2 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Monica M.G.L. Valentini IL RICHIAMO DEL SILENZIO 3 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio DELLA STESSA AUTRICE: Cristalli La spada bianca Il condottiero Il richiamo del silenzio Principe delle tenebre Agemina L‟ombra della ginestra Come convivere con uno sport sconosciuto Roma vista da me E il mondo non fu più lo stesso… ISBN 978-1-4461-0602-0 © 1991 MGL VALENTINI Tutti i diritti riservati Copertina: MGL Valentini Grafica: Marco Licio Fabi CONTATTA L’AUTRICE www.monicavalentini.weebly.com Questo romanzo è di pura fantasia. Qualsiasi riferimento a cose, nomi, persone o fatti, è totalmente casuale. 4 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio In ricordo di Americo e di Emilio 5 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 6 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Roma, 1983 Arricciò il naso all‟immagine riflessa nello specchio e si girò su un lato, poi sull‟altro per osservarsi meglio. La giacca ricamata era di una taglia più grande, ma la grossa cinta legata in vita, stretta da una fibbia grande e ingombrante, riusciva a nascondere l‟imperfezione. I pantaloni andavano bene, erano larghi a sufficienza e terminavano dentro un paio di stivali anch‟essi larghi e morbidi, con un fiocchetto all‟altezza della caviglia e un tacco di almeno cinque centimetri. In quel modo sembrava più alto e la cosa non gli dispiacque. Con un piccolo sbuffo si girò verso la scrivania appoggiata alla parete dove era posato il cappello a larghe tese, arricchito da un vistoso pennacchio, e allungò la mano per prenderlo. Lo rigirò per trovare il verso giusto, quindi se lo mise in testa, leggermente calato sulle ventitré. Con disappunto il cappello e la parrucca scivolarono a terra e sospirando si chinò per raccoglierli. -Sei pronto?La domanda lo colse impreparato e chiese di rimando: -E tu?Dall‟altra parte della porta chiusa si udì una vocina in risposta: -Non ancora, ma manca poco.Tiziano sorrise e si concentrò di nuovo sulla figura che gli rimandava lo specchio sull‟anta del suo armadio. Riposizionò la parrucca dai lunghi e voluminosi boccoli color delle castagne e indossò nuovamente il cappello piumato, sperando che si mantenessero entrambi sulla testa senza cadere di nuovo. Quando si rese conto che non li avrebbe più persi, legò la spada in vita, indossò il mantello e si guardò per l‟ennesima volta. Atteggiando la bocca a un sorriso provò a fare un salamelecco, con il risultato che scoppiò a ridere alla goffaggine. -Gesù…- mormorò divertito. Toccò un boccolo che gli scendeva sul petto da efebo e decise che, per somigliare in tutto e per tutto a un moschettiere, avrebbe dovuto disegnarsi un paio di baffi con il pizzetto. In quell‟istante la porta del bagnetto si aprì e ne uscì fuori una bellissima Alice nel Paese delle Meraviglie. Tiziano si voltò di scatto e sgranò gli occhi alla vista del suo amico travestito da donna. -Non dirmi che è questo il tuo costume…-Che domanda idiota fai?- ribatté questi andandogli vicino per mirarsi nello specchio. -Ovvio che sia il mio costume, altrimenti per quale oscuro motivo lo avrei indossato?7 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Tiziano esitò, mentre sbirciava il suo compagno di classe nel tipico costume azzurro di Alice, dal corpino aderente, la cinta bianca stretta in vita e la gonna larga come la corolla di un fiore che circondava le gambe. Lo vide sistemarsi meglio il fiocco tra i capelli e subito dopo prese coscienza del fatto che avesse anche messo l‟ombretto sulle palpebre e il rossetto sulle labbra, sembrando una ragazza a tutti gli effetti. -Ti sei… truccato!- esclamò quasi scandalizzato. -Ovvio.- rispose con tono piatto. -Continui a fare domande e constatazioni inutili.-Ma… non era sufficiente il vestito?L‟altro non replicò: si limitò a sbirciarlo attraverso lo specchio con aria critica, prima di scuotere la testa con condiscendenza. Si girò, andò in bagno per rovistare tra le cose che aveva portato per truccarsi, prese la matita nera e tornò in camera, ordinando all‟amico di sedersi. Tiziano ubbidì e in silenzio lasciò che l‟altro gli disegnasse baffi e pizzetto, e quando fu pronto si guardò allo specchio: era esattamente quello che aveva pensato di fare per avere un‟aria più matura. -In questo modo i tuoi quattordici anni non si noteranno.-Già, mentre tu ne dimostri ancor meno.-In effetti,- rispose annuendo compiaciuto, -sembro una bambina… Ma guai a te,- minacciò menando il dito per l‟aria, -se mi chiamerai con il mio nome: oggi sarò per tutti Alice nel Paese delle Meraviglie, solo Alice.-Scherzi?- rise. L‟altro restrinse appena gli occhi truccati e replicò tagliente: -No, affatto.Tiziano aprì la bocca per ribattere, quando ci ripensò notando lo sguardo intimidatorio dell‟amico. Con un‟alzata di spalle si girò verso la scrivania per prendere coriandoli e stelle filanti e, porgendole all‟altro, accettò: -Ok, Alice allora.Questi parve rasserenarsi e tornò a guardarsi un‟ultima volta allo specchio sull‟anta dell‟armadio della camera di Tiziano e, con un vezzo della mano, portò indietro una ciocca dei suoi capelli biondi. Aveva optato per il costume di Alice proprio perché avrebbe evitato di indossare la parrucca bionda e con un orgoglioso sospiro sfiorò un serpentello dorato che gli lambiva le spalle. Tiziano rimase a fissarlo con aria perplessa, domandandosi che fine avesse fatto il suo timido e introverso compagno di banco, l‟unico che durante la ricreazione non uscisse dall‟aula e che, potendo, preferiva la compagnia delle ragazze ai rozzi modi di fare dei maschi. L‟idea di andare a festeggiare il carnevale travestiti lo aveva entusiasmato e si erano dati appuntamento a casa di Tiziano per prepararsi e uscire a festeggiare. -Quando ti vedrà Alex gli prenderà un colpo. Ammesso che ti riconosca.aggiunse con una smorfia. Alice sorrise e si lasciò andare a una piroetta su se stesso, prima di imprecare e chinarsi per tirare su le calze bianche che, essendo un po‟ 8 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio larghe, gli erano lentamente scivolate lungo le gambe, formando antiestetiche pieghe intorno alle caviglie. Tiziano sogghignò mentre lo vedeva barcamenarsi per tirarle su e infierì: -Non sei abituato, eh?-Smettila.- lo rimbrottò. -Devo solo ricordarmi di comportarmi da donna e non da uomo, tutto qui.-Tutto qui?- ripeté incredulo. -Mi sembri matto…-Matta.- lo corresse. -Sono Alice, ricorda.Tiziano inarcò le sopracciglia, scosse la testa, indicò i cappotti posati sul letto e fece cenno di andare. -Dopo di lei, principessa.- lo beffeggiò provando a fare un inchino. -Sei sempre il solito stronzo.- lo rimbeccò alzando il mento e uscendo dalla camera. L‟altro lo seguì continuando a ridere e sul corridoio si imbatterono in una figura diafana che stancamente si avviava verso la propria camera. Alice si fermò di colpo e Tiziano gli andò a sbattere addosso, imprecando a denti stretti: -Ma che cazzo…-Silvia…- sussurrò l‟amico fissando la ragazza che avanzava verso di loro con aria distratta. Tiziano sbirciò la sorella maggiore e quando lei li vide si arrestò un secondo, fissando gli occhi di Alice, come per accertarsi che fosse lui, quindi li salutò appena con un cenno della mano prima di eclissarsi nella propria camera. -Be‟? Sei rimasto pietrificato?- borbottò Tiziano dando una gomitata all‟amico A quelle parole Alice si riscosse e subito dopo sorrise, preparandosi al pomeriggio di divertimento che li attendeva. ~ Tiziano vide Alessandro fuori della fermata della metro di Flaminio e gli fece cenno con la mano per farsi riconoscere in mezzo alla folla. Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e bofonchiò qualcosa di poco cortese in direzione dell‟amico e appena Tiziano terminò di salire le scale della metro lo apostrofò a bruciapelo: -Ma che cazzo hai fatto?L‟interpellato si guardò intorno, notando il tramestio di gente che andava e veniva, metà della quale mascherata per festeggiare il carnevale e ribatté indispettito: -Fatto cosa?Alessandro incrociò le braccia al petto, spostò il peso del corpo su una gamba e lo squadrò da capo a piedi, con aria disgustata. -Ti sei mascherato.- biascicò. -Quale acume!- lo sfotté acido. L‟altro sbuffò e subito dopo si accese una sigaretta, spostando l‟attenzione sulla ragazzina bionda, minuta, che si era fermata alle spalle 9 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio di Tiziano. La degnò appena di uno sguardo, quindi si rassegnò ad attendere la metro successiva, appoggiandosi al muretto dove altri ragazzi si erano dati appuntamento. Tiziano scambiò un‟occhiata con Alice, quindi si rivolse all‟amico domandando: -Cosa stiamo aspettando?-L‟unico che manca all‟appello. Lo sapevo che quel coglione avrebbe tardato.- commentò stizzito dopo aver guardato l‟ora. Alice sgranò gli occhi e con una mossa repentina si piantò davanti ad Alessandro, le mani sui fianchi e gli occhi che mandavano scintille. -Il coglione qui sei solo tu!- l‟apostrofò con durezza. Alessandro stava per ribattere, quando rimase a bocca aperta a fissare l‟amico come se lo vedesse per la prima volta, sotto lo sguardo divertito di Tiziano. -Ma…-Alice.- lo prevenne. -Oggi sono Alice e basta.-Alice?-Alice.- confermò. -O se preferisci all‟inglese: Elis, come Alice Cooper.Alessandro lanciò un‟occhiata attonita a Tiziano e vederlo divertito lo irritò oltremodo. Non era colpa sua se il loro amico fosse così carino da apparire come una vera ragazza e lui era caduto nell‟inganno come un imberbe. Con un gesto stizzito si girò e si avviò verso Piazza del Popolo, seguito dai due amici che a stento trattenevano le risate. La gente che incontravano si divertiva a lanciargli contro coriandoli e stelle filanti e loro rispondevano all‟attacco con le stesse armi, felici della giornata di sole che splendeva in quel rigido inverno romano. C‟erano tantissimi bambini, imbacuccati nei più svariati costumi, accompagnati dai genitori che li esibivano con orgoglio, ignari che al piccolo poco interessava se indossasse un abito normale od un costume carnevalesco. Lungo Via del Corso la folla comminava a rilento, i più grandi sfoggiando costumi ricercati, i giovani con costumi alla buona o con una semplice maschera sul viso, ma tutti pronti a divertirsi e a dimenticare per un giorno i problemi che incombevano. Gruppi di ragazzi si facevano la guerra con le bombolette di schiuma e con le uova, con il risultato che molti si ritrovarono ben presto in condizioni pietose. I postulanti che vivevano a ridosso delle decine di chiese che sorgevano maestose lungo la strada continuavano a chiedere l‟obolo facendo leva sul momento di gioia, mentre le persone più anziane si fermavano a guardare con disapprovazione le scorribande dei giovani che si rincorrevano tra la folla dando spintoni e sporcando i passanti con i loro scherzi poco ortodossi. -Guarda quelli!L‟intero gruppo di ragazzine si girò e rimase a fissare due trampolieri che camminavano tra la folla ad altezza vertiginosa, dispensando coriandoli con generosità e Melissa, una del gruppo, li fissò a bocca aperta, domandandosi come riuscissero a non cadere. -Deve essere difficilissimo.10 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Sentendo dare voce ai propri pensieri, si girò verso l‟amica che aveva parlato e domandò: -Tu riusciresti a farlo?-No, direi proprio di no.- rispose Isa continuando ad ammirare i trampolieri anche dopo che le avevano superate. -Andiamo, seguiamoli!- propose una del gruppo. Con entusiasmo accettarono e tallonarono i trampolieri per un pezzo di strada, fino al crocevia con Via dei Condotti, dove si fermarono per decidere se proseguire o deviare e arrivare a Piazza di Spagna. Per un po‟ rimasero incerte sul da farsi, qualcuna che indicava un posto, qualcuna un altro, e infine Melissa e Isa, stanche del tentennamento, decisero di testa loro e imboccarono Via dei Condotti. Un paio di amiche le seguirono, le altre le persero di vista in mezzo alla calca di gente. Quando giunsero a Piazza di Spagna furono investite da altri gruppi di giovani e di turisti che affollavano la piazza e la scalinata di Trinità dei Monti e, stanche del lungo camminare, si misero sedute sul bordo della fontana. -Le altre sono sparite.- notò una delle amiche. -Pazienza. Le ritroveremo domani a scuola.- rispose l‟altra. -Reggimi i coriandoli.- disse Isa porgendo il sacchetto. Melissa ubbidì e l‟amica, con le mani libere, sistemò la parrucca che le pendeva da un lato. Aver optato per un costume da fata turchina l‟aveva rimpianto subito, perché l‟abito lungo le impacciava i movimenti, mentre la parrucca, sormontata da un cappello a cono con le stelline gialle, le scivolava sempre di lato. Per avere le mani libere aveva messo la bacchetta magica dentro la cinta legata in vita, ma ogni tanto era costretta a riposizionare la parrucca, maledicendo il momento in cui aveva scelto quella maschera. Melissa, invece, si era accontentata di un pratico costume da Minnie e le due orecchie grosse erano incollate a un cerchietto che portava in testa e non le procurava noie. L‟unica cosa bizzarra era che Melissa si fosse dipinta la punta del naso di nero e avesse disegnato alcuni baffi sottili ai lati del volto, per sembrare ancor più un roditore. -La prossima volta mi vesto da Topolino.- disse riprendendosi i coriandoli. Melissa la sbirciò e stava per ribattere, quando un ragazzo, per sedersi, la urtò e per poco non la fece finire gambe all‟aria. -Ehi, ma che maniere!- esclamò indignata. L‟interpellato la fissò, la sigaretta che pendeva da un angolo della bocca, l‟aria disgustata e ribatté seccato: -Non posso neppure sedermi?-Ci sono modi e modi.-Quante storie…-Quanti maleducati ci sono in giro!Il battibecco richiamò l‟attenzione di Isa e delle altre due amiche, che fissarono il nuovo venuto con evidente disapprovazione. 11 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Scusatelo.- s‟intromise un ragazzo vestito da moschettiere, con il tono più ragionevole del mondo. -È mascherato da prepotente e si sente in obbligo di mostrare a tutti la sua tenuta originale.-Ma falla finita!- ruggì Alessandro dandogli una spinta. Tiziano rise e Melissa rimase incantata a fissare quel volto bruttino e spigoloso, dove il naso adunco sovrastava una bocca sottile, il mento sfuggente era ancora privo di barba e le guance erano appena accennate sotto gli zigomi leggermente sporgenti. E tuttavia, se il volto non era granché, i suoi occhi erano qualcosa di incredibile: avevano un colore bizzarro, simile all‟ametista e Melissa rimase incantata a guardare quello strano essere. Fu una gomitata di Isa a riportarla al presente, la quale ammiccava alla figura accanto a D‟Artagnan: una bellissima Alice nel Paese delle Meraviglie. -C‟è posto per tutti, basta stringersi un po‟.- suggerì Alice mettendo con noncuranza una mano sulla gamba di Tiziano. -Sì, giusto.- convenne questi facendo cenno ad Alessandro di spostarsi per far spazio agli altri. Il ragazzo sbuffò spazientito, mentre borbottava qualcosa riguardo al fatto di dover fare da balia a due imberbi e si concentrò sulla ragazza che aveva letteralmente investito per sedersi. -Sei Topolino?- domandò. -No, sono Minnie, non lo vedi?Alessandro socchiuse gli occhi e la squadrò da capo a piedi, liquidando il diverbio notando: -Sempre un topo sei, no?Melissa aprì la bocca per protestare, ma ci ripensò e si girò verso le proprie amiche, intente a tirare coriandoli e stelle filanti ai bambini che passavano lì vicino. -Sei proprio un idiota.- commentò Tiziano scuotendo appena la testa. Alessandro alzò le spalle con indifferenza e si frugò nelle tasche del giubbotto, alla ricerca delle cartine. Sotto lo sguardo allibito dei due amici si mise a rollare uno spinello, stando bene attento a non perdere neppure un briciolo di fumo e Tiziano si guardò intorno preoccupato. -Ma che cazzo fai?- sibilò a denti stretti. -Qui è pieno di caramba e di madama.-Tranquillo, non mi vedrà nessuno. Guarda che casino di gente che c‟è.-Io ti vedo.-Aho, ma che cazzo vuoi?- sbraitò accendendo la canna. Tiziano e Alice si scambiarono un‟occhiata allarmata, domandandosi se il loro amico non fosse impazzito. Non era un segreto che Alessandro, di due anni più grande di loro, facesse uso di marijuana e di hashish, ma si era sempre guardato bene dal farlo alla luce del giorno; ora, vuoi per la folla, vuoi per l‟aria di allegria che si respirava, non si fece scrupoli nel dichiarare al mondo intero che faceva uso di stupefacenti. -Sta‟ zitto e tira.- disse porgendo lo spinello a Tiziano. Questi lo fissò inorridendo e balbettò: 12 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -No, io…-Da‟ qua.- s‟intromise Alice afferrando la canna Ne aspirò una prima boccata, poi una seconda, quindi la restituì al mittente con una smorfia. -È come una sigaretta.- concluse. Alessandro corrugò le sopracciglia e stava per ribattere, quando Tiziano gli strappò di mano lo spinello e ne fumò un po‟. -Ah, ma bene!- esclamò il sedicenne annuendo compiaciuto. -Tenetela pure, ne preparo un‟altra.Così come per la prima, si accinse ad armeggiare sotto gli occhi di Melissa e Isa, richiamate dai loro battibecchi. -Bu‟!!!- urlò Alessandro sotto il naso di Melissa. Questa sobbalzò, finendo addosso a Isa, e istintivamente portò una mano sul cuore, indemoniato per lo spavento. -Ma… che zotico!- esclamò per nascondere la paura provata. -Non farci caso.- la rassicurò Tiziano con un gesto della mano. -È fatto così.-È fatto male.- sentenziò Isa perentoria. -Oh!!! La fatina si è arrabbiata!- la turlupinò Alessandro, soffiandole il fumo sul viso. Isa si indispettì e senza pensarci oltre estrasse la bacchetta magica dalla cinta e gliela abbatté sulla testa, lasciandolo allibito. Alice scoppiò a ridere e Tiziano la seguì a ruota, mentre Melissa si alzava di scatto e, afferrando l‟amica per un braccio, la trascinava via, ignorando volutamente i suoi epiteti contro Alessandro. Anche le altre due amiche si alzarono e se ne andarono, preferendo mettere le distanze da quei tipi poco raccomandabili. -Stronzo.- sussurrò Tiziano mentre vedeva le ragazzine sparire, inghiottite dalla folla. -Hai pure da ridire?!- esclamò l‟altro sbigottito, tenendo una mano sulla testa dove la bacchetta lo aveva colpito. Tiziano lo guardò e si rese conto che, per la prima volta in vita sua, l‟amico aveva trovato chi gli teneva testa, insensibile al suo fascino di bello e dannato e con un sorriso offrì il volto ai raggi del sole che lentamente si abbassava all‟orizzonte, allungando le ombre, ricordando che la giornata di divertimenti non era infinita. ~ -No, dico, ma hai visto i suoi occhi?- insistette Melissa agitandosi sul sedile dell‟autobus che caracollava verso casa. Isa sospirò e con un gesto stanco della mano tolse la parrucca e il cappello a cono, lasciando liberi i capelli rossi come il fuoco. -Sì, li ho visti, però lui è bruttino.- rispose guardando fuori del finestrino. Non capiva come quel ragazzetto insignificante, basso e dinoccolato avesse fatto colpo sulla sua amica, in genere molto cauta con l‟altro 13 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio sesso, molto riservata, e tutto quel miagolare per un tipo di cui neppure conosceva il nome per lei era assurdo, pura follia. -Sì,- ammise Melissa a malincuore, -un po‟ bruttino lo è, però è stato gentile.L‟altra sbuffò spazientita e sbirciò le persone presenti sul mezzo, alcune mascherate come loro, altre no, quindi ruppe gli indugi e passando una mano tra i capelli sentenziò con tono ieratico: -Non vorrei deluderti, ma il tuo D‟Artagnan era accompagnato dalla fidanzata.-Fidanzata?-Certo, Alice nel Paese delle Meraviglie.- spiegò alzando gli occhi al cielo, come se stesse parlando a un infante. Melissa esitò, ripensando alla bellezza bionda che accompagnava silenziosa i due ragazzi e notò: -Poteva essere la fidanzata del cafone.-No, no. Ho visto come fosse abituata a toccare il tuo D‟Artagnan e sono più che sicura che stessero insieme.A quel ragionamento senza una piega Melissa esitò per una frazione di secondo, quindi chinò la testa rassegnata e si morse le labbra, fissando le poche stelle filanti che le erano rimaste e che teneva ancora in mano. Isa aveva ragione: si stava comportando da idiota e non era da lei. E non conosceva neppure il suo nome! Con un tardivo guizzo di orgoglio rialzò la testa, facendo ondeggiare i ricci corvini e fissò i palazzi che scorrevano sotto i suoi occhi come mostri mastodontici, tutti uguali, tutti casermoni di periferia che si stagliavano contro i lampioni che illuminavano la strada, tutti a ridosso dell‟unica via di comunicazione. In quell‟istante prese coscienza che odiava la gente che ci viveva, odiava il perbenismo di facciata, odiava i suoi tredici anni e sognò di crescere in fretta per poter andar via da lì e cominciare una vita migliore dove non avrebbe più assistito alle furibonde litigate dei suoi genitori e alle giornaliere e brutali sbronze del padre. -Tutto ok?- s‟informò Isa con aria preoccupata, sbirciandola di sottecchi. Melissa inspirò a fondo e, imitando il gesto dell‟amica, tolse dalla testa il cerchietto con le orecchie, rigirandolo tra le dita. -Sì, tutto ok.- rispose mestamente, incurvando le spalle. Isa le prese una mano e la costrinse a guardarla. Si conoscevano da troppi anni per non capirsi al volo e fu sufficiente un‟occhiata per dirsi tutto il male e la sofferenza che vivevano in due famiglie speculari, dove la violenza era all‟ordine del giorno, e che entrambe non sopportavano più. -Quest‟anno abbiamo gli esami di terza media… Io intendo cercarmi lavoro, così me ne andrò di casa.- confidò. Melissa la studiò a lungo, come se fosse impazzita, come se quelle parole, buttate lì con una certa noncuranza, non fossero state il riflesso dei suoi pensieri più reconditi e stava per obiettare, quando gli occhi limpidi dell‟amica, che la sondavano fin dentro l‟animo, le fecero chinare la testa in segno di accettazione. Il lavoro sarebbe stato cento volte 14 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio migliore che stare in casa e continuare a subire in silenzio e, se fossero riuscite a trovarsi un appartamento, sarebbero potute andare a vivere da sole, senza più incubi di urla, botte, violenze gratuite e corse al pronto soccorso. Con un sorriso annuì e Isa sorrise a sua volta, fiduciosa. ~ Era sera inoltrata e il freddo si faceva sentire con maggior insistenza quando decisero che fosse giunto il momento di rientrare. Si erano divertiti come non gli capitava da tempo, tanto da non curarsi delle ore liete che scorrevano e solo quando si erano accorti che la gente diminuiva lungo l‟affollata Via del Corso avevano preso coscienza che, molto probabilmente, l‟ora di cena era passata da un pezzo e che i rispettivi genitori sarebbero stati in ansia per loro. -Non senti freddo alle gambe?- s‟informò Tiziano fissando il proprio alito che si condensava. Alice chinò la testa per osservarsi mentre camminava verso la metro, quindi la scosse e rispose: -No. Non immaginavo che le calze delle donne tenessero così caldo.-Ma che dici?- s‟intromise Alessandro accendendosi l‟ennesima sigaretta. -Dico che, di qualsiasi cosa siano fatte, le calze tengono più caldo dei pantaloni.- spiegò. -Tu non stai bene.- accusò picchiandosi l‟indice sulla tempia, in un gesto più che eloquente. -Stai bene tu!- lo rimbeccò con un gesto di stizza. Tiziano si mise in mezzo e li separò, conoscendoli troppo bene per non sapere che il diverbio sarebbe sfociato in qualcosa di più difficile da gestire ed esclamò: -Ok, ok! Accidenti a quando non sto zitto. Ora basta, mi sembrate cane e gatto.-È lui che si è bevuto il cervello, guarda come va in giro vestito!- ribatté Alessandro con disgusto, indicando l‟amico in abiti femminili. Questi serrò i denti per non rispondere a tono e allungò il passo per sbrigarsi a raggiungere la metro e mettere più distanza possibile tra loro. Mentre attraversavano Piazza del Popolo ancora piena di gente che imperterrita continuava a divertirsi, incrociarono un gruppo di ragazzi che bivaccava intorno alla fontana, illuminata da piccoli fari che avevano lo scopo di far risaltare l‟obelisco e Alessandro restrinse gli occhi prima di esclamare felice: -Ma guarda chi c‟è! L‟Indiano!Claudio, uno della comitiva, soprannominato Indiano per qualche oscura ragione, lo riconobbe e chiamò: -Ehi, Alex! Dove stai andando?-Verso casa.- rispose l‟interpellato indicando la fermata della metro. 15 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Claudio lo raggiunse e lo prese per un braccio, costringendolo a fermarsi, prestando una superficiale attenzione a Tiziano e Alice rimasti a distanza. -E i due mocciosi?- domandò divertito, inarcando un sopracciglio Alessandro sogghignò all‟appellativo e, gettando il mozzicone di sigaretta a terra, rispose: -Amici.-Tranquilli?- s‟informò con un gesto della testa. -Per ora.Fece loro cenno di avvicinarsi, mentre il gruppetto li studiava con superficialità, come se neppure li considerasse degni di attenzione, intento a fumare spinelli con consumata naturalezza. -Lui è Indiano,- presentò, -mentre lui è Tiziano e lui…-Alice.- lo prevenne con fermezza. Claudio aggrottò la fronte sorpreso e all‟evanescente luce della fontana studiò il volto androgino del ragazzino, la pelle di porcellana e gli occhi grandi e limpidi e scosse la testa divertito. -Sei un lui?-Oggi sono Alice.- ripeté ostinato. Claudio scambiò un‟occhiata con Alessandro e questi liquidò la faccenda con un semplice: -Non farci caso.Il gesto che seguì quelle parole fece avvampare Alice e indispettire Tiziano, il quale fece un passo avanti e si piantò davanti ad Alessandro, intimando: -Adesso basta. Lo hai preso in giro fin troppo per oggi.-Ah!!! Andiamo bene!- esclamò Claudio soffocando una risata. -Il prode D‟Artagnan che corre in soccorso della damigella!Il commento fece esplodere l‟ilarità generale dei ragazzi che bivaccavano intorno alla fontana e per un lungo attimo Tiziano e Alice rimasero incerti sul da farsi, fin quando scambiarono un‟occhiata e girarono sui tacchi per avviarsi verso la metro. Fu Alessandro, tra una risata e l‟altra, a bloccarli e a riportarli in mezzo al gruppo, mentre Claudio cercava di rabbonirli offrendo loro uno spinello. -Ecco, noi non…- balbettò Tiziano incerto. -Su, su.- lo esortò con tono conciliante. -Poche storie. Siamo partiti con il piede sbagliato, ma dopo che vi sarete fumati questa starete meglio.Titubante, prese la canna e iniziò a fumarla dividendola con Alice e solo dopo, quando si accorsero che nessuno più li prendeva in giro, iniziarono a rilassarsi e a godersi la compagnia. -Fatti vedere un po‟.- disse Claudio mettendo una mano sulla spalla di Tiziano e costringendolo a guardare la luce all‟interno della fontana. -Mio Dio… Ma che razza di occhi hai?- esclamò incredulo. Il ragazzo piegò le labbra in un pallido sorriso, troppo avvezzo a quell‟osservazione e rispose beffardo: -Sono uno scherzo della natura.-Sono lenti a contatto?16 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -No, sono i miei occhi.- ribatté infastidito. A quel punto tutti si interessarono e iniziarono a guardarlo meglio, come se fosse stato un animale raro, una cavia da laboratorio, alternando commenti idioti a battutine pesanti e irriverenti. Tiziano sopportò per un po‟, alla fine si spazientì e tornò accanto ad Alice, il quale si era messo seduto sul bordo della fontana e con i piedi si divertiva a formare mucchietti di coriandoli per terra. Ce ne erano talmente tanti che gli spazzini avrebbero avuto un bel da fare a ripulire tutto. Molta gente continuava ad affollare la piazza, ma il freddo e le tenebre stavano avendo la meglio e tutti si affrettavano a tornare al tepore di casa. -Guarda che bello.- ammiccò Alice. Tiziano seguì l‟indice che indicava un gatto dal lucente pelo bianco e dagli occhi verdi che passeggiava con lenta eleganza in mezzo ai rifiuti gettati con noncuranza per terra, e sorrise. -Forse è il caso di andare.- continuò Alice con un sospiro. L‟amico annuì e si girò verso Alessandro, il quale confabulava con Claudio, mentre gli altri sembravano degli zombie gettati alla rinfusa intorno a uno dei quattro leoni che ornavano la fontana e l‟obelisco e che gli ricordavano pericolosamente sua sorella Silvia. -Noi andiamo.- annunciò, togliendosi cappello e parrucca con gesto stanco. Gli spioventi capelli corvini gli circondarono il volto, facendo risaltare ancor più gli occhi ametista, rendendolo simile a un alieno. Claudio lo spiò, pensando vagamente che metteva paura, con quel volto bruttino, il corpo basso e sottile come un giunco, e una strana sensazione di gelo gli attraversò le vene. -Aspettate, la serata è ancora giovane.- tentò di trattenerli Alessandro. -Domani dobbiamo andare a scuola.- intervenne Alice alzandosi e lisciandosi una piega sulla gonna. -La scuola può aspettare.- rispose Claudio allungando la mano e mostrando il palmo. Tiziano e Alice sbirciarono le due pasticche, quindi tornarono a fissare Claudio con una muta domanda negli occhi, Questi sogghignò, si guardò intorno per accertarsi che nessuno prestasse loro attenzione e domandò: -Che musica ascoltate?-Che c‟entra?- rimandò Tiziano senza capire. -E rispondi, cazzo!Con una smorfia passò una mano tra i capelli ed elencò: -Black Sabbath, AC/DC, Deep Purple, Davide Bowie, Led Zeppelin...-Ok, ok!- lo fermò. -Mai ascoltato i Beatles?Tiziano alzò le spalle, ammettendo: -Chi non li ha mai ascoltati?-Bene. Ti dice nulla Lucy in the Sky with Diamonds?-E allora?- sbuffò spazientito, incrociando le braccia al petto. 17 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Claudio sorrise e scambiò un‟occhiata d‟intesa con Alessandro, il quale sogghignava divertito. -È questa.- disse ammiccando alle pasticche. Quando si rese conto che non aveva ancora capito, scosse la testa e spiegò come se avesse dinanzi un imberbe: -LSD: Lucy in the Sky with Diamonds. Con questa ti fai un trip da sballo.Tiziano e Alice non si mossero, ma avvertirono con fastidiosa insistenza gli occhi di tutti puntati su di loro, che li sondavano per vedere cosa avrebbero fatto. -Non dirmi che te la fai sotto!- lo sfotté Claudio con un ghigno satanico, allungando la mano sfidandolo apertamente. -Lascia stare, non perdere tempo con i poppanti.- intervenne uno del gruppo con mal celato disprezzo. Con gesto repentino Alice agguantò una pasticca, cogliendo tutti di sorpresa, e la ingoiò, mentre tutto intorno calò un silenzio innaturale, in attesa che anche l‟altro seguisse l‟esempio. -Ma che cazzo fai?- mormorò Tiziano afferrandolo per un braccio e scuotendolo. Alice si liberò con uno strattone e si girò ad affrontare Claudio, scimmiottandolo: -Un trip da sballo! Con questa ti fai un trip da sballo! Qui non succede niente di niente, altro che trip da sballo!Continuando a borbottare tornò a sedersi sul bordo della fontana, mentre Tiziano prendeva coraggio e afferrava l‟altra pasticca, buttandola giù in gola. Quindi raggiunse l‟amico e si mise seduto accanto a lui, mentre Claudio e Alessandro sogghignavano scambiandosi cenni d‟intesa e rimanevano in paziente attesa degli effetti dell‟acido. -Tutte stronzate.- continuò a bofonchiare Alice. -Avremmo fatto meglio a tornare a casa, i miei genitori mi avranno dato per disperso.-Anche i miei, probabilmente.Ad un tratto, come una staffilata improvvisa, Alice sbandò e si aggrappò alla fontana per non cadere, la testa che iniziò a girargli vertiginosamente e le pupille che si dilatarono come palloni, accecandolo. Tiziano lo prese per un braccio, preoccupato, ma subito dopo iniziò a sudare freddo, a sentirsi male e si trattenne lo stomaco, dimenticandosi dell‟amico. All‟improvviso le luci della fontana gli parvero come enormi occhi gialli che dalle tenebre balzavano fuori minacciosi, le bocche dei leoni che si piegavano in un ghigno terribile prima di spalancarsi per dilaniarlo, mentre i piccioni accovacciati sulle teste dei leoni diventavano dei draghi che spiegavano le ali nell‟atto di spiccare il volo, e l‟urlo gli morì in gola, mentre con le mani si parava il volto per difendersi da quelle immagini tremende che gli vorticavano intorno, pronte ad aggredirlo. Con enorme sforzo di volontà si costrinse a guardare Alice e capì, dalla sua espressione, che stava nelle sue stesse condizioni, solo che lo sentì mormorare: -Questo è il paradiso…18 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Paradiso? si ripeté incredulo, trattenendosi la testa e lo stomaco nello sforzo di non vomitare. Forse intendeva l‟inferno e si è sbagliato. -Allora? Come procede il trip?Tiziano alzò con fatica lo sguardo su Claudio e dopo averlo riconosciuto replicò: -Merda…-Ok, ho capito: ti sei beccato il trip dell‟orrore. Be‟, capita.- concluse con indifferenza. Il ragazzo lo mandò al diavolo con un gesto della mano, la testa che gli scoppiava, come se una motosega gli perforasse le orecchie, lo stomaco che stava per mostrare tutto quello che aveva ingurgitato. Non seppe per quanto tempo rimase in stato di semi incoscienza; sapeva solo che, quando iniziò a riprendersi, il sole stava per fare capolino dopo una nottata fredda e rugiadosa. Si sentiva completamente ghiacciato, intirizzito in ogni parte del corpo e con uno sforzo sovrumano si portò seduto, appoggiando la schiena contro il bordo della fontana. Portò la mano alla fronte raggelata e sospirò. Qualcuno, pietosamente, lo aveva coperto con un giornale per permettergli di superare la nottata ma, nonostante l‟accortezza, sentiva le ossa a pezzi. Provò a scaldarsi le mani e si accorse che anche Alice era caduto e stava riverso sui sampietrini, ricoperto anche lui da un giornale. Allungò la mano per toccarlo e lo sentì mugugnare qualcosa di inintelligibile. -Ehi…- chiamò con voce flebile. Alice si portò faticosamente seduto e si strofinò gli occhi, dimentico del trucco. Il risultato fu che si impiastricciò il volto e Tiziano gli fece cenno di pulirsi con l‟acqua della fontana. L‟amico ubbidì e in quel momento si accorse che gli altri non c‟erano più, che li avevano lasciati lì, nella totale indifferenza, a rischiare l‟assideramento. -Che stronzi…- mormorò rabbrividendo di freddo. Anche Tiziano si girò e, a parte qualche barbone riverso lungo gli edifici e le chiese, la piazza era pressoché deserta, rischiarata dai lampioni che presto avrebbero lasciato il loro compito al sole. -Mio Dio…- gemette provando a mettersi in piedi. Barcollò sulle gambe e passò le mani sul volto per svegliarsi. -È gelida.Il commento di Alice lo fece sospirare e guardò il volto paonazzo dell‟amico, dove le labbra, la sera prima rosse e brillanti, erano violacee e prossime alla congestione. Tremava, un tremito convulso che non riusciva a frenare e Tiziano imprecò sommessamente, prendendo coscienza solo in quell‟istante che anche lui era scosso da tremiti incontrollabili. Si avvicinò ad Alice, gli passò un braccio intorno alle spalle e con gentilezza lo esortò a muoversi verso la metro. Erano rimasti fuori tutta la notte, si trovavano in condizioni pietose, quasi congelati, e il rientro a casa non si prospettava dei più piacevoli. 19 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 20 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio PARTE PRIMA 1 Roma, 1988 L‟aria frizzantina dell‟inverno appena conclusosi rendeva le giornate piacevoli, in attesa del caldo afoso che ogni estate avrebbe portato con sé e i romani affollavano le vie del centro con la frenesia di chi era stato troppo tempo chiuso in casa per sfuggire al freddo e che ora voleva godersi i meritati pomeriggi assolati. Melissa e Isa giravano nei vari reparti dei grandi magazzini, osservando i capi di abbigliamento e scegliendone alcuni da provare nei camerini, commentando con vivacità l‟arrivo della primavera. -E questa qui?- domandò Isa mostrando una gonna corta di lino dal color giallo pallido. -Sì, può andare.- accondiscese Melissa, continuando a frugare tra la roba esposta. L‟occhio le cadde su un paio di sandali bianchi, dal tacco alto e si chinò per prenderli ed osservarli meglio. -Questi mi piacciono.- commentò. Isa la scrutò accigliandosi e subito la rimproverò: -Quelli no, lo sai.-Sì, lo so, però mi piacciono.- insistette puerile. L‟amica, con le braccia cariche di indumenti da provare, si guardò intorno con aria furtiva e quando si accorse che nessuno prestava loro attenzione, tirò un calcio negli stinchi di Melissa. Questa sobbalzò e si girò di scatto, pronta a rimproverarla, ma quando vide l‟espressione furibonda dell‟altra, si apprestò a rimettere a posto i sandali, borbottando in sordina contro di lei. -Non fare l‟idiota.- la redarguì Isa. -Mi hai fatto male.-Ti ho solo sfiorato.- ribatté Isa facendole cenno di avviarsi verso l‟intimo. 21 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Indispettita, Melissa le diede le spalle e si mise ad osservare reggiseni e slip di ogni taglia e forma, imitata da alcune donne che commentavano i perizoma esposti. Un vigilante passò lì vicino, lanciando uno sguardo meditabondo nella loro direzione e Isa si avvicinò prontamente all‟amica, sorridendo. -Pensi che a Sabrina possa piacere quel reggiseno?Melissa corrugò le sopracciglia e la fissò con aria interrogativa, prima di capire e rispondere con tono squillante: -Direi di sì, è proprio la sua taglia.-Allora prendilo, glielo regaliamo per il compleanno.Melissa lo aggiunse all‟altra roba già presa e azzardò un‟occhiata alle proprie spalle: il vigilante si stava allontanando e con un sospiro di sollievo scambiò un‟occhiata con l‟amica. -Ok, direi che possiamo dirigerci ai camerini di prova.Isa annuì e si misero in fila, in attesa del loro turno, continuando a cicalecciare sulla primavera e sull‟attore all‟ultimo grido, per il solo beneficio delle donne presenti in attesa come loro di poter provare gli indumenti. Quando riuscirono a entrare, entrambe si spogliarono e iniziarono a indossare la roba presa, stando bene attente a scegliere solo gli indumenti che non si sarebbero notati sotto i loro vestiti. Così, quando ebbero terminato, si ritrovarono ognuna con sei paia di slip, quattro paia di reggiseni, con tre T-shirt e una gonna che indossarono sotto i propri abiti. Prima di uscire dal camerino, Melissa controllò l‟aspetto di Isa, le sistemò una T-shirt che si intravedeva sotto il maglione e l‟amica fece altrettanto. Con calma riportarono le cose inutili al loro posto, tenendo solo un reggiseno che pagarono alla cassa, il fantomatico regalo per un‟amica. -Solo questo?- domandò la cassiera. -Sì.- rispose Melissa con un sorriso solare. Isa provvide a pagare e nell‟uscire passarono dinanzi a un vigilante che le squadrò da capo a piedi. Con estrema calma si diressero verso il motorino parcheggiato lì vicino, misero in moto e partirono, e solo dopo un po‟ scoppiarono a ridere, lasciando scivolare via la tensione. -Dici che lo ha capito?- urlò Isa nell‟orecchio di Melissa che guidava. -Non lo so e non me ne frega niente.Con i capelli al vento, infagottate come astronauti, svicolarono nel traffico caotico del centro, dirigendosi verso la periferia, loro ritrovo abituale. Ad un semaforo rosso una vettura le affiancò e l‟uomo alla guida lanciò loro una cupida occhiata di apprezzamento prima di dire: -Ehi, siete carine.Le due amiche lo degnarono appena della loro attenzione e lui continuò imperterrito: -Che ne dite di appartarci?-Che ne dici di andare a „fanculo?- ringhiò Melissa dando gas e partendo a razzo. 22 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Che bestia schifosa.- commentò Isa girandosi indietro per controllare che non le seguisse. -Uomini.- sputò Melissa con disprezzo. A un certo punto lasciarono la strada principale e si diressero verso un prato di periferia bellissimo, con alcuni resti di indubbia epoca romana, dove le domeniche la gente faceva il pic-nic con i bambini e giocava a pallone e dove, sul limitare dell‟appezzamento, sorgeva una costruzione fatiscente, a due piani, nota a tutti gli sbandati come “Il Palazzo”. Melissa spense il motorino e con Isa si inoltrò lungo una delle stradine acciottolate del prato, dirigendosi verso il Palazzo, notando gli alberi di mimosa sbocciati e carichi del loro pungente profumo. -Uno di questi giorni verrò qui solo per godermi la bellezza della primavera.- annunciò. -Sì, sì.- borbottò Isa, allungando il passo con insofferenza. Melissa la guardò e capì. Allora si affrettò e quando arrivarono a destinazione salutarono alcuni ragazzi che bivaccavano al pianoterra e salirono al primo piano per spogliarsi degli indumenti rubati. Quando ebbero finito, raccolsero il tutto e tornarono giù, mentre il tanfo di piscio, sterco e vomito le investiva con una violenza stomachevole. Uno dei ragazzi stava urinando senza ritegno addosso al muro, reggendosi a mala pena sulle gambe, mentre gli altri due erano addossati alla parete opposta, gli spinelli che pendevano dalle labbra e gli occhi socchiusi di chi avrebbe bisogno di dormire ma non ci riesce. -Dov‟è Alex?- s‟informò Melissa. -E che ne so?- biascicò uno, lasciandosi scivolare lungo il muro per finire seduto a terra, in mezzo a centinaia di mozziconi di sigarette, canne, fazzoletti e siringhe. -Sta arrivando.- rispose con noncuranza quello che urinava. Con indifferenza si volse, mostrando senza riserbo il pene flaccido prima di rivestirsi con gesti lenti e pacati e barcollare fino al tramezzo di fronte, affrescato con frasi oscene. -Sei sicuro?-Certo.Melissa scambiò un‟occhiata con Isa e insieme uscirono per respirare aria pulita. Con evidente pazienza si rassegnarono ad attendere, sedendosi su una panchina che aveva visto giorni migliori, con le stecche di legno mezzo rotte e le poche rimaste tempestate di frasi volgari e disegni indecenti. Isa iniziò a massaggiarsi le reni, mentre Melissa controllava l‟orologio per rendersi conto di che ora fosse. Poco oltre una ragazza si stava lamentando di un cliente, accusandolo di averla violentata e di non averle neppure lasciato i soldi per la dose; un'altra si accarezzava il ventre rigonfio, dove dormiva una creatura che sarebbe venuta alla luce tra poco tempo e che dalla madre aveva assorbito chili di eroina e di cocaina. Un ragazzo stava raccontando che un cliente si era innamorato di lui e lui ne approfittava per spillargli sempre più soldi, in modo da non 23 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio rimanere mai senza dose; un altro raccontava che mentre stava rubando uno stereo da una macchina a momenti lo linciavano ed era stato fortunato a cavarsela solo con un occhio nero e gonfio. Al Palazzo non si parlava d'altro: del resto gli avventori non avevano altri interessi al di fuori degli stupefacenti. -Alla stazione di clienti ne trovi a bizzeffe. E non devi poi neppure andare lontano per acquistare una spada.- informò un attempato eroinomane annuendo in continuazione. -Vero. Ma lì gira pure molta madama e ci sono gli etilici che rompono le palle.-Quelli mi fanno proprio schifo: ubriachi dalla mattina alla mattina dopo.-E tu? Non sei un bucomane strafatto dalla mattina alla mattina dopo?-Vaffanculo!-Ehi! Donatella si sta sentendo male!Quel grido inatteso e gracchiante richiamò l'attenzione generale e tutti si avvicinarono alla ragazza che si contorceva dal dolore, in preda a una brutta crisi epatica. -Bisogna portarla in ospedale, è gialla come un limone.-Con cosa?-Vado a prendere la macchina, faccio in cinque minuti.La ragazza si dimenava e si lamentava e Isa e Melissa rimasero a guardarla, buttata per terra come uno straccio, senza poter far niente, pienamente consapevoli della loro impotenza. Quando, infine, i suoi amici riuscirono a condurla di corsa all'ospedale più vicino, tutti rimasero in silenzio, chiedendosi a chi sarebbe toccato la volta successiva. -Devo mettere miscela al motorino.- avvisò Melissa con aria distratta. -Dopo.Sbirciò l‟amica in evidente crisi di astinenza e sbuffò, maledicendo Alessandro e quello che per loro rappresentava. Con tenerezza allungò il braccio e circondò le spalle di Isa, incoraggiandola: -Ora arriva.-Accidenti a lui! Sapeva che saremmo venute!-Sì, lo sa ed è per questo che verrà.-Che stronzo!Rimasero in silenzio per un po‟, ascoltando in sottofondo una radio che mandava musica da discoteca, fin quando videro arrivare lungo la stradina del prato Alessandro in compagnia di Claudio. Melissa e Isa si alzarono e attesero spazientite. -Ciao bellezze.- salutò Alessandro con un cenno della mano. -Datti una mossa, stronzo!- lo rimbeccò Isa, pallida come un cadavere. Lui la studiò appena, con superficialità, come se si trattasse di un insetto fastidioso, godendo dei suoi dolori e lentamente annuì, accendendo una sigaretta con esasperata lentezza. -Bene, bene. Cosa avete portato oggi?- domandò infine. -Vestiario.- rispose Melissa trattenendo la rabbia. 24 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Claudio si avvicinò a Isa, la squadrò con il desiderio negli occhi e propose: -Ti pago la dose se scopi con me.-Fottiti.- rispose lei a denti stretti. Il ragazzo sogghignò passando un dito sulla guancia della ragazza e subito dopo entrò nel Palazzo, mormorando: -Prima o poi…-Non lo sopporto più.- commentò Melissa con disprezzo. -Ti ronza sempre intorno con le sue solite proposte vomitevoli.Alessandro non rispose; si limitò a farle cenno e lei mostrò la roba rubata, con tanto di cartellino ancora attaccato. Lui la prese, la esaminò mentre si fumava con noncuranza la sigaretta, e senza aprire bocca frugò in una tasca del giubbotto per tirarne fuori un sacchettino. Lo aprì e ne prese tre dosi già confezionate. -Eh, no, bello mio.- lo fermò Melissa agguantandogli il braccio. -Questa roba vale almeno quattro quartini.-Tre.-Quattro.-Allora te li puoi tenere.- concluse restituendole gli indumenti. Melissa rimase a fissare i vestiti trafugati, ripensando ai rischi corsi e per un attimo ebbe l‟impulso omicida di prendere il collo di Alessandro e di stringere fino a fargli strabuzzare gli occhi lascivi che aveva. -Ehi!