GeneWolfe
GeneWolfe
Ilmiracoloneituoiocchi
«Iononricordochisiacostui.»
— Anatole France, Il Prefetto della
Giudea.
Vincitore di due premi Nebula (nel 1974 con «The Death of Dr. Island» e nel 1982 con il
romanzoL’artigliodelconciliatore)eautoredell’acclamatissimociclodelNuovoSole,GeneWolfe
èindubbiamenteunotraimassimitalentidellasfodierna.
Questo romanzo breve, una storia calda e sensibile, perfetta dal punto di vista stilistico,
narra di un ragazzo con strani poteri che è un reietto in mondo futuro irregimentato in un
apparenteutopia.Unatramachesuonafamiliareforse,mavedretequalisorpreseèingradodi
produrreWolfepartendodaquestitritielementi.
LittleTibsentìarrivareiltrenoquand’eraancoramoltolontano,eaudirlofuronoisuoipiedi.
Uscìdaibinariesifermòsuunatraversinadicemento,inascolto.Poiappoggiòunorecchiosuuno
di quei nastri senza fine e lasciò che la canzone dell’acciaio si facesse vicina, sempre più vicina.
Soltantoquandocominciòasentirtremareilterrenorialzòlatestaescesegiùdallascarpatafrale
lungheerbespinose,tastandoilsuolodavantiaséconilbastone.
Lacimadelbastoneprodusseunosciacquio.Luinonpotéudirloperchéilrumoredeltrenoera
diventatounruggitotonante;maconoscevaquelcontatto,l’ingannevolesensazionediresistenzache
illiquidotrasmettevaall’esplorazionedelbastone.Sichinòatastareilpuntoincuiavrebbepotuto
poggiareleginocchiaelosentìsgombro.C’eradelterriciomanientevetrirotti.Inginocchioannusò
l’acqua: sapeva di buono ed era fresca sotto le dita, così bevve piegandosi sulla superficie e
succhiandolaconlelabbra,poisenespruzzòunpocosulvisoesulcollo.
—Ehi!—lochiamòunavoceautoritaria.—Ehitu,ragazzo!
LittleTibsiraddrizzò e raccolseilbastone.Quella, pensò, dovevaessereSugarland.Conun
fremitodisse:—Leièunpoliziotto,signore?
—Iosonoilsovrintendente.
Erapraticamentelastessacosa.LittleTibgiròlatestaperchélavocepotessevederloinfaccia.
SpessoavevaimmaginatodigiungereinSugarland,edicosasarebbesuccessounavoltalì;manon
era mai stato a chiedersi quel che avrebbe detto a chi l’avesse fermato. Rispose: — La mia carta
di…—Tacque.Iltrenostavasempresferragliandovia,nonmoltolontano.
Un’altravocedisse:—Adessononspaventiquelragazzo.—Noneraautoritariaquesta;aveva
untonoserioeresponsabile.
—Tudovrestiessereascuola,giovanotto—loarringòlaprimavoce.—Saichisonoio?
LittleTibannuì:—Ilsovrintendente.
—Propriocosì,sonoilsovrintendente.SonoMr.Parker,inpersona.Eiltuoinsegnantedeve
avermigiàparlatodite,nesonocerto.
—Avanti,nonspaventiilragazzo—disseancoralasecondavoce.—Cosalehafattodimale?
—Hamarinatolascuola:ècosìchediconoiragazzifraloro.Noinonusiamoquestotermine,
naturalmente.Saraistatoregistratoassente.Cometichiami?
—GeorgeTibbs.
—Capisco.IosonoMr.Parker,ilsovrintendente.Questoèilmioaiutante;ilsuonomeèNitty.
—Salve—disseLittleTib.
— Mr. Parker, forse a questo ragazzo assente piacerebbe mangiare qualcosa. Mi ha l’aria di
essereassentedaparecchio.
—Perpescare—disseMr.Parker.—Credosiaquestochefalamaggiorpartediloro.
—Tunonpuoivedere,ècosì?—UnamanosichiusesuunbracciodiLittleTib.Eralargae
dura,manonostile.—Attraversadaqui;c’èunapietranelmezzo…coraggio.
LittleTibtrovòilsassoconilbastoneevipoggiòunpiede.Lamanolosostenneconforza.Per
qualche istante si equilibrò sulla pietra, con il bastone nell’acqua, toccandone il fondo per
rassicurarsi. — Ora un passo lungo. — Le sue scarpe giunsero all’asciutto sul terreno dall’altra
parte. — Abbiamo messo il campo a poca distanza da qui. Mr. Parker, non pensa che a questo
ragazzoassentepiacerebbeunabriosciadolce?
LittleTibazzardò:—Sì,mipiacerebbe.
—Ancheame—disseNitty.
—Allora,giovanotto,perchénonseiascuola?
—Ecomepotrebbevederelalavagna?
— Abbiamo attrezzature speciali per i ciechi, Nitty. Alla Grovehurst c’è una classe studiata
appostaperovviareallaloromenomazione.Inquestomomentononricordoilnomedell’insegnante,
maèunagiovanedonnamoltobenpreparata.
LittleTibchiese:—GrovehurstèaSugarland?
—GrovehurstèaMartinsburg—disseMr.Parker.—IosonoilsovrintentendedellaScuola
PubblicadiMartinsburg.AchedistanzasiamodaMartinsburg,Nitty?
—Dueotrecentochilometri,suppongo.
—TiiscriveremoaquellaclassenonappenatornatiaMartinsburg,giovanotto.
—Mipermettodiricordarle—intervenneNitty,—chestiamoandandoaMacon.
— Suppongo che i tuoi documenti siano in ordine, no? Il tuo libretto d’iscrizione alla scuola
precedente? Il permesso d’uscita, il certificato di nascita, e la tua carta retinica della Riserva
Federale?
LittleTibsedettesenzadirniente.Qualcunoglimiseinmanounapastaappiccicosa,manonse
laportòallabocca.
—Mr.Parker,credochenonabbiadocumenti.
—Questaèunagrave…
—Perchédovrebbeaveredeidocumenti?Nonhanessuncane!
LittleTibcominciòapiangere.—Vedo!—disseMr.Parker.—Ècieco.Nitty,credochele
sueretinesianostatedistrutte.Diconseguenzanonesisteaffatto.
—Aldiavolo,senonesiste!
— Un fantasma. Ciò che vediamo è un fantasma, Nitty. Socialmente non è reale… è stato
privatodell’esistenza.
—Iononhomaivistounfantasmainvitamia.
—Tu,scioccobastardo!—esploseMr.Parker.
—Nondeveparlarmiinquestomodo,Mr.Parker.
— Sciocco bastardo! È una vita intera che ho attorno soltanto degli sciocchi bastardi come
te!—AncheMr.Parkerstavapiangendo,adesso.LittleTibsentìunadellesuelacrimecaderglisu
unamano,grossaecalda.Pianpianosmisedisinghiozzare,poitiròsuconilnaso.Sentirpiangereun
adulto,unuomo,eracosafuoridaognisuaesperienza.Siportòallaboccalabriosciaelaassaggiò,
sperandochesottolacrostazuccherosacifosseanchel’uvasecca.
—Mr.Parker…—mormoròNitty.—Mr.Parker!
Dopounpo’Mr.Parkerdisse:—Sì?
— Questo ragazzo… questo George potrebbe riuscire a prenderle, Mr. Parker. Lei ricorda
quando ci siamo avvicinati a quell’edificio? Abbiamo girato tutto intorno. E c’era quella finestra,
quella vecchia finestra con le sbarre di ferro e la serratura rotta. Io la spinsi e il vetro si mosse,
l’avetevisto.Manéionéleisaremmoriuscitiaentrareattraversoquellesbarre.
—Questoragazzoècieco,Nitty—disseMr.Parker.
—Certo,Mr.Parker.Maleisacom’erabuiolàdentro.Unuomocosafarebbe?Accenderebbe
la luce? No, magari userebbe una torcia elettrica incappucciata con del nastro adesivo, con una
piccolafessuraperlasciaruscireappenaunraggiosottile.Maunciecopotrebbefaredipiù,senza
luce,cheunaltroconunlucignolocosìdebole.Pensocheluisiaormaiabituatoallacecità.Credo
chesiacapacediandaredovevuoleanchesenzagliocchi.
UnamanosipoggiòsuunaspalladiLittleTib.Gliparvepiùpiccolaemorbidadiquellache
l’avevaaiutatoadattraversareilruscello.—Èunpazzo—disselavocediMr.Parker.—Questo
Nittyèunpazzo.Losonoanch’io;maluièpazzopiùdime.
—Puòfarcela,Mr.Parker.Guardicom’èsnello.
—Etulofaresti?—chieseMr.Parker.
LittleTibinghiottìunboccone.—Checosa?
—Farestiunacosapernoi?
—Pensodisì.
— Nitty, accendi il fuoco — disse Mr. Parker. — Per questa sera non possiamo andare più
avanti.
—Etantovarrebbenonandaredanessunaparte—borbottòNitty.
— Vedi, George — disse Mr. Parker. — La mia autorità è stata temporaneamente sospesa.
Qualchevoltamelodimentico.
Nittyfeceudireunarisatina,piùlontanodidoveLittleTibcredevachefosse.Dovevaessersi
mossomoltosilenziosamente.
—Maquandomiverràrestituita,potròfarepertetuttoquelchehodetto;mettertiinunaclasse
specialeperciechi,adesempio.Questotipiacerebbe,George?
— Sì. — Alla sua sinistra, lontano, Little Tib poté udire il richiamo di un succiacapre e il
rumorediNittychefacevalegna.
—Seiscappatodacasa,George?
—Sì—disseancoraLittleTib.
—Perché?
LittleTibscosselespalle;eradinuovosulpuntodipiangere.Qualcosaglistringevalagola,ei
suoiocchisiriempironodilacrime.
—Credodisapereperché—disseMr.Parker.—Forsepotremofarequalcosainmerito.
—Eccociqua!—esclamòNitty.Rovesciòaterrailsuofastellodilegna,piùomenodifronte
aLittleTib.
Piùtardi,quandofubuio,LittleTibsidistesealsuoloconmetàdellacopertadiNittysopradi
sé, e l’altra metà sotto. Lì accanto il fuoco scoppiettava. Nitty disse che il fumo avrebbe tenuto
lontanolezanzare.LittleTibsipremettelenocchedelleditasugliocchievidelampigiallierossi
balenare come un fuoco vero. Premette ancora e apparve una pepita d’oro su uno sfondo azzurro.
Quellefuronolesoleimmaginicheriuscìafarcomparireperunpo’,eognivolta,nelrichiamarle,
ebbe paura che non sarebbero venute. Dall’altra parte del fuoco Mr. Parker emetteva il lento e
pesanterespirodichidorme.
NittysiaccostòaLittleTib,glitiròlacopertafinoalmentoeglielarimboccòattorno.—Così
vameglio—disseLittleTib.
—VerraiaMartinsburgconnoi—disseNitty.
—IostoandandoaSugarland.
—Dopo.Perchévuoiandarelà?
LittleTibcercòdiparlarglidiSugarland,manontrovòleparole.Infinedisse:—ASugarland
lorosannochisei.
—Uh,suppongochesarebbetroppotardiperme.Anchesescoprissichequalcunosapevachi
ero,nontorneròaesserlopiù.
—TuseiNitty—disseLittleTib.
— Proprio così. E uscivo molto con le ragazze di quelle parti. Ma sai cosa dicevano?
Dicevano:tuseiilcustodedellascuola,no?Oppure:tuseiquellochelavoravaperBusterJohnson.
Nessunadilorosapevachiero.Gliuniciasaperloeranoiragazzini.
Little Tib sentì il fruscio del vestito di Nitty che si alzava, poi il lieve scalpiccio delle sue
scarpequandosiallontanò.SichieseseNittyintendessestaresvegliopertuttaalnotte,mainfineudì
chesisdraiava.
Suo padre lo stava tenendo per mano. Erano scesi dal treno che li aveva portati in città, e
camminavano lungo una delle strade principali. Lui ci vedeva. Sapeva che non avrebbe dovuto
notarequelparticolare,malonotava,einqualchepostodietroquestaconsapevolezzasapevaanche
chesesifossesvegliatoavrebbesmessodivederci.Guardòdentrolevetrineevidegrossebambole
vestite di pelliccia, e ogni abito sembrava inzuppato di luce. Girò lo sguardo sulla strada e poté
vederedozzinediautopassarecomegrossiinsettidaicoloribrillanti.—Diqua—disseBigTib.
Entraronoinunoggettodivetrochelitrasportòattornoepoidentrounedificio,poiinunascensore
interamente in vetro che si arrampicò su per la parete come una formica. — Dovremmo comprare
unodiquesti—LittleTib,—cosìnonsaremmocostrettiafarelescale.
Alzòlosguardoevidechesuopadrestavapiangendo.Allorafuluiametterelasuacartanella
macchina,poisedetteeosservòlelucicolorate.Lamacchinaeraunuomovestitodibiancochesi
tolse gli occhiali e disse: — Noi non sappiamo chi sia questo bambino, ma certamente non è
nessuno.—Suopadredisse:—Guardaancoralalucepiùbrillante,LittleTib.—Equalcosanella
suavoceloinformòchel’uomovestitodibiancoeramoltopiùfortedilui.Guardòlaluceecercòdi
noncadere.
Esisvegliò.Eracosìbuiocheperunminutosichiesedovefosserofinitelelucicolorate.Poi
ricordò.Giròsusestessoeproteselemanidallapartedelfuocofinchénonriuscìadavvertirneil
calore.Oralosentivaanche:crepitavaeschioccavaancora,ognitanto.Glivolselespalleetornòa
distendersicomeprima.Passòuntreno,edopounpocoudìilversodiungufo.
Poteva vederci anche lì. Qualcosa dentro di lui gli disse quanto era fortunato a vederci due
volte in una stessa notte. Poi dimenticò di pensarci e guardò i fiori. Erano grandi e rotondi,
crescevano su lunghi steli, avevano petali gialli e il centro marrone, e quando non li fissava
direttamente giravano e giravano. Loro potevano vederlo, perché tutti giravano la corolla a
osservarlo,equand’eraluiaguardarlisifermavano.
Alungoandòavanticamminandofraifiori.Pianpianoessidivenneroaltiquantolesuespalle.
Poilacittàscesegiùcomeunanuvolaesipoggiòsuunacollinadifrontealui.Appenafua
contattodelsuolofecefintad’esseresemprestatalì,maLittleTibpotevasentirlarideresottoibaffi.
Aveva una cerchia di mura verdi, e al di là di quei bastioni c’erano torri, molto alte e anch’esse
verdi,chesisarebberodettedivetro.
Little Tib si avvicinò di corsa e fu quasi subito di fronte a una delle porte. I battenti erano
altissimi,magiustopocopiùsudellasuatestac’eraunafinestrellaattraversocuiilguardaportonelo
interrogò.—Vogliovedereilre—disseLittleTib.Eilguardaportonesisporseadafferrarlocon
unamanorobusta,lotiròdentroattraversolafinestraelomiseaterraaccantoasé.—Devimetterti
questi—disse,eglimostròunpaiodiocchialigiocattolocomequellicheluiavevavistounavolta
fra glistrumentideldottore.Maquandoglielimisesulnasoessinon furonopiùocchiali,soltanto
lineedipintesulsuovolto,circoliintornoagliocchiunitidaunsegnettoricurvo.Ilguardaportonegli
mise dinanzi uno specchio, e lui sperimentò l’improvvisa sconcertante sensazione di guardare il
propriovolto.
Un momento più tardi stava già camminando per la città. Le case avevano giardini sui lati…
giardini che risalivano verticalmente lungo i muri esterni, cosicché gli alberi sporgevano in fuori
comepennoni.L’acquanellevaschettedegliuccellinonsirovesciavamai,finchéqualchepassero
nonvisipoggiava.Alloraunafinespruzzatadigocciolinecadevanellastradacomepioggia.
Ancheilpalazzorealeavevamura,benchéfattedialberifornitidimani.LittleTiboltrepassò
unportaleformatodaelefantiinginocchiatievideunalunghissimarampadiscale.Eracosìimmensa
ealtachenonsembravaessercinessunpalazzo:soltantolescalechesalivanoaperditad’occhiofra
le nuvole. Il re stava scendendo lungo di esse, molto lentamente. Era una donna, bellissima, e per
quantononleassomigliasseneppureminimamenteLittleTibseppecheerasuamadre.
Aveva visto tante cose durante il sonno che quando si svegliò dovette fare uno sforzo per
ricordareperchéeracosìbuio.Daqualcheparte,nelfondodellasuamente,c’eraancoral’ideache
svegliarsi significava luce, mentre dormire era il buio, e non già il contrario. Nitty disse: —
Dovrestilavartilafaccia.Puoitrovarel’acquasenzadifficoltà?
LittleTibstavaancorapensandoalre-donna,eallevestichelafacevanosembrareaddobbata
comeunalberonatalizio,maandòalavarsi.Sigettòacquasulvoltoesullebraccia,eintantopensò
sefosseilcasodiparlareaNittydiquelsogno.Maprimacheavessefinitoognicosaerasfumata
via,eccettolafacciadelre.
Per la più parte del tempo Mr. Parker parlava come se lui fosse importante e Nitty no; ma
quandodisse:—MangeremoqualcosastamattinaNitty?—parveilcontrario.
—Mangeremosultreno—disseNitty.
—Adessoprenderemountreno,George,perMartinsburg—disseMr.ParkeraLittleTib.
LittleTibpensòcheiltrenopassavatropposveltoperlasciarsiprendere,manonlodisse.
—Dovrebbepassarneunofrapoco—disseNitty.—Devonorallentareperchéc’èunastrada
che attraversa i binari, laggiù. E quando arrivano qui non hanno ancora ripreso velocità. Non è
necessariocorrere:bastaaggrapparsietirarsisu.
Inlontananzaungallocantò,rauco.
Mr. Parker disse: — Quando io ero giovane, George, tutti pensavano che presto i treni
sarebberoscomparsi.Nondisseroperòconcosasarebberostatisostituiti.Piùtardisicapìpoiche
erautileaveretreni,apattocheessifosserodilineamoltomoderna.Questofufatto,comesuppongo
tu abbia appreso l’altr’anno, sostituendo con il magnesio e la fibra di vetro e l’alluminio tutto
l’acciaioimpiegatoinprecedenza.Questoinoltrenonsolocambiòl’immaginedeltreno,rendendola
piùgradevole,mapermisedirisparmiareenergiasulpeso…cheèloscopo,almenoinapparenza,
dei disegnatori di carrozzerie. — Mr. Parker fece una pausa, e Little Tib poté udire il fruscio
dell’acqualìaccanto,epiùdistantequellodelventofraglialberi.
—Restavasoltantolanoiosafaccendadelpersonale—continuòMr.Parker.—Fortunatamente
fu scoperto che meccanismi, degli stessi tipi che avevano tolto di mezzo gli insegnanti e altri,
potevano essere sotituiti ai frenatori e ai macchinisti. Chi avrebbe creduto che condurre un treno
fosseunaroutinemeccanica,comeinsegnareaunaclasse?Mafuprovatocheeracosì.
