Cormòns sabato 1 agosto 2015 In occasione della XII Convention e Incontro Annuale dei Friulani nel Mondo st 1 strolic strolic Pietro Zorutti (1792-1867) s t r o l i c mus i dodici mesi dell’anno cor AlmAnAcco in musicA dire Pietro Zorutti Pietro Zorutti (1792-1867) (1792-1867) da un’i musica valter sivilotti lic musica valter sivilotti s tsrtorlo ic coro natissa aquileia i dodici mesi dell’anno coro natissa aquileia dodici mesi dell’anno direttore Bonutti AlmAnAcco in musicA direttore lucaluca Bonutti AlmAnAcco in musicA COMUNE DI CORMONS d a u nd ’id a nd’ ii dleuac A aeu d i BlouncuAt tBi o n u t t i La fortuna di aver incontrato, nel percorso di “Strolic”, degli splendidi compagni di viaggio: ed ecco che un sogno si realizza ✔ Penso a Valter Sivilotti, magistrale e raffinato musicista, figlio del Friuli artistico più nobile; ✔ a Omero Antonutti, impareggiabile voce e generoso dispensatore di preziosi consigli; ✔ ai coristi del Natissa, inossidabili e fidati sostenitori; ✔ a Sebastiano Zorza, Marko Feri, Mauro Meroi, Dorina Leka, straordinari musicisti; ✔ a Dario Caroli, unico, prezioso ed insostituibile amico, nonché valoroso e infaticabile professionista; ✔ a Stefano Amerio, autentico mago dell’arte del mixaggio; ✔ a Omero Cominato, Caterina Croci, Michel Snidaro, Giacomo Bonutti per l’infaticabile collaborazione; ✔ a Barbara Sandri, Mary Pritchard, Elisabetta Pozzetto, David Giovanni Leonardi, per i testi, le traduzioni, la recensione; ✔ a Ivana Battaglia e Roberto De Nicolò, per la loro generosità e fiducia; ✔ a William Cisilino, a Lorenzo Fabbro; ✔ ad enti e associazioni, agli sponsor, e a tutti gli amici che con entusiasmo e slancio hanno sostenuto il progetto e resa possibile la realizzazione di questo disco; ✔ all’amico Gianfranco Granbassi, che con passione ha saputo convertire in realtà tutti i miei desideri. ✔ Infine, un pensiero colmo di riconoscenza alla memoria di Pietro Zorutti (1792-1867) strolic ia dodici mesi dell’anno l m a N a c c o i N m U S i c a P i e t ro Z o r u t t i Senza il filo d’oro dei suoi versi quest’opera non sarebbe nata. Non ho c e rc at o lontano, ho sol o asc ol t ato il cuore. musica VA lt e r s i V i l o t t i coro Natissa Aquileia direttore l u c A B o n u t t i “Quell’almanacco candido e arguto...” d av i d G i o va N N i l E o N a R d i 4 La cultura friulana del Novecento ha più volte atteso invano il suo epos musicale, un progetto in grado di rappresentarla al massimo livello di interscambio artistico quanto le opere nazionali romantiche; e se il primo autentico melodramma in lingua friulana, i Gespui furlans di Franco Escher su libretto di Libero Grassi, cadde ancor prima di raggiungere la scena, avendo lo scrittore smarrito l’intero materiale manoscritto nel 1928 dopo un’anteprima in forma ridotta tenutasi a Palmanova tre anni prima, non migliore sorte toccò alla favola lirica Barbe Basili e il paradîs su libretto friulano di Lea D’Orlandi, musica di Ezio Vittorio, che riscosse unanime consenso soltanto in traduzione tedesca negli allestimenti dello Stadttheater di Klagenfurt, risalenti all’aprile 1954. Dovranno passare ancora sessant’anni prima di approdare a Strolic, creazione fors’anche più significativa delle precedenti in quanto capace di confrontarsi con un corpus poetico friulano altamente rappresentativo, quell’almanacco candido e arguto pazientemente compilato per oltre quattro decenni da Pietro Zorutti, corpus tanto vasto, multiforme e coerentemente dipanato da farsi contemporaneamente la raccolta completa dei suoi versi. Il radicale mutamento delle prospettive stilistiche ed estetiche della musica d’oggi non impediscono all’Almanacco in musica di Valter Sivilotti di farsi, quanto i passati progetti, testimonianza di un attento confronto con i linguaggi sonori contemporanei e, contemporaneamente, veicolo di un’attitudine comunicativa squisitamente friulana, all’insegna di un istinto creativo attento a quella dimensione schiettamente popolaresca che perpetua l’immagine di tanta nostra eccelsa letteratura corale; senza contare, aggiungeremmo volentieri, quanto la letteratura musicale di ogni tempo abbia abbracciato volentieri la descrizione del trapassare delle stagioni mantenendosi, al contrario, cautamente lontana da ben più ambiziosi progetti legati al volgere dei mesi dell’anno. Giunta a compimento inesorabile, e per motivazioni di agevole intuizione, la profezia schöberghiana sulla fine delle grandi orchestre sinfoniche, quale tramite, in particolare, di moderni contenuti e pluridirezionali messaggi, al gruppo corale maschile, simbolo inequivocabile di una storia tutta friulana, vengono affiancate tre voci strumentali che sembra difficile concepire disgiuntamente dagli interpreti per i quali sono state confezionate, voci che si compenetrano amabili con le trame corali liricamente nostalgiche ma scevre da facile sentimentalismo, in ciò eredi di una sensibilità musicale austera e riservata consegnata in eredità dalle luminose vicende della villotta, soltanto a tratti opponendovisi - e la sapienza antica del descrittivismo in musica non poteva di certo a tale proposito lasciare inosservate le tumultuose visioni temporalesche di maggio e di luglio - con entusiasmante furore virtuosistico. Lo snodarsi zoruttianamente arguto e pacato dei mirabili dodici quadri musicali, tuttavia, sa mantenersi sapientemente lontano tanto da anacronistiche e manierate tentazioni alla reviviscenza folklorica, quanto da deliziosa vanitas raveliana o da sguardi iperbolici stravinskijanamente gettati sulle più disparate voglie musicali; il complesso universo sonoro novecentesco, e in particolare quello legato alla musica cosiddetta leggera o popolare, nel linguaggio di Valter Sivilotti è realmente in grado di farsi testi- mone del mondo, del bello e del tremendo della contemporaneità a preconizzare le profezie sottese all’estetica mahleriana, proprio in quanto il compositore rivive con trasparenza sincera e mai disgiunta da gusto nobilmente levigato per la perfezione del dettaglio, i linguaggi che da sempre lo accompagnano nella sua esperienza di creatore e ricreatore di suoni e nella lungimirante disposizione all’avveduta apertura sensoriale e razionale nei confronti della molteplicità e delle specificità che animano il magmatico universo musicale contemporaneo. In tal modo, nei disincantati valses parigini, nelle graffianti marce del cabaret berlinese, nelle stilizzazioni minuziosamente ricercate tra le infinite sfaccettature dell’universo ritmico sudamericano alla ricerca dei segreti del loro pulsare, e nell’incanto magicamente attonito di quella Gnott d’avril che, primo, Arturo Zardini volle rivivere con una delle sue melodie indimenticabili e al cui fascino - alla luce di un ricercato procedere armonico che la canzone d’autore ha mutuato dal jazz - non ci si può sottrarre, il più