Settimana di sensibilizzazione alla carità e al volontariato Valperga, 8 – 16 maggio 2004 Resoconto delle attività 2 Con altri occhi Sommario Introduzione 6 Stand(o) in piazza Giornata del Volontariato 8 Il servizio civile: una scelta che cambia la vita? Incontro-dibattito con Luca Astolfi, Responsabile Caritas del servizio Civile Diocesano 10 La sofferenza e la malattia… con altri occhi Incontro con don Giampaolo Pauletto, Cappellano dell’Ospedale Molinette di Torino 11 Lo sguardo di Gesù Incontro di preghiera con don Domenico Machetta, Fraternità di Nazareth 15 “Una storia vera” Film di David Linch 17 I nostri bambini: educarsi ad educarli Incontro-dibattito con Giampaolo Redigolo, giornalista e scrittore 20 Crisi adolescenziale o genitori in crisi? Incontro-dibattito con Daniela Panero, Psicopedagogista e formatrice Caritas Diocesana 23 Altri occhi sul mondo Cena e serata missionaria 25 Calcio in libertà 27 3 Attività per i bambini e i ragazzi delle scuole materna, elementare e media 29 “Bit ce bolje” Mostra fotografica su Sarajevo di Pierangelo Nizzia 39 Canti e Preghiere 41 Bilancio economico 48 Ringraziamenti 50 4 Quando il Papa Paolo VI suggerì ai Vescovi italiani l’idea di dare vita ad un organismo pastorale fatto apposta per animare e promuovere la carità nelle comunità cristiane aveva visto giusto. Mentre la storia galoppa e la cultura si modifica appare sempre più importante per la causa del Vangelo puntare sulla educazione ad un amore concreto, riflesso di quello che ci viene donato da Dio e testimonianza di una rinnovata umanità. Accanto alla dimensione imprescindibile del servizio verso i fratelli e le sorelle in difficoltà va coltivata la dimensione della educazione a stili di vita rinnovati e profetici. La solidarietà è profezia che porta speranza e apre al futuro. Anche a Valperga il seme messo a dimora tempo addietro ha trovato la strada per germogliare. Ne è nata l’esperienza di Con altri occhi che le pagine seguenti illustrano. Una prima tappa di un cammino che mi auguro lungo e proficuo. Con questa iniziativa è stata fatta opera Caritas, cioè animazione, coordinamento, educazione, coinvolgimento, apertura al territorio. Ed è anche stato portato un annuncio di speranza. Nelle attività condotte a favore dei bambini è stata presentata la figura dell’Orso Arit. Auguro a tutti i lettori di poter fare due aggiunte al buon plantigrado: una “C” come condivisione della propria vita, del proprio cuore, del tempo e dell’attenzione; una “A” come amore che è l’accento che da un tono davvero importante alla nostra esistenza. Condivisione all’inizio e amore alla fine. E un grazie a quanti ci hanno aiutati a fare questo cammino con fantasia e passione. Pierluigi Dovis Direttore Caritas Diocesana Torino 5 Con altri occhi Introduzione Introduzione Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. (Col 3, 14) Quando, ormai un anno fa, ci ritrovammo con Pierluigi Dovis, direttore della Caritas Diocesana, a parlare di Caritas Parrocchiale, di Servizisegno e di sensibilizzazione alla Carità, nessuno di noi immaginava che ne sarebbe venuto fuori tutto ciò che oggi cerchiamo di riassumere – in modo molto sommario – con questo libretto. Ciò che volevamo fare era in primo luogo comunicare alla nostra comunità di Valperga l’esigenza della Carità e il bisogno del servizio. In secondo luogo, volevamo agire da tramite fra le varie realtà del volontariato locale, mettendole in rete in modo da far corrispondere alle necessità le risorse adeguate. Inoltre desideravamo creare un clima di festa attorno alle varie iniziative, per sottolineare la bellezza e la gioia dello spendersi in prima persona per gli altri. E infine, avremmo voluto fare qualcosa di concreto per chi ha bisogno: un segno che rimanesse al di là della Settimana, per ricordarci che l’esigenza della Carità non passa. Ci siamo riusciti? In parte, solamente. Ma con l’aiuto di tutti quelli che credono in quest’iniziativa – e sono tanti – riusciremo certamente a raggiungere tutti questi scopi. Fino ad allora l’augurio è di continuare a 6 sforzarci per guardare con altri occhi i nostri fratelli, in modo da riuscire a cogliere ogni giorno le istanze della Carità in ogni situazione; cosicché non abbia a succederci come a coloro che risponderanno, nel momento della verità: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Buona lettura e a presto. Gli organizzatori 7 Con altri occhi Stand(o) in piazza Stando in piazza: la festa del volontariato Sabato 8 maggio abbiamo aperto la settimana di sensibilizzazione alla carità e al volontariato con una giornata dedicata alle associazioni di volontariato. Le varie realtà presenti nel nostro territorio sono state invitate ad allestire un gazebo nel viale delle scuole in cui spiegare gli scopi delle loro associazioni. Ognuna è stata libera di farlo nel modo preferito: chi facendo assaggiare i prodotti, chi vendendo oggetti tipici, chi facendo suonare strani strumenti musicali, chi ha fatto vere e proprie dimostrazioni pratiche, chi ancora illustrando la propria attività. La giornata, anche se aperta a tutti, voleva essere rivolta soprattutto ai giovani per dar loro modo di scoprire le varie opportunità che possono avere per impiegare un po’ del loro tempo libero. Molte volte, infatti, queste realtà rimangono un po’ nascoste e sconosciute. E’ stata una giornata importante anche per far conoscere le varie associazioni tra di loro, cosicché in futuro possano nascere delle preziose collaborazioni. Un ringraziamento particolare a tutti i volontari per la loro disponibilità e... l’appuntamento al prossimo anno. Nella pagina successiva riportiamo l’elenco delle associazioni presenti con la specificazione del comune di provenienza e dell’ambito in cui esse operano; riportiamo anche un recapito telefonico a cui rivolgersi nel caso si volessero prendere contatti con esse. 8 Croce Bianca Valperga soccorso 0124/616221 Croce Rossa Rivarolo soccorso 0124/25000 Protezione Civile Rivara soccorso 0124/31263 GEP Rivarolo 0124/28577 L’Oruko Baba Cuorgnè Mappamondo Rivarolo Gruppo Brasile Rivarolo doposcuola commercio equosolidale commercio equosolidale missioni 340/0840242 Soc. Filarmonica musica 0124/659882 donatori di sangue 338/9728470 Agorà Valperga Valperga Salassa Pertusio Forno musicoterapia 349/2240885 Mastropietro Valperga 0124/617714 Aiutiamoli a vivere Castellamonte A.V.U.L.S.S. Rivarolo tossicodipendenza affidamento temporaneo volontariato in ospedale aiuto mamme