- esclamò Isa per richiamare l‟attenzione, sempre più preda della crisi. Melissa sospirò, passò una mano sul volto e richiamò Alessandro, accettando il baratto. Appena ebbero le dosi rientrarono nel Palazzo e salirono al piano superiore, avvicinandosi all‟unica sedia fatiscente che fungeva da piano di appoggio. Entrambe tirarono fuori siringa, cucchiaio, limone e accendino e si prepararono a bucare. Isa imprecò più volte contro il tremito che le impediva di fare le cose con calma e Melissa alla fine le diede una mano a riempire la siringa. Isa usò la cintura dei pantaloni come laccio emostatico e continuando a bestemmiare contro i dolori dell‟astinenza cercò la vena. Quando ci riuscì, si iniettò il quartino, tappò meticolosamente la siringa e si lasciò andare contro la parete, godendosi il viaggio. Melissa la guardò ancora un attimo, quindi distolse gli occhi dall‟immagine riflessa di se stessa che le offriva l‟amica e con calma bucò, sospirando beata. Per un lungo momento rimasero in silenzio, ascoltando i ragazzi di sotto che parlottavano e si insultavano, poi, quando recuperarono le forze, si rimisero in piedi e senza una parola se ne andarono, consapevoli che il giorno dopo sarebbero tornate per un‟altra dose che le avrebbe condotte sempre più nel baratro. ~ Melissa spense il motorino nei pressi di Villa Borghese e con Isa si incamminò verso il luogo di ritrovo dei loro compagni di classe. Ormai 25 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio non mancava molto agli esami di stato, tuttavia ogni pomeriggio si riunivano per trascorrere un po‟ di tempo senza pensare alla scuola e ai compiti. -Quell‟Indiano mi fa veramente schifo.- iniziò Isa tirando indietro i capelli. -La prossima volta che mi propone una cosa del genere gli tiro un calcio nelle palle così la smette.Melissa inspirò a fondo il profumo degli alberi in fiore, mentre camminava con le mani in tasca dei pantaloni ed offriva il volto ai tiepidi raggi solari. -Non calcolarlo.- suggerì con un‟alzata di spalle. -È rimasta una dose per domani.- ricordò. Isa annuì e si morse le labbra, restringendo gli occhi. -La tieni tu?-Come vuoi.Melissa iniziò subito a pensare a dove nasconderla, non volendo che sua madre la scoprisse. Da quando i suoi genitori si erano separati le cose avevano iniziato ad andare meglio e anche se non navigavano nell‟oro potevano dirsi benestanti, grazie al lavoro che svolgeva sua madre. Con la scusa di prendere ripetizioni in alcune materie scolastiche, i soldi li aveva sempre e, comunque, la madre non glieli negava mai, a causa dei sensi di colpa che nutriva nei confronti della figlia: averla costretta a vivere per tanti anni con un padre violento e alcolizzato la faceva sentir male, a maggior ragione ora che vivevano più tranquille, senza più l‟incubo delle percosse. Ma quella tranquillità per Melissa era giunta troppo tardi: aveva già intrapreso la strada senza via di fuga che era l‟eroina, seguita a ruota da Isa, la quale continuava a vivere con i genitori che non facevano altro che litigare furiosamente. Ogni tanto si rifugiava da Melissa e trascorreva con lei la notte per non essere costretta a sentire le urla e gli insulti, muta testimone di una reiterata violenza in seno alla famiglia. A diciotto anni si era ritrovata senza più lacrime, senza più speranze e con un solo pensiero fisso in testa: la siringa di eroina e cocaina, la sua “palla veloce”. -Eccoli.- ammiccò Melissa. Isa guardò i loro compagni addossati a una panchina, lungo una delle strade che serpeggiavano all‟interno della villa, e fece loro un cenno di saluto con la testa. Stavano parlando di attori, di squadre di calcio, di telefilm e di partite, mentre fumavano una sigaretta dietro l‟altra per darsi un‟aria più matura. Una ragazza ne offrì a Isa e lei rifiutò dicendo: -No, grazie, il fumo fa male.A quelle parole Melissa la fissò in tralice e per poco non scoppiò a ridere. -Cristo santo,- insistette la ragazza, -ti conosco da cinque anni e continui a fare la puritana?L‟interpellata piegò le labbra in un sorriso gelido e rispose candidamente: -Già.26 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Ci sarà il concerto di Vasco tra un paio di mesi: ci andiamo?- propose uno dei ragazzi mentre si divertiva a palleggiare. -Io vengo.- si aggregò uno rubandogli il pallone. -Aho, stronzo! Ridammelo!-Vieni a prendertelo!- rise l‟altro allontanandosi. -Sempre i soliti scemi.- commentò una ragazza scuotendo la testa. Isa e Melissa sedettero sullo schienale della panchina e rimasero in silenzio, seguendo i vari discorsi senza interessarsi a nessuno in particolare. Si erano ormai rese conto che vivevano in due mondi diversi e che questi due mondi, che un tempo avevano avuto un effimero punto di incontro, ora correvano paralleli senza più alcuna possibilità di incrociarsi. Quella consapevolezza le metteva a disagio, facendole sentire due pesci fuor d‟acqua quando stavano con i compagni di scuola e, se da un lato non vedevano l‟ora di lasciarli, dall‟altro continuavano imperterrite a ricercare la loro compagnia per credersi migliori di quanto fossero. Ed ogni volta tornavano a casa con l‟amaro in bocca, prendendo nota che il baratro non si sarebbe mai più richiuso. Quando non ressero più i loro discorsi da normali adolescenti, salutarono e se ne andarono, in silenzio e meditabonde. -Posso dormire da te?- domandò Isa in un sussurro. -Sì.Come due sopravvissute ripresero il motorino e tornarono verso casa, ripromettendosi per l‟ennesima volta di non frequentare più i loro compagni di classe. ~ “Sequestrati a Roma dieci chili di eroina pura proveniente dalla Colombia in un blitz della Guardia di Finanza…” Tiziano si irrigidì e corse ad alzare il volume della radio. Ascoltò in silenzio la notizia che non gli parlava solo del sequestro, ma che, tra le righe, lo informava che ora l‟eroina rimasta sarebbe andata a ruba e che gli spacciatori l‟avrebbero venduta al doppio del valore, se non addirittura al triplo. E se la penuria persisteva, il costo sarebbe decuplicato. -Merda!- imprecò. Girò intorno al tavolo della cucina e aprì il cassetto che avrebbe dovuto contenere le tovaglie ma che invece era rifugio di siringhe già pronte per essere usate. Le contò: sei. -Merda!- ripeté guardandosi intorno. Aprì i pochi sportelli della cucina, perfino il forno; spostò tutta la roba, trovò un pezzo di hashish, ma niente eroina né cocaina. Passò una mano tra i capelli e li tirò indietro, mordendosi le labbra. A passo sostenuto si diresse nella camera da letto, rovistò tra gli scarsi indumenti, sotto i materassi e nell‟armadio, senza avere maggior fortuna e lo stesso fece nel minuscolo bagno. Quando si rassegnò all‟evidenza, imprecò, indossò il giubbotto jeans e uscì di casa. Salì sul Suzuki Samurai, l‟unica cosa che suo padre gli aveva permesso di prendere con sé quando era andato 27 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio via di casa un anno prima, e fece il giro dei pusher del quartiere. Con sgomento si rese conto che sembravano spariti tutti, come se il blitz li avesse evaporati insieme all‟eroina sequestrata e quando chiese lumi a un paio di tossici che trovò in un vicolo, pronti a inocularsi uno strano miscuglio che lui non riconobbe, e non seppero dargli notizie, con rabbiosa rassegnazione si avviò verso il Palazzo. Parcheggiò il fuoristrada e si inoltrò nel prato, le mani nelle tasche dei jeans neri, gli occhiali scuri sul naso per nascondere il colore degli occhi. Dover ricorrere ad Alessandro lo disgustava, ma in quel frangente non poteva farne a meno. Non sapeva neppure se l‟avrebbe trovato, talmente di rado e con insofferenza si recava al Palazzo. Mentre si avvicinava, ignorando volutamente la bellezza dei ruderi romani, si accorse che Alessandro c‟era ed era in compagnia di una ragazza che, con una minigonna mozzafiato, mostrava generosamente le gambe lunghe e affusolate. Con un‟imprecazione accelerò il passo e quando lo spacciatore lo vide gli fece un cenno, costringendo la ragazza a voltarsi. -Ogni volta che ti vedo mi sembra di incontrare la morte.- lo salutò Alessandro reprimendo un brivido. Tiziano lo mandò al diavolo e chiese a bruciapelo: -Quanta ne hai?-Aho, ma che avete le fregole?- borbottò accendendosi una sigaretta. -Hai sentito il notiziario?- ringhiò spazientito, mettendo le mani sui fianchi. -No, ma so tutto.-E allora fai meno lo stronzo e tirala fuori!- intimò. Alessandro ghignò e rispose: -Non ci sei solo tu, Morte.-Non me ne frega un cazzo degli altri!- urlò avventandoglisi contro. -Mi è stata sufficiente una volta andare a rota per sapere con certezza che non voglio ripetere l‟esperienza!A quel punto la ragazza, lasciata in disparte, provò a intervenire, dicendo con affabilità: -Guarda che non c‟è bi…-Sta‟ zitta, tu!- la liquidò Tiziano senza tante cerimonie, senza degnarsi neppure di girarsi a guardarla, troppo intento a fronteggiare Alessandro. Lei si irrigidì e stava per ribattere aspramente, quando aprì la borsetta e tirò fuori alcune bustine, sventolandogliele sotto il naso con pacata aria di superiorità. Alessandro sorrise divertito alla faccia che fece Tiziano e gettò via il mozzicone per godersi la scena. Questi deglutì, spostando lo sguardo dall‟eroina alla ragazza e fece mentalmente un rapido calcolo di quante dosi fossero. Quindi, più calmo, provò a sorridere conciliante, ma lei, impietosa, rimise il tutto dentro la borsa e rimase in attesa, a braccia conserte, lo sguardo cupo, il mento alzato a mo‟ di sfida. Il ragazzo si inumidì le labbra sottili, schioccò la lingua e mormorò: -Be‟… scusa, Alice.Lei esitò, mentre Alessandro continuava a sogghignare divertito, iniziando a rollarsi una canna. 28 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Ce n‟è ancora,- informò infine Alice con un gesto della mano, -solo che non vuole darmela.Tiziano si girò a fissare Alessandro e con aria minacciosa gli si avvicinò, dominandolo come un falco. Non era più il quattordicenne sbarbato e smaliziato alto quanto un soldo di cacio: ora le parti si erano invertite e la sua altezza incuteva sempre una certa soggezione, a maggior ragione perché era perennemente vestito di nero ed era magro come un chiodo. Per questo lo avevano soprannominato Morte e a lui non dispiaceva. Con gesti misurati prese il portafoglio, rovistò all‟interno e gli mise sotto il naso un centone, senza bisogno di aprir bocca. Alessandro seguì il profumo dei soldi e borbottò: -Senti, Morte, non posso darla tutta a voi due, gli altri…-Ancora gli altri?- ringhiò mostrando i denti. Il pusher gettò un‟occhiata verso il prato, per accertarsi che non sopraggiungesse nessuno, quindi gli fece cenno di seguirlo all‟interno del Palazzo. -Io lì non c‟entro.- gli ricordò secco. Con un‟alzata di spalle il ragazzo sparì all‟interno e lui si girò verso Alice, rimasta in silenzio vicino alla panchina. Si stava osservando distrattamente le unghie laccate di rosa, il peso del corpo su una sola gamba, i capelli lasciati sciolti lungo le spalle e con un sospiro spiegò: -Ho saputo del blitz mentre ero in macchina con un cliente e mi sono fatta portare direttamente qui.Tiziano annuì e passò una mano tra i capelli sporchi. -Dovresti lavarti: puzzi.- infierì Alice accendendosi una canna. -Sta‟ zitta, Cristo!Lei sorrise e con eleganza si mise seduta sulla panchina, lasciando che il sole le scaldasse il volto truccato. Tiziano la studiò e controvoglia dovette ammettere che aveva ragione: non si lavava da una settimana e forse era il caso che iniziasse a prendersi cura maggiormente del proprio aspetto se non voleva sembrare a tutti gli effetti un tossico. Alessandro uscì dall‟edificio, si fece consegnare i soldi e gli diede un paio di bustine; subito dopo li vide andar via, silenziosi e assorti, e con una scrollata di spalle rientrò nel Palazzo. ~ Lasciò che il getto d‟acqua della doccia lo rimettesse a nuovo e per un po‟ si crogiolò nel dolce far niente nel tepore del bagno, mentre dallo stereo in cucina giungevano le note di Master of Puppets. Sentì Alice fare eco alla voce baritonale di James Hetfield e sorrise al suo inglese stentato. Con un sospiro uscì dalla vasca grande quanto una doccia, si avvolse nell‟accappatoio e, senza curarsi dei capelli che gocciolavano impietosamente, uscì dal bagno e si affacciò in cucina. L‟amica cantava 29 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio tenendo il ritmo con la testa, mentre armeggiava tra i fornelli per preparare un piatto di pasta. Tiziano aprì il cassetto del tavolo, prese una siringa e stava per allontanarsi, quando Alice lo vide e si scurì in volto. Menando per l‟aria il mestolo, lo accusò: -Stai bagnando il pavimento.-Sì, lo so. Ora ripulisco.- rispose con disinteresse. Alice sbuffò, imprecò e lo mandò al diavolo, ben sapendo che sarebbe toccato a lei asciugare per terra. Quasi per ripicca si beò di annunciare con tono giulivo: -Stasera c‟è riunione in discoteca.A quelle parole Tiziano si bloccò e tornò sui propri passi, fissandola con astio. -Riunione?- ripeté con sarcasmo. -Lo sai, vero, che è solo un eufemismo per ritrovarci tutti insieme e bucare una volta di troppo?-Sì,- rispose alzando le spalle, -e per scoprire quanti sono schiattati.Tiziano ringhiò qualcosa di incomprensibile e fece un passo in avanti, fino a toccare il tavolo al centro della stanza, dove a mala pena potevano sedere quattro persone. -Sai bene come la penso su queste riunioni.- le ricordò con tono duro. Lei annuì, mormorando con tono piatto: -Sì, lo so. Quando vedi tanti sballati insieme a ballare e bucare ti senti un verme, perché vedi il riflesso di te stesso. Vedi la merda che sei diventato e ti rode perché non sai come fare a tornare a galla.-Perfetto.- sentenziò scandendo bene le sillabe. Lei si concentrò sulla pasta che bolliva e dopo un secondo disse: -E tu sai bene che io ci andrò.Tiziano rigirò la siringa tra le dita, aprì la bocca per dire qualcosa, quindi la richiuse e tornò in bagno, mentre Alice sorrideva tra sé e sé, sicura che non l‟avrebbe mai lasciata andare da sola. ~ Tiziano picchiettava con impazienza sul volante del Suzuki, mentre lo stereo gli teneva compagnia mandando le note di Heaven and Hell. Era da un po‟ che aspettava e iniziava a innervosirsi. Gettò un‟occhiata intorno e alla tenue luce dei lampioni prese nota dei gatti e dei cani randagi che giravano in cerca di cibo, dei gruppi di teppistelli di quartiere che scorrazzavano compiendo atti di vandalismo, degli sbandati come lui che si trascinavano lungo il marciapiede in cerca di una dose, dei palazzoni popolari dove la gente urlava, litigava, si accoltellava senza ritegno e sospirò tristemente. Era finito a vivere in uno dei peggiori quartieri periferici della capitale, probabilmente il più malfamato, ma era stato lì che aveva trovato quel buco di appartamento che pagava due lire e che aveva diviso con Alice. Una cucina minuscola, il necessario per far entrare un tavolino con quattro sedie malridotte e un piano cottura sempre sporco, un frigorifero perennemente vuoto e 30 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio qualche pensile con gli sportelli rotti; un bagno di due metri quadrati, dove la mini vasca era la cosa più ingombrante, e una camera da letto dove entravano a mala pena un armadio e i due lettini, quello suo e quello di Alice. Ma era la loro tana e ne andava fiero. Suo padre non lo aveva certo aiutato quando era andato via di casa, mentre sua madre gli aveva dato un po‟ di soldi, quel tanto da poter iniziare una vita tutta sua. Aveva anche trovato lavoro presso un distributore di benzina, un lavoraccio che pagava poco e che lui arrotondava dando ripetizioni di italiano e storia ai ragazzi delle medie. Aveva visto con i propri occhi gli altri suoi coetanei finire peggio di lui, sempre buttati sulle strade, senza un soldo in tasca, pronti a commettere qualsiasi delitto pur di racimolare un quartino e aveva giurato che non sarebbe mai arrivato a quei livelli. Aveva ancora una dignità da difendere. La portiera si aprì all‟improvviso, distogliendolo dalle proprie amare riflessioni e fissò Alice che entrava e si osservava allo specchietto per controllare il trucco. -Come sto?- domandò sfiorandosi l‟occhio con un dito. Tiziano la studiò e si soffermò sul seno appena accentuato da un reggiseno imbottito, sui capelli raccolti a coda di cavallo con alcuni ciuffetti volutamente lasciati liberi per incorniciare l‟ovale del volto e sospirò, rispondendo: -Come sempre: divinamente.-Allora possiamo andare.- concesse con un sorriso. Il ragazzo mise in moto e partì in direzione della discoteca. Da cinque anni ormai, da quel famigerato martedì grasso, aveva rinunciato a rivedere il suo amico in paludamenti maschili: da allora il suo vecchio compagno di classe era diventato Alice per tutti, palesando senza mezzi termini la sua omosessualità. Ma quello che più colpiva era che non sembrava un travestito: la pelle candida, i capelli chiari, il corpo esile, il pomo d‟Adamo quasi invisibile, il tono di voce dolce e i modi discreti, niente affatto esasperati di molti travestiti, lo facevano apparire come una vera donna, per giunta splendida. Grazie alle cure che dedicava al suo corpo, poi, non si notava neppure che fosse un tossico e questo l‟avvantaggiava con i clienti. Per Alice l'unico modo di fare soldi era prostituirsi e guadagnava bene con la cerchia ristretta di clienti fissi, alcuni dei quali era costretta a portare a casa e in quelle occasioni Tiziano veniva letteralmente buttato fuori per lasciare il campo libero. -Quante spade abbiamo?- s‟informò Alice. -Due.La ragazza piegò le labbra in un sorriso e commentò: -Non vuoi strafare, vero?Tiziano non rispose: si concentrò sulla guida, mentre Ronnie James Dio continuava a cantare attraverso lo stereo. Quando giunsero al locale, individuarono subito Alessandro e Claudio nei pressi dell‟entrata, pronti ad adescare nuovi clienti con il miraggio di vendere loro il paradiso in terra. Si limitarono a fare un lieve cenno di 31 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio saluto con la testa prima di superare il cordone dei buttafuori, seguiti dai commenti salaci di Claudio rivolti ad Alice. -Lascia stare.- intimò la ragazza a Tiziano, il quale si era girato per andare ad affrontarlo una volta per tutte. -Non vale la tua attenzione.Questi restrinse gli occhi, fissando l‟altro come se avesse voluto incenerirlo, ricevendo in cambio uno sguardo che era una evidente provocazione e con un grugnito poco elegante desistette solo perché Alice lo aveva afferrato per un braccio per trascinarlo via, e come entrò nel locale fece una smorfia alla musica che il DJ mandava a tutto volume per far ballare i ragazzi. Non gli era mai piaciuta, non la capiva e per quel motivo odiava le discoteche, senza contare che non sapeva ballare e che trascorreva tutto il tempo seduto su uno dei salottini a sorbirsi le stupidaggini che sentiva uscire dalla bocca degli altri. Alice, invece, si metteva a ballare per tutto il tempo e si lasciava corteggiare sfacciatamente da tutti i ragazzi che l‟avvicinavano, senza mai andare oltre, perché aveva imparato a proprie spese quanto potesse essere crudele l‟uomo alla scoperta che la donna adescata fosse del suo stesso sesso. Alessandro raggiunse Tiziano sul salottino e si lasciò cadere a peso morto, sospirando e fissando Alice che si dimenava in pista. -Non posso crederci che sia…- e lasciò la frase in sospeso, scuotendo la testa. Tiziano grugnì qualcosa, quindi lo avvertì a muso duro: -Se sento ancora una volta quello stronzo dell‟Indiano rivolgersi così ad Alice, lo ammazzo.-L‟Indiano è fatto così, lo sai, ma non è cattivo.L‟altro lo fulminò con un‟occhiataccia e subito dopo si alzò per andare a prendersi qualcosa da bere. Si rendeva conto di essere insopportabile, gli capitava ogni volta che era costretto a quegli squallidi ritrovi, dove vedeva a stretto contatto ragazzi normali e tossici e quella sottile differenza lo infastidiva, gli rammentava la vita normale alla quale aveva rinunciato per farne una sempre sull‟orlo del precipizio. Fintanto che riusciva a mantenere un aspetto pulito e a bucare solo due volte al giorno, allora poteva provare a condurre una parvenza di vita regolare; se invece avesse continuato a frequentare quei ritrovi, che avevano come unico scopo quello di bucare una volta di troppo, si sarebbe ritrovato a fare la fine di coloro che avevano bisogno di farsi almeno ogni due ore per non andare in astinenza. E allora non sarebbe più riuscito a mantenere il controllo. Già essere andato al Palazzo gli aveva fatto capire che era pronto a fare il passo più lungo della gamba pur di avere una dose e questa sua debolezza non riusciva a perdonarsela. Tornò al salottino con un drink e trovò Alessandro in compagnia di due ragazze dall‟aspetto pulito. Ecco le prossime vittime, pensò con disgusto, riprendendo il suo posto. -Ehi, Morte, ti presento due amiche.- iniziò Alessandro. -Lei è Melissa e lei Isa.32 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Le due ragazze abbozzarono un sorriso e la rossa, che rispondeva al nome di Isa, commentò pungente: -Morte? Quale estrema arroganza…!Lui la degnò di attenzione solo per un attimo, prendendo nota dell‟errore in cui era caduto: le due presunte vittime erano già avvezze all‟eroina. Stava per ribattere, quando si accorse dello strano sguardo di Melissa che lo mise sul chi va là. Sembrava come se avesse appena riconosciuto qualcuno, più precisamente lui, e la situazione lo irrigidì oltremodo, anche perché era certo di non averla mai incontrata prima. Per non risultare subito antipatico e scortese, si limitò a sorseggiare in silenzio la bevanda e subito si maledisse: avrebbe fatto meglio a prendere il suo solito latte e menta. In quel momento sopraggiunse Claudio e Tiziano non mancò di notare l‟astio apparso immediatamente negli occhi delle due ragazze. A quanto pareva si trovavano sulla stessa lunghezza d‟onda, almeno per quanto riguardava Claudio e quella percezione gli piacque, facendogli sembrare più simpatiche le nuove arrivate. -Chi vuole ballare?Isa e Melissa declinarono volentieri l‟offerta e Tiziano sogghignò tra sé e sé nel vederlo fare una smorfia prima di gettarsi nella mischia da solo. -Qual è il tuo vero nome?- volle sapere Melissa fissandolo negli occhi attentamente. -E saperlo ti cambierebbe qualcosa?- rimandò acido. Lei si irrigidì, impreparata a quella risposta maleducata e non riuscì a replicare, memore di un lontano giorno a Piazza di Spagna. Se lo ricordava più gentile, non così burbero e freddo e la scoperta la infastidì. -Tiziano.- si presentò poi, mestamente, rendendosi conto che lei non aveva colpa del proprio disagio. -Be‟, meglio di Morte!- rise. Lui annuì vagamente e terminò di bere, iniziando a chiedersi che fine avesse fatto Alice. Scrutò la pista, riconoscendo alcuni tossici che ballavano strafatti, gomito a gomito con ragazzi puliti, e si domandò quanti fossero sopravvissuti dall‟ultimo raduno. -Carlo è andato.- annunciò Claudio tornando al salottino, dando voce al pensiero di Tiziano. -Carlo?- ripeté Alessandro allibito. -Ma se gli ho venduto la roba proprio l‟altro giorno…-Ieri sera.- spiegò mettendosi seduto accanto a Isa. -Lo hanno trovato stecchito, con l‟ago in vena.-Un vostro amico?- domandò Melissa. -Sì.- rispose Alessandro con tono mesto. Tiziano lo studiò con attenzione, celando un evidente stupore e con sarcasmo pensò che, tutto sommato, forse un cuore ce l‟aveva anche lui. In quell‟istante Alice emerse dalla pista, con il volto accaldato, gli occhi splendenti, il sorriso sulle labbra e si sedette accanto a Tiziano, fissando con curiosità le nuove arrivate. Queste ricambiarono lo sguardo, 33 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio domandandosi chi fosse e a Melissa non sfuggì come toccasse Tiziano con una certa familiarità. -Chi hai visto?- s‟informò Alessandro accendendosi una canna. -Diversi bucomani, quasi tutti quelli dell‟altra volta.- rispose scansando un riccio che le ricadeva ribelle sul volto. -Vado a prendere da bere.- disse rivolta a Tiziano. Lui la fermò e le chiese cosa preferisse, prima di andare al bar per fuggire da lì e Alice ne approfittò per concentrarsi sulle due ragazze. Si accorse di come la moretta avesse seguito Tiziano con lo sguardo e con noncuranza si presentò: -Ciao, io sono Alice.-Io Melissa.Isa si accorse in ritardo di dover dire qualcosa, quando prese coscienza che le due ragazze la fissavano in attesa di qualcosa e con le gote rubiconde, consapevole di essere rimasta incollata a fissare la nuova arrivata, si presentò in un mormorio sommesso. -Hai un bel colore di capelli.- le disse Alice. -Ah… sì, peccato per le lentiggini.-Sono belle anche quelle.- asserì con un sorriso. Isa si irrigidì, scombussolata per qualcosa che non riusciva a focalizzare e ringraziò il ritorno tempestivo di Tiziano con latte e menta. Approfittò dell‟attimo per alzarsi e con insofferenza si rivolse a Melissa, dicendo: -Vado a ballare.L‟amica la vide sparire sulla pista e dopo un po‟ salutò e la raggiunse, lasciandosi trasportare dalla musica e dall‟ebbrezza di aver finalmente conosciuto il suo D‟Artagnan. 34 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 2 -Non ne ho più.- ripeté Alessandro esasperato. -Questo non è possibile.- gemette Melissa seguendolo all‟interno del Palazzo. Il solito gruppo di tossici bivaccava in mezzo alla puzza di piscio e sterco, dividendo lo spazio con i piccioni e i loro escrementi e la ragazza storse il naso al tanfo e alle mosche che regnavano sovrane. Dopo tutto quel tempo, ancora non riusciva ad abituarsi. -Alex, ti prego, ne abbiamo bisogno.- insistette querula. -Ed io ti ripeto che non ne ho più!- sbottò allargando le braccia. -È finita. Finita, lo capisci? E dobbiamo ringraziare la fottuta spia che ha fatto la soffiata ai finanzieri.-Che vuoi dire?-Che non so quando ne avrò altra.Con occhi sgranati dall‟orrore alla prospettiva di rimanere senza sostentamento, si girò verso il gruppetto di tossici raccolto in un angolo del Palazzo, sporco e segnato da anni di abuso di stupefacenti, e deglutì per darsi coraggio. Si morse le labbra e si avvicinò, fissando i loro corpi emaciati, maleodoranti, gli occhi cerchiati di rosso, i denti mancanti e chiese con un gemito: -Avete da vendermi qualcosa?Uno degli interpellati la sbirciò dall‟alto in basso, prendendo nota del suo aspetto ancora pulito, pensando che presto sarebbe diventata come lui e scosse la testa con aria stanca. -Neppure un po‟ di fumo?- insistette caparbia, negli occhi la speranza mai morta. -No. Quello che abbiamo ce lo teniamo stretto.-Posso pagarti.- perseverò sull‟orlo della disperazione. L‟altro non rispose: continuò a fissarla con sguardo vacuo, come se neppure fosse lì e lei alla fine chinò la testa, tornando scornata accanto ad Alessandro, intendo a rollare uno spinello. -Dimmi almeno dove posso trovarla.-Non ne ho idea.-Che schifoso bastardo…- sibilò tra i denti. Lui sogghignò e alzò le spalle, lasciando capire che la cosa non lo toccava minimamente, divertendosi a soffiarle il fumo sul viso. Melissa strinse i pugni e in quel momento, provvidenziale più che mai, sentì Isa che la chiamava. Lanciò un‟occhiataccia al ragazzo, quindi uscì con stizza dal Palazzo, avvicinandosi all‟amica per metterla al corrente della situazione. Per un po‟ confabularono tra loro, mentre il sole calava 35 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio all‟orizzonte, tinteggiando i muri dell‟edificio di un bel rosso acceso, rendendolo migliore di quanto fosse. -Cerchiamola altrove.- propose Isa. -Roma è piena di pusher.-Sì, ok.Attraversarono il prato e tornarono al motorino, mettendosi a setacciare tutti i luoghi in cui sapevano c‟erano spacciatori, eppure quei pochi che riuscirono a contattare diedero la stessa risposta di Alessandro: l‟eroina era nuovamente sparita da Roma per colpa di una retata. Nella forsennata ricerca di una dose, si accorsero che molti altri tossici si trovavano nelle loro stesse condizioni, alcuni più disperati di altri che vomitavano in continuazione, e comunque tutti alla ricerca di un quartino da iniettarsi in vena per lenire i dolori, pronti a vendere l‟anima al diavolo se fosse stato necessario. Era ormai notte inoltrata quando si rassegnarono a rientrare a casa, sul volto il terrore di come superare la crisi che sarebbe arrivata a breve e di cui già avvertivano i primi sintomi. -Posso rimanere da te?- domandò Isa stringendosi nelle braccia. -Stare a rota e sentire i miei che si massacrano di botte non è certo il massimo in queste condizioni. Potrei anche arrivare a uccidere.L‟amica annuì e in silenzio parcheggiarono il motorino e salirono a casa. La madre di Melissa aveva già apparecchiato e stava finendo di preparare la cena, quando loro entrarono, nell‟aria il buon profumo di cucinato. -È questa l‟ora?- sbraitò girando il sugo nella pentola. Le due ragazze non risposero e la donna si girò, sospirando alla vista del terzo incomodo. Notò l‟aria stanca di entrambe e con un sorriso le invitò a prendere posto a tavola, dicendo: -Isa, dovrai accontentarti: non avevo previsto che ci saresti stata anche tu.-Grazie, va benissimo anche solo un po‟ di pasta. Lei è sempre così gentile…-Per me è un piacere, sei cresciuta qui ed io ti considero come una figlia, lo sai.Lei annuì con un sorriso di circostanza e si mise seduta, mentre l‟amica aggiungeva un coperto. Mangiarono cercando di tenere viva una conversazione in realtà morta fin dal principio, con la madre di Melissa che s‟informava sulla scuola, sulle ripetizioni e sugli imminenti esami di stato. -Hai già deciso cosa farai dopo?Isa sbirciò di sottecchi l‟amica, sperando che mettesse termine a quell‟agonia e con un sospiro diniegò. -Dovresti pensarci, sai?-Ci penserò.-Bene. Che frutta preferisci?- domandò alzandosi e avvicinandosi al frigorifero. -Sto bene così, grazie.- si affrettò a rispondere. 36 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Sì, noi andiamo a riposare.- s‟intromise Melissa prendendo la palla al balzo, facendo cenno all‟altra di seguirla. La donna provò a trattenerle, ma loro si chiusero in camera e si lasciarono cadere sui letti. Per un lungo momento rimasero in silenzio, fissando il soffitto bianco dove pendeva un lampadario con le pale, unico refrigerio durante la calura estiva, quindi Melissa allungò la mano per prendere il telecomando sul comodino e sintonizzare il televisore su Videomusic. Rimasero in silenzio ad ascoltare un po‟ di musica, fingendo interesse per i video trasmessi, fin quando Isa si alzò e frugò nelle tasche del giubbotto per recuperare l‟ultima canna a disposizione. -Che fai?- domandò Melissa. -Indovina.-Sei matta?- sussurrò raggiungendola e bloccandola. -Se mia madre se ne accorge…-Apri la finestra, così il fumo andrà via.-No, aspetta.- disse fissando a occhi sgranati lo spinello, la bocca secca.Potrebbe essere la nostra ultima risorsa…Isa stava per ribattere, quando la vicinanza dell‟altra la colpì come un pugno nello stomaco, inebriandola ed obliandola con il suo profumo e lentamente annuì, posando con lentezza lo spinello sul comodino prima di domandare: -Hai alternative alla scimmia?L‟altra aprì la bocca senza riuscire ad articolare alcun suono, lo sguardo sul disperato e Isa approfittò dell‟attimo per prenderla per la nuca e costringerla a baciarla. La sorpresa colse Melissa impreparata e solo dopo il primo attimo di smarrimento riuscì a darle una spinta per allontanarla, gli occhi sgranati e il cuore che le batteva indemoniato. -Che… cazzo fai?- sussurrò allibita, passando una mano tremante tra i ricci neri. -Secondo te?- replicò insofferente, iniziando a togliersi la maglia. Melissa rabbrividì, scuotendo la testa senza rendersene conto, incapace di fare un solo gesto per fermarla, obnubilata dalla mancanza di eroina. Isa sorrise al suo imbarazzo e senza darle il tempo di pensare l‟abbracciò e tornò a baciarla, vincendo la poca resistenza. -Siamo pazze…- sussurrò Melissa dopo un po‟, tenendole il volto tra le mani, fissando per la prima volta con consapevolezza gli occhi verdi dell‟altra. -Sì, però sembra un ottimo diversivo al problema.- rispose Isa insinuando la mano sotto il maglione. Melissa avvampò quando sentì che le accarezzava il seno e con un gemito la strinse a sé, dimentica dell‟astinenza e di tutto il mondo esterno. ~ Il trillo della sveglia gli perforò il timpano e con un‟imprecazione allungò il braccio per mettere termine a quella tortura. Si concesse il 37 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio lusso di restare ancora qualche minuto a crogiolarsi nel letto, quindi sospirò sentendo sopraggiungere i dolori dell‟astinenza e con un gemito si portò seduto. Prese la testa tra le mani e lo sguardo gli cadde sul letto di fronte, dove dormiva Alice. Ogni volta che faceva il turno di mattina la invidiava perché poteva dormire, ma il suo lavoro era importante, lo faceva sentire normale, e non poteva permettersi il lusso di mancare o di fare tardi. Con uno sbadiglio si alzò, fece due passi e inciampò in qualcosa buttato disordinatamente a terra: gli stivali di Alice. Un conato improvviso di vomito l'assalì e corse in bagno appena in tempo. Inspirò a fondo, si pulì la bocca e stropicciandosi gli occhi si mirò allo specchio. Toccò il volto dove una peluria scura si allungava nella speranza di divenire barba e con un sospiro si lavò il viso assonnato. Quindi si diresse in cucina, preparò il solito bicchiere di latte che era tutta la sua colazione e mentre lo sorseggiava lo sguardo gli cadde sulla foto attaccata alla parete: lui e Alice a Villa d‟Este, accanto a una delle innumerevoli fontane. Guardare quella foto gli faceva sempre uno strano effetto: era l‟ultima immagine di Alice in abiti maschili. Erano ancora felici all‟epoca e i loro sorrisi erano lì a testimoniarlo, ignari che pochi giorni dopo, durante il carnevale, avrebbero intrapreso la strada infinita dell‟orrore. Con un brivido si riscosse, terminò di bere il latte e, come seconda colazione, aprì il cassetto e tirò fuori siringa e laccio. Bucò e subito dopo i dolori passarono come per magia, facendolo tornare a vivere normalmente. Con calma ripulì la siringa, la tappò e la ripose per usarla di nuovo; quindi si diresse in bagno per lavarsi, vestirsi e legare i capelli a coda. Prima di uscire mise la divisa in una borsa e dopo aver lanciato un‟ultima occhiata ad Alice, si chiuse la porta alle spalle. ~ Era stanco e non vedeva l‟ora di tornare a casa per potersi fare un quartino e buttarsi sul letto. Aveva trascorso la giornata a riempire serbatoi di macchine, moto e camion, a pulire decine di vetri, a controllare l‟olio e le gomme e non ne poteva più. Salì a piedi i due piani e aprì la porta un istante prima di venire letteralmente investito e gettato da parte da un energumeno che non ci pensò due volte a mandarlo al diavolo e proseguire impettito per la sua strada. Tiziano inarcò le sopracciglia, non capendo cosa stesse succedendo, ma appena dalla camera gli giunse il pianto di Alice, girò sui tacchi e si precipitò sulle scale, raggiungendo l‟uomo nell‟androne del palazzo. Lo ghermì a un braccio e nell‟istante in cui quello si girava, lo colpì con un pugno in faccia, con tale violenza che si fece male alla mano. L‟uomo barcollò e roteò gli occhi allibito, prima di sentire il secondo pugno allo stomaco. Si piegò in due dal dolore, annaspando per cercare l‟aria venuta meno, ma Tiziano lo afferrò per il giubbotto e lo scosse rudemente, prima di agguantarlo per il collo e tenerlo attaccato al muro, sibilandogli in faccia, minaccioso come una tempesta: 38 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Se ti rivedo avvicinarti ad Alice ti ammazzo!-Che… cazzo…-Hai capito, schifoso pezzo di merda?- urlò continuando a strattonarlo e a fargli sbattere la testa contro la parete. Il tramestio fu tale che una delle porte dei tre appartamenti a piano terra si aprì e una signora di mezza età fece capolino nell‟androne per vedere cosa stesse succedendo e il ragazzo l‟aggredì urlando: -Richiudi quella cazzo di porta!La donna allibì sgranando gli occhi, fece il segno della croce e subito ubbidì, lasciando che si ammazzassero tra loro, rifugiandosi nella preghiera. L‟uomo provò a liberarsi, ma Tiziano non mollò la presa e solo quando lo vide annuire inspirò a fondo per recuperare il controllo. -Ti ammazzo, ricordalo!- promise prima di sputargli addosso. L‟altro si toccò la guancia colpita e il labbro sanguinante e gli gridò dietro: -Te la prendi troppo, scemo! È solo una mignotta!A quelle parole si girò di scatto e gli sferrò un calcio negli stinchi, facendolo cadere a terra e subito dopo gliene sferrò un secondo nelle reni, facendolo urlare di dolore. -Non lo ripetere mai più, schifoso succhiacazzi!L‟uomo si aggrappò alla parete per sorreggersi e a tentoni raggiunse il portone per andarsene, mentre Tiziano tornava a casa facendo gli scalini due a due. Raggiunse Alice in camera e la vide con un occhio gonfio per un pugno ricevuto e imprecando le si avvicinò, vincendo la sua ritrosia. -Cosa ti ha fatto?Lei tirò su con il naso, poi lo soffiò in un fazzoletto e cercò di darsi un contegno, coprendosi con la vestaglia. Tiziano notò che era strappata in più parti e bestemmiando l‟abbracciò, mormorando: -No, non me lo dire. Sappi che non lo vedrai mai più.Lei annuì lasciandosi cullare come una bambina e sentì di nuovo le lacrime pungerle gli occhi. -Aspetta, ti porto un bicchiere d‟acqua.-No, non lo voglio. Io…Si sciolse dall‟abbraccio e alzò lo sguardo su di lui, sentendo l‟occhio dolerle per il colpo ricevuto e mestamente continuò: -Mi spiace che tu abbia assistito.-Non dirlo neppure per scherzo. Mi rammarico solo di non essere giunto prima. Era un cliente nuovo, vero? Non l‟avevo mai visto in passato.-Sì, uno nuovo. Mi sono fidata, ma…-Niente ma, tanto non lo vedrai più.- ripeté accarezzandole i capelli. -Dai, vediamo di mettere un po‟ di ghiaccio su quell‟occhio. A proposito, ce l‟abbiamo il ghiaccio?- domandò andando in cucina. Alice lo seguì continuando a tirare su con il naso e si mise seduta al tavolo, mentre lo guardava armeggiare dentro il freezer. Lo vide prendere un coltello e grattare le pareti piene di ghiaccio per racimolare la brina e avvolgerla in un pezzo di stoffa e scosse appena la testa. Sopportò 39 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio pazientemente che le appoggiasse l‟involucro sull‟occhio e strinse i denti per non urlare al contatto con il gelo. -Vedrai che dopo starai meglio.- le assicurò con un sorriso. -Tu non stai bene, invece.- rispose tirando fuori una siringa dal cassetto e porgendogliela. Tiziano sciolse i capelli che sul lavoro teneva sempre legati e si lasciò cadere sulla sedia, inspirando a fondo. Sotto lo sguardo vigile di Alice tirò su la manica del maglione e bucò, riprendendo a vivere meglio. In silenzio osservò l‟amica, la vestaglia che a mala pena copriva il petto piatto, i lunghi ricci biondi come il miele che le circondavano il volto dolce e delicato, le mani affusolate dalle unghie laccate di bianco e si chiese come avesse fatto madre natura a sbagliare in modo così evidente. Alice si accorse dell‟esame cui era sottoposta e provò a sorridere. -Non sapremo mai perché.- gli disse. -Come non sapremo mai il perché del colore dei tuoi occhi.Tiziano si sorprese della facilità con cui aveva letto nei suoi pensieri e d‟istinto girò lo sguardo sulla foto, prima di borbottare qualcosa e sparire in bagno. ~ Isa alzò il volto al cielo e chiuse gli occhi, lasciando che il sole la scaldasse, mentre sentiva che il metadone stava a poco a poco lenendo i dolori dell‟astinenza. Seduta sulla panchina accanto a lei, Melissa armeggiava per iniettarsi anche lei l‟oppioide e poter tornare a vivere. Avevano marinato la scuola per andare alla ricerca disperata di una dose, scosse da tremiti convulsi, da dolori muscolari e da un continuo senso di nausea, e solo per miracolo avevano incontrato una ragazza che aveva suggerito di andare all‟ospedale per farsi dare il metadone. Non avevano messo tempo in mezzo e con il motorino si erano dirette al più vicino nosocomio, finendo al pronto soccorso, dove, tra suppliche varie, alla fine avevano ottenuto l‟agognato sostituto dell‟eroina. Ora, sedute su una panchina dell‟ospedale, circondate da gatti e da tossici che si trascinavano come derelitti, ricominciarono a vivere e a rendersi conto di quello che accadeva loro intorno. -Dio…- gemette Isa prendendosi la testa tra le mani. -Mai più…Melissa inspirò a fondo, le membra rilassate che riuscivano a percepire il tiepido calore del sole, la mente chiusa a tutto, tranne al benessere che la pervadeva. Finalmente l‟incubo era terminato. Almeno fino alla prossima astinenza. Come un lampo improvviso ricordò la nottata trascorsa e azzardò un‟occhiata in direzione dell‟amica, intenta a commiserarsi. Osservò i giochi di luce che il sole rifletteva sui suoi capelli rossi, sbirciò le sue spalle esili ed ossute e sospirò. -Che, avete del fumo?Entrambe alzarono la testa sorprese e fissarono il ragazzino in piedi davanti a loro che mendicava un po‟ di veleno. 40 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -E pensi che se ne avessimo lo daremmo a te?- rispose Isa acida, raddrizzando la schiena. Quello corrugò le sopracciglia e con un profluvio di imprecazioni se ne andò, mentre Melissa spiava l‟amica come se fosse impazzita. Lei si accorse dell‟esame e con insofferenza si alzò dalla panchina, mettendo le mani in tasca dei jeans e allontanandosi di qualche passo. Dietro uno degli edifici vide una volante della polizia parcheggiata e poco oltre due agenti che parlottavano tra loro e la sola visuale la fece impallidire. Tornò accanto all‟amica e con un gesto vago della mano suggerì: -Dovremmo muoverci.Melissa annuì e si alzò, comprendendo che non potevano permettersi di rimanere ancora senza una dose. Lentamente si avviarono verso il motorino parcheggiato dinanzi all‟entrata principale e in silenzio partirono in direzione del Palazzo. Seduta dietro Melissa che guidava, Isa lasciò che i capelli dell‟amica, smossi dal vento, le accarezzassero il volto, che il suo odore le riempisse le narici e con noncuranza le posò la mano sulla spalla, stringendo appena. Melissa si irrigidì al tocco, ma non si oppose e continuò a concentrarsi sulla guida, destreggiandosi nel traffico caotico dell‟Urbe. Quando giunsero in prossimità del prato, parcheggiarono e si inoltrarono sulla stradina acciottolata, accorgendosi della presenza di tante persone che accompagnavano i loro cani a fare i bisogni mattutini. Per lo più giovani che facevano capannello, mentre i loro fidi amici giocavano tra loro rincorrendosi, felici di potersi sgranchire le zampe e Isa rimase a guardarli affascinata. -Guarda quello che bello.- disse ammiccando a un husky. Melissa lo guardò e annuì, ricordando un giorno lontano quando, piccole eppure consapevoli del loro amore per gli animali, avevano fantasticato sulla loro vita futura insieme a cani e gatti. Chinò la testa, constatando con amarezza che non riuscivano a prendersi cura di loro, figurarsi di un animale. Prese una mano dell‟altra e la costrinse a muoversi. In prossimità del Palazzo videro Alessandro e Claudio circondati da un nutrito gruppo di tossici che reclamavano le loro dosi quotidiane e si avvicinarono quel tanto da ascoltare mantenendo una debita distanza. Gli animi infervorati erano dovuti alla mancanza di eroina e Alessandro non sapeva più come contenere la loro disperazione. -Non possiamo continuare così, lo sai.-Già, ci devi dare la roba, altrimenti…-È da ieri che sto male, Cristo!-Quello stronzo si è fregato la mia ultima spada!-Io con questa pancia dove vado? Eh? Dove vado?- insistette una ragazza in avanzato stato di gravidanza, indicando il ventre rigonfio. -Aho!- urlò Alessandro cercando di far tacete tutti. -Guardate che anche io sto male, sto proprio come voi, che cazzo vi credete? È da ieri che non buco e non ho idea di quando lo farò di nuovo! Quindi smettete di rompermi i coglioni, non vi sopporto più!41 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio A quelle parole tutti smorzarono i toni e si guardarono con aria smarrita e terrorizzata al contempo, non sapendo cosa fare. -Dovete accontentarvi del metadone, come sto facendo io.- concluse Alessandro girandosi verso Claudio, ritenendo chiusa la discussione. Melissa e Isa guardarono e ascoltarono in silenzio il gruppetto di sbandati che mendicava una dose, soprattutto la ragazza incinta, che si mordeva le unghie delle mani in continuazione. Come loro, avevano momentaneamente placato i dolori dell‟astinenza con il metadone, ma terminato l‟effetto si sarebbero ritrovati di nuovo a dover lenire gli spasimi dell‟astinenza per mancanza di veleno. -Pensi che il bambino gradisca la scimmia?- mormorò Isa fissando il pancione. Melissa rifletté un attimo, ribattendo: -E tu pensi che gradisca la roba?L‟altra scosse la testa e con disprezzo commentò: -Come si fa a far del male a una creatura?A quel punto Melissa si girò per guardarla, osservando il suo volto dalle guance paffute dell‟adolescente e le fece notare: -Anche noi eravamo creature quando quello stronzo ci ha fregato.- e ammiccò verso Alessandro. Isa annuì mestamente, ripensando a quando, due anni prima, un gruppo di amici aveva fatto loro conoscere Alessandro e Claudio, introducendole in quel tunnel senza uscita che era lo spinello prima e la siringa dopo. Era stata una lenta quanto inesorabile discesa verso l‟Ade e si reputavano fortunate, perché ancora bucavano una sola volta al giorno. Ma non sarebbe durato a lungo: già adesso si rendevano conto che una sola dose non riusciva più a coprire l‟arco della giornata e presto avrebbero dovuto bucare con più frequenza. La prospettiva di diventare delle sopravvissute come quel gruppetto davanti al Palazzo le inorridiva, pur tuttavia avevano imparato come funzionasse: prima atterrivano al pensiero del buco, quindi all‟idea di bucare una volta la settimana, poi una al giorno ed ora non si sarebbero meravigliate se avessero sceso l‟ennesimo scalino verso l‟Ade. -Andiamo via.