autentico spirito della vocalità friulana di ieri e di oggi può ritrovare un accogliente e rassicurante contorno e immergersi nel macrocosmo della World Music quale sua nobile, vivida e tenace testimonianza. “ascoltare il rumore delle stagioni” "listening to the sound of seasons" BaRBaRa SaNdRi (traduzione di M a R Y P R i t C H a R d ) “Stroligh” è un termine che deriva dal latino “astrologus” e che nel tempo ha subito un processo di degradazione semantica nei vari dialetti italiani: significa letteralmente astrologo. Nella versione lombarda e veneta “stroleg” significa anche uomo strano, lunatico, fantastico. Stroligh is a term which derives from the Latin astrologus and has been subjected to semantic degrading in various Italian dialects: literally it means astrologist. Stroleg, in the Lombard and Venetian version, also means a strange, lunatic or magic man. Potrebbero essere queste le caratteristiche e il temperamento di Pietro Zorutti, poeta del Friuli per antonomasia, che allo Strolic ha dedicato molta parte della sua produzione letteraria: autore dalle straordinarie peculiarità, acutissimo osservatore dell’uomo, eccellente e arguto antropologo del popolo friulano. Lo Strolic Furlan (“l’Astrologo Friulano”) è una sorte di almanacco, o meglio, un calendario composto in forma poetica. Zorutti ne scrisse svariati, in molte edizioni diverse, per un totale di 23 nu- These could have been the characteristics and temperament of Pietro Zorutti, known as the poet from Friuli, who dedicated a great part of his literary production to the Strolic: an author of extraordinary qualities, an attentive and acute observer of man and especially of the people from Friuli. The Strolic Furlan (the astrologer from Friuli) is a form of almanac, or better still a calendar produced in a poetic form. From 1821 to the year preceding his death in 1866, Zorutti wrote various versions in many different editions, published at first 5 meri, pubblicati inizialmente ogni tre anni, successivamente con frequenza annuale, nel periodo compreso tra il 1854 e il 1862. L’ultimo numero uscirà nel 1866, l’anno prima della sua morte. Sono delle vere e proprie collezioni di poesie, dedicate ai dodici mesi dell’anno, percepiti nel loro perenne ripetersi nel tempo, raccontati nel loro mutevole e soggettivo carattere; preziosi concentrati di saggezza ed esperienza popolari, dove l’autore ha saputo fondere eleganza letteraria e acuta capacità di analisi della natura umana, unendole alla forza dell’uomo comune, del contadino che sprofonda le mani nella terra odorosa e la sa ascoltare, scoprendone segreti e profumi. 6 Nei versi si percepiscono le stagioni che scorrono e che ritmicamente segnano il quotidiano dell’uomo friulano, nel loro eterno fluire, nel loro immutabile ricorrere. I mesi escono dalla penna di Zorutti e prendono vita, trasformandosi in personaggi vivi e pulsanti, quasi umani, assumono colori originali, inconsueti, si fanno avanti in modo scanzonato, variopinto, accattivante, mai banale. Ed è lui stesso a suggerirci la prima nota musicale, è lui stesso a farla sovrapporre alla poesia con un incastro perfetto e naturale, perché la sua poesia è già musica. Vi è la convinzione che le idee non nascono per caso, Proust affermava che “la creatività non sta nel trovare nuovi paesaggi, ma nell’avere occhi nuovi”. È bastato guardare con curiosità quello che abbiamo da sempre sotto i nostri occhi, il patrimonio della nostra cultura popolare, ricco e spontaneo, tutto da scoprire. È bastato sfogliare un libro di poesie, è bastato fermarsi a leggerle e innamorarsene. È bastato pensare di realizzare un sogno: quello di poter ascoltare il rumore delle stagioni. I temi del progetto si condensano nei concetti di tempo, tradizione, musica, poesia. every three years and subsequently on an annual basis. These are some authentic collections of poetry, dedicated to the twelve months of the year, perceived in their perpetual repetition in time, related through their mutable characters; precious concentrations of wisdom and universal experience where the author blends literary elegance and a sharp analytic capacity of human nature, identifying himself with the sincerity of the common man, the agricultural worker who sinks his hands into the soil, listening to it and discovering many secrets and perfumes. In his verses we can see the passing of the seasons which rhythmically reveal, through their increasing drift and unchanging, the daily life of the man from Friuli. The months flow from Zorutti’s pen and come to life transforming themselves into living and breathing characters, almost human, they take on original colours, unusual, they come forward in an easygoing captivating and colourful, though never banal, way. And it is he himself who suggests the first musical note, and he himself who makes it overlap the poetry like a perfect and natural puzzle, because his poetry is even now music. Listening to the sounds of the seasons: it is this, the simple and spontaneous approach that gave birth to the Coro Natissa’s Strolic, the idea to bring music and real genuine poetry closer together, the idea to give a sound effect to the seasons. Born from an idea of Maestro Luca Bonutti, Strolic has now become music thanks the compositive work of the Maestro Valter Sivilotti, who skillfully inserted into it whole a male voice choir, the traditional musical means belonging to the folklore, a piano accordion, a guitar and a double bass, all instruments pertaining to popular music but here their virtuoso potentialities being wisely used, and last but not least a solo voice and a narrator. Tempo: inteso come misura astratta, nel contesto della vita come ciclo che si ripete. Tradizione: identità e radici della nostra terra, ricerca dell’appartenenza, riscoperta delle cose che troviamo nel luogo della terra dove il destino “decide” di farci nascere e vivere. Musica e poesia: motori per fondere parole e note. Ascoltare il rumore delle stagioni: è questo l’approccio semplice e spontaneo che ha fatto nascere lo Strolic del coro Natissa, l’idea di accostare la musica ad una poesia vera e genuina, l’idea di dare un effetto sonoro alle stagioni. Nato da un’idea del maestro Luca Bonutti, Strolic è diventato musica grazie al lavoro compositivo del maestro Valter Sivilotti, che ha inserito nell’organico un coro maschile, filologicamente mezzo canoro appartenente al folclore di tradizione, fisarmonica, chitarra e contrabbasso, tutti strumenti legati alla musica popolare ma sapientemente utilizzati nelle specifiche potenzialità virtuosistiche, ai quali si aggiungono una voce solista e un narratore. Strolic è un invito all’ascolto del rumore della nostra terra, della nostra natura. E ad ascoltare ci sarà il bambino che è in ognuno di noi, quel bambino che si nascondeva sotto le coperte per paura del temporale