forza di cose tornare alla quotidiana realtà... Ci sono molte cose da dire anche di questo viaggio, così diverso dal primo, anche questo così intenso e profondo... A differenza dell’altra volta questo viaggio è stato molto più facile per alcuni aspetti, non ho più dovuto abituarmi alle tante cose che erano così difficili per me all’inizio, quali gli odori, le strette di mano a tutti, le scarse condizioni igieniche... Ho potuto insomma concentrarmi su tutto il resto, sugli occhi dei bambini, sui loro sorrisi, sulle loro difficoltà nella vita... Vorrei riuscire anche questa volta a non essere patetica, anche se credo che sarà difficile, perché è impossibile non raccontare delle mie visite negli istituti per bambini con problemi fisici e/o mentali, ciechi e/o sordi...insomma chi più ne ha più né metta... E’ impossibile non raccontare che ho trattenuto mille volte le lacrime, e a volte no, da- vanti a quei sorrisi tristi e meravigliosi, a quegli occhi che stanno guardando te e nessun altro, e in quel momento è te che stanno interrogando forse sul perché delle loro vite così disastrate, ma che riescono ancora a trasmetterti tanta gioia di vivere e soprattutto tanta voglia di vivere, al di là delle difficoltà. E come non parlare della forza straordinaria delle suore che gestiscono questi istituti? Ho imparato molto da loro in poco tempo passato insieme, la loro vitalità, la loro fede... E’ meraviglioso il modo in cui coccolano quei bambini, così amorevolmente ma allo stesso tempo molto razionale, è un abbinamento raro da trovare, ed è un insegnamento prezioso da portare a casa... Ho vissuto in una missione con delle suore molto speciali, sempre pronte ad accogliePro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 re le persone e ad affrontare la vita con il sorriso sulle labbra... è pazzesco, anche nelle situazioni in cui io probabilmente mi sarei scoraggiata, per loro era solo un ulteriore sfida da affrontare a testa alta e cercare di vincere... beh, vincere o perdere lì è molto relativo, molte volte mi sono chiesta a cosa serva loro lottare così, quando sembra che nulla debba mai cambiare, quando sembra che il destino di quei bimbi sia già segnato con la loro nascita...ma forse anche questa è una lezione di vita...e anche per questo le ringrazio... Ho vissuto quasi un mese in condizioni molto diverse anche dalla volta precedente, senza acqua corrente, mi sembrava di aver fatto un salto nel passato, facendo la doccia con la caraffa, utilizzando una turca come bagno...non è sempre stato facile, le nostre abitudini occidentali sono sempre un po’ dure a cedere, ma alla fine anche questo aiuta a crescere, ad apprezzare sempre di più le mille cose che in questa parte del mondo spesso diamo per scontate e non realizziamo che in tutto il resto del globo si lotta quotidiana23 L’ESPERIENZA mente con le più banali necessità...compresa l’acqua! Ci sono tante cose che vorrei poter riuscire a trasmettere, ma mentre scrivo mi rendo conto che è impossibile, anche mentre ero lì ho pensato spessissimo a come avrei potuto condividere al massimo la mia esperienza con chi è rimasto a casa, ma anche allora mi convincevo che era impossibile, non si può raccontare la propria emozione, si può solo descrivere un istante... ma non basta. Non si possono fotografare due occhi pensando che susciteranno la stessa gioia, tristezza, rabbia, sofferenza... Io posso solo scrivere, e neanche particolarmente bene oserei aggiungere...Ma vorrei davvero riuscire a sottolineare l’importanza ancora una volta di entrare nella parte, di vivere il posto e la gente...non facile e a volte irritante, così come erano per me insopportabili quei viaggi in matatu (l’autobus locale a 14 posti), e non tanto per il sovraffollamento del mezzo, quanto per il modo assurdo di guidare, credo di avere rischiato molto di più in quei viaggi che non in aereo o per le malattie...Ecco, credo che quelli siano stati i momenti peggiori e a cui l’abitudine proprio non l’ho fatta!!! Così come non avrei mai potuto abituarmi a quei ragazzi- ni scappati dalla campagna per cercare un po’ di fortuna e finiti alla stazione dei matatu a sniffare colla e chiedere elemosina che ovviamente rifiuti perché sai già che strada prenderanno quei soldi...fa male, molto male e nonostante tu sappia che la droga non è un problema solo africano, qui fa ancora più male... Ma tutto il resto... la gente, i paesaggi, il cielo sconfinato e stavolta posso aggiungere anche gli animali meravigliosi sono un esperienza da vivere in pieno. Questa volta sono andata anche al Masai Mara, una delle riserve naturali del Kenya ed è stato bellissimo, 24 sono riuscita a vedere molti animali selvatici, tra cui i cuccioli di leoni (straordinari!) e questo ha rinnovato decisamente il mio spirito animalista...ed è stata un’esperienza interessante anche dormire in tenda in piena savana ascoltando tutti i rumori della savana stessa, senza possibilità di riconoscerli... adesso che ci ripenso, sebbene abbia passato due notti insonni, quei rumori erano vivi, reali e ti facevano sentire così indifesa ma allo stesso tempo così curiosa... è stato bello, molto. Anche quest’anno ho lasciato l’Africa con la tristezza nel cuore, molto più dell’altra volta, perché a questo viaggio ero già un po’ preparata, ho perso quindi meno tempo a capire dov’ero e quindi ho potuto davvero godere di più di ogni istante e di ogni occasione, ma pure questa volta l’ho lasciata con una promessa che sento ogni giorno più vicina: ci rivedremo presto! E se qualcuno fosse interessato...credo che sia una meravigliosa occasione di crescita e consapevolezza... Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 Monica Colesso PERSONAGGI AL DOTT. CARLO TONELLO LA MEDAGLIA D’ORO DELLA CASSA RURALE. L ’ U LT I M O M E D I C O C O N D OT TO. REALTÀ E ANEDDOTI. Nel corso della tradizionale Festa Natalizia, svolta dalla Cassa Rurale e Artigiana di Treviso nel suggestivo contenitore del Palazzetto dello Sport di Istrana (1200 le persone presenti), al dott. Carlo Tonello è stata consegnata una Medaglia d’Oro (che si aggiunge ad analogo conferimento avuto a suo tempo dal Comune) per i suoi alti meriti umani, sociali e cooperativistici. Il gesto ha avuto anche toccanti momenti ed è avvenuto per mano del presidente Paolo Reginato, con al fianco la moglie signora Ester (definita dal festeggiato “il pilastro della famiglia”) e scroscio di commossi applausi. Reginato ha, tra l’altro, dato particolare rilievo “alle ferie trascorse a suo tempo dal medico in terra di Missione, per continuare a prestare gratuitamente la sua opera nei confronti di persone che mai sarebbero state curate”. Il dott. Tonello ha preso a presiedere alla salute degli istranesi dal 1956, sovrintendendo a tutto il