—Vorreicheavesserotoltodimezzoanchequellapoliziaferroviaria—borbottòNitty.
—Tu,George,seiunavittimadellostessosistema—continuòMr.Parker.—Fuquellatotale
ridistribuzione del lavoro, con il conseguente nomadismo, che creò il presente metodo
d’identificazionebasatosuldisegnodellaretinacomeilpiùdegnodifiducia.PrendiNittyeme,ad
esempio.NoistiamoandandoaMacon…
— Noi stiamo andando a Martinsburg — disse Nitty. — Il treno che stiamo per prendere è
diretto dall’altra parte. Dobbiamo entrare in quell’edificio perché lei possa riprogrammare il
computer,ricorda?
— Stavo facendo un’ipotesi — disse Mr. Parker. — Poniamo il caso, dicevo, di andare a
Macon. Lì entriamo in un negozio, registriamo il nostro disegno retinico, e riceviamo merci il cui
costo viene detratto dall’ammontare del nostro deposito bancario. Nessun altro sistema
d’identificazioneèaltrettantosicuroeadattabileaimetodidiimmagazzinamentodati.
—Quandogiraviconildenarointascatelorubavano—disseNitty.
— Gli imperatori della Cina adoperavano piastre d’argento stampate con il loro sigillo —
continuò Mr. Parker. — Ma trasformando il denaro in registrazioni tenute dalla Federal Reserve
Bank si elimina il costo della stampa di banconòte e della coniatura di monete, e naturalmente il
controllofiscaleèassoluto.Nelfrattempol’identificazioneretinicaèilmiglioredei…
Little Tib smise di ascoltare. Stava arrivando un treno. Poteva udirlo in lontananza; lo sentì
passaresuunponte,daqualcheparte,efarsisemprepiùvicino.Cercòatentoniilsuobastoneelo
strinsesaldamente.
Poi il rumore fu forte, ma la velocità d’avvicinamento era bassa e la motrice emise il suo
fischio.AduntrattoNittylosollevòdaterraconunadellesuefortibraccia.Cifuronodeisobbalzi
rapidi,unsalto,delleimprovviseoscillazioniadestraeasinistra,einfineNittylodeposesuuna
superficiepiana.Eranosultreno.—Sevuoi—disseNitty,—puoisederequisulbordoetenerei
piedipenzolonifuori.Mafaiattenzione.
LittleTibfeceattenzione.—Dov’èMr.Parker?
—Èandatoasdraiarsisulfondo.Vuolefarsiunpisolino…luidormemolto.
—Puòsentirci?
—Tipiacesederecosì?Èunadellecosechemidivertonodipiù.Sochenonpuoivederetutte
lecosechecipassanodavanti,peròpotreidescrivertele.Orastiamogirandoadestra.Risaliamoper
unlunghissimopendioedaquestapartedeltrenosivedonosoltantoalberidipino.Scommettoche
nellaboscagliacisonoanimalid’ognigenere.Tipiaccionoglianimali,George?Gliorsieigrossi
feliniselvatici?
—Puòsentirci?—chieseancoraLittleTib.
— Non credo, solitamente si addormenta subito. Ma sarebbe meglio aspettare un po’ se vuoi
chenonascoltiquelchedevidirmi.
—Vabene.
— Adesso c’è una cosa di cui dobbiamo preoccuparci. Qualche volta questi treni sono
ispezionatidallapolizia.Setrovanounocheviaggiaasbafolobuttanogiù.Noncredochefarebbero
questo con un ragazzino come te, però Mr. Parker e io verremmo buttati giù. In quanto a te, ti
porterebberoconlorofinoallaprossimacittàperconsegnartiallapoliziamunicipale.
—Quellinonmivogliono—disseLittleTib.
—Cheintendidire?
— Qualche volta mi prendono, però non riescono mai a sapere chi sono. Allora mi lasciano
andarvia.
—Suppongochetusialontanodacasadamoltopiùtempodiquelchecredevo.Quantoèche
nonvedimammaepapà?
—Nonloso.
—Dev’esserciunmodoperidentificareiciechi.Cisonomolticiechi.
—Lamacchinadisolitosachisonoiciechi.Questomel’hannodetto;manonconosceme.
—Quellitiprendonolafotodellaretina…saicos’è?
LittleTibnondisseniente.
—Èlaparteinternadell’occhio,quellachevedeleimmagini.Faicontocheiltuoocchiosia
unamacchinafotografica:haiunalentedavantielapellicoladietro.Be’,laretinaèlapellicola:èdi
questachetiprendonounafoto.Pensochelatual’abbianopersa.Tusaicos’hannoituoiocchiche
nonva?
—Sonocieco.
—Sì,manonsaiperqualemotivo,eh,bambino?Vorreichetupotessivederequestazona…
stiamooltrepassandounavallata,esottodinoicisonoalberianonfinire,erocce,eruscelli.
—Puòsentirci,Mr.Parker?—chieseancoraLittleTib.
—Credodino.Sembrachedormadellagrossa.
—Luichiè?
—Èquelchetihadetto.Èilsovrintendente,solochenonlovoglionopiù.
—Èdavveropazzo?
— Sicuro. È un uomo pericoloso quando gli prendono i cinque minuti. Quando lo fecero
sovrintendente gli misero quell’affanno nella testa per dargli più capacità, più ricordi e più
matematica, e altre cose che lo avrebbero fatto lavorare meglio. Il distretto scolastico ne aveva
acquistatimolti;nonsocomelichiamitu,queglioggettinicontantimicrocircuitidentro…
—Enongliel’hannotoltodopochehasmessod’esseresovrintendente?
—Sicuro,malasuatestaeraabituataadaverlodentro,ormai,oalmenocredo.Piccolo,tisenti
bene?
—Stobene.
—Nonnehail’aria:misembripallido.Magarièperchétiseitoltoviaunbelpo’dipolvere
quandotihomandatoalavartilafaccia.Chenepensi,èperquesto?
—Iomisentobenissimo.
—Vieniqui,fammisentiresescotti.—LittleTibavvertìilrudecontattodiunpalmocalloso
sullafronte.—Miparechetuabbiaunpo’difebbre.
—Nonsonomalato.
— Guarda là! Ah, se tu avessi potuto vederlo. C’era un orso laggiù: un grosso vecchio orso,
nerocomeilcarbone.
—Probabilmenteerauncane.
—Credicheiononriconoscaunorso?Sièalzatoecihasalutati.
—Sulserio,Nitty?
—Be’,noncomefarebbeunuomo.Nonhamicagridatobuongiornooehilà.Peròhasollevato
unadellesuegrossevecchiezampe.—NittypreseunbracciodiLittleTibeglieloalzò.
Unavocestrana,cheaLittleTibparvelavocediunadonna,disse:—Ehi,voilaggiù!—Sentì
deitonficomesequalcunoavanzassesulpavimentodelvagone,poiitonfidellescarpediqualcun
altro.
—No,unmomento!Unmomento,vidico!—esclamòNitty.
—Staicalmo—disselavocediun’altradonna.
—Nonvorretebuttarcigiùdaltreno,eh?Iohounbambinoquiconme,unbambinocieco.Non
puòsaltaregiùdanessuntreno.
—Chestasuccedendo,Nitty?—disseMr.Parker.
—Poliziaferroviaria,Mr.Parker.Sembrachecibutterannogiùdaquestotreno.
Little Tib poté udire il fruscio che Mr. Parker fece nell’alzarsi, e si chiese se fosse un uomo
grossooppurepiccolo,echeetàavesse.DiNittys’erafattoun’idea,madiMr.Parkernoneracerto,
anchesestavacominciandoapensarechefossemoltogiovane.Decisechedovevaesseredimedia
statura.
—Lasciatecheiomipresenti—disseMr.Parker.—Comesovrintendente,hosottodimetre
scuolenellazonadiMartinsburg.
—Ah,sì?—disseunadelledonne.
— Ho cominciato dai gradi più bassi, come tutti i nostri nuovi insegnanti, del resto. Ma con
l’anzianitàpotròsaliredigrado.Voichescuoleavetefatto?
—Cistaiprendendoingiro?
— È solo che non ha capito bene — intervenne Nitty. — Si è appena svegliato; lo avete
svegliatovoi.
—Già.
—Voletebuttarcigiùdaltreno?
—Dovestateandando?
—SoltantofinoaHoward.Nonpiùlontano,giuro.Adessoascoltate,questobambinoèciecoe
anchemalato.Vogliamoportarlodaundottore,aHoward…èscappatodacasa.
Mr.Parkerdisse:—Nonlasceròquestascuolafinchénonsaròpronto.Iosonoincaricaintutto
ildistretto.
—Mr.Parkernonèdeltuttoinsé—spiegòNittyalleduedonne.
—Chegliprende?
—Ognitantoècosì.Nonsempre.
—Parlacomeseavesseilpermessodiviaggiaregratis.
LittleTibdomandò:—Comevichiamate?
—Dico—tossicchiòNitty,—ilragazzoharagione.Lepersoneeducatesipresentano.
—IosonoAlice—disseunadelledonne.
—Micky—sipresentòl’altra.
—Manoinonvogliamosapereivostrinomi—proseguìAlice.—Vedi,supponichesiscopra
chevoieravatesultreno:noidovremmoriferirecomevichiamate.
—Edovestateandando—aggiunseMicky.
—Sietesimpatiche,voialtre.Perchévisietemessenellapoliziaferroviaria?
Alicerise.—Cosafaunaragazzaperbenecometeinunpostocomequesto,eh?Hogiàsentito
altrevoltequestadomanda.
—Bada,Alice—disseMicky.—Questocercadifartilacorte.
—Viaggiateinsiemevoitre?—chieseAlice.
—IosonoincompagniadiMr.Parker.Abbiamoincontratoilbambinopercaso.Èfuggitodi
casa perché la parte dei suoi occhi di cui prendono la foto è stata distrutta, e i suoi genitori non
potevanoottenerel’assistenzagovernativa.Almeno,questoèciòchecredo.Ècosì,George?
Mr.Parkerdisse:—Vipresenteròallevostrenuoveclassifraunmomento,ragazze.
—Himediolavoravamonellascuola—siaffrettòaspiegareNitty.—Eraunbuonlavoro,o
cosìcisembrava.Poiungiornoquelgrossocomputer,incittà,hadetto:«Quinonc’èpiùbisognodi
voi».Ecenesiamoandati.
—Nondovetegiustificarviconnoi—disseMicky.
—Èunsollievosentirglielodire.LofaccioperMr.Parker:avoltenonsisentemoltobene.
—Qualerailtuolavoro.
—Manutenzionedellascuola.Iomioccupavodell’impianto diriscaldamento,facevoservizi
pergliinsegnanti,pulivoleapparecchiatureeriparavogliimpiantielettriciingenere.
—Nitty!—chiamòLittleTib.
—Sonoqui,ragazzomio.Nonmenevado.
— Be’, noi dobbiamo proseguire — disse Micky. — Ci farebbero passare dei guai se non
ispezionassimoquestotreno.VoialtrinondimenticatecheavetepromessodiscendereaHoward.E
nonfatevivederedanessuno.
—Potetecontaresullanostracollaborazione—disseMr.Parker.
LittleTibsentìloscalpicciodelleduedonnechesiallontanavanoversoilfondodelvagone,e
illievegrugnitoconcuiAlicesìaggrappòallascalettaesternapertirarsisu.Poicifuunoschiocco,
comesequalcunoavessestappatounabottiglia,eadessoseguìiltonfodiqualcosacherotolavasul
pavimentoaccantoaloro.
D’untrattonelnasoeinboccaeneipolmoniglientròqualcosachebruciavacomeilfuoco.Un
groppo di catarro lo soffocò e gemendo lo spuntacchiò fuori. Desiderò disperatamente fuggire, e
pensò al posto di quel mattino dove il ruscello tagliava le canne e i cespugli, freddo come il
ghiaccio. Nitty stava gridando: — Gettala fuori! Gettala fuori! — E qualcuno, che gli parve Mr.
Parker, corse a precipizio lungo un lato del vagone urtando nella parete. Little Tib era di nuovo
sull’altura presso il ruscello e guardava giù nell’acqua scura e opaca, oltre le cime delle canne
scossedalventodell’ovest.
Tornòasedersisulpavimentodelvagone.Mr.Parkernondovevaessersifattotroppomale,e
cosìancheNitty,perchélisentìmuoversiattorno.
—L’habuttatafuori,Mr.Parker?—ansimòNitty.—Menomale!
—Dev’esserestatoilragazzo,Nitty…
—Sì,Mr.Parker.
—Noi…noisiamosuuntreno.Elapoliziaferroviariacihagettatounabombaagasperfarci
saltaregiù.Èesatto?
—Propriocosì.Esatto,Mr.Parker.
—Hofattounsognostrano.EronelcorridoiocentraledellaGrovehurstSchool,conlaschiena
appoggiataagliarmadietti.Potevosentirli.
—Già.
—Stavoparlandoaduenuoviinsegnanti…
—Loso.—LittleTibsentìleditadiNittysulvoltoelavocediluichemormorava:—Stai
bene?
— … e tenevo loro il solito discorso orientativo. Poi qualcosa ha fatto un rumore sibilante,
come un mortaretto. Mi sono girato e ho visto che uno dei ragazzi aveva tirato una bomba
puzzolente…mièpassatadavanti,lasciandounasciadifumo.Lesonocorsodietrocomecorrevo
dietroallapallaquand’eronellasquadradellascuola,ehourtatodrittonellaparete.
—Puòscommettercichecihasbattuto.Lasuafacciasembraconciatamale,Mr.Parker.
—Misonoferito.Guarda,eccolaqui!
—Vedo.Nessunol’habuttatafuori,allora.
— No. Toccala… senti? È ancora calda. Suppongo che il gas sia generato da una reazione
chimica.
—Vuoisentirlaanchetu,George?Ecco,puoiprenderlainmano.
LittleTibavvertìilcontattodiuncilindrometallicocontroledita,caldoeliscio.Sembravaun
barattolodiCoca-Cola,conunastranaprotuberanzasullacima.
—Michiedocosasiasuccessoatuttoilgas—disseNitty.
—Sièdispersofuori—disseMr.Parker.
—Nonpuòessersidispersofuori.L’hannotiratabene:giustoinfondoalvagone.Impossibile
chesiauscitodalportello.Equestiaffaricontinuanoaemetteregasperparecchiotempo.
—Dev’esseredifettosa—osservòMr.Parker.
—Forse.—LavocediNittyerainespressiva.
—L’hannotirataquelledonne?—chieseLittleTib.
—Propriocosì.Hannofattofintadiessereamichevoli,epoivannoagiocarciunosporcotiro
comequesto.
—Nitty,hosete.
—L’avreigiurato,sì.Losenta,Mr.Parker:scotta.
LamanodiMr.ParkererapiùpiccolaemorbidadiquelladiNitty.—Forseèstatoilgas.
—Scottavaancheprima.
—Hopaurachesuquestotrenononesistaun’infermeria.
—AHowardc’èundottore.Pensavodiportarlolàe…
—Nonabbiamopiùdenarosuinostriconti,adesso.
Little Tib era esausto. Si distese sul pavimento del vagone, e quando sentì rotolare via il
cilindroormaivuotodelgasnonebbelaforzadiriafferrarlo.
— … un bambino malato e… — sentì Nitty dire. La vettura vibrava sotto di lui, e le ruote
mandavanoritmiciclangorisoffocatisimilialpulsaredelsanguenelcuorediungigante.
Stavacamminandoperunostrettosentieropolveroso.Tuttiglialberisuentrambiilatiavevano
foglierosse,erossaeral’erbachecrescevaattornoallelororadici.Avevanoanchefacce,scolpite
neitronchi,eparlavanofraloromentreluilioltrepassava.Dairamipendevanomeleeciliege.
Il sentiero girò intorno a una collinetta ricoperta da piante scarlatte. Fra la vegetazione
cinguettavanodeicardinali,eunodiessiglisiappollaiòsuunaspalla.LittleTibnefufelice,egli
disse:—Nonvoglioandarevia,mai.Vogliostarequipersempre,acamminaresuquestosentiero.
— Sia fatta la tua volontà, figliolo — disse il cardinale. E si fece il segno della croce con
un’ala.
Oltrepassarono una svolta e più avanti vide una casetta, non più grossa di un frigorifero. Era
dipinta a strisce bianche e rosse, con un tetto a pan di zucchero. A Little Tib il suo aspetto non
piacquemafecequalchepassoversodiessa.
Un uomo di altezza normale uscì dalla minuscola casa. Era fatto di rame, rossastro e lucido,
scintillante come un tubo nuovo per una caldaia. Il suo corpo era cilindrico, la testa a forma di
pentolaeilcolloeraanch’essounpezzoditubo.Avevagrossimustacchistampatisullasuafacciadi
rame,esistavaripulendoconunalima.—Etuchisei?—lointerrogò.
LittleTibglielodisse.
—Nontiriconosco—dissel’uomodirame.—Vienipiùvicinochepossavedertimeglio.
Little Tib si avvicinò. Qualcosa stava tambureggiando bam bam bam fra le colline dietro la
casettabiancaerossa.Cercòdivederecosafossemaeranoricopertedaunafittanebbia,comese
fossemattinapresto.—Cos’èquelrumore?—domandòall’uomodirame.
—Quellaèlagigantessa—risposelui.—Non…riesci…a…vederla?
LittleTibdissechenonciriusciva.
—Allora…apri…lamia…chiavevocale…eio…ti…parlerò…
L’uomodiramesigirò,eLittleTibvidechesullaschienaavevatreserrature.Quelladicentro
eracontrassegnatadaun’etichettaramataconinciseleparole:AZIONEVOCALE.
—…di…lei.
Unabellachiavependevadaungancettoaccantoallaserratura.Luilainfilònelforoelagirò.
— Così va meglio — sospirò l’uomo di rame. — Le mie parole, grazie all’aria che tu hai
aperto, soffieranno via la nebbia e così potrai vederla. Io posso fermarla; ma se non lo facessi tu
verrestiucciso.
Come l’uomo di rame aveva detto, la nebbia si stava sollevando. Parte di essa però non si
muoveva: non era nebbia, sembrava piuttosto una montagna. Ma quando si mosse non fu più una
montagna, bensì un’immensa donna vestita di foschia, alta il doppio delle colline fra cui stava in
piedi.Impugnavaunascopa,ementreLittleTiblaosservavauntopogrossocomelamotricediun
trenosbucòdaunacavernainunadellealture.Bamfuilrumorechefecelascopadellagigantessa;
ma il topo la evitò infilandosi in un’altra caverna. Un istante dopo corse di nuovo fuori. Bam! La
donnaerasuamadre,maluicapìchenonpotevariconoscerlo…cheinqualchemodolanebbiaela
necessitàdischiacciareiltopolaseparavanodalui.
—Quellaèmiamadre—disseall’uomodirame.—Eiltopoeranellanostracucina,nella
casanuova.Manonlocolpivacomestafacendoadesso.
—Silimitaacolpirlounavoltasola—spiegòl’uomodirame.—Maquellavoltasiripete
uguale; è per questo motivo che sbaglia sempre il colpo. Se però tu cercherai di proseguire sul
sentiero,lascopatiuccideràetispazzeràvia.Amenocheiononlafermi.
