Recensioni teatrali | Teatro.Persinsala.it
Sharon
Tofanelli
maggio 10, 2014
Al San Girolamo di Lucca un classico di Poe rivisitato in chiave
lirica. Nell’ambito della rassegna Camera con vista, va in
scena Il crollo di casa Usher. Gli applausi volano.
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Diteci che fare.
Se sin dall’inizio dei tempi certe mani a noi sconosciute hanno scritto e
plasmato i destini corrispettivi, che qualcuno ci istruisca a conseguirli in
fretta. Che sia rapido il nostro veleggiare, traumatico persino, se questo
volete. Ma non lasciateci qui ancora. E ancora. E ancora.
Siamo a Lucca. Ancora San Girolamo, ancora una prima nazionale.
Emanuele Gamba porta sulla ribalta della città Il crollo di casa Usher,
opera lirica su libretto unico.
La storia è nota, come l’autore. C’è l’estraneo e ci sono gli Usher; c’è la
finestra spiegata su un paesaggio devastato. E poi il maniero. E ancora il
maniero. Gli Usher e il male che li rode dall’interno. Chissà se anche un
Usher ha ragione di essere al mondo: questa stirpe votata alla pazzia
genetica, confinata alle estremità dell’apparato umano. Unico porto,
questa casa: viva, organica e cangiante. Vogliate aprire le porte.
Due i temi di questa apologia umana, due le parole chiave della regia che
li contrappone: morte e isteria; cornici – e poi la luce. Questa è casa Usher,
al di là delle tremende pareti: luce. Ma sarebbe ben pazzo chi la spacci per
buona, quand’essa è spiraglio e si rovescia così nell’oscuro, sminuzzata in
lame. Ne basta poca, poca è sufficiente: una scintilla è il drappo che
scivola sul piano dello specchio. E casa Usher – con le sue dimensioni, con
le sue forme – si rivela al pubblico sguardo. E con essa, la sua follia. Luci
viola, bianche, indaco: vasta è la gamma delle perversioni umane. E poi i
dipinti, le cornici che avvincono il vuoto. Vuota è l’esistenza tra le mura di
casa Usher. E se realmente la morte attende con un fascio di crisantemi
sul cuore, per quale motivo indugia?
La scena è divoratrice, lo spazio ha un peso, una densità soffocante. Nel
suo ventre tre vite muovono il passo: Philip, giunto da un fuori indefinito;
Roderich e Madeline, i fratelli Usher. Nella casa tutti loro, nella casa come
sul crinale tra sanità e delirio. E Madeline è la prima a scivolare. Ma per un
corpo che s’interra a migliaia se ne estraggono. In uno spazio esiguo il
tempo può dilatarsi all’infinito. Spazio e tempo possono essere l’uno
inversamente proporzionale all’altro.
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maggio 10, 2014
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Così la storia si frammenta, i suoi cardini rompono i legami. Tra i vivi si
frappone la morta, la memoria nello stinto arazzo del presente. E se è
l’arte a consolare l’uomo, che diremo di quelle cornici? Duro e materno è il
loro abbraccio quando Philip e Roderick v’introducono il capo. Tutto è
effimero, insopportabilmente effimero. Arte, ci salverai ancora? Amore
nostro, vicina nelle ore più inquiete, dicci: che farai quel giorno? Sarai al
tuo posto, diligente amica? O deluderai le aspettative di ognuno? La casa
si restringe. Sir Roderick e la muraglia di libri che gli si erige attorno
mentr’egli ride, ride e ride ancora, come un ossesso. “Ride / Ma non
sorride più” (E. A. Poe).
Ecco, magari è l’arte stessa il sospirato tramite. Tra mondo e inferi si erge
una cornice. Sarà per questo, dunque, che Madeline, la morta Madeline
attende in essa, l’abito bianco predato dal proiettore financo a confondersi
col fondale del muro. Ecco, ecco l’uomo: pittura indistinta tra due mondi
distinti. Ed è in quel muro, in quella cornice che Roderick dovrà seguirla.
Caducità. Qui è il punto. E la sabbia, la sabbia lo grida ogni volta che
scivola dai bicchieri, tra le mani, persino tra le pagine dei libri (e questo, sì,
questo è un terribile presagio). La sabbia.
Ma che dire della musica? Favali ingombra la ribalta di composizioni che
s’insinuano con fare da ladro. Questa musica è acqua, l’acqua
sconquassata. Ma in superficie, ovvio, null’altro che un tremolio. Parole e
poi musica, canto e parole. Casa Usher, una piaga infetta.
«Ma è davvero crollata, casa Usher?». Philip, non sai quanto vorremmo
saperti rispondere. Chissà. E qui è l’intoppo, sebbene infinitesimale:
avremmo preferito una conclusione più drastica in un’opera che,
perlomeno in Poe, sceglie di vergare la parola “fine” con prepotenza.
Minuzie a parte, un’opera suggestiva. E il pubblico può ritenersi sollevato
della comparsa, a lungo invocata, dell’agognato libretto operistico.
Nessuna scomodità, questa volta, meno male.
La casa è distrutta. Andiamocene. Copriamo queste rovine, anche a costo
di ingerire un sudario. Ogni uomo ha in sé, da qualche parte, una casa
Usher.
Lo spettacolo è andato in scena, nell’ambito della rassegna
Camera con Vista:
Teatro San Girolamo – Lucca
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domenica 4 maggio, ore 18.00
regia Emanuele Gamba
immagini Alessandro Ferri
scene e costumi Rosanna Monti
luci Marco Minghetti
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personaggi e interpreti:
Lady Madeline Maria Elena Lorenzini
Philip Ricardo Crampton
Roderick John Paul Huckle
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Il crollo di casa Usher
Opera lirica in atto unico
tratta da La Caduta Di Casa Usher di E. A. Poe
libretto e musica di Federico Favali
direttore Giuseppe Bruno
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Il crollo di casa Usher