- mormorò Isa girandosi di scatto. Melissa esitò, quindi la seguì e in silenzio si avviarono verso il motorino, pensando a come rimediare il quartino altrove. ~ Videro i loro compagni di classe sulla solita panchina a Villa Borghese e li raggiunsero con aria stanca. -Che fine avete fatto?- domandò Francesca, una delle ragazze. -Bello fare sega, eh?-Già, mentre noi sopportavamo la lezione infinita di italiano.- rincarò Giulia, la più carina della classe e la più vanitosa, che si studiava pigramente allo specchietto. -Accidenti, il rossetto è quasi andato.gemette puerile. 42 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio L‟occhiata che le lanciò Isa era fin troppo eloquente e Melissa intervenne subito, rispondendo: -Ieri sera abbiamo bevuto troppo e stamane eravamo distrutte.Uno dei ragazzi la studiò attentamente e stava per dire la sua, quando uno dei compagni di classe lo invitò a dare due calci al pallone per allontanarsi dai pettegolezzi delle donne che lui non comprendeva e mal sopportava e si allontanò tenendosi la propria opinione. -Vuoi?Isa fissò il pacchetto di sigarette, offerto dalla solita amica che non capiva e replicò acida: -Tu devi essere di coccio, Cristo. Ti ho ripetuto mille volte che non fumo.L‟altra la degnò appena di uno sguardo e alzò le spalle con indifferenza, riprendendo la discussione su alcuni attori con il gruppo di ragazze sedute sull‟erba accanto alla panchina. Melissa mise una mano sulla spalla di Isa e la guardò con comprensione, lasciandole capire di non prendersela, perché la loro compagna non sarebbe cambiata. Isa annuì appena e si concentrò sui bambini che giocavano a pallone o andavano sui pattini, oppure in bicicletta, seguiti dai genitori che non li perdevano d‟occhio. Poco oltre c‟erano coppiette sdraiate sull‟erba, indifferenti al tramestio di gente, mentre un uomo sbarcava il lunario facendo fare giri su un carretto trainato da due pony non più giovani; sul limitare della villa che si affacciava su Piazza del Popolo stazionavano auto d‟epoca e potenti Ferrari nella solita mostra annuale. Tutto intorno era uno sbocciare di primavera che invogliava a mettere via i giubbotti per rimanere in maniche di camicia e all‟improvviso sentì la voglia di un gelato. -Ma sul serio preferisci quel tipo d‟uomo?- esclamò Francesca toccandosi i fluenti capelli biondi di cui andava fiera e, di conseguenza, sentendosi in dovere di guardare le altre dall‟alto in basso. La domanda riportò Isa al gruppo di amiche che discutevano sedute sulla panchina e si interessò all‟argomento. -Perché, ti fa schifo?- ribatté Giulia, passandosi il rossetto sulle labbra. -Tu devi esserti bevuta il cervello!- rincarò Francesca. -Possibile che ti piacciano gli uomini maturi, con la pancia e la chierica?-E allora? Sono quelli che hanno i soldi, non lo sai? Non so che farmene di uno sbarbatello che non ha una lira in tasca.-E tu… scoperesti con un essere che potrebbe essere tuo padre?esclamò inorridendo. -E tu no, se ti facesse vivere nel lusso?- ribatté acida. Isa e Melissa si scambiarono un‟occhiata di incredulo disgusto, quando videro Giulia aprire la borsetta, tirare fuori il portafoglio e mostrare tre pezzi da centomila lire. -Ecco: questo è il suo ultimo regalo.- annunciò gonfiando il petto. Le ragazze rimasero a bocca aperta per l‟implicita rivelazione e lei sorrise come se fosse stata una diva holliwoodiana, ricontrollando il make-up per l‟ennesima volta. Con aria civettuola sistemò i capelli debitamente gonfiati e laccati e le altre non riuscirono a trovare le parole 43 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio per replicare. Alla fine fu Melissa che prese coraggio e diede voce ai pensieri di tutte, domandando: -Ti vedi con un uomo maturo?-Sì.-E da quanto va avanti questa storia?-Circa sei mesi.-E chi è il… l‟uomo?- domandò, correggendosi all‟ultimo perché stava per appellarlo “pedofilo”. -Uno che ha i soldi.-Questo era chiaro ed evidente, ma chi è lui?Giulia si irrigidì sotto quella sfilza di domande e si rese conto che anche le altre erano lì in fervente attesa della risposta, mentre i ragazzi continuavano a giocare a pallone poco oltre, ignari e indifferenti della discussione. -È uno grande, sposato, ma in procinto di separarsi dalla moglie.Per un lungo istante nessuna aprì bocca, sentendosi delle nullità in confronto all‟amica che aveva osato fare il grande passo e una azzardò: -Tu… ci hai scopato sul serio?-Certo, bella, che ti credi?-E… com‟è stato? Cioè… che avete fatto? Come è successo?Giulia si illuminò in volto, notando che le altre erano all‟oscuro, e con aria da maestrina spiegò a grandi linee come era successo e cosa fosse avvenuto, godendo all‟espressione estasiata delle compagne. -E ti sposerà?- domandò Francesca con gli occhi sgranati. -Certo. Appena mi diplomo ci sposeremo.-E la moglie?-Oh, con lei non va d‟accordo e per questo sta chiedendo il divorzio.liquidò con un cenno vago della mano. Melissa fece una smorfia e Isa sogghignò divertita, ripetendo con sarcasmo: -Non va d‟accordo con la moglie, eh?Giulia si indispettì a quel tono e fissandola negli occhi ribatté: -Sì, è così. Mi ha assicurato che sta divorziando e che ci sposeremo quanto prima.Isa mise le mani nelle tasche dei jeans e si chinò in avanti per sussurrarle sul volto: -Quanto sei idiota.Lo schiaffo di Giulia arrivò come una staffilata, la colpì sulla guancia e l‟offesa si alzò di scatto dalla panchina, fronteggiando Isa con alterigia. -Almeno io ho un uomo che mi ama e mi riempie di doni. Tu non hai nessuno e mai ce l‟avrai con il tuo caratteraccio e con il tuo evidente disprezzo per la vita.Quelle parole la colpirono più dello schiaffo ricevuto e Isa impallidì, mentre le altre si scambiavano occhiate preoccupate. Melissa si morse le labbra, impedendosi di intervenire e l‟amica alla fine raddrizzò le spalle e piegò le labbra in un pallido sorriso, prima di girarsi e andarsene. Alcune 44 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio compagne provarono a fermarla richiamandola, ma lei non le ascoltò e alla fine Melissa la raggiunse, cercando di incoraggiarla dicendo: -Giulia è solo una puttana.L‟altra non rispose; continuò a camminare imperterrita con le mani in tasca e lo sguardo fisso a terra. -Ti fa male la guancia?- domandò Melissa preoccupata, notando le cinque dita rimaste a ricordo. -No.-Se può consolarti, la pensavamo tutte come te, persino quel “Pallone gonfiato” di Francesca.A quel punto Isa non resse più, si girò, l‟afferrò per un braccio e con occhi fiammeggianti sibilò: -Falla finita, cazzo!Melissa aprì la bocca per protestare, ma lo stupore fu maggiore del raziocinio e non riuscì ad articolare alcun suono. Isa inspirò a fondo per recuperare il controllo, passò una mano tra i capelli e senza aggiungere altro riprese a camminare in direzione del motorino. 45 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 46 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 3 Tiziano sbirciò la ragazzina che eseguiva l‟esercizio di grammatica italiana con evidente svogliatezza e si domandò come mai ultimamente non si applicasse più come all‟inizio. Le dava ripetizioni due volte a settimana da circa tre mesi, tuttavia nelle ultime sedute si era reso conto che perdeva tempo, cincischiava, preferendo indirizzare il discorso su altre cose piuttosto che sullo studio e si era chiesto se fosse lui a non essere più in grado di insegnare. -Qualcosa non va, Loredana?- domandò premuroso. Lei sbuffò, infastidita perché continuava a chiamarla con il nome intero quando avrebbe preferito il più intimo Lory, e con stizza posò la penna, scansò il quaderno e si girò a guardarlo. -Posso avere qualcosa da bere?Tiziano annuì e si alzò per prendere un bicchiere d‟acqua che poggiò sul tavolo della cucina. Lei lo guardò e chiese quasi con disprezzo: -Solo acqua?-Non ho altro.-Neppure una birra?-No. Però ho del latte, se preferisci.Lei spalancò la bocca allibita e ribatté sferzante: -Il latte è per i poppanti.Tiziano la sbirciò, prendendo nota del suo corpo formoso che mentiva sulla giovane età, ricordando che era una studentessa del terzo anno di medie e domandò: -E tu saresti troppo grande per il latte?Loredana roteò gli occhi, come se stesse discutendo con un fanciullo e puntando l‟indice sul tavolo rispose: -Lo vuoi capire o no che ho tredici anni e che non sono più una bambina?Il ragazzo si trattenne in tempo dal ridere per non offenderla e si rimise seduto con modi pacati, indicando il bicchiere. -Allora l‟acqua va bene.Lei sbuffò e alla fine capitolò, bevendo un sorso. -Vivi solo?La domanda di carattere personale lo colse impreparato ed esitò prima di rimandare: -Perché lo vuoi sapere?Lei alzò le spalle e spiegò con infinita pazienza: -Da quando vengo qui non ti ho mai visto in compagnia di qualcuno.- 47 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Tiziano avvertì il campanello di allarme rintoccargli nel cervello quando si accorse dello sguardo languido dell‟allieva, che sorrideva per mascherare l‟interesse. -No, non vivo solo.- rispose prendendo in mano il quaderno per controllare gli esercizi svolti. -Vivi con il tuo amico?- insistette ammiccando alla foto attaccata alla parete. Stava per annuire, quando l‟istinto di sopravvivenza gli fece rispondere: -No, con Alice.-Tua sorella?-No… la mia fidanzata.- rispose con tono sostenuto. -Adesso basta, bisogna continuare con gli esercizi.- tagliò corto, infastidito. La delusione nello sguardo di lei fu evidente e quasi con stizza riprese in mano il quaderno che lui le porgeva e si rimise svogliatamente a scrivere. Tiziano stava per tirare un sospiro di sollievo, quando lei tornò alla carica con una certa caparbietà: -È mora o bionda?-Fa‟ gli esercizi.- intimò alzandosi e facendo qualche passo per la stanza, sentendo il bisogno acuto di farsi una canna. Quella ragazza iniziava a esasperarlo e se avesse continuato così le avrebbe chiesto di non venire più, che non le avrebbe più dato ripetizioni. Le ultime sedute si erano rivelate di una difficoltà estrema ed ogni volta che avvertiva il nervosismo crescere, cresceva di pari passo la necessità di fumare per ritrovare la tranquillità. -Perché sei così teso?- osservò con un certo acume. Lui si morse le labbra e contò fino a dieci prima di rispondere con tutta la calma che riuscì a trovare: -Sono solo un po‟ stanco. Finisci gli esercizi, l‟ora sta per scadere.- e dentro di sé ringraziò Dio per quello. Loredana piegò le labbra in un sorriso beffardo e senza aggiungere altro si accinse a completare il compito, mostrandolo per la correzione. Tiziano prese il quaderno e senza rimettersi seduto si accinse a sottolineare tutte le inesattezze. Alla fine, scuotendo la testa, fece notare: -Oggi non sei stata attenta. Ci sono troppi errori.-E che mi frega?Lui alzò lo sguardo dal quaderno e la fissò con sguardo cupo. -Che vuol dire? Sei qui per imparare.-Imparerò.- ribatté alzandosi e riprendendo quaderno, libro e penna. Lasciò i soldi sul tavolo e con un sorriso malizioso salutò, promettendo di tornare la settimana successiva. Lui la vide andar via con movenze volutamente provocanti e con un sospiro prese i soldi, aprì il cassetto e tirò fuori una siringa, preferendola allo spinello. ~ 48 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Alice lo guardò chinando appena la testa di lato e subito dopo liquidò la faccenda con un semplice: -Le passerà.Si accinse a preparare la moka per prendere un caffè, mentre Tiziano accendeva una canna e con noncuranza posava i piedi sul tavolo. -Lo spero. In caso contrario sarò costretto a non farla venire più.mormorò osservando il fumo salire al soffitto. Alice legò i capelli a coda e si mise seduta, fissando i piedi dell‟altro con faccia scura. -Mettiti composto.- intimò. Tiziano inarcò un sopracciglio e sbuffando si portò seduto in maniera corretta, domandando: -Cosa si mangia stasera?-Minestrina.-Che bellezza…- bofonchiò. Eppure sapeva che ultimamente faticava a digerire roba solida e le ultime volte aveva vomitato tutto, con sommo disgusto di Alice. -Senti…A quel tono, Tiziano la sbirciò attraverso il fumo e notò come il trucco celasse l‟occhio ancora un po‟ pesto per il pugno ricevuto e la vide avvicinarsi al piano cottura e rovistare tra le cose posate alla rinfusa, vicino al fuoco dove c‟era la moka. Tirò fuori una busta da lettera e gliela porse, rimettendosi seduta in attesa del caffè. Il ragazzo la prese, la rigirò e sgranò gli occhi. -Chi l‟ha portata?- volle sapere, allarmato. -Tuo padre.-Quando?-Ieri. No, l‟altro ieri.- si corresse meditabonda. -E quanto ti ci voleva per mostrarmela?- sbraitò mordace. Alice si indispettì e alzando il braccio per indicare il piano cottura ribatté acre: -Era lì, potresti anche degnarti di guardare, ogni tanto!Tiziano passò una mano tra i capelli, tenne lo spinello in bocca e con mani tremanti aprì la busta. Alice lo seguì con lo sguardo e commentò divertita: -A quanto pare la Patria reclama i tuoi muscoli!L‟altro la fulminò con un‟occhiataccia e lesse la chiamata alle armi che gentilmente gli inviava il Ministero. -Cazzo…- mormorò. -Mi tocca passare la visita.Passò una mano sugli occhi, come a voler essere certo di quanto leggesse, quindi tornò a concentrarsi sulla cartolina e lo sguardo gli cadde sull‟affrancatura. Subito dopo alzò lo sguardo attonito su Alice e balbettò: -Ma… è vecchia di mesi…Lei prese in mano busta e lettera, controllò e infine restituì il tutto con un‟alzata di spalle, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia. -Vuol dire che sei in ritardo.- commentò serafica. 49 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Tiziano rilesse con più attenzione e deglutì, rendendosi conto che i tre giorni li avrebbe dovuti fare almeno un anno prima. -Merda… E ora?-Che ti frega? Mica sono venuti a prenderti con la forza.Tiziano rifletté, rigirò la cartolina tra le dita, la lanciò sul tavolo con indifferenza e annuì vagamente, aspirando il fumo e tornando a concentrarsi sulle volute che si alzavano al soffitto. -Fai pure la spiritosa, tanto toccherà anche a te, dove scappi?Alice si scurì in volto, rabbrividì all‟eventualità e solo il borbottio della caffettiera le impedì di rispondergli male. Si alzò e si avvicinò al piano cottura, versò il caffè nelle tazzine e tornò al tavolo, porgendone una all‟amico. -C‟è già dentro lo zucchero?-No, è amaro come te.- borbottò. -Lo sai, vero, che io non posso andare sotto le armi.Tiziano si alzò per prendere lo zucchero che l‟amica aveva omesso e nel frattempo spense la canna, prima di rispondere: -Ti rammento che sei un uomo, caso mai l‟avessi dimenticato.Lei si irrigidì, alzò il mento e raddrizzando la schiena si puntò l‟indice contro, esclamando: -Ti sembro un uomo, eh?Tiziano bevve il caffè e la studiò attentamente, non volendo ferirla ma neppure essere un ipocrita, al pari di uno struzzo che mette la testa sotto terra e con movimenti stanchi si rimise seduto, prima di dire: -No, non lo sembri; malgrado ciò lo sei. E sulla tua carta d‟identità è stampigliata una bella M maiuscola.Alice balzò in piedi, il volto tirato da una rabbiosa impotenza e con occhi fiammeggianti replicò: -E tu sei uno stronzo con la S maiuscola!Con stizza girò intorno al tavolo e andò a chiudersi in camera, sbattendo la porta alle proprie spalle. Tiziano sospirò e passò una mano sugli occhi arrossati dalla mancanza di sonno, dalla congiuntivite e dalle troppe canne fumate, chiedendosi cosa sarebbe accaduto. In teoria risultava un disertore, oppure un renitente, non avrebbe saputo bene cosa. Non gli costava nulla andare a passare la visita, convinto che sarebbe stato riformato appena avuto in mano i risultati delle analisi, ma avrebbero capito il suo ritardo? In quel momento ripensò a suo padre: non era riuscito a portargli in tempo la cartolina, così come non era mai riuscito a capirlo e questa ulteriore conferma alla sua inettitudine allo svolgimento della patria potestà glielo faceva odiare ancor di più. Anziché aiutarlo a uscire dai guai gliene procurava altri. Era capace solo di fare il colonnello in caserma, pago dell‟esercizio del comando su altri, mentre in casa era un inetto. Lo aveva fatto apposta a portargli in ritardo la chiamata alle armi? A quel punto, per quanto lo riguardava, lo stato poteva attendere in eterno che si presentasse. 50 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Con un gran senso di nausea si alzò e aprì la porta della camera, trovando Alice riversa sul letto. La degnò appena di uno sguardo, consapevole di non averle detto nulla di diverso dalla realtà, quindi si gettò a peso morto sul proprio letto e chiuse gli occhi e la mente a tutti i problemi. ~ Tamburellò nervosamente le dita sul tavolo, sbirciando le bollette come fossero state ragni velenosi e con un gemito si alzò per andare ad accendere lo stereo. La voce squillante di Axl Rose riempì la stanza e ascoltò in silenzio le note di Welcome to the Jungle. Come era possibile che i soldi non bastassero più per pagare tutto? Quel mese avrebbe dovuto rinnovare l‟assicurazione del Suzuki, ed era praticamente impossibile. Inoltre doveva provvedere al pagamento di corrente e gas e già aveva saltato le ultime bollette, con il rischio di rimanere al buio, senza acqua calda per lavarsi né gas per cucinare. Dove troverò i soldi necessari per far fronte a queste spese? si domandò tornando a sedere al tavolo. Per un attimo il pensiero corse a sua madre e sospirò. L‟aveva chiamata da una cabina telefonica e aveva preso appuntamento con lei a un bar lontano da casa, per evitare occhi ed orecchie indiscrete, come faceva ogni qualvolta aveva bisogno di lei. Si era recato all‟appuntamento dopo aver ricevuto la cartolina, per capire cosa fosse successo e la donna, dinanzi a un aperitivo a base di prosecco e salatini, gli aveva spiegato che suo padre aveva da tempo sistemato le cose, sia per lui che per Alice, sotto insistenza della madre di quest‟ultima quando era giunta la chiamata alle armi un anno prima. Ma aveva anche sottolineato che sarebbe stata l‟ultima cosa che suo padre avrebbe fatto per lui, a meno che non avesse deciso di smettere di bucare e disintossicarsi per tornare una persona normale. Aveva inoltre aggiunto che procurarsi il naloxone stava diventando sempre più difficile e presto avrebbe rinunciato a fargli quel favore. In pratica doveva iniziare a cavarsela da solo. Alice entrò in quel momento in cucina, l‟aria assonnata, il baby doll che evidenziava le sue gambe lunghe e tornite, i capelli arruffati che le incorniciavano il volto pallido, e Tiziano tornò bruscamente al presente. -Cos‟è?- domandò la nuova venuta ammiccando allo stereo. -Un nuovo gruppo.- rispose vagamente, lo sguardo sempre fisso sulle bollette. Alice prese il latte dal frigorifero e lo versò in un bicchiere, mettendosi seduta al tavolo, fissando l‟amico con risentimento. -Io stavo dormendo.Tiziano inarcò un sopracciglio, poi capì che si riferiva allo stereo acceso e non si preoccupò di rispondere. -Ci servono i soldi.- disse invece. -Ma se ieri abbiamo fatto rifornimento di pere…51 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Per le bollette, l‟assicurazione, il fitto e chi più ne ha più ne metta.spiegò con uno sbuffo. La ragazza sbatté gli occhi e solo allora si accorse delle carte sparse sul tavolo e di Tiziano che picchiettava con le dita per scaricare la tensione. -Ok, mi è rimasto qualcosa, vado a controllare.- e tornò in camera per rovistare tra la sua roba. Quando riapparve in cucina, Tiziano aveva già preso una siringa e si apprestava a bucare, la sua colazione quotidiana. Alice mise i soldi sul tavolo, ma sbirciando gli importi delle bollette si rese subito conto che non sarebbero stati sufficienti. -Tu quanto hai?- s‟informò. Tiziano non rispose: si iniettò in vena l‟eroina e lasciò che il flash lo abbagliasse, ottenebrando ogni problema. Alice sospirò e guardò l‟ora: era presto per andare a fare marchette e, comunque, la domenica era sempre difficile rimediare clienti, perché la maggior parte trascorreva la giornata con la famiglia a far credere di essere una persona normale e moralmente corretta. -Ultimamente i viados portano via molti clienti.- annunciò con amarezza. Nell‟ultima settimana ne ho persi due: la concorrenza ha prezzi stracciati.Osservò Tiziano, l‟ago ancora in vena e l‟aria beota, perso in un mondo tutto suo e con un gesto vago della mano constatò: -Non mi ascolti nemmeno.-Sì, ti ascolto.- ribatté trascinando le parole. - Tu sei di gran lunga più bella di quei viados.Lei piegò le labbra e in un guizzo di vanità cercò di dare ordine ai capelli ribelli. -Grazie. I tuoi complimenti sono un evento raro.-E solo ed esclusivamente per te.- aggiunse indicandola con l‟indice. Alice sorrise compiaciuta e subito dopo aprì il cassetto per prendere la sua dose. -Facciamo una passeggiata?- propose Tiziano andando a pulire la siringa per riporla. -Perché no? L‟unico piacere della domenica è che possiamo stare un po‟ più insieme.Il ragazzo annuì e senza più degnare di uno sguardo le bollette andò a prepararsi. Come al solito indossò i suoi indumenti neri e mise gli occhiali scuri, rimanendo in paziente attesa di Alice. Nel frattempo continuò ad ascoltare i Guns „n‟ Roses, annuendo al loro sound delicato, peraltro incisivo, fin quando decise che fosse ora di dare pace alle proprie orecchie. Rovistò tra le cassette e tirò fuori Ride the Lightning, rimanendo in oblio dell‟indiavolata Fight Fire With Fire. -Andiamo.- annunciò Alice uscendo finalmente dal bagno. -Proprio ora che ho cambiato?- borbottò spegnendo lo stereo. -Sei sempre il solito rompipalle.- lo rimbeccò lei prendendo la borsetta. Tiziano la seguì e mentre scendevano le scale domandò: 52 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Dove andiamo di bello?Alice mise gli occhiali per ripararsi dalla luce del sole, appoggiò la mano sulla maniglia del portone del palazzo e rispose semplicemente: -Al Verano.Il ragazzo deglutì e si bloccò nell‟androne, fissando l‟amica senza riuscire a parlare. Dopo un lungo attimo, lei sospirò, lasciò la maniglia e gli andò vicino, facendogli notare: -Non potrai far finta di nulla in eterno.-No.- tagliò corto. -Perché non vuoi accettare la realtà?-Perché non c‟è nulla da accettare: non c‟è più e basta.Alice aggrottò le sopracciglia e tolse gli occhiali per fissarlo meglio in volto, prima di sfidarlo: -Bene. Allora andrò da sola.Si rigirò e uscì impettita dal palazzo, mentre Tiziano rimaneva immobile ai piedi delle scale, senza sapere cosa fare. Si morse le labbra e iniziò a bestemmiare senza ritegno, prima di seguire l‟amica. La raggiunse lungo il marciapiede e la prese per un braccio, indicandole il Suzuki. Allora Alice tornò indietro e per tutto il tragitto non aprirono bocca, ognuno arroccato sul proprio punto di vista. Quando giunsero al cimitero la ragazza comprò i fiori e, sempre in religioso silenzio, si incamminò lungo uno dei viali, seguita come un‟ombra da un preoccupato Tiziano. Erano entrambi scossi, entrambi chiusi in un dolore uguale eppure diverso e benedirono la quiete e il cinguettio degli uccelli che ricordava che quello era un luogo di pace e di meditazione. Videro altre persone girare tra le lapidi del cimitero monumentale, dove erano seppelliti fianco a fianco nomi illustri e semplici persone, a ricordo che nell‟abbraccio della Nera Signora tutti erano uguali, e si diressero verso una lapide ricoperta di fiori freschi. Alice si fermò e fissò la miniatura che riproduceva il volto di Silvia, la sorella di Tiziano, morta cinque anni prima di overdose. Inspirò a fondo il profumo dei fiori, dei cipressi e della resina sulla corteccia degli alberi e si girò, accorgendosi che l‟amico si era fermato qualche passo indietro. Si studiarono per un lungo attimo, quindi Alice si chinò e sistemò il mazzo di fiori in un vaso e d‟istinto allungò le dita per sfiorare il volto di Silvia. Quindi si raddrizzò e recitò una preghiera sottovoce. Un ragno uscì fuori da un buco e camminò spedito lungo la lapide per eclissarsi in un altro buco, timoroso di essere visto. Alice sospirò tristemente e si avvicinò a Tiziano. Lo trovò più pallido del solito e stava per dire qualcosa, quando lui la prevenne notando: -Sei impallidita.Si irrigidì per non mostrare i propri sentimenti e provò a sorridere ribattendo: -Mai quanto te. Sei uguale a Joey Ramone.L‟altro rimase un attimo in silenzio, quindi sogghignò e chiese: -Era un complimento?53 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Dipende dai punti di vista.- rispose lei con una smorfia, prendendolo a braccetto. -Andiamo, tra non molto dovrò andare a lavorare.Tiziano sbirciò un‟ultima volta la tomba e con il cuore a pezzi girò le spalle alla sorella. 54 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 4 Iniziava a fare caldo, ma lui continuava imperterrito a portare la divisa a maniche lunghe per evitare che si vedessero le braccia livide per i ripetuti buchi. Una delle vene, poi, stava andando in trombosi ed era rigida e gonfia. E, comunque, tra caldo e freddo non avvertiva più grande differenza. Una macchina si fermò per fare benzina e lui si avvicinò toccandosi la visiera del cappello da baseball che usava solo sul posto di lavoro. -Il pieno, per favore.Annuì e si accinse a esaudire la richiesta, mentre con il pensiero ritornava sempre fastidiosamente alla visita al cimitero e alla forte emozione provata. Da quando Silvia era morta, non era mai andato a trovarla, perché il dolore era ancora troppo vivo; eppure dovette ammettere che senza l‟ostinazione di Alice non sarebbe mai riuscito a compiere quel gesto. Era riuscita in qualche modo a sbloccarlo, sebbene gli sfuggisse il motivo che avesse spinto la sua amica a quel passo. Riconsegnò le chiavi all‟automobilista e ritirò i soldi, inserendoli nel portafoglio gonfio che ogni giorno il proprietario del distributore gli dava in consegna. Distolse subito lo sguardo per non cadere nella tentazione di rubarli e si girò verso la colonnina della miscela. Due ragazze su un motorino lo attendevano e lo fissavano con evidente sorpresa. Solo dopo che le ebbe inquadrate bene le riconobbe: le due tossiche al raduno in discoteca. -Ciao.- salutò Melissa con un sorriso. -Ma sul serio lavori qui?-Ciao. No, a dire il vero sono di passaggio…- rispose sarcastico. -Ok, ho fatto una domanda stupida.- concesse ridendo. -Ciao.- salutò rivolto a Isa. Questa rispose con un cenno della testa e Tiziano si accorse che entrambe avevano gli occhi arrossati e l‟aria distrutta. -Quanta miscela?- domandò prendendo la pompa. -Cinquemila.- rispose Melissa aprendo il tappo del serbatoio. -Senti…Lui la guardò con aria interrogativa e la ragazza prese coraggio e domandò: -Ci sarai domani sera al nuovo raduno?-Fosse per me no, ma Alice non mancherà sicuro.-Già.- intervenne Isa con noncuranza. -Come sta la tua splendida ragazza?Melissa le sferrò una gomitata nel fianco e sorrise a Tiziano con aria innocente. -Non è la mia ragazza.- rispose mettendo la miscela nel motorino. 55 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Le altre spalancarono la bocca, incredule, e un lampo di speranza guizzò negli occhi neri di Melissa, quando ripeté per essere certa di aver capito bene: -Non è la tua ragazza?-No.-Non dirci che è tua sorella perché non ci crediamo neppure un po‟!intervenne Isa ridendo. Lui restrinse gli occhi e le fissò da dietro le lenti scure, prima di ribattere acido: -E a voi che cazzo ve ne frega?Le due ragazze ammutolirono e si resero conto di essersi spinte troppo oltre con domande personali rivolte a uno che conoscevano a mala pena. -Sì, hai ragione.- ammise Melissa pagando. -È solo che lo abbiamo dato per scontato quando vi abbiamo visto insieme.Lui non rispose: si limitò a notare come i ricci corvini della ragazza riflettessero di azzurro sotto il sole, esattamente come i suoi. Prese nota anche della sua pelle chiara, non olivastra come la sua, degli zigomi pronunciati e del naso aquilino che le donava un tocco di aristocrazia. -Allora ci vediamo domani sera.- salutò lei mettendo in moto. Lui annuì appena e le vide andar via, sparendo nel traffico caotico di Roma. Era la prima volta che gli capitava di osservare una ragazza più del dovuto, ammettendo che, sebbene non fosse una rara bellezza, possedeva un certo fascino che lo aveva suo malgrado colpito. Con una scrollata di spalle si girò e tornò al lavoro. ~ -Ce l‟avete fatta, Cristo!- li accolse Alessandro all‟entrata della discoteca. Tiziano non si degnò di rispondere, come al solito contrario a quelle riunioni e arrabbiato con se stesso per non essere in grado di dire di no. Alice, al contrario, conciliante come sempre, gli rivolse un sorriso radioso ed entrò nel locale, pronta a buttarsi in pista. L‟interno era affollato e pieno di fumo, con ragazzi che ballavano, altri che bevevano, altri che cercavano di rimorchiare, altri ancora che si eclissavano in bagno per bucare o sniffare. Le luci psichedeliche erano un perenne fastidio per la retina, sebbene sotto l‟effetto di stupefacenti risultassero sublimi o mostruose, a seconda della reazione. Tiziano raggiunse uno dei divani, già occupato da una coppia che si scambiava effusioni, e si accomodò lasciando vagare lo sguardo per il locale. Individuò subito i tossici che si mescolavano ai ragazzi normali, alcuni che provavano a ballare, altri seduti su divanetti, fin quando intravide Isa e Melissa in compagnia di Claudio, sedute a un tavolino poco oltre. Osservò i loro volti distratti e insofferenti alla presenza del ragazzo e sogghignò. Girò lo sguardo e vide Alice ballare circondata da un gruppo di ragazzi che le stavano letteralmente sbavando dietro e non li biasimò: quella sera aveva superato se stessa, apparendo in tutto il suo 56 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio fulgore. Il suo innato fascino, accomunato alla sua bellezza, la rendeva una ragazza invidiata dalle donne e ammirata dagli uomini. Come ci riuscisse, per lui era e rimaneva un mistero. Pigramente si alzò, lasciando la coppia in effusioni, portandosi dietro la borsetta che Alice gli aveva lasciato in custodia e si avvicinò al tavolino, salutando le due ragazze e Claudio. Melissa si illuminò come se avesse appena visto il Redentore in persona, la qual cosa a lui non sfuggì, mentre Isa gettava un‟occhiata intorno, probabilmente alla ricerca di qualcuno. -Ciao, Morte.- salutò Claudio, la canna che gli pendeva dalle labbra. Lui accennò un gesto con la testa e sedette su una sedia, mentre Isa ammiccava alla borsetta, chiedendo caustica: -È tua o di Alice?Tiziano inarcò un sopracciglio e con noncuranza posò la borsetta sul tavolino, rispondendo mordace: -Mi diletto ad andare in giro come una checca.Claudio scoppiò a ridere, infastidendo le due ragazze che non ci trovarono nulla di spiritoso in quelle parole. -Dov‟è?- domandò Melissa. -Dove vuoi che sia?- rimandò. Si girarono tutti verso la pista e la videro ballare trascinata dalla musica, indifferente a tutto quello che le accadeva intorno, totalmente assorbita dal proprio benessere. -È brava a ballare.- commentò Isa senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso. -Sì, lo è sempre stata.- confermò Tiziano. -Dio, che le farei se non sapessi…- mormorò Claudio con la bava alla bocca. Melissa recepì qualcosa di strano in quelle parole e distolse gli occhi dalla ballerina per posarli sul pusher totalmente assorbito dalla visuale di Alice che si dimenava sulla pista. -Se non sapessi cosa?- domandò curiosa. A quell‟osservazione anche Isa si interessò, mentre Tiziano si lasciava andare contro lo schienale della sedia, pregustando l‟attimo che sarebbe seguito. -Allora?- insistette Melissa interessata. -Allora che?- bofonchiò Claudio spegnendo lo spinello. -Stavi parlando di Alice. Cosa le faresti?-Me la scoperei in tutti i modi possibili, Cristo! Guarda che sventola, che gambe…-Già.- mormorò Tiziano con aria sorniona, mettendo termine agli apprezzamenti. L‟altro si agitò sulla sedia e con una smorfia gli domandò: -Cazzo, ma a te non viene mai la voglia…Lui sogghignò e si accorse che le due ragazze seguivano lo scambio di battute con evidente coinvolgimento e, fissando volutamente Melissa, rispose: 57 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Non mi interessano gli uomini.Le vide rimanere un attimo immobili, la mente che faticava a registrare quelle parole e subito dopo sussultare attonite, girandosi di scatto verso Alice. -E ci vivi pure insieme…- insistette Claudio scuotendo la testa. -Lei… è un lui?- semplificò Melissa a bocca aperta per lo stupore. Al cenno affermativo di Tiziano, Claudio borbottò: -Ma non poteva nascere donna, Cristo?-In modo da diventare il suo pappa?- ribatté infastidito. -Be‟, almeno mi toglievo lo sfizio.- sibilò con sguardo vagheggiante. Tiziano si allungò sul tavolino per avvicinarsi di più all‟altro e ribatté: -E invece lo sfizio non te lo togli.-E tu?- strillò alterato. -Te lo sei tolto lo sfizio?-Vaffanculo.- gli sibilò in faccia. Irritato, Claudio si alzò e se ne andò, seguito dallo sguardo divertito del ragazzo, il quale si riappoggiò contro lo schienale della sedia, prima di rendersi conto di essere oggetto di estrema considerazione. -Be‟?- borbottò infastidito. Melissa e Isa si scossero e per un lungo momento nessuno aprì bocca, fin quando Isa domandò se gradissero qualcosa al bar e si eclissò tra la folla. Rimasti soli, il ragazzo si concentrò sul volto dall‟espressione ancora confusa di Melissa e notò come le gote le si fossero arrossate, rendendola più carina del solito. -Scusa, devo ancora capacitarmi.- ammise. -Non potevi sapere.-E neppure immaginare.- aggiunse amaramente. -È così bella che toglie il respiro. Un insulto a noi donne.-È bellissima, concesso, ma non insulta nessuno.- la corresse. Lei alzò le spalle e azzardò uno sguardo dubbioso verso Alice. Quindi, rompendo gli indugi, domandò a bruciapelo: -A carnevale ti sei mai mascherato da D‟Artagnan?L‟interpellato rimase un attimo in silenzio, memore di un giorno che aveva cambiato il corso della sua vita in modo drastico e che avrebbe voluto cancellare dai propri ricordi e inspirando a lungo rispose: -Sì, perché?Melissa sorrise speranzosa e appoggiò le braccia sul tavolino, avvicinandosi un po‟ di più. -Ricordi Piazza di Spagna, due ragazze mascherate da Minnie e da fata turchina?Rifletté, tornando sgradevolmente indietro nel tempo, quindi scosse la testa, rammentando solo la droga e la nottata trascorsa all‟addiaccio con Alice, rischiando il congelamento, e la sfuriata di suo padre al rientro a casa e l‟abbraccio confortevole di Silvia. -Eravamo tutti seduti alla fontana, Alex mi ha investita pur di sedersi e tu eri vestito da moschettiere, accompagnato da Alice nel Pa… Alice!esclamò, portando la mano alla fronte. 58 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Tiziano non riuscì a seguire il filo logico di quel discorso e scuotendo la testa iniziò a grattarsi i polpacci, primo sintomo di astinenza. Isa scelse quel momento per tornare, portando le birre che posò sul tavolino e si accorse subito dell‟espressione strana di Melissa. Questa la mise al corrente delle ultime novità e lei sgranò gli occhi incredula. -Era… lei? Lui?- balbettò confusa. -Insomma, era quell‟Alice?-Sì, vero Morte?- domandò Melissa cercando conferma. Tiziano annuì, ma per quanti sforzi facesse, non riusciva a rammentare le due ragazze incontrate quel giorno. Quello che lo colpì, fu che loro ricordassero benissimo quel fugace incontro, come se fosse avvenuto solo il giorno prima. -Per questo si chiama Alice?- domandò Isa. -Sì.-E il suo vero nome?Tiziano grattò i polpacci, prese la birra e ne mandò giù un lungo sorso per dissetarsi, storcendo la bocca al sapore dell‟alcool, prima di rispondere serafico: -Me lo sono dimenticato.Isa capì e non insistette. In quel momento Alessandro si avvicinò con un gruppetto di tossici, tutti più o meno con un bel po‟ di stupefacenti in corpo, tanto che traballavano e si sostenevano a vicenda, e propose di andare tutti insieme il giorno dopo alla pineta di Ostia, per un ulteriore raduno. -Noi siamo già d‟accordo: ci vediamo domani all‟ora di pranzo e ce ne andiamo a fare un bel pic-nic di spade.- spiegò. -No.- rispose Tiziano categorico. L‟altro sorrise, essendosi aspettato una simile risposta e si girò verso le due ragazze. Queste scossero la testa e a quel punto intervenne un ragazzo con l‟aria elettrizzata, evidentemente sotto effetto di cocaina, e con gli occhi sbarrati profetizzò: -Domani, alla pineta, faremo una grande festa, porteremo la birra e lo stereo, così ascolteremo anche la musica e potremo ballare e lasciarci andare, liberi, senza freni inibitori…-Sì, come baccanti.- borbottò Tiziano disgustato. -Se non vuoi venire non ti costringeremo: stiamo facendo il giro per vedere chi si aggrega.- riprese Alessandro con un sorriso sardonico. -Si dà il caso che debba lavorare.-Ok. L‟importante è che venga Alice.-Non verrà.-Sì.-No.-Ha già accettato.- gli spiattellò in faccia con goduria. A quel punto Tiziano si irrigidì e si girò verso la pista, fissando l‟amica con astio e con un‟imprecazione si alzò e la raggiunse a passo sostenuto. Lei lo vide arrivare, stupita che avesse deciso di ballare, ma quando vide la sua espressione uscì dalla pista e gli andò incontro, mettendoglisi davanti. 59 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -È successo qualcosa?-Hai detto ad Alex che domani vai a Ostia?Lei esitò e lanciò una rapida occhiata al tavolino dove erano concentrati il gruppetto di tossici e le due ragazze e lentamente annuì. Tiziano imprecò di nuovo passando nervosamente una mano tra i capelli, maledicendo l‟astinenza che avanzava e che lo rendeva nervoso oltremodo. -Ci andrai da sola.- puntualizzò. -Io devo lavorare.-Lo so che devi lavorare, però avevo pensato che potevi prenderti un giorno di ferie.-Un altro?- sbraitò. -Se continuo così mi licenziano e poi voglio vedere come ci paghiamo le spade e l‟appartamento!Alice lo prese per un braccio e lo portò in disparte, scansando i giovani perbene che affollavano il locale e che erano lì solo per divertirsi. -Stai a rota, vero?- domandò, ma era più un‟affermazione. -Questo non ha nulla a che vedere con domani.- asserì categorico. -Va bene, andrò da sola. Ho bisogno di divagarmi un po‟.Con un sorriso accattivante lo studiò piegando graziosamente la testa di lato e subito dopo gli si avvicinò per posargli un bacio sulla guancia. -Me la caverò.- promise e tornò in pista. Tiziano serrò i pugni e con stizza tornò al tavolino, prese la borsetta di Alice dove c‟erano le siringhe e senza dire una sola parola si eclissò in bagno. ~ Il Suzuki sfrecciava veloce lungo la Cristoforo Colombo, la capote abbassata e l‟aria che sferzava i volti e sbatteva i capelli, mentre le note di Seek and Destroy si disperdevano portate dal vento. Alice, con vezzo tipicamente femminile, cercava di sistemarsi i capelli a ogni semaforo rosso, sotto lo sguardo divertito di Isa e Melissa che sedevano sui sedili posteriori. Anche quel giorno avevano marinato la scuola, al pari di Tiziano che aveva ceduto e si era dato malato pur di non lasciare Alice da sola. Non si era mai più fidato di Alessandro dalla sera di carnevale e non voleva che la sua amica si ritrovasse da sola ad affrontarlo, a maggior ragione se era in compagnia di Claudio. Così, alla fine, aveva capitolato e si erano ritrovati tutti al Palazzo e da lì, con tre macchine, si stavano dirigendo alla pineta. L‟estate era ormai alle porte, le scuole avrebbero chiuso i battenti tra non molto e la gente si riversava sulla Colombo pur di giungere al litorale e godersi il primo sole. Sembrava che l‟intera città si stesse trasferendo al mare e un lungo serpentone di macchine, motorini e biciclette intasava la grande arteria che giungeva fino alla spiaggia e che intersecava la pineta. Ad ogni semaforo rosso i motori ruggivano in impaziente attesa e quando scattava il verde balzavano in avanti come leoni per poi incolonnarsi al semaforo successivo, logorando i nervi. 60 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Quando arrivarono a destinazione, irritati dal traffico e già prossimi all‟astinenza, cercarono un posto appartato, mentre uno del gruppo posava lo stereo portatile sul terreno e lo accendeva, lasciando che la musica li accompagnasse in quella che loro avevano ribattezzato festa. Alice distese a terra una coperta, in modo da dare l‟opportunità a tutti e dodici di potersi sedere, mentre gli altri tiravano fuori le bottiglie di birra e le distribuivano. -Non ero mai stata qui. Questi alberi sono veramente alti.- notò una ragazza con il naso per aria. -Che alberi sono?-Ma che ti frega? Se ci troviamo in una pineta, saranno pini.-Ma no, saranno… saranno abeti.- ribatté un altro con aria ispirata. -Abeti?- ripeté la ragazza poco convinta. -Ti va di cercare i pinoli?- invitò uno del gruppo. Insieme si allontanarono guardando per terra alla ricerca di pigne cadute, mentre Claudio si lasciava cadere sulla coperta e commentava: -Altro che pinoli! Io mi farei subito una pera, una bella palla veloce.-Se ti fai già da adesso, dopo che farai?- lo rimproverò uno aprendosi una birra. L‟altro arricciò il naso e si guardò intorno, posando lo sguardo lascivo su Isa. -Bene, allora proponiamo alternative.La ragazza si girò dall‟altra parte e si avvicinò ad Alice, intenta a ritoccarsi i capelli allo specchietto del Suzuki. Istintivamente si osservò e si accorse che anche i propri erano un groviglio di nodi causati dal vento e si accinse a dar loro un aspetto più presentabile. -Continuo a ripetere che hai un bellissimo colore.- iniziò Alice spiandola. -Anche i tuoi sono belli. Sembrano naturali, è così?-Sì, anche se alle volte avrei preferito averli neri come Morte.-In quel caso sarebbe stato più arduo passare per una donna.Alice non rispose; si limitò a guardarla con curiosità mentre con noncuranza si sistemava l‟ennesimo riccio ribelle. -Scusami, non volevo essere offensiva, ma solo esternare un dato di fatto.- mormorò. -Non preoccuparti. Sopporto di peggio.Isa la studiò a lungo, dal profilo perfetto agli occhi grandi dello stesso colore del cielo limpido, dall‟incarnato eburneo alle movenze pacate e naturali e disse: -Sei… bellissima. Quasi non ci credevo quando ho saputo la verità.-Grazie.-Mi ricordo quando eri vestita da Alice nel Paese delle Meraviglie.Lei si girò per prestarle attenzione, con una muta domanda nello sguardo e Isa si morse le labbra prima di spiegare: -A carnevale, mille anni fa, ci siamo incontrati. Tu stavi con Morte che era mascherato da moschettiere ed io ero in compagnia di Melissa, vestita da Minnie.- 61 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Alice rimase in silenzio, ricordando solo che quel giorno per lei era iniziato il tracollo della sua vita, dallo spinello iniziale all‟LSD, tutto in una serata e che da allora non aveva più avuto pace. -Ok, non ricordi.- sospirò Isa vagamente delusa. -E tu come fai a rammentare?Lei scrollò le spalle e mise le mani sui fianchi, meditabonda. Alle sue spalle giungevano i battibecchi dei tossici che non riuscivano a mettersi d‟accordo sul da farsi e che si litigavano un lembo di coperta e alla fine rispose: -Non lo so. Mi ricordo e basta.Alice sorrise e allungò la mano per toccarle i capelli, sentendoli morbidi e sottili. -Dovevi portare una parrucca, altrimenti non avrei dimenticato questo rosso tiziano in contrasto con un verde smeraldo di occhi da cerbiatta.-Io… avevo la parrucca.- confessò con un tremito nella voce, impreparata al complimento. Alice annuì e le fece cenno di unirsi agli altri, ignara di avere, con quel semplice tocco, turbato la ragazza più del dovuto. -A quanto pare hanno fatto amicizia.- notò Tiziano ammiccando a Isa e Alice vicino al Suzuki. Melissa si girò e le vide parlottare mentre si ritoccavano i capelli, in una silente sfida tra donne che sanno di essere belle e fanno di tutto per mostrarlo. -Isa non ha un carattere facile.- disse. -Me ne sono accorto. Ma non ti credere: sotto quell‟espressione gentile e dolce, Alice è un osso duro e quando si mette in testa una cosa va avanti come un treno.Melissa sogghignò, ripensando alla sera prima e gli fece eco: -Me ne sono accorta.Tiziano sorrise annuendo e lei lo guardò a lungo, perdendosi nel suo volto così maledettamente bruttino eppure dannatamente affascinante. -Le vuoi molto bene, vero?-Certo.-Sei molto protettivo nei suoi confronti, un po‟ come Isa lo è nei miei.Lui si agitò appena, infastidito quando si toccava la sfera personale, eppure impossibilitato a rimanere in silenzio con lei. -Io… Non voglio che soffra ancora.- raccontò mestamente. -Ricordo come veniva maltrattata, picchiata e insultata quando ha cambiato vita. Gli uomini sanno essere estremamente crudeli con chi è diverso.-Perché temono la diversità.A quel commento, buttato lì con noncuranza, Tiziano le prestò più attenzione del solito e dopo un po‟ le domandò: -Tu non hai paura?-Perché dovrei?Il ragazzo rimase a studiarla a lungo, per rendersi conto se mentisse oppure no, soffermandosi sui suoi occhi così scuri da sembrare una pupilla abnorme e alla fine disse: 62 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Quello stronzo dell‟Indiano la trattò malissimo all‟inizio e spesso l‟ha fatta piangere; tuttavia so che lo ha fatto solo per autodifesa, È invaghito di lei, ma la sua coscienza gli impedisce di accettare l‟idea.-È un omosessuale latente, lo si capisce da come si ostina a voler attrarre l‟attenzione femminile a ogni costo.Lui continuò a studiarla come se all‟improvviso si fosse trovato davanti una donna diversa e non la solita tossica in cerca solo del buco e quella scoperta lo sorprese non poco. -Tu… stai dando voce a dei pensieri che ho sempre avuto e che non sono mai riuscito a concretizzare.