—Possopassarefrauncolpoel’altro—disseLittleTib.Nesarebbestatocapace.
—Lascopaèpiùgrossadiquelchepensi—dissel’uomodirame.—Enonpotrestivederla
benecomecredi.
— Voglio che tu la fermi — disse Little Tib. Era sicuro che avrebbe potuto passare fra due
colpi della scopa, ma gli dispiaceva per sua madre, che era costretta a cacciare il topo
interminabilmenteesenzariposo.
—Alloradevilasciarecheiotimostriilmodo.
—Sentiamo—disseLittleTib.
—Bisognachetugirilamiachiavedimovimento.
Sulla serratura più bassa c’era scritto: AZIONE DI MOVIMENTO. Era la più grossa. A lato
pendevalachiave,equandoluil’ebbeinfilatanelforolagiròfacendolascattarepiùvolte.—Così
puòbastare—dissel’uomodirame.LittleTibrimiselachiavealsuopostoel’uomodiramesi
volseversodilui.
—Adessodevoguardareneituoiocchi—disse.Gliocchidiluieranostampatinelrame,ma
LittleTibsapevachepotevavederci.L’altroglipreselafacciafralemani:eranopiùdurediquelle
diNitty,peròpiùpiccoleefredde.LittleTibvidegliocchidiluifarsisemprepiùvicini.
Videisuoistessiocchiriflessinellafacciadiramedell’uomocomeinunospecchio,edentro
di essi c’erano dei bagliori simili alle fiamme di due candele in una chiesa. Le fiammelle
s’ingrandivano.L’uomodiramecontinuavaadaccostareilvoltoalsuo.Tuttocominciòaesserebuio
esemprepiùbuio.LittleTibdisse:—Tunonmiconosci?
—Devigirarelamiachiavedelpensiero—dissel’uomodirame.
LittleTiballungòlemanidietrodilui,protendendolebracciaalmassimointornoaquelcorpo
dimetallorosso.Lesueditatrovaronolapiùpiccoladelleserrature,eaccantoadessapendevaun
piccologancio;manonc’eranessunachiave.
Unbambinostavapiangendo.C’eraodoredimedicinalieunadonnadallavocestranadisse:—
Vediamo un po’. — Le mani di lei gli toccarono le guance. Le piccole fredde mani dell’uomo di
rame.LittleTibricordòchenonpotevavederenienteadesso,nonpiù.
—Èmalato,sì—disseladonna.—Scottacomeilfuocoesilamentasoloatoccarlo.
—Sì,signora—disseNitty.—Èsicuramentemalato.
Lavocediunaragazzinadisse:—Chemalattiaha,mamma?
—Halafebbre,tesoro,enaturalmenteècieco.
LittleTibdisse:—Iostobene.
LavocediMr.Parkerlotranquillizzò:—Staraimegliodopocheladottoressatiavràvisitato,
George.
—Possoalzarmi—disseLittleTib.AvevascopertocheNittylotenevasedutosulleginocchia,
equestoloimbarazzava.
—Tiseisvegliato?—domandòNitty.
LittleTibmiseipiedialsuoloeannaspòincercadelsuobastone,maerasparito.
—Èunpezzochedormi.Tiseisvegliatosoltantopermetàanchequandosiamoscesidaltreno.
—Salve—disselaragazzina.Bam.Bam.Bam.
—Salve—lerisposeLittleTib.
—Nonfartitoccarelafacciadalui,tesoro.Halemanisporche.
LittleTibsentìcheMr.ParkerparlavaconNitty,manonprestòloroattenzione.
—Iohounabambola—glidisselaragazzina,—euncane.SichiamaMuggly.Ilnomedella
bambolaèVirginiaJane.—Bam.
—Camminiinmodobuffo—disseLittleTib.
—Cisonocostretta.
Lui si chinò a toccarle una gamba. Abbassare la testa lo fece sentire strano. C’era un suono
squillante,irreale,chesembravaaleggiareintornoedentrodilui.Sentìconledital’orlodellagonna
della ragazzina, poi la sua gamba, calda e asciutta, quindi un oggetto di gomma con delle parti
metalliche, e strisce che gli ricordavano il collo dell’uomo di rame su tutti i lati. Le seguì con la
manoedentrodiesseritrovòlagambadilei,maeraperfinopiùsottiledelsuobraccio.
—Attentichenonlefacciamale—disseladonna.
Nittydisse:—Nonlefanessunmale.Dichehapaura?Unragazzinocosì!
Luipensòallepropriegambechecamminavanosulsentiero,chesaltellavanofraifioriversola
città verde. La gamba della ragazzina era come le sue, era più grossa di come l’aveva sentita,
diventavasemprepiùgrossasottolesuedita.
— Vieni — disse lei. — Mamma mi ha lasciato portare qui Virginia Jane. Vuoi vederla? —
Bam.—Mamma,possosciogliermilecinghie?
—No,cara.
—Maacasatumeletoglisempre.
—Soloquandovaialetto,tesoro,oquandotifaccioilbagno.
—Manonnehopiùbisogno,mamma.Vedi?Adessomistringono.
Ladonnaurlò.LittleTibsicoprìgliorecchi.Quandoancoravivevanonellavecchiacasa,esua
madre e suo padre gridavano, lui si copriva gli orecchi a quel modo e loro nel vederlo la
smettevano.Conladonnaperònonfunzionò:leicontinuòagridare.
Una donna che lavorava alle dipendenze della dottoressa cercò di farla calmare. Infine la
dottoressainpersonauscìelediedequalcosa.LittleTibnonpotevavederecosafosse,malasentì
direpiùvolte:—Prendaquesto.Prendaquesto.—EcomeDiovolleladonnaloprese.
Poilaragazzinaesuamadrefuronoportatenell’ufficiodelladottoressa.C’eramoltapiùgente
adesso,insalad’attesa,diquantaLittleTibneavevauditoall’inizio,etuttistavanoparlando.Nitty
lo prese per un braccio. — Non voglio sedere sulle tue ginocchia — disse Little Tib. — Non mi
piacesedertisulleginocchia!
— E allora siedi qua — disse Nitty, quasi in un sussurro. — Toglieremo di mezzo Virginia
Jane.
Little Tib s’arrampicò sopra una liscia sedia plasticata, con Nitty da una parte e Mr. Parker
dall’altra.
—Èunpeccato—disseNitty—chetunonabbiapotutovederelagambadiquellabambina.
Quandocisiamomessiasederequierasottilecomeunostecco.Equandol’hannoportatalìdentro
eraidenticaall’altra.
—Questoèbello—disseLittleTib.
—Cistavamodomandando…tuhaiqualcosaachefareconquelcheèsuccesso?
LittleTibnonlosapeva,cosìrimasezitto.
—Nontormentarlo,Nitty—disseMr.Parker.
—Nonlostotormentando.Stosolochiedendounacosa:èimportante.
—Sì,loè—disseMr.Parker.—Tupensaci,George,esepoiavraiqualcosadadirefaccelo
sapere.Noitiascolteremo.
LittleTibrestòalungosedutodov’era,einfineladonnachelavoravaperladottoressauscì.—
Èquestoilragazzo?—chiese.
—Halafebbre—lainformòMr.Parker.
—Dobbiamovedereilsuodisegnoretinico.Portatelodentro.
— Inutile — disse Nitty. E Mr. Parker aggiunse: — Non potrete prendere il suo disegno
retinico…lesueretinenonesistonopiù.
Ladonnachelavoravaperladottoressanondissenullaperunpoco,poi:—Be’,ciproveremo
lo stesso. — Prese per mano Little Tib, e lo condusse in una stanza dove c’era una macchina con
molte luci. Lui sapeva che quella era una macchina con molte luci, perché l’aveva riconosciuta
dall’odoreedalcontattodeisensoricontrolasuafaccia.Dopounpocoleiglilasciòscostaregli
occhidaidischettidiplastica.
—Bisognacheladottoressalovisiti—disseNitty.—Sochesenzaundisegnoretiniconon
potetemetterelavisitaincontoalgoverno.Mailbambinoèmalato.
Ladonnadisse:—Seapriròunapraticasudiluivorrannosaperechiè.
—Glitocchilafronte:stabruciando.
—Penserannocheèentratoillegalmenteinquestaregione.Eunavoltacheun’indagineabbia
presoiniziononlapotretepiùfermare.
—Possiamoparlarealladottoressa?—chieseMr.Parker.
—Èquelchestavocercandodidirvi.Nonpotetevederla.
—Vogliofarmivisitare:iosonomalato.
—Credevocheilmalatofosseilbambino.
— Anch’io sono malato. Vieni qui. — Una mano di Mr. Parker guidò Little Tib fuori dalla
poltroncinadifronteallamacchinadelleluci,eful’altroasedersialsuoposto.L’uomosipiegòin
avantiel’apparecchiaturamandòunronzio.—Naturalmente—disseMr.Parker,—dovròportarlo
dentroconme.Ètroppopiccoloperchélosipossalasciarsoloinunasalad’attesa.
—Lopuòtenerd’occhioquest’uomo.
—Luihafrettad’andarsene.
—Sissignore—annuìNitty.—Nonavreiindugiatofinora,sequinonfossecosìinteressante.
LittleTibsiaggrappòaunamanodiMr.Parker,edopoaverpercorsounpaiodibrevicorridoi
entrarononelpiccoloambulatorio.
— Lei non è un mio paziente — disse la dottoressa, chiudendo la porta alle sue spalle. —
Sentiamo,cosac’èchenonva?
Mr.ParkerleparlòdiLittleTib,elechiesediaddebitaresullasuacartadicreditotuttociòche
voleva.
— Questo è molto irregolare — disse la dottoressa. — Non dovrei neppure pensarci. Cos’è
successoaisuoiocchi?
—Nonloso.Sembrachenonabbiapiùlaretinaatuttiedue.
—Cisonoitrapiantidiretina,anchesenonsonosempreefficaci.
—Permetterebberodidargliun’identità?Lavistasarebbesecondariarispettoaquesto,peril
momento.
—Suppongodisì.
—Puòfarloricoverareinunospedale?
—No.
—Nonsenzadisegnoretinico,vuoldire?
— Proprio così. Mi piacerebbe poterle dire il contrario, ma sarebbe inutile. Non lo
accetterebberomai.
—Capisco.
—Homoltipazienti cheaspettano.Le addebiterò unavisita perun’influenza.Glidia queste,
dovrebberofarglicalarelafebbre;sedomaninonstameglio,meloriporti.
Più tardi, mentre l’aria e gli oggetti si raffreddavano, e gli ucccelli diurni s’erano azzittiti
lasciandopianpianoilpostoaquellinotturni,eNittyavevaaccesounfuocosucuistavacucinando
qualcosa,disseaMr.Parker:—Noncapiscoperchénonabbiavolutoaiutareilbambino.
—Glihadatoqualcosaperlafebbre.
—Nonèmolto.Avrebbepotutofaredipiù.
—C’ètantagentechehabisognodi…
— Lo so. E non sono poi tanti. Ce n’è di più in Cina o in altri posti. Lei crede che questa
medicinaglifaràbene?
Mr.ParkerpoggiòunamanosullatestadiLittleTib.—Pensòdisì.
—Restiamoquiaoccuparcidilui,oppuredomattinacenetorniamoaMartinsburg?
—Domattinavedremocomesta.
—Sa,Mr.Parker,avederlacomeagisceora…vogliodire,credochecelafarà.
—Sonounbravoprogrammatore,Nitty.Losonodavvero.
— So che lo è. Lei lavori bene a quel programma, e la macchina scoprirà che hanno ancora
bisognodiunsovrintendente.Eanchediunuomoperlamanutenzione.Perchéunuomodevesentirsi
cosìmalesenonhaunlavorodafareeunapaga?Melosadire?Forsemihannomessoqualcosa
nellatesta,comelei?
—Ilperchélosabenequantome—disseMr.Parker.
LittleTibnonliascoltava.Isuoipensierieranotornatiallaragazzinaeallagambadilei.L’ho
sognato, pensò. Nessuno può fare quella cosa; ho solo sognato di toccarla e di sentire che
diventavapiùgrossa.Equestovuoldirechelarealtàeral’altra,l’uomodirameelagigantessa
conlascopa.
Ungufomandòilsuorichiamo,ealuitornòinmentelapiccolasvegliaronzantechesuamadre
aveva accanto al letto nella casa nuova. Al mattino presto la suoneria echeggiava, e suo padre
dovevaalzarsi.Quandovivevanonellacasavecchiaesuopadreavevaunsaccodilavorodafare,la
sveglianongliserviva.Igufidovevanoessereleveresveglie,equandoessiavrebberofattoilloro
versoluisisarebberisvegliatoinunacasavera.
S’addormentò. Poi si trovò di nuovo desto, ma non vedeva niente. — Meglio che mangi
qualcosa — disse Nitty. — Ieri sera non hai messo niente nello stomaco; ti sei appisolato e ho
preferito non svegliarti. — Glimiseinmano un panino.— Nonèmolto fresco— disse, — maè
buono.
—Prenderemounaltrotreno?
—IltrenononvaaMartinsburg.Purtroppononabbiamostoviglie,maquestotelomettoinun
pezzodicarta.Badaanonfarlocadereinterra.
Little Tib stiracchiò le gambe. Era affamato, e s’accorse che da un bel po’ di tempo non
provavaveroappetito.Domandò:—Dovremocamminare?
— È troppo lontano; faremo l’autostop. Mettiti seduto, così te lo appoggio sulle gambe. —
Little Tib sentì la mano di lui deporgli un involto in grembo. Lo toccò e avvertì il contatto del
prosciutto. Attorno c’era ancora l’involto, ma era stato tagliato in due. — L’ho arrostito sul fuoco
ieri sera — disse Nitty. — C’è anche una salsiccia che ho tenuto da parte per te. Non fartela
scivolare.
LittleTibpreselasalsicciainunamanocomeunconogelato,etolselapelleconl’altra.Era
morbidaecalda,macroccanteall’esterno.Nemangiòunpococonilpane,digusto,edopoqualche
bocconeglivennesete.
—Cisiamoprocuratiquestarobaacasadiunadonnapiuttostopovera—disseNitty.—Èlì
chebisognaandaresesidesideraunbocconedipane.Iricchihannopauraenonaprono.Mr.Parker
eiononpossiamocomprareniente.Nonabbiamoancoraottenutocreditoperilmesedisettembre…
speravamodiaverlounavoltaaMacon.
—Permenondarannonulla—disseLittleTib.—Mammadovevadarmidelsuodamangiare.
— Questo perché non avevano il tuo disegno retinico. Comunque, che differenza farebbe? Ti
spetterebbeuncreditocosìpiccolochesarebbequasicomenonavereniente.Mr.Parkerricevepiù
dimeperchéquandolavoravamolasuapagaeramaggiore,maanchequestoèpressochéilminimo
bastantepersopravvivere.
—Dov’èMr.Parker?
È un po’ più giù, si sta lavando. Vedi, l’autostop è difficile se non sei ben pulito. Nessuno ti
prendesu.Ieriseraabbiamotrovatounrasoioancorabuono,eadessoluisifalabarba.
—Vuoichemilavi?
—Nontifarebbemale—disseNitty.—Ieriserahaipianto,esullapolverechehaiinfaccia
sono rimaste delle strisce. — Prese per mano Little Tib e lo condusse lungo un sentiero liscio
delimitatodaalteerbe.Lavegetazioneerabagnatadirugiada,freddacomeilghiaccio.Sulbordo
del ruscello trovarono Mr. Parker. Little Tib si tolse le scarpe e i vestiti ed entrò con i piedi
nell’acqua.Erafredda,anchesenonquantolegoccedirugiada.Nittyglivenneaccanto,lospruzzò,
gli versò acqua sul capo con le mani e poi lo costrinse a immergersi del tutto (non senza avergli
raccomandato di trattenere il fiato) per lavargli anche i capelli. Fatto ciò lavarono i vestiti alla
meglioeliappeserosuicespugliadasciugare.
—Stamattinasaràdurofarel’autostop—disseNitty.
LittleTibglichieseperché.
—Siamointroppi.Quantipiùsiamo,tantopiùèdifficileavereunpassaggio.
— Potremmo separarci — suggerì Mr. Parker. — Faremo a chi tira la paglia più lunga per
deciderechidevestareconGeorge.
—No.
—Permenoncisonodifficoltà.Misentobene.
—Sisentebeneadesso.
Mr.Parkersisporseinavanti.LittleTiblocapìperchéilvestitodiluifrusciòelasuavocesi
fecepiùvicina.—Nitty,chièilcapo,qui?
—Lei,Mr.Parker.Soloche,secominciasseausciredisentimento,potreidiventaremattoper
lapreoccupazione.Cosalehomaifattochevogliamettermiaddossoquell’ansia?
Mr.Parkerrise.—Vabene.Tidiròiocosafaremo.Tenteremoinsiemefinoalledieci.Seper
alloranonavremotrovatounpassaggioiononandròpiùavantidimezzomiglio,elasceròavoidue
laprimapossibilitàd’esserpresisudachiarriva.—LittleTiblosentìalzarsi.—Credicheivestiti
diGeorgesisianoasciugati?
—Sonoancoraunpo’umidi.
— Posso mettermeli — affermò Little Tib. Aveva già portato indumenti bagnati dopo che un
acquazzoneglierapassatoaddosso.
—Questoèpropriounbravoragazzo.Aiutaloavestirsi,Nitty.
Quando furono in cammino sulla strada, e comprese che Mr. Parker era a una certa distanza
davanti a loro, Little Tib domandò a Nitty se pensava che avrebbero trovato un passaggio prima
delledieci.
—Sochelotroveremo—disselui.
—Ecomefaiasaperlo?
—Perchéhopregatomolto,equandoiopregomoltoperavereunacosalaottengosempre.
Little Tib rifletté su quel pensiero. — Potresti pregare per trovare un lavoro — disse,
ricordandocheNittygliavevadettoquantodesiderasseunlavoro.
—L’hofatto,subitodopoaverpersol’ultimo.PoihoincontratoMr.Parkerehovistoinche
condizioniera,cosìhodecisodiandareconluipertenerglidietro.Diconseguenzaebbiunlavoro…
edèquellochefaccioadesso.ÈMr.Parkerquellochenonhaunlavoro.
—Manonvienipagato—osservòLittleTibintonopratico.
—Abbiamol’introitodell’assistenza.Eioliuso,ilmioeilsuo,perquellochecioccorre.Ma
orastaiquieto…siamosullastrada.
Rimaserofermisulbordoalungo.Ognitantopassavanounamacchinaounautocarro.LittleTib
cominciò a chiedersi se Nitty e Mr. Parker alzavano il pollice. Ricordava d’aver visto gente che
alzavailpollice,quandoluieisuoigenitorieranopartitidallavecchiacasa.Riflettéancorasuquel
cheNittyavevadettodellapreghieraecominciòapregareanchelui,pensandoaDioechiedendogli
chelaprossimaautosifermasse.
