Settimana di sensibilizzazione
alla carità e al volontariato
Valperga, 8 – 16 maggio 2004
Resoconto delle attività
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Con altri occhi
Sommario
Introduzione
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Stand(o) in piazza
Giornata del Volontariato
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Il servizio civile: una scelta che cambia la vita?
Incontro-dibattito con Luca Astolfi,
Responsabile Caritas del servizio Civile Diocesano
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La sofferenza e la malattia… con altri occhi
Incontro con don Giampaolo Pauletto,
Cappellano dell’Ospedale Molinette di Torino
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Lo sguardo di Gesù
Incontro di preghiera con don Domenico Machetta,
Fraternità di Nazareth
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“Una storia vera”
Film di David Linch
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I nostri bambini: educarsi ad educarli
Incontro-dibattito con Giampaolo Redigolo,
giornalista e scrittore
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Crisi adolescenziale o genitori in crisi?
Incontro-dibattito con Daniela Panero,
Psicopedagogista e formatrice Caritas Diocesana
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Altri occhi sul mondo
Cena e serata missionaria
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Calcio in libertà
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3
Attività per i bambini e i ragazzi
delle scuole materna, elementare e media
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“Bit ce bolje”
Mostra fotografica su Sarajevo
di Pierangelo Nizzia
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Canti e Preghiere
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Bilancio economico
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Ringraziamenti
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4
Quando il Papa Paolo VI suggerì ai Vescovi italiani l’idea di dare vita ad
un organismo pastorale fatto apposta per animare e promuovere la
carità nelle comunità cristiane aveva visto giusto. Mentre la storia
galoppa e la cultura si modifica appare sempre più importante per la
causa del Vangelo puntare sulla educazione ad un amore concreto,
riflesso di quello che ci viene donato da Dio e testimonianza di una
rinnovata umanità. Accanto alla dimensione imprescindibile del servizio
verso i fratelli e le sorelle in difficoltà va coltivata la dimensione della
educazione a stili di vita rinnovati e profetici. La solidarietà è profezia
che porta speranza e apre al futuro. Anche a Valperga il seme messo a
dimora tempo addietro ha trovato la strada per germogliare. Ne è nata
l’esperienza di Con altri occhi che le pagine seguenti illustrano. Una
prima tappa di un cammino che mi auguro lungo e proficuo. Con questa
iniziativa è stata fatta opera Caritas, cioè animazione, coordinamento,
educazione, coinvolgimento, apertura al territorio. Ed è anche stato
portato un annuncio di speranza.
Nelle attività condotte a favore dei bambini è stata presentata la figura
dell’Orso Arit. Auguro a tutti i lettori di poter fare due aggiunte al buon
plantigrado: una “C” come condivisione della propria vita, del proprio
cuore, del tempo e dell’attenzione; una “A” come amore che è l’accento
che da un tono davvero importante alla nostra esistenza. Condivisione
all’inizio e amore alla fine. E un grazie a quanti ci hanno aiutati a fare
questo cammino con fantasia e passione.
Pierluigi Dovis
Direttore Caritas Diocesana Torino
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Con altri occhi
Introduzione
Introduzione
Al di sopra di tutto poi vi sia la carità,
che è il vincolo di perfezione.
(Col 3, 14)
Quando, ormai un anno fa, ci ritrovammo con Pierluigi Dovis, direttore
della Caritas Diocesana, a parlare di Caritas Parrocchiale, di Servizisegno e di sensibilizzazione alla Carità, nessuno di noi immaginava che
ne sarebbe venuto fuori tutto ciò che oggi cerchiamo di riassumere – in
modo molto sommario – con questo libretto.
Ciò che volevamo fare era in primo luogo comunicare alla nostra
comunità di Valperga l’esigenza della Carità e il bisogno del servizio. In
secondo luogo, volevamo agire da tramite fra le varie realtà del
volontariato locale, mettendole in rete in modo da far corrispondere alle
necessità le risorse adeguate. Inoltre desideravamo creare un clima di
festa attorno alle varie iniziative, per sottolineare la bellezza e la gioia
dello spendersi in prima persona per gli altri. E infine, avremmo voluto
fare qualcosa di concreto per chi ha bisogno: un segno che rimanesse al
di là della Settimana, per ricordarci che l’esigenza della Carità non
passa.
Ci siamo riusciti? In parte, solamente. Ma con l’aiuto di tutti quelli che
credono in quest’iniziativa – e sono tanti – riusciremo certamente a
raggiungere tutti questi scopi. Fino ad allora l’augurio è di continuare a
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sforzarci per guardare con altri occhi i nostri fratelli, in modo da riuscire a
cogliere ogni giorno le istanze della Carità in ogni situazione; cosicché
non abbia a succederci come a coloro che risponderanno, nel momento
della verità: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o
forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
Buona lettura e a presto.
Gli organizzatori
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Con altri occhi
Stand(o) in piazza
Stando in piazza: la festa del volontariato
Sabato 8 maggio abbiamo aperto la settimana di sensibilizzazione alla
carità e al volontariato con una giornata dedicata alle associazioni di
volontariato. Le varie realtà presenti nel nostro territorio sono state
invitate ad allestire un gazebo nel viale delle scuole in cui spiegare gli
scopi delle loro associazioni. Ognuna è stata libera di farlo nel modo
preferito: chi facendo assaggiare i prodotti, chi vendendo oggetti tipici,
chi facendo suonare strani strumenti musicali, chi ha fatto vere e proprie
dimostrazioni pratiche, chi ancora illustrando la propria attività.
La giornata, anche se aperta a tutti, voleva essere rivolta soprattutto ai
giovani per dar loro modo di scoprire le varie opportunità che possono
avere per impiegare un po’ del loro tempo libero. Molte volte, infatti,
queste realtà rimangono un po’ nascoste e sconosciute.
E’ stata una giornata importante anche per far conoscere le varie
associazioni tra di loro, cosicché in futuro possano nascere delle
preziose collaborazioni. Un ringraziamento particolare a tutti i volontari
per la loro disponibilità e... l’appuntamento al prossimo anno.
Nella pagina successiva riportiamo l’elenco delle associazioni presenti
con la specificazione del comune di provenienza e dell’ambito in cui
esse operano; riportiamo anche un recapito telefonico a cui rivolgersi nel
caso si volessero prendere contatti con esse.
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Croce Bianca
Valperga
soccorso
0124/616221
Croce Rossa
Rivarolo
soccorso
0124/25000
Protezione Civile
Rivara
soccorso
0124/31263
GEP
Rivarolo
0124/28577
L’Oruko Baba
Cuorgnè
Mappamondo
Rivarolo
Gruppo Brasile
Rivarolo
doposcuola
commercio
equosolidale
commercio
equosolidale
missioni
340/0840242
Soc. Filarmonica
musica
0124/659882
donatori di sangue
338/9728470
Agorà
Valperga
Valperga
Salassa
Pertusio
Forno
musicoterapia
349/2240885
Mastropietro
Valperga
0124/617714
Aiutiamoli a vivere
Castellamonte
A.V.U.L.S.S.