- le disse. Melissa sorrise e con il dito tracciò un segno invisibile sulla coperta, nel tentativo di nascondere l‟emozione. -È un complimento o cosa?-Un complimento. Sicuro, è un complimento.- si affrettò a rispondere. Allora lei lo guardò, le gote rosse per l‟improvviso imbarazzo e subito dopo chiese: -Perché hai iniziato a bucare?Lui rimase un secondo in silenzio, ripensando alla propria scelta in concomitanza con la morte di Silvia, lo sguardo rivolto alla coperta sopra la quale era seduto, dove il tessuto ricamato formava un disegno regolare e alla fine raccontò succintamente: -Curiosità. Alex era quello che ci spronava perché era più grande. Sono stronzate quelle che si dicono sui tossici: è stato spinto dalla situazione familiare, è stato costretto dagli amici... Cazzate. Uno lo fa per provare e ci rimane fregato. Siamo deboli rispetto agli altri, per questo siamo caduti nella rete.La sbirciò di sottecchi, pensando di aver parlato anche troppo e domandò: -E tu?Melissa alzò le spalle, raccolse le ginocchia fin sotto il mento e abbracciò le gambe prima di raccontare: -Così, quando sono arrivata alle superiori. Prima il fumo, poi la sniffata e infine il buco. Una discesa rapida verso la merda totale. E Isa dietro di me. Volevamo provare, dimostrarci più grandi e mature rispetto ai nostri coetanei e all'inizio tutti ci guardavano con un certo rispetto: avevamo avvicinato la droga senza per questo morire, come ci raccontano i genitori. Ci sentivamo importanti e trattavamo tutti con disprezzo perché non avevano il coraggio di sfidare l'ero. Poi… Poi eccoci qui.Rimasero per un po‟ in silenzio, imbarazzati per l‟ammissione di essere una nullità, nelle orecchie il tossire dei tossici accanto a loro, e alla fine Melissa domandò: -Posso guardare i tuoi occhi?Tiziano si sorprese a quella richiesta insolita e con un solo gesto tolse gli occhiali scuri, osservandola a sua volta. Melissa poté così rivedere quel color ametista alla luce del sole dopo cinque anni, accertandosi che il ricordo non era una fantasia e sorrise scuotendo la testa. 63 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Che stranezza…- commentò. -Però sono così belli e particolari che non puoi passare inosservato.-In effetti sono la mia rovina.- ammise con una smorfia. -È per questo che li nascondi dietro gli occhiali da sole?-Già. Fintanto che splende il sole è normale, ma prova a portarli quando il cielo è plumbeo o piove a dirotto…Lei rise e si ritrovò d‟accordo con lui, nello stesso istante in cui Isa e Alice li raggiungevano sulla coperta. Tiziano offrì loro le birre e nel frattempo tirava fuori dalla tasca dei jeans l‟occorrente per preparare uno spinello. Poco più in là un paio di ragazzi si stava divertendo a dare due calci a un pallone e Isa e Melissa ripensarono ai loro compagni di classe che da un po‟ non andavano più a trovare alla villa. -Allora, belle bambine?- s‟intromise Claudio girandosi su un fianco e prestando loro attenzione. -Ti sei già sparato una pera?- ribatté Alice senza riuscire a celare l‟ironia. -No, mia cara. Abbiamo deciso che tra un po‟ ci mettiamo tutti insieme sulla coperta e ci spariamo una spada in contemporanea, così il flash ci avvolge tutti nello stesso istante. Una bella orgia di roba.-Avete deciso?- ripeté Tiziano inarcando un sopracciglio. -Certo: io, Alex e gli altri.- rispose facendo gli occhi dolci a Melissa. -Siamo sempre stati qui, perché non ci avete interpellati?- rispose acido. Claudio fece un gesto vago con la mano, quasi esasperato e ribatté con stizza: -Perché sei sempre contrario a tutto, ecco perché! Sei l‟unico cacacazzi più cacacazzi che abbia incontrato!-Ma cos‟è questa stronzata di bucare tutti insieme?- intervenne Isa a brutto muso. -Decido io quando ho voglia di sballarmi, non lo decide nessun altro, soprattutto uno come te.Tiziano sogghignò, contento di aver trovato un‟alleata contro Claudio e fissò il volto incredulo del ragazzo, steso e stravaccato come se si fosse trovato su un triclinio e non su una coperta lacera e lercia. -Non vuoi farlo?- domandò con voce stridula. -Te lo ripeto, qualora fossi duro di comprendonio: decido io, non di certo tu o quelli là.A quel punto Claudio si indispettì, bofonchiò qualcosa di molto poco cortese e si rigirò verso gli altri, dando le spalle al quartetto coalizzato contro di lui. Alice mise una mano sulla spalla di Isa e questa la guardò, rimanendo incantata dalla dolcezza che emanava il suo volto. -Non avrei saputo far di meglio.-Non si merita altro.Alice annuì, ignorando volutamente lo sguardo della ragazza e allungò la mano per prendere la canna che Tiziano stava fumando. Questi la fissò in tralice e con stizza bofonchiò: -Potevi fartene una, anziché fregarti la mia.-Cosa cambia?64 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Lui non rispose, ma scosse la testa; e tuttavia, quel semplice gesto lasciò il segno nel cuore di Melissa che si rese conto della bontà d‟animo celata dietro gli abiti neri e gli occhiali scuri e con sgomento si rese conto che non riusciva a distogliere l‟attenzione da lui. Alice se ne accorse e abbozzò un sorriso compiaciuta, chiudendo gli occhi e inspirando a fondo l‟odore della pineta. Lo stereo acceso impediva di ascoltarne i rumori, soprattutto il melodioso cinguettio degli uccelli e questo la disturbò. Con un sospiro spense lo spinello e rovistò nella borsetta per tirare fuori la siringa. -Prendi anche la mia.- esortò Tiziano. Melissa e Isa li guardarono stupefatte e la prima domandò: -Le preparate prima?-Sì, è più comodo.- rispose Alice porgendo la siringa all‟amico. -Non devi perdere tempo quando stai a rota e non rischi di rovinare tutto quanto per colpa del tremito.-Cazzo…- sussurrò Isa sgranando gli occhi. -Allora vuol dire che avete sempre a disposizione più di una dose…-Già. Mi è stato sufficiente una sola volta prendere la scimmia per far sì che non ci ricada più.- spiegò Tiziano rabbrividendo al ricordo. Le due ragazze annuirono vagamente, affascinate da quella semplice intuizione e si scambiarono un‟occhiata, ripensando a quando erano state in astinenza coatta per mancanza di eroina su Roma. Se avessero adottato un sistema simile, non sarebbero mai più rimaste senza e non avrebbero mai più sofferto i dolori. -Questa è una cosa intelligente.- commentò Melissa. -Sì, ma pericolosa: rischi di cadere in tentazione.-E come gestite la cosa?Tiziano si picchiò l‟indice sulla testa e rispose: -Usando il cervello.Alice convenne e, dopo aver rovistato ancora nella borsetta, mostrò una siringa dal contenuto diverso dalle altre e spiegò: -Narcan.-Cosa?- mormorò Isa non capendo. -È naloxone, l‟unico che ti salva se vai in overdose.- rispose Tiziano con tono piatto. -Da quando ne ho visto l‟efficacia, ne porto sempre una dietro, non si sa mai.Le due ragazze rimasero sempre più attonite e non trovarono parole per eccepire al loro modo di gestire la dipendenza. In silenzio li osservarono mentre bucavano e ripulivano le siringhe per riporle nella borsetta. A quel punto Isa iniziò ad armeggiare con la propria, imitata dall‟amica che già avvertiva i primi dolori dell‟astinenza, e dovettero prendere coscienza entrambe che in effetti era più complicato prepararsi seduta stante il tutto. Quando riuscirono a iniettarsi il loro quartino iniziarono a stare meglio e, anziché buttare le siringhe, le tapparono e le conservarono per poterle riusare dopo. Dopo un po‟, quando il flash iniziale diradò e furono tornati tutti piuttosto lucidi, videro che anche gli 65 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio altri stavano mettendosi in cerchio per portare a termine quell‟assurda idea di bucare tutti insieme. -Ma che cazzo stiamo a fare ancora qui?- borbottò Tiziano. -Hai ragione.- l‟appoggiò Isa. Si guardarono tutti e quattro e senza aggiungere una sola parola si alzarono, raccolsero la coperta e salutarono con un cenno gli altri, rimontando sul Suzuki. Tiziano mise in modo e senza rimpianti si diresse al Palazzo, dove Melissa aveva lasciato parcheggiato il motorino. 66 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 5 Tiziano sospirò e sbirciò di sottecchi Loredana che cincischiava sul compito. La scuola era ormai agli sgoccioli e lei doveva prepararsi per gli esami, e tuttavia il solo pensiero non la sfiorava nemmeno lontanamente. Se continuava così l‟avrebbero respinta e lui si sentiva stupidamente in colpa per quello che riteneva un personale fallimento. Gettò un‟occhiata all‟orologio e si accorse che tra non molto sarebbe tornata Alice. Era stato costretto a posticipare la lezione perché lei era giunta con notevole ritardo ed ora era certo che, al rientro, Alice non avrebbe avuto piacere nel non poter girare tranquillamente per casa. Inoltre, aveva da un po‟ iniziato a grattarsi i polpacci e a massaggiarsi le reni, mentre la bocca gli si era seccata e doveva in continuazione deglutire, e se non bucava avrebbe iniziato a tremare e ad avere dolorosi crampi muscolari. Loredana posò la penna e si girò a guardarlo, notando il pallore e l‟agitazione che cercava di tenere sotto controllo. -Ho finito.- annunciò con tono insofferente. Tiziano prese il quaderno e sbattendo le palpebre più volte si apprestò a correggere. Trovò molti errori grammaticali e di sintassi e stava per redarguirla, quando giunse a leggere l‟ultima riga che eludeva la traccia del tema e si rivolgeva direttamente a lui. Alzò lo sguardo e fissò la ragazzina stringendo gli occhi. -Che cosa significa?- iniziò sulle sue, porgendo il quaderno. Lei alzò le spalle con aria serafica e rispose: -Quello che vedi scritto.-Fai la spiritosa?-No, la realista.- ribatté. -Lo vedo che hai bisogno di una pera, ho un‟amica che sta nelle tue stesse condizioni.-Ti sbagli e mi dispiace per la tua amica.- tagliò corto. Lei sorrise e si avvicinò per osservarlo meglio in volto e scosse la testa. -No, non sbaglio.- fu la sentenza. -Anzi, se non ti è di disturbo, mentre ti spari la spada mi daresti del fumo?A quel punto Tiziano si alzò dal tavolo, raccolse i quaderni e i libri di Loredana e le disse: -Puoi andare. Per oggi abbiamo finito.-Ho ancora dieci minuti.- ribatté lei sbirciando l‟orologio. -Recupereremo la prossima volta.- rispose categorico. Lei mise tutto nello zainetto ma, anziché andarsene, fece un passo verso il ragazzo e gli posò sfacciatamente una mano sul torace, guardandolo senza più nascondere l‟apprezzamento. 67 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Perché continui a rimanere sulla difensiva?- sussurrò insinuando una mano sotto la maglietta, dimostrando un‟audacia prematura. Lui le prese il polso e l‟allontanò, sbirciando il cassetto del tavolo e sperando che un fulmine incenerisse all‟istante la sua allieva. Aveva bisogno di farsi, ma fintanto che Loredana si ostinava a rimanere lì non avrebbe potuto farlo. Fu in quell‟attimo che sentì le chiavi nella toppa e subito dopo Alice che entrava in casa. Questa si bloccò sulla soglia, non capendo per quale oscuro motivo Tiziano tenesse quella ragazzina per un polso e per quale motivo lei si trovasse ancora lì e con gesti misurati richiuse la porta alle proprie spalle. Per un lungo istante nessuno si mosse, saturando l‟aria di una tensione tangibile, Loredana che si irrigidiva alla vista della nuova arrivata e Alice che valutava il da farsi. -Ciao, cara.- salutò Tiziano, sollevato nel vederla. Loredana si sciolse dalla presa e rimase a fissare la bellezza bionda che entrava in casa, che si avvicinava con andatura felina, che posava la borsetta sul tavolo e deglutì quando, con un mezzo sorriso sornione sulle labbra, la vide passare un braccio intorno alla vita dell‟amico, segno di evidente possessività. Quindi la vide rivolgere gli occhi grandi verso di lei in palese sfida e subito dopo lasciarsi andare contro il torace di Tiziano e mettersi sulle punte dei piedi per posare le labbra su quelle del ragazzo. Questi esitò prima di baciarla, comprendendo benissimo il gioco di Alice e rendendosi conto che, dall‟espressione di Loredana, stava anche funzionando. -Ciao, io sono Alice.- si presentò poi con tono stucchevole, sbattendo gli occhioni truccati. -La fidanzata di Tiziano.Loredana strinse i denti, consapevole di non poter competere con una donna simile e in un sussurro si presentò a sua volta prima di lasciare i soldi sul tavolo e andarsene, evidentemente scornata. A quel punto Tiziano tirò un sospiro di sollievo e si sciolse dall‟abbraccio di Alice per andare a prendere una siringa. -Perché era ancora qui?- domandò lei togliendosi le scarpe e lasciandole con incuria in mezzo alla stanza. -È arrivata tardi. Grazie per quello che hai fatto.-Non ho fatto granché, però ora non ti ronzerà più intorno.- rispose legandosi i capelli a coda di cavallo. -La prossima volta scegline una maggiorenne, non ci sarò sempre io a tirarti fuori dai guai.Lui non l‟ascoltò neppure, intento a iniettarsi il quartino per placare la crisi che da troppo sopportava. Alice sorrise, bevve un sorso di latte e iniziò a spogliarsi, lasciando tutto per terra. Infine, quando rimase con mutandine e reggiseno imbottito, si chiuse in bagno per farsi la doccia, mentre Tiziano riemergeva dal flash, toglieva la siringa dalla vena e fissava gli indumenti sparsi a terra. -E poi dici a me!- bofonchiò alzandosi dalla sedia. -Tutte le volte è la stessa storia.-Pensaci tu, grazie.- si udì in risposta, prima di sentire lo scroscio dell‟acqua. 68 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Con un singulto il ragazzo pulì la siringa al lavandino e la ripose nel cassetto e solo allora si rese conto di quante dosi fossero rimaste. -Cazzo.- mormorò. Rovistò meglio, ma non trovò che due siringhe piene e bestemmiando si accostò alla porta del bagno. -Ehi, Alice.- chiamò. -Sì?-Devo uscire a rimediare la roba.- annunciò. Seguì un attimo di silenzio, quindi la ragazza chiese: -Che vuol dire?-Che stiamo a secco.L‟acqua della doccia si chiuse e Alice gli ordinò di entrare. Tiziano ubbidì e dopo averle dato un‟occhiata di sfuggita mostrò le due siringhe. -Merda…- sussurrò lei piena di schiuma, le mani sui fianchi. -Ok, ho un po‟ di soldi nella borsetta.Tiziano tornò in cucina dove Alice aveva lasciato tutto, trovò la borsetta gettata alla rinfusa insieme ai vestiti e contò i soldi nel portafoglio. Non erano tanti, ma sommati ai suoi poteva rimediare quattro dosi. -Prendo tutto quello che abbiamo.- avvisò. -Ok, non tardare.- rispose lei riprendendo a lavarsi. Tiziano sospirò e uscì in cerca di uno spacciatore qualsiasi. Sapeva che il suo abituale a quell‟ora non l‟avrebbe trovato e con le mani nelle tasche dei jeans si mise in cerca. Il sole era tramontano da poco, tuttavia c‟era ancora luce e tanta gente che affollava i marciapiedi, chi per tornare a casa, chi per incontrarsi con gli amici e con nostalgia ripensò a quando, ragazzino, con Alice usciva per andare a fare una passeggiata e comprare un gelato o un pezzo di pizza e trascorrere il pomeriggio a parlare di calciatori, di motorini e di film. Qualche volta Alice commentava il passaggio di un bel ragazzo e lui la prendeva in giro, facendole notare di rimando una bella donna, cercando di farle capire che alcuni attributi femminili non li avrebbe mai trovati in un uomo. Vanamente. Appoggiato al muro di un edificio, in compagnia di alcune ragazze, uno dei pusher cercava di sbarcare il lunario vendendo marijuana ed hashish a chi glielo chiedeva. Tiziano lo conosceva di vista e sapeva che smerciava ben altro oltre il semplice fumo, ma fu una delle ragazze ad attrarre la sua attenzione. Riconobbe prima lo zainetto, poi la fisionomia e rimase incerto se fermarsi o andare avanti. Presentarsi allo spacciatore significava ammettere dinanzi a Loredana di essere un tossico, tuttavia rinunciare avrebbe significato lo spettro di rimanere senza dosi. E le aveva appena detto che non si faceva… Lo spacciatore lo vide e gli fece un cenno con la testa, facendo girare incuriosite le ragazze che lo circondavano. Loredana lo riconobbe e subito portò alle labbra lo spinello che stava fumando, sogghignando divertita. Tiziano non proferì parola: si avvicinò al ragazzo, gli mise in mano i soldi, prese la roba che lui gli porgeva e se ne andò, ritornando 69 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio sui propri passi. Alle sue spalle udì la risatina sarcastica di Loredana che si mise a scimmiottarlo con le sue amiche, spiegando loro chi fosse, ma lui l‟ignorò, contento solo di essere riuscito a trovare le dosi necessarie fino all‟indomani. ~ Melissa mostrò il tesserino alla signora un po‟ scettica e confermò con tono innocente: -La nostra associazione è rinomata e cammina di pari passo con l‟AIRC, vede il logo?- insistette evidenziandolo con l‟indice. -Se contribuisce con una libera offerta la ricerca le sarà riconoscente in eterno.-Significa che questa ricerca aiuta i malati di cancro?- s‟informò meglio la donna. -Sì, in un certo senso. Non l‟aiuta nel vero senso della parola, tuttavia può far sì che altri non si ammalino.- spiegò con pazienza. -La prevenzione è alla base di tutto, come ben sa.La signora continuava a osservare il tesserino con occhio critico, cercando la truffa, ma Melissa era tranquilla perché sapeva che il tesserino era valido, avendolo sottratto a sua madre. L‟unica truffa, era che i soldi finivano nelle sue tasche, più precisamente nelle sue vene, e non in quelle della ricerca. Alla fine la donna capitolò e lasciò una piccola donazione, sentendo l‟anima in pace con se stessa per aver contribuito a un‟opera pia. Anche Isa, pochi metri più in là, mostrava lo stesso tesserino, invitando i passanti ad aiutare i malati di cancro, il suo cancro che erano l‟eroina e la cocaina. D‟estate, essendo semivestite, era impossibile rubare nei grandi magazzini e da un paio d‟anni avevano sperimentato quanto i romani fossero sensibili riguardo la solidarietà verso coloro che reputavano meno fortunati. Che poi, le meno fortunate fossero loro, era un mero cavillo. L‟unico inconveniente era che dovevano stare sempre all‟erta se vedevano sbucare un vigile o la polizia e, nel caso, far finta di nulla e allontanarsi celermente. Melissa contò i soldi, sommò quelli dell‟amica e disse: -Tre spade.-Bene. Allora andiamo.Presero il motorino e sotto il sole cocente di Roma si avviarono verso il Palazzo, sperando di trovarci Alessandro e di non dover attendere troppo. Con sorpresa videro l‟amico in compagnia di Tiziano e Alice, che discuteva con loro piuttosto vivacemente. -Non posso farci nulla.- stava dicendo in tono sostenuto. -Non è colpa mia.Le due ragazze si avvicinarono in silenzio, non volendo disturbare e senza averne l'intenzione ascoltarono un pezzo di conversazione. -Non posso farlo.- ribatté Tiziano categorico. 70 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -E allora fottiti.- tagliò corto Alessandro con un gesto secco della mano. Niente soldi, niente ero.-Sai benissimo che appena li avrò ti pagherò.L‟altro scosse la testa, mentre dall‟interno del Palazzo si udivano i tossici che parlavano e litigavano tra loro, facendo scappare persino un gatto, mentre frotte di mosche giravano indisturbate, producendo un ronzio in sordina, costante e snervante. -Te lo ripeto, cazzone: niente soldi niente roba.- ripeté Alessandro spietato. -Che maledetto bastardo…- sibilò Tiziano passando una mano tra i capelli. -Ciao.- salutò Isa palesando il loro arrivo. Il ragazzo e Alice si girarono e risposero impercettibilmente al saluto, tornando poi a concentrarsi sul pusher. -Dammi tempo fino a stasera.- insistette Tiziano. Ma l‟altro scosse di nuovo la testa ed entrò nel Palazzo, crudele e inflessibile come un qualsiasi spacciatore. Isa si avvicinò ad Alice e la trovò stranamente seria e taciturna e con un cenno della mano la invitò a sedersi sulla panchina, mentre Melissa e Tiziano si allontanavano di qualche passo. -Cosa succede?- domandò con le sopracciglia aggrottate. Alice sospirò, sbatté le palpebre debitamente truccate e rispose: -Morte è stato licenziato.Isa guardò verso il ragazzo, rendendosi conto dell‟aria distrutta e disperata dipinta sul suo volto e domandò: -Ha perso il lavoro al distributore?-Già.-E perché? Cos‟è successo?Alice accese una canna, fece qualche tiro, quindi la passò alla ragazza. -Sembra che il proprietario si sia accorto che si buchi. Non chiedermi come ma è così. Licenziamento in tronco, con il ricatto di non farsi più vedere o avrebbe sporto denuncia di furto.-Che stronzo rotto in culo!- ringhiò con stizza. -Ma lui ha rubato?-Scherzi? Magari lo avesse fatto… È un tossico anomalo.-Allora è doppiamente bastardo!-Puoi dirlo forte.- rispose lei riprendendo la canna che le passava la ragazza. -Ma il problema ora è un altro.L‟altra la guardò negli occhi, improvvisamente malinconici e per un attimo transitò nella sua mente l‟immagine di un ragazzino mascherato da Alice nel Paese delle Meraviglie e il cuore le perse un battito. -Morte non sa come rimediare i soldi e nessun pusher ti fa credito. L‟unica nostra speranza è lo stronzo di Alex che si dice nostro amico.spiegò. -Eppure, il solo consiglio che ha saputo dargli per rimediare denaro, è stato quello di spacciare.Gettò via lo spinello e si girò a guardare Isa, pallida e tremante. -Stai male.- notò. -Ti conviene bucare prima che ti prendi la scimmia.71 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Sì… Mi accompagni dentro?- chiese ammiccando al Palazzo. Alice sbirciò Tiziano e Melissa che parlavano poco più in là e annuendo si alzò dalla panchina. Insieme a Isa salì al primo piano, ignorando volutamente i tossici che bivaccavano all‟entrata e attese che l‟altra si preparasse la siringa e si iniettasse il quartino, guardandosi intorno. Era da tanto che non metteva piede lì dentro, da quando Claudio l‟aveva schernita dinanzi a tutti, trattandola a male parole e prendendola a schiaffi, giungendo a strapparle la maglietta per costringerla a mostrare un seno che non aveva. Chiuse gli occhi al ricordo, pensando che da allora in tanti avevano provato a farle del male e qualcuno ci era anche riuscito, però alla fine aveva imparato a difendersi, soprattutto con i clienti. Sentì la mano di Isa sulla spalla e riaprì gli occhi, tornando al presente. -Meglio, eh?- mormorò critica, osservandola. Lei annuì e insieme uscirono dal Palazzo, tornando da Tiziano e Melissa. Il ragazzo stava spiegando che mai si sarebbe abbassato a spacciare morte per i bambini, ma non sapeva trovare alternative. Melissa lo guardava quasi con adorazione, come se stesse ascoltando un eroe e Alice sorrise a quella visione. -Qualcosa troverò, in un modo o nell‟altro rimedierò i soldi.-Potresti rubare nei grandi magazzini.- suggerì Melissa. -Io e Isa lo facciamo e ce la siamo sempre cavata.-Sì, potrei. Nel frattempo… Sì, nel frattempo potrei vendere tutto il superfluo.-C‟è ben poco di superfluo da noi.- commentò Alice amaramente. -Qualcosa troverò. Intanto ci sarebbe il Suzuki…-No, quello no!La veemenza di Alice lo lasciò di stucco e subito dopo replicò acido: -E perché no?-È l‟unica cosa che ci rimane.-Sì, ed è anche una cosa dannatamente costosa da mantenere!-Vendi lo stereo con tutte le cassette.- suggerì. Tiziano inarcò le sopracciglia, quindi annuì. -Lo farò.- assicurò. -Anzi, se proprio mi ci vedo costretto, una volta venduto tutto mi metterò a fare marchette.Le ragazze sgranarono gli occhi a quell‟affermazione e Alice istintivamente lo schiaffeggiò, lasciando tutti esterrefatti. -Stronzo!- urlò. -Non ripeterlo mai più!-Cosa?- sbraitò di rimando, toccandosi la guancia colpita. -Fare marchette? E perché non dovrei? Hai paura che ti possa fregare i clienti?Melissa a quel punto intervenne e si mise in mezzo, fissando il volto tirato di Tiziano, le labbra serrate dall‟ira, comprendendo la sua impotenza dinanzi alla svolta subita dalla sua già difficile vita. -Vedrai che ci sarà un altro modo.- gli disse conciliante. 72 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Ma il ragazzo ormai era talmente sconvolto e in preda all‟ansia che diede una spinta a Melissa e se ne andò a passo sostenuto, mandando tutti al diavolo. Alice inspirò a fondo e portò una mano alla fronte. -Ok, mi spiace per la scenata, voi non c‟entrate nulla.- si scusò mesta. Isa e Melissa annuirono, mentre seguivano con lo sguardo la figura in nero che si allontanava lungo il prato e in silenzio entrarono nel Palazzo per comprare le dosi e quando uscirono Alice non c‟era più. ~ Entrò in casa un attimo prima che iniziasse a piovere, uno di quei violenti ma brevi temporali estivi che hanno come unico scopo di fare alzare l‟umidità e la prima cosa che fece fu di togliersi i sandali dal tacco alto. Si era aspettata di trovare Tiziano in cucina, ad ascoltare lo stereo, invece si udivano solo i tuoni fuori della finestra aperta e i soliti strepiti dei vicini. Anche la porta del bagno era aperta, quindi l‟amico non era neppure lì. Probabilmente non era ancora rientrato a casa e stava smaltendo la rabbia altrove. Prese un po‟ di latte per dissetarsi e controllò negli scaffali se ci fosse rimasta un po‟ di pastina per preparare la minestra: sicuramente il deserto era più affollato di quanto non lo fossero i loro pensili. Trovò un pacco di pasta che rigirò tra le mani, meditabonda, quindi con un sorriso lo aprì e lo rovesciò sul tavolo. Con un cucchiaio iniziò a spezzettarla, in modo tale da renderla simile alla pastina e quando terminò la raccolse e la rimise nella busta, pronta per essere usata. E anche per quella sera la cena era assicurata. Si avvicinò alla finestra, annusò l‟aria che sapeva di pioggia e subito dopo si diresse in camera per togliersi i vestiti sudati. Lì, steso sul letto posto dietro la porta, trovò Tiziano. -Ti è passata l‟arrabbiatura?- domandò sfilandosi la minigonna. Non ottenne risposta e si girò per osservarlo. -Dormi?Gli si avvicinò e impallidì visibilmente: Tiziano aveva ancora l‟ago in vena, la siringa che si era riempita di sangue e il suo volto era cinereo. Lo scosse e lo sentì freddo come il marmo. -Oh, Cristo!- urlò sgranando gli occhi e raddrizzando di scatto la schiena, portando una mano sulla bocca. -Che cazzo hai fatto? Che cazzo hai fatto?Corse in cucina, rovistò spasmodicamente nel cassetto, le dita che tremavano, fin quando trovò la siringa di narcan, l‟unica diversa dalle altre, sperando di essere ancora in tempo. Si precipitò in camera, tolse la siringa dal braccio dell‟amico, cercò una vena tastando e picchiettando, ignorando il tremito convulso che la scuoteva da capo a piedi, mentre il cuore le andava a tremila e sobbalzava ad ogni tuono. Alla fine, dopo ripetute bestemmie, riuscì a centrare una venuzza, gli iniettò il medicinale, poi, disperata, iniziò a colpirgli il petto con i pugni, chiamandolo a gran voce per riportarlo nel mondo dei vivi. 73 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Svegliati, cazzo! Svegliati!- urlava con le lacrime agli occhi. Continuò a tempestargli il petto di pugni, determinata anche a rompergli qualche costola, fin quando, con un singulto, Tiziano tossì e lei si fermò un secondo, per accertarsi che stesse bene, prima di assestargli due ceffoni in volto, scoppiando a piangere. -Stronzo! Stronzo! Mi hai fatto morire di paura!- urlò coprendosi il volto con le mani. Tiziano tossì più volte, si chinò in avanti per vomitare fuori del letto e a rilento ricominciò a vivere, portandosi faticosamente seduto, tenendosi la testa tra le mani e pulendosi la bocca. -Cazzo…- sussurrò flebile. -Stronzo!- urlò ancora Alice, dandogli una spinta, facendolo ricadere a peso morto sul letto. -Che motivo c‟era? Eh? Che cazzo di motivo c‟era?-Ehi… calma… Non posso neppure decidere di farla finita?-No, perdio! Tu non la fai finita!- e gli assestò l‟ennesimo cazzotto sul torace. A quel punto Tiziano si rialzò, l‟afferrò per le braccia per impedirle di riempirlo di botte e l‟abbracciò, cercando di confortarla. Lei resistette un po‟, giusto per accontentare il proprio orgoglio, quindi si lasciò andare contro di lui e pianse come una bambina. Tiziano le accarezzò i capelli, le mormorò parole rassicuranti, mentre riacquistava forza e vitalità e dopo un po‟ le chiese: -Va meglio?Lei annui tirando su con il naso, il volto una maschera per colpa delle lacrime che avevano sciolto il trucco e Tiziano le mormorò dolcemente: -Grazie.-Non… rifarlo… mai più!- intimò singhiozzando, mentre ascoltava il suo cuore battere regolare. -Non lo rifarò.-Per i soldi… non devi preoccuparti: lavorerò anche per te, raddoppierò i clienti e… e tu nel frattempo cercherai un altro lavoro.-Bene, noto con piacere che hai pianificato tutto.Lei alzò la testa dal suo torace e lo fissò in volto, ancora pallido per la morte appena sfiorata, mentre la pioggia picchiettava contro le serrande, segnando il ritmo del tempo con un intercalare sempre uguale. -Io sono nulla senza di te.- confessò in un sussurro. -Tu sei il mio unico fratello e se ti perdessi perderei tutto.Tiziano rimase immobile, il pensiero improvvisamente rivolto a Silvia, e annuendo provò a sorridere, mentre ammetteva a sua volta: -Hai ragione. Anche io ho solo te e non vorrei mai che ti accadesse qualcosa. Ho avuto un attimo di sconforto e… mi spiace, ho pensato solo a me stesso. Non accadrà più, te lo prometto, a costo di andare a mendicare fuori delle chiese.Alice chiuse gli occhi e riappoggiò la testa sul suo torace, rimanendo in ascolto del suo cuore che batteva regolare, rannicchiata sul letto, stretta a lui come un naufrago alla zattera e Tiziano le accarezzò i capelli, poggiando la testa contro la parete e chiudendo la mente a tutto, 74 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio consapevole solo di essere ancora vivo e di udire il dolce suono della pioggia. ~ L‟estate romana era al culmine e l‟Urbe si era letteralmente svuotata di tutti i vacanzieri che si erano spostati in lidi più freschi. Solo le cicale erano le vere padrone della città e cantavano a tutte le ore, liete dell‟afa e della forte umidità. Tiziano parcheggiò il Suzuki e si avviò sulla stradina acciottolata che si dispiegava lungo il prato, osservando di sfuggita un paio di cani a passeggio con i rispettivi padroni. Improvvisamente, con la coda dell‟occhio, vide qualcosa sbucare dal lato del sentiero e tagliargli la strada con inattesa velocità. Si immobilizzò con il fiato sospeso e lasciò che il serpente sparisse nell‟erba indisturbato. Era la prima volta che gli capitava di imbattersi in un simile animale e non avrebbe mai detto che un rettile di notevoli dimensioni potesse andarsene in giro indisturbato per i prati romani. Con cautela riprese a camminare, continuando a sbirciare i lati del sentiero e quando giunse al Palazzo ci trovò Isa e Melissa. Avevano da poco terminato di sostenere gli esami di stato, ultimo scoglio per poter usufruire di un diploma per un eventuale lavoro, un possibile riscatto da quella vita inumana e subito erano tornate a rimediare le dosi per placare la crisi. -Finito gli esami?- domandò per gentilezza. -Sì, oggi ci sono stati gli orali.- rispose Isa fumando uno spinello. -Ora la scuola può anche andare a „fanculo.-E Alex?- domandò dopo aver sbirciato i tossici accanto all‟edificio. -Dovrebbe arrivare tra poco.- rispose Melissa. Con occhio critico lo studiò e prese nota dei pantaloni e della maglietta a maniche lunghe, rigorosamente neri, che evidenziavano in maggior misura il suo corpo emaciato. Ultimamente aveva perso qualche chilo e se continuava così ci sarebbero rimaste solo le ossa. -Stai bene?- domandò premurosa. -Sì.- rispose insofferente. -Alice?- s‟informò Isa guardando nel parco. -A fare marchette.-Sta arrivando.- annunciò Melissa ammiccando ad Alessandro. Era in compagnia di Claudio, entrambi strafatti, l‟andatura traballante e l‟aria da ebete, gli occhi rossi di congiuntivite, e talmente maleodoranti che gli altri storsero il naso appena li ebbero vicino. -Ehi…- salutò Claudio allungando la mano per accarezzare il volto di Isa. Questa schivò il tocco, orripilata alla sola idea di venire toccata e lui aggrottò le sopracciglia, offeso. -Che c‟è, bellezza, non ti piaccio? Non ti alletta l‟idea di farci una scopata insieme? A me sì, e parecchio pure…- biascicò. 75 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Lei si guardò bene dal raccogliere la provocazione, girandogli le spalle e Melissa intervenne, mostrando i soldi per le dosi. Lui si schiarì la gola e li contò per prendere tempo, sebbene con una sola occhiata avesse già intuito l‟entità. -Due.- annunciò. -Come due? Solo due?- ripeté Melissa attonita. -Eh… I prezzi sono aumentati.-Stronzate. Questi valgono quattro spade, lo so bene e lo sai anche tu.Claudio ghignò, tossì e tirò su con il naso, girandosi poi verso Alessandro. Questi annui facendo un passo avanti e, dopo aver sbirciato le banconote, confermò implacabile: -Due.A quel punto intervenne Tiziano, mostrando la catenina d‟oro che aveva strappato dal collo di una signora e domandò: -Vuoi dire che questa non vale almeno tre spade?Alessandro guardò la merce con occhio critico, consapevole del valore come se l‟avesse appena messa sul bilancino, contando cinque quartini abbondanti, e rispose: -No, bello mio: questa ne vale due.-Due?- ripeté scurendosi in volto. -Già.A quel punto Tiziano rimise con calma la catenina nella tasca dei jeans, con l‟aria rassegnata del perdente e Alessandro stava per dirgli qualcosa, quando con mossa fulminea l‟altro l‟afferrò per la T-shirt, strattonandolo rudemente, sibilandogli in faccia: -Non mi freghi, bastardo! So bene quanto vale, figlio di puttana che non sei altro! Tu ora mi dai cinque spade, come ne darai quattro a loro.-Ehi, ehi!- esclamò l‟altro allarmato, cercando di liberarsi. -Che cazzo ti prende?-Ti gonfio di botte se non tiri fuori la roba!- minacciò. -Sapevo che eri il peggior pezzo di merda sul mercato, ma ora stai toccando il fondo!-Sì!- rispose infuriato, mettendo le mani su quelle del ragazzo che lo tratteneva per la maglietta. -E lo sai perché? Eh? Lo sai, brutto stronzo? Perché ora sei costretto a venire da me, quando per anni mi hai evitato, tu con quella troia di Alice!Gli sputò addosso e Tiziano lasciò la presa dopo avergli dato una spinta, facendolo barcollare sulle gambe malferme. Isa e Melissa rimasero in silenzio, non capendo quell‟astio tra loro, mentre Claudio continuava a ghignare come una iena. Tiziano inspirò a fondo, osservando lo sputo sulla propria maglietta e con noncuranza afferrò un lembo della T-shirt di Alessandro e si pulì. -Ehi, stronzo!- lo redarguì questi. L‟interpellato non rispose ma il pugno parlò per lui e Alessandro volò a terra con la mandibola dolorante. Claudio smise di ghignare, sbatté gli occhi incredulo e si avventò contro Tiziano, il quale incassò il pugno sentendo il cervello scoppiargli in mille stelle luminose. D‟istinto rispose con un gancio e l‟avversario seguì l‟amico a terra, gemendo per il dolore. 76 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Grande!- esclamò Isa divertita, gli occhi che le brillavano di eccitazione. Melissa si avvicinò a Tiziano e lo guardò per accertarsi che non avesse nulla di rotto e lui le fece cenno che andava tutto bene. -Dammi i tuoi soldi.- le ordinò. La ragazza esitò, quindi si fidò e ubbidì. Lui li prese e li mise insieme alla catenina; si chinò sui due ragazzi increduli e doloranti stesi a terra e frugò nelle tasche di Alessandro, scatenando una lieve protesta che ignorò. Tirò fuori due sacchetti di eroina, ne controllò il contenuto scuotendoli, tenne solo quello che conteneva la quantità di una decina di dosi e l‟altro, insieme alla catenina e ai soldi, lo buttò con spregio addosso allo spacciatore. Quindi, inspirando con soddisfazione, fece cenno alle ragazze di seguirlo. -Bastardo…- mugugnò Alessandro rimettendosi faticosamente in piedi. Lui si girò e lo mandò a quel paese con un semplice gesto della mano, sentendosi quasi in pace con se stesso dopo tanto tempo. 77 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 78 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 6 -Così, questa è la tua tana.- commentò Isa entrando in cucina. Tiziano le invitò con un cenno a sedersi e posò la bustina di eroina sul tavolo. Isa sbirciò la foto attaccata alla parete prima di occupare posto su una sedia, mentre Melissa prendeva nota dell‟aspetto fatiscente della stanza e, plausibilmente, del resto della casa; le mattonelle rotte, l‟intonaco alle pareti e al soffitto che si staccava, una semplice lampadina appesa al filo della corrente e pensò alla propria casa, così sempre in ordine e pulita che quasi si vergognava. Allungò lo sguardo oltre la cucina per curiosare verso l‟entrata del bagno e della camera, accorgendosi che anche lì le cose non erano migliori. Se tutta la casa arrivava ad avere trenta metri quadrati era grasso che colava. -Volete da bere?- offrì Tiziano aprendo il frigorifero mezzo vuoto. -Una birra.- chiese Isa e Melissa si accodò. Lui pose due lattine sul tavolo e per sé riempì un bicchiere di latte. Le due ragazze lo studiarono perplesse e lui spiegò succinto: -Il latte fa bene.Melissa scoppiò a ridere e indicando l‟amica disse: -Come te: il fumo fa male!L‟interpellata alzò le spalle e rispose: -Le sigarette fanno male, lo sanno tutti.-Già!- esclamò il ragazzo ridendo e alzando il bicchiere. -E il latte fa bene!L‟ilarità li contagiò tutti e tre e per un po‟ scherzarono sulle proprie manie, scoprendosi incredibilmente autoironici, fin quando Melissa domandò: -Come mai tra voi e Alex c‟è tanto odio?Tiziano bevve un sorso di latte e la guardò negli occhi neri come la pece, prima di raccontare: -Lui è stato quello che ci ha introdotti in questa merda totale. Lui e l‟Indiano ci hanno lasciati strafatti a Piazza del Popolo per l‟intera notte, in pieno inverno, senza preoccuparsi se saremmo morti assiderati.Le ragazze sgranarono gli occhi e lo fissarono allibite, stentando a credere a una storia simile. -Come può aver fatto una cosa così meschina?- mormorò Melissa. -Dice di essere vostro amico…-Eravamo amici, prima che iniziasse tutto.Isa si alzò dalla sedia, vinta dalla curiosità, e lentamente si avvicinò alla foto attaccata alla parete per guardarla meglio e riconobbe Tiziano abbracciato a un altro ragazzo dai capelli biondi legati a coda. Restrinse gli occhi e subito dopo li sgranò, riconoscendo Alice in abiti maschili. 79 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Cazzo…- commentò. -Uomo o donna è comunque bella.Tiziano e Melissa la osservarono e il primo spiegò: -L‟ultima foto di Alice vestita da uomo. Poco prima di quel famoso carnevale e della più famosa nottata all‟addiaccio.-Quel giorno? Quando ci siamo visti la prima volta?-Così dite.- commentò grattandosi la nuca. Melissa annuì, quindi si alzò per andare a prendere visione della foto, accorgendosi che a quel tempo i due amici erano alti uguali e disse: -Sì, si riconosce. Era bella anche così.Tiziano piegò le labbra in un sorriso, aprendo la bustina per dividere le dosi e raccontò brevemente: -A quell‟età era circondata da ragazze che facevano di tutto per attrarre la sua attenzione, ma lei era sempre schiva e riservata e cercava di eluderle. Poi, un bel giorno, mi ha confessato che le piaceva un nostro compagno di classe e da quel momento è stato un susseguirsi di amici con i quali intesseva una relazione che invariabilmente finiva poco dopo.Melissa guardò ancora una volta la foto, quindi tornò al tavolo per dargli una mano a fare le porzioni e quella strana intimità le scaldò il cuore. -Questo… vuol dire che non è mai stata con una donna?- s‟informò Isa non riuscendo a staccarsi dalla foto. -Scherzi?- rise Tiziano. -Un misogino al confronto è uno che ama le donne!-Misogino…- ripeté Melissa meditabonda, guardandolo dritto negli occhi. -Per essere un bucomane hai un linguaggio fuori del comune.Lui fece una smorfia e tornò a concentrarsi sulle dosi, spiegando: -Un po‟ di spicci li rimedio dando ripetizioni di italiano e storia. Una volta, mille anni fa, ero il più bravo della classe…Lei rimase annichilita sulla sedia, domandandosi chi fosse in realtà il ragazzo che le sedeva di fronte e che divideva con consumata abitudine la polverina scura. Lo vide preparare le siringhe con meticolosità e riporle nel cassetto e preparare anche le loro in un atto di cortesia e si disse che non era quello il suo posto, in mezzo ai tossici. -Perché?- domandò. Lui alzò gli occhi e con un gesto della mano rispose con semplicità: -Così le avete già pronte.-No, non intendevo le nostre siringhe. Perché ti buchi? Tu non sei come Alex o Indiano o come gli altri del Palazzo, sei diverso.Tiziano aggrottò le sopracciglia, lanciò un‟occhiata a Isa ancora davanti alla foto, e tornò a studiare attentamente la ragazza che aveva di fronte, sentendosi a disagio sotto quell‟esame. -Hai bevuto troppa birra o ti sei spappolata il cervello a forza di canne e buchi.- commentò lapidario. -No, so quello che dico: tu sei diverso, non dovevi far parte di questo mondo schifoso.- 80 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Certo! Infatti vivo in una reggia!- ribatté sarcastico, appoggiandosi allo schienale della sedia e allargando le braccia. -Come ho fatto a non accorgermene?-È una sognatrice, lasciala fare.- s‟intromise Isa ancora dinanzi alla foto. Melissa le rivolse una smorfia e Tiziano la studiò a lungo, accorgendosi che da una parte ne aveva timore perché sembrava leggergli dentro, dall‟altra gradiva la sua compagnia e questo, paradossalmente, gli incuteva ancor più paura. Per un lungo attimo i loro sguardi si incrociarono, rimanendo incatenati come due magneti di poli opposti, fino quando lei arrossì e chinò appena la testa. In quell‟istante Alice rientrò in casa e si bloccò sullo stipite della porta, impreparata a quella visita. -Ciao.- salutò Isa allegramente. -Ciao.- rispose lei richiudendo la porta alle spalle. -Che sorpresa.ammise e il tono era piuttosto seccato. Tiziano le spiegò con poche parole cosa fosse successo al Palazzo e la necessità di dividere l‟eroina a casa e Alice lo guardò a lungo. -Ti fa male?- domandò preoccupata, indicando la mandibola. -No, non più di tanto. Sono stato fortunato perché quei due stronzi erano strafatti e non si reggevano sulle gambe.- la rassicurò. Lei abbozzò un sorriso e prese il latte per bere. Isa le si avvicinò senza dire nulla e Alice la sbirciò di sottecchi. Terminò di bere e si scusò con loro prima di chiudersi in camera. -È successo qualcosa?- domandò Melissa. Tiziano scosse la testa, ben sapendo che l‟amica amava togliersi i vestiti appena metteva piede in casa e che a tal proposito non gradiva le sorprese. Prese le quattro siringhe che aveva preparato per loro e le porse a Melissa, la quale capì e fece cenno a Isa di andare. -Bene. Allora grazie per tutto quello che hai fatto per noi.- salutò. -Non ho fatto nulla.Sul pianerottolo di casa si rigirò, mentre l‟amica aveva già iniziato a scendere le scale e domandò con la speranza nel tono e negli occhi: -Domani ti rivedrò?Quella proposta lo sorprese, ma subito dopo sorrise lusingato e rispose: -Se vuoi…Lei si illuminò, mentre sentiva lo stomaco chiudersi in una morsa asfissiante e si precipitò a dire: -Al Palazzo? Stessa ora di oggi?-Ok.Con un sorriso smagliante fece un cenno di saluto e seguì Isa lungo le scale, mentre Tiziano richiudeva la porta e rimaneva a fissare la sedia dove era stata seduta lei. ~ 81 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Tiziano scese nella metro di Termini, la crisi che avanzava e lui che non aveva neppure un pezzo di fumo per placare i dolori. Era stato tutto il giorno sugli scalini di S. Maria Maggiore a mendicare, sperando che i turisti lasciassero l‟obolo a chi ritenevano meno fortunato di loro ed era riuscito a tirare su un gruzzoletto niente male che gli avrebbe assicurato almeno due quartini e si era deciso a tornare a casa appena aveva iniziato ad avvertire i primi sintomi dell‟astinenza. Ciò che aveva imparato in quella giornata era che i mendicanti come lui il più delle volte erano ignorati, come se neppure esistessero, come se fossero un insulto alla vista, oppure venivano fatti bersaglio dei commenti volgari e pesanti dei ragazzi o di sberleffi dei bambini. Per non parlare della prelazione sul posto strategico dove mettersi, quasi ogni scalino fosse di proprietà esclusiva di un altro pezzente. Ma quello che più gli aveva fatto andare il sangue al cervello, era stato il momento in cui si era alzato per tornare a casa, sentendo la crisi avvicinarsi e in un secondo si era visto circondato da zingari che chiedevano l‟obolo sebbene ostentassero collane d‟oro grosse come catene, al pari di un boss mafioso e, tra chiacchiere e spinte, si era visto rubare tutto quello che era riuscito a rimediare stando per ore sotto il sole cocente. Come una furia si era gettato all‟inseguimento, ma i dolori e la sveltezza dei rom l‟avevano costretto a rinunciare e imprecando si era diretto a Termini, la crisi che gli faceva dare di matto, obnubilandogli il cervello. Istintivamente, mentre era in esagitata attesa della metro, iniziò a passare tra la folla accalcata sulla banchina per chiedere qualche spiccio, con il solo risultato che la gente lo scansava appena lo vedeva avvicinarsi. Cazzo, mica sono un appestato, pensò disperato, passando una mano tra i capelli sudati e sporchi, riprendendo a chiedere soldi. Quando la metro arrivò fu costretto a rimanere in piedi e serrando i denti iniziò a tenere la mente impegnata in qualcosa per non sentire i dolori alle reni che lo piegavano in due. Se solo si fosse portato il walkman avrebbe potuto ascoltare musica, ma non aveva mai visto un mendicante con le cuffiette alle orecchie. Si reggeva a mala pena sulle gambe, sopraffatto dai dolori e a ogni scossone del treno finiva addosso alla persona che aveva di lato, fin quando riuscì ad arrivare in un angolo della carrozza dove lentamente si lasciò cadere a terra, nell‟indifferenza generale. Stava talmente male che sudava e tramava e davanti agli occhi vedeva solo siringhe pronte per essere iniettate in vena. Quando infine riuscì ad arrivare a casa, era già buio e Alice era visibilmente preoccupata. Così come erano preoccupate Melissa e Isa che lo avevano atteso al Palazzo inutilmente. Al tramonto, con le speranze ridotte al lumicino, Isa si alzò dalla panchina e guardò l‟amica. -Ormai non verrà più.