che rumoreggiava in lontananza, con il brivido che percorre il corpo quando il freddo dell’inverno è alle porte. Ma ci sarà anche l’uomo che sa commuoversi, stupito e attonito di fronte alla natura che esplode in primavera in tutta la sua potenza nel momento del grande risveglio: l’emozione dei sensi che percepiscono e ascoltano la forza e la bellezza dell’universo intero. There is the belief that ideas do not just happen, Proust affirms that “Creativity is not finding new panoramas, but having new eyes”. It was enough to look with curiosity at what we have under our noses, the patrimony of our popular culture, rich and spontaneous, all to be discovered. It was enough to look through a book of poems, then stop to read an fall in love with them. It was enough to think about realizing a dream: that of listening to the sound of the seasons. The themes of the project condense into the concepts of time, tradition, music and poetry. Time seen as an abstract measure, in the context of life as a cycle that renews itself; tradition in the sense of identity, research of belonging, rediscovery of our own things from the place that destiny “allocate” for our birth and life; and music and poetry are, in short, motors that fuse words and notes. Strolic is an invitation to listen to the voice of our earth, of our nature. And listening will be the child in each of us, that trembling child, who used to hide under the blankets, fearful of the storms that rumbled in the distance when the cold of the winter drew near. But there will also be the man who can be moved, amazed and astonished at the sight of nature exploding, with all its power, in Spring, the time of the great awakening: the emotion of the senses which perceive and listen to the force and beauty of the entire universe. 7 il coro “Natissa” Aquileia il coro “Natissa” Aquileia 8 Nato nel 1983 a voci maschili, il Coro Natissa Aquileia conta oggi quaranta coristi. Dal 1995 il maestro Luca Bonutti ha intensificato lo studio della tecnica vocale e ampliato il repertorio della polifonia sacra e profana con nuovi programmi di canto popolare, esecuzioni di opere di autori contemporanei e diverse incisioni discografiche. Il Coro si dedica allo studio di opere monografiche dell’Ottocento, collaborando frequentemente con formazioni orchestrali, artisti e solisti di livello: un impegno che gli ha consentito di esibirsi in importanti concerti e rassegne in Italia e all’estero. Le due rassegne annuali organizzate ad Aquileia nell’ambito del progetto Vocalizzo Italiano sono ormai appuntamenti tradizionali nel panorama culturale locale e rappresentano un importante momento di scambio con altri cori nazionali e internazionali. Il repertorio comprende canti popolari del patrimonio friu- lano, nazionale e internazionale. Quello sacro include opere di autori classici e di compositori regionali. Polifonia popolare Brani friulani, gradesi e giuliani con particolare interesse per le nuove composizioni di autori contemporanei dell’ambiente musicale regionale. Dal 2006 al 2013, il coro ha riproposto al pubblco, con i concerti “L’epoca d’oro della radio” e “Quando la radio”, le più belle canzoni della tradizione musicale italiana, riscuotendo eccezionale successo di pubblico e di critica. Il tour concertistico di questo spettacolo ha già registrato 38 repliche. Polifonia sacra Il repertorio riunisce numerosi progetti musicali che hanno ottenuto ottimi riscontri di critica e di pubblico. Tra gli ultimi progetti: Deuxième Messe di C. Gounod, Missa solemnis di C.A. Seghizzi, Messa di Santa Cecilia di Jacopo Tomadini, Vespergesang di Felix B. Mendelssohn. Nel 2013 il Coro ha registrato trent’anni di attività e la Comunità di Aquileia gli ha conferito l’Aquila d’Oro 2013 “... per aver contribuito a diffondere con ottimi risultati il nome di Aquileia a livello nazionale e internazionale”. Per festeggiare il suo trentennale, il Coro ha presentato al pubblico Strolic - almanacco in musica, una composizione dedicata ai dodici mesi dell’anno. Il debutto nell’ambito della manifestazione internazionale Mittelfest 2013 a Cividale del Friuli ha ottenuto un ottimo successo di pubblico e di critica. Con la riproposizione di Strolic nel successivo concorso Corovivo 2013 a Trieste, il Coro Natissa è stato pluripremiato con la qualifica di “coro di eccellenza” e con l’attribuzione al proprio maestro del “premio speciale per l’originalità della proposta”. La sede del Coro Natissa è ad Aquileia (Ud), in Via Giovanni Minut. La sua attività può essere seguita nel sito www.coronatissa.org Primi teNori Danilo Anzanel, Alturo Bertoldi, Fiore Boccalon, Fabio Cecchetto, Federico De Fabrizi, Stefano Portolan, Giuseppe Sfreddo, Michael Snidaro, Aldo Tortolo SecoNdi teNori Giuseppe Colla, Paolo Di Monte, Valter Facchinetti, Pietro Giacinto, Paolo Moos, Luciano Moos, Paolo Polo, Matteo Vindigni, Cristiano Zampar, Adriano Zentilin BaritoNi Andrea Bertossi, Giacomo Bonutti, Luca Cambi, Stefano Fiscal, Odilio Franco, Luigi Goat, Roberto Ormelese, Sergio Puntin, Luciano Sverzut, Franck Tomasini, Claudio Vazzoler BaSSi Enzo Antonelli, Nicola Bass, Omero Cominato, Alberto Facchinetti, Gianluca Fontana, Adriano Negrini, Rudi Puntin, Alessandro Scaramuzza, Silvano Vazzoler Strolic gli artiSti SebaStiano ZorZa 10 Si forma presso la scuola del maestro Flocco Fiori, perfezionandosi successivamente con i migliori concertisti e didatti dello strumento. Si impone in diversi concorsi nazionali e internazionali come solista e in gruppi da camera, ottenendo sempre i primi premi. La sua attività concertistica lo ha portato ad esibirsi in Francia, Belgio, Olanda, Germania, Canada, Croazia, Slovenia, Austria, Serbia, Svizzera, Russia, Lettonia, Estonia e Giappone. Ha tenuto due seminari sulla tecnica e il repertorio della fisarmonica al Conservatorio “Tomadini” di Udine. Considerevole la sua partecipazione nelle più importanti opere di Astor Piazzolla, oltre ad altrecollaborazioni, anche in qualità di solista, con gruppi cameristici e orchestre. Numerose le esibizionianche come solista in vari teatri, Premio internazionale città di Castelfidardo e in vari festival fisarmonicistici internazionali. Più volte invitato a rappresentare prime assolute con composizioni per gruppi da camera fisarmonica e orchestra e fisarmonica e coro per lui scritte dagli autori. È particolarmente attivo nella produzione disco- marko Feri Nato a Trieste, ha intrapreso lo studio della chitarra diplomandosi al conservatorio “Tartini”. Durante gli anni di studio ha ottenuto importanti riconoscimenti in vari concorsi nazionali e internazionali per giovani concertisti. Si è poi perfezionato in varie masterclasses. Ha tenuto concerti in rassegne e festivals internazionali. È risultato vincitore del Premio “L. Caraian” grafica con più di quaranta incisioni e registrazioni radiotelevisive