Rivarolo
tossicodipendenza
affidamento
temporaneo
volontariato in
ospedale
aiuto mamme in
difficoltà
disabili
reinserimento
sociale
FIDAS
C.A.V. (Centro di
aiuto alla vita)
Volare alto
Coop. Casa di
Nazareth
Caritas
Cuorgnè
Rocca
Ciriè
338/9471012
347/3309927
0124/515219
0124/29124
0124/657177
011/9240257
011/9205297
Ciriè
011/9210386
Caritas
Rivarolo
0124/28577
Jacques Ngakoutou
Cani da soccorso
Montesoglio
Quelli del sacchetto
Rivarolo
missioni
0124/616215
Busano
soccorso
335/236148
Pertusio
missioni
0124/659608
Gruppo missionario
Feletto
missioni
0124/490315
San Vincenzo
Cuorgnè
anziani
0124/657177
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Con altri occhi
Il servizio civile…
Il servizio civile: una scelta che cambia la vita?
Durante il pomeriggio del sabato si è tenuto l’incontro di presentazione
della Settimana Caritas in cui sono stati spiegati motivazioni e scopi
dell’iniziativa.
A seguire abbiamo avuto un incontro sull’anno di servizio civile
volontario tenuto da Luca Astolfi che ne è il responsabile presso la
Caritas di Torino.
Lui ha incentrato il suo incontro su una parola chiave “scelta”. Il servizio
civile lo fanno e lo potranno fare in pochi, ma le scelte le facciamo tutti,
ogni giorno. Ci sono scelte più semplici e altre più impegnative, ma tutte
anche le più banali dicono molto di noi. Ci sono due modi per fare delle
scelte: uno è l’essere individuo con le proprie idee, l’altro è far parte
della massa che c’influenza.
Ma quali sono le scelte che cambiano la vita? Il servizio civile? Non
sempre, dipende dal motivo che ci ha spinto a farlo. Le scelte si fanno di
volta in volta, ma cosa hanno alle spalle? Hanno dietro l’idea dell’uomo
e del mondo che noi abbiamo, è importante capire cosa c’è dietro. La
prima scelta è il Maestro che abbiamo scelto di seguire.
Per informazioni pratiche ci si può rivolgere presso
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Con altri occhi
La sofferenza e la Malattia…
La sofferenza e la malattia… con altri occhi
…cosa sta dicendo questa malattia
al mio corpo e alla mia anima?
L’incontro del lunedì è stato dedicato al tema della sofferenza e della
malattia.
Sono
stati
con
noi
Gianpaolo
Pauletto,
cappellano
dell’Ospedale Molinette di Torino, Ariella Castellano, volontaria della
Casa di riposo Barucco, e il signor Piero Marchisio, responsabile della
Caritas di Rivarolo.
Riportiamo ora i passaggi principali utilizzando per quanto ci è possibile
le parole stesse dei nostri ospiti.
“…in ospedale, spesso nelle preghiere del malato la salute viene
pensata come il bene più prezioso che si apprezza tanto più quando lo si
inizia a perdere. Ma c’è qualcosa di più prezioso della salute? Qualcosa
che possa diventare una risorsa? Anche il credente chiede molto al
proprio Dio ma difficilmente ciò per cui Salomone ringrazia nella propria
preghiera:
- e venne in me lo spirito della sapienza. La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto … tutto l’oro del mondo al
suo confronto non è che un po’ di sabbia…, l’amai più della salute… La sapienza come il bene più prezioso di tutti.
La sapienza della Bibbia viene da Dio e può essere tradotta come la
capacità di leggere la vita… con altri occhi, cogliendone il senso. Solo
così riesco forse a trovare la forza di affrontare la malattia. In fondo
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anche tutti noi siamo consapevoli che di fronte alla malattia “tutti i troni e
gli scettri” perdono di importanza … tutta la nostra vita si ricalibra.
- Il problema allora non è la malattia ma l’incapacità di capirne il senso –
dice lo psichiatra Victor Frank nel suo libro “La sofferenza di una vita
senza senso”, ed. LDC.
Il poeta Christian Bobin riconosce tre categorie che riescono a vedere la
vita nel modo corretto cogliendone il senso: i bambini, gli innamorati e i
morenti. L’infanzia sa vedere le cose nella loro identità, non nella
funzione che l’uomo gli ha attribuito; cuore e mente nei bambini
coincidono ancora. Già duemila anni fa’ Gesù annunciava che chi vuole
la vita eterna – percependola fin da ora – deve diventare come i bambini.
Così gli amanti …ed anche i morenti, perché sanno che le cose stanno
perdendo il loro valore d’uso. Tutte e tre le categorie riescono ad
apprezzare la vita per quello che è … tutto il loro essere è proteso verso
la vita, senza le “corruzioni” della vita quotidiana. Quindi il problema della
sofferenza è anche e soprattutto da ricercare nel nostro atteggiamento
nei confronti della vita e nel tentativo di vedere la vita con altri occhi”.
Un’ultima testimonianza ci viene proposta dal diario di Etty Hillesum,
ebrea rinchiusa nei campi di concentramento durante la seconda guerra
mondiale. Etty scrive: è la prima volta che mi trovo a confrontarmi con la
morte … è un paradosso della vita: se si esclude la morte non si ha una
vita completa, se la si accetta la propria vita si amplia, si arricchisce. Al
termine del proprio diario, durante la propria esperienza vissuta nel
campo di concentramento Etty arriva a dire: la vita è qualcosa di bello, di
buono, di giusto …ma lo dice perché vede la vita in modo diverso…con
gli occhi della sapienza.
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La malattia allora non deve essere per noi soltanto un problema da
risolvere ma deve innanzitutto interrogare la nostra vita: cosa sta
dicendo questa malattia al mio corpo e alla mia anima?
Allora soltanto se sapremo essere in dialogo sincero con la nostra vita
riusciremo forse un giorno ad accettare la malattia e anche la morte”.
Prende poi la parola la Signora Ariella Castellano per condividere la
propria semplice ma intensa esperienza di volontariato presso la casa di
riposo “Barucco” di Valperga. Un’esperienza che è scaturita dalla
vicinanza alla mamma malata e che si è presto allargata ad altre
persone. Il suo impegno è di qualche ora alla settimana spesa al fianco
di un anziano bisognoso di aiuto, di sostegno ma soprattutto di
compagnia, di affetto e di piccoli gesti di attenzione. La testimonianza si
è fatta poi appello rivolto a chiunque avesse l’opportunità di offrire parte
del proprio tempo e fosse disposto a collaborare con altri volontari in
modo tale da offrire un maggior aiuto ed un servizio più efficace.
Infine è stata aperta dal Signor Marchisio un’interessante finestra sul
tema della salute mentale. In Canavese le strutture psichiatriche
presentano un organico assolutamente insufficiente rispetto alle
necessità (2000 persone che soffrono di problemi psichiatrici di cui 50 in
forme gravi). I due centri per la riabilitazione, presenti a Rivarolo ed
Ivrea, sono assolutamente privi di personale (educatori). Come Caritas ci
siamo presi a cuore questa questione perché la malattia mentale
costringe la persona ad un comportamento completamente diverso
rispetto ad altri malati. Il malato mentale insieme ai famigliari tende a
nascondere la propria situazione. Prevale la paura, il timore del giudizio
della gente. Vince allora la solitudine lo sconforto e la disperazione.