- disse con tono piatto e stanco. -Può aver avuto un contrattempo.La ragazza incrociò le braccia al petto e sbuffò spazientita. -Lo hai detto anche un‟ora fa.- ricordò insofferente. 82 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Melissa chiuse gli occhi e si morse le labbra, consapevole che l‟altra aveva ragione, eppure impossibilitata a credere che Tiziano avesse mancato all‟appuntamento di proposito. Con un gemito si alzò, tornando a guardare la stradina acciottolata che serpeggiava per il parco, nella vana speranza di vedere avanzare una figura vestita di nero, ma quando anche l‟ultimo barlume si spense con la luce del sole, con Isa si avviò mestamente verso il motorino. ~ -Sono cinque giorni che ti rifiuti di venire al Palazzo.- le ricordò Isa porgendole la siringa. -Non mi va di andarci.- rispose lei stringendo il laccio intorno al braccio, pronta a bucare. L‟amica vide gli ematomi, le vene in trombosi e capì che non potevano più permettersi di andare in giro sbracciate, a meno di denunciare il loro stato di tossiche. Melissa imprecò quando bucò la vena e l‟ago si inceppò, come se si fosse otturato, e con rabbia spinse lo stantuffo con forza, rompendo nuovamente il vaso sanguigno, prima di lasciarsi andare al viaggio. Isa sbatté le palpebre e si grattò il naso, quindi le tolse l‟ago e il laccio, preparandosi a sua volta a bucare. Entrambe sul letto di Melissa, rimasero a lungo in silenzio, gli occhi chiusi, abbandonate a loro stesse, consapevoli di aver usato le ultime dosi. In quei giorni era stata Isa l‟addetta al rifornimento, andando da sola da Alessandro e raggiungendo poi l‟amica a casa sua per preparare insieme le siringhe come aveva loro insegnato Tiziano per non perdere tempo, ma ora era stanca di quella ripicca puerile. Se Melissa era arrabbiata con Tiziano, ebbene, l‟avrebbe costretta ad affrontare la realtà una volta per tutte. -Ok, ora andiamo.- annunciò alzandosi stancamente dal letto. Lei riaprì gli occhi e la sbirciò mentre la vedeva aggiustarsi la maglietta e rimettere le scarpe. -Andiamo dove?-Al Palazzo. Ci serve l‟ero.-Vai tu.Isa corrugò le sopracciglia, terminò di allacciarsi le scarpe e si avvicinò con sguardo minaccioso. -Oggi mi accompagni.- intimò. -No.-Guarda che in questi giorni Morte non l‟ho mai visto, dunque non ci sarà neppure oggi. E poi,- aggiunse insinuante, scansandole un riccio dal volto, -se ti ostini a volermi nel tuo letto, mi vedrò costretta a rifare sesso con te. Quella volta non fu male, non trovi?Melissa si irrigidì e la fissò a lungo in quegli occhi smeraldini che la scrutavano con evidente apprezzamento. -Ok, andiamo.- accettò alzandosi dal letto. 83 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Isa sorrise sotto i baffi e raddrizzò la schiena, consapevole di aver giocato sporco ma il fine giustificava i mezzi. ~ Alessandro aveva come al solito urlato e inveito contro di loro, che reputava colluse con Tiziano per quanto era successo e aveva centellinato le dosi, ribadendo che il prezzo era aumentato. E loro, non potendo farne a meno, accettarono tutto passivamente, incapaci di reagire. Stavano tornando verso il motorino, quando si accorsero che Tiziano le aspettava appoggiato al Suzuki. Melissa sentì il cuore perderle un colpo prima di partire indemoniato e avvertì l‟erubescenza sulle gote dal calore che sentì dilagare fino alla radice dei capelli. Lentamente rallentò e lui se ne accorse, perché mosse alcuni passi verso di lei. Isa osservò uno, poi l‟altra e si tirò in disparte, consapevole di essere di troppo. A quel punto Melissa si fermò, gli occhi sgranati fissi su di lui e Tiziano avanzò con più coraggio e quando stava per raggiungerla, lei fece qualche passo indietro, costringendolo ad accelerare per afferrarla e serrarla in un forte abbraccio. Per un lungo istante rimasero così, entrambi sorpresi e quando lui si staccò, la tenne per le braccia, come se avesse avuto paura di perderla. -Scusa. Scusa per aver mancato all‟appuntamento.- mormorò. Lei rimase in silenzio, non sapendo cosa fare, ricordando l‟umiliazione della vana attesa e Tiziano fece scivolare dolcemente le mani lungo le sue braccia in una languida carezza. -Tu… sei la cosa più bella che mi sia capitata da cinque anni a questa parte.- ammise in un sussurro. Quella inattesa confessione la lasciò di stucco e aprì la bocca per dire qualcosa, senza sapere cosa, completamente assorbita in un mondo diverso da quello vissuto fino allora, un mondo dove esisteva anche la dolcezza, mentre sentiva il suo cuore scoppiarle nel petto per la forte emozione. Tiziano approfittò di quell‟attimo per passarle una mano dietro la nuca e costringerla a baciarlo. Lei resistette per un secondo, poi si lasciò stringere a lui, ricambiando il bacio con trasporto. Isa sorrise, scuotendo la testa e incrociò le braccia al petto, tamburellando il piede per terra. Era felice per l‟amica, perché era riuscita a coronare il suo sogno di adolescente e perché, soprattutto, aveva trovato qualcuno che mostrava di volerle bene, in quel loro mondo senza illusioni, dove l„egoismo e l‟indifferenza imperavano. Chiuse gli occhi ed offrì il volto ai caldi raggi solari, concedendosi il lusso di sognare per un lungo attimo. ~ Melissa parcheggiò il motorino accanto al Suzuki e insieme a Isa si avviò verso il Palazzo, mentre il frinire incessante delle cicale riempiva le 84 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio orecchie, inframmezzato all‟abbaiare dei cani che si rincorrevano giocando. Quando le vide, Tiziano sorrise e Melissa lo salutò offrendogli le labbra. -Ehi, ehi!- esclamò Alessandro notando il gesto. -Cos‟è questa novità?-Fatti i cazzi tuoi.- lo rimbeccò Alice con durezza. L‟interpellato fece una smorfia e Isa si avvicinò ad Alice, felice di trovarla lì. Questa la sorprese posandole due baci sulle guance come saluto, lasciandola inebetita, con le gote in fiamme e il cuore che sembrava improvvisamente impazzito. -Ci… ciao.- balbettò confusa. -Come sei carina oggi.- si complimentò Alice con un sorriso. -Dovresti truccarti più spesso per dare risalto ai tuoi lineamenti dolci.L‟altra arrossì ancor più, provando a dire qualcosa, senza riuscirci e la ragazza continuò con i suggerimenti: -Io proverei a mettere l‟ombretto diversamente e a sottolineare l‟occhio con una matita nera.-Ha parlato l‟esperta.- bofonchiò Alessandro con disprezzo, sputando per terra. Alice aggrottò le sopracciglia e stava per replicare, quando Isa la prevenne avventandosi contro il ragazzo: -Chiudi quella bocca di merda che ti ritrovi!-Aho, e che avrò detto mai?- si difese stizzito con un brusco gesto delle braccia. -L‟hai offesa, stronzo!-Offesa lei?! Ma se ho solo detto la verità!Alice intervenne e si mise in mezzo, per evitare che la situazione degenerasse e con fermezza agguantò Isa per un braccio e la trascinò via, ignorando di proposito le sue proteste e i rimbrotti di Alessandro. Raggiunsero Melissa e Tiziano lungo il prato, che passeggiavano abbracciati come due normali adolescenti, ignari del mondo esterno, pregni solo della reciproca vicinanza. Alice li osservò senza riuscire a nascondere una certa soddisfazione, quindi si volse verso la ragazza che le camminava al fianco e disse: -Grazie per avermi difesa, anche se non c‟era bisogno: da tempo ho imparato a farlo da sola.Isa mise le mani in tasca dei jeans e tirò un calcio a un rametto di albero caduto a terra, prima di rispondere: -Difenderti contro quello stronzo è stata una vera soddisfazione.-Sì, ho notato la tua foga.- disse sorridendo. -Hai un bel caratterino, non c‟è che dire.Isa si girò a guardarla e con un mezzo sorriso ammise: -Ho dovuto imparare anche io a difendermi da sola.Alice annuì e iniziò a massaggiarsi le reni, avvertendo la crisi invadere il suo corpo e con un sospiro rovistò nella borsetta per controllare di avere la siringa. -Devo farmi.- disse. 85 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Non al Palazzo, spero! Lo stronzo di Alex…-Vieni.La prese per mano e insieme raggiunsero Tiziano e Melissa che tubavano come piccioni, immersi in un bellissimo angolo di prato dove convivevano in un rigoglio naturale papaveri e spighe, con lo sfondo suggestivo dei ruderi romani, dove lucertole dal manto verde brillante si affacciavano per fare rifornimento di calore. -Non voglio interrompere l‟idillio più di tanto,- iniziò Alice allegramente, ma avrei bisogno delle chiavi del Suzuki.Tiziano frugò nelle tasche con un gesto automatico e gliele porse, notando solo all‟ultimo la mano nella mano delle due ragazze che si allontanavano lungo il sentiero acciottolato. Per un istante fissò la figura di Alice come se non credesse ai propri occhi e le seguì con lo sguardo fino al fuoristrada, esclamando infine: -Ehi, si tengono per mano!-E allora?- rispose Melissa reclamando la sua totale attenzione. -Tra donne è normale, non siamo orsi come voi.-Però Alice non…Melissa gli tappò la bocca con un bacio, mentre le due amiche salivano sul Suzuki e Alice si preparava a bucare. -Qualcuno ti può vedere.- l‟avvisò Isa osservandosi intorno. -Peggio per loro.- fu la lapidaria risposta dettata dall‟urgenza del momento. Tirò su la manica della maglietta, legò il braccio e tastò in cerca di una vena. Quando iniettò il fix si lasciò andare contro lo schienale del sedile e chiuse gli occhi, sentendosi meglio. Isa la osservò, così incredibilmente donna che quasi stentava a immaginarla in modo diverso e disse: -Ho visto la foto che ritrae te e Morte.Alice riaprì gli occhi, tolse la siringa con gesti lenti e stanchi e la rimise in borsa, prima di posare lo sguardo su di lei. -La mia vita precedente.- ammise. -Eri un ragazzo bellissimo.-Così dicono.Isa sospirò e si morse le labbra. -Sarebbe interessante vederti senza trucco e con abiti maschili.Alice corrugò le sopracciglia e scosse la testa, rispondendo con tono sostenuto: -Io sono quella che vedi e non torno indietro.-Lo so. Era solo una curiosità.-Be‟, vedi di fartela passare.Il tono brusco sorprese entrambe e per un attimo evitarono di guardarsi, fin quando Alice fece un gesto vago con la mano, chiedendo scusa per il tono. -Non devi farlo, sono io la stupida.- mormorò Isa chinando appena la testa. L‟altra rimase in silenzio per un po‟, quindi si mise seduta più comodamente e disse: 86 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Mi spiace. Non potrò mai essere quello che speri.Isa arrossì per l‟ennesima volta e lei continuò conciliante: -Però potremmo essere amiche. Tu sei molto carina e certamente troverai un ragazzo che ti vorrà bene, uno con i pantaloni.- aggiunse con un sorriso. -Non mi interessano gli uomini.A quella rivelazione, annunciata con tono inequivocabile, Alice la studiò attentamente, prestandole più attenzione del solito e quando Isa alzò lo sguardo, vi lesse tutta la battaglia che dilaniava la sua mente e il suo corpo e che le ricordò dolorosamente la propria. -Sei sicura?-Io… Sì, credo di sì.-Non tutti gli uomini sono mostri.-Quelli che ho conosciuto io sì. A parte Morte.-Ah, sì, lui è un caso a parte.- concesse con un gesto lezioso della mano. -Ma ti assicuro che non è il solo.- aggiunse con un sorriso. Isa scosse la testa, strinse le mani a pugno e stava per ribattere, quando un‟ombra si materializzò al finestrino alle spalle di Alice e quello che vide la fece impallidire visibilmente. 87 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 88 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 7 Tiziano fermò Melissa che stava per precipitarsi verso il Suzuki e le disse: -Meglio di no.-Ma che cazzo dici?- esclamò allibita. -Le lasci da sole?-Tu li hai i documenti?Melissa esitò e lui fece un gesto eloquente con la mano, continuando: -Ecco, lo vedi? Se andiamo lì, arresteranno anche noi e al gabbio ci finiamo in quattro, mentre così possiamo andare a casa, prendere i documenti e andare al commissariato per tirarle fuori.-Ma loro…-Alice sa cavarsela, non temere. Non è la prima volta che ha a che fare con la madama.- la tranquillizzò. Poco persuasa, la ragazza rimase immobile a osservare la scena da lontano, preoccupata per quello che sarebbe potuto accadere, lei e la sua amica per niente avvezze ai poliziotti. Continuava a vedere i due uomini in divisa che rimanevano accanto al fuoristrada, la volante parcheggiata dietro e si domandò cosa si stessero dicendo. La capote rialzata del Suzuki non permetteva di guardare le occupanti e di capire se si trovassero in difficoltà oppure no, e lei, con gli occhi sgranati e in preda alla crisi che stava dilagando, rimaneva inerme, inchiodata a terra, accanto a Tiziano, il quale studiava la scena celando l‟apprensione. Cosa stavano aspettando? Era da troppo che parlottavano senza che nessuno si muovesse e la cosa iniziava a preoccuparlo. Poi, all‟improvviso, i due poliziotti si mossero e Alice scese dal Suzuki, sorridendo con aria civettuola. A distanza di sicurezza dalla strada, lui e l‟amica si sfiorarono con lo sguardo con una muta domanda, quindi tornarono a concentrarsi sulla ragazza che seguì i due agenti sulla volante, la quale partì immettendosi sulla via principale. Solo allora Tiziano e Melissa corsero verso il fuoristrada, mentre Isa ne usciva e si piegava in due per vomitare. -Mio Dio, cos‟è successo?- esclamò Melissa preoccupata. -Dove hanno portato Alice?- chiese Tiziano. L‟interpellata inspirò a fondo, pulendosi la bocca sulla manica della maglietta e si lasciò andare contro il fuoristrada, l‟espressione orripilata. -Datemi una canna, ne ho bisogno.-Ok, te la preparo, ma tu dicci cos‟è successo.- insistette Melissa, iniziando a preparare le cartine. -Loro… Loro volevano che mostrassimo i documenti, ma non ce li avevamo.-Questo l‟avevo supposto.- l‟interruppe Tiziano con insofferenza. 89 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Isa lo fulminò con un‟occhiataccia e subito dopo prese lo spinello che le porgeva l‟amica e iniziò a fumare, cercando di rilassarsi. Con pazienza gli altri attesero e alla fine la ragazza continuò: -Volevano i nostri documenti, il libretto del Suzuki, sapere chi ne fosse il proprietario e dove fosse… Insomma, ho temuto che ci scambiassero per due ladre di macchine. Si sono accorti che eravamo fatte e alla fine volevano portarci al commissariato. Allora…Sospirò, sentendo salire un altro conato di vomito; passò una mano tra i capelli sporchi e continuò: -Non mi era mai capitato di vedere come ci si vende e Alice li ha convinti a lasciarci in pace… andando con loro.-Lei è…- mormorò Tiziano. Melissa sgranò gli occhi, mentre si massaggiava le reni per placare i dolori e per un attimo nessuno riuscì ad articolare alcuna parola. -Mi hanno fatto schifo.- ammise Isa in un flebile sussurro. -Vedere le loro facce… Quegli occhi lascivi che…Alzò lo sguardo su Tiziano e continuò con la fronte aggrottata: -Come fa Alice? Con quale coraggio fa marchette?-Con il coraggio della disperazione.- rispose laconico. -Che esseri schifosi…- mormorò Melissa montando sul fuoristrada per prepararsi a bucare. Tiziano gettò lo sguardo lungo la strada dove era sparita la volante, portandosi via la sua amica e sperò che Alice sapesse il fatto suo. -Cosa facciamo?- domandò Isa -Aspettiamo. La riporteranno qui.La ragazza annuì, la mente che le rimandava in continuazione le immagini di quell‟incontro casuale che l‟aveva investita come uno tsunami, che avrebbe voluto cancellare e che non ci riusciva. Riviveva la riluttanza di uno dei due poliziotti a infrangere la legge, l‟altro che vagheggiava Alice e lei che si offriva come se nulla fosse, come se il lampo di paura saettato nei suoi occhi non fosse mai sfrecciato. E lei che aveva provato a fermarla posandole la mano sulla spalla, ricevendo in cambio un sorriso di commiato. Portò la mano sugli occhi, come a voler scacciare quelle immagini e si rassegnò ad attendere insieme agli altri. ~ Tiziano incrociò le braccia al petto e seguì con lo sguardo Melissa che prendeva il motorino e si dirigeva alla più vicina cabina telefonica per avvisare la madre che tardava. Era buio e l‟ora di cena era passata da un pezzo e gli stessi tossici del Palazzo si erano dispersi, andando a bivaccare e rubare in luoghi più centrali dove c‟era più vita notturna. -E tu non avvisi i tuoi genitori?- s‟informò Tiziano. Isa alzò le spalle, mise le mani nelle tasche dei jeans e scosse la testa, rispondendo con una smorfia: 90 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Non c‟è bisogno. Probabilmente non si accorgeranno neppure se sono in casa o no.Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e la studiò attentamente, come non aveva mai fatto prima, prendendo nota di quanto fosse carina e di come sarebbe potuta essere se si fosse presa maggior cura di sé. -Che vuoi dire?-Semplicemente che se ne fregano di quello che faccio, che se ne fottono della mia stessa esistenza. L‟unica loro occupazione è darsele di santa ragione, rompersi le ossa e affogare i problemi nell‟alcool.- spiegò con una superficialità che velava il disprezzo. Tiziano rimase in silenzio, ripensando alla rigidità di suo padre e all‟inettitudine della madre che non era mai riuscita a imporsi sull‟uomo che aveva sposato, mettendo in secondo piano i figli e con un sospiro tirò un calcio a un sasso. -Perché non tornano?- gemette la ragazza mordendosi le labbra. Lui non seppe cosa rispondere e nel frattempo vide ricomparire Melissa. La guardò parcheggiare il motorino e raggiungerli senza dire nulla. Per un lungo attimo nessuno si mosse; le tenebre che li avvolgevano e i pochi lampioni, che ancora resistevano agli atti di vandalismo, non riuscivano a dipanarle, rendendo il prato un paesaggio surreale e misterioso, con i ruderi che sembravano mostri scuri. In silenzio, quasi di comune accordo, montarono sul fuoristrada e presero le siringhe, pronti a bucare per placare i dolori che si facevano sentire sempre più incisivi. Se fino all‟inizio dell‟estate erano riusciti a mantenere il ritmo di una o due dosi al giorno, ora si rendevano conto che riuscivano a evitare le crisi solo bucandosi più volte e questo stato di cose li stava cambiando, li stava trascinando nel vortice del non ritorno, alienandoli sempre più dalla via normale. Seduta in solitudine sul sedile posteriore, Isa osservava Tiziano e Melissa che, dopo il flash, se ne stavano vicini, testa contro testa e per una frazione di secondo provò a immaginare la bionda testa di Alice contro la sua, in un connubio molto caro ai romani. Con un sospiro distolse lo sguardo e fissò i fari delle autovetture che passavano in lontananza, lungo la strada principale e si domandò per l‟ennesima volta dove fosse Alice. Erano trascorse ore da quando i poliziotti l‟avevano portata via e non riusciva a immaginare tutto quel tempo senza notizie. Poi, come se un richiamo l‟avesse costretta a guardare meglio, si accorse della figura che avanzava trascinandosi lungo il marciapiede e prima ancora di riconoscerla il suo cuore aveva iniziato a battere forte. -Eccola!- urlò. Tiziano e Melissa sobbalzarono e si guardarono intorno, mentre Isa indicava frenetica con la mano. Scesero tutti dal Suzuki e le andarono incontro, sollevati dopo le estenuanti ore di attesa, ma mentre si avvicinavano, Tiziano capì che qualcosa non andava e bestemmiando a bassa voce si mise a correre. In due falcate la raggiunse, l‟abbracciò per celarla alla visuale e lei gli si aggrappò, cinerea, il volto stravolto e tumefatto, e con un grugnito l‟amico la prese in braccio, sotto lo sguardo 91 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio terreo delle ragazze. Con la forza della rabbia riuscì a portarla fino al fuoristrada e qui, stringendo i denti, la rimise in piedi, chiedendo: -Sei venuta da sola?-No, mi hanno scaricata poco lontano da qui.- rispose flebile. -Ce la fai?-Non proprio…- ammise appoggiandosi al Suzuki. Isa e Melissa li avevano seguiti in silenzio, senza sapere cosa fare né cosa pensare, scosse per quello che stavano vedendo e di cui erano testimoni e Alice ne se accorse. -Portami a casa…- supplicò. Tiziano allungò la mano per accarezzarle il volto dolcemente e sussurrò: -Non preferisci che ti porti al pronto soccorso?Lei scosse la testa arruffata e rispose: -Mi ci hanno portato loro. Portami a casa…Allora Tiziano serrò i denti e i pugni per la rabbia che era impossibilitato a esternare e l‟aiutò a salire sui sedili posteriori del fuoristrada per farla stare distesa, quindi si rivolse alle ragazze e le guardò senza riuscire a dire nulla. Isa era pallida come un lenzuolo, Melissa inorridita e ambedue annuirono, comprendendo la necessità di rimanere soli. -Ci vediamo domani.- salutò Melissa. Tiziano le si avvicinò, la baciò, quindi montò sul Suzuki e partì. ~ Tiziano aprì la porta di casa e si fece da parte per farle entrare, mentre Isa domandava subito come stesse Alice. Lui fece una smorfia e con un cenno della mano le invitò a sedere al tavolo, rispondendo: -Un po‟ meglio.-Quei due… bastardi figli di puttana l‟hanno… l‟hanno…- e la frase le morì in gola con un singulto. -Diciamo che non sono stati delicati.- rispose sentendosi ancora ribollire dall‟ira. -Li ha denunciati?-No.A quella inattesa risposta Isa avvampò e picchiando un pugno sul tavolo esclamò: -Perché no, cazzo?Tiziano le mise una mano sul braccio, fissando i suoi occhi che mandavano scintille e domandò: -Ci tieni a lei?-Certo!- rispose di getto e subito dopo arrossì come una scolaretta. Il ragazzo rimase un secondo sorpreso, impreparato a quella imprevista rivelazione, quindi abbozzò un sorriso dando un nome a quell‟erubescenza che denunciava i suoi sentimenti per Alice e consigliò: 92 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Se veramente ci tieni, allora lascia le cose così. Abbiamo tutto da perdere mettendoci contro le istituzioni.-Ma… ma loro l‟hanno…-Sì, picchiata e stuprata, e nonostante ciò è viva e posso assicurarti che non è la prima volta.Isa rimase annichilita, incredula dinanzi a quella rivelazione e tuttavia impossibilitata a capire quella remissività che reputava assurda, senza senso. -Cosa abbiamo da perdere?- insistette testarda. -Quel poco che ci rimane della nostra libertà e della nostra dignità che loro si ostinano a voler annullare.-Libertà? Dignità?- ripeté con tono che rasentava l‟isterismo, ritirando il braccio. -Ma di cosa parli? Non vedi come siamo ridotti? Non abbiamo proprio più nulla da perdere, credimi ed io posso testimoniare, le loro facce me le ricordo bene.-Abbiamo ancora tutto questo!- ringhiò Tiziano allargando le braccia. Abbiamo soprattutto la nostra libertà!-Libertà?! Libertà?!-Basta così.- intervenne Melissa con voce autorevole. -Dubito che Alice abbia piacere a sentirvi litigare in questo modo.Tiziano e Isa si fissarono negli occhi, fronteggiandosi come cane e gatto, e alla fine il ragazzo scrollò le spalle e si alzò per offrire qualcosa da bere, preferendo sorvolare. Mentre sorseggiavano le birre e il latte, in religioso e arroccato silenzio, Tiziano iniziò a rollare uno spinello che passò a Melissa. In sottofondo lo stereo mandava le note di Back in Black, mentre dalla finestra giungevano gli echi di un temporale che si avvicinava con il suo carico di pioggia e vento. Sebbene l‟estate volgesse al termine, l‟aria capitolina era ancora molto calda e una stemperata sarebbe stata accolta con immenso sollievo. Tiziano si alzò, si avvicinò a Melissa e le accarezzò i capelli, prima di chinarsi a baciarla. -Devo andare a rimediare soldi.- le annunciò. -Ma non voglio lasciare Alice da sola.-Rimango io con lei.- si offrì Isa prontamente. Lui la sbirciò un attimo, domandandosi se avesse intuito bene i sentimenti che aveva involontariamente dimostrato, quindi tornò a osservare Melissa e questa si alzò, dicendo: -Anche noi dobbiamo rimediare soldi.Il ragazzo annuì e un secondo dopo sparì in camera da letto per avvisare l‟amica. Alice stava ancora dormendo e si svegliò solo quando lui la scosse delicatamente, facendola sussultare. Non tanto il dolore, quanto il ricordo delle ore trascorse con i suoi aguzzini le fece sgranare gli occhi, uno dei quali gonfio per il pugno preso, e gettare le braccia in avanti a mo‟ di difesa, e si rilassò solo quando lo riconobbe. -Morte…93 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Lui provò a sorridere e si mise seduto accanto a lei, sentendo il cuore chiuso in una morsa a vederla ridotta in quello stato e premuroso domandò: -Come stai?-Dolorante, grazie.Tiziano sospirò, ripensando alla nottata trascorsa, al pianto e ai gemiti sommessi di lei e le accarezzò i capelli sparsi sul cuscino, cercando di darle un minimo di conforto. -Oggi starai meglio, vedrai.-Lo spero.-Ce la fai a stare in piedi?-Non lo so.-Ok, prova.Lei sospirò rassegnata e con grande fatica si portò seduta sul fianco, stringendo i denti per sopportare il dolore. Con l‟aiuto di Tiziano riuscì a tirarsi in piedi, ma ebbe un capogiro e barcollò sulle gambe. Lui la sorresse e sostenne fin quando non fu certo che stesse bene, quindi la lasciò. -Di là ci sono Isa e Melissa.- avvisò. Alice si scurì in volto e istintivamente replicò acida: -Che cazzo sono venute a fare?Tiziano la guardò a lungo con biasimo, e lei si morse le labbra, chinando appena la testa. -Scusa. Non volevo essere scortese.- mormorò poi. -Lo so e capisco come ti senti. Sono preoccupate per te.-Sto bene, sono un fiore, non si nota?- borbottò sarcastica. L‟altro la guardò con condiscendenza e Alice esitò. Si toccò i capelli arruffati, il volto gonfio per le botte ricevute, sentendo forte il dolore intorno all‟occhio tumefatto, che non riusciva ad aprire, e sospirò tristemente: -Non voglio che mi vedano così. Non sono una bella visione.-No, in effetti, ma loro non ci faranno caso.- la rassicurò. -Dovrebbero essere cieche.- bofonchiò di rimando. -Ti hanno già visto ieri sera, o ti sei dimenticata? - ribatté acido, mettendo le mani sui fianchi. Lei aprì la bocca e la richiuse di botto, facendo un gesto esasperato con la mano e alla fine capitolò. -Va bene. Però ora accompagnami in bagno, prima che mi si lacerino i punti.Tiziano l‟aiutò a indossare una vestaglia, la sorresse, stando attento a non farle male e quando aprirono la porta si accorsero che Isa e Melissa erano ancora sedute al tavolo ma con lo sguardo fisso sulla camera da letto, in attesa di sapere come stesse. Alice svoltò subito a sinistra per sparire alla visuale e chiudersi in bagno, e poco dopo Tiziano raggiunse le ragazze in cucina. In un silenzio che urlava più di mille parole, solo lo stereo aveva il coraggio di continuare a cantare, come per distendere la tensione creatasi, mentre i tuoni sottolineavano il momento cupo. 94 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Bene.- annunciò con voce piatta. -Appena lei è pronta noi andiamo.Melissa annuì e si girò a guardare Isa, pallida e visibilmente scossa. Da quel poco che gli aveva raccontato, Tiziano immaginò che per lei non doveva essere facile rivivere anche lì la stessa situazione che aveva in famiglia, le ricorrenti botte e le corse all‟ospedale e per quel motivo le chiese: -Sei sicura di voler restare?L‟interpellata annuì e quando sentirono Alice tornare in camera, il ragazzo la raggiunse e le annunciò che usciva con Melissa per rimediare i soldi per le dosi e che Isa rimaneva per farle compagnia. -Non ho bisogno di nessuno.- replicò acida, stendendosi di nuovo sul letto. Tiziano sospirò cercando di nascondere l‟esasperazione e spiegò succintamente: -Ci serve l‟ero e da sola, in queste condizioni, non ti lascio.-Abbiamo già finito la scorta?- domandò preoccupata, facendo una smorfia per ingoiare l‟urlo salitole in gola. Con più attenzione cercò una posizione meno dolorosa, rendendosi conto che ogni parte del proprio corpo gemeva in silenzio per le sevizie ricevute e che sarebbe occorso almeno un altro giorno per poter stare un pochino meglio. Un tuono più forte degli altri annunciò l‟imminente pioggia, facendo rabbrividire Alice, e Tiziano andò a chiudere la finestra per non far entrare l„acqua. -Devo rimediare i soldi anche per te, lo sai.- rispose mestamente. Lei chiuse gli occhi e non replicò, consapevole di non poter battere il marciapiede fin quando non si fosse ristabilita e resa più presentabile e questa sua momentanea impotenza la faceva stare peggio della violenza subita, perché costringeva l‟amico a cercare il denaro per lei. Il ragazzo si avvicinò alla porta e prima di lasciarla sola salutò: -Ci vediamo stasera.~ Si svegliò in preda ai dolori dell‟astinenza e solo in quel momento si rese conto di essersi riaddormentata dopo che Tiziano era uscito. Del resto, dopo aver trascorso una nottata insonne e dopo aver ingoiato due pasticche di roipnol, era più che normale che fosse finalmente scivolata tra le amorevoli braccia di Morfeo. La pioggia che batteva contro i vetri aveva un ritmo cadenzato che conciliava il sonno e forse anche per quel motivo si era appisolata. Ora, tuttavia, l‟urgenza era di farsi una dose e con enorme dispendio di energie riuscì a rimettersi in piedi. Lentamente si avvicinò alla porta e l‟aprì, entrando in cucina. Rimase a fissare Isa che dormiva riversa sul tavolo, mentre lo stereo continuava a mandare canzoni degli AC/DC in sordina. Perché non capivano che voleva stare sola per potersi leccare le ferite lontana da occhi indiscreti? Cerando di non far rumore aprì il 95 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio cassetto del tavolo per prendere una siringa, ma il movimento fece alzare di scatto la testa di Isa. Sbatté gli occhi più volte prima di focalizzare la persona che aveva davanti e Alice abbozzò un sorriso di saluto, continuando ad armeggiare con siringa e laccio rimanendo in piedi. La ragazza deglutì nel vedere il suo torso nudo pieno di lividi ed ecchimosi, magro da poter contare le costole, il volto gonfio circondato dai lunghi ricci biondi e si rese conto che, per la prima volta, aveva davanti a sé la versione maschile di Alice. -Ti aiuto.- si offrì alzandosi. -No, grazie. Faccio da sola.- replicò alzando la mano a mo‟ di scudo. Per un attimo si guardarono negli occhi e Alice inspirò a fondo prima di spiegare con più dolcezza: -Non permetto a nessuno di bucarmi. Solo Morte può farlo.-Solo di lui ti fidi, giusto?-Giusto.La vide armeggiare con lo stantuffo bloccato e solo dopo un po‟ riuscì a iniettarsi la dose, barcollando sulle gambe per la forza del flash. Isa corse a sostenerla e Alice si aggrappò a lei, sentendo le gambe cederle sotto l‟effetto dell‟eroina. Come se avesse intuito, Isa le sfilò l‟ago dalla vena e sciolse il laccio, quindi la riaccompagnò in camera, prendendo nota del semplice fatto che, nonostante la magrezza, fosse piuttosto pesante e l‟aiutò a stendersi, rimanendo in contemplazione di quello strano essere che le era entrato nel sangue più della droga. Si mise seduta sul letto di Tiziano, addossando la schiena contro la parete e raccolse le gambe al petto, appoggiando il mento sulle ginocchia. Dopo qualche minuto Alice riaprì gli occhi e si accorse della presenza estranea nella stanza. -Grazie per avermi riportata qui.-Stavi per cadere come una pera cotta.- disse per allentare la tensione. -Già.Istintivamente cercò il lenzuolo per coprirsi e Isa capì che non voleva mostrare i segni della violenza. -Ci sono abituata.- le disse mestamente. -I miei genitori finiscono spesso al pronto soccorso con le ossa rotte. È il loro sport abituale quello di picchiarsi fino al limite.Alice aggrottò le sopracciglia ma non replicò. Che razza di genitori aveva? Come si poteva vivere accanto a una persona violenta? E farci vivere una figlia? -La mia è pudicizia.- mentì. Isa accettò la risposta con un sorriso e rimase in ascolto della pioggia, lasciandosi cullare da quel suono uguale e cadenzato. L‟ora del pranzo era trascorsa da un pezzo, eppure non aveva fame e, comunque fosse, non sarebbe riuscita a ingoiare nulla, talmente si sentiva tesa. -Posso…- iniziò incerta. Alice inarcò un sopracciglio e la vide mordersi le labbra prima di riprendere: -Posso… stendermi vicino a te?96 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Quella richiesta la fece involontariamente rabbrividire e per non offenderla dovette tenere a freno la lingua per non pronunciare l‟acre risposta che le era salita alle labbra. -E… Perché?- domandò a sua volta, cercando di prendere tempo. -Non… c‟è un motivo.Allora rimani dove sei, urlò la sua mente. -Forse è meglio di no, gli ematomi mi fanno ancora male.- rispose con tono pacato. -Sì, immagino.Rimasero in silenzio, mentre lo stereo si spegneva automaticamente, lasciando la casa avvolta nel silenzio più totale. Poi, come se non sopportasse più quella situazione, Isa si alzò e tornò in cucina, aprendo il frigorifero e prendendo una birra. Alice tirò un sospiro di sollievo e lentamente si appisolò, sperando che Tiziano tornasse presto. ~ Isa stava ai fornelli a preparare la pasta per la cena, quando loro tornarono. Erano bagnati come pulcini dopo essere stati tutto il giorno sotto la pioggia a scippare borsette e a chiedere l‟obolo e solo quando furono certi di poter comprare almeno una dose a testa erano andati al Palazzo, dove Alessandro li aveva accolti con pesante sarcasmo. Si era sparsa la voce dei due poliziotti che avevano arrestato Alice e sia lui che Claudio ci erano andati giù pesanti nei commenti salaci, ignari delle reali condizioni della ragazza. Loro non avevano aperto bocca, evitando di far degenerare la situazione già tesa di per sé e maledicendoli mentalmente se ne erano tornati a casa. -Come sta?- s‟informò subito Tiziano, posando la bustina sul tavolo. -Ha dormito per gran parte del giorno.- rispose Isa. Il ragazzo entrò in camera per controllare di persona come stesse e la trovò che russava lievemente. Se continuava a dormire voleva dire che i dolori andavano attenuandosi, o almeno il roipnol l‟aiutava, e questo non poteva che rincuorarlo. Ritornò in cucina ed osservò Melissa che tremava per il freddo. -Vieni.- le disse. Lei lo seguì in bagno e Tiziano le consigliò di fare una doccia calda, mostrandole l‟asciugamano e il fono, assicurandole che le avrebbe prestato un vestito di Alice. Melissa annuì, ma quando lui stava per lasciarla sola, lo prese per un braccio e lo costrinse a fermarsi. -Anche tu sei bagnato e stai tremando per il freddo.- gli fece notare. Faremo la doccia insieme.Il ragazzo esitò, incerto se accettare o meno l‟offerta, visto che aveva gli abiti zuppi incollati al corpo e che il freddo gli era entrato nelle ossa, e quella titubanza fece sì che Melissa decidesse per lui, tirandolo a sé abbracciandolo. 97 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Lo so cosa pensi.- lo prevenne. -Non abbiamo ancora mai fatto l‟amore ed ora ti propongo di fare la doccia insieme.Tiziano le accarezzò la testa bagnata e ci tenne a precisare: -Ok. Ma se ancora non siamo mai stati insieme è solo perché l‟ero mi porta via tutte le energie e non ho la forza di fare l‟amore.-Lo so.-Sia ben chiaro che non è colpa tua, io ti desidero anche troppo, solo che…-Lo so.- ripeté lei passandogli le braccia dietro il collo per costringerlo a chinarsi e baciarla. A quel punto Tiziano non si fece pregare e mentre la baciava iniziava a spogliarla, desideroso di vederla in costume adamitico, sentendo sotto le dita la morbidezza della sua pelle. Lei fece altrettanto e quando rimasero nudi si guardarono, entrambi troppo magri e con le braccia e le caviglie tumefatte per i continui e ripetuti buchi, le vene martoriate in perenne trombosi e con un sorriso entrarono nella vasca. L‟acqua calda li aiutò a sciogliere i muscoli contratti dal freddo e Melissa posò le mani sul torace di Tiziano, chiedendo: -Hai mai avuto una ragazza?-Una storia, intendi?-Sì.-No, solo scopate passeggere.-Io non sono mai stata con nessuno.Lui le accarezzò il volto, colto alla sprovvista da quella rivelazione, e Melissa scosse la testa, correggendosi in un sussurro: -No, a dire il vero una volta sono stata con Isa.Tiziano la guardò sgranando gli occhi e lei spiegò il motivo che le aveva spinte a quel rapporto che aveva comunque sorpreso entrambe. -Ah, bene.- commentò lui sorridendo. -Devo temere una rivale?-No, lei ha ben altro per la testa.-Ossia?- domandò vago, iniziando ad accarezzarle il seno. A Melissa sfuggì un gemito e chiudendo gli occhi si lasciò andare per assaporare quel momento, rabbrividendo al suo tocco lieve. In seguito non ci fu più spazio per le parole, ma solo la gioia di una scoperta inebriante. 98 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio PARTE SECONDA 8 Roma, 1989 Le luci psichedeliche della discoteca lo innervosivano come sempre, al pari del tipo di musica che reputava monotona, la base uguale per ogni presunta o supposta canzone. E, tuttavia, non riusciva a dire di no a quegli incontri, a quei ritrovi buoni solo per sballare una volta di troppo. Ultimamente, poi, le cose erano peggiorate. Lui e Melissa facevano coppia fissa già da alcuni mesi e la cosa non gli dispiaceva per nulla, se non fosse stato per la difficoltà sempre maggiore che aveva nel far l‟amore con lei. L‟eroina lo reclamava in maniera esclusiva per sé, gelosa del suo amore per la ragazza, mentre la cocaina non riusciva più a dargli l‟impulso necessario. Ultimamente, poi, eiaculava all‟improvviso, nei momenti meno opportuni, e questo lo prostrava sempre più, mentre le gengive avevano iniziato a sanguinare ed erano sempre rosse. Come se non bastasse, era costretto a fare sempre più ricorso al roipnol per poter dormire, cosa che gli riusciva con maggior difficoltà a causa dell‟aumento delle dosi di cocaina. Gli occhi, poi, venivano colpiti sempre più spesso da congiuntivite… E tutto per colpa di quel maledetto buco. Se prima riusciva a sbocconcellare qualcosa, ora si limitava al latte e allo yogurt, le uniche cose che riusciva a tenere nello stomaco. Se poi tentava di ingurgitare cibo solido il più delle volte vomitava e deperiva ogni giorno che passava, al pari di Alice e di Isa e Melissa. Erano diventati quattro cadaveri che avevano solo una parvenza di umanità, sebbene Alice fosse l‟unica a mantenere un certo decoro, continuando a vestire bene e truccarsi per causa di forza maggiore. Erano giunti a dover bucare ogni cinque ore se non volevano cadere preda della terribile crisi di astinenza e in quelle condizioni rimediare soldi era sempre più difficile. Il cerchio si era chiuso, al pari del cane che si 99 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio morde la coda e la sola idea di tentare di uscirne fuori era scartata a priori per evitare i dolori atroci causati dalla mancanza di droga. Melissa lo raggiunse sul divanetto insieme a Isa e a lui fu sufficiente un‟occhiata per capire che si erano appena fatte e quanta roba avevano in corpo. -Ciao, bellezza.- salutò baciando la sua ragazza. Lei gli circondò il collo con le braccia, mentre Isa si lasciava andare sul divano, gli occhi chiusi, la musica che la stordiva e sospirò: aveva la sua dose in vena e tutto andava bene. Melissa toccò il volto di Tiziano e lo redarguì dolcemente: -Neppure oggi ti sei fatto la barba.Lui sorrise, pensando che il termine fosse un po‟ troppo ampolloso per i suoi quattro peli e annuì appena, difendendosi: -No, troppa fatica.-Hai visto nessuno?- domandò con tono trascinato, girando lo sguardo per il locale pieno di ragazzi. Tiziano fece un gesto vago con la mano e mormorò: -I soliti bucomani.-Allora siamo ancora tutti vivi.- constatò con noncuranza. -E questa la chiami vita?Melissa appoggiò la testa nell‟incavo della spalla del ragazzo e con la mano gli accarezzò il petto coperto dal maglione. -È quella che ci siamo scelti di vivere.Lui non rispose e con lo sguardo cercò Alice sulla pista. La vide ballare, trascinata dalla musica, così bella e sensuale che, come al solito, i ragazzi la circondavano sbavandole dietro. -State all‟erta.- annunciò Claudio arrivando all‟improvviso seguito da Alessandro. -All‟erta?- ripeté Tiziano pensando di aver udito male. I due arrivati si sedettero pesantemente sul divano, strappando Isa al suo dormiveglia, la quale bofonchiò qualcosa di irripetibile prima di mandarli a quel paese senza troppe cerimonie. -Gira crack.- spiegò Alessandro ignorandola. -Quella merda?-Già, quella merda che ti spedisce al Creatore.Tiziano li osservò, anche loro estremamente deperiti, le gengive rosse e sanguinanti, l‟aria stralunata di chi è perennemente in sballo, i vestiti sporchi e strappati, i capelli unti attaccati al cranio e pensò che, tutto sommato, quei due se la passavano peggio di loro quattro. -Sai bene che non ne facciamo uso.- commentò liquidando la faccenda. -Lo so, ma i pusher sono molto abili nel loro mestiere. Stanotte ci saranno parecchi morti.- profetizzò con aria ispirata. -Ehi, lo sapete chi è schiattato?- s‟intromise Claudio senza ritegno per chi stava parlando. -La bucomane che aveva partorito.-Quella che quest‟estate aveva il pancione?- domandò Melissa sgranando gli occhi. 100 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Sì, proprio lei. Prima il figlio, morto intirizzito dal freddo, e ieri lei. Via, andati.- e soffiò sulle dita, come se stesse parlando di oggetti e non di persone. Il cinismo la ferì, soprattutto se pensava al bambino, quella creatura innocente nata in un mondo che non gli apparteneva. Notò che anche Isa e Tiziano avevano storto la bocca, ma non commentarono per non innescare una violenta polemica. -Ma come cazzo fa ad essere sempre così bella?- ringhiò Alessandro fissando Alice. -Non sembra neppure una bucomane.-Cosa che, di certo, non si può dire di te.- lo punzecchiò Tiziano con un sogghigno, grattandosi distrattamente un braccio. -E tu? Tu ti sei guardato?- lo rimbeccò Claudio con veemenza, intervenendo a favore dell‟amico. -Io non mi nascondo.L‟altro restrinse gli occhi e stava per ribattere, quando Alessandro gli diede una gomitata ammiccando a due ragazzini che si guardavano intorno. Tiziano se ne accorse e borbottò tutta la sua contrarietà a quel modo di fare soldi sulla pelle degli altri. Alessandro lo sentì, si chinò fino ad arrivargli davanti al volto e sibilò stizzito: -Ma dove credi di andare, eh? Prima o poi lo farai anche tu se vorrai la tua dose.-No, mai.-Lo farai, lo farai.- ripeté raddrizzandosi e allontanandosi con Claudio per raggiungere i due ragazzini. Tiziano li seguì con lo sguardo, come se avesse voluto incenerirli all‟istante e Isa diede voce ai suoi pensieri, intervenendo con tono duro: -Che essere schifoso. Non poteva schiattare lui anziché quel povero bambino?-La giustizia divina il più delle volte è fallace.- mormorò Tiziano scuotendo la testa. -Sì… ma prima o poi arriva…- sussurrò la ragazza come se parlasse a se stessa. Rimasero in silenzio, osservando i ballerini sulla pista che si agitavano e le cubiste che attiravano l‟attenzione dimenandosi con i loro partner maschili, sfoggiando costumi vistosi per far sognare gli adolescenti che le guardavano a occhi sgranati. Solo i tossici le osservavano di sfuggita, più interessati a rimediare stupefacenti che compagne per un‟avventura. -Ma guarda chi si vede!Isa sobbalzò e si girò di scatto a quel trillo improvviso, riconoscendo Francesca, una loro compagna di classe che lei e Melissa incontravano a Villa Borghese nei pomeriggi di svago. Per una frazione di secondo rimase a bocca aperta per l‟irruzione e sbatté le palpebre prima di scuotersi e salutare con voce piatta: -Ciao.La ragazza, sorridente per la sorpresa, parve non accorgersi della risposta fredda, perché si girò per presentarle il suo ragazzo, un tipo 101 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio aitante, il classico palestrato, con due occhietti tondi che scrutavano fin dentro l‟anima. -Lui è Paolo, il mio fidanzato.- cinguettò. -Piacere, Isa.- si presentò avvertendo un fastidioso brivido lungo la schiena. -Il piacere è mio. Francesca parla spesso dei suoi compagni di classe e praticamente vi conosco già tutti di nome.-Spero ne parli bene.- aggiunse con un sorriso derisorio. -Sì, sempre.- confermò smielato. Isa restrinse gli occhi, catalogando il tipo tra le persone meno raccomandabili che le fosse capitato di incontrare negli ultimi anni, a dispetto del suo aspetto pulito e dei modi impeccabili che ostentava. E dire che di gente strana ne aveva conosciuta… -Ma c‟è anche Melissa!- esclamò Francesca quando la scorse dietro la mole di Tiziano. In breve, dopo le dovute presentazioni, si unirono a loro sul divanetto e iniziarono a parlare della scuola e dei vari tentativi di trovare lavoro, mentre Isa si dimenticava di Paolo e riviveva gli anni trascorsi dietro i banchi di scuola, costretta a convivere con l‟egocentrismo della ragazza, tanto che l‟aveva soprannominata “Pallone gonfiato”. -Sono incerta se iscrivermi all‟università o buttarmi nel mondo dei salariati.- stava dicendo Francesca, con la mano all‟altezza della bocca, in posa filosofica. -Non è un po‟ tardi per l‟università?- domandò Isa inarcando le sopracciglia. -Già… In effetti mi sono presa un anno sabbatico per riflettere e lo sto tuttora facendo. Sai, quando non hai bisogno di lavorare puoi permetterti di riflettere sul futuro. È importante.-Già.- biascicò. -E voi cosa fate?Ci buchiamo, pensò Isa e sorridendo rispose scimmiottandola: -Oh, niente. Ci siamo prese un anno sabbatico per riflettere.Tiziano sogghignò al tono serio e impostato e Melissa gli sferrò una gomitata nelle costole, mentre la compagna di classe riprendeva a dire: -Paolo invece lavora in banca.