Servizio Assistenza tecnica e supporto al funzionamento Osservatorio Regionale per
la Formazione Continua Rif.to contratto rep. n. 1236 del 24.09.2013
“FASE 1.a ) Stabilizzazione delle articolazioni territoriali e animazione periodica”
Animazione territoriale: focus group territoriali
Report relativo al focus group di Fermo
15 maggio 2014
Servizio Assistenza tecnica e supporto al funzionamento Osservatorio Regionale per la Formazione Continua
Progetto approvato dalla Regione Marche con Decreto del Dirigente della PF Formazione Professionale n. 132/FOP del 20/06/2013. Codice C.I.G. 5094859AA4
Formazione, Animazione, Ricerca, per la costituzione di un Osservatorio sulla Formazione Continua
1. Obiettivi dei Focus Group
Contribuire ad aggiornare in modo dinamico le rilevazioni dei fabbisogni formativi e delle
figure professionali dei territori interessati, con il fine ultimo di contribuire in modo
significativo alla politica di programmazione locale.
Garantire continuità all’azione di animazione territoriale come strumento chiave per la
funzionalità dell’Osservatorio regionale sulla formazione continua.
2. Metodologia utilizzata
La sessione di lavoro ha sviluppato un confronto diretto, guidato e interattivo, fondato sugli
strumenti base del coaching (ascolto attivo; domande efficaci) e orientato a far emergere
gli aspetti di cui al successivo punto 4.
Ciascun partecipante ha offerto il proprio contributo attingendo alla personale esperienza
professionale e contribuendo a costruire un quadro d’insieme, reso possibile dall’integrazione
delle diverse prospettive individuali.
3. Partecipanti
Rappresentanti delle parti sociali, dell’Amministrazione Provinciale e di altri soggetti attivi
nel sistema della formazione continua regionale (si veda foglio presenze allegato).
4. Principali punti oggetto di confronto

Confronto sui dati macroeconomici relativi al territorio provinciale e sul loro impatto
potenziale sulle imprese e sul sistema della formazione continua.

Confronto su spunti di riflessioni derivanti dalla survey condotta da Censis
nell’autunno 2013 presso un panel di imprese del territorio provinciale.

Verifica dello stato dell’arte dei fabbisogni formativi e professionali, specie in
relazione alle previsioni del Piano formativo territoriale del 2011, output della
prima annualità di F.a.r.o.lab e strumento significativo per la programmazione delle
politiche formative sui territori.
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5. Sviluppo del focus group
La riunione di Fermo registra una presenza ampia e rappresentativa, che spazia dai decisori
politici alle parti sociali, agli enti attuatori (come si evince dal foglio presenze allegato). Nella
fase introduttiva, viene subito messo in evidenza come questa modalità operativa di
confronto potrà diventare permanente per garantire una programmazione della formazione
continua aderente ai bisogni delle imprese locali.
Si rileva come il precedente Piano Formativo Territoriale abbia contribuito alla
programmazione ma non in modo incisivo, a causa della scarse risorse disponibili. Tutta la
programmazione appena conclusa ha infatti risentito della necessità di finanziare la cassa
integrazione in deroga, a detrimento di misure alternative di politica attiva del lavoro. Pur in
questo contesto, i numeri complessivi dei soggetti formati sono rilevanti: circa 5000 persone
tra 2009 e 2013.
Questa nuova fase di F.a.r.o.Lab offrirà spunti importanti per la nuova programmazione,
sebbene con il limite di un quadro istituzionale tuttora incerto specie per quanto concerne la
futura collocazione dell’Amministrazione Provinciale nel quadro regionale e la ripartizione di
competenze che ne potrà derivare.