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Occorre allora guardare con altri occhi queste persone che spesso sono
gli ultimi tra i poveri. E il volontariato può fare molto per aiutare il malato
e i famigliari. Occorre però anche denunciare la situazione sanitaria in
cui si trova il nostro territorio. Si è di fronte a tagli delle spese sanitarie
che finiscono per colpire però le persone più povere e maggiormente in
difficoltà.
Sul piano pratico la Caritas di Rivarolo ha segnalato quest’emergenza
all’ASL 9; nell’ottobre 2003 furono raccolte firme di denuncia. É
necessario però sensibilizzare anche le nostre amministrazioni comunali
affinchè si prendano carico di questo problema e possano aprire un
dialogo costruttivo con l’azienda sanitaria locale.
Ci auguriamo che questa serata di sensibilizzazione possa contribuire ad
aumentare l’impegno a sostegno di questi fratelli che sono nella malattia.
14
Con altri occhi
”lo sguardo di Gesù”
Lo sguardo di Gesù
“Dopo 2000 anni Gesù continua ad affascinarci. Egli ci attira a Sé
perché non appartiene solo al passato bensì è parte viva del nostro
presente.” Il ritorno al Vangelo. Così don Domenico Machetta, ospite
della serata di martedì che ha visto riunite nella preghiera le Cantorie di
Valperga e Cuorgnè, ha esordito la sua testimonianza.
“Le sue parole, sin dai tempi di Erode, possono suscitare due sentimenti
diversi: fede o paura. La fede fa scaturire l’Amore. Gesù è l’amato del
nostro cuore.”
Fin dall’Antico Testamento troviamo testimonianza dell’importanza dello
Sguardo nell’ambito della preghiera. Il salmo 122 riprende il significato
ebraico della parola occhi (occhio = fontana dell’uomo): ”A te levo i miei
occhi. ”La preghiera è l’unione di mente e corpo. Il Vangelo riprende lo
stesso significato: Matteo descrive l’occhio come la lanterna del corpo.
Don Machetta ha illustrato quindi le diverse tipologie di sguardo che
Gesù ha trasmesso a coloro che lo hanno incontrato. La prima tipologia
è lo sguardo “attorno”, come nella Domenica delle Palme al suo
ingresso in Gerusalemme: è uno sguardo che attira l’attenzione,
utilizzato da Gesù per esprimere consapevolezza della realtà che Egli si
trova ad affrontare. Può esprimere tristezza o coinvolgimento.
La seconda è lo sguardo “in alto”, come nell’incontro con Zaccheo o
durante la preghiera. Gesù utilizza questo sguardo per distaccarsi dalla
15
folla quando non ne accetta gli atteggiamenti. Rappresenta la sua
predilezione per i colloqui a “tu per tu” piuttosto che i discorsi alle masse.
La terza ed ultima tipologia è lo sguardo “dentro”, quello più profondo e
con il quale Gesù trasmette al destinatario l’essenza di quanto potrebbe
dire a parole.
Quindi, uno sguardo di Gesù può cambiare la vita. Il cuore attaccato alle
cose ci impedisce di guardare Gesù negli occhi, perché il suo sguardo
conduce alla ricchezza spirituale e all’abbandono delle ricchezze
materiali. Vivere il cristianesimo è un incontro personale con Lui. La
novità del Vangelo è che Dio è innamorato di noi, che Egli vuole avere
un rapporto inedito, nuziale. La nostra fede sarà viva se sarà calda,
come quella di una persona che ama. Le bellezze del creato sono
presenti per permetterci di cercare in esso le orme di Colui che ci ama e
che come cristiani siamo chiamati a nostra volta ad amare.
Gesù ci insegna a leggere gli occhi delle persone e a nostra volta a
trasmettere agli altri la nostra essenzialità: questo permetterà allora di
vivere guardando il prossimo in profondità, con i Suoi occhi.
16
Con altri occhi
“Una storia vera”
A Straight Story
Un film sul perdono,
e sul valore della lentezza.
Come sempre, il primo dato che
bisogna
cercare,
quando
si
guarda un film straniero, è il titolo
originale. Nel caso di Una storia
vera tale titolo è
A Straight
Story, che rappresenta un gioco
di parole. Già, perché Straight è il
cognome del protagonista (il suo
nome è Alvin) – quindi sarebbe
“La storia di Straight” – e perché
in inglese la parola “straight”
significa
“giusto,
semplice”
–
quindi anche “La storia giusta,
semplice”. Infatti il film di David
Lynch, regista divenuto famoso per gli affreschi visionari e talora
eccessivi di Velluto blu, Cuore selvaggio e Mulholland Drive, prende
spunto da un fatto realmente accaduto: il viaggio di uno statunitense di
73 anni che decise di percorrere oltre 500km per andare a trovare il
fratello, reduce da un infarto, con cui aveva interrotto i rapporti anni
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addietro. La particolarità sta nel fatto che il vecchietto arzillo compì il
tragitto
a
bordo
di
una
rustica
motofalciatrice,
viaggiando
lentissimamente e dormendo all’addiaccio.
Contrariamente alla maggior parte dei film provenienti dagli Stati Uniti –
e caso unico nella cinematografia di Lynch stesso – la vera protagonista
della storia è la lentezza, la calma, la riflessione. Il nonnetto non si
preoccupa della velocità delle auto, non ha paura di un percorso
estremamente lungo fatto con un mezzo inusuale, non teme il freddo
notturno o il maltempo. Parte. E parte perché sente il cuore che batte
forte e che gli dice che è giunto il momento di fare pace, di mettere da
parte la discordia, di riavvicinarsi al fratello così lontano e così diverso. Il
tragitto riserverà all’ultrasettantenne incontri capaci di raccontarci della
semplicità della gente, della difficoltà di crescere, dell’incredibile risorsa
che c’è in ognuno di noi, se solo prestiamo aiuto al prossimo e sappiamo
ascoltarlo. Ma Una storia vera è anche un bellissimo racconto sulla
delicatezza della natura, sul fluire costante e gioioso dei giorni e delle
notti, delle stagioni e dei climi. Colori vivi, campi sterminati, boschi e
foreste: lo splendore dell’uomo messo davanti al creato. Ma per poter
apprezzare
tutto
ciò
bisogna
sapere
andare
piano,
come
la
motofalciatrice di Alvin, e bisogna avere un animo disposto a non
spazientirsi ma pronto a meravigliarsi.
Questa pellicola, insomma, ci regala alcuni spunti profondi e lo fa con
leggerezza, facendoci affezionare all’idea della missione impossibile che
diventa facile, se fatta per amore e con spirito di perdono, lasciandoci
intravedere come può essere bello gustare la natura, confrontarsi
sinceramente con gli estranei e amare la lentezza (ma non la pigrizia:
basti pensare al viaggio).
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Due curiosità: chi ha scoperto sul New York Times questa vicenda e ne
ha scritto la sceneggiatura è Mary Sweeney, moglie del regista; il
protagonista, Richard Farnsworth, è stato candidato all’Oscar per questa
interpretazione e, quando ha girato il film, aveva 79 anni, sei in più del
vero Alvin Straight!