-Che bello.- rispose Isa non riuscendo a celare il sarcasmo. Francesca continuò a parlare con vivacità, l‟aria civettuola da oca giuliva che aveva sempre ostentato come fosse un vanto, evidente atteggiamento da primadonna, mentre Isa si rendeva conto sempre più spesso delle occhiate che Paolo rivolgeva a Tiziano. Questi, intento a coccolare Melissa, non se ne era ancora accorto ma a lei non sfuggì l‟apprezzamento che lesse negli occhietti tondi del ragazzo. Per un secondo osservò Francesca, il suo modo di porsi sempre al centro dell‟attenzione e di vantarsi dei suoi capelli biondo naturale che tutte le invidiavano e si domandò se, tutto sommato, la giustizia divina esistesse. Non le era neppure sfuggito il connubio Paolo e Francesca di dantesca memoria e il pensiero che la sua compagna di classe avesse trovato un 102 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio fidanzato non proprio eterosessuale le dava una gioia indescrivibile. Come una vendetta gustata a distanza. -Avete intenzione di sposarvi?- domandò all‟improvviso, studiando attentamente le reazioni. Quella di lei fu di sorpresa, che celò subito dietro un sorriso solare, rispondendo: -Be‟, ancora è presto, ma sicuramente sì, magari tra un anno o due al massimo. Sai, meglio non mettere troppo tempo in mezzo.- aggiunse con aria complice. La reazione di lui fu di inorridire al solo pensiero e abbozzò un sorriso di circostanza per nascondere l‟apprensione. Isa sogghignò divertita e Melissa la fissò come se fosse impazzita d‟un colpo. -Siete davvero una bella coppia… affiatata.- si complimentò con tono convinto. -Grazie, ce lo dicono tutti.- rispose lei aggrappandosi al braccio del fidanzato con aria svenevole. In quel momento, come un fulmine a ciel sereno, Alice li raggiunse e si mise seduta accanto a Isa, la quale, con somma soddisfazione, la presentò ai nuovi arrivati con un sorriso a cinquanta denti. Il volto improvvisamente pallido e tirato di Francesca la mandò in visibilio, immaginando la sua invidia nel constatare che esisteva al mondo qualcuno più bello e affascinante di lei e con noncuranza mise la mano su un braccio di Alice. -Stasera non balli?- domandò la ragazza con il volto accaldato dalla danza. Isa la guardò a lungo, ancora più bella con le gote scarlatte e rispose: -Sì, mi stavo solo riposando un poco. Prendo da bere e poi andiamo. Il solito?-Sì, grazie.- rispose Alice sorridendole. Isa si alzò e andò al bar per prendere una birra per sé e latte e menta per l‟amica, e mentre attendeva le ordinazioni osservava verso il divano, felice di essersi indirettamente presa una rivincita sul “Pallone gonfiato”. Per cinque lunghi anni era stata costretta a sentirla elogiarsi senza falsa modestia, ignorando le ragazze meno carine della classe, come se neppure esistessero ed ora, finalmente, con somma gioia la vedeva impallidire a confronto con la bellezza statuaria di Alice. Con una certa soddisfazione prese le bibite dal bancone e una la consegnò all‟amica, mettendosi poi seduta per sorseggiare la birra, notando uno sguardo nuovo in Paolo. Si stava domandando chi fosse Alice, ne era certa e si rese conto che, se avesse intuito la verità, ci sarebbe rimasta piuttosto male. Non voleva che la guardasse allo stesso modo in cui sbirciava Tiziano. Stavano parlando del più e del meno, come vecchi amici e avevano lasciato Francesca in silenzio, evento più unico che raro. Fu Melissa che alla fine si mise a parlare con lei, domandando se avesse mantenuto rapporti con gli altri compagni di classe. Isa gliene fu grata e rimase in ascolto delle stupidaggini che si raccontavano, fin quando Alice terminò il suo latte e menta e si girò a guardarla. 103 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Io vado.- annunciò ammiccando alla pista da ballo. -Vieni?Isa annuì, fece un cenno di saluto e seguì l‟amica con un sorriso beota sul volto. -Cos‟hai da ridere?- s‟informò Alice curiosa. -Oh, una cosa mia, niente di importante.- minimizzò. -Il fidanzato della tua amica è gay.-Sì, lo so. L‟ho capito da come guardava Morte.-Ah, bene!- rise. -Sto imparando, come vedi.Iniziarono a ballare a modo loro, estraniandosi dal resto dei danzatori, in coppia, con movenze sensuali, sfiorandosi con il corpo, accarezzandosi lievemente e quel loro gioco, che durava da alcuni mesi, era l‟unico momento in cui Isa riusciva ad avere un lieve contatto con la persona che aveva imparato ad amare in silenzio e che non l‟avrebbe mai ricambiata. -Sono meravigliose.- commentò Tiziano osservandole. -Sì, vero.- l‟appoggiò Paolo irretito dalle loro movenze provocatorie. -Sono oscene. Sembrano lesbiche.- commentò Francesca con evidente disgusto, sedendo rigida come se avesse appena ingoiato un manico di scopa. Melissa sorrise e si accoccolò contro Tiziano, guardando in faccia la ristretta mentalità della compagna di classe. Se avesse saputo tutta la verità sarebbe fuggita lontano mille miglia, per mantenere integra la falsa moralità di cui faceva virtù. E, ciò nonostante, incapace di distogliere lo sguardo dalle due ballerine che avevano calamitato l‟attenzione generale. -Hai saputo di Giulia?- domandò all‟improvviso, girandosi per non guardare. Melissa scosse la testa e lei continuò: -Si è sposata con quel vecchio. L‟ha detto e l‟ha fatto. Ma ci pensi? Rabbrividisco alla sola idea. Quando l‟ho raccontato a Paolo si è stupito quanto me.Melissa sbirciò di sottecchi il ragazzo e lo sorprese a fissare in modo inequivocabile Tiziano, il quale aveva infine preso coscienza della morbosa attenzione dell‟altro e si divertiva sotto i baffi. -Non stento a crederlo.- commentò Melissa trattenendo il sorriso. L‟interessato si sentì in dovere di annuire e Tiziano gli chiese: -In quale banca lavori?-A quella in Via Nazionale.-Se ci capito verrò a salutarti.- buttò lì. Lui si illuminò in volto e gonfiando il petto muscoloso rispose: -Niente mi farebbe più piacere: gli amici di Francesca sono i miei amici.-Già.- biascicò beffardo. Melissa dovette dargli un‟altra gomitata per farlo smettere e lui ne approfittò per chinarsi verso di lei e baciarla. -Lasciami divertire un po‟.- le sussurrò dolcemente sulle labbra. -Sono gelosa, lo sai.- rispose lei ridendo. Lui arricciò il naso e notò: 104 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Allora vuol dire che mi ami.-Questo lo dici tu: non mi sono ancora bevuta il cervello.Tiziano sorrise e ricominciò a stuzzicare Paolo, pensando che era la prima volta, in tutti quegli anni che andava alle riunioni, in cui non si stava pentendo di essere intervenuto. Quella strana coppia era da prendere in giro in ogni occasione e in qualsiasi istante, così ipocritamente perfetta da risultare una fonte inesauribile di spunti per divertirsi. E lui lo fece per tutta la durata della sera, facendo ridere anche Melissa. ~ Arrivò al prato che era buio, sebbene fosse solo pomeriggio inoltrato, con il bavero del giubbotto rialzato e una sciarpa nera che gli copriva mezzo volto. Non sentiva particolarmente freddo, anche se l‟aria invernale era carica di umidità che penetrava nelle ossa, e si rassegnò all‟evidenza che stava diventando un vegetale. Le stagioni non facevano più la differenza: ormai caldo e freddo erano solo un ricordo sbiadito dal tempo e dalle troppe dosi di eroina. I lampioni illuminavano poco e male, ma quando arrivò davanti al Palazzo si rese conto subito che qualcosa non andava. La puzza perenne di piscio, sterco e vomito la faceva da padrona, come sempre, accompagnata da frotte di mosche e da centinaia di siringhe lasciate per terra a mo‟ di concime; eppure qualcosa di diverso c‟era. Non si sentivano i soliti tossici che parlavano e discutevano di droga, clienti e polizia, ma solo un rumore sommesso, come se qualcuno piangesse o si lamentasse. -Alex?- chiamò circospetto. Nessuno rispose e chiamò di nuovo, sperando di trovare il pusher per prendere la roba e tornare a casa. -Morte, vieni dentro.- si udì infine in risposta in tono sommesso. Con le mani in tasca e l‟alito che si condensava per il freddo pungente, Tiziano esitò e si guardò intorno. -Morte, vieni a darmi una mano… Indiano è qui, è morto e… ed io non so che fare…La prima reazione di sorpresa fu subito soppiantata da un ghigno di soddisfazione che lo fece sentire improvvisamente bene come non ricordava da anni e, dopo aver deglutito, rispose con imperturbabilità: -Lo sai che lì dentro non entro.-Se ne sono andati tutti e… lui è morto, è qui…-Se è morto è inutile che entri, non ti pare?- commentò con gelida logica. -Mi vuoi aiutare o no, brutto stronzo?- sbraitò Alessandro disperato. Tiziano ragionò alacremente: se gli avesse risposto picche lui avrebbe alzato il prezzo delle dosi; se l‟avesse aiutato non ci avrebbe guadagnato nulla, se non il disprezzo per se stesso. Per un attimo non seppe cosa fare e nella mente saettò l‟immagine di Piazza del Popolo in quel famoso carnevale. -È davvero morto?- chiese. 105 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Sì, perdio! Stecchito. Una dose tagliata male presa da uno stronzo.Tiziano esitò, domandandosi per quale motivo Claudio avesse comprato eroina altrove e non dal suo amico e con un sospiro suggerì: -Prova a chiamare la pula.In risposta si udì un borbottio inintelligibile e dopo poco Alessandro apparve sull‟entrata dell‟edificio. Nonostante la poca luce che giungeva dai lampioni lungo la strada acciottolata, era evidente quanto fosse sconvolto, gli occhi iniettati di sangue, la bava alla bocca e un tremito convulso per tutto il corpo e Tiziano ne ebbe quasi timore. -Io lo so perché non vuoi aiutarmi!- lo accusò con tono stridulo, menandogli l‟indice sotto il naso. -Ti stai vendicando di quella notte.L‟interpellato non rispose e tirò fuori i soldi mettendoglieli davanti agli occhi, facendogli capire che voleva i quartini e null‟altro. -Non mi ascolti, eh?- insistette pulendosi la bocca dopo aver sputato per terra. -Non te ne frega un cazzo che sia schiattato, vero?-Ti sto pagando: dammi la roba.-E credi che in questo momento io possa pensare a spacciare?- strillò inviperito, una vena del collo che si era gonfiata a dismisura. -Con il mio amico morto?A quel punto Tiziano perse la pazienza e con stizza lo afferrò per il bavero del giubbotto e lo scosse rudemente, sibilando: -So bene di che pasta sei fatto, brutto figlio di puttana! Non mi inganni con il tuo pianto da coccodrillo e non riuscirai a farmi sentire in colpa. Dammi la roba o me la prendo da solo.Alessandro provò a liberarsi, senza riuscirci e con un singulto frugò in tasca dei jeans, tirando fuori quattro dosi. Tiziano le prese, pensando vagamente che un tempo non molto lontano sarebbero state sufficienti per un giorno intero, mentre ora bastavano a coprire solo poche ore. Fissò Alessandro negli occhi, mostrandogli tutto il disprezzo che covava, quindi gli diede una spinta per lasciarlo andare e il ragazzo barcollò prima di finire gambe all‟aria. -Bastardo rotto in culo…- gemette cercando di rialzarsi. Tiziano si girò, fece due passi, quindi voltò appena la testa e indicando il Palazzo sentenziò: -Uno stronzo di meno.~ -Sono qui.- annunciò Alice appena udì la porta chiudersi. Tiziano la raggiunse e la trovò in vasca, sommersa dalla schiuma, le ginocchia piegate che svettavano come picchi di montagne oltre le nubi, i capelli raccolti sulla testa e le spalle che lambivano l'acqua. -Niente doccia, oggi?- disse sorridendo. -Allora? Quanto?-Quattro spade.Alice sorrise e tirò fuori dell'acqua un braccio dalle vene nere. -Ti prego...- sussurrò debolmente. -Tra un po' mi consumo i reni a forza 106 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio di massaggiarli.-Le reni.- corresse senza rendersene conto. Tornò in cucina e sedette al tavolo, iniziando a preparare la siringa con movimenti meccanici. Riscaldò l'eroina sul cucchiaio dopo averla diluita con il limone e quando fu pronto tornò dall'amica. Le tastò il braccio in cerca di una vena sana e infilò l'ago, iniettando la dose. Quindi pensò a se stesso e quando iniziò a stare meglio preparò le altre siringhe e le ripose nel cassetto. Raggiunse di nuovo Alice e si sedette sul bordo della minuscola vasca, annunciando: -L‟Indiano è andato.La ragazza lo guardò incredula e lui piegò le labbra in un sorriso gelido. -Andato.- ripeté con una certa soddisfazione. -Bene. Uno di meno.- commentò infine Alice, riprendendo a lavarsi. Tiziano annuì e, visto che non accennava ad andarsene, lei chinò di lato la testa con una muta domanda negli occhi. -Stavo pensando,- iniziò lui con tono ragionevole, -che abbiamo venduto tutto, non c'è rimasto niente in casa, a parte l'indispensabile. L'unica cosa vendibile è il Suzuki.-No!-E perché mai, santo cielo?- sbottò, già preparato a quella negazione. -La benzina costa.-Ho detto di no. In fondo non paghi niente per mantenerlo: né assicurazione né bollo. Niente. Un po' di benzina non è la fine del mondo.-Ma con i soldi che risparmieremmo...-No! Sei sordo, perdio? No!- urlò stizzita, raddrizzando la schiena e fissandolo con occhi che mandavano scintille. -Ehi, si può sapere perché ti scaldi tanto? In fondo è mio…-È l‟unica cosa che ci rimane; non voglio che lo vendi.- ripeté cocciuta. Si alzò senza neppure sciacquarsi la schiuma di dosso, uscì dalla vasca e si avvolse in un asciugamano sporco prima di dirigersi in camera per vestirsi, seguita da un attonito Tiziano. -Di grazia, mi spiegheresti per quale motivo non vuoi che venda…-No!!- gli urlò in faccia, facendolo irrigidire. -E non voglio più discuterne!Il ragazzo scosse la testa, incapace di capire quell‟accanita resistenza e alla fine capitolò, non aggiungendo altro per non litigare con lei. Rimase a osservarla mentre si rivestiva, come se dalle sue movenze avesse potuto trovare la chiave di volta per svelare l‟arcano di quella tenace presa di posizione, fin quando sentì suonare alla porta. -Chi sarà?- domandò. -Certo, se resti lì a fissarmi non lo saprai mai.- lo rimbeccò Alice indispettita, indossando una camicia. Alzò le mani arrendendosi e con aria annoiata andò ad aprire. -Ehi...- mormorò sorpreso. 107 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Ciao.- mormorò Melissa entrando con Isa. Tiziano sorrise, le passò un braccio intorno alla vita e si chinò per baciarla, mentre Isa si sedeva al tavolo della cucina. Alice uscì dalla camera con un paio di jeans e una camicia sblusata che nascondeva la mancanza del reggiseno imbottito, i capelli raccolti e qualche riccio che ricadeva ribelle sulle spalle. -Ciao.- salutò con un sorriso. Isa e Melissa la guardarono e si resero conto che era la prima volta che la vedevano in abbigliamento unisex, priva di trucco e, ciò nonostante, comunque bella e questo le lasciò interdette e incredule, giungendo alla conclusione che con Alice la natura aveva commesso un terribile errore. -Sapete l‟ultima?- iniziò Tiziano mentre prendeva birra e latte dal frigorifero. -L‟Indiano è andato. Morto. Stecchito.Le due ragazze rimasero ammutolite, come se avessero avuto bisogno di tempo per assimilare la notizia, quindi Isa sogghignò e con una certa soddisfazione commentò lapidaria: -Uno stronzo di meno.-Quello che ho detto anche io.- convenne Tiziano soddisfatto. -E Alex?- domandò Melissa. -Come l‟ha presa?-Direi piuttosto male.- rispose con indifferenza. -La verità,- ammise, -è che non me ne frega un cazzo, né di Alex né dell‟Indiano.Quelle parole gelide, crudeli, che mostravano la sua implacabile risolutezza, rimasero sospese nell‟aria e si resero conto che, in finale, non importava neppure a loro che Claudio fosse morto, come se ormai null‟altro avesse rilevanza se non la dose e come rimediarla. E di questo finirono per parlare, di come fare per alzare i soldi necessari, dimenticandosi della morte di un amico. -Perché non provi a fare il Pony Express? Non è difficile.- suggerì Melissa. -No. Non ce la farei a fare avanti e indietro per Roma tutto il giorno. Non ne ho la forza. Senza contare che non ho il motorino ma un ingombrante 4WD e che non sono un tipo affidabile, tanto meno raccomandabile.-Il motorino potrei prestartelo io.- si offrì testarda. -No, lascia perdere. Finché dura, continuerò a rubare.-Una volta mi dicesti che davi ripetizioni.- osservò. -Sì, una volta, mille anni fa. Chi vuoi che venga a regalare soldi a un bucomane senza imparare niente? Avevo un‟allieva, ma l‟ho mandata via.-Perché?-Perché si era presa una sbandata e continuava a venire solo per cercare di rimorchiarmi. Sai bene che se stai a contatto con un tossico prima o poi cadi nella rete. Non ho voluto ucciderla.La ragazza sorrise e lo abbracciò, mentre Isa e Alice li guardavano trasecolando, inarcando le sopracciglia incredule. 108 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Che sognatori…- borbottò Isa senza cattiveria, poggiando il gomito sul tavolo e posando la testa sulla mano. -Sì, sono due esseri alquanto strani.- convenne Alice prendendo una pasticca di roipnol e ingoiandola. Isa la sbirciò e istintivamente allungò la mano per metterle un riccio ribelle dietro l‟orecchio. L‟altra si irrigidì appena ma la lasciò fare, e in quella frazione di secondo l‟immagine di Silvia le transitò nella mente, facendole chiudere gli occhi e avvertire una fitta al cuore. Con un sospiro si alzò dal tavolo, mentre Tiziano e Melissa si eclissavano in camera da letto e si morse le labbra, pensando che doveva prepararsi se voleva uscire a fare marchette. Si voltò verso Isa, che la fissava con aria strana e per un attimo rimase incerta sul da fare. -Qualcosa non va?- domandò. L‟interpellata scosse la testa lentamente e rispose: -Nulla, a parte il fatto che inizio a odiarmi.-Odiarti?-Sì,- sussurrò, -mi odio perché amo un uomo che è una donna.Alice rimase con il fiato sospeso, impreparata a quella rivelazione senza peli sulla lingua e deglutì imbarazzata. Isa si alzò dalla sedia, tirò indietro i capelli e riprese il giubbotto, avvicinandosi alla porta di casa. Mise la mano sulla maniglia e prima di uscire si girò verso Alice, irrigidita davanti alla cucina a gas. Per un istante i loro sguardi si incrociarono, rivelando il terrore di una e la rassegnazione dell‟altra e non ci fu bisogno di aggiungere altro. ~ Alice entrò nell‟androne del palazzo, si appoggiò alla parete e con mano tremante riaprì la busta, tirando fuori il foglio. Lesse di nuovo, ripensando alle parole del medico che le spiegava come avrebbe dovuto comportarsi per continuare a fare una vita normale e la terapia a cui si sarebbe dovuta sottoporre, ma in quel lasso di tempo riuscì a focalizzare solo quell‟unica parolina che risaltava come una sentenza di morte: positivo. La porta dell‟appartamento a pianoterra si aprì e ne uscì la vecchietta che tempo prima Tiziano aveva trattato in malo modo. -Oh, buongiorno, mia cara.- salutò riconoscendola. -Buongiorno.- rispose lei rimettendo via il foglio e provando a sorridere. A testa bassa salì le scale a due a due e quando fu dinanzi alla porta di casa inspirò a fondo ed entrò. La cucina era vuota, segno che Tiziano era già uscito a rimediare soldi e quella solitudine la rincuorò: aveva bisogno di tempo per assimilare il colpo. Posò la borsa sul tavolo, si tolse gli stivali lasciandoli per terra e prese la busta per andare a nasconderla in camera. Sgranò gli occhi alla vista di Tiziano sul letto che stava sbadigliando e si arrestò in mezzo alla stanza, celando la busta dietro la 109 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio schiena, sperando di essere stata abbastanza veloce. -Ciao. Sei uscita?- domandò il ragazzo strofinandosi gli occhi. -Io… sì.Lui si alzò con gesti pacati, sentendo forte il senso di nausea e inspirando a fondo si toccò lo stomaco ribelle, sperando che passasse. Deglutì e con una mano tirò indietro i capelli, ma il malessere persistette e solo dopo aver tossito gli parve di stare meglio. -Cazzo…- mormorò pulendosi la bocca. -Cos‟hai dietro la schiena?Alice impallidì, esitò facendo un passo indietro, serrò le labbra in attesa di una improbabile via di fuga che non sopraggiunse, quindi espirò e senza più cercare di nascondersi mostrò la busta. Tiziano inarcò le sopracciglia senza capire e automaticamente la prese, leggendo stampigliato sopra il nome di un nosocomio. -Cos‟è?-Il risultato dell‟esame che ho fatto.-Quale esame?La ragazza si morse le labbra, fece un gesto esasperato con le braccia e sbottò dicendo: -Stai tranquillo, me ne andrò via il prima possibile.-Ma… che cazzo stai dicendo?- borbottò insospettito. -Stai dando di matto o ti è flippato il cervello?-No, ho bisogno di farmi una spada di coca.Si girò per andare in cucina, ma lui fu più veloce, l‟acciuffò per un braccio per trattenerla, chinò appena di lato la testa per fissarla negli occhi e rispose categorico: -Niente da fare, dolcezza. In corpo hai già mezzo grammo di ero, non te ne andrai in rianimazione.-Ne ho bisogno.Tiziano scosse la testa risoluto e domandò: -Che hai? Che ti succede?-Lasciami andare a prendere una dose.- supplicò. -No, non lascerò che ti uccida. Parla, poi ti sentirai meglio.-Meglio?- ripeté sarcastica, cercando di liberare il braccio dalla presa di Tiziano. -Certo, come no…Il ragazzo si rabbuiò in volto, non avendola mai vista in quelle condizioni e scansandole i capelli dal volto le chiese con dolcezza: -Non vuoi parlare e dividere il tuo fardello con me?-Questo no, sarebbe troppo crudele.-Perché?-Sieropositiva.Tiziano rimase impietrito a fissarla negli occhi, come se gli avessero appena comunicato la propria sentenza di morte e lei continuò con tono mesto: -Me ne andrò, non ti preoccupare; se rimango c‟è il rischio che possa contagiarti ed è chiaro che mi sei troppo caro perché possa accettare una 110 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio simile responsabilità.-Come… cosa… Sei certa?-Hai la risposta nelle tue mani.Lui abbassò lo sguardo sulla busta che ancora teneva tra le dita, accorgendosi che aveva iniziato a tremare, quindi tornò a fissare il volto pallido dell‟amica. -C'è tempo prima che la malattia esploda.- spiegò lei con tono piatto. Potrebbe non avvenire subito, come potrebbe scoppiare domani. Sono come una mina vagante che se tocca qualcosa la contagia.Improvvisamente Tiziano gettò a terra la busta e con mossa repentina abbracciò la ragazza, tenendola stretta a sé, come se avesse avuto paura di perderla in quell‟istante. -Non sei malata, non ancora. E se anche lo diventassi, questa è casa tua, nessun'altra. Quindi fammi il piacere di non uscirtene mai più con queste cazzate.- concluse risoluto. Alice sussultò, avvertendo l‟affetto con il quale lui la circondava e la faceva sentire protetta e con le lacrime agli occhi si staccò per guardarlo e per accarezzargli il volto. -Ok.- le disse lui rassicurante, asciugandole le lacrime con il dorso della mano. -Abbiamo imparato a convivere con le pere, impareremo a convivere con quest'altro mostro.Lei scosse la testa, mordendosi le labbra e mormorò: -Non è la stessa cosa.-Sì che lo è.-Io non potrò più avere clienti, lo capisci? Non me la sento di contagiare degli innocenti, va contro i miei principi.-Chiaro.-È chiaro anche che senza clienti non ci saranno più soldi.-Chiaro.-E senza soldi niente spade.-Chiaro, un assioma ineccepibile.Alice roteò gli occhi al cielo esasperata, si allontanò bruscamente da lui, non sapendo più come spiegargli che le cose sarebbero cambiate in maniera drastica e domandò: -E allora?-E allora troveremo una via d'uscita.-Non esiste!- esclamò lasciando esplodere la rassegnazione, allargando le braccia in un gesto esasperato. -Cercheremo un lavoro.Alice rimase a bocca aperta, fissandolo negli occhi come se fosse impazzito e infine sentenziò mettendo fine alla discussione: -Hai flippato.-No.-Sì, invece. Chi pensi sia così scemo da dare lavoro a due sballati come noi? Un pazzo. Giusto un pazzo.111 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Tiziano non rispose. Chinò la testa, sapendo bene di stare bluffando; tuttavia si augurava di riuscire a sollevare il morale dell'amica, nella speranza che non si deprimesse oltremisura e non commettesse follie. -Un modo lo troveremo, sta' tranquilla.-Non mi preoccupo. Com'è che dici, Morte? Life is death.-Sì, la vita è morte.-Amen.- 112 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 9 Rimini, 1989 Alice si tolse le scarpe e sospirò al fresco della sabbia. Si avvicinò all'acqua e ci immerse i piedi, sentendola piacevolmente calda. Tiziano la guardò un attimo, quindi alzò gli occhi al cielo stellato e si sdraiò sulla sabbia dorata, ignorando il venticello freddo che sferzava il litorale romagnolo. Era l‟ora di cena e c‟era ancora gente sul lungomare che passeggiava o andava in bicicletta, ma nessuno scendeva sulla spiaggia e loro si stavano godendo quell‟attimo di beata solitudine. -Quante spade abbiamo ancora?- domandò Alice raggiungendolo. -Sei.-Sei... Io me ne faccio una.Si avvicinò al Suzuki parcheggiato sul lungomare, che dal giorno prima fungeva da casa, aprì il cruscotto, prese due siringhe e il laccio e tornò dall'amico. Con calma tolse il giubbotto, alzò la manica del maglione, strinse il laccio e si iniettò la dose, chiudendo gli occhi al flash che la stordì. Quando si sentì meglio si girò verso Tiziano, gli prese il braccio e senza che lui protestasse gli inoculò la dose. Quindi, come se niente fosse, iniziò a giocare con la sabbia, afferrandone una manciata e lasciandola scivolare tra le dita lunghe e magre. Passò un po' di tempo senza che nessuno aprisse bocca, le luci dei lampioni del lungomare che illuminavano solo un tratto di spiaggia, i gabbiani che passeggiavano sul bagnasciuga lasciando l‟orma delle loro zampette, poi Tiziano chiese: -Perché l'hai fatto?-Te la saresti fatta comunque. Lo vedo quando ne hai bisogno. E poi non mi va di essere in sballo da sola.-Come ti senti?-Ok. L'aria di Rimini mi ha rimesso a nuovo.-Se vuoi possiamo stabilirci qui. Cerchiamo un buco decente e piantiamo radici.Lei scosse appena la testa, ripensando al viaggio intrapreso il giorno prima per fuggire da qualcosa che neppure loro conoscevano, trascorrendo la notte nel Suzuki e rispose: -No. Preferisco tornare a Roma. Melissa… L‟hai avvertita che saremmo venuti qui?-No. Non ci ho pensato.- ammise, avvertendo rimorso per la mancanza. Alice prese una nuova manciata di sabbia, la lasciò scivolare via percependone il freddo tra le dita, quindi sospirò e confessò in un 113 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio sussurro: -Isa è innamorata di me.Tiziano si mise su un fianco e studiò a lungo il suo profilo perfetto, stagliato contro il mare scuro e pieno di luci argentate provenienti dal riverbero della luna che si affacciava sulle onde, circondato da alcuni ricci ribelli che danzavano lungo le gote prive di barba. Sentendosi osservata lei si girò e socchiuse gli occhi truccati e dal magnetico sguardo azzurro. -Hai sentito cosa ho detto?-Sì e non mi meraviglio.Lei abbozzò un sorriso pallido e notò: -Alle volte mi fissi come se fossi un'aliena.-Ti guardo perché sei bella.-Lo credi sul serio?-Certo, e mi rode sapere che...Si bloccò, ben sapendo che non gradiva essere riconosciuta per quello che era. -Puoi dirlo: un uomo. Lo concedo esclusivamente a te perché sei il solo che mi abbia accettato per quella che sono e non sono. A volte mi chiedo perché hai acconsentito a vivere insieme a un travestito, sopportando tutte le maldicenze e gli insulti della gente.Tiziano si scurì in volto e con stizza spiegò: -Perché sono un bucomane. E perché di quello che dice la gente non me ne fotte un cazzo.-Cos‟ho fatto per meritarmi un amico simile?- mormorò dolcemente, tornando a giocare con la sabbia. -Ehi, Alice, non cadermi in paranoia, ti prego.- sbottò insofferente. La ragazza non l‟ascoltò, troppo presa a rigirare per la testa un‟idea pazzesca che accarezzava da quando erano partiti da Roma. Tiziano se ne accorse e si tirò su a sedere, chiedendo circospetto: -A cosa pensi?-A qualcosa di bellissimo.-Ossia?Lei rise, si alzò e tornò vicino al fuoristrada, prendendo le ultime quattro siringhe. -Guarda,- disse porgendogliene due, -queste sono le ultime pere che abbiamo. Perché aspettare?-Che significa: perché aspettare?- domandò allarmato. -Facciamole subito.-Sei impazzita?!- esclamò indicando le dosi. -In ogni siringa c‟è mezzo grammo.-E allora? Ci facciamo un bel trip, di quelli consistenti.-Consistenti in overdose!- sbottò. -No, non se ne parla.-Un grammo non ci manderà al Creatore.- insistette caparbia. Tiziano passò una mano tra gli spioventi capelli corvini e replicò: -Già, e quello che ci siamo appena sparati? Te ne sei dimenticata?114 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Alice sfoderò il suo più bel sorriso e fece brillare le siringhe contro la luce delle stelle, rimanendo in contemplazione del liquido che avrebbe messo termine alla sua vita una volta per tutte, liberandola da quella lenta e triste agonia. -Hai paura?- insinuò con dolcezza. -Io… No, non ho paura, ma non voglio crepare così.-Perché crepare? Non ci accadrà nulla, stanne certo.-Due grammi in corpo ti spediscono al diavolo!Con un‟alzata di spalle, finse di arrendersi al suo ragionamento e rispose: -Non prendertela, Morte. Era una proposta eccitante, però se non vuoi lascerò stare.Si rialzò e si allontanò di qualche passo, ma anziché tornare al Suzuki sedette sulla sabbia, unendo le piante dei piedi. Infilò gli aghi nelle vene delle caviglie e prese una siringa per mano, pronta a spingere gli stantuffi. -Aspetta!- urlò Tiziano precipitandosi accanto a lei, appena si accorse di quello che stava facendo. Si iniettò le dosi prima che lui riuscisse a bloccarla e subito dopo un tremito convulso le scosse il corpo e provò a urlare quando sentì il cuore scoppiare in mille pezzi. Sgranò gli occhi, con le pupille che a momenti si rimpicciolivano e altri diventavano ventose enormi e fissò l‟amico prima di svenire. ~ Non fa effetto, Cristo! pensò disperato. Il narcan non sta facendo effetto! E lei sta morendo! Le toccò un braccio e lo sentì freddo, rigido, cadaverico. Le alzò la maglia e spostò il reggiseno imbottito, appoggiando l'orecchio sul suo cuore: batteva pianissimo, come un'eco lontana e irraggiungibile. Il respiro era appena accennato e con un gemito la guardò in faccia. -Occorre aiuto?Sobbalzò, non essendosi accorto dell‟arrivo di due ragazzi e con un grugnito rispose: -No, è tutto sotto controllo.-Sei certo? La tua amica non mi pare che stia…-Fatti i cazzi tuoi!- urlò sull‟orlo della disperazione. I due ragazzi scossero la testa ed esitando ripresero a passeggiare sul bagnasciuga, mormorando qualcosa di poco carino contro i tossici. Tiziano si accertò che si fossero allontanati e che non ci fosse nessun altro nei paraggi, prima di tornare a concentrarsi sull‟amica. Coraggio, Alice, fatti forza! Non lasciarti cullare dal coma! Esci fuori, coraggio! Iniziò a farle un massaggio cardiaco, contando, imprecando e bestemmiando a denti stretti e in quel momento il corpo di Alice sussultò. Tornò immobile 115 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio per un attimo, quindi iniziò a tossire e Tiziano sospirò, tornando a vivere. -Sì, tossisci. Se ci riesci, prova a vomitare.- mormorò dolcemente. Come se avesse voluto ubbidirgli, lei si rigirò sulla sabbia e iniziò a dare di stomaco, mentre il respiro tornava normale e i battiti cardiaci aumentavano. Lentamente le membra si intiepidirono e persero la rigidità del coma e Alice tornò a vivere. Si mise seduta con la velocità di un bradipo e rabbrividì al freddo della notte. -Volevi provare la mia bravura di medico?- scherzò Tiziano per spezzare la tensione che l'aveva tenuto agghiacciato. -Sei stata fortunata: avevo il narcan con me.-Avresti fatto meglio a lasciarmi morire.- rispose abulica. Lo schiaffo arrivò come una staffilata che le fece rigirare la testa e rimase a fissare Tiziano annichilita: non aveva mai alzato le mani su di lei, o su qualsiasi persona che non se lo meritasse. -Non lo ridire e non riprovarci mai più, stronza!- la redarguì. Si alzò di scatto, si tolse il giubbotto, la maglia e i jeans, ignorando il vento freddo e si buttò in acqua, iniziando a nuotare verso il largo. Nuotò fino allo stremo delle forze, quindi fece il morto e rimase a fissare le stelle brillanti sopra il mare. Si lasciò cullare dolcemente dall'acqua calma e calda, in netto contrasto con il freddo invernale, e provò a immaginare una vita senza Alice. Impossibile. Erano cresciuti insieme, si erano fatti la prima canna insieme, insieme si erano fatti il primo buco, si erano salvati la vita vicendevolmente; insieme si erano divertiti, avevano sofferto, avevano studiato; si capivano senza bisogno di parlare e Alice era l'unica a potergli bucare il braccio: non lo permetteva a nessuno; e lui bucava lei. Si fidavano solo di loro stessi, mentre avevano imparato a diffidare di tutti. Senza Alice non poteva vivere; e Alice non poteva vivere senza di lui. Si completavano a vicenda e si odiavano a vicenda, vedendo nell'altro il riflesso di se stesso, la nullità che ciascuno era diventato. Con stizza riprese a nuotare verso riva e raggiunse l'amica seduta sulla sabbia, grondando acqua come un pulcino e lei fissò ridendo i suoi boxer gocciolare impietosamente. -Sei tutto scemo.-Senti chi parla!- ringhiò rivestendosi frettolosamente prima di prendersi un malanno. Le sedette accanto e notò che si era rimessa il giubbotto e si era sistemata i capelli e il trucco, apparendo di nuovo in tutto il suo fulgore. -Cristo...- mormorò incredulo. -Ma come cazzo fai? Due minuti fa stavi schiodando di brutto ed ora... A momenti sei più bella di prima.-Voglio essere bella anche nella morte. Io riuscirò a sconfiggerla.-Quasi ti credo.- sussurrò. Lei rise e gli toccò i capelli bagnati. -Tu, invece, farai sempre schifo.116 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Grazie! Ehi...Si mise in ginocchio, seduto sui talloni, la prese per le spalle e la guardò attentamente, per accertarsi che lei lo degnasse di attenzione, prima di continuare: -Dobbiamo decidere, Alice; non possiamo seguitare così.-Io avevo preso la mia decisione mezz'ora fa.- sottolineò acre. -Quella non è la soluzione migliore, non iniziare! Te la senti di smettere? Smettere sul serio.-Per cosa? Per dover poi ricominciare a combattere un'altra battaglia invincibile? No, grazie. La mia fine è già segnata, tanto vale crepare di overdose.-Non sparare cazzate, Cristo!- sbottò scuotendola per farla rinsavire. -È probabile che prima che ti ammali sul serio arriveranno a trovare il modo di sconfiggere questo virus di merda. E allora potrai vivere.Alice mise le mani sulle sue braccia per farlo smettere, sentendo la testa scoppiarle, e borbottò: -Ci credi sul serio? Io no.-Di quello che credi tu me ne sbatto!- esclamò stizzito. -Non voglio vederti in queste condizioni, Cristo! Da adesso faremo come dico io e tu prova a ribattere che ti stronco!-Che fai? Ti scaldi?- esclamò con voce strozzata. -La vita è mia e ne faccio quello che cazzo mi pare! E se ho voglia di schiodare lo faccio, senza dover rendere conto a te!-E allora crepa! Ma non sotto i miei occhi! Non voglio sensi di colpa!Lei lo fissò a lungo e Tiziano si morse le labbra quando si accorse che stava piangendo. Esitò un attimo, bofonchiando qualcosa di inintelligibile, passò una mano tra i capelli ancora bagnati e cedendo al suo buon cuore sorrise, allargando le braccia. Alice non se lo fece ripetere e si lasciò andare contro di lui, sfogandosi in un pianto liberatorio. -Ehi, così ti rovinerai il trucco.- notò sorridendo. Lei sbatté gli occhi umidi e tirò su col naso, rimanendo in ascolto del cuore dell'amico che batteva con una cadenza ritmata leggermente rallentata. -Sono sempre io a piangere sulla tua spalla.- mormorò. -Sei sempre disponibile quando ho bisogno di te. Io, invece, non sono riuscita mai a confortarti, a darti una spalla su cui sfogarti.-Non è vero. Sei l'unica alla quale affiderei la mia vita a occhi chiusi e lo sai bene.Alice si sciolse dall'abbraccio e lo fissò negli occhi constatando: -Allora sono importante.-Sicuro che lo sei. Quindi vedi di farla finita col fare la scema e decidi di vivere.- ribatté rimettendosi pigramente in piedi. Con fare elegante e un mezzo inchino le offrì la mano e lei la prese alzandosi. Salirono sul Suzuki e ingoiarono una manciata di sonniferi per poter riposare e dopo aver steso i sedili Alice si girò verso di lui, dicendo: 117 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Grazie. Sei un amico.-Cerca di dormire. Domani torniamo a casa.-Ti voglio bene, Morte.- e con un sorriso si rannicchiò sul sedile. Roma, 1989 -È l'unica soluzione.- ripeté Alessandro esasperato. -No, perdio!- esplose Tiziano con stizza. -Non lo farò mai, non mi abbasserò mai a tanto!-A costo di scoppiare?- ribatté l'altro sogghignando, portando lo spinello alle labbra ostentando strafottenza. Il ragazzo inspirò a fondo e chinò appena la testa, osservando di sfuggita i fazzoletti sporchi, i preservativi e le siringhe che circondavano il Palazzo, gettate dai tossici nel corso dei mesi, se non addirittura degli anni. -Non scoppierò, stanne certo. In un modo o nell'altro troverò la grana senza dover giungere così in basso.-Preferisci andare a fare marchette?- insinuò alzando il mento come a volerlo sfidare. -No, cazzo!-E allora devi spacciare!- concluse ringhiando stizzito. -No!- rimarcò con veemenza. Alessandro sbuffò innervosito e gettò via la canna, in mezzo alle siringhe, ai fazzoletti e alle cicche di sigarette. -Chissà perché, quando hai bisogno ti ricordi di Alex… Ma quando c‟era da aiutarmi con l‟Indiano non hai mosso un dito!- gli urlò in faccia. Tiziano rimase impassibile, fissandolo con astio da dietro le lenti scure e ripeté: -Non mi abbasserò a tanto come hai fatto tu.-Ma chi credi di essere, eh? Ma chi cazzo ti credi di essere? Ti sei guardato?- lo sfotté indicandolo con la mano. -Nessuno ti darà mai un lavoro così conciato; guardati: sei un cadavere.-Sei vivo tu!- lo apostrofò. -Io però non ho bisogno di lavorare, non ho bisogno di farmi il culo!Tiziano si avvicinò pericolosamente e gli sibilò in faccia: -Non voglio diventare un pezzo di merda come te.-E allora fottiti!-Vaffanculo!Girò sui tacchi e si allontanò dal Palazzo, inoltrandosi lungo il prato, mentre udiva Alessandro gridargli dietro con mosse oscene: -Ehi, Morte! Melissa ti sta cercando dappertutto! Ormai te la sei legata al dito migliore!Chiuse un attimo gli occhi, quindi salì sul Suzuki e con stizza partì come un razzo, continuando a maledire il pusher. Spacciare? No, non si sarebbe mai abbassato a tanto, a costo di scoppiare. Non voleva 118 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio contribuire a uccidere ragazzi e ragazze giovanissimi. Lui ne sapeva qualcosa, l'aveva sperimentato sulla propria pelle e non voleva creare nuovi cadaveri ambulanti. Si fermò in un vicolo cieco e bucò per la terza volta da quella mattina: ed era appena metà pomeriggio. Ormai non lo faceva più per il gusto di sentire l'effetto dell'eroina o della cocaina: non sentiva più niente, il suo corpo non registrava alcunché. Avvertiva solo i dolori dell'astinenza e per placarli bucava. Essere sballato era il suo modo di continuare a vivere in una parvenza di normalità e più passava il tempo, più aveva bisogno di farsi: ormai viveva in funzione della siringa. Lui e Alice avevano due sole possibilità e lo sapeva. Ma non voleva accettare nessuna delle due: entrare in comunità per disintossicarsi, o continuare a bucare e spacciare per rimediare i soldi. Non c'era altra via. Si rendeva conto che, a breve, rubare non sarebbe più bastato per soddisfare il loro quantitativo giornaliero e questa consapevolezza lo angustiava. Merda! Merda! imprecò con stizza. Inserì la retromarcia e tornò a casa con aria cupa. Alice lo vide entrare come un diavolo mentre si stava facendo una dose e sobbalzando per poco non rovinava la roba. Spinse lo stantuffo, ripulì le macchie di sangue sul tavolo e lo fissò attentamente. -Cos'hai?- chiese preoccupata. -Ho deciso: da domani smetto.- annunciò mettendosi seduto accanto a lei. -Stasera mi voglio fare l'ultima pera colossale e da domani chiudo.-Vai in comunità?-No. Lo farò da solo.La ragazza lo guardò in tralice, scosse la testa e mormorò: -Non ce la farai.-Sì, se tu mi aiuti.- disse mettendole la mano sul braccio. -Io?- ripeté sbattendo più volte le palpebre. -Mi barricherò in casa e tu provvederai affinché non tenti di scappare. Ce la farò, Alice. E quando io ne sarò fuori, farò uscire anche te.-Lo credi sul serio?- domandò celando lo scetticismo. -Ce la farò.- ripeté cocciuto. Lei rimase un lungo attimo in silenzio, sondandolo come se si trovasse dinanzi un perfetto sconosciuto, quindi acconsentì: -Ok, come vuoi. Stasera il mio letto lo metterò in cucina così ti barricherai in camera. Contento?Tiziano restrinse gli occhi e ritirò la mano, alzandosi lentamente in piedi, fissandola con aria truce. -Stai sfottendo?- grugnì con stizza. -Per carità!- esclamò alzando le mani. -Voglio solo aiutarti. Hai visto mai che ci riesci sul serio?-Stanne certa.Lei trattenne una risata e Tiziano la fulminò con un'occhiataccia, 119 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio mandandola al diavolo. -Melissa lo sa?Lui scosse la testa e si lasciò andare sulla sedia, prostrato. Per un lungo attimo rimasero in silenzio, non sapendo cosa dire, fin quando Tiziano rialzò di scatto la testa e tirò indietro i capelli, dicendo: -S. Patrignano.-S. Patrignano?-Sì. Non è facile entrarci, ma una volta che stai lì, di sicuro ne esci pulito. Cosa ne dici?Alice lo fissò trasecolando, non riuscendo a capire se scherzava o parlava sul serio e scoppiò a ridere. -Che c'è di divertente?- sbottò Tiziano con stizza. -La tua faccia: sembri serio.-E lo sono, perdio!- urlò picchiando un pugno sul tavolo. -Sono serissimo! Di questa vita ne ho piene le palle!Alice smise di botto di ridere e passò una mano in mezzo ai ricci biondi, mentre lo sguardo le cadeva sulla fotografia attaccata alla parete. -Come idea è ottima.- disse. -Sono certa che ce la farai.-Tu vieni con me.-No. Per me è diverso.-Diverso un corno! Cristo, Alice, non ti sopporto quando ti piangi addosso!-Ed io non sopporto la tua fottuta aria paterna!- gridò balzando in piedi, facendo rovesciare la sedia che cadde con un tonfo sordo. -Pretendi sempre di dirmi quello che devo e non devo fare! Sono maggiorenne e vaccinata e della mia vita faccio quello che cazzo mi pare e piace!-Ok! Per me va benissimo!Con furia si alzò e si diresse verso la porta, spalancandola di colpo, finendo quasi addosso a Melissa. Si fissarono un attimo attoniti, quindi la ragazza l'afferrò per un braccio e con aria sconvolta esclamò: -Ti prego! Ti prego, Isa sta in coma! Non riesco a svegliarla! Non so a chi rivolgermi e non so che fare! Non sapevo neppure se ti avessi trovato! Aiutami, ti prego!Tiziano impallidì e si girò verso Alice, immobile al centro della stanza. Si fissarono capendosi al volo, poi, esasperato, Tiziano se ne andò insieme a Melissa. -Dove si trova?- domandò salendo sul fuoristrada. -Al Palazzo. Sta al Palazzo. Non c'è nessuno con lei.- rispose agitata. Appena l'ho vista in quelle condizioni ho provato a scuoterla, ma non c'è stato niente da fare.-Eri con lei quando ha bucato?-No.Esitò un attimo e le chiese di aprire il cassettino del cruscotto per controllare che ci fosse il narcan. Lei ubbidì e prese una siringa dal colore del contenuto diverso dalle altre e gliela mostrò. 120 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Questa?-Sì. Ce ne sono altre?-No.-Cazzo. Dovrò rimediarlo di nuovo.- grugnì prendendo una curva piuttosto allegramente. -Cosa pensi sia accaduto a Isa?Melissa si guardò le mani aggrappate al maniglione davanti a sé per non venire sballottata e rispose: -Non lo so. Da un po' di tempo si è stranita. Ho provato a farla parlare, ma si è sempre rifiutata di affrontare l'argomento. No,- aggiunse iniziando a capire dove lui volesse arrivare, -non credo l'abbia fatto apposta a spararsi un'overdose. Non posso crederlo.-Io penso il contrario.- replicò frenando bruscamente in prossimità del prato. Lei si girò a guardarlo e corrugò le sopracciglia. -Cosa sai?-Quello che mi ha detto Alice.- rispose afferrando la siringa, scendendo e avviandosi verso il Palazzo. -E che ti ha detto Alice?- insistette lei seguendolo con il fiato corto. Lui non l‟ascoltò, perso in proprie elucubrazioni e quando si ritrovò dinanzi all‟edificio esitò. Inspirò a fondo e per la prima volta dopo tanti anni entrò dentro, rivivendo il momento atroce del suo primo buco insieme ad Alice, con Alessandro e Claudio che sghignazzavano al loro malessere. Chiuse un attimo gli occhi per farsi coraggio e varcò la soglia, ignorando il tanfo nauseabondo. Vide subito Isa riversa accanto alla parete, apparentemente priva di vita e le si avvicinò, inginocchiandosi per toccarla: era gelida come un cadavere. -Cristo!- imprecò sommessamente. Si preparò per farle l'iniezione di narcan, mentre Melissa lo studiava da lontano, inchiodata dalla paura. Lo vide auscultarle il cuore e scuoterla e un attimo dopo la ragazza riaprì gli occhi, ancora intontita. -Coraggio, svegliati!- urlò Tiziano tirandole uno schiaffo. Isa sussultò e gemette, portando la mano sulla gota colpita, fissandolo negli occhi. -Che... Che cazzo fai?-Ti sto riportando in vita, scema.- replicò acido. -Ti senti bene? I polmoni sono liberi?-Sì, io... Non ho più quel peso insopportabile, ma...Si girò di scatto dall'altra parte e iniziò a vomitare, mentre Tiziano sospirava di sollievo. -Bene.- disse rivolto a Melissa. -È salva, ma fossi in te la terrei costantemente d'occhio, perché la prossima volta potremmo giocarcela.-Io... Grazie.- disse buttandogli le braccia al collo. A quel gesto spontaneo, lui la strinse a sé, sentendo l‟irritazione scivolargli via e con un sospiro le accarezzò la schiena dolcemente, posandole piccoli baci sul collo, mentre lei si asciugava le lacrime di 121 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio paura. -Che fine avete fatto tu e Alice?