comune con pazienti che veni- vano anche da fuori. Una mansione svolta con elevata perizia professionale e sensibilità umana, inizialmente esercitando in un ambulatorio a dir poco vetusto, ma costituendo per tutti e in tema di salute pubblica una presenza importante. Fu riferimento e figura centrale nei momenti del bisogno specifico, alla quale si guardava come alla risolutrice esperta e capace dei tanti “accidenti” che - prima o poi ghermiscono qualsiasi essere umano. Ha operato in un momento storico rappresentato da situazioni spesso di estrema miseria e precarietà in cui, grazie a questa attività, aveva la possibilità di scandagliare la componente sociale e umana, e i comportamenti fisici e psichici, in tutte le loro particolari e delicate sfaccettature. Un campo in cui anche gli aneddoti e i colpi di scena erano di casa. Fu l’ultimo medico “condotto”, una acquisizione che cessò per legge nel 1980, ma lui continuò come medico di famiglia, fino a “lasciare il posto“ al figlio Luigi. Ma non del tutto. Infatti, fino ad appena qualche anno fa, lo Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 sostituiva nelle assenze continuando a fare ambulatorio. Certamente qualificato il percorso professionale anche in termini di “ casistica” che è stato “ patrimonio” di vita e cultura del dott. Tonello, per non dire delle molte persone che ricorrevano a lui avendo più che altro bisogno di una parola indovinata e partecipe: che non mancava di venire fuori dall’angolo della sua indole capace e bonaria, solo apparentemente “burbera”. Benché lamentasse che ciò capitava sempre alle tre di notte e mai alle undici del mattino, suo orgoglio primario è che nessuna donna gli sia morta nei moltissimi parti a domicilio, che si svolgevano spesso in condizioni incredibili. Una volta ci disse: “un tempo, con mezzi semplici, si ottenevano cose grandi,il bagaglio dell’esperienza era quasi tutto; oggi il medico non riesce a fare una diagnosi se non ha cento strumenti...” Ma innumerevoli sono anche gli aspetti curiosi che hanno costellato l’incedere quotidiano di medico in un mondo agreste, allora ancora tutto da scoprire se non da ...emancipa- 25 PERSONAGGI re. Arrivò a “vedere“ anche la pellagra: era l’anno 1957 e il caso si consumò ad Ospedaletto, nelle paludi del Sile. Lo stesso posto dove vide “co i me oci” uccidere l’ultima lontra del Sile e “ da animalista convinto, el xe stà par mi un gran dispiasser”. Ricorda una ragazzina di Sala che all’ospedale di Montebelluna era stata mandata a casa per morire, ma lui non si dette per vinto e recuperò puntigliosamente una delle prime penicilline andando in Lambretta dal prof. Tronconi primario dell’allora ospedale manicomiale di S. Artemio, ritirandone 20 flaco- ni. “Dopo tre giorni la ragazza è rinata- ci dice – e questa persona oggi è madre e nonna. Quando la rivedo, non lo dico, ma mi commuovo”. Ma il dott. Tonello ha anche una vena faceta. Afferma che una volta quando si vedeva un magro si diceva che “ el gavea na siera da morto”, mentre il grasso era ritenuto il ritratto della salute. E poi, invece, “el moriva de un colpo”. Ricorda anche quando tornando da una visita sotto una bufera di neve e prima delle sbarre della ferrovia verso Ospedaletto, intravvide una massa informe in mezzo alla neve che cre- deva fosse “ un saco de panoce cascà da qualche caro” e che invece si rivelò un uomo“ destirà par tera, imbriago desfà”. Chiamò il messo Battista Marconato e, assieme, provvide a rispedirlo a casa. Quell’uomo (e fa tanto di nome e cognome), arrivò fino a 96 anni e “ el fasea do bae al giorno: una aea matina e naltra aea sera” Al dott. Carlo Tonello, una figura-personaggio che appartiene alla storia e all’affetto di Istrana, resta tuttavia un rimpianto: quello - dice lui - di non aver aiutato abbastanza i missionari dell’Africa nei ritagli delle vacanze spesi tra loro. Lo ha fatto sicuramente per quanto riguarda Istrana e il territorio e in quanti lo hanno conosciuto e ne sono stati beneficiati. E dai quali, sgorga un “grazie” sincero e memoriale. Sia pure postumo. Ma avallato dalla ufficialità editoriale di cui questa pubblicazione si rende onorata portavoce. R. M. 26 Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 STORIA LOCALE 19 FEBBRAIO 1954: “BATTESIMO“ DELL’AEROPORTO CON L’ “F 84/G“ DI MARIO ALESSI L a storia del 51° Stormo ad Istrana è legata a Mario Alessi da un famoso “battesimo”. Il 19 febbraio l’allora aitante giovane sottufficiale fu il primo pilota dell’aeronautica militare ad atterrare con un F 84/G sulla pista ancora odorosa di cemento fresco della nascente base aerea di Istrana e a dare praticamente il via al graduale trasferimento dell’intero stormo dagli aeroporti di Aviano e Treviso. Alessi, promosso ufficiale nel 1970 e andato in pensione con il grado di colonnello pilota, ha dedicato 34 anni della sua carriera al 51°. In questo lungo periodo di attività ha volato su oltre 20 tipi di velivoli totalizzando più di 6 mila ore di volo: un vero record per un militare. Numerosi sono stati, inoltre, i giovani che hanno fatto esperienza sotto la sua guida, manifestandosi come apprezzato istruttore. Tanto da guadagnarsi, al momento del commiato, sentite manifestazioni di affetto e di stima da parte del comandante e del personale. Gli stessi sentimenti che ha sempre incontrato anche nella popolazione civile di Istrana, con la quale si è integrato da subito spesso condividendone gli estri strapaesani di tante iniziative: sia culturali che tradizionali. Presiede il nucleo di Istrana delll’Associazioe Arma Aeronautica . ( r.m.) Il col. pilota Mario Alessi ai comandi. L’AEROPORTO E ALCUNE NOTE TESTIMONIALI di Mario Alessi M olto è stato detto dell’aeroporto e delle sue dolorose vicissitudini con i concittadini del Comune di Istrana: espropri, emigrazione, diatribe varie e problematici inserimenti nel tessuto sociale del paese con i nuovi arrivati , non sempre in sintonia con usi e costumi dei vecchi residenti. Ma il tempo è paziente e consente il progresso della coscienza . Ora le due comunità civili e militari si sono totalmente integrate fino a confondere le proprie origini. Dapprima sono nati due “ Villag- gi Azzurri” per l’alloggio delle famiglie dell’aeroporto, altro personale ha trovato casa anche ad Istrana paese o nel suo comprensorio, sposando anche ragazze del posto. Comunque, ciò che più conta è stata la funzione dei nostri figli, incapaci di creare differenze. E’ grazie a loro e non tanto a noi “matusa” se la nostra comunità ha potuto progredire nel rispetto di una reciproca convivenza . Dopo questa personale premessa, vorrei aggiungere qualcos’altro in quanto diretto protagonista del primo atterrag- Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 gio del nuovo aeroporto