Alcuni stimoli dai dati macro economici provinciali (aggiornati al 2012)
La presentazione dei dati relativi alla provincia di Fermo realizzata da Censis, mette in
evidenza:
- il numero e la penetrazione degli stranieri residenti: con riferimento a questo dato,
Fermo è seconda solo a Macerata;
- il dato relativo alla disoccupazione, sostanzialmente allineato a quello regionale. Pur
restando critico, il dato sulla disoccupazione giovanile è migliore sia rispetto al dato
regionale che a quello nazionale;
- andamento dei settori: incremento numerico sostanziale in agricoltura e calo sostanziale
nell’industria e nel commercio;
- commercio estero: anche se i numeri in valore assoluto non sono elevati, il saldo positivo
è consistente;
- turismo: la presenza media del turista in provincia di Fermo è la più alta in assoluto in
regione (7,3 gg). Sullo stesso tema, quello dei flussi turistici, si registra una “bilancia dei
pagamenti” negativa per circa 23 milioni di euro.
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Alcuni stimoli derivanti dalla survey condotta da Censis nell’autunno 2013 presso
un panel di imprese del territorio provinciale
All’indagine condotta da Censis con metodo Cawi, ha risposto un esiguo numero di imprese.
Per questo motivo, e considerato che non si tratta di campione rappresentativo, è stata
adottata all’interno del focus group con l’unico scopo di individuare parametri utili per
l’analisi e per il confronto.
Di seguito i dati più significativi, anche ai fini del confronto che ha fatto seguito
all’esposizione:
- L’organico delle imprese è rimasto sostanzialmente stabile. Il numero delle aziende che
sostiene di aver aumentato l’organico, si bilancia con quello di coloro che sostengono di
aver ridotto il personale;
- Canale di reclutamento del personale: stando ai tre quarti delle risposte, le imprese
reclutano attraverso contatti diretti. Il “passaparola” si colloca al secondo posto e ,
sommando i due, diventa vicina al 100% la percentuale di coloro che si avvalgono di
network informali. Tra le agenzie istituzionali, il ricorso alla scuola per la ricerca di
personale, si colloca subito prima di quello ai Centri per l’Impiego.
- Un ulteriore dato, degno di nota, riguarda l’elenco di quello che le imprese ritengono
essere i loro principali fattori competitivi: spiccano qualità e specializzazione, ma
preoccupa, ai fini del focus group, il dato relativo alla formazione, relegata ad un misero
6%. In realtà, la vera preoccupazione nasce mettendo a confronto questa percentuale
con quella relativa alla qualità delle risorse umane che si attesta invece sul 25 per cento.
La distanza tra questo dato e quello relativo alla formazione rivela come nella percezione
dei rispondenti le due leve siano prive di reali collegamenti.
- Infine, sollecitate a dichiarare quali strategie hanno messo in moto in tempi di crisi, il
40% circa delle imprese dichiara di non aver adottato interventi specifici, dimostrando un
approccio attendista, talvolta reattivo, ma di certo non proattivo.
Confronto sui dati macroeconomici e sugli spunti di riflessioni derivanti dalla
survey. Stato dell’arte dei fabbisogni formativi e professionali
Al termine dell’esposizione dei dati, i partecipanti sono stati coinvolti utilizzando la
metodologia di cui al precedente punto 2 e a partire dai dati illustrati da Censis, utilizzati
come stimoli e “suggestioni”. Di seguito riportiamo le principali risultanze emerse dal
confronto.
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Ruolo dei Centri per l’impiego – reclutamento - riqualificazione: viene sottolineato
come alla ricerca attraverso canali informali possa essere attribuita anche una valenza
positiva, se interpretata come il frutto di buon tessuto relazionale sul territorio. La
mediazione e il passaparola sono anche la diretta conseguenza della prevalente dimensione
delle imprese, micro per il 98% circa. Ovviamente questo scarso ricorso ai servizi, richiede
una riflessione, anche provocatoria, sul ruolo dei Centri per l’impiego, che secondo taluni,
dovrebbero essere il luogo deputato ad ospitare l’osservatorio visto che è da lì che
transitano i lavoratori espulsi. Per la provincia di Fermo, più di altre ricca di tradizioni
artigianali di qualità, il danno derivante dalla perdita di professionalità è avvertito in modo
forte “perché un’azienda artigiana che chiude perde un lavoratore competente” che si
traduce in una perdita per il distretto. Difficile anche ricostruire e valorizzare queste
professionalità in assenza di strumenti certificativi quali il libretto formativo. Si sollecita
un’offerta formativa in costanza dell’ammortizzatore sociale, diretta a riqualificare verso
mansioni atte a sostenere l’occupabilità e la flessibilità dei lavoratori.