in difficoltà disabili reinserimento sociale FIDAS C.A.V. (Centro di aiuto alla vita) Volare alto Coop. Casa di Nazareth Caritas Cuorgnè Rocca Ciriè 338/9471012 347/3309927 0124/515219 0124/29124 0124/657177 011/9240257 011/9205297 Ciriè 011/9210386 Caritas Rivarolo 0124/28577 Jacques Ngakoutou Cani da soccorso Montesoglio Quelli del sacchetto Rivarolo missioni 0124/616215 Busano soccorso 335/236148 Pertusio missioni 0124/659608 Gruppo missionario Feletto missioni 0124/490315 San Vincenzo Cuorgnè anziani 0124/657177 9 Con altri occhi Il servizio civile… Il servizio civile: una scelta che cambia la vita? Durante il pomeriggio del sabato si è tenuto l’incontro di presentazione della Settimana Caritas in cui sono stati spiegati motivazioni e scopi dell’iniziativa. A seguire abbiamo avuto un incontro sull’anno di servizio civile volontario tenuto da Luca Astolfi che ne è il responsabile presso la Caritas di Torino. Lui ha incentrato il suo incontro su una parola chiave “scelta”. Il servizio civile lo fanno e lo potranno fare in pochi, ma le scelte le facciamo tutti, ogni giorno. Ci sono scelte più semplici e altre più impegnative, ma tutte anche le più banali dicono molto di noi. Ci sono due modi per fare delle scelte: uno è l’essere individuo con le proprie idee, l’altro è far parte della massa che c’influenza. Ma quali sono le scelte che cambiano la vita? Il servizio civile? Non sempre, dipende dal motivo che ci ha spinto a farlo. Le scelte si fanno di volta in volta, ma cosa hanno alle spalle? Hanno dietro l’idea dell’uomo e del mondo che noi abbiamo, è importante capire cosa c’è dietro. La prima scelta è il Maestro che abbiamo scelto di seguire. Per informazioni pratiche ci si può rivolgere presso 10 Con altri occhi La sofferenza e la Malattia… La sofferenza e la malattia… con altri occhi …cosa sta dicendo questa malattia al mio corpo e alla mia anima? L’incontro del lunedì è stato dedicato al tema della sofferenza e della malattia. Sono stati con noi Gianpaolo Pauletto, cappellano dell’Ospedale Molinette di Torino, Ariella Castellano, volontaria della Casa di riposo Barucco, e il signor Piero Marchisio, responsabile della Caritas di Rivarolo. Riportiamo ora i passaggi principali utilizzando per quanto ci è possibile le parole stesse dei nostri ospiti. “…in ospedale, spesso nelle preghiere del malato la salute viene pensata come il bene più prezioso che si apprezza tanto più quando lo si inizia a perdere. Ma c’è qualcosa di più prezioso della salute? Qualcosa che possa diventare una risorsa? Anche il credente chiede molto al proprio Dio ma difficilmente ciò per cui Salomone ringrazia nella propria preghiera: - e venne in me lo spirito della sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto … tutto l’oro del mondo al suo confronto non è che un po’ di sabbia…, l’amai più della salute… La sapienza come il bene più prezioso di tutti. La sapienza della Bibbia viene da Dio e può essere tradotta come la capacità di leggere la vita… con altri occhi, cogliendone il senso. Solo così riesco forse a trovare la forza di affrontare la malattia. In fondo 11 anche tutti noi siamo consapevoli che di fronte alla malattia “tutti i troni e gli scettri” perdono di importanza … tutta la nostra vita si ricalibra. - Il problema allora non è la malattia ma l’incapacità di capirne il senso – dice lo psichiatra Victor Frank nel suo libro “La sofferenza di una vita senza senso”, ed. LDC. Il poeta Christian Bobin riconosce tre categorie che riescono a vedere la vita nel modo corretto cogliendone il senso: i bambini, gli innamorati e i morenti. L’infanzia sa vedere le cose nella loro identità, non nella funzione che l’uomo gli ha attribuito; cuore e mente nei bambini coincidono ancora. Già duemila anni fa’ Gesù annunciava che chi vuole la vita eterna – percependola fin da ora – deve diventare come i bambini. Così gli amanti …ed anche i morenti, perché sanno che le cose stanno perdendo il loro valore d’uso. Tutte e tre le categorie riescono ad apprezzare la vita per quello che è … tutto il loro essere è proteso verso la vita, senza le “corruzioni” della vita quotidiana. Quindi il problema della sofferenza è anche e soprattutto da ricercare nel nostro atteggiamento nei confronti della vita e nel tentativo di vedere la vita con altri occhi”. Un’ultima testimonianza ci viene proposta dal diario di Etty Hillesum, ebrea rinchiusa nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Etty scrive: è la prima volta che mi trovo a confrontarmi con la morte … è un paradosso della vita: se si esclude la morte non si ha una vita completa, se la si accetta la propria vita si amplia, si arricchisce. Al termine del proprio diario, durante la propria esperienza vissuta nel campo di concentramento Etty arriva a dire: la vita è qualcosa di bello, di buono, di giusto …ma lo dice perché vede la vita in modo diverso…con gli occhi della sapienza. 12 La malattia allora non deve essere per noi soltanto un problema da risolvere ma deve innanzitutto interrogare la nostra vita: cosa sta dicendo questa malattia al mio corpo e alla mia anima? Allora soltanto se sapremo essere in dialogo sincero con la nostra vita riusciremo forse un giorno ad accettare la malattia e anche la morte”. Prende poi la parola la Signora Ariella Castellano per condividere la propria semplice ma intensa esperienza di volontariato presso la casa di riposo “Barucco” di Valperga. Un’esperienza che è scaturita dalla vicinanza alla mamma malata e che si è presto allargata ad altre persone. Il suo impegno è di qualche ora alla settimana spesa al fianco di un anziano bisognoso di aiuto, di sostegno ma soprattutto di compagnia, di affetto e di piccoli gesti di attenzione. La testimonianza si è fatta poi appello rivolto a chiunque avesse l’opportunità di offrire parte del proprio tempo e fosse disposto a collaborare con altri volontari in modo tale da offrire un maggior aiuto ed un servizio più efficace. Infine è stata aperta dal Signor Marchisio un’interessante finestra sul tema della salute mentale. In Canavese le strutture psichiatriche presentano un organico assolutamente insufficiente rispetto alle necessità (2000 persone che soffrono di problemi psichiatrici di cui 50 in forme gravi). I due centri per la riabilitazione, presenti a Rivarolo ed Ivrea, sono assolutamente privi di personale (educatori). Come Caritas ci siamo presi a cuore questa questione perché la malattia mentale costringe la persona ad un comportamento completamente diverso rispetto ad altri malati. Il malato mentale insieme ai famigliari tende a nascondere la propria situazione. Prevale la paura, il timore del giudizio della gente. Vince allora la solitudine lo sconforto e la disperazione. 