di Istrana, in coppia con l’allora maggiore Ciarlo, comandante del mio 21° Gruppo e più tardi Capo si Stato Maggiore dell’Aeronautica. Questo accadeva il 19 febbraio del 1954, proveniente dall’aerobase di Aviano e con il primo reattore F 84 G in dotazione al 51° Stormo. Nello stesso anno, ed esattamente il 20 giugno, avvenne l’inaugurazione ufficiale da parte del presidente della repubblica Luigi Einaudi. Di operativo trovammo solo l’essenziale. La pista di volo con relativo raccordo e le piaz- 27 STORIA LOCALE zole per il parcheggio degli aeroplani, la torre di controllo, lo stabile ( il fortino) della guardie per garantire la vigilanza dei velivoli, nello stesso fabbricato esisteva anche la mensa unica per tutto il personale. Il Gev (gruppo efficienza velivoli), alcuni mezzi antincendio, l’ufficio operazioni e il comando. L’unico bar era gestito dalla vecchia osteria Cavasin (“polentina”) rimasto per qualche tempo all’interno del corpo di guardia. Progressivamente in aeroporto si arricchiva di tutto il fabbisogno operativo-tecnico-logistico, compresa la recinzione perimetrale, guanto da diventare una delle migliori basi Nato, indispensabile per la salvaguardia nazionale nel teatro di una possibile minaccia dall’Est (guerra fredda). Attualmente, oltre a garantire due gruppi operativi montati sul velivolo AMX, l’aeroporto assicura anche una squadriglia S.A.R. (soccorso aereo regionale) dotata di elicotteri adeguati e personale addestrato per il soccorso e salvataggio anche per richieste umanitarie esterne . Inoltre, può sopperire al trasporto di organi umani per il trapianto terapeutico. Non meno importanti sono i servizi di un efficientissimo centro di controllo del traffico aereo regionale e un’attendibile stazione meteo disponibile non solo per il volo ma anche per la comunità della Marca Trevigiana per i suoi bollettini su Antenna Tre. Naturalmente un aeroporto militare si valorizza maggiormente con la sua attività di volo volta all’osservanza dei parametri Nato e quindi con l’abilitazione dei piloti e specialisti. Pertanto, sono previsti voli notturni e diurni con qualsiasi condizione meteo. Relativamente al proprio ruolo caccia - bombardiere, ricognitore o intercettatore, il pilota deve addestrarsi al volo in alta e bassa quota e al tiro A/TeA/ A (aria - terra e aria - aria e cioè con Targhet fisso e mobile, quale potrebbe essere la simulazione di un combattimenti aereo). L’intensa attività aerea può recare disa“Immagine del Republic F-84G “51-18”, aereo apgio alla popolapartenuto al 20° Gruppo C.B., rifatto in epoca postuzione, specialma con codici e colori del “Team” acrobatico delle mente per gli asTigri Bianche”. 28 sordanti rumori, ma per il pilota che deve conseguire la qualifica di COMBAT READY (pronto al combattimento) è indispensabile che voli . Solo così sarà pagante e raggiungere il suo scopo per la salvaguardia nazionale. Purtroppo per non essere sopraffatti bisogna contrapporre la difesa all’offesa e quindi ecco anche la giustificazione di un aeroporto. Può sembrare anacronistico, ma questa è la pura realtà. Magari potessimo risparmiare la spesa delle forze armate e convertirla per sanare la fame nel mondo! Augurio auspicato da tutti, ma purtroppo non conseguibile. Comunque, a prescindere dall’aspetto politico-militare, penso che il paese di Istrana abbia guadagnato grande prestigio. Ha visto passare Capi di Stato, Papi e tante altre personalità di spicco, tanto da far conoscere la nostra realtà geografica e sociale. Ora se ti chiedono ci che paese sei e rispondi dov’è c’è l’aeroporto di Istrana, molti identificano il fatto con l’aerobase. In virtù dei miei 34 anni trascorsi in questo meraviglioso e glorioso aeroporto, dagli albori all’età della pensione, mi sia consentito aver ricordato alcuni momenti ed identità storiche, dalla sua nascita al susseguirsi degli avvenimenti che lo hanno portato ad essere un vanto nazionale per la terra che lo ospita e i componenti nel suo insieme. Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 TESTIMONIANZE Friuli: 30 anni dal terremoto ORNELLO FUSER: “UN ALPINO DEL 6 MAGGIO 1976” Testimonianza: Sepolto per 48 ore sotto le macerie U n alpino del 6 maggio 1976”, ha firmato così Ornello Fuser il suo intervento commemorativo all’incontro del 6 maggio scorso a Gemona indetto per l’occasione del 30° anniversario dal cataclisma. Ha detto poche parole “che, per quanto cerchi di razionalizzarle, ti portano a confluire nel mare in tempesta del ricordo con memoria inquieta, presente, penosa, che ti travolge come un torrente in piena, perché il terremoto ha colpito il Friuli, e con esso i corpi e le anime della Julia, e ciò che conta, ora, è far vivo il pensiero dei volti, dei nomi dei miei compagni che non sono più con noi, che non rispondono più all’appello...” Un pensiero struggente che accomuna i 36 commilitoni morti tra cui i trevigiani Arnaldo Basset del comune di Spresiano, Valerio Artuso di Quinto, Federico Luison di Castello di Godego, Doriano Dal Bianco di Canizzano, Luciano Borsato di Padernello, Raffaele Bernardi di Castagnole, Silvano Montagner di Zenson di Piave e Graziano Muccinat “che è di Pordenone ma dormiva sopra di me nel letto a castello“. Sono trascorsi tre decenni da quella strana afosa sera di maggio del terribile terremoto del Friuli. Fuser quella sera fu sorpreso nella camerata della Caserma Goi di Gemona rimanendo per 48 ore sotto le macerie, ma è come se fosse sucesso ieri tanta è la lucidità e la presenza nel raccontarci quel tragico fatto. Si manifesta, con orgoglio, artigliere di montagna e da quell’even- Ornello Fuser all’epoca dei fatti to è stato segnato fisicamente, ma non nello spirito, che conserva intatto e quasi con una vena ...romantica. Ornello ci racconta: “Ero arrivato stanco da una marcia e per questo non andai in libera uscita. Avevo appena fatto la doccia e mi trovavo in canottiera quando sentii un rumore strano , mai sentito in vita. Era il periodo delle “br” e pensai ad un attentato. Il borbottio mormorio della camerata divenne mutismo totale. La Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 paura prese tutti. Saranno trascorsi così 15 secondi, spezzati dal grido strozzato di un abruzzese: ”Via tutti, questo è il terremoto!” Si sono sentiti gli scarponi di tutti che scappavano. Io ho esitato un attimo per rivestirmi un po’. Ma in quel momento ho sentito un grande dolore alle orecchie provocato da un rumore assordante. A quel punto sono saltati i laterizi dal soffitto e i vetri sono come esplosi, mi sono appoggiato e ho visto i mattoni che saltavano. Sono scivolato e le “pignatte” del soffitto mi hanno coperto attutendo il peso della massa di cemento. La gamba, però, è rimasta imprigionata e compressa da un masso che