per Rtv Slo1, Rtv Slo2, Rai Radio Televisione Italiana, Radiotelevisione Giapponese, Rtv Zagreb, Rtv Serbia e la Radiotelevisione Canadese. Socio fondatore dell’associazione Canzoni di Confine di Trieste, che ogni anno premia giovani musicisti ed artisti triestini, ha ottenuto il secondo premio al concorso internazionale “F. Sor” di Roma ed il terzo al “N. Fago” di Taranto. Numerose sono inoltre le sue presenze in diverse formazioni cameristiche con una fitta attività concertistica in importanti manifestazioni e festival musicali. È docente di chitarra presso la Scuola musicale Glasbena Matica “M. Kogoj” di Trieste e tiene numerose masterclass e seminari in Italia, Slovenia, Croazia. All’attività concertistica e didattica affianca collaborazioni periodiche con la Rai. Ha curato un’antologia di musiche per chitarra di autori sloveni. È inoltre ideatore e direttore artistico del Festival Internazionale Chitarristico “Kras” (Slovenia). vamente con l’orchestra di fiati “Corpo Bandistico Musicale Città di Cividale del Friuli” in qualità di direttore artistico e musicale e di coordinatore dei corsi musicali e della musica d’assieme. mauro meroi Nato a Udine nel 1963 si è diplomato in contrabbasso al conservatorio di Castelfranco Veneto con il massimo dei voti, sotto la guida del Maestro Franco Marzorati. Già durante gli studi l’attività musicale è stata intensa: come solista di contrabbasso e come orchestrale in varie formazioni sinfoniche o da camera. Dopo gli studi ha privilegiato l’attività di contrabbassista freelance, collaborando con varie orchestre sinfoniche e cameristiche eseguendo concerti sia in Italia e in Europa (Musikverein di Vienna) e avendo la ventura di suonare con solisti come Mstislav Rostropovic, Misha Maisky, Severino Gazzelloni, Rocco Filippini, Alain Meunier, ma anche con cantanti e gruppi di musica leggera e rock come Antonella Ruggiero, Alice, Gigliola Cinquetti e New Trolls. Si dedica alla trascrizione di brani per contrabbasso e pianoforte e per contrabbasso e orchestra. Dal 1989 collabora atti- Dorina Leka omero antonutti Attore e doppiatore. Noto al grande pubblico soprattutto per la sua attività di doppiatore, ha dato la voce a importanti interpreti internazionali. Voce narrante in film come “La vita è bella” e “Il mestiere delle armi”, è stato continuativamente attivo anche come attore. Tra le sue interpretazioni: Padre padrone (1977); La notte di San Lorenzo (1982); Kaos (1984); Un eroe borghese (1995); I banchieri di Dio (2002); La ragazza del lago (2006); Miracolo a Sant’Anna (2008). Cantante e cantautrice di origini albanesi, cresciuta a Trieste e residente attualmente a Monaco di Baviera, dove studia. Suona il pianoforte, ha frequentato il conservatorio per otto anni, e l’arpa celtica e ama tutta la musica. Inizialmente il pop, il musical e la musica leggera, successivamente l’heavy metal, il dark, il gothic, il black metal, lo stoner rock, la musica celtica e la lirica. Nel 2010 ha partecipato anche alla trasmissione televisiva X Factor con indiscussi risultati di critica e di pubblico. Senza pregiudizi, con curiosità ed apertura mentale, la continua sperimentazione e l’intensa attività concertista le hanno permesso di essere vocalmente versatile, consentendole così di lavorare efficacemente sia dal vivo che in studio di registrazione. 11 V a Lt e r S i V i L o t t i 12 Ha studiato pianoforte e composizione presso il conservatorio “Tomadini” di Udine. Da qualche anno si dedica a un lavoro di (ri) composizione collaborando con artisti provenienti dal mondo della canzone d’autore: Silvio Rodriguez, Sergio Endrigo, Edoardo De Angelis, Rossana Casale, Tosca, Nicola Piovani, Giorgio Conte, Bruno Lauzi, Omara Portuondo, Ron, Elisa, Antonella Ruggiero, Alice, Milva, Francesco Di Giacomo, Amedeo Minghi, Alberto Fortis, Sergio Cammariere, Luca Barbarossa, Neri Marcorè. Ha collaborato con istituzioni musicali di spessore mondiale, italiane, europeee e d’oltreoceano. Ha scritto le musiche per “La variante di Luneburg”. Il balletto con musiche originali “Voglio essere libero” commissionato dal Mittelfest è stato presentato in prima assoluta il 22 Luglio 2009 in piazza Duomo a Cividale, risultando vincitore del “Premio Anita Bucchi” come miglior musica per balletto 2009. Ha scritto le musiche per lo spettacolo teatrale “Metti in salvo il tesoretto” e gli arrangiamenti per il Memorial Katia Ricciarelli. Le sue musiche hanno accompagnato l’evento “Ogni muro prima o poi cade”. È docente presso il conservatorio “Duni” di Matera. LuCa bonutti Inizia giovanissimo la sua attività di maestro di coro, contemporaneamente allo studio del pianoforte. Nel 1984 è vincitore del Concorso nazionale Cori Alpini alle Armi: primo premio assoluto con il coro Brigata Julia. Le sue esperienze maturano rapidamente grazie ai periodici corsi di approfondimento e di perfezionamento sotto la guida di docenti di fama internazionale. Tutto ciò gli consente di affrontare repertori eteroge- nei con l'esecuzione di opere inedite in diretta sinergia con compositori contemporanei. Collabora attivamente con formazioni orchestrali di eccellente livello, affrontando repertori di musica sacra che spaziano dalla barocca alla contemporanea, nella veste di maestro di coro e di direttore d'orchestra, con un attivo di numerosi concerti in Italia e all'estero, incisioni discografiche, riconoscimenti e premi ottenuti in concorsi nazionali e internazionali. Parallelamente all'attività direttoriale si dedica a quella concertistica, con importanti esecuzioni come pianista accompagnatore e come voce solista, conseguendo brillanti consensi di di critica e di pubblico. È ideatore e direttore artistico dei progetti “L'epoca d'oro della radio” e “Quando la radio...”, itinerari nei primi anni della radiodiffusione, brillantemente riproposti in registrazioni discografiche e radiotelevisive. Nel 2013, nel prestigioso ambito internazionale di Mittelfest, è ospite con il progetto inedito Strolic, opera etnico-musicale da lui ideata e realizzata. Recentemente la Comunità di Aquileia gli assegna il premio “Aquila d’oro 2013”, “... per l’attivismo e la dedizione dimostrati nel suo lavoro a favore del canto corale e dell’immagine di Aquileia”. PiEtRo ZoRutti Lonzano del Collio, 27 dicembre 1792 – Udine, 23 febbraio 1867 Strolic i dodiCi MESi dEll ’ aNNo - alMaNaCCo iN MuSiCa Traduzione italiana con testo originale a fronte Strolic i dodici mesi dell’anno Registrazione effettuata nel febbraio 2014 nell’Auditorium Comunale di Precenicco (ud) Ze nâr Gen n a i o Fisse fisse une fumate No si viôt da ca a là: Chest 'l è un timp che si barate E al finìs cul neveâ. Una nebbia fitta fitta Non si vede da qua a là: Questo è un tempo che muta E finisce col nevicare. Tramontan passe in rassegne Ducj i nûi di sô rason, E po dopo ju consegne A Siroc... Starìn benon! La