Domiziano Pontone
19
Con altri occhi
I nostri bambini…
I nostri bambini: educarsi ad educarli
La serata di giovedì è stata un’occasione di riflessione e di dialogo per le
famiglie, e un’opportunità di confronto sul tema dell’educazione dei
propri figli. È stato con noi Giampaolo Redigolo, consulente aziendale,
giornalista e autori di diversi libri su tematiche famigliari e educative. Di
quella serata vogliamo riportare alcuni passaggi che ci sono sembrati
particolarmente interessanti:
“Vent’anni fa il problema ricorrente in queste riunioni era costituito dai
figli se ne andavano di casa; allora si chiedeva ai cosiddetti esperti il
perché. Oggi quel problema è ancora presente ma è più urgente quello
che riguarda i figli che da casa proprio non vogliono andarsene. Anche
in questo caso si chiede ai cosiddetti esperti il perché. Ma scusate, …
oggi come allora, non sarebbe più semplice chiederlo ai vostri figli il
perché? Il vero problema è forse che questo discorso educativo visto
come il tentativo di adattare i bambini a quello che siamo noi, a quello
che viviamo noi, evidentemente non dà risultati. … il bambino non si
adatta o spesso si adatta male.
…bambini piccoli problemi piccoli, bambini grandi problemi grandi – ma
dove sta scritto? Pensate che anche soltanto uno dei vostri figli si possa
ritenere un problema? Se noi decidiamo che i figli sono un problema
allora i figli diventano un problema (…e forse a forza di ripeterlo ai nostri
20
figli, loro stessi finiscono per convincersene). Sono meccanismi che noi
genitori abbiamo ormai elaborato e di cui non ci rendiamo nemmeno più
conto. Questo è il risultato della nostra educazione? Dobbiamo
innanzitutto convincerci che questi nostri figli valgono e convincere di
questo loro stessi.
Altra questione è la trasmissione dei valori. Anche qui s’innescano dei
meccanismi strani per cui sembra inevitabile che da genitori buoni
vengano fuori figli buoni e che da genitori cattivi non possa che venir
fuori un figlio cattivo. Oppure …se il padre è un ingegnere allora…; sono
tutti meccanismi che spesso non rispecchiano la realtà perché non si
pensa al figlio per quello che è ma per ciò che vogliamo che sia. Per
nove mesi lo abbiamo sognato, pensato e immaginato e quando ce lo
siamo trovati davanti abbiamo immediatamente stabilito come sarebbe
dovuto essere. Sognando così dei figli a nostra immagine e somiglianza
(…delirio di onnipotenza?!). Se l’educazione è questa roba qua allora
lasciate perdere i vostri figli, non educateli proprio.
Partiamo dai fatti… il vostro figlio nel grembo della mamma s’inventa, si
costruisce. Non preoccupatevi di prepararvi ad educare un figlio perché
non sapete chi sarà vostro figlio; il figlio è del tutto imprevedibile … non
è che un estraneo che entra nella vita dei genitori.
Vi dirò di più: io sono sempre stato dalla parte di Caino. Perché avrà
fatto male ad ammazzare il fratello… ma provate voi ad avere un fratello
così … il preferito persino da Dio. Spesso ci dimentichiamo di come
finisce questa storia: quando Dio chiama a sé Caino per interrogarlo e
punirlo gli dice: tu sarai maledetto… questa cosa non avresti dovuto
farla…per punizione andrai in giro eccetera eccetera…
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ma Dio dice: io ti metto un marchio in testa perché chiunque ti toccherà
pagherà sette volte …
Questa è l’educazione… il figlio “cattivo” rimane pur sempre tuo figlio
che devi prendere per quello che è, per quello che pensa …e mettergli
un marchio sulla testa.
Se proprio vogliamo dare una definizione all’educazione possiamo dire
che essa sta nel riconoscere, conoscere quella creatura che si ha
davanti, non per quello che pensate che lei sia; le nostre previsioni, i
nostri desideri, le nostre aspettative rischiano di diventare un imbroglio
per voi stessi e per i vostri figli. Dall’altra parte si sente dire “…fai quello
che vuoi!” che non è che un altro modo per dire ai nostri figli che non
vogliamo conoscerli.
In conclusione vorrei dirvi che il bambino non è solo i suoi bisogni, ma è
i suoi desideri, i suoi sogni, la sua fantasia, la sua curiosità…egli è
affascinato da ciò che potrà diventare. Continuate a dare ai vostri figli la
possibilità di fare ciò che facevano nel grembo: inventarsi, costruirsi e
diventare uomini.
A chiusura della serata la parola è passata a Vittorio Mautino, giovane
animatore dell’oratorio di Valperga. Lo ringraziamo per la gioia e
l’entusiasmo con cui ha portato la sua testimonianza. Insieme con lui
cerchiamo di continuare a far in modo che l’oratorio possa essere un
luogo di crescita per i nostri ragazzi… anche alla luce della riflessione di
questa sera.
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Con altri occhi
Crisi adolescenziale…
Crisi adolescenziale o genitori in crisi?
Brutti anatroccoli o bei cigni?
Begli anatroccoli!
Cari adolescenti,
siete “belli” e ci piacete un sacco quando...
siete responsabili, siete in grado di ammettere gli errori, i “vostri” errori,
sapete perdonare i nostri errori, siete sensibili, altruisti, entusiasti, spontanei,
immediati, curiosi, sinceri, coerenti, quando chiedete aiuto ai genitori, quando
ci aiutate, quando avete voglia di ascoltarci, quando volete fare da soli,
quando siete capaci di sognare una realtà diversa, quando comunicate con
spontaneità e immediatezza (anche con un sms...), quando rispettate gli altri,
quando portate avanti con coraggio le vostre idee, quando cercate di conoscere
chi siete, quando cresciamo insieme…
Ci piacete come siete.
Vi vogliamo comunque bene.
I vostri genitori
Quando si chiede ai genitori se i loro figli siano anatroccoli o cigni, alcuni
probabilmente si strapperebbero i capelli pensando ai loro cari pargoletti,
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soprattutto se adolescenti e perciò in un’epoca di cambiamenti non solo
che riguardano il loro corpo, ma che riguardano l’intera famiglia.
Daniela Panero, psicopedagogista e formatrice per la Caritas e il Gruppo
Abele, ha fatto riflettere i genitori presenti all’incontro del venerdì su
come immaginavano i loro figli, scoprendo che non sono né brutti
anatroccoli né bei cigni, ma… begli anatroccoli! A tutti piacerebbe infatti
avere dei figli “perfetti”, pronti a comunicare con loro, pronti ad aiutare in
casa e gli altri, responsabili, rispettosi, pieni di vita e di voglia di
conoscere... Spesso e volentieri però non è così, allora diventa
importante che siano gli adulti a capire che non sono solo i bambini a
crescere e a diventare incomprensibili, ma che si dovrebbe crescere
almeno in tre: mamma, papà e figlio.
Daniela afferma che la dimensione più difficile da comunicare ma
importantissima per il ragazzo è quella di sentirsi amato per quello che
è, anzi, esattamente per quello che è, senza “Sì, mi piaci, ma se tu...”.
L’augurio rivolto ai genitori sia allora questo, di dire ai propri figli: “Vi
vogliamo comunque bene.”.