bloccava la vena arteria e mi ha provocato la paralisi che tuttora mi porto e un ferro mi stava conficcato nella schiena e da qui ho avuto anche un blocco renale. Per alcuni istanti ho perso il fiato, ma la mente continuava a lavorare. C’era un silenzio di tomba che mi dava angoscia e brividi. Poi le voci di chi era rimasto sotto: bestemmie, grida, preghiere: Ma ecco un’altra scossa, catastrofica. Ancora imprecazioni, ma anche amici di una calma straordinaria. “Se vai fuori, saluta la mamma”, state fermi che altrimenti è peggio”, diceva qualcuno. Mi sono reso conto che non c’erano vie di scam29 TESTIMOANZE po e ho cominciato a sentire i crampi. La sensibilità degli arti cominciò a scomparirmi assieme al dolore. Sentivo invece l’odore acre del sangue che mi scorreva ovunque e mi sgocciolava anche da sopra. Provai nausea e terrore. Persi conoscenza. Dopo un po’ mi svegliai, avrei voluto gridare ma avevo la bocca piena di polvere. Mi accorsi di essere diventato egoista, perché non volevo più sentire le voci degli altri. Ho cominciato a contare occupando la mente. Fino al mattino alle 9, quando ho preso a pensare alla mia famiglia e ai miei ideali di gioventù che sentivo sfuggirmi perché quel posto poteva diventare la mia tomba. Improvvisamente ho avuto un gran calore agli occhi e ho visto un unico punto bianco in tanto buio. Vaneggiavo e mi sembrava di volare dentro a quella luce morbida. Mi addormentai ancora. O svenni. Fui svegliato da refoli di freddo e anche da una grande dolcezza nel capire che i mieci compagni alpini stavano scavando spontaneamente con mezzi di fortuna. Erano quelli della libera uscita. Mi sono arrivati vicinissimi, ero cosciente, ma non ce la facevo a dire niente. Uno mi era camminato sopra, ma non mi aveva visto. Pregavo con la mente e conservai la speranza. Al mio fianco c’era Federico, che ha sempre pregato, incitando alla preghiera. E’ morto dopo. Finalmente un grido: “Qui c’è uno”. Si erano accorti di un ciuffo dei miei capelli...” ma è morto” hanno aggiunto. Stavano andando via, ma sono riuscito ad aprire gli occhi. “ E’ vivo, è vivo !” Mi hanno messo una flebo e levato il ferro. Avevo una gran sete.” Cinque giorni di coma all’ospedale di Palmanova, la spola tra convalescenza e ancora ospedale. L’11 settembre si trovava con il secondo terremoto in quello di Udine. Ha poi messo su famiglia sposandosi con Lidia Pegoraro che gli ha messo al mondo due figli di cui è orgoglioso: Laura e Christian. Conserva a fuoco questo ricordo, ma anche tanto cocciuto amore per gli alpini con i quali si rapporta negli incontri, talvolta scrivendo autentici pezzi a “ Fameia Alpina “ (alla quale si è rivolta a sorpresa anche la figlia Laura con un delizioso “saggio” su papà Ornello), sempre con quelli di Istrana con i quali ha fondato anche il gruppo locale. Riccardo Masini Le macerie del terremoto 30 Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 TESTIMONIANZA CERNOBYL VENT‘ ANNI DOPO Intervista con il fisico nucleare Cristiano Stella cialisti nel Veneto da allora conteso da organizzazioni sanitarie e stampa per avere lumi sul caso, attualmente ancora a rapporto di consulenza professionale con Uls, industrie, aeroporti, studi dentistici e con tutto ciò che ha a che fare con la radioattività, per molte centinaia di richieste. Prof. Cristiano Stella S ono passati esattamente venti anni da quando una nube, vagamente definita tossica e di imprecisabile pericolosità, si era impadronita minacciosamente anche dei nostri cieli tersi, scaricando radioattività. Un reattore nucleare era saltato nella lontana Russia, precisamente a Chernobyl. Il guasto era avvenuto alle ore 1,30 del 26 aprile 1986, gettando nel panico mezza Europa. Cosa è rimasto di quell’episodio drammatico e di quella paura, di quei nomi chimici diventati improvvisamente di uso corrente come inqietanti riferimenti ? – Lo abbiamo chiesto al fisico nucleare prof. Cristiano Stella, esperto in radiazioni, uno dei pochi spe- E’ rimasta la memoria di un grave disastro nucleare – ci risponde – che probabilmente poteva essere evitato se i tecnici, gli operatori e i responsabili, avessero prestato più attenzione. Oggi non c’è più motivo di avere la paura di allora, le motivazioni contro sono più di natura politica che scientifica. – Esiste un effetto tardivo ? E’ rimasta qualche traccia ? – Non sono a conoscenza di alcuna traccia conseguenzialmente significativa da porre in relazione a ciò. – La terra è a posto ? – Si! – E come incidenza sui tumori? – Anche in questo caso è molto complesso estrapolare qualche situazione da attribuire alle radiazioni ionizzanti. Esiste un decadimento fisico naturale derivato dall’assorbimento generale di tossicità. Alcuni medici non segnalano Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 differenza significative rispetto a prima. Altri sono di pareri diversi, parlo di oncologi e ginecologi. Ma c’è da dire che, da un punto di vista genetico, il danno va osservato in seconda generazione. – Si sente dire che il mostro che dorme a Chernobyl potrebbe svegliarsi ancora... – Il reattore è stato coperto da un spesso mantello di cemento ma il nocciolo non si è riusciti a spegnerlo ancora e dentro il calore che si sviluppa è estremamente alto e tale da aver provocato da tanti anni screpolature nel calce struzzo stesso dalle quali potrebbe uscire del materiale radioattivo. Non si sa come venirne fuori, ma questo fatto, interessa solo la zona della centrale nucleare e limitati dintorni. – Da allora, cosa è stato fatto per limitare i rischi? – Molto. E’ un problema che sta a cuore a tutti. La nuova filosofia è stata quella di aver costruito dei piccoli reattori nucleari computerizzati che sono autospegnenti in caso di incendio, ciò per effetto dei neutroni che assorbono le altre energie sprigionanti. Il “sotto controllo” oggigiorno è massimo, le possibilità di incidenti quasi nulle. – Mi fai venire in mente il cesio e altre sostanze, definizioni “sinistre” che destavano preoccupazione. Ce n’è ancora in circolazione ? – Dalle indagini svolte e sempre in atto non si riscontra alcuna presenza di cesio radioattivo ne 31 TESTIMONIANZE di altre sostanze. – Come vengono sopportate queste sostanze dai corpi che a suo tempo le hanno ingerite ? – Il cesio si fissa in genere nel tessuto muscolare ed è proporzionale alla quantità ingerita. Bisogna, però, tenere presente che viene eliminato dall’organismo mediante un processo biologico molto celere... – Quanti sono i rischi che corriamo ancora per le centrali nucleari ? – Ritengo che il disastro di Chernobyl abbia funzionato da lezione e monito per ristrutturare e procedere secondo le nuove tecnologie che ho menzionato e che sono estremamente differenti. Sono stati fatti grandi passi. – Come il