13 Occorre allora guardare con altri occhi queste persone che spesso sono gli ultimi tra i poveri. E il volontariato può fare molto per aiutare il malato e i famigliari. Occorre però anche denunciare la situazione sanitaria in cui si trova il nostro territorio. Si è di fronte a tagli delle spese sanitarie che finiscono per colpire però le persone più povere e maggiormente in difficoltà. Sul piano pratico la Caritas di Rivarolo ha segnalato quest’emergenza all’ASL 9; nell’ottobre 2003 furono raccolte firme di denuncia. É necessario però sensibilizzare anche le nostre amministrazioni comunali affinchè si prendano carico di questo problema e possano aprire un dialogo costruttivo con l’azienda sanitaria locale. Ci auguriamo che questa serata di sensibilizzazione possa contribuire ad aumentare l’impegno a sostegno di questi fratelli che sono nella malattia. 14 Con altri occhi ”lo sguardo di Gesù” Lo sguardo di Gesù “Dopo 2000 anni Gesù continua ad affascinarci. Egli ci attira a Sé perché non appartiene solo al passato bensì è parte viva del nostro presente.” Il ritorno al Vangelo. Così don Domenico Machetta, ospite della serata di martedì che ha visto riunite nella preghiera le Cantorie di Valperga e Cuorgnè, ha esordito la sua testimonianza. “Le sue parole, sin dai tempi di Erode, possono suscitare due sentimenti diversi: fede o paura. La fede fa scaturire l’Amore. Gesù è l’amato del nostro cuore.” Fin dall’Antico Testamento troviamo testimonianza dell’importanza dello Sguardo nell’ambito della preghiera. Il salmo 122 riprende il significato ebraico della parola occhi (occhio = fontana dell’uomo): ”A te levo i miei occhi. ”La preghiera è l’unione di mente e corpo. Il Vangelo riprende lo stesso significato: Matteo descrive l’occhio come la lanterna del corpo. Don Machetta ha illustrato quindi le diverse tipologie di sguardo che Gesù ha trasmesso a coloro che lo hanno incontrato. La prima tipologia è lo sguardo “attorno”, come nella Domenica delle Palme al suo ingresso in Gerusalemme: è uno sguardo che attira l’attenzione, utilizzato da Gesù per esprimere consapevolezza della realtà che Egli si trova ad affrontare. Può esprimere tristezza o coinvolgimento. La seconda è lo sguardo “in alto”, come nell’incontro con Zaccheo o durante la preghiera. Gesù utilizza questo sguardo per distaccarsi dalla 15 folla quando non ne accetta gli atteggiamenti. Rappresenta la sua predilezione per i colloqui a “tu per tu” piuttosto che i discorsi alle masse. La terza ed ultima tipologia è lo sguardo “dentro”, quello più profondo e con il quale Gesù trasmette al destinatario l’essenza di quanto potrebbe dire a parole. Quindi, uno sguardo di Gesù può cambiare la vita. Il cuore attaccato alle cose ci impedisce di guardare Gesù negli occhi, perché il suo sguardo conduce alla ricchezza spirituale e all’abbandono delle ricchezze materiali. Vivere il cristianesimo è un incontro personale con Lui. La novità del Vangelo è che Dio è innamorato di noi, che Egli vuole avere un rapporto inedito, nuziale. La nostra fede sarà viva se sarà calda, come quella di una persona che ama. Le bellezze del creato sono presenti per permetterci di cercare in esso le orme di Colui che ci ama e che come cristiani siamo chiamati a nostra volta ad amare. Gesù ci insegna a leggere gli occhi delle persone e a nostra volta a trasmettere agli altri la nostra essenzialità: questo permetterà allora di vivere guardando il prossimo in profondità, con i Suoi occhi. 16 Con altri occhi “Una storia vera” A Straight Story Un film sul perdono, e sul valore della lentezza. Come sempre, il primo dato che bisogna cercare, quando si guarda un film straniero, è il titolo originale. Nel caso di Una storia vera tale titolo è A Straight Story, che rappresenta un gioco di parole. Già, perché Straight è il cognome del protagonista (il suo nome è Alvin) – quindi sarebbe “La storia di Straight” – e perché in inglese la parola “straight” significa “giusto, semplice” – quindi anche “La storia giusta, semplice”. Infatti il film di David Lynch, regista divenuto famoso per gli affreschi visionari e talora eccessivi di Velluto blu, Cuore selvaggio e Mulholland Drive, prende spunto da un fatto realmente accaduto: il viaggio di uno statunitense di 73 anni che decise di percorrere oltre 500km per andare a trovare il fratello, reduce da un infarto, con cui aveva interrotto i rapporti anni 17 addietro. La particolarità sta nel fatto che il vecchietto arzillo compì il tragitto a bordo di una rustica motofalciatrice, viaggiando lentissimamente e dormendo all’addiaccio. Contrariamente alla maggior parte dei film provenienti dagli Stati Uniti – e caso unico nella cinematografia di Lynch stesso – la vera protagonista della storia è la lentezza, la calma, la riflessione. Il nonnetto non si preoccupa della velocità delle auto, non ha paura di un percorso estremamente lungo fatto con un mezzo inusuale, non teme il freddo notturno o il maltempo. Parte. E parte perché sente il cuore che batte forte e che gli dice che è giunto il momento di fare pace, di mettere da parte la discordia, di riavvicinarsi al fratello così lontano e così diverso. Il tragitto riserverà all’ultrasettantenne incontri capaci di raccontarci della semplicità della gente, della difficoltà di crescere, dell’incredibile risorsa che c’è in ognuno di noi, se solo prestiamo aiuto al prossimo e sappiamo ascoltarlo. Ma Una storia vera è anche un bellissimo racconto sulla delicatezza della natura, sul fluire costante e gioioso dei giorni e delle notti, delle stagioni e dei climi. Colori vivi, campi sterminati, boschi e foreste: lo splendore dell’uomo messo davanti al creato. Ma per poter apprezzare tutto ciò bisogna sapere andare piano, come la motofalciatrice di Alvin, e bisogna avere un animo disposto a non spazientirsi ma pronto a meravigliarsi. Questa pellicola, insomma, ci regala alcuni spunti profondi e lo fa con leggerezza, facendoci affezionare all’idea della missione impossibile che diventa facile, se fatta per amore e con spirito di perdono, lasciandoci intravedere come può essere bello gustare la natura, confrontarsi sinceramente con gli estranei e amare la lentezza (ma non la pigrizia: basti pensare al viaggio). 