tramontana passa in rassegna Tutte le nuvole di sua competenza: E poi dopo le consegna Allo scirocco… Staremo benòne. Plen di poleçs, Cul nâs gotant, Vendint sorbets, Ven indenant Unviar poltron; E si sdrauache Sul caregon. Subit al tache Cun nêf e buere; Fodrât di nûl 'L è une glacere Dut il Friûl. Pieno di geloni Col naso gocciolante Vendendo ghiaccioli Avanza L’inverno pigrone, E si stravacca In poltrona. Subito incomincia Con neve e bora; Con il cielo avvolto di nubi È una ghiacciaia Tutto il Friuli. Ai vût i grancj reclams cuintri il soreli Disin che al sei fat vieli; Che al jeve tart e tart al va al ufizi; Che ogni tant a si tire in ombrenûl Sot cualchi bâr di nûl; E ben che al vanti il zelo pal servizi, Fin che al dure l'orari Pâr che al stei su lis spinis, E al va a durmî cuan' che van lis gjalinis; Ma 'l è po pront a scuedi il so salari. Di ca indevant olìn vedele biele Lassait intric a mi: 'L à di lâ sot al lusôr di cjandele E scalçâ sù dôs oris denant dì. Ho reclamato molto contro il sole Dicono che si sia fatto vecchio; Che si alza tardi e tardi va al suo dovere; Che ogni tanto si nasconde Sotto qualche cumolo di nubi; E benchè mostri zelo per ciò che fa, Finchè dura l’orario Pare che stia sulle spine, E va a dormire con le galline; Ma è poi pronto a pretendere il suo salario. D’ora in avanti ne vedremo delle belle, Lasciate a me l’impiccio: Deve calare a luce di candela E sorgere due ore prima che faccia giorno. 15 16 F evrâr Febbraio Chel puar diaul di Soreli, Mieç imbramît e vieli, Biel dismontant di jet uê a pene dì, 'L è colât a bot plen in canisele, Nissun si è mot; e lui al è ancjimò li! Quel povero diavolo di sole, Mezzo intirizzito e vecchio, Appena sceso dal letto oggi all’alba, È caduto in pieno nella stretta del letto. Nessuno si è mosso; e lui è ancora lì! Lune plene rebechide, Cun Garbin je cûl cusît: Cu la muse ingrisignide Il soreli jes dal nît, E par tant che si capìs Cussì Unviar no la finìs. Luna luna stizzosa Col garbìno (libeccio) è culo e camicia, Con la faccia intirizzita Il sole esce dal nido, E da quanto si intuisce Così l’inverno non finirà. E no son novitâts; al tire vie Un timp nulât e di malinconie. Non ci sono novità; incombe Un tempo nuvoloso e maliconico. Jeve la lune plene, Al è ros a ponent; Il cîl a si serene Intun moment. Si alza la luna piena, È rosso a ponente; Il cielo si rasserena In un istante. Poltron il soreli Nol fâs che durmî; Si viôt che 'l è vieli E stuf di servî. Il sole, poltrone, Non fà che dormire; Si vede che è vecchio E stufo di servire. Se i pese il servizi Che al vadi in pension!... Siôr no, che l'ufizi I pâr che i dei ton. Se gli pesa il servizio Vada pure in pensione!... Signor no, servire Gli sembra che gli dia un tono. Dei altris sorei La pensin cussì; Son stupits, son viei, Ma uelin stâ li. Alcuni altri soli La pensano così; Sono stupidi, sono vecchi, Ma vogliono restare lì. Se i saltàs di neveâ Ce varessino di fâ? M'insegnavin i puars viei Mangjâ ben e bevi miei. Se si decidesse a nevicare Cosa dovremmo fare? M’insegnavano i poveri vecchi Mangiare bene e bere meglio. La lune è fate - finìs il mês, Il timp va vie - di mâl in piês: Tontoni e sberli - no soi scoltât; No ai plui sul timp - autoritât; Ma il cuart che ven - olìn sperâ, Che cualchi sant - mi judarà. La luna è piena – finisce il mese, Il tempo cambia – di male in peggio; Insisto e alzo la voce – non sono badato; Non ho più sul tempo – autorità; Nel quarto che viene – vogliamo sperare, Che qualche santo – mi aiuterà. Cun cuatri dêts di mufe Jes fûr la lune plene; Siroc i met la scufe, Garbin je sfolmene... Indizis di montane Dentri 'ste setemane. Con quattro dita di muffa Esce la luna piena; Scirocco le mette la cuffia, Garbìno gliela scompiglia… Avvisi di piene Entro la settimana. Mar ç Ma rzo Primevere si presente Cu la muse ingrisignide; 'L è garbin che la spavente E par chest a no si fide Di dâ fûr come vorès; E fratant a sta in ricès Primavera si presenta Con il viso intirizzito È il garbìno che la spaventa E per questo esita A sbocciare come vorrebbe; E nel frattempo sta al riparo Son lis stelis fissis fissis Lûs la lune, e pâr d'arint Duar Netun, al tâs il vint: Oh, ce gnot di Paradîs! Le stelle sono fitte fitte Splende la luna, e sembra d’argento Dorme Nettuno, tace il vento: Oh, che notte di Paradiso! E mi pâr che l'atmosfere Vebi odôr di Primevere. E mi sembra che l’atmosfera Abbia sentore di primavera. Primevere ven in sene A lusôr di lune plene Primavera entra in scena Allo splendore della luna piena Primevere è su la puarte: Salte fûr la lisiarte, Cirche l'ore di misdì Va cucant pa buse il grì, Su pai prâts son i çupets Che distirin i sghirets, Primavera è sull’uscio: Salta fuori la lucertola, Verso l’ora di mezzogiorno Va guardando dal buco il grillo; Su per i prati ci sono le cavallette Che stendono le zampette; 17 Slungje il cuel, su pal cison, S'intortole l'urtiçon, E da pît je la viole Odorose che console; ‘L è za in flôr il mandolâr, Al à i pindui il noglâr, E a la fin je la nature Dute cuante in bolidure, E no si po plui tignî dûr Sint bisugn di rompi fûr. 18 Allunga il collo verso la siepe, S’attorciglia il luppolo E sotto c’è la viola Che rigenera col suo profumo; È già in fiore il mandorlo, Ha gli amenti il nocciuolo, E alla fine è la natura Tutta quanta in ebollizione, E non può più tener duro: Sente il bisogno di irrompere fuori. Indurmidîts In tei lôr nîts. Addormentati Nei loro nidi. Claris chês stelis, Clare chê lune! Ah sês ben bielis! Oh, ce fortune! Ce gnot d'incjant Par un amant! Chiare quelle stelle Chiara quella luna: Ah! Siete proprio belle! Oh, che fortuna Che notte d’incanto Per un amante! Bella Rosina, Speranza mia, Vieni, mia cara, Vieni con me? Rosina, vieni… Già ci vogliamo bene. avrî l aprile Un' altre gnot di Avrîl Un’altra notte d’aprile Biele Rosine, Speranze mê, Venstu, ninine, Venstu cun me? Rosine ven; Za si olìn ben. La gnot s'imbrune: Claris chês stelis Clare chê lune! Ah sês ben bielis! Ce firmament Dut risplendent! Scende la notte scura: Chiare quelle stelle Chiara quella luna: Ah! Siete proprio belle! Che firmamento Tutto risplendente! 