problema energetico si coniuga, oggi, con la sicurezza ? – E’ un aspetto importante, perché la richiesta di energie nel mondo va aumentando continuamente, mentre le risorse diminuiscono. Per questo l’uomo cerca anche fonti di energia pulita, esente da rischi. Giustamente. Tuttavia, oggigiorno, si è ridotta la diffidenza verso il nucleare, vista l’importanza della disponibilità energetica. E faccio notare che abbiamo un grande reattore sopra di noi, che risponde al nome di sole, che tiene in vita noi e tutto, e sembra duri ancora cinque miliar- di di anni. E’ un bene incommensurabile. Tuttavia, vivendo sulla terra, siamo investiti da un fondo cosmico radioattivo determinato da presenze che troviamo anche nell’aria. Da informazioni di un’ agenzia atomica europea la dose media percepita è stata intorno all’1,2 Sievert, compatibile con i parametri normali. – Un paragone: quante radiazioni prendiamo per una lastra in ospedale e quante sono state quelle subite a causa di Chernobyl ? – Le radiazioni per le indagini radiodiagnostiche sono compatibili con il rapporto danno-beneficio. E’ impossibile determinare esattamente la quantità di radiazioni assorbite a causa dell’incidente di Chernobyl – Ecco che, oggi, siamo tutti tranquilli, ci si è dimenticati. Ma siamo veramente al riparo da pericoli ? – La vita deve continuare. Oggi le sostanze radioattive sono necessarie e vengono utilizzate anche nelle industrie come indispensabilità tecnologica moderna e con criteri di assoluta sicurezza. E’ necessario guardare avanti. Cedere al pessimismo vorrebbe dire bloccare ogni attività Anche quest’anno – ed è il decimo – il gruppo Comitato Chernobyl in qualsiasi campo. di Istrana e Morgano, organizza l’accoglienza di quindici bambini bielorussi ospitati presso le famiglie dei due comuni. Riccardo Masini Foto scattata in occasione della visita dell’anno scorso 32 IL VIAGGIO AL CASTELLO DI Viaggio in bici in Transilvania L a regione della Transilvania, che letteralmente vrano le cui aziosignifica “terra aldilà della foresta”, è da semni erano rivolte pre la più famosa ed affascinante zona della al bene della poRomania. E’ un territorio che si trova geograficamenpolazione: famote al centro del Paese circondato - da tre lati - dalle so è, ad esempio, montagne dei Carpazi. Cento anni fa la gente consil’aneddoto seconderava questa terra come un misterioso e romantico do cui Vlad dupaese delle leggende e delle favole, un luogo di norante il suo regno bili imprese, di castelli e cittadelle medioevali. pose un coppa d’oro nella piazza principale delUno scrittore irlandese, Bram Stoker, ispirandosi alla la città di Tirgoviste e la coppa non fu mai rubata, storica figura di Vlad Tepes (l’Impalatore), il principe perché raramente i ladri osavano rubare nell’area di Valacchia, che regnò in questa provincia rumena governata da Dracula, sapendo bene cosa li avrebper tre periodi (1448, 1456-1462, 1476), pubblicò be attesi una volta catturati. a Londra nel 1897 il romanzo dal titolo “Dracula E quando il principe Dracula divenne Dracula il - Il vampiro dei Carpazi”, che si ispirava alla stovampiro? Quando Bram Stoker raccolse le inforria vera di questi luoghi nel XV secolo, creando mazioni delle cronache medievali, dove Vlad vieun personaggio così diabolico da far drizzare i ne dipinto come appassionato degli spargimenti di capelli e che sarebbe diventato famoso in tutto il sangue, e le credenze popolari sui lemuri, e scrismondo: il conte Dracula. se il romanzo “Dracula”. I lemuri – e i vampiri Da allora, nessun altro posto come la Transilvania sono forze del male, spiriti delle persone defunte viene identificato con i vampiri e i fantasmi. che, a causa di una condanna o di una maledizioPoteva il mio spirito di avventura rimanere insensine espressa durante la loro vita, abbandonano di bile ad un luogo così misterioso e inquietante? Ovnotte la propria tomba e vanno in giro in mezzo viamente no, e quando un mio amico mi ha chiealla gente che dorme per succhiare il sangue, il sto “dove andiamo in vancanza quest’anno?” cosa loro unico nutrimento. Questi esseri possono moripotevo rispondere? Transilvania!!! Mi sono anche re soltanto se il loro cuore viene trafitto da un palo preparata. Vlad l’Impalatore nasce a Sighisoara nel di legno, in modo che l’anima non possa più usci1431. Suo padre, Vlad II, faceva parte dell’”Ordine re dalla tomba. Infatti, Stoker scrisse nel romanzo: del dragone”, fondato da Sigismondo di Lussembur“...i lemuri ed i vampiri subiscono la maledizione go per combattere e contrastare i turchi. La gente dell’immortalità, loro passano da un’epoca all’aldel luogo – che certamente non vedeva molti dratra accrescendo il numero delle loro vittime e molgoni - diede al sovrano l’appellativo di “Vlad il diatiplicando il male del mond...”. volo” (Vlad Dracul). Nella lingua rumena, infatti, le Con il nostro spirito di avventura, poco inclini alla parole dragone e diarealtà storica e più portavolo (drac) sono molti al fascino dei vampiri to simili. E così, Vlad che si aggirano minacl’Impalatore divenne ciosi da queste parti, abDraculea, trasformato biamo inseguito, in selpoi in Dracula che sila alla nostra bicicletta, gnifica “Figlio del diaanche questa leggenda, volo”. spinti dal richiamo del La tradizione rumena mito di Dracula il vampipresenta Vlad Tepes ro, a metà strada tra finnon solamente come zione e realtà storica, lail principe impalatosciandoci trascinare dalre (tutti quelli che non l’affascinante avventura rispettavano la legge di essere ospiti al suo caerano puniti in questello - così come lo fusto modo crudele), rono i personaggi del roma anche come un somanzo di Stoker -, magaTipico furgone per trasporto merci Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 33 IL VIAGGIO ri nell’attesa di scoprire, tra quei corridoi e quei Sibiu a Brasov, che tocchiamo nel nostro percorso passaggi nascosti, la stanza segreta dove di giorno sulle tracce di Dracula, storicamente legate da reladormono i vampiri. zioni commerciali con il principe Vlad di Valacchia Eh si, ‘sti vampiri di giorno non ne trovi uno neane fondate dai tedeschi di Sassonia. che a pagarlo, ma di notte...meglio non incontrarli! Lasciata la città natale del principe Vlad, ci dirigiaNoi, per ogni evenienza, avevamo sempre dell’aglio mo verso il castello del conte Dracula. nello zaino, perché, come si dice, “...non è vero ma Nel proseguire il nostro viaggio, si offre ai nostri occi credo!”