18 Due curiosità: chi ha scoperto sul New York Times questa vicenda e ne ha scritto la sceneggiatura è Mary Sweeney, moglie del regista; il protagonista, Richard Farnsworth, è stato candidato all’Oscar per questa interpretazione e, quando ha girato il film, aveva 79 anni, sei in più del vero Alvin Straight! Domiziano Pontone 19 Con altri occhi I nostri bambini… I nostri bambini: educarsi ad educarli La serata di giovedì è stata un’occasione di riflessione e di dialogo per le famiglie, e un’opportunità di confronto sul tema dell’educazione dei propri figli. È stato con noi Giampaolo Redigolo, consulente aziendale, giornalista e autori di diversi libri su tematiche famigliari e educative. Di quella serata vogliamo riportare alcuni passaggi che ci sono sembrati particolarmente interessanti: “Vent’anni fa il problema ricorrente in queste riunioni era costituito dai figli se ne andavano di casa; allora si chiedeva ai cosiddetti esperti il perché. Oggi quel problema è ancora presente ma è più urgente quello che riguarda i figli che da casa proprio non vogliono andarsene. Anche in questo caso si chiede ai cosiddetti esperti il perché. Ma scusate, … oggi come allora, non sarebbe più semplice chiederlo ai vostri figli il perché? Il vero problema è forse che questo discorso educativo visto come il tentativo di adattare i bambini a quello che siamo noi, a quello che viviamo noi, evidentemente non dà risultati. … il bambino non si adatta o spesso si adatta male. …bambini piccoli problemi piccoli, bambini grandi problemi grandi – ma dove sta scritto? Pensate che anche soltanto uno dei vostri figli si possa ritenere un problema? Se noi decidiamo che i figli sono un problema allora i figli diventano un problema (…e forse a forza di ripeterlo ai nostri 20 figli, loro stessi finiscono per convincersene). Sono meccanismi che noi genitori abbiamo ormai elaborato e di cui non ci rendiamo nemmeno più conto. Questo è il risultato della nostra educazione? Dobbiamo innanzitutto convincerci che questi nostri figli valgono e convincere di questo loro stessi. Altra questione è la trasmissione dei valori. Anche qui s’innescano dei meccanismi strani per cui sembra inevitabile che da genitori buoni vengano fuori figli buoni e che da genitori cattivi non possa che venir fuori un figlio cattivo. Oppure …se il padre è un ingegnere allora…; sono tutti meccanismi che spesso non rispecchiano la realtà perché non si pensa al figlio per quello che è ma per ciò che vogliamo che sia. Per nove mesi lo abbiamo sognato, pensato e immaginato e quando ce lo siamo trovati davanti abbiamo immediatamente stabilito come sarebbe dovuto essere. Sognando così dei figli a nostra immagine e somiglianza (…delirio di onnipotenza?!). Se l’educazione è questa roba qua allora lasciate perdere i vostri figli, non educateli proprio. Partiamo dai fatti… il vostro figlio nel grembo della mamma s’inventa, si costruisce. Non preoccupatevi di prepararvi ad educare un figlio perché non sapete chi sarà vostro figlio; il figlio è del tutto imprevedibile … non è che un estraneo che entra nella vita dei genitori. Vi dirò di più: io sono sempre stato dalla parte di Caino. Perché avrà fatto male ad ammazzare il fratello… ma provate voi ad avere un fratello così … il preferito persino da Dio. Spesso ci dimentichiamo di come finisce questa storia: quando Dio chiama a sé Caino per interrogarlo e punirlo gli dice: tu sarai maledetto… questa cosa non avresti dovuto farla…per punizione andrai in giro eccetera eccetera… 21 ma Dio dice: io ti metto un marchio in testa perché chiunque ti toccherà pagherà sette volte … Questa è l’educazione… il figlio “cattivo” rimane pur sempre tuo figlio che devi prendere per quello che è, per quello che pensa …e mettergli un marchio sulla testa. Se proprio vogliamo dare una definizione all’educazione possiamo dire che essa sta nel riconoscere, conoscere quella creatura che si ha davanti, non per quello che pensate che lei sia; le nostre previsioni, i nostri desideri, le nostre aspettative rischiano di diventare un imbroglio per voi stessi e per i vostri figli. Dall’altra parte si sente dire “…fai quello che vuoi!” che non è che un altro modo per dire ai nostri figli che non vogliamo conoscerli. In conclusione vorrei dirvi che il bambino non è solo i suoi bisogni, ma è i suoi desideri, i suoi sogni, la sua fantasia, la sua curiosità…egli è affascinato da ciò che potrà diventare. Continuate a dare ai vostri figli la possibilità di fare ciò che facevano nel grembo: inventarsi, costruirsi e diventare uomini. A chiusura della serata la parola è passata a Vittorio Mautino, giovane animatore dell’oratorio di Valperga. Lo ringraziamo per la gioia e l’entusiasmo con cui ha portato la sua testimonianza. Insieme con lui cerchiamo di continuare a far in modo che l’oratorio possa essere un luogo di crescita per i nostri ragazzi… anche alla luce della riflessione di questa sera. 22 Con altri occhi Crisi adolescenziale… Crisi adolescenziale o genitori in crisi? Brutti anatroccoli o bei cigni? Begli anatroccoli! Cari adolescenti, siete “belli” e ci piacete un sacco quando... siete responsabili, siete in grado di ammettere gli errori, i “vostri” errori, sapete perdonare i nostri errori, siete sensibili, altruisti, entusiasti, spontanei, immediati, curiosi, sinceri, coerenti, quando chiedete aiuto ai genitori, quando ci aiutate, quando avete voglia di ascoltarci, quando volete fare da soli, quando siete capaci di sognare una realtà diversa, quando comunicate con spontaneità e immediatezza (anche con un sms...), quando rispettate gli altri, quando portate avanti con coraggio le vostre idee, quando cercate di conoscere chi siete, quando cresciamo insieme… Ci piacete come siete. Vi vogliamo comunque bene. I vostri genitori Quando si chiede ai genitori se i loro figli siano anatroccoli o cigni, alcuni probabilmente si strapperebbero i capelli pensando ai loro cari pargoletti, 23 soprattutto se adolescenti e perciò in un’epoca di cambiamenti non solo che riguardano il loro corpo, ma che riguardano l’intera famiglia. Daniela Panero, psicopedagogista e formatrice per la Caritas e il Gruppo Abele, ha fatto riflettere i genitori presenti all’incontro del venerdì su come immaginavano i loro figli, scoprendo che non sono né brutti anatroccoli né bei cigni, ma… begli anatroccoli! A tutti piacerebbe infatti avere dei figli “perfetti”, pronti a comunicare con loro, pronti ad aiutare in casa e gli altri, responsabili, rispettosi, pieni di vita e di voglia di conoscere... Spesso e volentieri però non è così, allora diventa importante che siano gli adulti a capire che non sono solo i bambini a crescere e a diventare incomprensibili, ma che si dovrebbe crescere almeno in tre: mamma, papà e figlio. Daniela afferma che la dimensione più difficile da comunicare ma importantissima per il ragazzo è quella di sentirsi amato per quello che è, anzi, esattamente per quello che è, senza “Sì, mi piaci, ma se tu...”