'Ste gnot beade, Prâts e taviele, Flôrs e rosade, La bavesele, Il firmament, Il cûr content; Questa notte beata, Prati e campagna, Fiori e rugiada, La bavisella, Il firmamento, Il cuore contento; L'aiar cuiet... Nome ogni tant Un zefiret Va svintulant Rosis e flôrs Di mil colôrs. L’aria quieta; Solo ogni tanto Uno zefiro leggero Va agitando Rose e fiori Di mille colori. Doncje, Rosine, Strenzimi al sen, Biele ninine... Cjâr il miò ben... Tu dei miei dîs Il paradîs! Allora, Rosina, Stringimi a te, Mia cara!... Caro il mio bene!... Tu dei miei giorni Il paradiso! Je Primevere Inamorade, Svole lizere Spandint rosade Cu la zumiele Par la taviele. È Primavera Innamorata; Vola leggera Spargendo rugiada A piene mani Per la campagna. Dut nus invide A fâ l'amôr; Nus è di guide Chest gran splendôr Di lune e stelis Simpri plui bielis. Tutto ci invita A far l’amore; Ci fa da guida Questo grande splendore Di luna e stelle Sempre più belle. Cidin, cidin Ven jù il roiuç; Alì vicin Son i uceluts Zitto, zitto Scende il rigagnolo; Lì vicino Ci sono gli uccellini Gnot benedete, Pal nestri cûr! L'anime è nete, L'amôr 'l è pûr... Notte benedetta, Per il nostro cuore! L’anima è limpida, L’amore è puro… 19 20 'Ste gnot di Avrîl E vâl par mil! Questa notte d’Aprile Vale per mille! Bielis zornadis E gnots steladis. Belle giornate E notti stellate. Ma i MaGGio Chest mês 'l à un biel aspiet. Al zire un zefiret Che di matine e sere E nus manten serene l'atmosfere; E da un biel vert scjapizât, Cun flôrs d'ogni colôr, E je vistude la coline e il prât, E dute la nature va in amôr. Il cjant del rusignûl Al ralegre il Friûl E i mus beâts e fasin carnevâl, Tan' ben che a lôr non scjât la prediâl. Questo mese ha un bell’aspetto. Soffia uno zefiro leggero Che da mattina a sera Ci mantiene serena l’atmosfera; E di un bel verde chiazzato, Con fiori d’ogni colore, Sono vestiti la collina e il prato, E in tutta la natura sboccia la passione. Il canto dell’usignolo Rallegra il Friuli E gli asini beati fanno baldoria, Perché a loro non scade la prediale. Cospetazzo di bio ce brontolons! Perdìo, che brontoloni! E ce lamps! e ce tons! Da par ducj i cjantons Dan fûr a procissions Nûi sore nûi di mil gjenerazions Grandonons, grandonons, E ducj cun veladons Luncs in fin ai talons; Si messedin fra lôr, si dan sburtons, Inchins e repetons. Jei ce lamps, e ce tons! Rive la buiadice da Cormons, La mandin chei Barons, Siare e spalanche puartis e portons; Servitôrs e parons Spessein a fâ crosons; Ur treme dut ce che àn intai bragons, Sioris che scalzin cu lis convulsions, Vielis che sufin des orazions, E che lampi e che tuoni! In tutti gli angoli! Escono in processione Nubi su nubi di mille schiere Grandissime enormi, E tutte con i giubboni Lunghi fino ai talloni; Si mescolano fra loro, si danno spintoni, Inchini e riverenze. Jèhi! Che lampi, e che tuoni!... Arriva il temporale da Cormons, Lo mandano quei Baroni, Chiude e spalanca porte e portoni; Servi e padroni Si affrettano a farsi delle gran croci; Gli trema tutto ciò che hanno nelle brache, Signore che scalciano con le convulsioni, Vecchi che continuano a pregare, E fruts che vain cun tancj di lagrimons. E saltin fûr e ragns e scorpions, Famôs par dâ becons... E ce lamps! e ce tons! No son miche invenzions, Nancje esagjerazions... E si molin dal cîl ducj i cjalcons, La ploe ven jù a brentons, E sglonfe i spissulons, E la Tor imburide a cavalons Bat la sô strade senze oposizions. Ise cussì parons? E ce lamps e ce tons! E bambini che piangono con tanto di lacrimoni. E saltan fuori ragni e scorpioni Famosi per dar becconi… E che lampi, e che tuoni! Non sono mica invenzioni! Nemmeno esagerazioni… E si allentano dal cielo tutti i tappi, La pioggia viene giù a tinozze, E gonfia le cascatelle E il Torre impetuoso, coi cavalloni, Si fa largo senza freni. È così, signori?... E che lampi e che tuoni! Ju g n Gi uGn o Uê l'istât, come savês, Impastane la bandiere, E si pogn lunc e distês Sul biel jet di Primevere Oggi l’estate, come sapete, Pianta la bandiera, E si mette lunga e distesa Sul bel letto della Primavera Là sul racli la ciale Intal cjant e fâs furôrs; La pavee vistude in gale Va balant a bussâ i flôrs. Là sul ramo la cicala Con il canto fa furori; La farfalla vestita a festa Va danzando a baciare i fiori. I odolins issûts dal scus Àn in cûr sô siore mari; Cumò son fûr dal patùs, Nol ocôr che jê s’afari. I piccoli di allodola usciti dal guscio Hanno nel cuore la loro signora mamma; Adesso che sono svezzati, Non occorre che lei si affaccendi. O viôt cuaiis, o viôt pernîs Pai agârs in confalon, Lâ pensant un di chescj dîs Di dâ 'e prole educazion. Vedo quaglie, vedo pernici Lungo i fossati fioriti di papavero, Andare ragionando uno di questi giorni Di dare alla prole un’educazione. Viôt... sun chest ai dit avonde E se us plâs voltìn discors: Pûr che il timp vadi a seconde Staran ben puars e siôrs... Guardate… su questo ho detto abbastanza E se vi va bene cambiamo discorso: Purché il tempo sia favorevole Staranno bene poveri e ricchi… 21 22 Al met tante alegrie chest biel seren Ch'ancje cun borse flape e si sta ben. Mette tanta allegria questo bel sereno Che anche con la borsa vuota si sta bene. Viôt il soreli strac Che al va a durmî tal sac, Viôt la lune a jevâ E fra i nûi a cucâ; Siroc al à la smare... La conseguenze è clare, Si po tirâle sôi; No ocôr di jessi in doi. Guarda il sole stanco Che va a dormire nel sacco, Guarda la luna alzarsi E fra le nuvole adocchiare; Scirocco ha le paturnie… La conseguenza è chiara, Si può starsene da soli; Non occorre essere in due. Zornadis benedetis Serenis e cuietis Giornate benedette Serene e quiete. lu i l uG l i o Il rusignûl al tâs: 'L ûl gjoldi la sô pâs, Insegnâ la creanze A la sô fiolanze, E nel ozi ogni tant Lâ dant lezions di cjant. Co al tâs il rusignûl, Prin cantôr del Friûl, Subit daûr no fale Di tacâ sot la ciale, Sot un soreli ardint Sturnint la puare int. Ancje culì in citât Vin une cuantitât Di feminis che son piês des cialis... Nè 'l è câs di bonâlis. L’usignolo tace: Vuole stare in pace, Insegnare la creanza Alla sua figliolanza, E nell’ozio ogni tanto Lasciarsi andare dando lezioni di canto. Appena tace l’usignolo, Primo cantore del Friuli, Subito dopo non manca Di attaccare la cicala, Sotto un sole cocente Stordendo la povera gente. Anche qui in città Abbiamo una quantità Di donne ben peggiori delle cicale… Non c’è modo di tacitarle. Ce scjafoiaç! Cjadin i braçs; Il cjâf al zire, E no si sude, No si respire In nissun sît; Se il timp nol mude Che àfa! Cadono le braccia; La testa gira, E non si suda, Non si respira In in alcun luogo; Se il tempo non cambia O soi finît. Sono esaurito. Come un cocâl No viôt, no sint; Mi dûl un câl, Mi dûl un dint. Vegnie 'ste ploie? À pocje voe. L'arie infogade Da in cuant in cuant Cualchi bugade; Scûr 'l è Levant; Ancje a Siroc 'L è cualchi floc, E su balcon Di tramontan 'L è un nuvolaç In veladon Di chei capaçs O uê o doman, Di fâ burlaç. Vegnie 'ste ploe? À pocje voe. Come uno sciocco Non vedo, non sento; Mi duole un callo, Mi duole un dente. Viene ‘sta pioggia? Ha poca voglia. L’aria infuocata Dà di quando in quando Qualche ventata; Scuro è a levante; Anche a scirocco C’è qualche fiocco, E sul balcone Posto a settentrione C’è un nuvolone Con la giubba Di quelli in grado, Oggi o domani, Di scatenare il temporale. Viene ‘sta pioggia? Ha poca voglia. Je lade in sene La Lune Plene... Al strisse un lamp, Al pete un ton; Vegnin in cjamp In procission Dei nuvolaçs Par fâ burlaç. Lampe di ca, Tone di là... Cualchi saete Par barzelete … Dut il