24
Con altri occhi
Cena e serata missionaria
Altri occhi sul mondo
La serata di sabato è nata dalla collaborazione con alcune associazioni
missionarie del nostro territorio con le botteghe del commercio equosolidale Orukobaba di Cuorgnè e Mappamondo di Rivarolo. É stata
anche un’occasione di festa per tutte le persone di buona volontà che ci
hanno aiutato e sostenuto durante l’intera settimana. L’iniziativa ha
ottenuto un’ottima affluenza di pubblico all’interno del padiglione allestito
per l’occasione nell’area delle scuola elementari.
Tra i tavoli a servire insieme a noi giovani del Centro Caritas una
delegazione delle associazioni missionarie presenti.
In una serata allegra e conviviale hanno trovato posto anche alcune
testimonianze che hanno permesso di conoscere brandelli di storie di
uomini e donne che vivono nell’ emisfero meridionale del nostro pianeta.
Dal Brasile... alla Repubblica Centrafricana, dall’America Latina... al
Kenia.
Infine abbiamo avuto l’opportunità di far conoscere le finalità e gli
obiettivi del commercio equo-solidale.
L’intero ricavato della serata è stato interamente destinato alle
associazioni che hanno permesso la realizzazione di questa serata:
al Gruppo Brasile, a sostegno della missione di Don Nicola, sono stati
destinati € 1.000;
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al gruppo Quelli del Sacchetto per sostenere le missioni di Mons. Carlo
Ellena sono andati € 700;
al gruppo Jacques Ngakoukou a sostegno del lavoro di Suor Petra e le
suore giuseppine nella Repubblica Centrafricana sono andati € 400;
al gruppo missionario di Feletto per i missionari del Kenya abbiamo
destinato € 300.
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Con altri occhi
Calcio in Libertà
Calcio in libertà
Banale?
No, accoglienza e semplicità.
La Settimana Caritas si è conclusa con un torneo di calcio. Ci si
potrebbe chiedere che senso abbia un momento del genere con la
carità. Le motivazioni di Calcio in Libertà hanno radici quasi storiche: da
cinque anni siamo in contatto con l’Associazione Mastropietro, che si
occupa prevalentemente della riabilitazione di tossicodipendenti, e con
essa si sono organizzate periodiche partite “contro” i giovani dell’oratorio
di Valperga, o comunque con ragazzi che dall’oratorio sono passati.
L’obiettivo era di allargare la proposta anche agli obiettori in servizio
presso
la
Diocesana
Caritas
e
Associazioni
avevano
alla
alle
che
partecipato
giornata
di
apertura con gli stand,
in modo da creare
informalmente
dei
legami, una rete di
conoscenze,
attraverso un’occasione non formalizzata. Nonostante alcune defezioni è
27
stato disputato un torneo triangolare e si è data l’opportunità anche ai
bambini di giocare. Ma chi erano gli altri che hanno giocato? Una
squadra era composta dagli animatori giovani dell’oratorio più alcune
integrazioni dal “passato” e anche dall’oratorio di un paese vicino, l’altra
da ragazzi che sono cresciuti in oratorio e che poi per vari motivi se ne
sono andati: erano i famosi “casi problematici”, gli “scatenati” che
difficilmente riuscivano a stare negli spazi oratoriali ma che forse
conservano dell’oratorio un bel ricordo! Ovviamente non sono stati
importanti i risultati della “competizione”, tra l’altro abbastanza prevedibili
(hanno vinto gli animatori), ma il clima che si è respirato durante tutto il
pomeriggio: accoglienza reciproca, il piacere di salutare volti che non si
vedevano da tempo, la possibilità di fare nuove conoscenze, il tifo...
Questo grazie anche al rinfresco avvenuto dopo la premiazione
all’interno del cortile dell’oratorio.
Tra i commenti più apprezzati ricordiamo: “Grazie a voi, così faccio
scendere un po’ la pancetta”.
Banale? No, accoglienza e semplicità.
28
Con altri occhi
Attività per i bambini e i ragazzi
Quel che possiede un bimbo…
…due piedi lesti lesti per correre e saltare,
due mani sempre in moto per prendere e per fare,
la bocca chiacchierina per tutto domandare
due occhioni spalancati per tutto investigare
e un cuoricino buono per molto molto amare.
Mercoledì
12
maggio
un
simpatico orso, l’Orso ARIT
(mascotte
della
Settimana
Caritas) ha deciso di far visita ai
bimbi
della
Scuola
Materna
“Luttati” di Valperga. Durante la
Settimana si è infatti cercato di
sensibilizzare
piccoli,
anche
attraverso
i
più
semplici
giochi e attività, a quella che è
l’attenzione verso gli altri e
verso le piccole cose.
Nel pomeriggio i bambini hanno dovuto intraprendere una grande
missione. Un misterioso animale aveva perso la strada di casa e si era
29
rifugiato
all’interno
dell’asilo.
trovato
Dopo
le
aver
tracce
che
l’animale aveva lasciato in
varie parti dell’asilo,
bambini
hanno
i
dovuto
trovarlo e aiutarlo a tornare a casa. Le tracce lasciate dall’animale
permettevano ai bambini, man mano che venivano scoperte, di capire di
che animale si trattava. Guardando dentro a una scatola magica i
bambini hanno potuto riconoscere la casetta dell’animale (una grossa
TANA). Lungo il percorso poi hanno potuto toccare con le loro manine il
suo morbido pelo e assaggiare il suo cibo preferito (il MIELE). Con la
lente d’ingrandimento hanno anche osservato da vicino le sue enormi
orme…. riuscendo così alla fine a capire che l’animale misterioso era un
orso, proprio l’Orso ARIT!
Quando l’orso è stato trovato nel suo nascondiglio era spaventato e
triste, piangeva disperatamente…bisognava in qualche modo consolarlo.
Cosa meglio di un forte abbraccio da parte di tutti i bimbi poteva renderlo
felice?
Così l’Orso ARIT è stato circondato dall’affetto dei suoi nuovi piccoli
amici grazie al quale ha riacquistato il sorriso. Per ringraziarli l’Orso ha
offerto loro una dolce merenda. Tutti i bambini hanno poi disegnato ciò
che più li aveva colpiti del gioco tenutosi nel pomeriggio.
Questi disegni sono stati appesi la sera del 14 maggio nella palestra
delle scuole medie. Qui i bimbi hanno potuto assistere a uno spettacolino
con i burattini e giocare insieme mentre i genitori partecipavano
all’incontro sull’educazione tenuto da Giampaolo Redigolo all’Auditorium.
30
La gioia, la spontaneità, l’impegno che hanno messo i bambini per
aiutare l’Orso in difficoltà sono stati straordinaria… hanno dato
veramente il meglio di loro stessi…
31
Facciamo ridere l’Orso Arit!
“Proviamo a raccontargli una barzelletta!
…Abbracciamolo! Guardate, sta ridendo!”
I bambini delle scuole elementari, durante la settimana Con altri occhi,
hanno incontrato uno strano personaggio: l’orso Arit. Grazie alla
collaborazione degli insegnanti e grazie alle competenze teatrali di alcuni
ragazzi delle scuole superiori, abbiamo realizzato questo progetto di
incontro con i bambini di tutte le classi della scuola elementare di
Valperga.