...e poi non si sa mai........ chi uno spettacolo autentico ed inaspettato, che ci All’inizio del nostro viaggio, rigorosamente “fai da fa riscoprire un modo di vivere scomparso da almete”, simile a quello che i tour operator più spiritono 50 anni nei paesi dell’Ovest: si tratta della Romasi definiscono nei loro programmi come “Dracula nia rurale, dove le principali occupazioni nei piccoTour”, visitiamo le splendide Biertan, Prejmer e Meli villaggi che attraversiamo sono ancora la pastoridias, con la torre dove Vlad è stato tenuto a lungo zia, la tessitura e la carpenteria, dove si dipingono prigioniero, cittadelle fortificate che derivano dalle ancora le icone su vetro. Che contrasto affascinante storiche lotte contro i turchi; vere perle di questa rispetto alle attività frenetiche delle nostre giornate zona. La storia di queste chiese fortificate narra la lavorative! loro funzione: i rumeE così ci imbattiamo in ni dovevano difendere contadini con i carreti figli e non vi era altra ti trainati dai cavalli, o possibilità che costruire che forgiano i ferri di caintorno alla chiesa robuvallo. Un contadino ci ste mura di difesa, menvede correre tra i campi, tre all’interno depositi mentre con il suo carretdi viveri al coperto perto carico di fieno torna a mettevano di resistere e casa, si ferma e ci chiede sopravvivere anche per qualcosa. Con qualche mesi, tanto duravano gli parola di italiano, ci fa assedi. L’itinerario si snocapire che ha un amico da tranquillo lungo le che è stato a Vicenza e dolci colline della Tranvuole farcelo incontrare. silvania, tra la visita ad Purtroppo, il conte ci sta un villaggio e l’ingresso aspettando al suo castelIl Castello di Dracula alle chiese anglicane, lo per cena e il tempo è fino ad arrivare alla città poco, nel senso che, armedievale di Sighisoara. Qui si trova la casa Natale rivando prima di sera, non si corre il rischio di esdi Dracula, ora trasformata in un bar ristorante dove sere la cena! vengono sfornati dei succulenti piatti. A proposito di cibo, se volete una bistecca, non Sul menù è scritto “specialità al sangue”, ma abbiachiedete una buona “ciorba”. Accidenti, me l’ero mo capito che si tratta dell’umorismo dei rumeni, studiata bene la parola da dire in lingua rumena, che così si divertono a spaventare i turisti. perché l’inglese qui proprio non serve, ed ero conPer lo meno, è quello che speriamo... La casa di vinta di lasciare i miei amici a bocca aperta. Non Vlad si trova nella piazza centrale, sotto la famosa vi dico l’ilarità generale – e lo sconforto di alcuni Torre dell’orologio. Bellissime ed affollate le strette - quando sono arrivati cinque bei piatti pieni di tripvie di questa città medievale, tra le meglio conservape!!! Come uscire da questa situazione? Semplice. te in Europa e patrimonio Unesco. E’ qui che comCon aria innocente: “Non lamentatevi”, ho detto ai pro un piccolo “draculino” di legno, che mi guarda miei compagni di viaggio, “non dovevamo forse asda una vetrina con il suo mantello nero e i denti saggiare le specialità del posto?” Siamo ripartiti con aguzzi in bella vista: quale miglior souvenir....... la bici, attraverso la campagna e i piccoli villaggi. Anche Sighisoara è una città fortificata, così come E’ stato bello vedere i bambini mettersi in posa per le altre bellissime città medievali della Romania, da una foto ricordo, oppure le ragazze raccontarci di 34 Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 IL VIAGGIO essere state in Italia a fare le badanti per portare a casa un po’ di soldi per le famiglie, un’esperienza comune a molte in queste zone: ci ha fatto sentire “di casa”. Un’altra cosa fantastica sono i nidi di cicogna, costruiti sopra i fili elettrici: mai viste prima le cicogne così da vicino. Da queste parti, il traffico non sanno neanche che esiste e questo ci dà il tempo di ammirare con tranquillità il panorama. Ci colpisce un monastero ortodosso che si vede desolato in cima ad una collina, sulla campagna intorno a Brasov. Decidiamo di salire a visitarlo e, quando le suore sentono che siamo italiani, mandano a chiamare una ragazza, che ci guida a visitare il vicino orfanotrofio. Ha 25 anni, la madre è rumena e il padre di Castelfranco, pensa di tornare presto in Italia a studiare, ma per il momento trascorre l’estate facendo volontariato con quei bambini orfani che vengono sostenuti dalle associazioni italiane. Facendo tesoro di tutte queste belle esperienze, siamo arrivati quasi alla fine del nostro percorso: ecco il Castello di Bran. Il castello è conosciuto dai turisti come il castello di Dracula, ma storicamente il vero castello di Vlad l’Impalatore, ora in rovina, è situato sulle rive dell’Arges ed è la fortezza di Poenari. Il castello di Bran fu usato da Vlad come quartier generale per le sue incursioni in Transilvania. Ma non siamo qui per fare gli storici, vogliamo vedere i vampiri! Siamo finalmente arrivati al castello, lo intravediamo minaccioso dietro i boschi dove si erge solitario ed inquietante... Ci avviciniamo con il cuore in gola... Ma quale inquietante!!! Sembra di essere alla sagra, ci sono una serie di saltimbanchi che accolgono i turisti, come noi forse un po’ delusi dall’aria poco tetra del posto... Speriamo almeno che il conte sia in casa, anche se ci chiediamo come possa dormire con tutto questo “baccano”...Probabilmente la sua bara è giù in cantina, dove regna un silenzio...di tomba! Entriamo negli stretti corridoi del castello, un pò troppo affollati, e cerchiamo di scendere ma...Uffa, non si può entrare nelle stanze private del conte! Come i lord scozzesi, anche lui ha aperto il castello alle visite per racimolare un po’ di soldi...l’immortalità non è mica un bell’affare se ci si deve sfamare tutti i giorni... Vabbè, ci accontentiamo del più classico dei souvenir: un magnete del castello di Dracu- la per la mia collezione di viaggio...da aggiungere con orgoglio a quello con la casa di Babbo Natale...! La nostra caccia ai vampiri termina qui, ma quello che ricorderemo con più entusiasmo di questo viaggio sarà la cortese e semplice ospitalità ricevuta nel nostro girovagare per questi villaggi. All’interno delle comunità rurali della Transilvania, continuano ad essere tramandate nel tempo le leggende sui vampiri, così i turisti che, come noi, arrivano qui con in mente l’immagine misteriosa e tetra del terribile Dracula, si trovano poi davanti a pittoreschi luoghi di montagna, dove i contadini hanno conservato inalterati in forma autentica i costumi popolari: il pecoraio con il suo gregge a pascolo, il contadino che falcia l’erba dei prati con gli attrezzi a mano, le donne rumene che fanno i tessuti al telaio.... Tutte le tradizioni del mondo rurale sono considerate sacre, lo scorrere delle giornate sembra più lento nella tranquillità di queste colline, almeno fino al tramonto quando, nei racconti popolari, riaffiorano le leggende e con il buio della notte davanti ai nostri occhi tornerà in sogno Dracula il vampiro, ma sarà tenuto lontano dallo spicchio d’aglio che la padrona del campeggio ha posto