Per un bel po’ di tempo nessuna rallentò neppure. Little Tib immaginò che si fermasse un
autocarro carico di bestiame e disse a Dio che era disposto a sedere anche sulla schiena di una
mucca. Immaginò che a fermarsi fosse un camion della spazzatura, e disse a Dio che si sarebbe
seduto perfino sui rifiuti. Poi sentì qualcosa avvicinarsi. Doveva essere un veicolo vecchio e
malconcio,eilmotoreemettevastraniciottolicheavrebberopreoccupatoqualsiasiconducente.—
Hal’ariadiunodiquegliantichiautobusdellascuola—borbottòNitty.—Guardiunpo’chebuffi
disegnihasullacarrozzeria.
—Sistafermando—disseMr.Parker,eLittleTibsentìilcigoliodellosportelloanterioreche
siapriva.
Unavocesconosciuta,altaperappartenereaunuomoecapacediparlareinfretta,disse:—
Andatedaquestaparte?Potetesalire.TuttisonoibenvenutineltempiodiDeva.
Mr. Parker salì, e Nitty issò Little Tib sugli scalini. Lo sportello si chiuse dietro di loro.
Nell’ariac’eraunodoresingolare.
— Avete con voi un ragazzino. Ottimo. Al Dio piacciono molto i ragazzini e gli anziani. I
bambinielebambinehannol’innocenza;glianzianihannolatranquillitàelasaggezza.Questesono
dotichecompiaccionoilDio.Dovremmolottarepermantenereinnoil’innocenza,eperraggiungere
latranquillitàelasaggezzailpiùprestopossibile.
—Propriocosì—disseNitty.
—Èpropriounbelbambino.—LittleTibsentìsullafacciailrespirodelconducente,caldoe
dolce,equalcosachetintinnavalocolpìlievementesulpetto.Loafferròescoprìchesitrattavadiun
pezzo di legno con tre sbarrette incrociate, sospeso a un laccio di cuoio. — Ah! — disse la voce
dell’uomo.—Haitrovatoilmioamuleto,eh?
—Georgenonpuòvedere—spiegòParker.—Dovetescusarlo.
—Men’eroaccortoappenal’hoguardato;maforseèdolorosoperluisentirselorammentare.E
adesso meglio che ripartaprimache la polizia vengaa chiedermi perchémisono fermato. Nonci
sonosedili…lihotoltituttisalvoquesto.Èpreferibilechelagentesisiedasulpavimento,difronte
aDeva.Mavoipotetestaredietrodime,sevolete.Èabbastanzacomodopervoi?
—Saremofelicianchedistareinpiedi—disseMr.Parker.
L’autobussimiseinmovimento.LittleTibsiaggrappòaNittyconunamano,econl’altraaun
palo che aveva trovato a tentoni. — Eccoci in marcia. È una cosa che dà soddisfazione. Sarebbe
ancoramegliosepotessimomuovercisempre,senzafermarcimai.Avevoanzipensatodicostruireil
mio tempio su una barca… una barca si muove continuamente, grazie alle onde. Sono sempre in
tempoafarlo.
—LeipassadaMartinsburg?
—Sì,sì,sì—disseilconducente.—Permettetechemipresenti:iosonoilDr.Prithivi.
Mr.ParkerstrinselamanoalDr.Prithivi,eLittleTibsentìl’autobusdeviaredaunlato.Mr.
Parkeremiseungrido,equandoilveicolofudinuovoraddrizzatopresentòNittyeLittleTib.
—Seleièundottore—disseNitty,—forsepuòdareun’occhiataaGeorge,quandohatempo.
Nonèstatobene.
—Nonsonoundottorediquelgenere—spiegòPrithivi.—Noncuroilcorpo,bensìl’anima.
Sono dottoreinScienza Divina,laureato all’università di Bombay.Quando qualcuno è malatopuò
chiamareunmedico.Sedeigiovanisirivelanomalvagi,chiamanome.
—Disolito,però—disseNitty,—lefamiglienonlofannoperchésonocontentidivederli
finalmenteguadagnareunpo’didenaro.
IldottorPrithivirise,diunarisatinamusicaleeacuta.ALittleTibparvedisentirlaecheggiare
nelvecchioautobuscomeuntrillo.—Manoituttisiamomalvagi—dissel’uomo,—eperciòpochi
di noi fanno denaro. Questo come lo spiegate? Questo è il buffo della cosa. Io curo le anime
malvagie:dunquetuttialmondonondovrebberofaraltrochechiamarmidallamattinaallasera.Se
avessiun’insegnaessadirebbecheilmioorariod’ufficioèdallenoveallecinque,nientechiamatea
casa.Einvecesonoioche,senzariceverechiamate,portolamiacasaatutti,lacasadiDio.Qui
accolgoimieipazienti,eachivienedicodisaliresulretrodelmioautobus.
—Nonsapevamocheleidovesseesserepagato—disseLittleTib,preoccupatoperchéNitty
gliavevadettocheluieMr.Parkernonavevanodenarosulloroconto.
—Nessunodevepagare…questoèilbello.Colorochedesideranooffrireunpo’dibenzinaal
Diopossonoinfilarequilalorocartadicredito,maètuttovolontarioenoiaccettiamoanchealtre
offerte.
—Certocheèmoltobuiolìsulretro—disseNitty.
—Lasciatechevelomostri.Vedetechestiamoarrivandoaunapiazzuoladisosta?Eccocom’è
regolatoallaperfezionel’universo.Làpotremofermarcieriposareunpo’,eprimadiripartirepotrò
mostrarviilDio.
Little Tib sentì l’autobus così all’improvviso che trasalì. Nell’ultimo anno in cui avevano
abitato nella casa vecchia era andato a scuola con un autobus. Ricordava quanto caldo c’era stato
dentro,ecomeglifossesembratosciattodopoleprimesettimane;adessostavasognandodiandare
albuiosuunautobusdall’odorestrano,mapoisisarebbesvegliato,sisarebbetrovatodinuovosul
vecchioautobus,elosportellosisarebbeapertoperlasciarlocorrerefuorinellalucecaldaversola
scuola.
Lo sportello si aprì, cigolando e sferragliando. — Scendiamo — disse il Dr. Prithivi. —
Ricreiamociunpo’,evediamoqueichec’èdavederequi.
— È un luogo panoramico — disse Mr. Parker. — Da qui si possono vedere ben sette
contee.—LittleTibsisentìsollevareeportargiùdipeso.Nellevicinanzec’eradellagente,anche
senonpropriolìaccanto,epotéudirelelorovoci.
—Èmoltobello—osservòilDr.Prithivi.—AnchenoiabbiamobellemontagneinIndia…
l’Himalaia, così si chiamano. Questo splendido panorama mi fa pensare ad esse. Quand’ero un
ragazzino mio padre affittò una casa sull’Himalaia. I rododendri crescevano selvaggi lassù, e una
voltavidiunleopardonelmiogiardino.
Una voce estranea disse: — Qui lei può vedere leoni di montagna. Il momento adatto è la
mattinapresto…bastaalzarelosguardosullegrandiparetidirocciafracuisiguida.
— Proprio così! — esclamò eccitato il Dr. Prithivi. — Era molto presto quando vidi quel
leopardo.
LittleTibcercòdiricordarequalefossel’aspettodiunleopardo,escoprìdinonriuscirci.Poi
tentòconungatto,maquellocheimmaginònoneraungattomoltopreciso.Sisentivasudatoestanco,
ecercòdidirsichenoneratrascorsomoltodaquandoNittygliavevalavatoivestiti.Lacuciturasul
davantidellacamicia,dovec’eranoibottoni,eraancoraumida.Quand’erastatocapacedivedere
avevasaputoconprecisionequalefossel’aspettodiungatto.Eracertocheseavessepotutotenere
ungattoinbracciol’avrebbesaputodinuovo.Immaginòlamorbidezzadiungatto,grossoeconil
pelolungo.Inaspettatamenteessofulì,difrontealui.Nonungatto,bensìunleone,einpiedisulle
zampeposteriori.Avevaunalungacodaconunciuffoall’estremità,eunnastrorossoannodatosulla
criniera. Il suo volto era stranamente offuscato, ma stava ballando… ballava alla musica, solo
ricordata,dellatrillanterisatadelDr.Prithivi.Glieravicinissimo.
LittleTibfeceunpassoversodiluimatrovòlastradasbarratadaduetubimetallici.Scivolòal
dilàdiessi.Illeonedanzava,saltellava,ondeggiavamutandoposasenzasosta.S’inchinò,roteando
via,eancheLittleTibcominciòaballaredietrodilui.Eraungiocoeunagara,ederadivertente.Il
leonebalzòadestraepoiasinistra,cosìvicinochepotevaquasitoccarlo,eluiloseguì.
Sentivacheallesuespallelagentestavagridando,malelorovociglisembravanosfocatee
lontanissimeaparagonedeltrilloflautatosulcuiritmoballava.Illeoneglitornòdifronte,gliporse
lezampeanteriorieluileafferrò,quindisaltellaronoquaelàallegramente.Ilsuomusosifaceva
nitido ora, e divenne più chiaro a mano a mano che facevano girotondo… era una buffa, terribile,
amichevolefaccia.
Ad un tratto fu come se si fosse infilato in un cespuglio i cui rami erano braccia e mani. Lo
afferraronoinpiùpunti,sollevandoloetirandoloindietroversolesbarredimetallo.Potéudirela
vocediNitty,mastavaurlandoenonsicapivaquelchedicesse.Ancheunadonnastrillava…no,
parecchie donne, mentre un uomo dalla voce a lui sconosciuta sbraitava: — L’abbiamo preso!
L’abbiamopreso!—LittleTibcapìchesiriferivaalui,vistocheeranoinmoltiadaverlopreso.
Un’altra voce, stavolta quella del Dr. Prithivi, stava ansimando: — Lo tengo. Lasciatelo, che
possasollevarlodaquestaparte!
LittleTibalzòilpiedesinistroelomossedavantiasé.Nonc’eranientelì,nientedeltutto.Il
leone sen’era andato e in quelmomentoseppedovesi trovava: sul ciglio diuno strapiombo,che
pocopiùavantiprecipitavainterminabilmente.Lospaventoloraggelò.
—Lasciatelo,cheiolopossasollevare!—ripetéilDr.Prithivi.LittleTibnotòquantofossero
piccole e molli le mani di lui. Poi quelle più grosse di Nitty lo agguantarono da un lato, per un
braccio e una gamba, e quelle meno robuste di Mr. Parker (o di un altro come lui) lo presero
dall’altro.Fusollevato,tiratoindietroerimessoaterra.
—Camminavanell’aria…—ansimòunadonna.—Eballava!
—Questobambinodevevenireconme—esclamòilDr.Prithivi.—Toglietevidimezzo,per
favore.—AfferròLittleTibperunpolso.Nittyperòlosollevòdinuovoeselomiseacavalcioni
sullespalle,conlatestafralegambe.LuimiselemanifraifolticapellidiNittyevisiafferrò.Altre
mani si stavano allungando verso di lui; quando lo raggiungevano si limitavano però a sfiorarlo,
comesenonosasserofaredipiù.
— Timettogiù —disse Nittypoco dopo.—Badaanon battere la testa. — Poi sottoi suoi
piedicifuronogliscalinidell’autobus,eilDr.Prithiviloaiutòasalire.
—DeviesserepresentatoalDio—dissel’uomo.L’internodelveicoloeracaldoesoffocante,
evistagnavaunodoredolciastroeopprimente.—Eccoqua.Adessodevipregare.Haiqualcosaper
fareun’offerta?
—No—disseLittleTib.Lagenteloavevaseguitoall’internodell’autobus.
—Allorapregasoltanto.—IlDr.Prithividovevaavereunaccendisigaro:LittleTibnesentìlo
scatto.PoicifuilOoooh!dimeravigliadiquellicheeranoentrati.
—ColuicheoravedeteèDeva—disseloroilDr.Prithivi.—PoichénonsieteabituatiaLui,
laprimacosachenotateècheEglihaseibraccia.Èperquestomotivocheioportoquestacroce,
anch’essafornitadiseibracci.MaDevaèancheinrapportoconlacristianità,poichécomevedete
inunamanotieneunacroceaduebracci.Nellealtre(cominceròdallasecondaefaròilgiro)stringe
lamezzalunadell’Islam,laStelladiDavide,un’immaginedelBuddha,unfallo,eunaspadakatana,
cheiohosceltoarappresentareloscintoismo.
LittleTibcercòdipregare,comeilDr.Prithiviavevarichiesto.Perunversoeraconsciodiciò
che aveva fatto quando s’era messo a ballare con il leone, ma per l’altro no. Perché non era
precipitato?Immaginòcos’avrebbepotutoprovaresefosseandatoaspaccarsilatestasulleroccein
fondoalburrone,efuscossodauntremito.
Ricordava benissimo l’aspetto delle rocce. A forma di patata ma molto più grosse, dure e
grigie. Era perduto in una landa rocciosa, dovunque si levavano cupe muraglie di pietra e non vi
cresceva neppure un filo d’erba. Si fermò all’ombra di uno di quei monoliti per proteggersi dal
calore; riusciva a vedere una parete rocciosa davanti a sé, oltre la giogaia di macigni riarsi, ma
stavolta la consapevolezza di godere di nuovo della vista non lo rallegrò. Aveva sete, e
indietreggiandonell’ombrasiaccorsecheallesuespallec’erailvuoto.L’ombradiventavasempre
piùscuraesembravasprofondarenellevisceredellamontagna.S’avviòinquell’oscurità,eallorché
l’ultimobarlumedilucediurnascomparvedietrodiluisiritrovòaesseredinuovocieco.
Lacaverna(oracapivachequellaeraunacaverna)s’allungavainterminabilmentenellaroccia.
Malgrado l’assenza della luce del sole a Little Tib parve che si facesse sempre più calda. Poi da
qualche luogo davanti a sé udì provenire un tramestio, come se una quantità di sassi fossero stati
rovesciatisulterrenorocciosoecontinuasseroarimbalzareattorno.Ilrumoreerastrano,maLittle
Tibsisentivastancoesedette,limitandosiadascoltarlo.
Comesequell’attofossestatounsegnalesiacceserodelletorce:primaunasullasinistradella
caverna, quindi un’altra sulla parete opposta. Alle sue spalle una grata di sbarre s’abbassò con
fragore,eduegrotteschefiguresimiliaragnisimosseroversodilui.Ilorocorpieranopiccolie
grassocci, avevano gambe e braccia come rami secchi, facce grinzose e folli dai collerici occhi
strabuzzati, masse di fantomatici capelli torreggiavano sulle loro teste, esibivano baffi simili ai
sensori di insetti notturni e barbe a tre punte, le quali sembravano dotate di vita propria e si
torcevano qua e là come serpenti. Quegli insoliti individui portavano accette dal lungo manico,
indossavanovestirosseeavevanolepiùlarghecinturedicuoiocheLittleTibavessemaivisto.—
Fermo!—gridarono.—Stop,smetti,trattienitiearrestatestesso.StaisconfinandonelreamedelRe
degliGnomi!
—Misonofermato—risposeLittleTib.—Enonpossoarrestaremestessoperchénonsono
unpoliziotto.
— Questo non è quel che ti abbiamo chiesto — lo rimbrottò uno degli individui dal volto
accidioso.
—Maèuninsulto—sbottòl’altro.—NoisiamoPoliziottidelRegno,losaibene,edètuo
dovereunirtiall’esercito.
—Neltuocaso—continuòilprimognomo,—cisaràlasquadradidisciplina.
— Vieni con noi! — esclamarono entrambi. Lo afferrarono per ie braccia e cominciarono a
trascinarlosulsentierocheserpeggiavafralestalagmiti.
—Lasciatemi—supplicòLittleTib.—Nonsapeteneppurechisono.
—Eneppureciimportadisaperlo.
—SefosseroquiNittyeMr.Parkerviaggiusterebberoloro.
—Nonpotrebberoaggiustarenessuno,perchénonsiamorotti.EoratiporteremodinanzialRe
degliGnomi.
Attraversarono una tortuosa serie di caverne dove l’unica luce era quella degli occhi degli
gnomi, ed altre più vaste dal pavimento fangoso e piene di echi, al centro delle quali scorreva un
rigagnolo.DapprimaLittleTibpensòchetuttofossepiuttostoimmaginario,malecosediventavano
semprepiùrealiamanoamanocheprocedevano,comeseglignomiassorbisserosoliditàerealtà
daquelcaloresotterraneo,einfineluistessodimenticòchefuoriesistevanoaltriluoghi,equelche
dicevanoglignominongliparvepiùnébuffonéfantasioso.
La caverna del Re degli Gnomi era illuminata vivamente, e sulle pareti brillavano gemme e
pepite. Gli arazzi erano d’oro, non di stoffa dorata ma d’oro vero, ed il Re sedeva a gambe
incrociate su un grosso cuscino trapunto di diamanti. — Tu sei sconfinato nel mio dominio —
disse.—Cometigiustifichi?—Ilsuoaspettofisicoeraidenticoaquellodeglialtrignomi,benché
fossepiùmagroebasso.
—Miaffidoallavostrapietà—disseLittleTib.
—Alloraseicolpevole?
LittleTibscosseilcapo.
—Deviesserlo.Soloicolpevolisupplicanolamiapietà.
—Credevochevoiperdonasteglisconfinamenti—osservòLittleTib,eappenal’ebbedetto
tuttelelucicheilluminavanolasaladeltronosispensero.Lesueguardiecominciaronoaimprecare,
eluisentìilfrusciodelleloroaccettechenelbuiofendevanol’ariaallaricercadellasuatesta.
Corse via, pensando che poteva nascondersi dietro uno degli arazzi d’oro, ma le sue mani
protesenonriuscironoatrovarlo.Alloracontinuòafuggireacaso,finchédopounpo’fucertodinon
esserepiùnellasaladeltrono.Erasu!puntodifermarsiallorchévideunadeboleluce,cosifioca
cheperunpocogliparvesoltantounoscherzodegliocchi,comeibagliorichescorgevapremendovi
leditasopra.Questoèilmiosogno,sidisse,epossocrearedellelucidovunqueiovogliametterle.
Benissimo allora, voglio la luce del sole, e quando sarò uscito ci saranno Nitty e Mr. Parker
accampati con me da qualche parte, in un bel posto accanto all’acqua fresca di un ruscello, ed io
saròcapacedivedere.
Lalucesifecepiùgrandeeluminosa;avevailtonodoratodeiraggidelsole.
PoiLittleTibvidedeglialberi,ecominciòacorrere.Stavapassandodicorsafraleloroforme
verdiquandocapìd’untratto che nonerano affattoalberi veri, eche la luce provenivada essi:il
cielosopradiluieraunanudavoltadiroccia.Sifermò,allora.Itronchieiramideglialberierano
d’argento, le foglie erano d’oro, l’erba sotto i suoi piedi non era erba bensì un tappeto di gemme
verdi, e uccelli i cui occhi erano rubini autentici volavano fra quella vegetazione… solo che non
eranouccelliveri,magiocattoli.NittyeMr.Parkernonc’erano,eneppureilruscello.