Friûl 'Lè plen di nûl. Corpo di Diane E ce montane! Trotin ciarts nûi Blancs e pelôs... È andata in scena La luna piena… Striscia un lampo, Scoppia un tuono; Scendono in campo In processione Dei nuvoloni Per far temporale. Lampeggia di qua Tuona di là… Qualche saetta Per divertimento… Tutto il Friuli È coperto di nuvole. Corpo di diana Che acquazzone! Trottano certe nubi Bianche e soffici… 23 24 Ma di chei pôs! Ce batibui!... Un al avanze, Chel atri al fui... Ce batibui! Sin in belanze... Sango! e ce ton: Al ven il bon... Vês di scusâ, O no pues stâ; In presse in presse, Scugni molâ, Us plasie gruesse, O pûr minude? La olêso crude? La olêso cuete, Bagnade, o sute?... Ma za e sclopete; In presse in presse Us e doi dute, Gruesse o minude, O cuete o crude: Cjolile, us prei, Come che je; No'nd ai di miei Nancje par me. O cuete o crude, Gruesse o minude, Bagnade o sute Us e doi dute. Ma quante! Che trambusto!... Una avanza, L’altra scappa… Che trambusto! Siamo incerti… Diamine! E che tuono! Arriva quello buono... Dovete scusarmi, Non posso più trattenermi; In fretta e furia, Devo scappare. Vi piace grossa Oppur minuta? La volete cruda? La volete cotta? Bagnata o asciutta?... Ma già inizia a tuonare: Veloce veloce Ve la dò tutta, Grossa o minuta, O cotta o cruda: Prendetela, vi prego, Così com’è; Non ho di meglio Neanche per me. O cotta o cruda, Grossa o minuta, Bagnata o asciutta Ve la do tutta. Cussì serene E cussì pure. La lune plene, Flors e verdure; E ‘ste arïete… Ah, benedete! Così serena E così pura. La luna piena, Fiori e (verdura); E questo zeffiretto… Ah, benedetto! Ninine ninine, Cheste matine, Chest àjar pur Mi van al cûr! ‘O sint in me Un no sai ce’… Fuars ançe tu?... Ah di’-mi su! Di’-mi su prest… Çhare, ce’sest! La rose e il flor Spìrin amòr! Fuars ançhe tu… Vie di’-mi su! Bimba bimba, Questa mattina, Questa aria pura Mi vanno dritte al cuore! Sento in me Un non so che… Forse anche tu?... Ah, dimmelo! Dimmelo presto… Cara, che perfezione! La rosa e il fiore Ispirano amore! Forse anche tu… Dai, dimmelo! Nine ninine, Cheste matine, In-te’l miò cûr, In fin che ‘o mûr ‘E vivarà… No tornarà. Cara bimba, Questa mattina, In te c’è il mio cuore, Fino a quando morirò Essa vivrà… Non tornerà. se te Mb ar s etteM bre La luna che si rinnova È una meraviglia; È buona è tranquilla… Che luna benedetta! Chissà col trascorrere del tempo Come diventerà? Vedo l’alba con l’impemeabile, Inzuppata dalla rugiada, avo st a G o s to Cjalt ecessîf, parons, cjalt che al sboente E al fâs tirâ la lenghe tant che il brac; Intal cjamp al brustule la polente E la tiare al ridûs come tabac. Caldo soffocante, signori, caldo che brucia E fa tirar fuori la lingua quanto il bracco; Nel campo abbrustolisce la polenta E la terra riduce come tabacco. La lune che si scree E je une maravee; Je buine, je cuiete… Ce lune benedete! Cui sa cul timp a lâ Ce che deventarà? L’albe è vicine: Ah, ce’matine! L’alba è vicina: Ah, che mattina! O viôt l'albe in spolvarine, Sprofondude inte rosade, 25 26 No à bisugn di vintuline, E je l'arie rinfrescjade. Non ha bisogno di ventaglio, Perché l’aria è rinfrescata. Rive autun biel nichilît, Cu la coce sul baston, Spiulant di vît in vît Nome cualchi raspolon. Arriva l’autunno molto debole, Con la zucca sul bastone, Spiluccando di vite in vite Appena qualche raspo. Vedè là chê fantacine Blancje e rosse come un flôr, Simpri al pâr dal so 'madôr, Fâ di voli e cisicâ; E co i capite par man Un rap d'ue che i pâr madûr: Cjo, i dîs, muart, po dami il rest. Guarda là quella ragazza Bianca e rossa come un fiore, Sempre al fianco del suo moroso, Ammiccare e bisbigliare; E quando gli capita per mano Un grappolo d’uva che gli sembra maturo: Prendi, le dice, mòrdi, poi dàmmi il resto. Ma ce vegnial a fâ chenzi, Co nol à di puartâ vin? In chest câs o lu licenzi, E un altr'an s'intindarìn. Ma cosa viene a fare da queste parti, Se non deve portare vino? In questo caso lo licenzio, E il prossimo anno ci accorderemo. Là massariis, camarelis Sot lis strecis strauacadis, E si dan des gran spanzadis A lis spalis dal paron. Là massaie, cameriere Sotto le trecce delle pannocchie stravaccate, Si concedono grandi scorpacciate Alle spalle del padrone. L'arie è dolce, il cîl seren, Baco al nade inte cucagne; Dut invide a la campagne, E fâs nausee la citât. L’aria è dolce, il cielo sereno, Bacco nuota nell’oro; Tutto è un invito alla campagna, Che nàusea la città. Ca pastôrs a pastorelis Ducj insieme misturâts, Si tombolin su pai prâts Sglonfs di ue e pitiniçs. Qua pastori e pastorelle Tutti insieme mescolati, Si rotolano lungo i prati Zeppi d’uva e rape. Caroçadis di lustrissins, Marcjadants e bogns parons, Van in vile a procissions, Van a gjoldi in libertât. Carrozzate di illustrissimi, Mercanti e ricchi padroni, Vanno al villaggio in processione, Vanno a godere in libertà. Ca di ca... ma viôt za plens Foladôr, cjanive e cjase; E si fole e si travase, No si sint che tuf di vin. Dalla parte opposta… ma guarda già pieni Tinàia, cantina e cucina; E si pigia e si travasa, Non si sente che zaffate di vino. Siôrs e puars in confidenze E si tratin fra di lôr; Là che al regne il bon umôr Son bandîts i compliments. Signori e poveri amichevolmente Colloquiano fra di loro, Dove regna il buonumòre Sono banditi i convenevoli. E panolis cincuantinis Van in zîr, e pan cul ai; I bocâi sore i bocâi E sgliciin jù pai gargats. E pannocchie di cinquantino Girano, e pane con l’aglio; Boccali su boccali Scivolano giù per il gargarozzo. Viôt i capos di fameie Fâ proviste di tinaçs, Vassiei, siessulis, spinaçs, Caratei, brentis e cuinçs. Guarda i capifamiglia Far provviste di tinozze, Barili, sèssole, spinelli, Botti, brènte e bigònce. Fasin gjonde mari e fie, Ritiradis tun cjanton; Cun d'un cjâf di sardelon A 'n’distudin un bocâl. Fan baldoria madre e figlia Ritirate in un angolo; Con una testa d’aringa Spengono la sete vuotando un boccale. Za si sintin pe taviele Sbotedôrs a sdrondenâ; Van in trop a vendemâ Umign, feminis e fruts. Già si sente per la campagna Il fragore di tinozze sbattute; Vanno in gruppo a vendemmiare Uomini, donne e bambini. Bêf il zovin, bêf il vieli, E di vin si fâs stranfum... Benedet pûr seal Autun, Che a ducj cuancj al fâs bon pro. Beve il giovane, beve il vecchio, E di vino si fa spreco… Eppure sia benedetto l’Autunno, Che a tutti regala buona sorte. Par lis plantis sparniçâts Emplin podinis e zeis; Cîr, sbisie enfri lis fueis, Nancje un gran al va di sbris. Lungo i filari sparpagliati Riempiono secchi e ceste; Cerca, fruga dentro le foglie Nemmeno un chicco va perso Jo fra ducj, jo sôl, puar diaul, Sut la gole, a bocje zune, Passi Autun cjalant la lune Cul mio’classic canocjâl. Io fra tutti, io solo, povero diavolo, Con la gola secca, a digiuno, Passo l’Autunno guardando la luna Col mio classico canocchiale. 