. L’augurio rivolto ai genitori sia allora questo, di dire ai propri figli: “Vi vogliamo comunque bene.”. 24 Con altri occhi Cena e serata missionaria Altri occhi sul mondo La serata di sabato è nata dalla collaborazione con alcune associazioni missionarie del nostro territorio con le botteghe del commercio equosolidale Orukobaba di Cuorgnè e Mappamondo di Rivarolo. É stata anche un’occasione di festa per tutte le persone di buona volontà che ci hanno aiutato e sostenuto durante l’intera settimana. L’iniziativa ha ottenuto un’ottima affluenza di pubblico all’interno del padiglione allestito per l’occasione nell’area delle scuola elementari. Tra i tavoli a servire insieme a noi giovani del Centro Caritas una delegazione delle associazioni missionarie presenti. In una serata allegra e conviviale hanno trovato posto anche alcune testimonianze che hanno permesso di conoscere brandelli di storie di uomini e donne che vivono nell’ emisfero meridionale del nostro pianeta. Dal Brasile... alla Repubblica Centrafricana, dall’America Latina... al Kenia. Infine abbiamo avuto l’opportunità di far conoscere le finalità e gli obiettivi del commercio equo-solidale. L’intero ricavato della serata è stato interamente destinato alle associazioni che hanno permesso la realizzazione di questa serata: al Gruppo Brasile, a sostegno della missione di Don Nicola, sono stati destinati € 1.000; 25 al gruppo Quelli del Sacchetto per sostenere le missioni di Mons. Carlo Ellena sono andati € 700; al gruppo Jacques Ngakoukou a sostegno del lavoro di Suor Petra e le suore giuseppine nella Repubblica Centrafricana sono andati € 400; al gruppo missionario di Feletto per i missionari del Kenya abbiamo destinato € 300. 26 Con altri occhi Calcio in Libertà Calcio in libertà Banale? No, accoglienza e semplicità. La Settimana Caritas si è conclusa con un torneo di calcio. Ci si potrebbe chiedere che senso abbia un momento del genere con la carità. Le motivazioni di Calcio in Libertà hanno radici quasi storiche: da cinque anni siamo in contatto con l’Associazione Mastropietro, che si occupa prevalentemente della riabilitazione di tossicodipendenti, e con essa si sono organizzate periodiche partite “contro” i giovani dell’oratorio di Valperga, o comunque con ragazzi che dall’oratorio sono passati. L’obiettivo era di allargare la proposta anche agli obiettori in servizio presso la Diocesana Caritas e Associazioni avevano alla alle che partecipato giornata di apertura con gli stand, in modo da creare informalmente dei legami, una rete di conoscenze, attraverso un’occasione non formalizzata. Nonostante alcune defezioni è 27 stato disputato un torneo triangolare e si è data l’opportunità anche ai bambini di giocare. Ma chi erano gli altri che hanno giocato? Una squadra era composta dagli animatori giovani dell’oratorio più alcune integrazioni dal “passato” e anche dall’oratorio di un paese vicino, l’altra da ragazzi che sono cresciuti in oratorio e che poi per vari motivi se ne sono andati: erano i famosi “casi problematici”, gli “scatenati” che difficilmente riuscivano a stare negli spazi oratoriali ma che forse conservano dell’oratorio un bel ricordo! Ovviamente non sono stati importanti i risultati della “competizione”, tra l’altro abbastanza prevedibili (hanno vinto gli animatori), ma il clima che si è respirato durante tutto il pomeriggio: accoglienza reciproca, il piacere di salutare volti che non si vedevano da tempo, la possibilità di fare nuove conoscenze, il tifo... Questo grazie anche al rinfresco avvenuto dopo la premiazione all’interno del cortile dell’oratorio. Tra i commenti più apprezzati ricordiamo: “Grazie a voi, così faccio scendere un po’ la pancetta”. Banale? No, accoglienza e semplicità. 28 Con altri occhi Attività per i bambini e i ragazzi Quel che possiede un bimbo… …due piedi lesti lesti per correre e saltare, due mani sempre in moto per prendere e per fare, la bocca chiacchierina per tutto domandare due occhioni spalancati per tutto investigare e un cuoricino buono per molto molto amare. Mercoledì 12 maggio un simpatico orso, l’Orso ARIT (mascotte della Settimana Caritas) ha deciso di far visita ai bimbi della Scuola Materna “Luttati” di Valperga. Durante la Settimana si è infatti cercato di sensibilizzare piccoli, anche attraverso i più semplici giochi e attività, a quella che è l’attenzione verso gli altri e verso le piccole cose. Nel pomeriggio i bambini hanno dovuto intraprendere una grande missione. Un misterioso animale aveva perso la strada di casa e si era 29 rifugiato all’interno dell’asilo. trovato Dopo le aver tracce che l’animale aveva lasciato in varie parti dell’asilo, bambini hanno i dovuto trovarlo e aiutarlo a tornare a casa. Le tracce lasciate dall’animale permettevano ai bambini, man mano che venivano scoperte, di capire di che animale si trattava. Guardando dentro a una scatola magica i bambini hanno potuto riconoscere la casetta dell’animale (una grossa TANA). Lungo il percorso poi hanno potuto toccare con le loro manine il suo morbido pelo e assaggiare il suo cibo preferito (il MIELE). Con la lente d’ingrandimento hanno anche osservato da vicino le sue enormi orme…. riuscendo così alla fine a capire che l’animale misterioso era un orso, proprio l’Orso ARIT! Quando l’orso è stato trovato nel suo nascondiglio era spaventato e triste, piangeva disperatamente…bisognava in qualche modo consolarlo. Cosa meglio di un forte abbraccio da parte di tutti i bimbi poteva renderlo felice? Così l’Orso ARIT è stato circondato dall’affetto dei suoi nuovi piccoli amici grazie al quale ha riacquistato il sorriso. Per ringraziarli l’Orso ha offerto loro una dolce merenda. Tutti i bambini hanno poi disegnato ciò che più li aveva colpiti del gioco tenutosi nel pomeriggio. Questi disegni sono stati appesi la sera del 14 maggio nella palestra delle scuole medie. Qui i bimbi hanno potuto assistere a uno spettacolino con i burattini e giocare insieme mentre i genitori partecipavano all’incontro sull’educazione tenuto da Giampaolo Redigolo all’Auditorium. 