Eraquasisulpuntodimettersiapiangerequandonotòlafrutta.Pendevasottolefoglieedera
d’oroanch’essa,maperdeifruttiquellononerauncoloreinnaturale:avevanol’aspettodigrosse
mele.LittleTibsichiesesesarebbestatocapacedistaccarledaglialberi,elaprimachetoccògli
caddefralemani.Noneraabbastanzapesantedasembraresolida.Dopoqualcheistantevidechele
duemetàeranoavvitatel’unasull’altra.Sedettesull’erba,chenelfrattempoeradiventataveraerba
ountappetospessoeverde,elaaprì.Nell’internoc’eraunpezzodicarneeunpo’diverdura,ma
quelciboeratroppocaldoperpoteresseremangiato.Virovistòdentrosperandoditrovarequalcosa
di più commestibile, ma non c’era altro che carne quasi arroventata e verdura così bollente che
metterselainboccaeraimpossibile.
Infine trovò una piccola tazza con il coperchio. Dentro c’era un po’ di tè, così caldo che gli
bruciò le labbra, ma lui cercò di berne ugualmente un sorso. Deposta la tazza si alzò e proseguì
attraverso quella foresta d’oro e d’argento, sperando di trovare un posto migliore. Tutti gli alberi
peròsvanironodicolpo,esiritrovòimmersonellatenebra.Imieiocchisonoandati,pensò,misto
svegliando.Poividepiùavantiuncircolodiluce,risentìiltramestio,eseppechenonsitrattavadi
sassi che rimbalzavano al suolo bensì di picconi, centinaia e centinaia, che scavavano l’oro nelle
minieredeglignomi.
Il cerchio di luce si allargò… ma nello stesso tempo si fece più scuro, come se in esso
crescesseun’ombraaformadistella.Poil’ombrasisolidificònelcorpodiunognomocheveniva
verso di lui. E subito ce ne fu un intero esercito: l’uno esattamente dietro l’altro e con le braccia
allargateinfuori,cosicchéquell’immaginesembravaunsolognomoconmillebraccia,tutteprotese
perafferrarelui.
Inquelmomentosisvegliò,eognicosasvanìnelbuio.
Sialzòasedere.—Finalmentetiseisvegliato,—disseNitty.
—Sì.
—Cometisenti?
Little Tib non rispose; stava cercando di capire dov’era. Sotto di lui c’era un letto, dietro la
schienaavevaunguanciale,elesuemanisentironounlenzuolofrescoebenstirato.Ricordandoche
ladottoressaavevaparlatodiunospedaledomandò:—Sonoall’ospedale?
—No,siamoinunmotel.Comestai?
—Bene,credo.
—Ricordidiessertimessoaballaresulvuoto,nell’aria?
—Pensavodiessermelosognato.
— Be’, per un attimo ho creduto anch’io di sognare… ma lo stavi facendo davvero. L’hanno
vistotutti,quellicheeranolìvicinoquandol’haifatto.Epoi,dopochetornastiabbastanzavicino
perché potessimo afferrarti e rimetterti con i piedi per terra, il Dr. Prithivi ti ha fatto rientrare
nell’autobus.
—Questoloricordo—disseLittleTib.
—Poihaspiegatoqualcosadelsuolavoroedellasuareligione,ehachiestodelleoffertealla
gente,maintantotieriaddormentato.Scottaviancoradifebbre,eMr.Parkeredioabbiamopreferito
nonsvegliarti.
—Hosognato—disseLittleTib,eraccontòaNittydelsuostranodelirioonirico.
—Quandotièsembratodiberedeltè,quellaeralamedicinacheiotistavodando,eccoquel
che penso. Solo che non era tè caldo, era acqua fredda. E quello lì non è stato un sogno, era un
incubo.
— Non mi è sembrato tanto spiacevole — disse Little Tib. — Il Re era davvero lì, e avrei
potuto parlargli e spiegargli quello che era successo. — Le sue mani scopersero l’esistenza di un
tavolinoafiancodelletto;soprac’eraunalampada.Pursapendochenonl’avrebbevistailluminarsi
cercòl’interruttoreelofecescattare.—Comesiamoarrivatiqui?—domandò.
— Be’, dopo la colletta, quando tutti se ne furono andati, quel Dr. Prithivi insisteva per
svegliartieparlareconte.MaMr.Parkerediogliabbiamodettochenonglieloavremmopermesso,
echeintantotiservivaunpostoperdormire.Cosìluihatrasferitounpo’didenarosulcontodiMr.
Parker, e abbiamo potuto affittare questa stanza. In quanto a lui, dice che deve dormire sul suo
autobusperaccudireaquelDeva.
—Eadessoèlì?
—No,ègiùincittàaparlareconlagente.Ancoranontel’hodetto,maquestoèsuccessoieri
l’altro.Haidormitoungiornointero,eanchequalcosadipiù.
—Dov’èMr.Parker?
—Sistaguardandoingiro.
—Vuolevedereseilcantenacciodiquellafinestraèancorarotto,vero?Eselesbarresono
abbastanzalarghedalasciarmipassare.
—Questaèunadellecose,sì.
—Sonocontentochetusiarimastoconme.
—SisupponecheiodebbaavvertireilDr.Prithiviappenaseisveglio.Questoèilnostropatto.
—Masarestirimastolostesso,vero?—LittleTibmiselegambegiùdalletto.Quellaerala
primavoltachesitrovavainunmotel,anchesenonl’avrebbevolutoconfessare,ederaansiosodi
esplorarlo.
—Qualcunoavrebbedovutocomunquerestareconte.—LittleTibsentìlelievinotemusicali
ditastitelefonicichevenivanopremuti.
Più tardi giunse il Dr. Prithivi, e subito fece sedere Little Tib su una grossa seggiola dai
braccioli imbottiti. Lui gli parlò del motivo che lo aveva spinto a ballare, e di ciò che aveva
provato.
—Credochetupossavederciunpoco.Nonseicompletamentecieco.
—No—disselui,eNittyaggiunse:—AHowardladottoressacihadettochenonhaleretine.
Comepuòvederciunochenonhaleretine?
—Ah,oracapisco.Alloraqualcunotihadettodelmioautobus…deidisegnichehofattosulle
fiancate.Sì,dev’esserecosì.Tenehannomaiparlato,vero?
—Parlatodicosa?—chieseLittleTib.
RivoltoaNittyilDr.Prithividisse:—Haidescrittoaquestobambinoidisegnichecisonosul
mioautobus?
—No—risposeNitty.—Quandosiamosalitilihoguardati,perònonglienehoparlato.
—Già,credoanch’io.Èpocoprobabilecheliabbiatevistiprimadelmomentoincuimifermai
per darvi un passaggio, e da allora siete sempre rimasti in mia presenza. Malgrado ciò, su una
fiancata del mio bus c’è un disegno che rappresenta un uomo con la testa di leone. È Vishnù che
distrugge il demone Hiranyakasipu. Non è eccezionale che un bambino, appena arrivato su un
veicoloconuntaledisegno,siacondottoadanzarenell’ariadaun’entitàdallatestadileone?Inoltre
èstatoVishnùafareilgirodell’universoinduepassi:questaèanch’essaunadanzanell’aria,forse.
—Uh-uh!—borbottòNitty.—MaGeorge,qui,nonpuòavervistoqueldisegno.
—Maforseildisegnohavistolui…questoèilpuntochestaitrascurando.Tuttavia,illeoneha
moltisignificatidiversi.FragliebreièilsimbolodellatribùdiGiuda:questaèlaragionepercui
l’Imperatore d’Etiopia veniva chiamto il Leone di Giuda. Anche il figlio adottivo di Maometto, il
cuo nome mi sfugge ogni volta che ne parlo, era conosciuto come il Leone di Dio. La cristianità
stessaèriccadileoni.Haiforsenotatochehodomandatoalragazzo,inparticolare,seilleonedalui
vistoavevaleali.L’hofattoperchéilleonealatoèl’emblemadiSanMarco.Maunleonesenzaali
indicailCristo…questoinbaseall’anticacredenzasecondocuiipiccolidelleonenasconomorti,
edèlaleonessacheleccandoliliportaallavita.NelleoperediSirC.S.Lewisilleonecomparea
questo modo. E nella preghiera rivelata a Santa Brigida di Svezia, il Cristo è detto: Forte leone,
immortaleedinvincibileRe.
—Edèilleonequellochegiaceràconl’agnelloquandoverràiltempo—disseNitty.—Forse
nonsomoltodiquestecose,maunpo’holettoanch’io.El’agnelloèunadelleimmaginidiGesù.
Ancheilbambinoèun’immaginediGesù.
LavocediMr.Parkerintervenne:—ChenesapetevoiduecheDioabbiaqualcosaachefare
conquesto?—L’uomos’avvicinò,esedettesulbordodelletto.
—Inognicosac’èlamanodiDio,Mr.Parker—glirisposeilDr.Prithivi.—Seleiprovasse
checosìnonè,sarebbesolounasuaopinione.Eun’opinionenonsarebbeunaprova.
—Certo,certo,questaèunaposizionefilosoficachenonpuòessereattaccata,vistochenelsuo
dogmacontienegiàlareplicaaogniattacco.Masenonpuòessereconfutata,nonpuòneppureessere
dimostrata…quindièsoltantounasuaopinionepersonale.Lamiaosservazionesignificavachenon
èDiocoluidicuistateparlando.LeicercavadiscoprirelapresenzadiunaveraerealeManodi
Dio… per prenderGli le impronte digitali. Io sto invece dicendo che esse possono non esserci. Il
leonedanzantepuòesseresolounprodottodell’immaginazionediGeorge…unanimalecheballa.
La levitazione, poiché di questo si è trattato, è stata spesso posta in connessione con altre facoltà
paranormali.
—Questopuòesserevero—concesseilDr.Prithivi,—madovremmocomunquedomandarlo
alui.George,quandoballaviconl’uomo-leonehaiavutol’impressionechefosseilDioVishnù?
—No—risposeLittleTib.—Unangelo.
Ma più tardi, dopo che il Dr. Prithivi gli ebbe posto le sue domande importanti e se ne fu
andato,LittleTibchieseaNittycosaavrebbefattoquellasera.NonavevacapitoquellocheilDr.
Prithivigliavevadetto.
—Dovraiapparire—disseMr.Parker.—Tuseiilragazzo-Krishna.
—Bastachetufacciafinta—aggiunseNitty.
— Suppongo che debba essere una mascherata, più o meno. Il Dr. Prithivi ha chiesto a certa
gente, interessata alla sua religione, di recitare nei panni di veri personaggi mitici. Tutti vogliono
vederete,cosìilmomentoculminantesaràquandoappariraicomeKrishna.Haportatouncostume
dafartiindossare.
—Dov’è?—chieseLittleTib.
— Meglio che tu non te lo metta, per ora. La cosa fondamentale è che, mentre tutti quanti
guardanoteeNittyeilDr.Prithivielealtremaschere,ioavròl’opportunitàdientrarenelmunicipio
dellaconteaediriprogrammareilcomputercomehostabilito.
—L’ideamisembrafunzionante—disseNitty.—Pensacheriusciràametterlainpratica?
— È solo questione di ottenere una copia del programma in chiaro, e di aggiungerci alcune
cosette.Adessoilprogrammaprevedelagradualeeliminazionedelpersonaleumano,làdoveidati
indicano che le loro funzioni possono essere svolte con più economia dalle macchine. La mia
aggiuntaelimineràdallalistaillavorodisovrintendentescolastico.
—Eilmio—gliricordòNitty.
— Sì, naturalmente. Comunque, è altamente improbabile che ciò possa essere notato nella
massadiregolamentiinlinguaggiocifrato…oalmeno,nessunolonoteràperparecchianni,eanche
allorachidovesseesaminareidatipenseràchesonoilfruttodiunadecisioneamministrativa.
—Uh-uh!
— Poi aggiungerò un comma grazie al quale saremo riammessi al lavoro, e dati che
permetteranno a George d’essere iscritto al programma pro-ciechi della Grovehurst. L’intera
faccendanondovrebbeprendermipiùdiunpaiod’orealmassimo.
—Sacosastopensando?—mormoròNitty.
—Checosa?
—Pensochequestoragazzoquiè…quellocheleipotrebbechiamareunoperatoredimiracoli.
—Tiriferisciallagambadellabambina.Nonc’eranessunleonedanzantel’altroieri.
—Primaancora.Leiricordadiquandoquelledonnedellapoliziaferroviariacihannotiratola
bombaagas?
—Piuttostovagamenteadirtilaverità.
(Little Tib s’era alzato. In quel momento aveva già stabilito che il motel era fornito di una
cucina, e che Nitty aveva acquistato della Coca Cola da mettere nel frigo. Si chiese se i due lo
stesseroguardando.)
—Già—disseNitty.—Be’,primadiquestofattoepermoltotempo,vogliodireprimadella
bomba a gas, lei era stato piuttosto male. Capisce di cosa sto parlando? Era convinto d’essere
ancorailsovrintendente,esiarrabbiavaquandoqualcunolomettevaindubbio.
—Avevoproblemiemozionali,causatidallaperditadellamiaposizione…forsepiùgravidi
quelchesarebbeaccadutoaunaltro.Maormailihosuperati.
—Leèoccorsounbelpo’ditempo.
—Qualchesettimana,certo.
(LittleTibaprìlosportellodelfrigoriferopiùinsilenziochepoté,esentìillieveclick della
luce interna. Si chiese se non avrebbe dovuto offrirsi di portare qualcosa da bere a Nitty e a Mr.
Parker,mastabilìcheerameglioseiduenonbadavanoalui.)
—Cihamessotreanni.
(LeditadiLittleTibtrovaronounalattinafreddanelloscompartosuperiore.Tiròlalinguettae
la aprì conunpop soffocato. L’odore era insolito, ma dopo qualche istante capì che si trattava di
birraeladepose.Nelloscompartodisottoc’eralaCocaCola.Chiuseilfrigorifero.)
—Treanni!
—All’incirca,sì.
Cifuunapausa.LittleTibsichieseperchéidueuominiavesserosmessodiparlare.
—Forsehairagione.Nonriescoaricordarecheannosia.Possodirtiincheannosononato,o
ladatadellamiaassunzioneallascuola.Manonsoincheannosiamoadesso:tulosai?
Nittyglielodisse.Poiperalcunilunghiminutitacqueroancora.
—Ricordodiaverealquantoviaggiatoconte,manonmisembrache…
Nittynondisseniente.
— In quello che ricordo c’è sempre l’estate. Come posso ricordare soltanto l’estate se sono
trascorsitreanni?
— In inverno eravamo soliti scendere sulla costa del Golfo; Biloxi, Mobile, Pescagoula.
QualchevoltasiamoandatifinoaPanamaCityeaTallahassee:èstatodueannifa.
—Be’…adessostoperfettamente.
— Lo so. Posso vedere che lei sta bene. Sto dicendo però che lei è stato male… per molto
tempo.Poiquelleduedonnecihannotiratolabombaagas.Ilgasèscomparso,eleièguarito.Le
duecosesonosuccesseinsieme.
—Hopresounabellabottaintestaquandosonocorsodrittocontrolaparetediquelvagone.
—Noncredochesiastatoquesto.
—VuoidirechepensichesiastatoGeorge?Perchénonl’haidomandatoalui?
—Finoraèstatotroppomalato.Inoltrenonsonosicurochelosappia.Nonhacapitomoltodi
quelchehafattoallagambadellabambina,anchesegliel’hovistofare.
—George,seistatotuafarmiguarirequandoeravamosultreno?Eseistatotuafarscomparire
ilgas?
—NonledispiacesehopresolaCocaCola,vero?
—No,no.Mahaifattotuquestecose,sultreno?
— Non lo so — disse Little Tib. Si chiese se doveva confessare d’aver aperto la lattina di
birra.
— Come ti sentivi, sul treno? — domandò Nitty. La sua voce, solitamente gentile, parve più
dolcechemai.
—Misentivostrano.
—Ènaturalechesisentissestrano—disseMr.Parker.—Avevalafebbre.
—LostessoGesùnonsempresapeva.Disse:Chimihatoccato?Eanche:Sentocheilpotere
miabbandona.
—Matteo,quattordici;eLuca,diciotto.Certo—borbottòMr.Parker.
—NonènecessariocheleicredachefosseDio.Anzieraunuomo,dicarneeossa,eppurefece
tuttequellecose.Curòimalati,ecamminòsulleacque.
—Nonvidenessunleoneballerino.
—AncheSanPietrocamminòsull’acqua:SanPietroLovide.Maquellochemistochiedendo
è:cosasuccederebbealeisequestoragazzoseneandasse?
—Nientemisuccederebbe.Sestobene,stobene.TucredichesiaGesùoqualcosadisimile.
Comunque,dopolamortediGesùnonaccaddenullaallagentecheluiavevacurato,no?
—Nonloso—disseNitty.—Questononèscritto.
—Epoiperchédovrebbeandarsene?Noiciprenderemocuradilui,nonècosì?
—Certocheècosì.
—Alloraseiaposto.Quelcostumeglielometteraiaddossoprimadiuscire?
— Aspetterò finché voi due non sarete dentro l’edificio. Poi, quando lui ne verrà fuori, lo
riporteròquipervestirloeandremoalraduno.
LittleTibsentìilrumorecaratteristicodellesaracineschequandoMr.Parkertiròsuquelladella
finestra: un ritmico mitragliare di colpetti. L’uomo chiese: — Pensi che farà abbastanza buio a!
momentoincuiarriveremolà?
—No.
—Credochetuabbiaragione.Lafinestrahasemprelaserraturarotta,edireicheluiriusciràa
passareattraversolesbarre.Quantotempoèpassatodaquandol’abbiamoesaminata?Treanni?
—Ful’annoscorso—disseNitty.—L’estatescorsa.
— Mi è parsa identica. George, tutto ciò che tu dovrai fare è di darmi il modo di entrare
nell’edificio.Maènecessariocheioentridallaportadelmunicipiosoloquandononcisaràgente
chepossavedermi.Capisci?
LittleTibdissecheavevacompreso.
—Dunque,l’edificioèvecchio,etuttelefinestredelpianterrenohannolesbarre,perciòanche
setuaprissipermeunadiquelleiononpotreientrare.Mac’èunaporticinasecondaria,usatasolo
come ingresso di servizio, e questa è chiusa all’esterno con un solido lucchetto. Io voglio che tu
cerchilachiavedellucchetto,echemelaconsegniattraversolafinestra.
—Dov’èilcomputer?—chieseLittleTib.
—Questononimporta…mioccuperòiodelcomputer.Iltuocompitosaràsoloquellodifarmi
entrare.
—Vogliosaperedov’è—insistetteLittleTib.
—Perchémai?—chieseNitty.
—Èunacosachemifapaura.
—Nonpuòfartialcunmale—disseNitty.—Èsoloungrossomastica-numeri.Comunque,la
nottevienespento.Nonèvero,Mr.Parker?
—Amenochenonstianofacendodellavorostraordinario.
—Be’,inognimodonondeviavernepaura—ripetéNitty.
Poi Mr. Parker spiegò a Little Tib dove pensava fossero le chiavi della porticina laterale, e
dissechesenonleavessetrovateavrebbedovutoaprirglidall’internolaportaprincipale.Nittygli
chieseseavevavogliad’ascoltareunpo’latelevisione,quindiacceserol’apparecchiosuuncanale
chetrasmettevaunoshowdimusicaWesterneCountry,finchénonvennel’oradiandare.ConNitty
chetenevaLittleTibpermanoitres’incamminaronoperlestradedellacittà.Ilragazzinoavvertiva
latensionenelleditachestringevanolesue.SapevacheNittystavapensandoaciòchesarebbestato
di loro se qualcuno li avesse scoperti. Sentendo in distanza della musica (non i ritmi Country e
Westerncheavevatrasmessolatelevisione)eperdistrarreunpocoNittydallesuepreoccupazioni
glichiesechecosafosse.