all’ingresso per farci dormire sonni tranquilli...perché, come si dice, la prudenza non è mai troppa! E i rumeni hanno appreso dai loro antenati che questo gesto è il loro modo di difendere la casa e i suoi ospiti dagli spiriti cattivi. Il conte, se stanotte ha deciso di uscire, è avvisato... Maria Grazia Gasparini Chi salverà questa donzella Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 35 IL RACCONTO TOCCARE IL CIELO CON UN DITO S i era svegliato presto quel mattino, aveva dormito poco nella notte. Da tempo ormai gli succedeva così. Forse voleva starsene ancora a letto ma poi, aprendo il balcone, la luce pura e cristallina di Novembre aveva invaso la stanza. Gli venne spontaneo, mentre si radeva, osservare in lontananza le Prealpi con una leggera spruzzata di neve, in contrasto con quel cielo terso e autunnale. Fu lì che, mentre si sbarbava in fretta, gli venne l’idea di andarsene in montagna, prendersi un giorno di vacanza lontano da tutto e da tutti. Poteva farlo: da tempo ormai non aveva più vincoli di lavoro. I preparativi furono veloci: gli scarponi, lo zaino, la giacca di lana cotta, i binocoli che erano sempre in auto e il grosso borsone fotografico fu l’ultima cosa che caricò nel fuoristrada. Trovò traffico uscendo dalla città, ma tra un radiogiornale e un pezzo di musica classica si trovò presto a ridosso delle Prealpi, mentre si infilava nella Val Cismon. Le tinte autunnali dei faggi e dei carpini erano stemperate dalla leggera nebbiolina che saliva dal torrente e che i raggi mattutini del sole fendevano in uno spettacolare gioco di luci e colori. Dopo l’ennesima galleria, in quella stretta valle si aprì lo straordinario paesaggio della Piana di Primiero. Si fermò subito all’inizio, di fronte a un bar, uno dei pochi aperti in quel periodo fuori stagione, aveva voglia di un caffè. Scese dall’auto, si stiracchiò un pò, respirò a pieni polmoni, in un silenzio totale, un’aria che si era fatta ancora un po’ più freschina. Spinse la porta del bar, ma visto che si apriva dall’altra parte, andò in maniera un po’ goffa a sbattere il naso sul vetro. Imprecò dentro se stesso mentre, questa volta tirando la maniglia, entrava. Il colpo forte e deciso si era sentito anche all’interno, visto che dopo un mormorato “... giorno”, dall’altra parte del bancone una figura giovane, ma insignificante, gli aveva ricambiato piano il saluto con uno sguardo di commiserazione. “Un caffè” ordinò con calma ma perentorio. Si girò un po’, guardando il locale, anche bello ma impregnato di odori speziati, di alcool, di fumo, fumo di sigarette, che davano un odore acre e nauseabondo di primo mattino. Lei era giovane. Lui la osservava curiosando nell’ambiente mentre preparava il caffè. Aveva gli occhi piccoli e chiari, i capelli biondi a caschetto dal colore variegato, una bocca piccola quasi leporina e una maglietta screziata di viola che gli lasciava scoperto in maniera generosa l’ombelico e buona parte del grosso ventre. Di solito lui era loquace con le persone, soprattutto con le donne, ma, visto lo sguardo di sufficienza con cui lo aveva trattato quando era entrato, non gli sembrava il caso, nonostante fossero soli, di scambiare due parole. Prese il caffè e girandosi verso la porta a vetri lo sorseggiò, guardando le vette dolomitiche. Con la coda dell’occhio, mentre beveva il caffè, tra l’altro sgradevole, osservava quel viso un po’ inebetito ma anche arrogante, quella sua maglietta da diva screziata e ridicola. Pagò senza parlare mettendo sul bancone cinque euro. Prese il resto e forse non salutò, ma questa volta guardò bene di aprire la porta nel verso giusto per uscire quanto prima da quell’ambiente. Salì in macchina, dopo un respiro profondo nel tentativo di liberarsi di quell’odore acre del bar. La strada per arrivare al passo fiancheggiava uno dei luoghi dolomitici più belli della zona: le Pale di S. 36 Martino. Le cime del Velo della Madonna e il Cimon della Pala si stagliavano nette contro un cielo terso e senza nuvole. Solo alcune linee bianche rette, lasciate dagli aerei di linea, screziavano quell’azzurro indaco straordinario di quel giorno. C’era da riempirsi il cuore e l’anima ad osservare quel paesaggio, ma la sua meta era un’altra; arrivare al passo e fotografare il Cimon nel suo contesto in quella stagione particolare. Poco prima del passo si fermò e scese. La luce, il paesaggio e l’imponente parete sud del Cimon lo rapirono. Cominciò a scattare con entusiasmo ed ingordigia come se quell’ambiente e quei colori dovessero sparire da un momento all’altro. Poi sazio di quel suo primo improvviso appetito fotografico, cominciò con calma a studiare le inquadrature. La sua regola era sempre la stessa. L’immagine attraverso il mirino doveva entrare nell’occhio, attraversare la mente per poi scendere al cuore, quindi ritornare velocemente alla testa per dare l’impulso allo scatto. Quando riusciva in quella impresa, le immagini erano sempre straordinarie. Fu dopo aver messo il grandangolo alla vecchia Minolta, mentre inquadrava la parete della montagna incorniciata alla base dai larici color fuoco, che da dietro un masso di cui prima non si era accorto, spuntò un fondoschiena scuro. Spostandosi un pò s’accorse che era una ragazza giovane che stava osservando con un monoculare a treppiede la cima della montagna. Sentendo il rumore dell’uomo che si avvicinava, alzò lo sguardo dal suo Swarotzkj e disse sorridendo sorpresa “Boon...Ciorno...” Lui alzò una mano in segno di saluto. Fu lei a rompere il ghiaccio, anche se capì subito che lo stentato Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 IL RACCONTO buon giorno era l’unica parola italiana che comprendeva. Lei era straordinaria, anzi lo colpì il fatto che non presentasse le classiche caratteristiche tedesche ma avesse lineamenti più da donna mediterranea. Era alta, un viso ovale e sorridente che incorniciava due occhi grandi e verdi. Forse la pelle chiara, che metteva in risalto il viso dai capelli corvini, le dava un’origine nordica. Lei continuava a parlare tedesco cercando di attirare la sua attenzione guardando verso la montagna, ma visto che non riusciva a farsi capire, a un certo punto ci provò anche con un “Do you speak english?” Lui allargò le braccia e mosse la testa con un segno di diniego. Ma lei non si scoraggiò, con enfasi e gesti gli indicò la cima della montagna. Incuriosito, innestò il tele e lo puntò verso la cima. In effetti vide qualcosa: due puntini, uno rosso e uno blue, quasi sulla vetta. Cercò di tenere fermo più possibile il teleobiettivo per non far ballare quelle due uniche forme di vita. Sorrise dopo aver capito l’interesse della bella tedesca. Tolse l’occhio dal mirino e la guardò, poi alzò il pollice in segno di intesa per dimostrarle che aveva