30 La gioia, la spontaneità, l’impegno che hanno messo i bambini per aiutare l’Orso in difficoltà sono stati straordinaria… hanno dato veramente il meglio di loro stessi… 31 Facciamo ridere l’Orso Arit! “Proviamo a raccontargli una barzelletta! …Abbracciamolo! Guardate, sta ridendo!” I bambini delle scuole elementari, durante la settimana Con altri occhi, hanno incontrato uno strano personaggio: l’orso Arit. Grazie alla collaborazione degli insegnanti e grazie alle competenze teatrali di alcuni ragazzi delle scuole superiori, abbiamo realizzato questo progetto di incontro con i bambini di tutte le classi della scuola elementare di Valperga. La finalità di questo progetto è stata quella di sensibilizzare i bambini al tema dell’attenzione verso l’altro, che si traduce poi nel rapporto con i compagni di classe e con gli amici. Nello specifico, il nostro obiettivo è stato quello di fare in modo che i bambini si mettessero in gioco in maniera guidata e partecipassero attivamente e interagendo in prima persona nella scenetta proposta dagli animatori. Al termine vi era una piccola condivisione per raccogliere le loro impressioni sul significato della scenetta, tentando di guidare la riflessione sul tema dell’attenzione ai bisogni di chi ci sta accanto. La storia di Arit: Arit è un orso triste. Entra a sorpresa dei bambini in ogni classe della scuola, accompagnato da un altro animatore. Arit non fa altro che piangere…e il compito dei bambini è quello di farlo ridere, di renderlo felice. Compare, quindi, una scatola magica con all’interno molti oggetti per rendere felice Arit. I bambini, uno per volta, possono provare a farlo 32 ridere, utilizzando gli oggetti contenuti nelle scatola: barzellette, giochi, cibo e oggetti vari. Tutto questo, però, non sembra interessare l’orso, che continua a piangere disperato. Solo alla fine, dopo tanti tentativi, si scopre che l’unico modo per farlo sorridere è abbracciarlo tutti insieme. E’ così che termina questa storia: con un abbraccio che coinvolge tutti i bambini. In alcune classi sono stati proprio i bambini a scoprirlo, in altre classi gli animatori sono intervenuti aiutando i bambini a trovare la giusta soluzione. Al termine di questo momento ci si è fermati con i bambini a riflettere su quanto era avvenuto in questa attività interattiva. Ogni classe ha prodotto una cartellone, mediante la tecnica del brainstorming, per spiegare cosa era avvenuto nella storia dell’orso Arit. Ogni bambino poteva liberamente scegliere di rappresentarlo con parole, pensieri o disegni. L’attività ha riscosso un buon successo tra i bambini, che hanno dimostrato di partecipare attivamente e di essere in grado di mettersi in gioco e di saper riflettere su temi importanti come l’attenzione verso chi non sta bene. Gli insegnati hanno apprezzato il lavoro svolto con le classi, offrendoci di riproporre questo progetto anche durante la prossima settimana Con altri occhi. Per tutte queste ragioni il bilancio di questo progetto è sicuramente positivo. 33 Costruire insieme Il BO, con la sua bocca grossa, rideva alle parole dei buoni animali… In questa settimana, attraverso sei meetings di due ore ciascuno, abbiamo incontrato ciascuna delle sei classi delle scuole medie di Valperga, proponendo ai ragazzi attività pratico-ludiche, differenziate secondo il numero d’ordine delle classi, corredate, al termine, di momenti di confronto-verifica, finalizzate alla sensibilizzazione dei ragazzi sui temi del rapporto tra io individuale e gruppo e di conflittualità e collaborazione. I ragazzi si sono mostrati per lo più coinvolti e piuttosto interessati, e, alla fine, apparentemente soddisfatti. Questa soddisfazione era condivisa anche dagli insegnanti che in diversi casi ci hanno proposto di ripetere esperienze analoghe con classi dell’anno a venire. In particolare le attività – nella quasi totalità dei casi – sono state tali da mettere in luce connotati caratteriali personali e relazionali dei ragazzi e dinamiche di gruppo, già notate (e solo successivamente confermateci) dagli insegnanti. Il nostro sforzo è dunque stato, al momento del confronto-verifica che concludeva ciascuna attività, di far emergere dalle osservazioni e autovalutazioni cui i ragazzi erano invitati, la consapevolezza per l’esistenza di quelle dinamiche e di quei connotati, in modo da suggerirne loro il superamento, nel caso che fossero dannosi, o, dall’altro lato, la valorizzazione. Purtroppo la limitatezza del tempo a disposizione non ci ha permesso – con tutte le classi – un 34 approfondimento proporzionato all’interesse e alla ricchezza degli spunti emersi. Quest’esperienza – pur circoscritta e pertanto di efficacia difficilmente durevole – credo tuttavia possa essere valutata positivamente proprio in ragione della soddisfazione di ragazzi e docenti. Forniamo qui di seguito, a titolo di esempio, la descrizione piuttosto dettagliata dell’attività proposta alle classi prime. Il gioco: La fattoria 1. Con della creta modellate un animaletto che ritenete vi rappresenti per le sue caratteristiche. Pensateci bene, non fatelo a caso perché poi ci racconteremo il perché della scelta. 2. Ora dividetevi in modo da formare quattro gruppi 3. A ciascun gruppo viene ora dato il disegno schematico dell’area occupata da una fattoria. In questa fattoria dovrete ambientare una storia che ha per protagonisti tutti gli animali di quelli che fanno parte del vostro gruppo. Fate in modo che tutti abbiano un ruolo preciso. 