La finalità di questo progetto è stata quella di sensibilizzare i bambini al
tema dell’attenzione verso l’altro, che si traduce poi nel rapporto con i
compagni di classe e con gli amici. Nello specifico, il nostro obiettivo è
stato quello di fare in modo che i bambini si mettessero in gioco in
maniera guidata e partecipassero attivamente e interagendo in prima
persona nella scenetta proposta dagli animatori. Al termine vi era una
piccola condivisione per raccogliere le loro impressioni sul significato
della scenetta, tentando di guidare la riflessione sul tema dell’attenzione
ai bisogni di chi ci sta accanto.
La storia di Arit:
Arit è un orso triste. Entra a sorpresa dei bambini in ogni classe della
scuola, accompagnato da un altro animatore. Arit non fa altro che
piangere…e il compito dei bambini è quello di farlo ridere, di renderlo
felice. Compare, quindi, una scatola magica con all’interno molti oggetti
per rendere felice Arit. I bambini, uno per volta, possono provare a farlo
32
ridere, utilizzando gli oggetti contenuti nelle scatola: barzellette, giochi,
cibo e oggetti vari. Tutto questo, però, non sembra interessare l’orso,
che continua a piangere disperato. Solo alla fine, dopo tanti tentativi, si
scopre che l’unico modo per farlo sorridere è abbracciarlo tutti insieme.
E’ così che termina questa storia: con un abbraccio che coinvolge tutti i
bambini.
In alcune classi sono stati proprio i bambini a scoprirlo, in altre classi gli
animatori sono intervenuti aiutando i bambini a trovare la giusta
soluzione.
Al termine di questo momento ci si è fermati con i bambini a riflettere su
quanto era avvenuto in questa attività interattiva. Ogni classe ha prodotto
una cartellone, mediante la tecnica del brainstorming, per spiegare cosa
era avvenuto nella storia dell’orso Arit. Ogni bambino poteva liberamente
scegliere di rappresentarlo con parole, pensieri o disegni. L’attività ha
riscosso un buon successo tra i bambini, che hanno dimostrato di
partecipare attivamente e di essere in grado di mettersi in gioco e di
saper riflettere su temi importanti come l’attenzione verso chi non sta
bene.
Gli insegnati hanno apprezzato il lavoro svolto con le classi, offrendoci
di riproporre questo progetto anche durante la prossima settimana Con
altri occhi. Per tutte queste ragioni il bilancio di questo progetto è
sicuramente positivo.
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Costruire insieme
Il BO, con la sua bocca grossa,
rideva alle parole dei buoni animali…
In questa settimana, attraverso sei meetings di due ore ciascuno,
abbiamo incontrato ciascuna delle sei classi delle scuole medie di
Valperga, proponendo ai ragazzi attività pratico-ludiche, differenziate
secondo il numero d’ordine delle classi, corredate, al termine, di
momenti di confronto-verifica, finalizzate alla sensibilizzazione dei
ragazzi sui temi del rapporto tra io individuale e gruppo e di conflittualità
e collaborazione.
I ragazzi si sono mostrati per lo più coinvolti e piuttosto interessati, e,
alla fine, apparentemente soddisfatti. Questa soddisfazione era
condivisa anche dagli insegnanti che in diversi casi ci hanno proposto di
ripetere esperienze analoghe con classi dell’anno a venire. In particolare
le attività – nella quasi totalità dei casi – sono state tali da mettere in
luce connotati caratteriali personali e relazionali dei ragazzi e dinamiche
di gruppo, già notate (e solo successivamente confermateci) dagli
insegnanti.
Il nostro sforzo è dunque stato, al momento del confronto-verifica che
concludeva ciascuna attività, di far emergere dalle osservazioni e
autovalutazioni cui i ragazzi erano invitati, la consapevolezza per
l’esistenza di quelle dinamiche e di quei connotati, in modo da
suggerirne loro il superamento, nel caso che fossero dannosi, o,
dall’altro lato, la valorizzazione. Purtroppo la limitatezza del tempo a
disposizione non ci ha permesso – con tutte le classi – un
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approfondimento proporzionato all’interesse e alla ricchezza degli spunti
emersi. Quest’esperienza – pur circoscritta e pertanto di efficacia
difficilmente
durevole
–
credo
tuttavia
possa
essere
valutata
positivamente proprio in ragione della soddisfazione di ragazzi e docenti.
Forniamo qui di seguito, a titolo di esempio, la descrizione piuttosto
dettagliata dell’attività proposta alle classi prime.
Il gioco: La fattoria
1. Con della creta modellate un animaletto che ritenete vi rappresenti
per le sue caratteristiche. Pensateci bene, non fatelo a caso perché
poi ci racconteremo il perché della scelta.
2. Ora dividetevi in modo da formare quattro gruppi
3. A ciascun gruppo viene ora dato il disegno schematico dell’area
occupata da una fattoria. In questa fattoria dovrete ambientare una
storia che ha per protagonisti tutti gli animali di quelli che fanno parte
del vostro gruppo. Fate in modo che tutti abbiano un ruolo preciso.
4. Per facilitarvi il lavoro a ciascun gruppo sarà data una frase che
dovrà essere la frase finale della vostra storia e che perciò potrà
esservi di guida nell’inventare il resto:
5. Ora ciascun gruppo racconti la sua storia; gli altri non facciano
commenti: ci sarà tempo dopo e allora sarà bene che interveniate
La storia
Ecco l’esempio di una delle numerose storie composte dai ragazzi. Gli
animali che entrano in gioco, e le loro ragioni di scelta, sono: il BO (un
mostriciattolo un po’ indefinito su cui non ci è stata fornita altra
delucidazione), il lombrico (che si nasconde sotto terra), il gufo (perché
vive di notte), il coniglio furbo (perché è veloce), il coniglio sciocco (perché
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ha i denti sporgenti), il pappagallo (perché parla sempre), il gattino (perché
e piccolo e giocherella).
Un giorno di primavera, nella fattoria Kent, il BO, perfido e cattivo, faceva
girare fortemente le pale del mulino a vento, infastidendo gli animali, ma
soprattutto il padrone del fienile, il signor gufo. Il complice del Bo era il
lombrico che andando sotto terra spiava gli animali.Facendo girare
fortemente il mulino, il fieno si sparse per tutto il territorio sottostante. Gli
animali erano veramente arrabbiati e decisero di andare a parlare al BO.
Il BO, con la sua bocca grossa, rideva alle parole dei buoni animali. Gli
animali lo ipnotizzarono per capire come mai era diventato così perfido e
capirono che era stato abbandonato dai genitori all’età di due anni. Il
gufo, il lombrico, il coniglio furbo, il coniglio sciocco, il pappagallo e il
gattino cercarono per tutto il bosco i genitori del Bo, alla fine li trovarono.
Il BO al vedere la sua famiglia si addolcì si scusò con tutti e giurò di non
infastidire mai più nessuno.