Export e settori produttivi: il settore calzaturiero così come quello della produzione dei
cappelli, continua ad essere fortemente orientato all’esportazione, ma serve qualificazione
del capitale umano per supportare percorsi di sviluppo aziendale e di crescita consapevole.
Anche un certo attendismo delle imprese è spiegabile con le risorse che fino a poco tempo fa
erano garantite dai mercati internazionali, soprattutto russi. Tuttavia l’assenza di vere e
proprie strategie di marketing internazionale, espone a rischi, come quelli ora avvertiti a
seguiti della crisi ucraina. Periodicamente, gli alti e bassi del mercato russo e delle ex
repubbliche sovietiche, preoccupano gli operatori di tutta la filiera, sia della calzatura che del
cappello, produzione ancora più legata ai mercati esteri, considerato che si tratta di un
accessorio più richiesto all’estero che nel mercato domestico.
Servirebbero dunque figure professionali come i facilitatori per l’export, o esperti
assimilabili come quelli che la Regione Marche ha incluso recentemente in un elenco di
Export temporary manager, professionisti cui potranno ricorrere le imprese.
Secondo alcuni, anche il settore agricolo dovrebbe valorizzare il trend positivo, potenziando
le esportazioni attraverso una maggiore qualificazione delle risorse umane e il ricorso a
facilitatori dei processi di internazionalizzazione.
Su questo piano, il focus ha confermato le conclusioni del Piano formativo territoriale del
2011 che sostenevano uno sviluppo delle risorse umane trainato strutturalmente da
innovazione di prodotto/processo e dall’internazionalizzazione.
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Atteggiamento verso la formazione e principali fabbisogni
Le posizioni sono contrastanti ma rispetto agli anni precedenti si tende a rilevare un segno
positivo nell’apertura delle imprese verso le esperienze formative. Il ricorso ai fondi
interprofessionali cresce ma resta complessivamente ancora scarso.
L’esperienza di successo segnalata da più parti è un’iniziativa di collaborazione tra scuola,
impresa, istituzione e territorio a Montappone, piccolo distretto che continua ad “assorbire
occupazione e a sviluppare nuove esigenze che derivano da nuovi mercati”.
Qui il dispositivo della “Fabbrica pilota” è nato per rispondere alle esigenze di maestranze in
possesso di una qualificazione di base, molto ricercata dalle aziende che non riescono più a
sostenere gli oneri di un affiancamento interno. L’esperienza di Montappone viene riportata
come una buona prassi in cui è l’impresa è consapevole del collegamento tra formazione,
qualità delle risorse umane e competitività del prodotto.
Luci e ombre sull’apprendistato: da un lato si registra una maggiore disponibilità delle
imprese ad aprirsi a un’offerta pubblica di garanzia; dall’altro andrebbe approfondito quanta
motivazione è legata al timore di perdere gli sgravi e quanta all’effettiva volontà di investire
sul lavoratore.
Nell’ambito sanitario è crescente l’interesse verso la qualificazione per operatori socio
sanitari: le persone sono disponibili anche ad autofinanziare percorsi formativi per accedere
ad un ruolo che si ritiene offra ancora qualche chance occupazionale.
Scarsa invece la propensione dei datori di lavoro a promuovere l’aggiornamento. In ambito
sociale questo disinteresse sembra toccare anche i lavoratori, scarsamente motivati anche e
soprattutto a causa delle basse retribuzioni. Questo trend può limitare opportunità di
crescita che invece potrebbero interessare il settore, stante il sempre maggior ricorso
all’esternalizzazione dei servizi da parte dell’ente locale.
Altre due variabili segnalate come significative e da monitorare: la tendenza a non investire
in formazione per persone assunte con contratti a termine e al tempo stesso la prevalenza di
questo tipo di assunzione; le specifiche necessità di riqualificazione legate alla categoria di
lavoratori over 45.