27 Bielis zornadis, gnots di paradîs: Setembar al finìs ben i siei dîs.. 28 Belle giornate, notti di paradiso; Settembre finisce bene i suoi giorni. otubar ot to b r e Lune gnove, lune biele; Contadins, a vendemâ Sparniçaitsi pe taviele... Oplalèle, oplalà. Luna nuova, luna bella; Contadini, per vendemmiare Sparpagliàtevi per la campagna… Oplalèle, oplalà. Si sbasse il soreli, 'L infont il cerneli Bielzà te marine: La gnot si avicine, La tiare s'imbrune, E si alze la lune, Lis stelis dan fûr; Content 'l è il miò cûr: Si abbassa il sole, Affonda la fronte Già nella laguna: La notte s’avvicina, Si fa scuro sulla terra, Si alza la luna, Le stelle si accendono; Contento è il mio cuore: Fedêl e costant, Al spiete l'amant, Al brame il so Ben, Par strenzilu al sen. La tiare s'imbrune, Je biele la lune, Lis stelis son fûr, Content 'l è il miò cûr: Soi dongje il miò Ben, Lu strenç al miò sen: Nassude par Lui, No brami di plui. Fedele e costante, Aspetta l’amante, Brama il suo Bene, Per stringerlo a sé. Si fa scuro sulla terra, È bella la luna, Le stelle brillano, Contento è il mio cuore: Son vicino al mio Ben, Lo stringo a me. Nato per Lui, Non bramo di più. Beade... feliç... Starìn simpri unîts, E olìn gnot e dì Amâsi cussì. Beata… felice… Staremo sempre uniti, E vogliamo notte e dì Amarci così. nov e Mb ar nove M bre Chest l’è timp fat a proposit Par stâ unîts sot il camin, Mangiâ bueris, bevi vin, Contâ flabis, e sorâ. Questo è tempo fatto proprio Per stare vicini accanto al focolare, Mangiare caldarroste, bere vino, Raccontare fiabe, e giocare. Cumò che soi fat vieli Mi fâs mâl il soreli, E, cun dut il cjapiel, Mi travane il cerviel; Lis stelis vegnin, vadin, E plui e no mi abadin; Soi Strolic vieli e grîs, Nol è plui timp di amîs; Ma mi reste la lune, Che almanco al vebi une! Cun jê ai fat contrat; L’ai batude, la bat, E fin che o vivarai Simpri la batarai. Ora che sono diventato vecchio Il sole mi disturba Eppur con il cappello Mi penetra nel cervello; Le stelle vengono, vanno, E non più mi abbandoneranno; Sono Strolic, vecchio e grigio, Non è più tempo di amici; Ma mi rimane la luna, Almeno ne avessi una! Con essa ho fatto un contratto; L’ho detta, la dico, E fin che vivrò Sempre la dirò. D ice Mb ar Di c eMbre Lunari ti ai finît; Tu sês in libertât. Fuars non ti cjataran trop savorît, Che fi di pari vieli e carulât No tu pûs vê il vigôr Di tiei fradis nassûts nel timp passât; Ma tu cun muse francje e bon umôr Va là inzîr pal Friûl, Ualme cui che ti ûl, E sta lontan da chel, Che cu la piel di agnel, Pâr che sui lavris e ti mostri il cûr, E po di te al dîs plagas par daûr. Lunario ti ho terminato; Sei libero. Forse non ti troveranno tanto vivace, Perché figlio di padre vecchio e malandato Non puoi avere il vigore Dei tuoi fratelli nati prima di te; Ma tu con viso franco e buon umore Va in giro per il Friuli, Adocchia chi ti vuole, E sta lontano da quello, Che con la pelle d’agnello, Sembra che sulle labbra ti mostri il cuore, E poi di te dice calunnie dietro le spalle. Pûr cun dut chest in plen, Il Friûl nus ûl ben. Pur tuttavia, Il Friuli ci vuol bene. 29 Lunari benedet, Se mai il timp ti permet, Orès che tu rivassis aTriest; Co tu sês là, di tîr va a gjoldi il fresc Sul ribat del librâr Carlo Tedesc. Negoziant onest, Ti tratarà cun dute cortesie, E ti presenterà A chei che passin vie. 30 Lunario benedetto, Semmai il tempo te lo consenta, Vorrei che tu arrivassi a Trieste; Quando sarai là, vai subito a godere il fresco Sotto il portico del libraio Carlo Tedesco. Negoziante onesto, Ti tratterà con tutta la cortesia, E ti presenterà Ai passanti. Se ti vanze miez'ore, Se ti avanza mezz’ora, Fati puartâ dal vint Fatti portare dal vento A Capodistrie; là che buine int, A Capodistria; laddove buona gente, Va par tiare, par mâr, Va per terra, per mare, Par dut là che ti pâr; Ovunque ti pare; O ti auguri fortune, Io ti àuguro fortuna, Lunario benedetto, Lunari benedet, Se mai il timp E ti permet, Semmai il tempo te lo consenta, E o riten par sigûr, ritengo per certo, Orès che tu rivassis aTriest; che tu arrivassi a Trieste; Nè in presint, nè in futûr, ora né in futuro,Vorrei Co tu sês là, diChe, tîr va né a gjoldi il fresc Quando sarai là, vai subito a godere il fresco Che non tu mi farâs bati la lune. Sul ribat del librâr Tu non mi farai inquietare. Carlo Tedesc. Sotto il portico del libraio Carlo Tedesco. Negoziant onest, Che il forestîr onôr, Che l’onore forestiero, Negoziante onesto, Ti tratarà cun dute cortesie, Ti tratterà con tutta la cortesia, Ti farà buine cere; Ti darà lustro; E ti presenterà E ti presenterà E tu i dirâs, che dentri Primevere A chei che passin E dirai vie. loro, che entro primavera Ai passanti. Cui sa che no sbrissàs Chissà che non faccia una capatina Se ti vanze miez'ore, Se ti avanza mezz’ora, Fin là a fâ cuatri pas; Fin là a fare quattro passi; Fati puartâ dal vint Fatti portare dal vento E dii che tal miò pet A Capodistrie;Elàdi’ cheloro buineche int, nel mio petto A Capodistria; laddove buona gente, Je vive la memorie del acet Va par tiare, par mâr, la memoria dell’accoglienza È viva Va per terra, per mare, Par dut là che Che ti pâr;mi hanno riservato l’anno Ovunque scorso, ti pare; Che mi àn fat tal an passât, O ti auguri fortune, Io ti àuguro fortuna, Ma pecjât che eri flap e mâl montât, Ma peccato che ero spossato e stavo male, E o riten par sigûr, E ritengo per certo, Fi miò cjâr, e tu sês in libertât. Nè in presint, Figlio mio caro, ti lascioChe, in libertà. nè in futûr, né ora né in futuro, Che non tu mi farâs bati la lune. Tu non mi farai inquietare. Cui sa che no sbrissàs Fin là a fâ cuatri pas; E dii che tal miò pet Je vive la memorie del acet Che mi àn fat tal an passât, Ma pecjât che eri flap e mâl montât, Fi miò cjâr, e tu sês in libertât. Chissà che non faccia una capatina Fin là a fare quattro passi; E di’ loro che nel mio petto È viva la memoria dell’accoglienza Che mi hanno riservato l’anno scorso, Ma peccato che ero spossato e stavo male, Figlio mio caro, ti lascio in libertà. il forestîr onôr, forestiero, Sofle il vint, e al scomenze a neveâ:Che Soffia il vento, e cominciaChe a l’onore nevicare: Ti farà buine cere; Ti darà lustro; Po dirês che no ai cûr di induvinâ.E tu i dirâs, chePoi direte che non sono capace d’indovinare. dentri Primevere E dirai loro, che entro primavera Si ringraziano: Comune di Aquileia P ROVINCIA DI Comune Precenicco U DINE COMUNE DI CORMONS 30 Sofle il vint, e al scomenze a neveâ: Po dirês che no ai cûr di induvinâ. Soffia il vento, e comincia a nevicare: Poi direte che non sono capace d’indovinare. Comune di Aquileia P ROVINCIA DI P U B B l i c i tÀ Comune Precenicco U DINE & MArKEtiNG BENACCHIO Azienda Agricola cerViGNaNo DEL F. FARMACIA a Trieste, già in Contrada Riborgo, dal 1630 P U B B l i c i tÀ & M A r K E t i N G BENACCHIO www.friulinelmondo.com www.facebook.com/ente.friulinelmondo