capito il suo interesse. Lei, cercando di gesticolare, parlò ancora in tedesco, si fermò un attimo, poi raggiante come se avesse scoperto chi sa cosa, scandendo lentamente, disse: ”he is my boyfriend“. Lui sorrise, l’inglese non lo parlava ma quella parola fin da giovane la conosceva bene. Era il suo ragazzo quello sulla cima. “Hai capito la tedesca!!!” mormorò a voce alta. Poi lei, con un sorriso accattivante che metteva in evidenza il candore dei suoi denti, lo invitò a guardare nel cannone dello Swarotzkj. Appena appoggiò l’occhio restò esterrefatto: ”ma allora è vero” pensò, ”con questo si possono proprio contare i peli sul c.....dei camosci.” L’immagine era nitida e incredibilmente ravvicinata. Si distinguevano bene i due rocciatori che dopo aver dato l’ultimo tiro di corda si avvicinavano alla cima. Controllò l’ultimo passaggio finchè quel piumino rosso si stagliò nitido contro il cielo terso. Ora erano sulla cima tutti e due. Stava cercando a gesti di comunicarglielo, quando suonò il cellulare. Lei l’accese, aspettava quella chiamata. Il viso si illuminò mentre guardava la cima. lI suo parlare, da prima gioioso e sonoro, ora girandoli leggermente le spalle era diventato quasi un mormorio di complicità. La osservava mentre lentamente si allontanava. Guardava il suo Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 corpo lungo e affusolato, il suo incedere, nonostante gli scarponi, aggraziato e femminile. Il sorriso contagioso che ogni tanto rivolgeva alla cima della montagna. Era bella, straordinariamente bella e lui provava una infinita tenerezza e anche un pò di invidia a guardare quelle due anime che si amavano per telefono. Rivolse lo sguardo verso la cima, verso quel puntino rosso. Anche lui tanti anni prima aveva provato l’ emozione di scalare quella vetta e il suo pensiero scorse all’indietro nel tempo. Ricordava quella telefonata arrivata in albergo mentre era in vacanza: “é per domani mattina alle sei alla stazione della funivia”. Quella fu una notte insonne, una notte come quella di un bambino che debba partire per un lungo viaggio, per lui invece era la prima vera ascensione in parete. Piero, guida alpina e uno dei conquistatori del Dhaulagiri sull’Himalaya, fu puntuale all’appuntamento I saluti, i convenevoli, il rapido ma meticoloso controllo delle attrezzature e poi via verso il Cimon. La salita iniziò all’attacco della ferrata Bugli per poi proseguire con tiri di corda da venti metri in vera ascensione. La guida era un uomo piccolo e asciutto, una pelle grinzosa e bruciata dal sole. Assomigliava molto a uno sherpa e di questi aveva anche l’agilità, la tenacia e la sensibilità dell’uomo di montagna. La salita procedeva regolarmente in una splendida giornata di sole, ma 37 IL RACCONTO il tempo cambiò repentino e dopo due ore di ascensione fecero appena in tempo a ripararsi nel bivacco Fiamme Gialle, per una improvvisa nevicata di cinque centimetri in pieno luglio. Il provvidenziale scatolone di latta, con all’interno quattro brande, viveri e una radio, ancorato con dei robusti cavi d’acciaio a una gengia, vibrava in maniera impressionante. Nel ricovero l’ululato del vento in quella tempesta metteva paura. Piero, tranquillo, si accese una sigaretta poi incominciò a raccontargli varie storie di montagna, approfittando della pausa forzata di quell’escursione. Poi come d’incanto tutto passò. Tornò il sole e accese anche la speranza di raggiungere la cima. Ripartirono, due passaggi piuttosto impegnativi e poi fu la vetta. Lo scenario che gli apparve in cima era straordinario. L’occhio spaziava a trecentosessanta gradi senza ostacoli. Si potevano distinguere quasi tutte le vette dolomitiche. In lontananza lo sguardo poteva spingersi fino oltre le cime Austriache e Carniche, mentre a sud verso la pianura Padana. Il vento forte e il freddo, nonostante fosse estate, gli entrava dentro al piumino in maniera fastidiosa. L’emozione però era tanta. Piero restò in silenzio sotto la croce che dominava la vetta, si sedette e si accese un’altra sigaretta. Lui apprezzò quel gesto che sicuramente la guida usava con tutti i suoi ospiti: la solitudine di se stessi di fronte all’immensità del creato. Si era chiesto tante volte cosa lo spingesse a raggiungere la cima di una montagna, senza comunque trovare una vera risposta. Anche se, come in quel momento, nella sua solitudine interiore poteva - alzando un braccio - toccare il cielo con un dito. Mentre compiva realmente quel gesto e il vento vibrava attorno alla sua mano, nel suo immaginario poteva sentire il respiro di Dio. Da quella volta sulle vette era questa la risposta che si dava. Ora i due rocciatori stavano scendendo, un piccolo passaggio e poi sparirono alla vista. Ognuno tolse lo sguardo dal proprio mezzo visivo. Sulla cima non c’era più nessuno. Lei incominciò a smontare lo Swarotzkj e riavvolse le gambe telescopiche del treppiede con fare professionale. Dopo aver messo tutto sul borsone, si alzò, lo guardò con un sorriso e gli porse la 38 mano: “Aufwiedersehen“. “Arrivederci” rispose. Mentre raggiungeva la BMW targata Monaco, di cui prima lui non si era accorto, lei si girò nuovamente e lo salutò con la mano. Guardava quella donna bella e felice in quel paesaggio da fiaba e il suo pensiero andava a quel “piumino rosso” che fra non molto l’avrebbe stretta tra le braccia. Lo colse un senso di commozione e di felicità per loro, ma anche rammarico per la sua gioventù che se n’era andata da un pezzo. Ora che, dopo la curva, l’auto era sparita, già si immaginava l’incontro nella sera dei due innamorati. Avrebbero cenato al lume di candela nella stube dell’albergo, in silenzio, guardandosi negli occhi e accarezzandosi il viso e si sarebbero promessi tutte le felicità della vita nel stare assieme. Perché era quello che lui aveva letto negli occhi innamorati di quella ragazza mentre guardava il suo uomo in vetta. Poi la notte, quando fuori la temperatura sarebbe scesa e il vento e il freddo avrebbero gelato ogni cosa e lui sotto il piumone avrebbe continuato a sussurrargli parole d’amore e l’abbraccio si sarebbe trasformato non solo nell’unione dei corpi ma soprattutto dell’anima, solo allora magari in un breve istante forse avrebbe pensato alla cima. Si sarebbe ricordato il momento in cui aveva raggiunto la vetta, il vento forte, il freddo ma anche l’emozione immensa; forse anche lui per un attimo gli sarà sembrato di sentire il respiro di Dio e di toccare il cielo con un dito. Amadio Favaro Disegni di Matteo Benussi Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 CALZAVARA dal 1846 CALZAVARA di Alfonso Calzavara - Via C. Battisti, 4 - 31036 ISTRANA - Tel. 0422.738987 - Fax 0422.731017 www.calzavara.com - [email protected] Pro Loco - Vivere Istrana - maggio 2006 39