Formazione per imprenditori e per l’autoimprenditorialità
Il focus group ha messo in luce anche un bisogno significativo di formazione per i titolari di
imprese e per coloro che un’impresa desiderano avviarla. Nel commercio, ad esempio, ma
anche nel settore turistico, in quello sociale e della cura. L’interesse è spesso femminile. Per
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questo target si auspica anche lo sviluppo di competenze di web marketing per agevolare la
conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
La formazione per l’imprenditore deve integrare conoscenze di business planning e di
pianificazione strategica, competenze necessarie, e rispetto alle quali si rileva anche una
carenza di professionalità consulenziali locali.
Collaborazione tra imprenditori
Segnali positivi si registrano nella collaborazione interaziendale, talvolta forzati dalla crisi,
come nel caso di cooperative nate nel settore edile, dove i singoli non riescono più a
sostenere da soli gli investimenti. Si tratta comunque di processi da monitorare e da cogliere
per farne effetto leva di promozione di eventuali processi aggregativi più significativi.
Il settore turistico e i fabbisogni di competenze
Nel piano formativo territoriale del 2011, il turismo era indicato come una delle traiettorie di
sviluppo per l’economica provinciale. Tra i fabbisogni formativi svetta quello linguistico,
soprattutto per la lingua cinese e per quella russa, considerato il forte incremento in regione
dei flussi proprio dalla Russia. L’appello è quello di implementare corsi di formazione gratuiti
per colmare in primo luogo questo gap, sia per gli imprenditori che per i dipendenti delle
imprese del settore.
Il settore turistico è in realtà un settore da declinare al plurale:
- il turismo accessibile opportunità da sfruttare, considerata l’attrattiva rappresentata
dalla zona pianeggiante che può consentire vacanze al mare anche a chi ha problemi
motori;
- il turismo religioso.
In generale, sul turismo dal 2010 ad oggi, c’è stato un maggior orientamento verso il
turismo esperienziale e basato sui cluster. La Regione sta sostenendo questi processi di
sviluppo ma si è in ritardo rispetto ad altri contesti nazionali.
Anche in tema di guide turistiche, il focus group mette in evidenza un’asimmetria temporale,
poiché, nel momento in cui si riavviano le certificazioni a livello locale, le nuove normative
europee si orientano verso una governance nazionale, generando nei fatti una situazione
incerta e in trasformazione.
Infine, il primato di Fermo sui tempi di presenza media del turista, viene spiegato con la
presenza di molte strutture all’aria aperta quali i camping che consentono vacanze meno
costose e più lunghe.
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Sull’Osservatorio e sul sistema della formazione in generale
Il focus group riconosce l’importanza di un osservatorio sul territorio provinciale e di
interlocutori istituzionali “vicini” alle parti sociali e agli attori economici.
Allo stesso modo, “vale la pena di continuare” sulla strada dell’Agente per lo sviluppo e il
cambiamento: continuano infatti le difficoltà di accesso alle opportunità e ai bandi pubblici
da parte delle imprese piccole e micro e una figura di questo tipo potrebbe sollecitare gli
imprenditori a conoscere e sviluppare azioni in queste direzioni. Indispensabile la creazione
di un albo per una maggiore riconoscibilità e a garanzia delle stesse imprese.
Accreditamento: la richiesta è di rivedere i criteri attuali per l’accreditamento degli enti, in
numero eccessivo anche se rapportati ad altre realtà regionali (nelle Marche sono 360 i
soggetti accreditati contro i 400 del Veneto che ha una popolazione superiore di quattro
volte).
Anche sul libretto formativo si sollecita un’accelerazione e un approccio alla formazione
basato più sulle competenze e meno sulle qualifiche.
Infine, ma non perché meno importante, si richiama l’attenzione sul peso dell’incertezza che
grava sulla situazione delle province e sulla trasformazione istituzionale in atto dai contorni
ancora incerti, con le conseguenti ripercussioni sull’efficacia delle azioni programmatorie,
anche con riferimento ad azioni molto importanti come la Garanzia Giovani.
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Report Focus Group Territoriale della Provincia di Fermo