- gemette. -Ho avuto paura che fossi morto, chiedevo in giro a tutti i bucomani se ti avessero visto, ma nessuno sapeva dirmi che fine avessi fatto. Sono morta di paura.Tiziano le prese il volto a due mani e la baciò, prima di dire: -Appena Isa si sarà rimessa, vorrei che passaste a casa, dobbiamo dirvi una cosa.-Cosa?- domandò alzando la testa per guardarlo in volto. -Non c‟è fretta. Ora pensa a lei, poi ci vediamo a casa.Melissa tirò su con il naso e lo vide tornare al Suzuki con andatura incerta, infagottato nel giubbotto che una volta gli stava bene e che ora era diventato troppo grande. ~ -Come stai?- s‟informò Alice appena le vide. Isa si trascinò fino alla sedia e ci si lasciò cadere sopra, mentre Melissa correva a rifugiarsi tra le braccia di Tiziano, ancora scossa per quello che era accaduto. Con il volto esangue e gli occhi rossi, Isa fece una smorfia e rispose: -Tu come credi che stia?-Male.-Quale acume…-Ok, non litigate, non è il momento.- intervenne Tiziano sciogliendosi dall‟abbraccio di Melissa. -Prendo da bere, così parliamo.Si sedettero al tavolo e Alice ingoiò una pasticca di roipnol, mentre Isa preparava uno spinello, con movimenti lenti e incerti. -Dove siete stati?- volle sapere Melissa sorseggiando la birra. -A Rimini, a fare una passeggiata.Isa e Melissa lo fissarono, indispettite dal suo tono faceto e lui insistette: -Sì, siamo stati a Rimini. Alice aveva bisogno di cambiare aria.-Potevi anche avvisarmi.- lo rimbeccò Melissa. -Hai ragione, ma è stata una decisione improvvisa.- ammise tornando serio. A quel punto Alice lasciò cadere pesantemente la mano sul tavolo e sbottò: -Inutile tergiversare: ho l‟AIDS.Tiziano fece un gesto esasperato con la mano e scosse la testa, disapprovando quel comportamento autodistruttivo. Le due ragazze ammutolirono e la fissarono con aria incredula, irrigidite come se avessero appena ricevuto una coltellata. Per un lungo attimo, che parve un‟eternità, nessuno si mosse; solo il fumo dello spinello osava muoversi per raggiungere il soffitto, mentre le ragazze si accorgevano di non sapere cosa dire. 122 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Più precisamente sono affetta da HIV, visto che la malattia non è ancora conclamata.- spiegò sferzante, concentrandosi sulle proprie unghie laccate di rosso. -Come… come lo hai saputo?- domandò Isa più pallida di un cadavere. -Ho fatto l‟esame. Ultimamente non si fa che parlare di questo virus del cazzo ed ho voluto sapere.Il silenzio che seguì quelle parole fu più eloquente di mille parole, pesante come un macigno, e Melissa guardò Tiziano con una muta domanda negli occhi. Lui scosse la testa e finì di bere il latte. Lentamente Alice si alzò, posando lo sguardo su ognuno dei presenti e senza aprire bocca si chiuse in camera, il cuore stretto in una morsa dolorosa. Isa rimase a fissare il tavolo a occhi sgranati, senza vederlo realmente, mentre Tiziano iniziava a spiegare che per loro adesso era un problema trovare i soldi a sufficienza, visto che l‟amica si rifiutava di fare marchette nel timore di contagiare i clienti. -Cosa si sa di questa malattia?- s‟informò Melissa. Lui alzò le spalle e rispose lapidario: -Che ci lasci le penne.-Sì, ma del contagio cosa si sa?-Ancora poco o nulla. Si dice sia la malattia dei bucomani, che si contagiano passandosi le siringhe infette. Si pensa che anche solo baciandosi si possa contrarre il virus. Di rapporti, poi, neppure a parlarne.-Merda…-Puoi dirlo forte.A quel punto Isa si alzò, lasciò la canna a Melissa e bussò alla porta della camera da letto prima di entrare. Trovò Alice accanto alla finestra che osservava il palazzo di fronte, un casermone uguale a quello dove vivevano, brutto e ingombrante, abitato da persone che il più delle volte venivano ospitate nelle stazioni di polizia e le si avvicinò. -Cosa vuoi?- domandò lei con tono stanco, senza degnarla di uno sguardo. Isa le posò una mano sulla spalla e le disse risoluta: -Non ce ne frega un cazzo se hai l‟HIV: sei una nostra amica e tale rimarrai. Ma non vogliamo vederti commiserarti.Alice serrò i denti, sospirò e si girò per affrontarla, le mani sui fianchi e l‟espressione contrariata. -Sono stata a Rimini proprio per sollevarmi il morale. Ora quello che mi preoccupa è come rimediare soldi.Isa abbozzò un sorriso e incrociò le braccia al petto, portando il peso del corpo su una sola gamba. -Bene. Questa è la donna che conosco.L‟altra corrugò le sopracciglia e Isa continuò: -Ho bisogno di qualcuno che mi insegni come truccarmi, io non so farlo bene e devo assolutamente coprire i segni dello sballo se voglio 123 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio continuare a rubare passando inosservata.Alice aprì la bocca e la richiuse di scatto, trovando ineccepibile il suo ragionamento, visto che lo condivideva appieno: se non si curava i clienti non si avvicinavano e se non si avvicinavano non rimediava soldi. La scrutò con occhio critico e le ricordò: -Una volta ti avevo dato dei suggerimenti.-Sì, ma ho bisogno che mi mostri come fare. Su mia madre sai bene che non posso contare e Melissa non si trucca mai.L‟altra sospirò, abbozzò un sorriso e annuì facendo cenno con la testa di seguirla. Si chiusero in bagno, sotto lo sguardo attonito di Tiziano e Melissa che le videro eclissarsi oltre la porta, e Alice le indicò di sedersi sul bordo della vasca. Lei ubbidì, mentre l‟amica prendeva l‟occorrente per truccarla e quasi si sentì morire quando Alice iniziò a toccarle il volto con le mani per stendere il fondotinta. Nel frattempo si rese conto che le stava spiegando come fare, ma lei neppure l‟ascoltava, intenta a perdersi nel suo viso così vicino al suo da poter notare la perfezione delle labbra piene, il naso dritto con piccole lentiggini che da lontano non si vedevano, le pagliuzze dorate nei suoi occhi azzurri e le ciglia lunghe che gettavano un‟ombra sulle sue gote e pensò che sarebbe anche potuta morire in quel preciso istante. Alice, nel frattempo, si muoveva veloce, consapevole della propria bravura e quando terminò rimase a studiarla a lungo, con occhio critico, annuendo compiaciuta. -Ecco: così sei bellissima.- disse prendendole la mano per farla alzare. Guardati.Isa si avvicinò allo specchio e rimase immobile a osservare la sconosciuta che la fissava di riflesso, senza ombra di occhiaie ma splendente di luce propria, e lentamente si sorprese a sorridere. Alice apparve alle sue spalle e attraverso lo specchio disse: -Allora?-Sei… bravissima. Posso venire da te a farmi truccare?-Quando vuoi.-Grazie.La ragazza fece un passo indietro e replicò dolcemente: -Grazie a te.~ Tiziano seguitò a ripetere che non aveva più senso continuare a morire lentamente senza fare almeno un tentativo per uscirne fuori, adducendo ogni volta un motivo diverso per rendere la proposta allettante. Alice, Melissa e Isa lo lasciavano parlare, e nel frattempo seguitavano imperterrite a frequentare le riunioni in discoteca per avere una scusa plausibile per bucare una volta di troppo. In una di quelle riunioni, incontrarono nuovamente Francesca e Paolo e quest‟ultimo fece di tutto per attrarre l‟attenzione di Tiziano, il quale, a un certo punto, si 124 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio scusò e uscì per prendere una boccata d‟aria. Alice lo seguì, preoccupata per la sua espressione cupa e domandò: -Che intenzioni hai?-Me ne vado. Quel frocio di Paolo non lo sopporto più e sai bene che io con questa musica non sono compatibile.-Vado ad avvisare Isa e Melissa. Aspettami che vengo con te.Mentre attendeva pazientemente, si accese uno spinello e si appoggiò alla parete dello stabile, coprendosi mezzo volto con la sciarpa. C‟erano ancora ragazzi in attesa di poter entrare e che ridevano e parlottavano sopportando il freddo della notte, mentre poco oltre un gruppetto di tossici si dava da fare per comprare un po‟ di pasticche e dosi dai pusher appostati nei pressi del locale. Fu una di quelle ragazze che attrasse la sua attenzione e guardò meglio, riconoscendo Loredana. Dopo il primo istante di sorpresa rimase a fissarla con indifferenza, scuotendo appena la testa quando si rese conto che aveva da un pezzo superato gli spinelli per giungere al buco e si domandò se non avesse potuto fare qualcosa di più per dissuaderla. In quell‟istante lei voltò la testa dalla sua parte e lui si girò per non farsi riconoscere. -Possiamo andare.- annunciò Alice raggiungendolo. -Melissa e Isa rimangono ancora un po‟ poi ci raggiungono a casa.Si avviarono verso il Suzuki e il ragazzo accese subito lo stereo, alzando a tutto volume i Black Sabbath. -Ora si ragiona.- mormorò socchiudendo gli occhi estasiato. -Ma i Deep Purple no? I Led Zeppelin no?-Cos‟hai contro i Black Sabbath?- ringhiò. Lei scosse la testa e allungò la mano per aprire lo sportellino e prendere una siringa e Tiziano la bloccò. -Aspetta.-Non ce la faccio ad arrivare a casa, ne ho bisogno ora.-Ok. Dammi tempo di arrivare al Palazzo e poi buchiamo insieme. Una spada micidiale, di quelle energiche.-E poi domani smetti.- commentò sarcastica, fissandolo negli occhi. -Sì, e poi domani smetto.- ripeté indispettito. Alice lo guardò con condiscendenza e scosse la testa. Per il resto del tragitto rimasero in silenzio, sopportando i dolori e grattando varie parti del corpo, ascoltando una canzone dietro l'altra e non si meravigliarono, una volta arrivati, di trovare il Palazzo deserto: erano tutti alla riunione. Rimasero nel fuoristrada e Tiziano tirò fuori una siringa che aveva preparato quel pomeriggio, ammirandola come se fosse stata un miracolo. La rigirò lentamente tra le dita, sfiorandola appena, come se fosse stata il corpo morbido di una donna e abbozzò un sorriso soddisfatto. -Eccola la mia bomba: un grammo puro al 90%. Non ho avuto bisogno neppure del limone per scioglierla.Alice fissò il liquido all‟interno della siringa, poi guardò lui con aria 125 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio scettica. -Sei certo che non ti spedirà al Creatore?-Sicurissimo.-E allora fai buon viaggio.Il ragazzo sorrise e prese il laccio. Mentre si preparava si accorse che anche Alice si stava dando da fare per bucare e sghignazzò mormorando: -Addio, ero. Addio coca.Iniettò il fix e un flash pazzesco l'abbagliò per un istante, non trovando neppure la forza di togliersi l'ago dalla vena. Per una frazione di secondo si rese conto che l'amica perdeva troppo tempo intorno alla siringa e quando si accorse che stava iniettandosi due dosi provò a bloccarla, riuscendo solo a emettere un borbottio confuso. Alice si girò verso di lui e gli si avvicinò sussurrando: -Addio, Morte.Gli posò un bacio sulle labbra e si accasciò su di lui perdendo i sensi. Tiziano provò a scuoterla, ma un istante dopo svenne. 126 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 10 Aprì gli occhi lentamente, non riuscendo a capire cosa fosse successo, ma avvertì subito un malessere vago in tutto il corpo. L'orologio al quarzo indicava le undici di mattina, ma non riuscì a fare il calcolo di quante ore fosse rimasto incosciente. Qualcosa lo stava schiacciando, l'avvertiva all'altezza del petto e con un grosso sforzo alzò un braccio per cercare di liberarsi dal peso opprimente. Affondò le dita in una massa voluminosa di capelli ricci e l'adrenalina gli salì alle stelle. A fatica riuscì a sollevarsi sul sedile e abbassò lo sguardo sulla testa di Alice. -Ehi, dolcezza... Svegliati, non fare stronzate...- sussurrò debolmente. Ma lei non si muoveva e Tiziano allungò d'istinto una mano verso il cruscotto per prendere una siringa. Al tatto riconobbe quella giusta, afferrò un braccio dell'amica, tastò in cerca di una vena e iniettò il narcan, sperando di essere ancora in tempo. Attese che il farmaco facesse il suo effetto e nel frattempo cercò di recuperare tutte le facoltà, pulendosi alla meglio dalla saliva che aveva perso. Si guardò allo specchietto e per poco non gli prese un colpo: sembrava un morto redivivo e quello spavento l'aiutò a riprendersi un po'. Sollevò Alice dal suo petto e la stese sul sedile, chinandosi su di lei per vedere se fosse viva. Il cuore non si sentiva, le membra erano gelide e rigide e provò a scuoterla. Quando si rese conto che non reagiva e non usciva dal coma, mise in moto e partì dirigendosi al più vicino ospedale, correndo come un pazzo in mezzo al traffico caotico di Roma, la mano premuta sul clacson per far scansare le vetture, in bocca una litania che alternava tutti i santi del calendario ai turpiloqui più scurrili che avrebbero fatto arrossire uno scaricatore di porto. Il poliziotto all'entrata lo bloccò e lui si sporse dal finestrino, balbettando concitato: -Emergenza... L'accettazione donn... uomini... È in overdose...L‟agente studiò prima lui, poi Alice, infine alzò la sbarra e Tiziano schizzò dentro, sfiorando un paio di pedoni che lo maledissero, quindi frenò bruscamente davanti al pronto soccorso. Si precipitò all'interno, guardandosi intorno in mezzo alla bolgia di gente, artigliò poco gentilmente per un braccio la prima infermiera che gli capitò davanti e trascinandola di peso fuori del reparto disse esagitato: -Una barella... Sta male… La mia amica sta morendo!Dopo il primo attimo di spavento, la ragazza si avvicinò al Suzuki e sbirciò all‟interno, rendendosi subito conto della gravità della situazione. In breve tempo giunsero i portantini, depositarono Alice sulla barella e 127 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio la dirottarono al reparto donne. Tiziano la seguì e prima che l'infermiera gli chiudesse la porta in faccia riuscì a dirle: -Ehi, Alice è un uomo... È sieropositiva...-Un uomo?-Sì... Ho provato a farle un'iniezione di narcan, ma non è servito a niente.La ragazza, a occhi sgranati per la sorpresa, corse a fermare i portantini e in un attimo Alice fu dirottata all'accettazione uomini, sotto lo sguardo attento di Tiziano. L'infermiera gli ordinò di aspettare fuori e prima di lasciarlo chiese: -Sicuro di sentirti bene?-Io... Sì, sto bene. Tu pensa a salvare Alice.-Ti raggiungo tra un po' per compilare la cartella. Aspettami qui.Spossato e al limite delle forze, si lasciò cadere su una sedia, ignorando le occhiate di disgusto, paura e disprezzo che gli lanciava la gente in attesa come lui e iniziò a ingoiare una pasticca dietro l'altra di roipnol. Allungò le gambe, appoggiò la testa al muro e incrociò le braccia al petto dopo essersi messo gli occhiali a specchio. Osservò le persone intorno a sé dall'aria distrutta e con gli occhi rossi di pianto e sospirò. C‟era chi se la passava peggio di lui. Quando l'infermiera riapparve facendogli cenno di seguirla, si alzò e si ritrovò in una stanzetta asettica, piena di fascicoli, cartelle, garze, siringhe, tubetti, provini, cotone, forbici e una marea di altre cose. Un portantino stava sistemando alcuni flaconi in una vetrinetta e riconobbe il metadone. -Accomodati.- invitò la ragazza sedendosi a sua volta alla scrivania e prendendo una cartella bianca. -Mi occorrono le generalità del tuo amico.-Del mio amico?- ripeté senza capire, distogliendo l‟attenzione dalla vetrina di fronte a sé. -Di... Alice.-Ah!- esclamò lasciandosi cadere sulla sedia. -Si chiama Alice, è nata nel 1969, ha iniziato a fumare nel 1983, a farsi nel 1985, ha contratto l'HIV, è sifilitica, ha continue crisi epatiche...-Ehi, calma! Ok? Andiamo per ordine. Voglio sapere il suo vero nome.-Alice.-Il vero!-Alice.L'infermiera inspirò profondamente, ammonendosi di non perdere la calma e ripeté picchiando l‟indice sulla cartella: -Io qui devo scrivere il suo vero nome, capisci?-Ed io ti ripeto che lei è Alice. Alice e basta.- ribatté Tiziano guardandosi intorno. -Ok. Alice, allora.- accettò rassegnata. Il portantino gli lanciò un‟occhiata di sbieco ma non disse nulla, 128 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio mentre un paio di dottori, con fonendoscopio intorno al collo, entrava parlottando di un paziente con poche speranze di sopravvivenza, ignorando volutamente i presenti. Dopo averli squadrati e reputati inoffensivi, Tiziano tornò a concentrarsi sull‟infermiera e chiese preoccupato: -Come sta?-Hai detto che è nato nel '69?- domandò la ragazza facendo finta di non averlo udito. -Come sta?-Le domande le faccio io! Ha vent‟anni, vero?- sbottò esasperata, pensando che quella mattina ne aveva già viste e sentite troppe per dar retta pure a un tossico. -Sì.-Cosa si inietta oltre all'eroina?-Cocaina.-Il tutto in quantità?-Non meno di due grammi al giorno.- rispose vagamente, fissando la penna che correva veloce sulla cartella prendendo appunti. -Da quando è in overdose?-Da ieri sera.-Perché non l'hai portato prima?Tiziano abbozzò un sorriso e si sporse sulla scrivania, alitandole in faccia: -Perché mi sono risvegliato solo un'ora fa dopo l'ultima colossale pera.L‟infermiera si scansò istintivamente e domandò: -E gli hai iniettato tu il naloxone?-Il narcan, sì.- rispose a detti stretti. -Ma a te che cazzo te ne frega?ribatté riappoggiandosi allo schienale della sedia. -Devo sapere tutto di lui. Come ti procuri il naloxone?-Senza offesa, ma sono cazzi miei.L‟infermiera picchiettò la penna sul tavolino e infine chiese: -Quando ha saputo di essere sieropositivo?-Poco tempo fa.-Quanto?-Due mesi, tre, quattro, un anno, che differenza fa?- sbottò adirato. -Genitori?- chiese esasperata, insofferente alla ritrosia di Tiziano e alla puzza che emanava. -No.-No, cosa? No, non li ha, oppure no, non li conosco?-No e basta.-Cosa fa per vivere?-Marchette.A quella risposta l'infermiera alzò rapidamente gli occhi dalla cartella e lo scrutò a lungo. Tiziano si raddrizzò sotto quell‟esame e sogghignando disse: 129 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Hai capito male, dolcezza: io sono normale in tutti i sensi. Non me la faccio con Alice.-Non ti ho chiesto niente. Dove abita?-Con me.-Dove?-Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino.- rispose caustico. Insomma, mi vuoi dire come cazzo sta? A che ti servono queste stronzate se dovete dimetterla?-Stavolta hai capito male tu: il... la tua amica la ricoveriamo perché non esce dal coma. Hai capito?Tiziano la fissò trasecolando, sbatté le palpebre come per schiarirsi le idee e ripeté: -In coma? In coma? Non siete riusciti a svegliarla?-No. Quindi rispondi alle mie domande senza fare lo spiritoso. Domicilio?-In coma... È ancora in coma... Che significa? Morirà?-Non lo sappiamo.-Non lo sapete?-No. Dove abita?-A ‟fanculo abita! Mi dici a che cazzo ti serve saperlo se poi lei morirà?urlò balzando in piedi e battendo i pugni sul tavolo con una violenza dettata dalla paura. La ragazza sobbalzò per lo spavento e lo guardò dritto in faccia, mentre il portantino si avvicinava alla scrivania con aria cupa, pronto a difendere l‟infermiera e i due dottori si giravano allibiti a guardarlo. -È inutile che ti scaldi.- cercò di placarlo con il tono più professionale che riuscì a trovare. -Di là stanno facendo il possibile per salvarlo, quindi calmati.-Voglio vederla.-Impossibile.-Voglio vederla!-Impossibile!Tiziano esitò un attimo, lasciò vagare lo sguardo sugli uomini presenti, quindi sorrise e se ne andò come un diavolo. L‟infermiera lo rincorse, ma lui salì sul Suzuki e sparì così come era apparso. ~ Si fermò a Villa Pamphilj dopo aver girato in lungo e in largo tutta la città, lo stereo al massimo dove urlava la voce graffiante di Dave Mustaine e lentamente scese e si appoggiò al fuoristrada, fissando i pini della villa che svettavano altissimi. Iniziava a sentire i primi dolori, ma si era imposto di non bucare per mantenere l‟impegno preso la sera prima; senza l‟aiuto di Alice, però, sarebbe stata dura. Alzò gli occhi al cielo e scivolò a terra, appoggiandosi a una ruota, raccogliendo le gambe fin sotto il mento e si dondolò per non pensare al 130 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio dolore. Ci siamo, sospirò tristemente. Eccoci alla resa dei conti. Avevi ragione, Silvia: continuare a vivere così è solo un‟atroce agonia; meglio farla finita. E tu l‟hai fatta finita sul serio, risparmiandoti questa merda totale. Per un attimo ripensò a sua sorella, così bella, così dolce, così piena di vita, che l‟eroina aveva portato via a soli diciassette anni. Lui l‟aveva vista quel giorno di cinque anni prima, mentre preparava la siringa, chiusi nella cameretta di lei, e l‟aveva guardata senza dire niente, senza essere in grado di fermarla, limitandosi ad ascoltare le sue parole senza comprenderle. Le ultime. -Quando questa ti prende, hai chiuso. Continuare a vivere così è solo un‟atroce agonia: meglio farla finita. Così risparmi tanti guai a chi ami e ti vive accanto. Guarda, Tizy: con questa me ne vado, ma non pensare che sia triste, perché da oggi io tornerò a vivere.L‟aveva guardata senza capire, splendida in quel corpo emaciato ancora acerbo eppure già devastato dalla droga, non ancora in grado di comprendere pienamente l‟amarezza nelle sue parole. -Sì, con questa andrò dritta dritta a bussare alla porta del paradiso, proprio come dice Bob. Non dimenticartelo mai, me lo prometti? E ricorda che ti ho voluto bene. Tanto bene.L‟aveva vista iniettarsi tutta la siringa, sussultare violentemente e cadere riversa sul letto, con l‟ago ancora in vena. Aveva urlato spaventato ma nessuno era accorso perché nessuno era in casa e l‟ambulanza che aveva chiamato non era riuscita ad arrivare in tempo. E Silvia era morta sotto i suoi occhi spalancati e inorriditi, occhi ancora ingenui e innocenti… Si alzò di scatto, il corpo scosso dal tremito dell‟astinenza, la bocca secca; salì sul fuoristrada e si lasciò andare contro il sedile, inspirando a lungo. Quindi rovistò nel cassetto del cruscotto, scansando le siringhe e tirò fuori una musicassetta. La inserì nello stereo e dalla voce di Bob Dylan si levarono le dolci parole di Knockin’ on Heaven’s Door. Questa è per te, Silvia, pensò socchiudendo gli occhi. Come vedi non ho dimenticato. Spero tu riesca a udirla da lassù. Allungò di nuovo una mano verso il cruscotto e prese una siringa, infrangendo la promessa e preparandosi a bucare. ~ Melissa lo fissò annichilita, non riuscendo a credere che Alice fosse in ospedale in coma e lo afferrò per un braccio, allontanandolo dal Palazzo quel tanto per non farsi udire. Quando ritenne che erano sufficientemente al riparo da orecchie indiscrete, alzò lo sguardo attonito su di lui e balbettò: -Ma... Ma tu hai salvato Isa...-Questa volta non ha funzionato.- gemette passando una mano sul viso 131 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio stanco e tirato. -Non so cosa sia successo, forse sono arrivato tardi. So solo che... che ora sta lì.Melissa lo abbracciò, cercando di consolarlo come meglio poteva e rimasero a lungo così, a una certa distanza dal Palazzo e nonostante tutto sotto lo sguardo degli altri tossici che bivaccavano come al loro solito. -Isa è di sopra.- annunciò Melissa con tono mesto, staccandosi da lui. Bisogna avvisarla.Tiziano inspirò a lungo e rimise gli occhiali, chinando la testa e dando un calcio a un sasso. -Ok. Glielo dici tu? Perché io non so come dirglielo.- ammise con un filo di voce. -Come?Fece una smorfia e mise le mani in tasca dei jeans, espirando per osservare l‟alito condensarsi e mormorò: -Già. Come fai a dire a un'amica che la persona da lei amata sta morendo?Melissa rimase per un attimo immobile, registrando in ritardo quelle parole, e quando capì rimase annientata da quella notizia che le giunse come un fulmine a ciel sereno, e fissò il ragazzo con totale attonimento. Che Isa avesse avuto un debole per Alice lo aveva sempre saputo, ma da qui a dire che ne fosse innamorata… Tiziano sospirò e disse: -Non fare quella faccia. Sembri scandalizzata.-E lo sono... Cioè... No, non lo sono... Oh, insomma! Io non immaginavo certo che Isa fosse... fosse innamorata... Di Alice, poi! Cristo, ma è una donna!Questa volta fu Tiziano a stupirsi e corresse: -Non lo è.-Ma è come se lo fosse!-Mi sembra che tu possa essere l‟ultima persona a poter sputare sentenze, non ti pare?- replicò acido. Melissa lo fissò a lungo, cercando di andare oltre le lenti scure che la separavano dai suoi occhi, quindi scosse la testa e mormorò: -Non è quello, è che… È che... mi sembra così assurdo... addirittura innamorata…-Non lo è, visto che è accaduto. Melissa...All‟improvviso la prese per le braccia e la strinse a sé, nascondendo il viso tra i suoi capelli, sussurrando a fior di labbra: -Ho paura per Alice. Se le dovesse capitare qualcosa, io... io non so cosa farei.-Tu? Tu aver paura?- esclamò incredula. Tiziano si staccò un po‟ da lei e la fissò negli occhi, accarezzandole una guancia delicatamente. -Come fai ad essere così bella?132 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Non mi sembra il momento.-Hai ragione. È che devo dire qualcosa o do di matto.La ragazza scosse la testa e si morse le labbra, prima di entrare nel Palazzo. Dopo poco ne uscì accompagnata da Isa che si era appena iniettata la dose e che si reggeva a stento sulle gambe. -Ti senti bene?- chiese Tiziano soppesandola con lo sguardo. -Non hai una buona cera.-Neppure tu.- ribatté lei critica. -Be‟... Vieni, sediamoci sulla panchina.- invitò con un gesto della mano. Lei non si mosse e con un sorriso si girò verso l‟amica, mormorando con tono faceto: -Ma cosa si è fumato?Melissa scosse la testa e con lo sguardo implorò Tiziano di parlare. Lui esitò, non trovando il coraggio; aprì la bocca e ci ripensò, facendo la figura dell‟idiota, quindi imprecando sommessamente si buttò: -Alice sta all'ospedale, in coma.Isa smise di sorridere, trattenne il fiato e lo fissò a lungo, non sapendo cosa dire, impallidendo a vista d'occhio. Melissa le toccò un braccio, temendo un collasso e lei si scosse, tornando a respirare a pieni polmoni. Chinò la testa, verso la sporcizia che dilagava intorno all‟edificio e che richiamava insetti di ogni genere e tipo, nonché topi grossi come gatti, mentre il sole splendeva senza calore sui suoi capelli mogano raccolti a coda. Infine, inspirando, girò sui tacchi per tornare all‟interno del Palazzo, ma Tiziano la bloccò trattenendola per un braccio, fissandola a lungo. -Ehi, non fare cazzate.- l‟ammonì con un brutto cipiglio. -Non ho nessuna voglia di soccorrerti ancora, ok?-Sei sempre il solito gentile. Spiacente di deluderti, ma non ho voglia di schiattare.-Non hai neppure voglia di piangere?-No.-Forse allora non meriti l‟amore di Alice.-Fatti fottere, Morte!Gli diede una spinta e corse via, all‟interno del Palazzo. Melissa si girò verso Tiziano e domandò: -Cosa facciamo?Lui scosse la testa e rispose: -Non lo so.~ Riaprì gli occhi e la prima cosa che vide fu l'albero della flebo che svettava come un gigante accanto al letto. Per un attimo le parve un attaccapanni in ferro battuto, brutto e inguardabile, poi focalizzò la bustina della fisiologica appesa e sospirò. Si guardò intorno e capì di trovarsi in ospedale, in un reparto isolato. Tutto era così incolore e 133 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio asettico che le fece venir voglia di ridere e con un sospiro si alzò, si stropicciò gli occhi sbadigliando e si staccò l'ago della flebo dal dorso della mano. Un forte capogiro le fece chiudere gli occhi e crollò a peso morto sul letto. A fatica si rimise seduta, sentendo i dolori dell‟astinenza squassarle il corpo e inspirò a fondo prima di alzarsi. Dal dorso della mano fuoriusciva un filo di sangue e senza riflettere si pulì sul camice che qualcuno le aveva fatto indossare al posto dei suoi abiti. Barcollando e tremando, simile a un fantasma in quel lungo camice bianco macchiato di rosso scuro, uscì dalla stanza e sbirciò nel corridoio deserto. Ma dove si era cacciato Morte? Perché solo lui poteva averla condotta in quel reliquiario. Un infermiere uscì da una delle stanze dell‟astanteria, la vide e allarmato le corse accanto, invitandola a rientrare dentro. -Ma io...-Perché hai staccato la flebo?- la rimproverò. -Coraggio, rimettiti a letto.-Dov'è il mio amico?- chiese tornando nella stanza, sospinta dall‟uomo. -Quale amico?La ragazza si irrigidì, realizzando di essere sola in mezzo a sconosciuti e con uno strattone si liberò dalla presa. -Voglio uscire.-Stai scherzando?- rise l'infermiere. -No. Dove sono i miei vestiti?-Non puoi andartene, sei appena uscito dal coma, ti reggi a mala pena sulle gambe!-Da quanto tempo sto qui?-Da due ore.Adesso capiva perché stava sentendo i dolori: era dalla sera prima che non bucava e coma o non coma doveva farsi di nuovo. -Non posso restare qui.- ripeté girando lo sguardo intorno in cerca dei suoi abiti -E invece sì.-Mi procuri tu una spada al metadone?- chiese sarcastica. Si avvicinò all'armadietto e iniziò a tirare fuori i vestiti, disponendoli sul letto, sotto lo sguardo allibito dell‟uomo, il quale stentava a credere che quell‟essere esile, più simile a una donna che a un uomo, potesse reggersi in piedi visto lo stato in cui era arrivata. -Non puoi fare una cosa del genere: sei ancora troppo debole.-Ah, sì?- commentò beffarda, iniziando a grattarsi alcune parti del corpo. -Già.L'infermiere la prese per un braccio, consapevole della propria forza fisica rispetto all‟altra e cercò di trascinarla verso il letto, ma Alice si attaccò all'albero della flebo e alzandolo a mo' di lancia minacciò: -Se non mi lasci andare te lo spacco in testa!L‟uomo sgranò gli occhi e prontamente mise avanti il braccio per proteggersi, mentre esclamava: 134 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Sei impazzito? Cerca di ragionare...-Sto ragionando. Se non mi permetti di andarmene te lo tiro dietro e me ne andrò lo stesso.L‟altro studiò la sua espressione seria e risoluta e capì che avrebbe posto in atto la minaccia pur di uscire e farsi una dose. -Ok. Fai come vuoi.- disse lasciandola sola. Alice rimase per un attimo immobile, quindi posò l'albero solo quando fu certa che nessuno sarebbe tornato a infastidirla e iniziò a vestirsi con gesti lenti. Aveva già indossato il reggiseno e la maglia e stava mettendo le calze quando l'infermiere tornò accompagnato da un collega. -Cosa volete?- chiese allarmata, alzandosi di scatto dal letto, in posa difensiva. -Vorresti andartene, eh?- domandò il nuovo arrivato con tono ironico. -Sicuro.-Come no.Fece un passo verso di lei e Alice afferrò nuovamente l‟albero della flebo, pronta a difendersi come un cavaliere medievale. Con l‟ago si bucò una vena e lo mostrò ai due infermieri, brandendolo come se fosse stato una spada, e senza nascondere la soddisfazione, sibilò istigandoli: -Coraggio. Vediamo quanto fegato avete.I due ragazzi si bloccarono impallidendo, consapevoli del rischio mortale, e si lanciarono un‟occhiata significativa. -Ehi, non fare pazzie, ok?- disse uno mettendo le mani in avanti, a mo‟ di scudo. -Non ne farò se mi lascerete andare.- rispose ragionevole. -Vedi, non puoi andartene così e via. C‟è un iter burocratico da seguire; quindi sta‟ calmo e non ti agitare.-Sono calmissima. Portatemi la cartella che la firmerò. Non ho intenzione di rimanere un minuto di troppo qui dentro.Uno dei due infermieri fece cenno all‟altro di uscire e si rivolse a lei con un sorriso cordiale. -Il mio collega è andato a prenderla. Ora, perché non posi quell‟albero?-Tu prova a fare solo l‟accenno di un passo che te lo lancio contro.minacciò senza tanti preamboli. -No, non lo farai. Tu sei un tipo ragionevole, che capisce le situazioni.ribatté il ragazzo avvicinandosi. Alice fece un passo indietro, iniziando a sudare e tremare per i dolori che si facevano sempre più forti e deglutì, cercando di eliminare la sensazione della gola secca. Ma più ingoiava saliva, più la bocca si faceva asciutta e iniziò a imprecare mentalmente. L‟infermiere, intanto, avanzava cauto, tendendo una mano con fare amichevole e lei lo fissò in cagnesco. -Non ti avvicinare.- intimò. -Voglio solo darti una mano, aiutarti. Me lo permetti?-Sicuro.135 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio All‟improvviso agitò l‟albero della flebo, trovando una forza di cui non si sarebbe creduta capace, e l‟abbatté sul ragazzo, colpendolo sopra la spalla. Questi urlò e all‟espressione pericolosa di Alice indietreggiò fino alla porta, con gli occhi sgranati per la sorpresa. -Sei impazzito?- strillò tenendosi la spalla dolorante. -Voglio uscire di qui.-E ti faremo uscire, stanne certo! Cristo, non hai tutte le rotelle a posto.In quel momento tornò l‟altro infermiere con la cartella e Alice vibrò l‟albero contro di lui, sfiorandogli la testa. Questi impallidì e fece un balzo indietro, urlando per lo spavento. Per un attimo nessuno si mosse e tutti e tre si studiarono in cagnesco, non sapendo se fidarsi o meno. Alla fine il nuovo arrivato alzò una mano in segno di resa e le mostrò i fogli, per farle capire che poteva andarsene. -Tieni, firma qui.- disse. Posò cauto cartella e penna sul letto e Alice firmò senza pensarci oltre, continuando a brandire l‟albero come la lancia di un cavaliere. -Ora posso andarmene?-Sì, puoi levare le tende.Scettica, li fissò uno per uno, poi, quando vide che la stavano lasciando sola, si rilassò e terminò di vestirsi. Nel corridoio un‟infermiera la bloccò e lei mostrò il foglio di dimissione. Allora questa le indicò l‟uscita e nel giro di due minuti si ritrovò all‟aperto sotto il freddo sole pomeridiano. ~ Tiziano e Melissa tornarono al Palazzo dopo aver fatto un giro a scippare e rubare nei grandi magazzini, con l‟aria di un condannato che si rechi al patibolo. Un gruppetto di tossici fece loro un cenno con la mano e questi risposero vagamente. Alessandro uscì dall‟edifico e li raggiunse, osservando gli indumenti che gli mostravano, assieme a una catenina d‟oro, criticando come al solito la scarsa quantità, quindi tirò fuori una bustina e Tiziano la prese senza neppure provare a chiedere di più. -Ma che vi sta succedendo?- domandò Alessandro incuriosito da quell‟insolito comportamento. -Pare che state andando a un funerale.-Forse.- rispose Melissa con tono piatto. -Immagino tu non lo sappia, ma Alice sta in coma all'ospedale.-Eh?- esclamò attonito. -Ieri sera è andata in overdose e sta ancora in coma.-Ma che cazzo blateri, Morte?- rise Alessandro. -Ti sei bevuto il cervello? Ti sei sparato una palla veloce di troppo?Tiziano serrò denti e pugni e sibilò: -Stronzo!-Ehi, bello!- esclamò l‟altro strattonandolo. -Guarda che Alice sta di 136 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio sopra, si è appena fatta.Tiziano lo fissò sbigottito e si liberò dandogli una spinta. -Ma che dici?- intervenne Melissa incredula. -Alice sta di sopra.- ripeté Alessandro con un‟alzata di spalle, ritenendoli impazziti o preda di qualche stupefacente sintetico. Tiziano prese Melissa per un braccio ed entrò nel Palazzo, sbirciando prima al pianterreno, quindi salì le scale per ispezionare il piano superiore, in cerca di Alice, ancora poco persuaso. La vide seduta accanto alla parete e sgranò gli occhi allibito, correndo da lei e inginocchiandosi per fissarla in volto. -E tu che cazzo fai qui? Ti ho lasciato in ospedale...-Ed io sono uscita. Pensavi che sarei rimasta in eterno là dentro? Non era un luogo divertente. Comunque ciao, è bello rivederti, Morte.-Ma allora è vero...- mormorò Melissa sedendo anche lei accanto alla ragazza. -Certo che è vero. Per uscire ho dovuto tirare l'albero della flebo contro un infermiere, mi si sono rotte le calze e un‟unghia, ma ora sono qui e sto da Dio.-Come?!- esclamò Tiziano incredulo. -Cos‟hai fatto?Tra una risata e l'altra Alice spiegò quello che era successo nel nosocomio e quando finì di raccontare Melissa si stava sganasciando dal ridere, contagiando anche Tiziano. La tensione e la paura accumulata in quelle ultime ore si sciolsero come neve al sole e Melissa si perse nel sorriso di Tiziano, così solare e schietto che era una meraviglia osservarlo. -Sei tutta matta.- commentò il ragazzo fissandola. -Adesso come stai?-Benone. Ora che ho in corpo la mia pera sto a meraviglia.-Perché?-Perché cosa?-Perché l'hai fatto?-Life is death. Lo dici sempre.Tiziano scosse la testa rimanendo in contemplazione delle due ragazze che sorridevano con aria complice, un raggio di sole che penetrava dalla finestra rotta che le illuminava, rendendole eteree e in quel momento sentì qualcuno salire le scale. Un attimo dopo Isa fece capolino. ~ Isa puntò gli occhi in quelli di Alice, spostò il peso del corpo su una gamba e mise le mani sui fianchi, commentando sarcastica: -Così, ecco la rediviva.-Senti chi parla!- la rimbeccò Alice alzandosi per salutarla. -Se non sbaglio hai rischiato anche tu di schiodare e hai salvato il culo solo grazie a Morte.137 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Sei una stronza!- sibilò voltandosi per scendere le scale. -Ehi!La fermò agguantandole un braccio e Isa provò a divincolarsi, prima di gettarsi addosso a lei, baciandola all'improvviso. Alice sgranò gli occhi inorridita, subendo quell‟assalto imprevisto e solo dopo un po‟ riuscì ad allontanarla, come se avesse avuto la peste nera. -Che... che cazzo stai facendo?- balbettò confusa, cercando di mantenere le distanze, temendo di contagiarla. -Ti sto dimostrando che sei una stronza. Anzi: uno stronzo! Mi hai fatto morire di paura, tu e i tuoi tentativi del cazzo di farla finita!Alice inarcò le sopracciglia, girò lo sguardo verso Tiziano e Melissa, ancora seduti addossati alla parete e cercò un aiuto da loro. Questi, però, distolsero l‟attenzione, lasciando capire che la cosa non era di loro competenza e la ragazza tornò a concentrarsi su una furibonda Isa. -Io… Mi spiace di averti fatto preoccupare, non era mia intenzione.-Cristo!- imprecò tirando indietro i capelli. -Io stavo in discoteca, a divertirmi, a ballare e tu… tu…Le si incrinò la voce e mise una mano sulla bocca prima di scoppiare in un pianto liberatorio. Alice trattenne il fiato, senza sapere cosa dire, e quando provò a fare un passo avanti Isa la bloccò con la mano, tenendola a distanza. -Non… non ti avvicinare…- intimò tra un singulto e l‟altro. -Mi spiace.- ripeté e il suo tono tradiva il sincero dispiacere. La ragazza annuì, si asciugò le lacrime sulla manica del giubbotto e dopo aver tirato su con il naso si girò e se ne andò, persa in un dolore personale che nessuno avrebbe potuto capire. 138 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 11 Tiziano scese dall‟autobus a Piazza della Repubblica, in prossimità di Termini, le cuffie che lo isolavano dal mondo esterno e si guardò intorno, in cerca di una probabile vittima. Il luogo non era dei migliori, in quanto era sempre pieno di polizia e carabinieri, ma la quantità di gente che girava introno alla stazione era sempre notevole, tra autoctoni e turisti e lui sapeva che bazzicando quelle parti avrebbe certamente rimediato qualcosa. Iniziò a camminare con le mani in tasca, fissando da dietro le lenti scure i volti delle persone che incrociava lungo il marciapiede, in cerca di quella giusta, sperando di non doverci impiegare troppo tempo, perché iniziava ad avvertire i primi dolori. Nonostante fosse arrivata la primavera, con il suo carico di pollini e il primo sole tiepido, la gente girava ancora con i giubbotti leggeri ed era difficile individuare a prima vista una collanina od un bracciale e prima di avventarsi sulla vittima voleva essere sicuro. All‟improvviso vide un paio di carabinieri camminare sul suo stesso marciapiede e abbassando la testa deviò, imboccando una stradina laterale. Doveva allontanarsi, non poteva rimanere troppo vicino a Termini, rischiando di attrarre l‟attenzione. Camminò per un po‟, lasciandosi avviluppare dalla musica, fin quando si sentì improvvisamente strattonare per un braccio. Con un gesto repentino si liberò e rimase a fissare il ragazzo che gli parlava ma che lui non sentiva. Con un sospiro spense il walkman, tolse le cuffiette e piegò le labbra in un sorriso tirato. -Ascoltavi la musica, per questo non mi hai sentito.-Già.- rispose piatto, fissando gli occhietti di Paolo. -Scommetto che stavi venendo a trovarmi.Per un attimo non capì di cosa stesse parlando, poi ricordò la falsa promessa fatta in discoteca e con un sorriso da ebete rispose: -Già!Mio Dio, non so dire altro? pensò, dandosi dell‟idiota. Paolo annuì compiaciuto, indicando con la mano un posto impossibile a localizzare e spiegò: -Sono uscito prima dal lavoro perché devo fare una commissione per Francesca, non mi avresti trovato. Per fortuna ti ho incontrato e ti ho riconosciuto.-Già.Chiuse gli occhi, dicendosi che era veramente un idiota e subito dopo li sgranò, quando sentì Paolo prenderlo a braccetto e costringerlo a camminare con lui. Per una frazione di secondo si sentì perso, con i 139 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio dolori che fastidiosamente iniziavano a farsi sentire e l‟impossibilità di bucare, e dopo un po‟ disse: -Ah… Cosa… cosa devi fare per Francesca?-Una stupidaggine da donna.- liquidò con un gesto vago della mano. -Ti vedo un po‟ sul trasandato o sbaglio?- commentò sbirciando il suo volto pallido circondato dai capelli sporchi. No, non sbagli, pensò disperato. Non ce la faccio più a rimediare soldi per me e per Alice. -Sì… sono giorni convulsi.- rispose vagamente. -Posso capirti. E Melissa?- s‟informò con aria circospetta. A rubare nei grandi magazzini, pensò e rispose serafico: -Ah… Ad un colloquio di lavoro.-Allora speriamo che le vada bene!- esclamò stringendo il suo braccio. Tiziano si irrigidì, consapevole di dove volesse andare a parare e senza più ombra di sorriso si fermò e lo fissò alzando il mento, dominandolo come un falco. Paolo poteva essere un palestrato dai muscoli sviluppati, ma lui lo sovrastava di tutta la testa e quella posizione di superiorità fisica non gli dispiacque. -Senti, parliamoci chiaro: hai sbagliato persona. Io non sono come te.-No?- ripeté sarcastico, facendo cadere il velo della cordialità. -Io scommetto di sì.Tiziano si liberò dalla presa e con tono duro constatò: -Sei facile alle scommesse, ma questa l‟hai persa.-E invece no.Con un sogghigno tirò fuori il portafoglio e glielo sventolò sotto il naso, ostentando una sicurezza che fece vacillare quella dell‟altro. Paolo si guardò intorno, per accertarsi che nessuno li guardasse o li udisse e fece un passo verso Tiziano, il quale fissava il portafoglio gonfio con manifesta avidità. -So come funziona,- sibilò sorridendo, -e posso pagarti bene. Ho capito subito che sei un tipo ragionevole, che sa riconoscere un‟occasione quando gli capita. Ed io te ne sto offrendo una.- aggiunse agitando appena il portafoglio. Deglutendo a quella vista allettante, Tiziano sbatté le palpebre, lisciò le mani sudate lungo i fianchi, fece un passo indietro e balbettò: -Io… non…Paolo fece un ulteriore passo avanti e a quel punto Tiziano strinse i pugni e si allontanò con aria disgustata. L‟altro lo raggiunse e senza dire niente gli mostrò cinque pezzi da centomila, costringendolo a rallentare. Con la gola secca e con i dolori che si stavano facendo insopportabili, Tiziano si inumidì le labbra e deglutì, pensando a come rubare i soldi e sparire. La strada era abbastanza isolata, piena di verde e furtivamente gettò un‟occhiata verso i palazzi. -No, non ci provare.- lo prevenne Paolo con tono duro, rimettendo via i soldi. -Non ti conviene, lo sai ed io ti reputo abbastanza intelligente da 140 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio capire che ce ne sono altri, tanti altri.A quel punto Tiziano alzò la mano e lo agguantò per la gola, stringendo per vederlo annaspare fino a fargli strabuzzare gli occhi, mentre il malcapitato provava a divincolarsi, senza riuscirci. Quando lo vide paonazzo, allentò la presa e gli sussurrò in faccia: -Tu chi cazzo sei?L‟interpellato si agitò e lui lo lasciò andare, in attesa della risposta. Il ragazzo inspirò a fondo, rinsanguando, e si massaggiò il collo, borbottando qualcosa di incomprensibile, prima di alzare lo sguardo su di lui e dire: -Immaginavo fossi un tipo esplosivo, di quelli che piacciono a me.-Vaffanculo!-Ok, vuoi sapere chi sono e ti accontento: Francesca per me è solo una copertura, mi serve per celare la mia natura, come avrai ben capito. Lei questo non lo sa e non lo saprà mai. Per il resto, ti basti sapere che ho tanti soldi, ho tanti amici e siamo disposti a spenderli in modo… originale.Tiziano avvertì un conato di vomito salirgli in gola e con espressione confusa si guardò intorno, prendendo nota di un signore che passeggiava in compagnia del suo cane. -Originale?- ripeté per prendere tempo. -Sì.-Io… devo andare.- annunciò non sopportando più la vista di quegli occhietti che scrutavano l‟anima. Si girò di scatto e si allontanò, iniziando a tremare per i dolori, mentre Paolo gli urlava dietro: -Domani! Ti aspetto qui domani, alla stessa ora. Non te ne pentirai.~ Alice sbatté le palpebre incredula e si asciugò le mani prima di sedersi al tavolo della cucina e fissare l‟amico come se lo vedesse per la prima volta. -Non dire una sola parola.- l‟ammonì Tiziano ingoiando una pasticca di roipnol. -Infatti, non se ne parla proprio!- esclamò con veemenza, picchiando l‟indice sul tavolo. -Tu non accetterai la proposta di quell‟essere viscido!Tiziano si alzò e andò a prendersi il solito bicchiere di latte, notando alcune merendine nel frigorifero. Incuriosito ne prese una e tornò a sedersi, chiedendo: -E queste?Alice non si degnò di rispondere, troppo scossa dal racconto appena udito. In realtà, però, più che dal resoconto, era sconvolta da quello che leggeva negli occhi dell‟amico, qualcosa che le fece capire che stavano toccando il fondo. Lo vide mangiare la merendina e gli ricordò caustica: 141 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Caso mai te ne fossi dimenticato, tu non sei gay.-Davvero mi dici?