—QuelloèilDr.Prithivi—risposeNitty.—Stafacendomusicaperchiamaregente,cosìavrà
deglispettatoriperilsuosermoneeperlospettacoloincostume.
—Lastasuonandolui?
—No,èrobacheharegistrato.C’èunaltoparlantesultettodell’autobus.
LittleTibtesegliorecchi.Lamusicadovevaesserepiuttostodistante,maecheggiavacomese
fossemoltopiùlontanadiquelcheera.QuasichenonappartenesseaffattoallacittàdiMartinsburg.
NedomandòaNittyilmotivo.
FuMr.Parkerarispondere:—Quellachetuavvertièunalontananzaneltempo,George.La
musicaindianaperflautorisale,forse,alVsecoloprimadiCristo.OppureanchealXV.Ècomeuna
creaturaantichissimachesièdimenticatadimorire,eancoravagacomeunfantasmasullaTerra.
—Maquinonèmaivenutaprimad’ora,vero?—chieseLittleTib.Mr.Parkerdissecheaveva
certo indovinato, e lui osservò: — Allora non può essere poi tanto antica. — Mr. Parker rise, ma
Little Tib ripensò al periodo in cui la donna che abitava in fondo alla strada aveva avuto il suo
ultimobambino.Eraunesserinofiacco,piccoloesdentato,comesuanonna,eluiavevacredutoche
fosse vecchio. Poi qualcuno gli aveva spiegato che invece era qualcosa di nuovo, e che sarebbe
vissuto anche fin dopo che la madre fosse morta di vecchiaia. Si domandò chi altro sarebbe
sopravvissutotantoalungo…Mr.ParkereilDr.Prithivi?
Svoltaronounangolo.—Èappenaunpo’piùavanti—mormoròNitty.
—C’ègentechecistaguardando,qui?
—Nonpreoccuparti.Nonfaremonientefinchéc’ègenteinvista.
D’improvvisosentìlemanidiMr.Parkercheglitastavanolespalleeifianchi.—Sì,dovrebbe
passare—dissel’uomo,—snellocom’è.
Giraronounaltroangolo,esottoipiedidiLittleTibcifuronofogliemorteovecchigiornali.—
Certocheèbuio,qui—sussurròNitty.
—Comevedi—disseMr.Parker,—nessunopuòscoprirci.Ecco,èqui,George.—Preseuna
manodiLittleTibelasollevò,facendoglitoccareunasbarra.—Allora,ricapitoliamo:attraversoil
magazzino,poiattraversoilsaloneprincipale,girareadestra,oltrepassareseiporte…almeno,ne
ricordosei,poigiùperunabreverampadiscale.Lìc’èlaportadellocalecaldaie,econtroilmuro
allatuadestratroveraiilbancodelportinaio.Lechiavidevonoessereappeseaungancioaccantoal
banco. Portale qui e dammele. Se non le troverai, torna qui lo stesso e ti dirò come arrivare alla
portaprincipaleeaprirla.
—Lechiavilerimetteràapostolei?—chieseLittleTib.Stavainfilandolagambasinistrafra
le sbarre, cosa che non presentò difficoltà. I suoi fianchi scivolarono dentro, e sentì l’imposta
pesanteescrostataruotareall’internosottolapressionedelginocchio.
—Sì,laprimacosachefaròdopochemiavraifattoentraresaràdiandarenellocalecaldaiea
rimetterelechiaviaposto.
— Benissimo — disse Little Tib. Sua madre gli aveva detto che rubare era male, benché da
quand’erafuggitodicasaavessepiùvoltesgraffignatodelcibo.
Per un poco ebbe paura di strapparsi via un orecchio, poi finalmente la testa passò. Sentì il
lievetonfodellafinestracontrolaparete,quindisottoisuoipiedicifuilpavimento.Avrebbevoluto
chiedereaMr.Parkerdovefosselaportadelsuoufficio,maquestogliavrebbeforsefattopensare
che aveva paura. Poggiò una mano sul muro, protese l’altro braccio e cominciò ad avanzare a
tentoni.Glisarebbepiaciutoavereilsuobastone,mainquelmomentononriuscivaaricordaredove
l’avesselasciato.
—Permettichetifacciastradaio.
Eral’omettodall’ariapiùbuffacheLittleTibavessevisto.
—Iosonomolle.Sevadoasbatterecontroqualcosanonmifaròmale.
Non era per nulla un uomo, pensò Little Tib. Soltanto un vestito raffazzonato, e una testa
pitturatainaltosopradiesso.—Perchériescoavederti?—chieseLittleTib.
—Tuseialbuio,nonècosì?
—Pensodisì—risposeLittleTib.—Nonpossodirlo.
— Infatti. Adesso, quando la gente che ci vede è alla luce, può vedere le cose che le stanno
attorno.Equandoèalbuiononpuòvederle.Ègiustoono?
—Suppongodisì.
— Ma quando tu sei alla luce, non puoi vedere le cose che sono lì. Perciò è naturale che
quandoseialbuiotuvedacosechenoncisono.Capiscicom’èsemplice?
—Sì—disseLittleTib,chenonavevacapitoaffatto.
— Ora te lo dimostro. Guarda: questo lo puoi vedere, e non si tratta certo di una cosa
semplice.—IlVestito-Uomoavevamessounamano(unvecchioguanto,notòlui)sullamanigliadi
una grossa porta metallica, e nell’istante in cui l’aveva toccata anche Little Tib era riuscito a
vederla.—Èchiusa—disseilVestito-Uomo.
Little Tib stava ancora riflettendo su quello che l’altro aveva detto prima. — Sei davvero
abile—dissealVestito-Uomo.
—Questoèperchépossiedoilmigliorcervellodelmondo.Mièstatodatodalgrandeepotente
Stregoneinpersona.
—Seipiùintelligentedelcomputer?
—Molto,moltopiùintelligentedelcomputer.Manonsocomesiaprequestaporta.
—Cihaiprovato?
—Be’, hopremuto la maniglia… solochenonsi muove. E ho cercato di spingere. Questoè
provare,suppongo.
—Pensoanch’io—disseLittleTib.
—Ah,tustaipensando…questoèbene.—LittleTiberadavantiallaporta,eilVestito-Uomo
si scostò per lasciargliela toccare. — Se tu avessi le pantofole di rubino — continuò, — potresti
sbattereitacchitrevolte,esprimereildesideriodipassaredall’altraparte,ecisarestiinunbatter
d’occhio.Manaturalmentetuseidall’altraparte.
—No,chenoncisono—replicòLittleTib.
—Sì,cisei—insistetteilVestito-Uomo.—Tuvorrestiesseredilà:diconseguenzaquestaè
l’altraparte.
—Vorrei—ammiseLittleTib.—Perònonpossooltrepassarequestaporta.
—Nondevifarlo,adesso—disseilVestito-Uomo.—Seigiàdall’altraparte.Solo,badaa
noninciamparenegliscalini.
— Quali scalini? — chiese Little Tib, e nel parlare fece un passo indietro. I suoi calcagni
urtarono in qualcosa che non s’era aspettato, e cadde a sedere su qualcos’altro la cui altezza era
superioreaquelladelpavimentosucuierapassatopocoprima.
—Questiscalini—risposeconcalmailVestito-Uomo.
Little Tib li stava tastando con le mani. Erano in ruvida pietra con l’orlo metallico, e
continuavanoadesseresolidisottolesueditacomeloeranostatisottoilsuosederequandoviera
caduto.—Nonricordodiesserescesoperquestascala—silamentò.
—Enonl’haifatto.Madevisalirlaperarrivareallasaladisopra.
—Qualesaladisopra?
—Quellalacuiportasiaprenelcorridoio—loinformòilVestito-Uomo.—Devipassaredal
corridoio,girarecometièstatodettoe…
—Loso—disseLittleTib.—Mr.Parkermel’hadettoeripetuto.Manonmihaparlatodi
questaportachiusa,nédiquestiscalini.
—Dev’essereperchéMr.Parkernonsiricordal’internodiquestoedificioesattamentecome
credeva.
— Lui lavorava qui: così ha detto. — Little Tib cominciò a salire. Da una parte c’era una
ringhiera. Temeva che se non avesse continuato a parlare con il Vestito-Uomo lui se ne sarebbe
andato. Ma non riusciva a pensare a niente da dire. Tuttavia il suo compagno non sparì. Poi
rammentòcheilleonenonavevaparlatoaffatto.
—Potreitrovarelechiaviperte—disseilVestito-Uomo.—Potreiportartelequi.
—Nonvogliochetuvadavia—protestòLittleTib.
—Civorràsolounmomento.Iononfacciochecadere,malechiavinonsiromperanno.
—No—disseLittleTib.IlVestito-Uomoparvecosìferitocheaggiunse:—Hopaura…
—Nonpuoiaverpauradelbuio.Haipauradirestaresolo?
—Unpoco.Mahopaurachetunonpossaportarmelesulserio.Hopaurachetunonsiavero,e
iovogliochetusiavero.
—Possoportartele.—IlVestito-Uomosporseiltoraceeassunseunaposaeroica,mal’erba
seccacheriempivailsuoabitomandòuntristefruscio.—Iosonovero.Mettimiallaprova.
C’era un’altra porta: le dita di Little Tib la trovarono. Questa non era chiusa, e quando la
oltrepassòlapietragrezzalasciòilpostoaunpavimentoliscio.—Anch’iosonovero—disseuna
voce sconosciuta. Il Vestito-Uomo era ancora lì accanto, ma a quella frase sembrò farsi più
evanescente.
—Chiseitu?—chieseLittleTib.Cifuunrumorecupocomeuntuonolontano.Lastranavoce
glieraparsadetestabilefindalprimoistante,maquandosentìqueltuonarelaodiòancoradipiù.
Noneraveramenteuntuono,pensò.Gliricordavailsognosuglignomi,ederaqualcosadiancora
piùspiacevole:comeilbrontoliod’immensepietrechesimasticasserol’unaconl’altiainfondoal
piùcupoabissodelmondo.Anzi,perfinopeggiodiquesto.
—Nonandreilàdentrosefossite…—disseilVestito-Uomo.
—Selechiavisonolà,devoentrareaprenderle—replicòLittleTib.
—Nonsonoaffattolà.Inrealtànonsononeppurenellevicinanze…sitrovanoparecchieporte
piùavanti.Tuttociòchedevifareèdioltrepassarelaporta.
—Chiè?
—Èilcomputer—glirivelòilVestito-Uomo.
—Noncredevocheicomputerparlasseroaquestomodo.
—Parlanosoloate.EnontuttilofannoTunonentrare,eilrestoandràbene.
—Eseluiuscisseperseguirmi?
—Nonlofarà.Hapauradite,cometuhaipauradilui.
—Nonentrerò—promiseLittleTib.
Ma appena ebbe oltrepassato la porta dov’era la cosa, udì un grugnito come se essa fosse in
preda alla tortura; allora si volse ed entrò in quella stanza. Trovarsi lì dentro lo spaventava, e
tuttavia sapeva di non essere nel posto sbagliato: aveva fatto la cosa giusta, evitando un errore.
Comunque, questo non diminuiva il suo spavento. La voce orribile disse: — Tu cos’hai a che
spartireconnoi?Seivenutoatormentarci?
—Qualèiltuonome?—chieseLittleTib.
Ilrumoredituonicherotolavanoinabissilontanitornòafarsisentire,estavoltaLittleTibebbe
l’impressione di udire in esso il suono di molte voci, centinaia o migliaia, che parlavano tutte
insieme.
— Rispondimi — disse Little Tib. Avanzò finché non sentì sotto le mani i pannelli metallici
dellamacchina.Eraspaurito,masapevacheilVestito-Uomoavevaragione:ancheilcomputeraveva
l’identico timore di lui. Avvertiva la presenza del Vestito-Uomo alle sue spalle e si chiese se
avrebbeosatotantosenzanessunocheloproteggesse.
—Noisiamolegioni—dissel’orrendavoce.—Siamomoltissimi.
— Andate via! — Ci fu un gemito che avrebbe potuto stridere fuori dalle profondità della
Terra.Unoggettodivetro,chedovevafarpartedell’arredamentodellocale,caddealsuoloeandò
infrantumi.
—Senesonoandati—disseilVestito-Uomo.Sedettesullaconsolledelcomputerdavantia
lui,eLittleTibvidecheerapiùnitidoeconcretotiprima.
—Dovesonoandati?—domandò.
— Non lo so. È probabile che tu li incontri ancora. — E come a un’improvvisa riflessione
aggiunse:—Seistatomoltobravo.
—Avevopaura.Hoancorapaura…piùdiquantaneabbiamaiavutadaquandosonoscappato
dallacasanuova.
— Vorrei poterti dire che non devi aver paura di loro — sospirò il Vestito-Uomo, — né di
nessunaltro.Manonsarebbevero.Tuttaviapossodirtiqualcosadimeglio:allafine,stannecerto,
tuttosirisolveràbene.—Sitolseilflosciocappellonero,eLittleTibvidechelasuatestacalvaera
davverofattainteladisacco.—Pocofanonhaivolutolasciarechetiportassilechiavi,maorache
nedici?Oavraipauraquandononsaròpiùqui?
—No—disseLittleTib,—maprenderòlechiavidasolo.
Ad un tratto il Vestito-Uomo scomparve. Little Tib restò con la sola percezione del liscio e
freddometallodelcomputersottoledita.Nellatenebrachelocircondavaquellaeral’unicarealtà.
Nonsipreoccupòdicercarelafinestradacuieraentrato:neaprìun’altraechiamòNittyeMr.
Parker, aspirando l’aria fresca e odorosa della sera. Dalle sbarre consegnò loro le chiavi, poi
scivolòfraesse.Primaancorad’esserfuorideltuttosentìcheMr.Parkerstavaaprendolaporticina
laterale.
—Cihaimessomolto—disseNitty.—Èstatobruttoesserelìdentrodasolo?
—Noneradasolo—disseLittleTib.
—Nonvoglioneanchechiederticosasignifica.Sonosemprestatounatestadura,macisono
cosechepreferiscononcapire.VuoiancoraandarealradunodelDr.Prithivi?
—Luidesideracheandiamo,no?
— Tu sei la stella dello spettacolo, l’attrazione principale. Se non partecipi, sarà come un
picnicsenzalepatatinesalate.
Insilenzios’incamminaronodinuovoversoilmotel.Lamusicadiflautocheavevanogiàudito
risuonava ora più forte e più ritmata, con vivaci clangori di gong che la sottolineavano. Little Tib
restò in piedi su un tappetino mentre Nitty lo spogliava e gli avvolgeva poi una pezza di stoffa
attornoaifianchi.Un’altraglifuarrotolataintornoallatesta,ebbeunacollanadamettersialcollo,
quindiqualcosaglivennedipintoinmezzoallafronte.
—Eccoqua.Nonseimaistatopiùelegante—disseNitty.
—Misentostrano—commentòlui.
Nitty affermò che non importava. Uscirono dai motel e camminarono per alcuni isolati. Agli
orecchidiLittleTibgiunserolamusicaeilmormoriodiunapiccolafolla,quindisentìilfamiliare
odoredolciastrodell’autobusdelDr.Prithivi,DomandòaNittyselagentel’avessegiàvisto,elui
risposechetuttistavanoguardandoqualcosasulpalcomontatodifiancoalveicolo.
—Ah!—disseilDr.Prithivi.—Eccoviqui.Sietearrivatiappenaintempo.
NittyvollesapereseLittleTibavessel’aspettogiusto.
—Certo,proprioquellochecivuole.Maadessodeveavereancheilsuostrumento.—Misein
manoaLittleTibunbastonelungoeleggero.Sudiessoc’eranomoltifori,comunqueluifulietodi
averloeriflettéchesefossestatonecessarioavrebbepotutousarlopertastarelastrada.
—Oraèilmomentochetuincontriituoicompagnidiscena—disseilDr.Prithivi.—Ragazzo
Krishna, questo è il Dio Indra. Indra, ho il grande privilegio di presentarti il Dio Krishna, la più
attraenteincarnazionediVishnù.
—Salve—disseunavocebaritonale.
— Senza dubbio avete già una certa familiarità con la storia, ma ve la ripeterò di nuovo per
rinfrescarvi la memoria prima che saliate sul mio piccolo palcoscenico. Krishna è il figlio della
ReginaDevaki,equestasignoraèlasorelladelmalvagioReKamsa,cheuccidetuttiifiglidilei
appenanascono.PersalvareKrishnalabuonaReginalonascondefragliabitantidiunvillaggio;qui
eglioffendeIndra,chesopraggiungeperdistruggerlo…
Little Tib ascoltò con un orecchio solo, sicuro che non avrebbe mai potuto ricordare l’intera
storia.AvevagiàdimenticatoilnomedellaRegina.Illegnodelflautoeraliscioefrescofralesue
dita,l’ariadell’autobussembravapiùcaldaepesantechemai,gravidadistraniesoporiferiodori.
— Io sono il Re Kamsa — stava dicendo il Dr. Prithivi, — e prima di entrare in questo
personaggio sarò un mandriano, così potrò dirvi cosa dovete fare. Attento a non abbattere la
montagnaquandotiarrampicheraisudiessa.
—Staròattento—disseLittleTib,neltonocheavevaimparatoascuola.
—Oraioandròavantieprepareròiltuoingresso.Quandosentiraiilgrossogongbatteretre
colpivienifuori»Iltuoamicosaràliinattesadiportartisulpalco.
LittleTibsentìlaportieradell’autobusaprirsierichiudersi.—Dov’èNitty?—chiese.
La voce profonda di Indra (una voce che a lui parve dura e secca) disse: — Sta dando una
mano.
—Nonmivadistarequidasolo.
—Nonseisolo—disseIndra.—Cisonoioconte.
—Vabene.
— Ti è piaciuta la storia di Krishna e di Indra? Te ne racconterò un’altra. Una volta, in un
villaggiononmoltolontanodaqui…
— Tu non sei di queste parti, vero? — chiese Little Tib. — Lo sento dalla parlata. Qui tutti
parlano come Nitty e Mr. Parker, salvo il Dr. Prithivi che viene dall’India. Posso toccare la tua
faccia?
—No,iononsonodiqui—disseIndra.—VengodaNiagara.Saichecos’è?
—No—disseLittleTib.
—Èlacapitalediquestanazione…lasededelgoverno.Qua,toccapurelamiafaccia.
Little Tib allungò le mani. Ma il volto di Indra era legno, liscio e freddo come quello del
flauto.—Tunonhaifaccia—disse.
—QuestoèperchéindossolamascheradiIndra.Unavolta,inunvillaggiononmoltolontano
daqui,c’eranomoltissimedonnelequalivolevanofarequalcosadibuonoperilmondointero.Così
offrironoilorocorpipercertiesperimenti.Saichecos’èunesperimento?