4. Per facilitarvi il lavoro a ciascun gruppo sarà data una frase che dovrà essere la frase finale della vostra storia e che perciò potrà esservi di guida nell’inventare il resto: 5. Ora ciascun gruppo racconti la sua storia; gli altri non facciano commenti: ci sarà tempo dopo e allora sarà bene che interveniate La storia Ecco l’esempio di una delle numerose storie composte dai ragazzi. Gli animali che entrano in gioco, e le loro ragioni di scelta, sono: il BO (un mostriciattolo un po’ indefinito su cui non ci è stata fornita altra delucidazione), il lombrico (che si nasconde sotto terra), il gufo (perché vive di notte), il coniglio furbo (perché è veloce), il coniglio sciocco (perché 35 ha i denti sporgenti), il pappagallo (perché parla sempre), il gattino (perché e piccolo e giocherella). Un giorno di primavera, nella fattoria Kent, il BO, perfido e cattivo, faceva girare fortemente le pale del mulino a vento, infastidendo gli animali, ma soprattutto il padrone del fienile, il signor gufo. Il complice del Bo era il lombrico che andando sotto terra spiava gli animali.Facendo girare fortemente il mulino, il fieno si sparse per tutto il territorio sottostante. Gli animali erano veramente arrabbiati e decisero di andare a parlare al BO. Il BO, con la sua bocca grossa, rideva alle parole dei buoni animali. Gli animali lo ipnotizzarono per capire come mai era diventato così perfido e capirono che era stato abbandonato dai genitori all’età di due anni. Il gufo, il lombrico, il coniglio furbo, il coniglio sciocco, il pappagallo e il gattino cercarono per tutto il bosco i genitori del Bo, alla fine li trovarono. Il BO al vedere la sua famiglia si addolcì si scusò con tutti e giurò di non infastidire mai più nessuno. E grazie agli animali il mulino a vento smise di fare i dispetti al fienile e il fienile non si vendicò più del mulino, anzi divennero amici e la serenità tornò per gli animali della fattoria Conclusioni Queste fattorie sono un po’ come la vostra classe, non per niente al loro interno ci sono degli animaletti che rappresentano ciascuno di voi. Nelle fattorie succedono cose a volte belle a volte meno belle, proprio come in classe. Stare insieme non è facile, ma può dare anche soddisfazioni e poi è inevitabile, dunque è bene cercare di farlo con armonia. La prima cosa per andare d’accordo, però, è conoscersi: per questo era importante che ognuno capisse le caratteristiche degli animaletti... sono 36 anche le vostre (o almeno quelle che vorreste avere)! Gli animaletti sono tutti diversi l’uno dall’altro, e così siete voi: non ha senso dunque che qualcuno abbia il primo posto e qualcun altro sia messo da parte. Questo succede perché quelli che si assomigliano di più (ma presi da soli anche loro si mostrano diversi... e speciali) si uniscono a danno di animaletti più deboli o magari solo diversi da loro (e proprio per questo speciali pure loro!). Questo non fa bene alla classe, perché fa diventare maleducati, egoisti e chiusi i primi e sempre più tristi i secondi. Bisogna sforzarsi dunque con un po’ di fantasia, per trovare un ruolo per ciascuno, un ruolo che vada bene insieme a quello degli altri, un ruolo che lo soddisfi e lo aiuti a mettere in luce le sue caratteristiche positive, e le caratteristiche positive le si trova cercando di guardare con amicizia le persone e cercando di guardarle in un modo nuovo, che si liberi da vecchie ruggini e vecchie antipatie. Guardare con altri occhi. Come si fa? Ci vogliono tre cose allora: • La fantasia per guardare con altri occhi ogni componente della classe: liberarsi del giudizio che si è avuto su di lui, osservarlo bene, per trovare, anche in una persona che si è sempre giudicata, dei lati positivi, delle abilità, ma ci vogliono anche altri occhi per mettersi nei suoi panni, per capire i suoi comportamenti e, senza concedergli tutto, cercare però di 37 andare oltre. Le persone cambiano in meglio quando si sentono accettate per come sono, cioè amate. • L’amicizia, cioè l’affetto, il voler bene, cioè il volere il bene dell’altro, anche se è quello che ci sta sull’anima (e il suo bene può anche essere un rimprovero... purché fatto in modo da poter essere accolto): se uno capisce che noi veramente vogliamo il suo bene, può darsi che non si mostri più ostile verso di noi. • L’impegno: perché voler bene, non è solo un sentimento spontaneo, è anche un volere, e quindi richiede almeno un piccolo impegno, come ci vuole impegno per fare uno sforzo di fantasia e osservare i compagni con altri occhi. 38 Con altri occhi Bit ce bolje Bit ce bolje… Andrà meglio! La mostra fotografica “Bit ce bolje” nasce dalla collaborazione fra Piero Nizzia, Maurizio Gjvovich (fotografi) e la Caritas di Alessandria che opera con assiduità in Bosnia Erzegovina a favore delle popolazioni colpite della guerra balcanica. 39 “… non c’è immagine che ogni giorno non ripercorra la nostra mente. E non potremo mai dimenticare ciò che i nostri occhi hanno visto… Oggi siamo riusciti a realizzare quest’importante documento, che crediamo possa aiutare chi ancora oggi sopravvive nell’indifferenza dei nostri bei paesi occidentalizzati. Questa è la nostra più grande soddisfazione, come fotografi e come esseri umani.” Piero e Maurizio 40 Con altri occhi Canti e Preghiere Con altri occhi (musiche e testi di D. Montin) Intro: si- re sol la (2 volte) re sol la Cammineremo sulle strade che ci hai insegnato re sol la Portando a tutti il lieto annuncio del tuo ritorno si- sol la Col cuore che ci ardeva in petto tu ci hai parlato re sol la si- re sol la Nel pane che hai spezzato mentre già muore il giorno. Con altri occhi, un altro cuore fa’ che guardiamo Al prossimo che incontreremo sul tuo cammino Donando a tutti a piene mani l’Amore che ci hai dato Racconteremo al mondo che ti abbiamo incontrato. re sol re sol Donaci occhi nuovi per guardare re sol si- la Piedi saldi per percorrere le tue strade si- sol re sol Dacci mani forti per cambiare questi giorni mi- sol la si- re sol la (si per passaggio a mi) E un cuore nuovo per amare. (x 2) Al cuore di chi soffre porteremo conforto Negli occhi di chi piange metteremo un sorriso All’anima di chi dispera daremo pace A chi è nella tristezza insegneremo a cantare. 41 fa sib do Per ogni giorno che ci doni, per ogni istante fa sib do Per tutti i doni del tuo amore, e le tue parole re- sib do Per i fratelli che sul cammino ci hai messo accanto fa sib do re- fa sib do Per ogni volta che tu ci sei stato vicino. re sol la Insegnaci la Carità che cambia la vita re sol la Semina nei nostri giorni la tua Parola si- sol la Dacci sogni e speranze da realizzare re sol la Riempi delle tue promesse il nostro cuore. re sol re sol … Donaci occhi nuovi per guardare… mi la mi la Donaci la forza di sperare mi la do#- si Donaci una fede salda nelle tue parole do#- la mi la Dacci Carità perfetta, dacci un cuore nuovo fa#- la do#- Con altri occhi per vedere Te la si mi Con altri occhi per vedere Te. 42 Preghiera comunitaria Signore Gesù, tu sei lo sguardo d’Amore del Padre, fatto uomo affinché Dio vedesse il mondo con occhi di uomo e l’uomo vedesse il prossimo con gli occhi di Dio. Tu che hai posato il tuo sguardo sul cieco e sullo storpio, sul povero e sul sofferente, sul pubblicano e sulla peccatrice, a tutti donando salvezza, conforto e perdono: donaci altri occhi per guardare alle povertà dei fratelli, donaci piedi saldi per percorrere le strade che ci additi, donaci mani forti per sostenere chi vacilla, e donaci un cuore nuovo, per amare così come Tu hai amato. Amen. 43 Rosario della Carità Durante il mese di maggio, che per tradizione è dedicato alla Vergine Maria, gli abitanti di ogni borgata e frazione di Valperga si riuniscono per la recita del Santo Rosario. Durante la Settimana Caritas abbiamo proposto un Rosario particolare in cui abbiamo meditato i misteri della carità, grazie alla disponibilità di molti giovani che si sono recati nei vari centri per incontrare la gente e per condividere questa preghiera. Primo Mistero: la guarigione del paralitico Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». (Mc 2, 1-12) Secondo Mistero: il discorso della montagna “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori. Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”. (Mt 5, 43-48) Terzo Mistero: la moltiplicazione dei pani Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare. Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui 44 un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». (Gv 6, 1-13) Quarto Mistero: la parabola del Samaritano Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Và e anche tu fa’ lo stesso». (Lc 10, 25-37) Quinto Mistero: la lavanda dei piedi “Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi”. (Gv 13, 1-15) 45 Preghiera dei bambini Generosità, rispetto, collaborazione, bontà… quanti aspetti ha la carità? Hanno ben imparato a conoscerli i bimbi che ogni mattina durante la Settimana Caritas hanno partecipato alla “preghiera dei bambini”. Per iniziare bene la giornata, prima di andare a scuola, tutti insieme ci si è ritrovati in chiesa dove, dopo il racconto di una storiella si pregava e si cantava in allegria. E poi… si scopriva, giorno per giorno, un’immagine con scritto “Dio è amore”. Una delle storie che ci hanno aiutato a pregare e a riflettere ci è piaciuta molto, e la proponiamo anche a voi, come chiusura ideale della nostra Settimana. La nuvola e la duna Una nuvola giovane giovane (ma, è risaputo, la vita delle nuvole è breve e movimentata) faceva la sua prima cavalcata nei cieli, con un branco di nuvoloni gonfi e bizzarri. Quando passarono sul grande deserto del Sahara, le altre nuvole, più esperte, la incitarono: “Corri, corri! Se ti fermi qui sei perduta”. La nuvola però era curiosa, come tutti i giovani, e si lasciò scivolare in fondo al branco delle nuvole, così simile ad una mandria di bisonti sgroppanti. “Cosa fai? Muoviti!”, le ringhiò dietro il vento. Ma la nuvoletta aveva visto le dune di sabbia dorata: uno spettacolo affascinante. E planò leggera leggera. Le dune sembravano nuvole d’oro accarezzate dal vento. Una 46 di esse le sorrise. “Ciao”, le disse. Era una duna molto graziosa, appena formata dal vento, che le scompigliava la luccicante chioma. “Ciao. Io mi chiamo Ola”, si presentò la nuvola. “Io, Una”, replicò la duna. “Com’è la tua vita lì giù?” “Bè... Sole e vento. Fa un po’ caldo ma ci si arrangia. E la tua?” “Sole e vento... grandi corse nel cielo”. “La mia vita è molto breve. Quando tornerà il gran vento, forse sparirò”. “Ti dispiace?” “Un po’. Mi sembra di non servire a niente”. “Anch’io mi trasformerò presto in pioggia e cadrò. É il mio destino”. La duna esitò un attimo e poi disse: “Lo sai che noi chiamiamo la pioggia Paradiso?” “Non sapevo di essere così importante”, rise la nuvola. “Ho sentito raccontare da alcune vecchie dune quanto sia bella la pioggia. Noi ci copriamo di cose meravigliose che si chiamano erba e fiori”. “Oh, è vero. Li ho visti”. “Probabilmente io non li vedrò mai”, concluse mestamente la duna. La nuvola riflettè un attimo, poi disse: “Potrei pioverti addosso io…” “Ma morirai…” “Tu però, fiorirai”, disse la nuvola e si lasciò cadere, diventando pioggia iridescente. Il giorno dopo la piccola duna era fiorita. 47 Con altri occhi Bilancio economico Passivo (P) Attività scolastiche 42,75 Euro Materiale di cancelleria 91,55 Euro Spese amministrative 67,14 Euro Rimborso spese Relatori 150,00 Euro Capannone 800,00 Euro Cena, rinfresco 1108,40 Euro Materiale organizzativo 1576,00 Euro Serate, Incontri, Dibattiti 450,00 Euro Magliette 376,80 Euro TOTALE 4662,64 Euro Attivo (A) Cassa Parrocchiale 1200,00 Euro Contributo Comune di Valperga 2026,00 Euro Offerte Cinema 90,00 Euro Offerte Magliette 233,00 Euro Offerte Cena 3287,00 Euro TOTALE 6836,00 Euro 48 Contributi ai gruppi Missionari (C) Gruppo Brasile (Rivarolo Canavese) 1000,00 Euro Quelli del sacchetto (Pertusio) 700,00 Euro Jacques Ngakoutou (Rivarolo Canavese) 400,00 Euro Gruppo Missionario (Feletto) 300,00 Euro TOTALE 2400,00 Euro Totale (A-P-C) Attivo 6836,00 Euro Passivo 4462,64 Euro Contributi 2400,00 Euro TOTALE -26,64 Euro 49 Con altri occhi Ringraziamenti La nostra riconoscenza va a… Per il sostegno e l’aiuto prezioso: • la Parrocchia di Valperga • il Comune di Valperga e l’assessore Davide Brunasso • la Pro loco Valperga-Belmonte e il presidente Gianni Bernardi • il preside Bertoldo della scuola media A. Arnulfi • il direttore Ardissone della scuola elementare A. Gays • i professori e le maestre delle scuole di Valperga • le suore e Nennele dell’asilo Luttati • la Caritas diocesana di Torino, le Caritas zonali di Rivarolo e di Ciriè • Pierluigi Dovis e Raffaella Capetti per il sostegno e l’accompagnamento nella progettazione • don Paolo e don Giampiero per il supporto spirituale • le Associazioni di Volontariato del territorio Per gli interventi agli incontri: • Luca Astolfi • don Giampaolo Pauletto • Piero Marchisio • Ariella Castellano • don Domenico Machetta • Domiziano Pontone • Giampaolo Redigolo 50 • Vittorio Mautino • Daniela Panero • le servizio civiliste • la cantoria di Cuorgnè Per la cena missionaria: • il gruppo Brasile e il cuoco Mario • l’associazione Quelli del Sacchetto • l’associazione Jacques Ngakoutou • il gruppo missionario di Feletto • le botteghe del commercio equo e solidale (Mappamondo di Rivarolo e L’Orukobaba di Cuorgnè) E ancora… • Piero Nizzia per la mostra fotografica • Livio Rolle per il supporto grafico • il cinema Ambra • Vallelonga per le piante • Marco Vallero per le riprese • Dario Vacca Cavalotto e la CEI per l’impianto elettrico e acustico • Fernanda per i costumi • tutti quelli che in mille modi (anche nelle critiche) ci hanno dato un importante aiuto Per finire: • un ringraziamento particolare a don Domenico Catti per la fiducia sempre dimostrataci, per il sostegno morale e spirituale nella maturazione di quest’esperienza. 51 52