E grazie agli animali il mulino a vento smise di fare i dispetti al fienile e il
fienile non si vendicò più del mulino, anzi divennero amici e la serenità
tornò per gli animali della fattoria
Conclusioni
Queste fattorie sono un po’ come la vostra classe, non per niente al loro
interno ci sono degli animaletti che rappresentano ciascuno di voi. Nelle
fattorie succedono cose a volte belle a volte meno belle, proprio come in
classe. Stare insieme non è facile, ma può dare anche soddisfazioni e
poi è inevitabile, dunque è bene cercare di farlo con armonia. La prima
cosa per andare d’accordo, però, è conoscersi: per questo era
importante che ognuno capisse le caratteristiche degli animaletti... sono
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anche le vostre (o almeno quelle che vorreste avere)! Gli animaletti sono
tutti diversi l’uno dall’altro, e così siete voi: non ha senso dunque che
qualcuno abbia il primo posto e qualcun altro sia messo da parte.
Questo succede perché quelli che si assomigliano di più (ma presi da
soli anche loro si mostrano diversi... e speciali) si uniscono a danno di
animaletti più deboli o magari solo diversi da loro (e proprio per questo
speciali pure loro!). Questo non fa bene alla classe, perché fa diventare
maleducati, egoisti e chiusi i primi e sempre più tristi i secondi. Bisogna
sforzarsi dunque con un po’ di fantasia, per trovare un ruolo per
ciascuno, un ruolo che vada bene insieme a quello degli altri, un ruolo
che lo soddisfi e lo aiuti a mettere in luce le sue caratteristiche positive,
e le caratteristiche positive le si trova cercando di guardare con amicizia
le persone e cercando di guardarle in un modo nuovo, che si liberi da
vecchie ruggini e vecchie antipatie. Guardare con altri occhi.
Come si fa? Ci vogliono tre cose allora:
•
La fantasia per guardare con altri occhi ogni componente della
classe: liberarsi del giudizio che si è avuto su di lui, osservarlo bene,
per trovare, anche in una persona che si è sempre giudicata, dei lati
positivi, delle abilità,
ma
ci
vogliono
anche altri occhi per
mettersi
nei
suoi
panni, per capire i
suoi comportamenti
e, senza concedergli
tutto, cercare però di
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andare oltre. Le persone cambiano in meglio quando si sentono
accettate per come sono, cioè amate.
•
L’amicizia, cioè l’affetto, il voler bene, cioè il volere il bene dell’altro,
anche se è quello che ci sta sull’anima (e il suo bene può anche
essere un rimprovero... purché fatto in modo da poter essere
accolto): se uno capisce che noi veramente vogliamo il suo bene,
può darsi che non si mostri più ostile verso di noi.
•
L’impegno: perché voler bene, non è solo un sentimento spontaneo,
è anche un volere, e quindi richiede almeno un piccolo impegno,
come ci vuole impegno per fare uno sforzo di fantasia e osservare i
compagni con altri occhi.
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Con altri occhi
Bit ce bolje
Bit ce bolje… Andrà meglio!
La mostra fotografica “Bit ce bolje” nasce dalla collaborazione fra Piero
Nizzia, Maurizio Gjvovich (fotografi) e la Caritas di Alessandria che
opera con assiduità in Bosnia Erzegovina a favore delle popolazioni
colpite della guerra balcanica.
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“… non c’è immagine che ogni giorno non ripercorra la nostra mente. E non
potremo mai dimenticare ciò che i nostri occhi hanno visto… Oggi siamo
riusciti a realizzare quest’importante documento, che crediamo possa aiutare
chi ancora oggi sopravvive nell’indifferenza dei nostri bei paesi
occidentalizzati. Questa è la nostra più grande soddisfazione, come fotografi e
come esseri umani.”
Piero e Maurizio
40
Con altri occhi
Canti e Preghiere
Con altri occhi
(musiche e testi di D. Montin)
Intro: si- re sol la (2 volte)
re
sol
la
Cammineremo sulle strade che ci hai insegnato
re
sol
la
Portando a tutti il lieto annuncio del tuo ritorno
si-
sol
la
Col cuore che ci ardeva in petto tu ci hai parlato
re
sol
la
si- re sol la
Nel pane che hai spezzato mentre già muore il giorno.
Con altri occhi, un altro cuore fa’ che guardiamo
Al prossimo che incontreremo sul tuo cammino
Donando a tutti a piene mani l’Amore che ci hai dato
Racconteremo al mondo che ti abbiamo incontrato.
re
sol
re sol
Donaci occhi nuovi per guardare
re
sol
si-
la
Piedi saldi per percorrere le tue strade
si-
sol
re
sol
Dacci mani forti per cambiare questi giorni
mi-
sol
la
si- re sol la (si per passaggio a mi)
E un cuore nuovo per amare. (x 2)
Al cuore di chi soffre porteremo conforto
Negli occhi di chi piange metteremo un sorriso
All’anima di chi dispera daremo pace
A chi è nella tristezza insegneremo a cantare.
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fa
sib
do
Per ogni giorno che ci doni, per ogni istante
fa
sib
do
Per tutti i doni del tuo amore, e le tue parole
re-
sib
do
Per i fratelli che sul cammino ci hai messo accanto
fa
sib
do re- fa sib do
Per ogni volta che tu ci sei stato vicino.
re
sol
la
Insegnaci la Carità che cambia la vita
re
sol
la
Semina nei nostri giorni la tua Parola
si-
sol
la
Dacci sogni e speranze da realizzare
re
sol
la
Riempi delle tue promesse il nostro cuore.
re
sol
re sol …
Donaci occhi nuovi per guardare…
mi
la
mi la
Donaci la forza di sperare
mi
la
do#-
si
Donaci una fede salda nelle tue parole
do#-
la
mi
la
Dacci Carità perfetta, dacci un cuore nuovo
fa#-
la
do#-
Con altri occhi per vedere Te
la
si
mi
Con altri occhi per vedere Te.
42
Preghiera comunitaria
Signore Gesù,
tu sei lo sguardo d’Amore del Padre,
fatto uomo affinché Dio
vedesse il mondo con occhi di uomo
e l’uomo vedesse il prossimo
con gli occhi di Dio.
Tu che hai posato il tuo sguardo
sul cieco e sullo storpio,
sul povero e sul sofferente,
sul pubblicano e sulla peccatrice,
a tutti donando salvezza, conforto e perdono:
donaci altri occhi per guardare alle povertà dei fratelli,
donaci piedi saldi per percorrere le strade che ci additi,
donaci mani forti per sostenere chi vacilla,
e donaci un cuore nuovo, per amare
così come Tu hai amato.
Amen.
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Rosario della Carità
Durante il mese di maggio, che per tradizione è dedicato alla Vergine
Maria, gli abitanti di ogni borgata e frazione di Valperga si riuniscono per
la recita del Santo Rosario. Durante la Settimana Caritas abbiamo
proposto un Rosario particolare in cui abbiamo meditato i misteri della
carità, grazie alla disponibilità di molti giovani che si sono recati nei vari
centri per incontrare la gente e per condividere questa preghiera.
Primo Mistero: la guarigione del paralitico
Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non
potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il
tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il
lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al
paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». (Mc 2, 1-12)
Secondo Mistero: il discorso della montagna
“Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico;
ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori.
Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”. (Mt 5,
43-48)
Terzo Mistero: la moltiplicazione dei pani
Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove
possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare. Gli
disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui
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un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo
per tanta gente?». (Gv 6, 1-13)
Quarto Mistero: la parabola del Samaritano
Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato
nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù
gli disse: «Và e anche tu fa’ lo stesso». (Lc 10, 25-37)
Quinto Mistero: la lavanda dei
piedi
“Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi
chiamate Maestro e Signore e dite
bene, perché lo sono. Se dunque
io, il Signore e il Maestro, ho
lavato i vostri piedi, anche voi
dovete lavarvi i piedi gli uni gli
altri. Vi ho dato infatti l'esempio,
perché come ho fatto io, facciate
anche voi”. (Gv 13, 1-15)
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Preghiera dei bambini
Generosità, rispetto, collaborazione, bontà… quanti aspetti ha la carità?
Hanno ben imparato a conoscerli i bimbi che ogni mattina durante la
Settimana Caritas hanno partecipato alla “preghiera dei bambini”. Per
iniziare bene la giornata, prima di andare a scuola, tutti insieme ci si è
ritrovati in chiesa dove, dopo il racconto di una storiella si pregava e si
cantava in allegria. E poi… si scopriva, giorno per giorno, un’immagine
con scritto “Dio è amore”.
Una delle storie che ci hanno aiutato a pregare e a riflettere ci è piaciuta
molto, e la proponiamo anche a voi, come chiusura ideale della nostra
Settimana.
La nuvola e la duna
Una nuvola giovane giovane (ma, è risaputo, la vita delle nuvole è breve
e movimentata) faceva la sua prima cavalcata nei cieli, con un branco di
nuvoloni gonfi e bizzarri. Quando passarono sul grande deserto del
Sahara, le altre nuvole, più esperte, la incitarono:
“Corri, corri! Se ti fermi qui sei perduta”.
La nuvola però era curiosa, come tutti i giovani, e si lasciò scivolare in
fondo al branco delle nuvole, così simile ad una mandria di bisonti
sgroppanti.
“Cosa fai? Muoviti!”, le ringhiò dietro il vento. Ma la nuvoletta aveva visto
le dune di sabbia dorata: uno spettacolo affascinante. E planò leggera
leggera. Le dune sembravano nuvole d’oro accarezzate dal vento. Una
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di esse le sorrise. “Ciao”, le disse. Era una duna molto graziosa, appena
formata dal vento, che le scompigliava la luccicante chioma.
“Ciao. Io mi chiamo Ola”, si presentò la nuvola.
“Io, Una”, replicò la duna.
“Com’è la tua vita lì giù?”
“Bè... Sole e vento. Fa un po’ caldo ma ci si arrangia. E la tua?”
“Sole e vento... grandi corse nel cielo”.
“La mia vita è molto breve. Quando tornerà il gran vento, forse sparirò”.
“Ti dispiace?”
“Un po’. Mi sembra di non servire a niente”.
“Anch’io mi trasformerò presto in pioggia e cadrò. É il mio destino”.
La duna esitò un attimo e poi disse: “Lo sai che noi chiamiamo la pioggia
Paradiso?”
“Non sapevo di essere così importante”, rise la nuvola.
“Ho sentito raccontare da alcune vecchie dune quanto sia bella la
pioggia. Noi ci copriamo di cose meravigliose che si chiamano erba e
fiori”.
“Oh, è vero. Li ho visti”.
“Probabilmente io non li vedrò mai”, concluse mestamente la duna.
La nuvola riflettè un attimo, poi disse: “Potrei pioverti addosso io…”
“Ma morirai…”
“Tu però, fiorirai”, disse la nuvola e si lasciò cadere, diventando pioggia
iridescente.
Il giorno dopo la piccola duna era fiorita.
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Con altri occhi
Bilancio economico
Passivo (P)
Attività scolastiche
42,75 Euro
Materiale di cancelleria
91,55 Euro
Spese amministrative
67,14 Euro
Rimborso spese Relatori
150,00 Euro
Capannone
800,00 Euro
Cena, rinfresco
1108,40 Euro
Materiale organizzativo
1576,00 Euro
Serate, Incontri, Dibattiti
450,00 Euro
Magliette
376,80 Euro
TOTALE
4662,64 Euro
Attivo (A)
Cassa Parrocchiale
1200,00 Euro
Contributo Comune di Valperga
2026,00 Euro
Offerte Cinema
90,00 Euro
Offerte Magliette
233,00 Euro
Offerte Cena
3287,00 Euro
TOTALE
6836,00 Euro
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Contributi ai gruppi Missionari (C)
Gruppo Brasile (Rivarolo Canavese)
1000,00 Euro
Quelli del sacchetto (Pertusio)
700,00 Euro
Jacques Ngakoutou (Rivarolo Canavese)
400,00 Euro
Gruppo Missionario (Feletto)
300,00 Euro
TOTALE
2400,00 Euro
Totale (A-P-C)
Attivo
6836,00 Euro
Passivo
4462,64 Euro
Contributi
2400,00 Euro
TOTALE
-26,64 Euro
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Con altri occhi
Ringraziamenti
La nostra riconoscenza va a…
Per il sostegno e l’aiuto prezioso:
•
la Parrocchia di Valperga
•
il Comune di Valperga e l’assessore Davide Brunasso
•
la Pro loco Valperga-Belmonte e il presidente Gianni Bernardi
•
il preside Bertoldo della scuola media A. Arnulfi
•
il direttore Ardissone della scuola elementare A. Gays
•
i professori e le maestre delle scuole di Valperga
•
le suore e Nennele dell’asilo Luttati
•
la Caritas diocesana di Torino, le Caritas zonali di Rivarolo e di Ciriè
•
Pierluigi Dovis e Raffaella Capetti per il sostegno e
l’accompagnamento nella progettazione
•
don Paolo e don Giampiero per il supporto spirituale
•
le Associazioni di Volontariato del territorio
Per gli interventi agli incontri:
•
Luca Astolfi
•
don Giampaolo Pauletto
•
Piero Marchisio
•
Ariella Castellano
•
don Domenico Machetta
•
Domiziano Pontone
•
Giampaolo Redigolo
50
•
Vittorio Mautino
•
Daniela Panero
•
le servizio civiliste
•
la cantoria di Cuorgnè
Per la cena missionaria:
•
il gruppo Brasile e il cuoco Mario
•
l’associazione Quelli del Sacchetto
•
l’associazione Jacques Ngakoutou
•
il gruppo missionario di Feletto
•
le botteghe del commercio equo e solidale (Mappamondo di Rivarolo
e L’Orukobaba di Cuorgnè)
E ancora…
•
Piero Nizzia per la mostra fotografica
•
Livio Rolle per il supporto grafico
•
il cinema Ambra
•
Vallelonga per le piante
•
Marco Vallero per le riprese
•
Dario Vacca Cavalotto e la CEI per l’impianto elettrico e acustico
•
Fernanda per i costumi
•
tutti quelli che in mille modi (anche nelle critiche) ci hanno dato un
importante aiuto
Per finire:
•
un ringraziamento particolare a don Domenico Catti per la fiducia
sempre dimostrataci, per il sostegno morale e spirituale nella
maturazione di quest’esperienza.
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