—No—disseLittleTib.
— I biologi presero piccole particelle dai corpi di queste donne… particelle che più tardi
sarebbero diventate ragazze e ragazzi. E operarono nell’interno di queste particelle per fare dei
cambiamenti.
—Chegeneredicambiamenti?—chieseLittleTib.
— Cose che avrebbero fatto diventare i ragazzi e le ragazze più intelligenti, più forti e più
sani… cambiamenti di questo tipo. Ora devi sapere che queste brave donne erano quasi tutte
insegnantiinunascuola,omoglidiinsegnanti.
—Capisco—disseLittleTib.Fuorilagentestavacantando.
— Dunque, quando queste ragazze e questi ragazzi furono nati, i biologi decisero di aver
bisogno di altri bambini da studiare… bambini che fossero stati migliorati, cosicché potessero
paragonarliaquellicheloeranostati.
—Devonoesserestatimolti,questibambini—azzardòLittleTib.
—Ibiologioffrironodenaroallagentecheavrebbeportatoisuoifigliperlasciarlistudiare,e
molte furono le persone che io fecero: contadini, allevatori, gente del posto, e alcuni anche dalle
cittàvicine.—Indrafeceunapausa.LittleTibpensòcheprofumassed’acquadicolonia,mainsieme
anche d’olio e di ferro. Era ormai convinto che la storia fosse tutta lì quando Indra ricominciò a
parlare:
—Tuttoandòliscio,finchéqueibambiniequellebambineebberoseianni.Poi,alcentro(gli
esperimentivenivanofattialcentromedicodiHouston)stranecosecominciaronoasuccedere.Cose
pericolose; cose che nessuno riusciva a spiegare. — Indra tacque, come se aspettasse che lui
chiedessequalifosserostatequestecoseinesplicabili;maLittleTibnondissenulla.
InfineIndracontinuò:—Neicorridoienellestanzeadibiteallaterapiafuronovistepersonee
animali (talvolta anche dei mostri) che nessuno aveva visto entrare, e che neppure furono visti
uscire.Animalidaesperimentovenneroliberati…apparentementesenzachelelorogabbiefossero
state aperte.Parecchi mobili furono modificati, e in numeroseoccasioni grandi quantità di cibo di
provenienzaignotafuronotrovatenellesalediriposo.
«Quandofuchiarochequestinoneranocasiisolati,bensìpartidiundisegnopredeterminato,
furonocodificatieintrodottiinuncomputer…insiemeatuttiglialtrieventiregistratinelleschede
del centro medico. Fu subito evidente che essi coincidevano con gli esami periodici eseguiti sui
bambinigeneticamentemigliorati.
—Iononsonounodiquelli—disseLittleTib.
—Ibambinifuronoesaminaticoncura.Migliaiadiorelavorativevennerospeseperscoprire
inloroabilitàparanormali.Nonnefutrovatanessuna.Sidecisediportarealcentrosoltantometà
del gruppo ogni volta. Sono certo che tu capisci il principio che c’era dietro ciò: se le attività
paranormali si fossero verificate mentre c’era una delle due metà, essa poteva venire ancora
dimezzata restringendo con questo metodo il numero dei soggetti sospettati. Ma non funzionò. I
fenomeniaccadevanodurantelapresenzadiambedueigruppi.
—Hocapito.
La porta dell’autobus si aprì, lasciando entrare l’aria fresca della sera. La voce di Nitty
disse:—Sieteprontivoidue?Mancapocoalmomentodelvostroingressoinscena.
—Siamopronti—disseIndra,equandolaportafurichiusacontinuò:—Lanostraagenziafu
dunque sicura che, se i fenomeni accadevano con entrambi i gruppi, vi erano coinvolti due o più
individui.Poiunodeibiologicheavevanoiniziatol’esperimento(inquelmomento,comecapirai,il
progettoerapassatonellenostremani)duranteunaconversazionecasualeconunodeinostriagenti
dissecheimiglioramentigeneticidaloroeffettuatipotevanoancheaccaderespontaneamente.Vorrei
chetufacessiattenzione,adesso:èimportante.
—Stoascoltando—annuìdoverosamenteLittleTib.
— Alcuni di noi erano molto preoccupati di questo. Noi… ti sono familiari le unità per le
elaborazioni dei dati, quelle che provvedono all’identificazione e si occupano degli assegni
dell’assistenzasocialeperidisoccupati?
—Unociguardadentro,equellapuòdirtichisei—risposelui.
— Sì. L’unità contiene un sistema per l’identificazione dei fuggiaschi. Ci aggiungemmo un
nuovo apparato, che speravamo fosse sensibile ai soggetti potenzialmente paranormali. I biologi
avevano riferito che un individuo paranormale poteva possedere certe singolari caratteristiche
retiniche dal momento che costoro, notoriamente, riuscivano a vedere fenomeni tipo le auree di
Kirlian, invisbili agli occhi normali. Alla banca centrale dei dati fu conferita la capacità
d’individuaresimilicaratteristichetramiteisuoiterminalidislocatiovunque.
— Lo avrebbe guardato negli occhi e avrebbe saputo chi era — disse Little Tib. E dopo un
momento:—Avrestedovutofarecosìconqueibambiniequellebambine.
— Lo facemmo — disse Indra. — Non fu individuata nessuna anormalità, ma il fenomeno
continuavaaverificarsi.—Lasuavocesifecepiùprofondaesolennechemai.—Riferimmoquesto
alPresidente.Luinefumoltopreoccupato,sapendochenelleattualiinstabilicondizionisocialila
comparsadiunsimileindividuopuòesserelamollachefascattaregravidisordiniinterni.Fudeciso
dimetterefineall’esperimento.
—Didimenticarlo,ebasta?—chieseLittleTib.
— Il materiale dell’esperimento doveva essere sacrificato per prevenire la continuazione dei
fenomenielepossibiliconseguenzealivellodimassa.
—Noncapisco.
— Ci fu l’ordine di rimandare ai biologi i cervelli e i midolli spinali dei bambini per farli
esaminare.
— Oh, conosco già questa storia — disse Little Tib. — Ma un angelo avvertì Giuseppe e
Maria,edessiportaronoilbambinoGesùnellaterrad’Egittoingroppaaunsomarello.
— No — disse Indra, — quella è un’altra storia. All’esperimento fu così messo termine, e i
fenomenicessarono.Mapochesettimanepiùtardiscattòl’allarmeautomaticoistallatonellabanca
centrale dei dati. Era stato identificato un individuo paranormale, a circa cinquecento chilometri
dallalocalitàdell’esperimento.Moltiagentifuronoinviatiafermarlo,manonlosipotérintracciare.
Fu a questo punto che capimmo d’aver fatto un grave errore. Avevamo usato il metodo per
l’identificazione e la cattura dei criminali già servito in altri casi: la distruzione delle due retine.
Questosignificavacheilsoggettononavrebbepotutoessereidentificatounasecondavolta.
—Capisco—disseLittleTib.
— Questo metodo s’era dimostrato abbastanza valido contro i delinquenti: il soggetto poteva
essere identificato con altri sistemi, mentre la risultante cecità gli impediva la fuga e un’efficace
resistenza.Naturalmenteilmotivopercuilosieraadottatostavanelfattochepotevaessermessoin
operasenzasostanzialimodifichemeccanicheneiterminaliperiferici:unbrevesupervoltaggioalle
lucialsodionormalmenteusateperfotografarelaretinaeratuttociòcheoccorreva.
«Stavolta,però,ilsistemasembravaaverlavoratocontrodinoi.Quandogliagentiarrivarono
sul posto il soggetto era scomparso. Non aveva emesso lamenti, né grida, né proteste. I tecnici
addetti all’apparecchiatura del terminal non sapevano neppure cos’era successo. Fu tuttavia
possibile esaminare le registrazioni di quelli che avevano preceduto e seguito la persona che era
stataesaminataeaccecatadall’apparecchio.Saicosascoprimmo?
LittleTibsapevaormaicheavevanoscopertocheeralui,marispose:—No.
— Scoprimmo che si trattava di uno dei bambini geneticamente alterati dall’esperimento. —
Indra sorrise. Little Tib non poté vedere il suo sorriso, ma lo sentì ugualmente. — Non lo trovi
strano?Unodeibambinifruttodell’esperimento.
—Credevochefosserotuttimorti.
— Anche noi lo credevamo, finché non capimmo cos’era successo. Ma vedi, i bambini
sacrificati erano quelli che avevano subito ie modifiche genetiche prima della nascita. Quelli del
gruppodicontrollononeranomortieluieraunodiloro.
—Glialtribambini—disseLittleTib.
—Si.Quellinormali,poveri,lecuimadriliavevanoportatialcentroperdenaro.Questoerail
motivo per cui dividere in due il gruppo non aveva funzionato: quelli del gruppo di controllo
venivanoportatidentrotutti,ognivolta.Manonpotevaesservero,naturalmente.
—Cosa?—mormoròLittleTib.
—Nonpotevaesservero…tuttifummod’accordosuquesto.Nonpotevaessereunodelgruppo
dicontrollo:sarebbestataunacoincidenzaincredibile.Dovevaesseresuccessocheunadellemadri
(forseunodeipadri,mapiùprobabilmenteunadellemadri)avevaintuitoconmoltoanticipoquel
che avremmo fatto, e per salvare il suo bambino lo aveva sostituito con un altro. E questo era
certamenteaccadutoqualcheannoprima.
—ComelamadrediKrishna—disseLittleTib,ripensandoallastoriadelDr.Prithivi.
—Sì.GliDeinonnasconoinunastalla.
—Euccidereteanchel’ultimobambino…quandolotroverete?
—Sochel’ultimodiqueibambiniseitu.
Non c’era nessuna speranza di sfuggire a una persona dotata della vista all’interno di
quell’autobus, ma Little Tib cercò di correre via a tentoni. Non aveva neppure fatto tre passi che
Indraloafferròperlespallespingendolodinuovoasederedov’eraprima.
—Adessomivuoiuccidere?
—No.
All’esternoesploseuntuono.LittleTibfeceunbalzo,credendoperunistantecheIndraavesse
sparatoconunapistola.—Nonadesso—ripetél’altro,—mapresto.
La porta fu socchiusa ancora, e Nitty disse: — Venite fuori, sta per piovere e il Dr. Prithivi
vuolemostrareilpezzoforteprimachecominci.
ConIndraquasiincollatoallespalleLittleTiblasciòcheNittyloaiutasseascenderegliscalini
dell’autobus. Fuori c’erano centinaia di persone: poteva udire lo strusciare dei loro piedi e il
mormorio delle voci. Alcuni stavano parlando fra loro, altri cantavano, ma i rumori si placarono
quandoitrepassaronofraessi.L’ariasiappesantivaperl’avvicinarsideltemporaleec’eraodore
divento.
—Attento—disseNitty,—c’èunoscalinoalto.
Eranodilegnogrezzorobustoepolveroso:settescalini.Salìfinoincimae…
Potevavedere.
Per un istante (benché fosse soltanto un istante) pensò di non essere più cieco. Era in un
villaggio fatto di capanne di fango, e intorno a lui c’era diversa gente di pelle bruna con grandi e
liquidi occhi neri: uomini che esibivano cercini rossi o gialli o blu arrotolati sulla testa, e donne
brunedailunghiabitivariopinti.Nell’ariac’eraodoredicucina,divaccheedipolvere,edietroil
villaggiosilevavaunamontagnaperfettamenteconicaebiancacomeungelatoallapanna,ealdilà
della montagna si stagliava un cielo colmo di palazzi, carrozze ed elefanti dipinti, e più più oltre
ancorainnumerevolivoltiumani.
Poicapìcheerasoltantoimmaginazione,soltantounsogno;enonunsognosuo,stavolta,madel
Dr. Prithivi. Forse il Dr. Prithivi poteva sognare come lui, e così intensamente che gli angeli
scendevanoadavverareilsogno;forseerainvecel’immaginazioneoniricadell’uomochepassava
attraversodilui.RipensòaciòcheavevadettoIndra:chesuamadrenoneralasuaveramadree
seppechenonpotevaesserecosì.
Unadonnadaicapellineri,conungraziosovoltoaformadicuore,disse:—Suonapernoi.—
E lui ricordò d’avere ancora in mano il flauto di legno. Se lo portò alle labbra, senza sapere se
avrebbe saputo suonarlo o meno, e ne uscì una musica meravigliosa. Non era lui a farla, tuttavia
mosseleditasuiforifingendodisuonareedanzò.Ledonneballaronoconlui,talvoltabattendole
manietalvoltaagitandocampanelle.
Gliparvechefossetrascorsosolounmomentodall’iniziodelladanzaquandocomparveIndra.
Era più alto di suo padre e aveva la faccia nascosta da una maschera di legno scolpito, dal naso
adunco.Nellamanodestraimpugnavaunaspadaminacciosa,curvaeondulatacomeunserpente,e
nellasinistraavevaunocchioscintillante.QuandoLittleTibvidel’occhioseppeperchéIndranonlo
aveva ucciso mentre erano soli sull’autobus. Qualcuno, lontano da lì, stava guardando attraverso
quell’occhio,efinchéavessevistocheluifacevaquellecose(quellechetalorariuscivaacompiere:
farapparireesparireglioggetti,parlareconcertiangeli)Indranonavrebbepotutousarelaspada.
Iononvogliochelofaccia!pensò,masapevadinonpotersemprefermaregliavvenimenti,eche
talvoltagliavvenimentiloportavanoviaconloro.
In quel momento il tuono scosse le nuvole, e la voce del Dr. Prithivi disse: — Suona con il
tuono!Suonaconlatempesta.Questoèl’idealeperciòchestiamocercandodifare!
In piedi, dinanzi a Little Tib, Indra disse qualcosa circa il fatto di chiamare tanta pioggia da
spazzarviailvillaggio;elavocedelDr.PrithiviincitòLittleTibascalarelamontagna.
Luiguardòevidelamontagnavera,lontanaestupenda;sapevadinonpoterlascalare.
Poicaddelapioggia,letorcesispensero,edessirimaseroinpiedisulpalcoimmersonelbuio
con l’acqua fredda che ruscellava sui loro volti. Si accesero luci elettriche, e Little Tib vide
centinaiadipersonechecorrevanoalleloroauto;fraessec’eranounuomomascheratodascimmia,
unaltroconlatestad’elefanteeunterzoconnovefacce.
Subitodopofudinuovocieco,eperluinonrestòaltrochelasensazionedelruvidolegnosotto
ipiedi,dellapioggiabattenteelaconsapevolezzacheIndraeraancoradinanzialui,brandendola
suaspadael’occhio.
Epoiunuomofattointeramentedimetallo(alpuntochelapioggiatamburellavasonoramentesu
dilui)fuanch’egliinpiedilìaccanto.Eraarmatod’accettaeportavauncappelloapunta;enella
luceriflessadallasuasuperficielisciaLittleTibpotévedereancheIndrael’occhio.
—Tuchisei?—chieseIndraall’UomodiMetallo.
—Chiseitu?—replicòlui.—Nonvedolatuafacciadietroquellamascheradilegno…mail
legnoècosachenonpuòopporsiame.—Econl’accettacolpìlamascherascolpita.Unascheggia
nevolòvia,lacordicellachelatenevaapostosispezzòel’oggettocaddealsuolo.
LittleTibvidecomparireilvoltodisuopadre,rigatodallapioggiacheoralobagnava.—Chi
seitu?—domandòancorasuopadreall’UomodiMetallo.
—Nonmiriconosci,George?—dissel’UomodiMetallo.—Unavoltaeravamovecchiamici.
Iosono,secosìpossodire,unsentimentale,equando…
—Papà!—gridòLittleTib.
Suopadresivolseaguardarloedisse:—Ciao,LittleTib.
— Papà, se avessi saputo che tu eri Indra non avrei avuto paura, là dentro. Quella maschera
cambiavatantolatuavoce.
—Nondovraiaverpiùpauradiniente,figliomio—dissesuopadre.Feceduepassiversoil
bambino, e un istantedopo, quasi troppo veloce peressere vista, la sua spada lampeggiante gli si
abbattéaddosso.
L’accetta dell’Uomo di Metallo fu ancora più veloce: si alzò di scatto, e la lama di Indra vi
impattòconunclangoreviolento.
—Questononlosalverà—disseilpadrediLittleTib.—L’hannovisto,ehannovistoanche
te.Volevofarlafinitapiùinfretta.
—Nonhannovistome—dissel’UomodiMetallo.—Èpiùbuiodiquelchecredi.
Ed’untrattofubuio.Lapioggiacessò…osecontinuòacadereLittleTibnonl’avvertivapiù.
Non capiva come l’avesse intuito, ma sapeva dov’era: si trovava in piedi, immobile, di fronte al
computer,eidiavolinoneranoancoraandativiadalì.
Poi la pioggia fu di nuovo su di lui, e seppe d’essere davanti a suo padre, ma l’Uomo di
Metallosen’eraandatoeilbuiotornòadavvolgerlorendendolociecopiùchemai.—Vuoiancora
uccidermi,papà?—chiese.
Noncifurisposta,eripetéladomanda.
—Nonadesso—dissesuopadre.
—Piùtardi?
— Vieni qui. — Sentì la mano del padre su un braccio, un contatto che conosceva bene. —
Siediti.—Fucondottosulbordodellapiattaformaeaiutatoasedersi,conlegambedifuori.
—Tisentibene?—domandòLittleTib.
—Sì—risposesuopadre.
—Alloraperchévoleviuccidermi?
—Iononvolevofarlo.—D’improvvisolavocedell’uomosuonòirritata.—Nonhomaidetto
chevolevo.Dovevofarlo:questoètutto.Guardaci,tuttinoi,guardacosasiamodiventati.Costrettia
spostarci da un posto all’altro costruendo case, zappando la terra, affidandoci alla misericordia
divinacomeneisecoliscorsi.Siamodeicanidellaprateria,eccoquellochesiamo.Turicordiicani
dellaprateria,LittleTib?
—No.
— Fu molto prima che tu nascessi, è vero. Erano cani che cacciavano in branco, per vivere
dovevano stare in branco. Ma anni fa qualcuno decise che non servivano a niente, e riuscirono a
disperderli,emorironotutti.Percircaunannonetrovaimolti,quaelà,dasoliemorti.Poinonce
nefupiù.Aspettaronoariunirsiinbrancofinchénonfutroppotardi,capisci:oforsenonpoterono.
Edèlastessacosachesuccedeallagentecomenoi.Vogliodirelanostrafamiglia.Cosacredicheci
siaaccaduto?
LittleTib,chenonpotevacapirelacosa,nondissenulla.
—Quand’eroragazzoeandavoascuolavolevosaperetuttosuqueigrandiuomini,iReele
RegineeiPresidenti,emipacevapensarechevivevanonell’insiemedellelorofamiglie.Questonon
eradeltuttovero,oraloso.SetupotessitornareaitempidellaBibbiatroverestilanostragentea
vivereinsiemenellecapannedilegnocomeipellirosse.
—Questomipiacerebbe—disseLittleTib.
—Maiboschielecapannesonostatispazzativia,elanostragentehadovutocominciarea
tirarfuoriilnutrimentodallaterra,zappareesudaresangue.Nonabbiamopotutofaraltrochequesto
daallora,elasciarcispremeredalletasse.Micapisci?Nonpotevamofaraltro.Einfinenoncisono
più state offerte di lavoro per quelli come noi. Dobbiamo tornare a unirci prima che sia troppo
tardi…locapisciquesto?
—No—disseLittleTib.
—Tuseiunico.Faiprodigieseiunguaritore,ecosìlorotivoglionomorto.Perciòadessosei
lanostramonetadiscambio.Tuttinasconoperunoscopo,figliolo,equestoèloscopopercuisei
natotu.Perchégrazieatelafamigliapotràriunirsiprimachesiatroppotardi.
—Maseiosaròmorto…—LittleTibcercòdimetterordineneisuoipensieri.—Tuemamma
nonavetealtrifigli.
—Noncapisci,vero?
Suopadreglimiseunbraccioattornoallespalle,esichinòfinchéilorovoltisisfiorarono.Ma
in quell’istante Little Tib ebbe l’impressione che nel volto di suo padre ci fosse qualcosa di
sbagliato.Alzòlemaniatoccarlo,equelcontattoglidiedeunansito.
—Nonavrestidovutofarlo—disselui.
LittleTibmosseleditasulleguancedell’uomochefingevadiesseresuopadre.Ilvoltodilui
eranuovamentedilegno,duroefreddo.
— Adesso sono un uomo del Presidente; non volevo che lo sapessi, perché pensavo che ti
avrebbesconvolto.IlPresidentestaseguendolasituazionepersonalmente.
—Mammaèancoraacasa?—domandòLittleTib,eintendevalanuovacasa.
— No, fa parte di altro dipartimento: il G-7. Ma la vedo ancora, ogni tanto. Adesso è ad
Atlanta.
—Mistacercando?
—Nonmelohadetto.
NelpettodiLittleTib,proprionelpuntodurodovelecostolesiriunivanoalcentrodeltorace,
qualcosacominciòagonfiarsiedacomprimergliipolmonicomeunpalloncino.Glirendevaquasi
impossibilerespirare,eglistringevalagolaimpedendoglidipronunciareunasolaparola.Dentrodi
ségridòdisperatamentechequellanonpotevaesserelasuaveramadre,echequell’uomononerail
suo vero padre. Sua madre e suo padre, quelli veri, erano stati la madre e il padre che lui aveva
avutonellavecchiacasa.Eavrebbetenutoloroneisuoiricordi,persempre.Lapioggiaglicadeva
freddasullafaccia,avevailnasopienodimuco;fucostrettoadaprirelaboccaperrespirare,ma
anch’essaerapienadiliquido:salivacheglicolòlungoilmentoelofecevergognaredisé.
Poilelascrimefuronountorrentecaldochegliinondòleguanceintirizzite.Sentìlamascheradi
legnodiIndracaderealsuoloerimbalzaredaqualcheparteallabasedelpalco.
Dinuovoalzòlemanialvoltodell’uomo,esentìcheeratornatoaesserequellodisuopadre,
malaboccadiluidisse:—LittleTib,nonriesciacapire?ÈperlaCartadellaRiservaFederale.È
perquellamaledettaCarta.Èperilfattodinonaveredenaroenessunlavoro,edoverpassaretutta
la vita come un maledetto cane randagio. Io l’ho avuta soltanto per merito tuo… impegnandomi a
darti la caccia. Siamo stati condizionati a farlo: ipnosi profonda e condizionamento anti-impulsi,
sannolorocomefare…maprimadituttoèstatoperquelladannataCarta.—Ementrepronunciava
quelleparoleLittleTibudìilfrusciodellaspadadiIndrachevenivalentamenteraccoltadallegno
del palco. Balzò giù e fuggì via, senza sapere dove andava e incurante di poter sbattere contro
qualcosa.
Quellosucuiandòasbattere,dalìapoco,fuilcorpodiNitty.Addossoaluinonc’eranopiù
odoredisudoreedifuocodilegna:eranostatispazzativiadallapioggia;madavaancoralastessa
sensazionedicontatto,eanchelasuavoceeralastessaquandoesclamò:—Ah,eccotiqua!Tiho
cercato dappertutto. Credevo che qualcuno ti avesse portato via con sé per levarti dalla pioggia.
Doveseistato?—SollevòLittleTibeselomiseasederesuunaspalla.
Luigliaffondòlemanineicapelliumidipersorreggersi.—Sulpalcoscenico—disse.
—Sempresulpalco?Be’…—Nittycamminavasveltoeapassilunghi,facendooscillareal
suo ritmo il corpo di lui. — Giuro che quello è l’unico posto dove non ho pensato di cercarti.
Credevochetelafossifilataviainfrettaincercadiunposticinoasciutto.Maforseavevipauradi
cadere,ècosì?
—Sì—disseLittleTib.—Avevopauradicaderegiù.—Correndonellapioggialacosache
gliavevabloccatoilpettos’erasgonfiata;orasisentivavuotodentro,edebolecomesenonavesse
più ossa in corpo. Due volte fu sul punto di scivolare giù dalla spalla di Nitty, ma ogni volta le
grossemanidiluisisollevaronoatrattenerlo.
Il mattino dopo una donna dal profumo gradevole venne dalla scuola per lui. Little Tib era
ancoraalettoquandolasentìbussareallaporta;adaprirleandòNitty,eleidisse:—Buongiorno.
Socheavetequiunbambinocieco.
—Sì,signora—risposeNitty.
—Mr.Parker,ilnuovosovrintendenteincarica,mihachiestodivenirepercondurloascuola
personalmenteilprimogiorno.IosonolasignorinaMunson.Insegnoallaclassedeibambiniciechi.
—Nonsonosicurocheluiabbiaunvestitoadattoperlascuola—mormoròNitty.
—Oh,diquestitempivengonoconindossoqualunquecosa—disselasignorinaMunson.Poi
videLittleTib,cheerascesodallettonelsentirelaportaaprirsi,ecommentò:—Capiscoquelche
vuoldire.Èvestitoperunarecita?
—Quelladiierisera—disseNitty.
—Ah,iononc’ero,manehosentitoparlare.
Little Tib s’accorse in quel momento d’indossare ancora la specie di gonna che gli avevano
dato;poilatastòenotòcheerainvecequalcos’altro:unasottiletovagliadilana,asciutta.Maaveva
semprelacollana,eunbraccialettodimetalloaunpolso.
—Nehaunaltro,maèdavveromalridotto.
— Ho paura che dovrà indossarlo lo stesso — disse la signorina Munson. Nitty lo portò nel
bagno, gli tolse la tovaglia e i due monili, e lo rivestì con il suo vecchio abito. Poi la signorina
Munsonlocondussefuoridalmotelegliaprìlaportieradellasuapiccolaautoelettrica.
—Mr.Parkerhariavutoilsuovecchiolavoro?—chieseLittleTibmentrelamacchinagirava
fuoridalparcheggiodelmotelinstrada.
—Riavuto?—sistupìlasignorinaMunson.—Nonsapevocheloavessegiàsvoltoinpassato.
Peròhocapitocheèestremamentequalificatoneiprogrammieducativi.Equandostamattinahanno
scopertocheilcomputereraguasto,luihapresentatolesuecredenzialiesièoffertodiaiutarci.Mi
hachiamatoversoledieciemihapregatodioccuparmidite,masoltantoadessohopotutolasciare
lascuola.
—Èmezzogiorno,vero?—disseLittleTib.—Fatroppocaldoperesseremattinopresto.
Trascorseilpomeriggionell’auladellasignorinaMunsonconaltriottobambiniciechi,mentre
unamacchinaglifacevamuovereunamanosudeipuntinisporgentidaunfoglioeglidicevacosa
fossero.Quandolascuolafuterminataepotéudirefrottediragazzinicicalantipassarenelcorridoio
esterno,unadonnapiùanzianaecorpulentadellasignorinaMunsonvenneaprelevarlo,eloportòin
unedificiodovec’eranoaltribambini,maggioridiluietuttidotatidellavista.Cenòconloro.La
donnagrassas’irritòquandolui,senzaaccorgersene,spinsefuoridalpiattoalcunefettedibietolein
insalata.Quellanottedormìinunlettucciostretto.
Neitregiornisuccessivilaroutinefulastessa.Almattinoladonnagrassaloportavaascuola,
alla sera veniva a prelevarlo. A casa di lei (Little Tib non riuscì più a ricordare il suo nome, in
seguito)c’erauntelevisore,eunavoltafinitalacenaibambiniavevanoilpermessodiguardarlo.
Ilquintogiornodiscuolasentìlavocedisuopadreincorridoio.Qualcheistantedopol’uomo
entrònell’auladellasignorinaMunsoninsiemeaunimpiegatodellascuolachesembravaimportante.
—QuestoèMr.Jefferson—disel’uomodellascuolaall’insegnante.—ÈdelGoverno.Lei
deveaffidargliincustodiaunodeisuoistudenti.HaunGeorgeTibbs,qui?
Little Tib sentì una mano di suo padre poggiarglisi su una spalla. — È lui — disse l’uomo.
Usciti dal portone della scuola s’incamminarono sul marciapiede. — C’è stato un contrordine,
figliolo.DevoportartiaNiagara:làsaraiesaminato.
—Vabene.
— Non c’era posto per parcheggiare davanti a questa dannata scuola. Ho dovuto lasciare la
macchinaaunisolatodaqui.
LittleTibricordavaloscalcinatofurgonechesuopadreavevaquandoabitavanonellavecchia
casa;adessoinqualchemodointuivacheilfurgoneelavecchiacasaappartenevanoalpassato,a
quelle memorie di cui faceva parte anche il suo vero padre. Quest’altro padre certo aveva una
bellissimamacchina.
Udìdeipassi,eisuoiocchiciechividerounuomochecamminavadavantialoro:unuomocosì
piccolochelasuastaturanonsuperavaquelladilui.Avevaunalucidatestacalva,ericciolettiche
crescevanosoltantosugliorecchi;ilsuoabitodacerimoniaverdebrillanteerafornitodiduelunghe
codeposterioriediduegrossibottonismeraldinisulmartingala.Quandosivolseperfronteggiarli
(camminando all’indientro per mantenere la distanza) Little Tib vide che il suo volto era rosso e
bianco,condueminuscoliocchinerichesembravanoschizzarescintille.
Esibiva un grosso naso a becco come quello di Indra, che però su di lui non aveva un’aria
crudele.—Cosapossofareperte?—chieseaLittleTib.
—Liberarmi—risposelui.—Diglidilasciarmistare.
—Epoichefarai?
—Nonloso—confessòLittleTib.
L’omettodall’abitoverdeannuìfrasé,comeseavessegiàprevistoquellarisposta,poisitolse
una busta di carta argentata da una tasca interna della giacca. — Se sarai preso un’altra volta —
disse,—questotifaràcomodo.Haicapito?Lafugaèsoloperchinonhal’aiutodinessuno.—Aprì
unlatodellabusta.ErapienadipolverescintillantenotòLittleTibmentrel’omettoseneversavaun
po’suunamano.—Tumiricordi—proseguì,—unamicodinomeTip.Tipconlapfinale;unabè
soltantounapcapovolta.—TiròinarialapolverinaluminosaepronunciòunaparolacheLittleTib
nonriuscìacapire.
Per un brevissimo istante ci furono due cose contemporaneamente. C’era il marciapiede, con
una fila di macchine da un lato e il prato dall’altro. E c’era l’aula della signorina Munson, con i
rumori degli altri bambini e l’odore del pavimento appena lavato. Girò gli occhi sulle lucide
carrozzerie delle auto, poi esse svanirono e ci furono solo il suono della voce di suo padre nel
corridoioesternoelasensazionedellacartaconipuntiniinrilievosottoledita,sulbanco.Lavoce
dell’ometto dal vestito verde (come se non se ne fosse andato affatto) disse: — Tip divenne il
governatoredinoituttiallafine,losai?—Poirisuonòilbattitodiduegrandiali.Edaquestopunto
se ne andò definitivamente. La porta dell’aula si aprì, e un impiegato della scuola il cui tono era
quellodiunapersonaimportantedisse:—SignorinaMunson,quic’èunsignorechediced’essereil
padrediunodeivostrialunni.
—Vuoleripetermiilsuonome,signore?
—GeorgeTibbs.AncheilmioragazzosichiamaGeorgeTibbs.
—George,questoètuopadre?—chieselasignorinaMunson.
—Comepuòsaperlo?Ècieco.
LittleTibrimasezitto,el’UomoImportantedisse:—Forsesaràmeglioandaretuttiinufficio.
Leihadettod’esseredelGovernoFederale,signorTibbs?
— Dell’Ufficio di Eugenetica. Suppongo che vi sorprenda vedere che sono soltanto un
contadinodallescarpefangose,ma…sonostatoassuntotramiteilMinisterodell’Agricoltura.
—Ah!
LasignorinaMunson,chestavaconducendoconséLittleTibpermano,svoltòunangolo.
—Orastolavorandoauncaso…Forsesarebbemegliocheilbambinoaspettassefuori.
Una porta fu aperta. — Come capirà, non abbiamo potuto identificarlo — disse l’Uomo
Importante. — Non ha più le retine. Questa è la ragione degli spazi vuoti nei nostri moduli
d’iscrizione.
LasignorinaMunsonaiutòLittleTibatrovareunasediaedisse:—Aspettaqui.—Poilaporta
si chiuse e i tre s’allontanarono. Lui si premette le nocche delle dita sugli occhi, e per un istante
miriadi di puntolini luminosi vagarono sullo sfondo sfavillante della polvere gettata in aria
dall’ometto in verde. Ripensò a quel che avrebbe potuto fare, senza fuggire. E ripensò a Krishna,
perché lui era stato Krishna. Quel Dio era fuggito? O era ritornato a combattere contro il Re che
avevacercato diucciderlo? Nonpoteva esserne certo,ma non credeva Krishna capacedi fuggire.
Gesù era scappato in Egitto, certo, però era tornato. Non a Betlemme, il paese da cui era fuggito,
bensìaNazareth,perchéquellaeralasuaveracasa.Ricordòd’averaccennatoallastoriadiGesù
parlandoconsuopadrementresedevanonell’autobus.Luiavevaaccantonatol’argomento,maLittle
Tibsentìcheinqualchemodoeraimportante.
Laseggiolaeradura,piùduradiognipietrasucuisifossemaiseduto.Mentreriflettevasentiva
irigidibracciolidilegnoailatidelsuocorpo,eoscuramenteavvertìinessiqualcosaditerribile,
qualcosachenonriuscivaaprecisare.Propriofuoridallaportalacampanellasuonò,epoicifurono
gli schiamazzi dei bambini che uscivano nei corridoi. Quello era un luogo chiuso, ma loro si
riversavanofuori dalle porte, sisparpagliavanoall’esterno come farfallenella fragranza del prato
verde.
Si alzò ed a tentoni trovò il montante della porta, aprendola. Non poteva dire se qualcuno lo
stesse notando, ma un istante dopo era immerso nel fiume dei bambini che si spingevano avanti
confusamente.Silasciòtrasportaredalorogiùperlescale.
All’esterno li sentì scorrere intorno a sé, ridenti e ciarlieri. Appena fu libero dalla loro
pressionecominciòacamminare,efindalprimopassoseppecheavrebbepotutoandareavanticosì
tutto il giorno: era la sensazione più gradevole che avesse mai provato. Procedette fra i ragazzini
finché non ebbe sotto le dita l’inferriata che circondava la scuola, poi lungo le sbarre fino al
cancello,euscìinstrada.
Dovreiprocurarmiunbastone,pensò.
Quand’ebbepercorsoquellichegiudicòfosserostaticircacinquechilometriudìindistanzail
fischio di un treno, e s’avviò in quella direzione. Le rotaie erano molto più facili da seguire dei
bordidiunastrada:l’avevaimparatogiàdamesi.C’eranomenoprobabilitàd’incontraregente,ei
trenipassavanosolounavoltaognitanto.Leautoeicamioninvecetransitavanodicontinuoederano
pericolosi.
Dopo un po’ riuscì a trovare un buon bastone, leggero e flessibile, della lunghezza giusta.
Allora risalì sulla massicciata delle rotaie e su quel percorso regolare il suo passo si fece più
sicuro. Davanti a lui c’era una ragazzina, e accorgendosi di poterla vedere seppe per certo che si
trattavadiunangelo.—Cometichiami?—lechiese.
—Nondovreidirtelo—risposelei,—peròtupuoichiamarmiDorothy.—Glidomandòilsuo
nome,eluinondissedichiamarsiGeorgeTibbsbensìLittleTib,perchéeracosìchesuamadree
suopadrel’avevanosemprechiamato.
— Tu hai guarito la mia gamba, così verrò con te — affermò Dorothy. (Dalla voce non
sembrava veramente la stessa bambina.) Dopo un po’ aggiunse: — Potrò esserti molto d’aiuto. Io
possodirticosac’èdaguardare.
—Sochepuoifarlo—disseumilmenteLittleTib.
—Comeadesso,adesempio:c’èunuomolà,davantianoi.
—Unuomocattivo?—chieseLittleTib,—ounobuono?
—Untiposimpatico;unpo’malvestito.
— Ehilà! — esclamò la voce di Nitty. — Mai avrei creduto di vederti qui, George. Ma
suppongocheavreidovutoaspettarmelo.
—Lascuolanonmipiaceva—disseLittleTib.
—Questaèladifferenzaframeete.Amepiaceva;solo,sembracheiononsiapiaciutoalei.
—Mr.Parkernontihafattoriavereiltuolavoro?
—HoideacheMr.Parkersisiadimenticatodime.
—Questononavrebbedovutofarlo—sospiròLittleTib.
—Be’,caroilmiobambinocieco,ilfattoècheMr.Parkerèunuomobianco,sai.Equandoun
uomobiancoèstatoaiutatodaunnegro,qualchevoltapreferiscedimenticarselo.
—Capisco—disseLittleTib,benchénonavessecapito.Neroebiancoglisembravanodue
cosedecisamenteprived’importanza.
—Mahosentitodirecheavoltesuccedeilcontrario—riseNitty.
—QuestaèDorothy—disseLittleTib.
— Io non riesco a vedere proprio nessuna Dorothy, George — disse Nitty in tono un po’
sconcertato.
—Be’,iononriescoavederete—osservòLittleTib.
—Suppongochesiacosì.Allora,salveDorothy.DovestateandandodibellotueGeorge?
—AndiamoaSugarland—glirisposeLittleTib.—ASugarlandsannosemprechisei.
—EsistedavveroquestaSugarland?—chieseNitty.—Hosemprepensatochequelpostotelo
immaginassisoltanto.
—No,SugarlandènelTexas.
—Manonmidire!—esclamòNitty.Lalucedelsole,ormaiprossimoaltramonto,indoravale
traversine rendendole gialle come il burro. Nitty prese per mano Little Tib, lui strinse quella di
Dorothy, ed i tre s’incamminarono lungo le rotaie. Nitty occupava parecchio spazio fra esse, ma
LittleTibnonneprendevamolto,eDorothypraticamentenonneoccupavaaffatto.
Quandofuronomezzochilometropiùavanticominciaronoasaltellareallegramente.
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Il miracolo nei tuoi occhi