- la beffeggiò tra un boccone e l‟altro. -Per fortuna ci sei tu a ricordarmelo… Però, buone queste cose.- commentò rigirando tra le dita la carta delle merendine. Alice roteò gli occhi al cielo, pensando che fosse impazzito e con un sospiro si alzò e si rimise a lavare i vestiti. Non avendo la lavatrice, era costretta a lavarli a mano e quando lo faceva lavava anche quelli dell‟amico, con il risultato che trascorreva le ore con le mani nell‟acqua a causa della mole di vestiario da ripulire. Ultimamente si stancava con più facilità ed ogni tanto si fermava per far riposare mani e braccia. I jeans erano i più difficoltosi da trattare e in quelle occasioni sognava di avere una lavatrice che andasse anche a manovella. -Pensaci bene.- consigliò strizzando una maglia. -Una volta entrato non ne esci più.-So quello che faccio.- rispose bevendo un sorso di latte. -Melissa lo sa?Tiziano non rispose subito e quell‟attimo di esitazione fece sogghignare la ragazza. -Bene, bene. Sento aria di bufera.-Lei non lo saprà. Non dovrà mai saperlo.- rimarcò con sguardo omicida. -Io non dirò nulla, lo sai, ma caro mio lo verrà a sapere, credimi. Si sa tutto nel nostro mondo, non lo hai ancora imparato?Il ragazzo si alzò di scatto dalla sedia e imprecò sommessamente, passando una mano tra i capelli sporchi. -Be‟, conto di fare un po‟ di grana e squagliarmi prima che sappia. Non voglio certo scoparmelo, ma accontentarlo facendogli qualche sega.A quel punto Alice smise di lavare, girò su se stessa e gli si piantò davanti, nello sguardo un‟espressione di sfida che lo lasciò incuriosito più che spaventato. La vide togliersi la maglia e il reggiseno con modi insinuanti, come se stesse facendo uno spogliarello per lui solo, sciogliere i capelli e ravvivarli per renderli voluminosi e infine sfilarsi la gonna e le calze. In ultimo tolse gli slip e rimase nuda dinanzi a lui, facendo un passo avanti con intenzioni inequivocabili. Tiziano deglutì sgranando gli occhi e si irrigidì quando lei allungò la mano per insinuarla sotto la sua maglia e accarezzargli il torace. -Bene.- sussurrò amabilmente. -Vediamo se sei pronto.Il ragazzo impiegò un po‟ per elaborare il concetto e si rese conto che non riusciva a fare un solo gesto. -Allora?- lo provocò lei con dolcezza, guardandolo dritto negli occhi. Sono qui, fammi quello che vuoi.Lui deglutì più volte, la gola secca che non accennava a tornare normale, capendo di dover fare qualcosa e la sentì sussurrare: -Non provi neppure a toccarmi? Eppure domani ti aspetterà una cosa simile…Tiziano si morse le labbra, irrigidito; Alice si alzò sulle punte per 142 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio posargli un bacio sul collo e lui inspirò a fondo, tentando di allungare una mano per rispondere alle sue avances. Ma più si ripeteva di farlo, meno il cervello recepiva l‟ordine e alla fine, rassegnato e irritato con se stesso, fece un passo indietro e ringhiò: -Ok, perdio! Hai vinto tu! Non ci riesco, cazzo!Fece qualche passo per la cucina, continuando a borbottare indistintamente, mentre Alice sorrideva e si rivestiva, consapevole che i fatti fossero più eloquenti di mille parole e quando fu di nuovo presentabile lo guardò e gli indicò di sedersi. Lui sbuffò, bofonchiò qualcosa in sordina e ubbidì tamburellando nervosamente sul tavolo. -Non ce la faccio più, Cristo!- ammise in un ruggito. -Dover pensare anche alla tua parte di pere mi sta uccidendo!-Mi dispiace.-Quel pezzo di merda è imballato e potremmo avere soldi facili.-Ti ho appena dimostrato che non è così facile come pensi.- corresse con tono ragionevole. -Però hai ragione: non posso continuare a vivere sulle tue spalle. Dunque, domani verrò con te.Tiziano socchiuse gli occhi, smettendo di tamburellare nervosamente, pensando di aver udito male e Alice continuò: -Dicono che sia sufficiente usare il preservativo per non contagiare gli altri.-Tu… riprendi a fare marchette?-Sì. È da un po‟ che ci sto riflettendo e usando le dovute precauzioni non dovrei far del male a nessuno. Inoltre, ora ci è capitata questa occasione che è quasi una manna dal cielo e sarebbe da idioti non approfittarne.-Ma come, prima eri contraria…-Sono contraria che sia tu a far marchette. Io ci sono abituata, so come trattare quei merdosi.-Non se ne parla: non ti lascio da sola. Non so cosa aspettarmi domani.Alice alzò le spalle con superficialità e rispose: -Saranno i soliti ricconi che hanno bisogno di droga e sesso per divertirsi.Lui girò appena la testa, guardandola con la coda dell‟occhio e notò: -Be‟? Ora non mi infastidisci più con Melissa?-Oh, lo verrà a sapere, lo sai bene. Tanto vale che glielo dici tu, così saprà che non sei tu a far marchette.-Ah, sì!- esclamò lasciandosi andare contro lo schienale della sedia. Vediamo se ho capito bene: le dirò che la amo tanto ma che da domani inizierò a farmi i maschietti! Immagino già la sua felicità!Alice si alzò e tornò a concentrarsi sui panni da lavare, sorridendo tra sé e sé. -Non è stupida e capirà.- mormorò chiudendo il discorso. Tiziano bofonchiò qualcosa di inintelligibile e senza aggiungere altro si alzò e uscì. 143 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio ~ Era ormai l‟ora di cena quando, uscendo da un grande magazzino dove erano riuscite a rubare un po‟ di vestiario, Isa e Melissa furono affiancate da una macchina. Il marciapiede era ancora affollato di gente e commercianti che stavano chiudendo i locali e la vettura le seguì passo passo. -Quanto?- chiese il conducente sporgendosi dal finestrino, spogliandole con gli occhi. -Fottiti.- rispose Melissa tirando dritto. Isa al contrario si fermò e fissò quel volto non troppo vecchio né troppo viscido e istintivamente disse: -Cinque bigliettoni.-Sei scema?-No, sono vergine.L'uomo la studiò attentamente, soppesandola con lo sguardo, mentre Melissa impallidiva e con mossa repentina afferrava il braccio dell‟amica e la strattonava. -Ma che cazzo fai? Sei impazzita?-Sta' zitta.- l'ammonì lei con insofferenza, liberandosi con uno strattone. Quindi si chinò verso il finestrino e domandò con impazienza: -Allora? Non ti sto fregando, sono vergine sul serio.-Quattro.-Cinque.-Ok. Salta su. Ma se non sei vergine…-Lo sono.Aprì la portiera senza pensarci troppo e montò in macchina, sotto lo sguardo annichilito dell'amica. ~ -Ho provato a fermarla, ma non mi ha dato ascolto.- gemette scuotendo la testa. Tiziano si girò verso Alice, per scrutare la sua reazione, immobile e pallida davanti ai fornelli e bestemmiò sommessamente. -Quando è successo?- chiese. -Non più di mezz'ora fa.-Cristo! Può aver incontrato un pazzo, uno schizzato... Cristo!-Cerca di calmarti.-Calmarmi?!- esclamò stizzito. -Lo sai quanti schifosi figli di puttana esistono? Non oso immaginare quello che le può capitare! Stronza! Stronza!Melissa e Alice si scambiarono un'occhiata, mentre Tiziano continuava a imprecare contro Isa in un monologo tutto suo, a tratti incomprensibile. 144 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Che facciamo?- chiese la ragazza preoccupata, rivolgendosi alla persona che mostrava più ragionevolezza. -Cercarla è inutile.- rispose Alice pensierosa. -Roma è enorme, potrebbe essere ovunque.-Allora?-Allora aspettiamo.- rispose con evidente rassegnazione. -Io esco. Provo a cercarla.- decise Tiziano afferrando al volo il giubbotto di jeans. -Vengo con te.- aggiunse Melissa seguendolo. Alice scosse la testa e quando uscirono si sedette al tavolo, aprì il cassetto e prese una siringa. Legò il braccio ma prima di riuscire a centrare una vena bucò un paio di volte, irritandosi. In un attimo la nausea sparì, la bocca non fu più secca e i dolori svanirono e lei tornò a vivere bene. Lo sguardo le cadde sulla foto illuminata dalla fioca lampadina che pendeva dal soffitto, si alzò, la staccò e la rigirò in mano, studiandosi a lungo. D'un tratto la scaraventò per terra e si prese la testa tra le mani, tornando indietro nel tempo. Cosa devo fare, Silvia? pensò tristemente. Tu cosa faresti? Ricordò il periodo in cui, appena tredicenne, si era innamorato di Silvia, così dolce, splendida, perfetta quando era in sballo totale. Sembrava una dea in miniatura e quasi non gli era sembrato vero quando aveva accettato il suo discreto corteggiamento, lei, più grande di tre anni, già donna rispetto a lui. Quando l'aveva baciata per la prima volta gli era sembrato di toccare il cielo con un dito, benedetto da una simile fortuna. Tiziano non può saperlo, ma il Suzuki era il nostro ritrovo dove facevamo l‟amore, tu ed io. Cosa devo fare, Silvia? si ripeté. Ho amato solo te nella vita e ti amo ancora. Eri perfetta in tutto ed io ti imitavo per poterti somigliare… Eri perfetta e splendida anche nella morte, ricordi? Chinò la testa e solo in quel momento si accorse della goccia caduta, una lacrima che, scivolando dalla sua gota, era finita sul tavolo. ~ Alice aprì il frigorifero e gettò un‟occhiata all‟interno, alla ricerca di qualcosa di commestibile da mettere sotto i denti. Optò per uno yogurt e una merendina e si mise seduta al tavolo. Dagli appartamenti limitrofi giungevano rumori di ogni specie, toni di voce alterati e qualche schiamazzo accompagnato dall‟abbaiare dei cani e con un sospiro preferì accendere lo stereo e ascoltare musica, al posto degli insulti della vicina. Aveva appena terminato di mangiare, accompagnata dalle note dei Black Sabbath, quando un improvviso conato di vomito la costrinse a piegarsi in due e rigettare tutta la cena. Portò una mano alla fronte, sentendola sudata e con rassegnazione si alzò per pulire. Un violento e 145 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio improvviso attacco di tosse per poco la stroncò e dovette rimettersi seduta se non voleva rischiare di finire a terra. Quando il malessere passò, si rese conto di essere sudata e priva di fiato, tanto che rimase a lungo sulla sedia prima di provare a rialzarsi. Con un gemito si pulì la bocca sulla manica della maglia, sentendo ancora il sapore nauseante del vomito e lentamente si rialzò per andare a prendere qualcosa per pulire per terra. Il campanello la costrinse ad andare ad aprire e si ritrovò davanti il volto pallido di Isa. Si fissarono per un lungo attimo, prendendo coscienza del malessere di entrambe e senza aprire bocca Alice la lasciò entrare. Mentre l‟amica si metteva seduta, lei provvide a pulire il pavimento, sempre in compagnia dello stereo, l‟unico che avesse qualcosa da dire. Quando ebbe finito, si mise seduta davanti a Isa e la studiò a lungo. Il pallore dava risalto al rosso dei capelli, mentre gli occhi un po‟ sgranati e un tremito sulle labbra denunciavano appieno l‟esperienza appena vissuta. -Come stai?- s‟informò affabile. -Bene.-È stato… gentile?Isa abbassò lo sguardo sulle proprie mani posate sul tavolo e si accorse di tenerle talmente strette che le nocche erano diventate bianche. -Sì… Insomma… Non ho altre esperienze per poter fare un paragone.Alice si alzò e andò a prenderle una birra, sentendo il proprio stomaco ancora sotto sopra. Quando tornò al tavolo, si accorse degli occhi umidi dell‟altra e con un sospiro si sedette e posò una mano sulle sue. -Vuoi parlarne?- invitò con dolcezza. Isa scosse la testa, bevve un sorso e tirò su con il naso, rispondendo soltanto: -Almeno ora ho un po‟ di soldi.-Sì, certo, che svaniranno come neve al sole. Ma solo loro svaniranno, perché la tua ferita rimarrà.Lei alzò lo sguardo e la studiò con espressione indecifrabile, prima di ribattere un po‟ alterata: -E le tue? Quante ne porti ancora dentro?Alice non rispose, non ce n‟era bisogno e con un sospiro ritirò la mano e si mise in cerca del roipnol. Ne trovò una scatola dentro un barattolo che avrebbe dovuto contenere sale e ne ingoiò un paio di pasticche. -Dov‟è Morte?- domandò Isa guardandosi attorno. -Con Melissa a cercarti.-A cercarmi?-Sì. Erano piuttosto preoccupati.- spiegò con tono pacato, rimettendosi seduta. L‟altra si morse le labbra e chiuse un attimo gli occhi. Fu un errore: in un secondo rivide il momento in cui l‟uomo l‟aveva toccata, l‟aveva 146 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio spogliata con una certa impazienza per… Deglutì spalancando gli occhi per non rivivere l‟orrore e il gemito le morì in gola, accorgendosi di avere il fiato corto. Buttò in gola la birra, fissò Alice, concentrandosi sul suo volto per allontanare i dolorosi e umilianti ricordi e dopo un po‟ domandò per cambiare discorso: -Tu stai bene?-Sì, certo.- mentì con un sorriso che voleva essere rassicurante. -Ok. Allora io vado.- annunciò alzandosi. -Dove?Isa rifletté un attimo, quindi alzò le spalle e rispose con voce atona: -A casa.-A casa dai tuoi genitori che pensano solo a picchiarsi e bere?- aggiunse alzandosi a sua volta. -Sì. È l‟unica casa che ho.- ammise in un sussurro. A quel punto Alice le si avvicinò e la sorprese con un abbraccio, tenendola stretta a sé e accarezzandole la testa dolcemente. Isa chiuse gli occhi e scoppiò a piangere, aggrappandosi a lei come se fosse stata una roccia e Alice le mormorò all‟orecchio: -Quando hai provato a confortarmi io ho rifiutato per paura: non voglio ripetere lo stesso errore ora che tu ne hai bisogno.Rimasero abbracciate a lungo, i singhiozzi di Isa che gareggiavano con la voce di Ozzy Osbourne e Alice che continuava ad accarezzarle la testa, tenendola appoggiata nell‟incavo della sua spalla. Quando, infine, i singhiozzi terminarono, Isa si sciolse dal confortevole abbraccio e alzò gli occhi su di lei, annuendo appena e asciugandosi il volto inondato dalle lacrime. Tirò su con il naso e senza aggiungere altro si girò e se ne andò, lasciando Alice chiusa nella sua solitudine. 147 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 148 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 12 Tiziano si osservò intorno, ma non vide nessuno. Alice stava vicino al muro di un palazzo in paziente attesa, seguendo con lo sguardo un signore anziano che passeggiava con il suo cane. Le sarebbe piaciuto avere un bel cane da coccolare, ma non sarebbe riuscita a prendersene cura e non voleva far soffrire un povero animale. Con un gesto vezzoso della mano tirò indietro i capelli e i braccialetti tintinnarono dolcemente, richiamando l‟attenzione di Tiziano. -Tra dieci minuti ce ne andiamo.- gli disse categorica. -E da quando decidi anche per me?- la rimbeccò lui incrociando le braccia al petto. -Da questo momento.-Sei patetica.-E tu uno scemo.-Lei cosa ci fa qui?La domanda li colse impreparati e si voltarono verso la strada, dove una macchina si era accostata al marciapiede e dal finestrino del passeggero si intravedeva il viso di Paolo che li fissava palesando lo scontento. Tiziano scese dal marciapiede e si avvicinò, chinandosi per sbirciare l‟uomo alla guida, un ragazzo poco più grande di lui, indubbiamente un figlio di papà che si annoiava e cercava sempre maggiori stimoli. Posò il braccio sul finestrino abbassato e sorridendo a Paolo rispose: -Lei è una sorpresa.-Non era negli accordi.-Accordi? Se è per questo neppure lui era contemplato.- ribatté acido, ammiccando al ragazzo. Paolo strinse i denti, non sapendo che farsene di una donna e presentò con modi sbrigativi: -Lui è Vittorio, un mio carissimo amico.-Anche Alice è una mia carissima amica.-Sì, ma è una donna ed io ti avevo detto che…-È un lui.-…Che le donne…Paolo sbatté le palpebre come per schiarirsi le idee e istintivamente girò lo sguardo sulla ragazza rimasta accanto al muro. Osservò i suoi ricci biondi accarezzarle le spalle e scendere fin quasi all‟altezza della vita, il volto truccato in maniera discreta, la maglietta aderente che metteva in risalto il seno, la minigonna che copriva ben poco delle sue gambe lunghe e perfette e ripeté confuso: -Un… lui?149 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Certo.Paolo si girò verso Vittorio, scambiando con lui un‟occhiata rapida e subito dopo fece cenno di salire. Tiziano raddrizzò la schiena e chiamò Alice e in silenzio si lasciarono condurre nell‟appartamento di Vittorio. ~ Tiziano e Alice rigirarono tra le dita il bicchiere di whisky che Vittorio aveva loro messo in mano, non sapendo che farci, visto che andavano a latte e non ad alcool. Paolo e il suo amico ne bevvero un po‟ e nel frattempo studiavano i due ragazzi seduti su un costoso divano ad angolo. -La tua casa è bellissima.- iniziò Alice con tono suadente per rompere il ghiaccio. -Grazie, è solo un piède a terre. In realtà abito altrove.- rispose Vittorio in vena di chiacchierare. -Nel nord, dato l‟accento.- osservò con acume. -Sì.-E come mai stai a Roma?-Per lavoro e per divertimento.- rispose sorseggiando il liquido ambrato. Tu non bevi?- e ammiccò al bicchiere in mano alla ragazza. Alice abbassò lo sguardo sul whisky e lo fece ondeggiare per prendere tempo, quindi rispose: -In realtà non bevo.Vittorio sollevò un sopracciglio incuriosito e domandò: -Non bevi… cosa?-Non bevo. Io amo il latte.L‟altro rimase piacevolmente sorpreso e a Tiziano non sfuggì l‟occhiata di apprezzamento che vide nei suoi occhi, come non mancò di registrare la noia ben dissimulata sul volto di Alice. Non era avvezza a tutto quel corteggiamento ipocrita e temeva che, perdendo tempo, avrebbe iniziato a sentire i dolori dell‟astinenza. -I tuoi capelli sono bellissimi quando sono puliti. I tuoi occhi, poi…sussurrò Paolo all‟orecchio di Tiziano. Questi si irrigidì, non avendolo sentito arrivare e con un riflesso incondizionato si allontanò, facendo quasi rovesciare il bicchiere. Si alzò dal divano e, con la scusa di posare il bicchiere, si allontanò, mentre il suo posto veniva occupato da Vittorio, totalmente soggiogato da Alice. Paolo li lasciò soli e si avvicinò a Tiziano, sorridendo in modo inequivocabile. -Ti mostro la stanza.- mormorò con un lieve cenno della testa. -No.- rispose categorico. -Prima gli accordi.Paolo restrinse gli occhi, quindi lanciò un‟occhiata a Vittorio, trovandolo inebetito dalla ragazza, e con un gesto spazientito tirò fuori il portafoglio, dicendo: -Trecento bastano.150 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Prese tre pezzi da centomila e glieli mise in mano. Tiziano esitò, consapevole che se avesse accettato non sarebbe più potuto tornare indietro e con la gola secca disse: -Io non scopo.L‟altro lo fissò a lungo, impreparato a quella risposta e con ironia domandò: -E cosa faresti che valga tre bigliettoni?Tiziano deglutì e abbassò lo sguardo sui soldi che aveva sul palmo della mano, avvertendo una scossa lungo tutto il braccio e con mestizia rispose: -Posso farti una sega.Paolo inarcò le sopracciglia incredulo e soffocò una risata per non attirare l‟attenzione degli altri seduti sul divano a tubare come piccioni. -E… E per una sega dovrei pagarti tanto?-Per me è la prima volta, lo sai.-Ah! Ma certo!- lo turlupinò. -Vorresti farmi credere che tu e la tua amica…A quell‟insinuazione Tiziano alzò di scatto gli occhi su di lui e gli si avventò contro, sibilando: -Attento a quello che sputi, stronzo! Lei è un milione di volte migliore di te.-Sì, come no!- sogghignò sarcastico, facendo un cenno vezzoso con la mano. A quel punto, nauseato da tutta la faccenda, il ragazzo fissò i soldi che teneva ancora nel pugno e con spregio li gettò a terra, sibilando stizzito: -Sai bene cosa puoi farci.Quindi fece un passo verso Alice per portarla via da lì, quando l‟altro lo bloccò afferrandolo per un braccio. Lui si liberò con uno strattone, come se si fosse scottato, e lo fissò con palese disprezzo. Alice e Vittorio li guardarono incuriositi, distratti dal loro battibecco, fin quando si accorsero che era solo una divergenza di opinioni. -Paolo è sempre molto esuberante nelle richieste.- mormorò Vittorio tornando a concentrarsi sulla ragazza. Lei abbozzò un sorriso e sbirciò di sottecchi Tiziano, per accertarsi che andasse tutto bene e quando si rese conto che aveva la situazione sotto controllo tornò a ridere e scherzare con il proprio cliente. -Ok.- accettò infine Paolo, nel tentativo di farlo ragionare. -Ok, ho sbagliato.Tiziano restrinse gli occhi, cercando di trattenere la nausea e con gesto spazientito tirò indietro i capelli, non sapendo cosa fare. Il richiamo dei soldi era fortissimo, impellente, e di questo anche Paolo era cosciente e ne faceva leva; eppure lui si sentiva uno schifo. -Ok,- riprese il ragazzo con tono conciliante, decidendo per lui, -mi accontento di una sega, a patto che ti spogli e ti lasci toccare.Quella richiesta gli fece venire la bile in bocca e lanciò un‟occhiata ad Alice, in cerca di aiuto. Questa era intenta a sghignazzare con Vittorio, 151 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio presa da quel nuovo tipo di approccio e non si accorse di lui, della sua silente e spasmodica richiesta di aiuto. Per un attimo si ritrovò in un vicolo cieco, l‟istinto che gli urlava di fuggire via, la ragione e il bisogno impellente di una dose che gli suggerivano di accettare e quando tornò a guardare Paolo capì che il suo destino era segnato. ~ Alice prese la siringa dallo sportello sul cruscotto del Suzuki, legò il braccio e cercò una vena. La trovò al secondo tentativo e si iniettò la dose, sentendo subito la bocca tornare normale e i dolori attenuarsi. Quando fu in grado di ragionare, mise via la siringa, pulì gli schizzi di sangue e si girò verso Tiziano, seduto al posto di guida con l‟espressione di un condannato a morte. Si erano fermati in una stradina, perché lui aveva vomitato tutto il suo malessere tramutato in muco e bava ed ora esitava a rimettere in moto e ripartire. Con un gesto di affetto gli mise una mano sulla spalla, sentendolo irrigidirsi, e suggerì: -Guarda il lato positivo: abbiamo un bel po‟ di grana.- e subito dopo realizzò che erano le medesime parole usate da Isa. Tiziano arricciò il naso, sentendo ancora la bocca piena di vomito e si tenne la testa con una mano. -È stato tanto difficile?-Sta‟ zitta, perdio!- l‟ammonì disgustato. Lei sorrise e prima di ritirare la mano gli accarezzò una guancia, facendolo sussultare con una veemenza inusuale. -Ehi!- esclamò sorpresa. -Che succede?Tiziano la fissò in tralice, con sguardo omicida, ripensando alle mani di Paolo su tutto il suo corpo, alla vergogna di trovarsi nudo dinanzi a lui, alla sua bocca che… Un brivido lo scosse da capo a piedi e ruggì disperato: -Come cazzo fai, eh? Me lo spieghi?-Io sono gay e tu no.- spiegò lapidaria, sentendosi quasi offesa. L‟amico aprì la bocca per replicare ma la richiuse di scatto, sentendo di nuovo un conato di vomito salirgli in gola e con stizza si allungò per prendere una siringa. Con gesti spasmodici si iniettò la dose e subito dopo si sentì meglio, ricominciando a respirare regolarmente. Era notte fonda ormai e poca gente si azzardava a girare ancora per le strade dei quartieri di periferia, dove vigeva un silente e non scritto coprifuoco e loro, invece, erano ancora fuori casa, reduci della serata trascorsa a casa di Vittorio. -Che schifo…- sussurrò Tiziano cercando di allontanare il ricordo della sua prima prostituzione. -Mai più.Alice lo sbirciò di sottecchi e sogghignò tra sé e sé, reputando chiuso il capitolo Paolo. ~ 152 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Cos‟hai?- domandò Melissa preoccupata. Tiziano mise le mani in tasca e chinò appena la testa, sentendo i dolori dell‟astinenza dilagare nel suo corpo. -Non ho nulla, sono solo un po‟ stanco.- rispose con tono insofferente. Lei si morse le labbra, l‟intuito che le diceva che non era così, che qualcosa c‟era di diverso, ma non voleva risultare invadente e non insistette. Era sicura che, prima o poi, lui avrebbe parlato e in quell‟occasione gli sarebbe stata di conforto. -Dov‟è Isa?- domandò Tiziano per cambiare discorso. -È dentro a farsi.- rispose ammiccando al Palazzo. -E Alice?-A fare marchette.- rispose allontanandosi, non sopportando la vicinanza di lei e degli altri tossici. La primavera aveva portato con sé i primi caldi e anche i primi pollini che svolazzavano per il prato, sfiorando i ruderi romani per poi posarsi a terra con estrema delicatezza. Ogni tanto si udiva qualcuno starnutire a causa delle allergie e Tiziano pensò con sarcasmo che gli mancava essere allergico per non far difetto di nulla. Il suo fisico cadeva a pezzi, le crisi epatiche non si contavano più e aveva imparato a convivere sia con le epatiti che con le nefriti, sebbene paventasse un collasso di fegato e reni da un minuto all‟atro. Le gengive gli sanguinavano in continuazione, come in continuazione eiaculava e aveva gli occhi perennemente rovinati dalla congiuntivite. Inoltre aveva iniziato a tossire sempre più forte, a respirare male ed ogni volta gli sembrava che il cuore e il petto gli si spaccassero. Ormai viveva solo per procurarsi i soldi per la dose giornaliera ed ogni ora che passava precipitava sempre più nel baratro della degradazione. Si girò verso Melissa, rimasta sulla panchina davanti all‟ingresso del Palazzo e sospirò: come poteva avvicinarsi di nuovo a lei dopo quanto era accaduto con Paolo? Lei era così bella, pura, per un certo verso ancora innocente e il pensiero di poterla contaminare con il suo tocco gli faceva venire il voltastomaco. Si accorse che lei lo guardava con aria interrogativa, come se avesse subodorato qualcosa e per non dover dare spiegazioni le fece un cenno di saluto e se ne andò, da perfetto codardo.. ~ Si alzò dal letto e corse in bagno, in tempo per vomitare bava biancastra, e con un gemito si appoggiò alla parete, passando una mano in mezzo ai lunghi capelli neri. Gli occhi gli caddero sullo specchio e si osservò in silenzio, lasciando scivolare lo sguardo dal pallore alla piega amara della bocca, dalle occhiaie agli occhi rossi di congiuntivite, dalla magrezza all'aria distrutta e psicologicamente a terra. Non poteva continuare così. L'eroina se lo stava mangiando a poco a poco, inesorabilmente, pezzo per pezzo, lasciandogli solo il vago ricordo del giovane che era stato. Non riusciva più neanche a guidare, neppure dopo 153 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio essersi fatto e questo gli dava ai nervi. Iniziò a tossire violentemente e di nuovo vomitò. Mio Dio, pensò in un barlume di lucidità, lasciandosi scivolare lungo la parete del bagno, sto morendo di una lenta e dolorosa agonia. Alice era nelle sue medesime condizioni, anzi peggio ed ogni giorno che passava per lei era un passo in avanti verso la fine. Il dispendio di energie per sistemarsi e truccarsi la sfiniva sempre più e c‟erano giorni in cui non riusciva ad alzarsi dal letto, talmente era allo stremo, e in quelle occasioni era Tiziano a bucarle il braccio per farla stare meglio. E, comunque, entrambi avevano continuato a frequentare saltuariamente la casa di Vittorio, riuscendo a mantenere nascosta la situazione, sia a Melissa che a Isa. L‟unico inconveniente alla continua frequentazione, era una lotta continua che Tiziano era costretto a ingaggiare con Paolo per tenerlo a una certa distanza, il quale non si stancava mai di chiedergli sempre di più. Isa e Melissa non erano arrivate a eguagliare il loro deperimento fisico e riuscivano ancora a mantenere un certo decoro. La prima aveva iniziato a prostituirsi e passava giornate intere sui marciapiedi, salendo su macchine diverse alle quali Melissa prendeva il numero di targa: poteva capitare che finisse tra le mani di un delinquente o di un mostro e dal numero di targa potevano risalire al proprietario se le fosse accaduto qualcosa. Melissa continuava a rubare e a vivere di espedienti, consapevole della fortuna di avere una madre alle spalle che non le lesinava soldi, sebbene non fossero mai sufficienti. In qualche circostanza erano rimaste a dormire a casa di Tiziano e Alice, troppo esauste e strafatte per riuscire a tornare a casa loro e in quelle occasioni Melissa e Tiziano dormivano insieme, provando a fare l‟amore ma non riuscendoci e alla fine si accontentavano di scambiarsi baci ed effusioni varie. No, non posso più andare avanti così, si ripeté per l'ennesima volta. Devo decidermi a farla finita in un modo o nell'altro. Tossì di nuovo e imprecò sommessamente, tornando in camera. Sedette sul letto e rimase a fissare Alice che dormiva tranquilla. L'invidiò un po' e ingoiò una manciata di sedativi, stendendosi e fissando il soffitto. Rimase un attimo tranquillo, quindi si alzò e tornò in bagno denudandosi. Entrò in vasca e si fece la doccia. Quasi come un automa si insaponò, lavò la testa e ne uscì avvolgendosi in un accappatoio. Per un po' asciugò i capelli col fono, poi si stancò e li lasciò umidi. Andò a sedersi al tavolo di cucina e prese una siringa, bucando dopo essere riuscito a centrare la venuzza di una caviglia. Dopo un po' si sentì meglio e andò a prendersi un bicchiere di latte. Doveva svegliare Alice o avrebbero di nuovo fatto tardi: Paolo e Vittorio li attendevano come al solito. Come se l'avesse chiamata, la ragazza apparve sulla soglia della camera e lui la studiò a lungo. Era sempre più emaciata, sempre più 154 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio pallida, sempre più distrutta. Ma truccandosi riusciva a mascherare un po' il suo stato e appariva ancora molto bella. -Ti sei fatto la doccia?- chiese sedendosi e prendendo automaticamente una siringa. -Sì. Si vede?-Fai lo spiritoso?- replicò bucandosi. -Che ti succede? Ti sei alzata male?Alice chiuse gli occhi al flash e per un lungo attimo non rispose, lasciando che i dolori placassero per tornare alla normalità. -No. È che sono stufa di questa vita di merda: pere e clienti, clienti e pere.- mormorò in una litania. -Allora siamo in due. Forse è giunta l'ora di smettere.-Forse. Smettendo non ho niente da guadagnarci.-Ricominci?-A che ora ci aspettano?Tiziano capì che aveva volutamente cambiato discorso e rispose: -Tra un po'.-Siamo in ritardo, vero?Il ragazzo abbozzò un sorriso e rispose: -Come sempre.-Allora diamoci una mossa: mi sono sparata l‟ultima spada che c‟era nel cassetto.Con riluttanza si alzarono e iniziarono a prepararsi. ~ Alice e Vittorio si erano eclissati nella loro camera, lasciando Tiziano e Paolo seduti sul divano, in perenne lotta su come affrontare la serata. -Perché cambiare le carte in tavola quando abbiamo trovato un giusto e quanto mai soddisfacente equilibrio?- constatò Tiziano nella sua impeccabile logica, sorseggiando il bicchiere di latte che ormai gli veniva offerto al posto del whisky. Paolo tamburellò nervosamente sul bracciolo del divano, sottolineando con tono aspro: -Perché sarà soddisfacente per te. Sono stufo di farmi fare seghe e di farti pompini. Ti pago bene, ho atteso che ti abituassi all‟idea, dunque ora pretendo qualcosa di più.Tiziano si agitò un po‟ e iniziò a sudare freddo, rendendosi conto in maniera inequivocabile che avrebbe potuto temporeggiare ancora un po‟, ma che prima o poi lui avrebbe perso le staffe. E, nella situazione disperata in cui versava, non poteva permettersi di perdere un cliente simile, procrastinando all‟infinito. -Abbiamo già discusso di questo.- rispose infastidito. -Un mese fa, certo.- convenne spazientito, frugando in tasca dei pantaloni. 155 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -E cos‟è intervenuto a cambiare le cose in questo ultimo mese?-Il tuo bisogno disperato e impellente di ero?- suggerì mettendogli sotto il naso una bustina. Tiziano non ebbe bisogno di controllare meglio per capire che si trattasse di cocaina e deglutendo fece un rapido calcolo di quante dosi contenesse. Con la gola secca e il sudore che gli imperlava la fronte, spostò lo sguardo sugli occhietti del ragazzo, temendo quello che ci avrebbe letto. E Paolo piegò le labbra in un sorriso inequivocabile, sussurrando divertito: -Sorpresa!Tiziano chiuse un attimo gli occhi, fin troppo consapevole della propria debolezza e Paolo aprì la bustina per prenderne un po‟ e sniffarla davanti a lui, in evidente provocazione. Quindi, con tono gelido, spiegò: -Se la vuoi sai cosa fare.Attese una risposta che non venne e quando fu certo che non avrebbe reagito, si avvicinò e lo baciò per saggiarne il livello di resa. Tiziano non si sottrasse, la mente persa al momento in cui avrebbe avuto tra le mani quel sacchetto e in un attimo di lucidità allungò la mano per costringerlo ad allontanarsi, dicendo: -Prima la roba.-Giusto. Facciamo così: metà ora e metà dopo.Il ragazzo lo vide alzarsi e sparire in una delle stanze dell‟appartamento e con terrore si guardò intorno, alla disperata ricerca di una via d‟uscita. Ma quando l‟altro tornò, dandogli il sacchetto dimezzato, lo prese maledicendosi e con un gemito soffocato lo seguì in camera. 156 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 13 Isa scese quasi di corsa dalla macchina, elargendo gratuiti epiteti all‟uomo al volante, mentre questi sbraitava e l‟appellava puttana e quant‟altro di peggio potesse trovare nella memoria. Aveva il labbro sanguinante per il colpo ricevuto, ma quello era nulla rispetto a quanto aveva dovuto lottare per evitare una violenza peggiore. Fortuna per lei che si era resa subito conto di che tipo fosse la persona che l‟aveva caricata in macchina e appena preso atto che non intendeva pagarla anticipatamente, gli aveva tirato un cazzotto in faccia e si era precipitata ad aprire la portiera. Ma lui l‟aveva afferrata per il collo e l‟aveva strattonata, facendola quasi soffocare, mentre la ricopriva di schiaffi e cazzotti con una furia che non aveva mai visto, neppure nei suoi genitori. Senza pensarci troppo, mossa solo dall‟istinto di sopravvivenza, era riuscita ad afferrarlo tra le gambe e a tirare con tutta la forza che aveva, costringendolo a lasciarla per piegarsi in due dal dolore. In quell‟attimo, mentre ancora annaspava in cerca d‟aria, era schizzata fuori, allontanandosi il più rapidamente possibile. Con le lacrime agli occhi si guardò intorno per rendersi conto a quale altezza della Via Salaria si trovasse e alla luce degli sporadici lampioni si accorse di non essere troppo lontana dall‟aeroporto dell‟Urbe, dove Melissa l‟attendeva. Avevano optato per la vicinanza all‟aeroporto militare in modo da non rimanere mai troppo isolate e per dare maggior sicurezza a Melissa che annotava la targa della macchina che caricava la sua amica e attendeva il suo ritorno. In genere si nascondeva in un cono d‟ombra, per non essere scambiata per una lucciola e ne usciva fuori solo quando Isa tornava per accertarsi che stesse bene. Con un sospiro si avviò verso la più vicina fermata d‟autobus e si accorse che la gonna si era strappata nella colluttazione. Si asciugò le lacrime e cercò di tamponare il sangue che usciva dal labbro gonfio, rendendosi conto che tremava non per l‟astinenza ma per la brutta esperienza appena vissuta. In quel preciso istante si domandò come facesse Alice a sopravvivere a quel mestiere. Dopo solo un mese lei non resisteva più e, a parte l‟ultimo cliente, non le era mai capitato nulla di male. Certo, qualcuno ci provava ad andare oltre, ma era sempre riuscita a tenere testa a tutti e di questo andava fiera. Salì sull‟autobus, notando subito l‟occhiata che le lanciò il conducente. Si guardò intorno e si domandò che fine avessero fatto i romani, visto che i passeggeri erano prevalentemente stranieri. Si mise direttamente dinanzi alla porta di uscita e dopo solo tre fermate scese davanti all‟aeroporto. Si incamminò verso la piazzola, sapendo di trovarci l‟amica 157 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio e Melissa, appena la vide, le andò incontro. -Cos‟è successo?- esclamò allarmata, alla vista del labbro spaccato e gonfio e della gonna strappata. -L‟ultimo figlio di puttana voleva fregarmi.-Tu stai bene?-Sì. Andiamo via, stasera non ce la faccio più. E poi, non voglio mancare alla riunione.Melissa annuì e in silenzio si avvicinarono al motorino parcheggiato sul marciapiede, pronte per andare al Palazzo a fare rifornimento di droga per la serata. ~ Tiziano e Alice giunsero con qualche minuto di ritardo e Alessandro li salutò mostrando loro il sacchettino con la dose. Negli ultimi giorni si era meravigliato non poco che pagassero senza fare storie e non portassero più molta roba rubata da scambiare e la cosa aveva iniziato a innervosirlo nonché a insospettirlo. -Cosa combinate voi due?- domandò incassando i soldi. -Ci buchiamo.- rispose Alice serafica. -Cosa nascondete?- insistette trattenendola per un braccio. Lei lo fissò restringendo gli occhi, infastidita, e con uno strattone si liberò, entrando impettita nel locale. Tiziano la seguì in silenzio, ignorando l‟amico che cercava di scoprire il loro segreto, sentendosi morire di vergogna. Melissa e Isa avevano insistito per andare a quel raduno, Alice gli aveva fatto notare che la loro mancanza sarebbe parsa ben più evidente che la loro presenza e con rassegnazione aveva acconsentito ad andare. Paventava l‟idea di poter trovare Paolo con Francesca e si sentiva male al solo ricordo di come si fosse facilmente venduto per una dose di cocaina. Socchiuse gli occhi per il fastidio che gli procuravano le luci psichedeliche e con Alice cercò un salottino. Incrociarono alcuni tossici, presero coscienza di chi ancora sopravviveva e di chi non si fosse fatto vivo per qualche motivo e Alice si gettò in pista appena si accorse che Isa stava già ballando. Lasciò la borsa a Tiziano e con un sorriso raggiunse l‟amica, accorgendosi del labbro spaccato e tumido. Per superare il frastuono dei decibel le si avvicinò e le urlò nell‟orecchio: -Cos‟è successo?Lei alzò le spalle con noncuranza e spiegò in breve cosa fosse accaduto. Alice scosse la testa e si mise a ballare, fin quando entrambe si isolarono, iniziando a muoversi a modo loro, richiamando l‟attenzione dei presenti più delle cubiste. Melissa sorrise a Tiziano e lui le sedette accanto, evitando di toccarla. -Ultimamente sei strano.- lo accusò lei contrariata dal suo modo di fare distaccato e freddo. 158 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Lui bofonchiò qualcosa che si perse nella musica e tirò indietro i capelli, provando a guardarla senza sentirsi un verme. -Scusa.- mormorò facendo un gesto con la mano. Melissa si morse le labbra e dopo un po‟ disse: -Guarda che se sei stanco di me non hai che da dirlo.-Non dire stupidaggini! Non sono affatto stanco di te.-E allora perché mi eviti?Tiziano sbuffò spazientito e in quel momento iniziò a tossire, diventando rosso per lo sforzo. Quando la crisi passò, era rimasto senza fiato e gli occorse un po‟ per riprendersi. -Da quanto stai così?- domandò lei aggrottando le sopracciglia. -Sto bene, sta‟ tranquilla.- la rassicurò evitando di rispondere. Melissa rimase a lungo in silenzio, osservandolo con più attenzione del dovuto, accorgendosi che in realtà non stava bene affatto. -Isa stasera è stata aggredita da un cliente.- annunciò per cambiare discorso. Lui socchiuse gli occhi e girò lo sguardo verso la pista per osservare la ragazza che ballava con Alice. A quella distanza, tuttavia, e con tutti i ragazzi che si dimenavano sotto le luci psichedeliche, era impossibile capire se stesse bene. -Ha il labbro spaccato da un pugno.- spiegò lei capendolo al volo. Scosse la testa e inspirò a lungo, prima di domandare: -Per il resto?-Sta bene, a parte lo spavento.Annuì vagamente e si girò a sbirciarla, desiderando serrarla tra le braccia, ma timoroso di contaminarla con lo schifo che sentiva addosso. -Vuoi una birra?- offrì. -Sì, grazie.Si diresse al bar, iniziando ad avvertire i primi dolori dell‟astinenza e per l‟ennesima volta si domandò cosa ci facesse lì. Più odiava quel posto e tutto ciò che rappresentava, e più ci si ritrovava a trascorrere le nottate, contando i tossici sopravvissuti e prendendo nota dei nuovi caduti in quella trappola senza via di uscita. Eppure sapeva che una via di uscita c‟era: disintossicarsi e chiudere con quella vita. Ma per farlo ci voleva coraggio, un coraggio enorme. E doveva uscirne anche Melissa se volevano continuare a stare insieme. E lui non voleva perderla. Come non voleva perdere Alice e, di conseguenza, Isa. Sospirò, pensando che l‟idea di disintossicarsi in quattro era a dir poco faraonica. Ma in quale altro modo riuscire a rimanere insieme? Lui non ce la faceva più e continuare in quel modo lo avrebbe condotto ben presto a far compagnia a Silvia e la prospettiva non lo allettava granché. Pagò le bibite e tornò da Melissa, impallidendo alla vista di Francesca. Si guardò intorno, alla ricerca di Paolo, ma non lo individuò e con cautela si avvicinò al divanetto. 159 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Ciao.- salutò porgendo la birra a Melissa. -Ciao! È da un po‟ che non ci si vede.- rispose la nuova arrivata con un sorriso a cinquanta denti. -Come mai sola?- s‟informò guardingo. -Non sono sola: c‟è Paolo con me.- e indicò la pista. Con occhi sgranati e un nodo in gola Tiziano si girò e vide il ragazzo che ballava con Alice e Isa e per un secondo fu tentato di fuggire con le ali ai piedi, denunciando apertamente la propria codardia. Fece un passo indietro, quindi inspirò a fondo e lentamente si sedette sul divano, senza sapere cosa fare, inchiodato dalla paura, rigirando il bicchiere di latte e menta tra le mani e quel suo malessere non sfuggì a Melissa. Si accorse che stava per dirgli qualcosa, quando Isa lasciò la pista con brutto cipiglio e li raggiunse con un‟occhiataccia che inchiodò Tiziano al divano. -Andiamo!- ordinò a Melissa con tono che non ammetteva repliche. Questa la fissò trasecolando, come se fosse impazzita e Francesca disse: -Ciao. Cos‟hai fatto al labbro?L‟interpellata non si degnò di rispondere, troppo intenta a fissare Tiziano con evidente astio, il peso del corpo su un piede e le mani sui fianchi, in posa di sfida. -Che succede?- domandò Melissa guardando ora uno ora l‟altro. -Ma che ti è successo al labbro?- insistette Francesca pedante, ignara della tensione creatasi. -Cazzi miei!- rispose a denti stretti, fissandola torva. Subito dopo, però, cambiò espressione, il volto le si illanguidì, vagheggiando l‟idea della rivincita a distanza di tempo. Tiziano si accorse dello strano luccichio nei suoi occhi e si alzò di scatto, lasciando cadere il bicchiere a terra con tutto il contenuto. Schizzi di latte e menta macchiarono il vestito di Francesca, la quale inorridì come se avesse appena intravisto uno yeti, mentre il ragazzo agguantava Isa per un braccio e la trascinava via. Questa gli diede una spinta e si liberò, sibilandogli in faccia: -Potevi anche dirlo, brutto stronzo! Ti avrei apprezzato di più! Ma così, di nascosto…-Smetti di fare l‟isterica, non serve a nulla.Lei alzò il mento sfidandolo e domandò sprezzante: -Lo dici tu a Melissa o devo pensarci io, vista la tua vigliaccheria?-Non saltare a conclusioni affrettate.-Affrettate?! Il verme mi ha appena fatto capire che tu e lui…A quel punto Tiziano fece un gesto nervoso con la mano e ribatté: -Sai cosa c‟è di nuovo? Vaffanculo!-„Fanculo tu!Furioso con tutto e con tutti, soprattutto con se stesso, si girò e se ne andò senza salutare, sentendo solo il bisogno impellente di respirare aria pulita e di farsi una dose. 160 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio ~ Alice si affacciò al finestrino del Suzuki, dalla parte del passeggero, e fissò il profilo di Tiziano in controluce. I neon delle insegne e i lampioni lo incorniciavano come se avesse avuto un‟aureola e con un sorriso disse: -Siamo giunti in paradiso.-Non dire stronzate e sali.- l‟ammonì senza nessuna voglia di scherzare. La ragazza schioccò la lingua e gli fece notare: -Ti stai comportando come un idiota.-Alice… non stressarmi.- minacciò con tono alterato. Lei sollevò il mento e raddrizzò la schiena, gettando un‟occhiata intorno. Davanti al locale stazionavano molti ragazzi intenti a comprare stupefacenti di ogni tipo e genere, alcuni non più tanto giovani, mentre altri poco più che bambini e per un lungo attimo rimase a fissare Alessandro che intascava soldi con aria celestiale. Con un sospiro aprì lo sportello e stava per salire, quando una ragazza si staccò dal gruppetto e si avvicinò, in evidente sballo. Alice riconobbe Loredana e le fu sufficiente uno sguardo per capire quanta roba avesse in corpo e istintivamente gettò un‟occhiata a Tiziano, il quale mostrava chiari segni di insofferenza. Lei si appoggiò al finestrino abbassato barcollando un po‟ sulle gambe e sorridendo al ragazzo disse: -Volevo solo salutarti.Lui accennò un lieve movimento con la testa, mentre Alice rispondeva: -Chi si rivede!Loredana staccò a fatica gli occhi da Tiziano per posarli sulla ragazza dall‟altra parte del fuoristrada e mormorò: -Già. State ancora insieme, vedo.-Ti dispiace?All‟improvviso il volto di Loredana cambiò espressione e fissando l‟altra con occhi che avrebbero volentieri incenerito, strillò nella sua direzione: -Perché è morta la mia amica e non tu? Perché? Non potevi schiattare tu al posto suo?Tiziano sussultò sentendosi urlare nelle orecchie e Alice impallidì prima di sorridere e rispondere con sarcasmo: -Scusa se la mia misera vita ti offende. La prossima volta ti renderò felice.-Dovevi schiattare tu, non lei!-Salta su!- intimò Tiziano all‟amica. -E tu falla finita o ti prendo a schiaffi.minacciò senza tanti preamboli. Loredana lo guardò, tirando su con il naso, perdendosi in quegli occhi ametista che avevano popolato i suoi sogni di adolescente e con un gemito si allontanò, mentre Alice saliva sul Suzuki e Tiziano ingranava la 161 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio marcia per mettere fine a quella serata da incubo. ~ L‟insistenza del campanello lo costrinse ad alzarsi dal letto e ad andare ad aprire, maledicendo il momento in cui aveva deciso di partecipare alla riunione di quella sera. Alice era ancora in bagno a struccarsi per prepararsi ad andare a letto e lui si era appena sdraiato, agognando un sonno ristoratore. Aprì e si ritrovò faccia a faccia con Isa e Melissa. Queste entrarono senza chiedere il permesso e Tiziano notò subito che Melissa era furiosa ma curiosa, mentre Isa era solo furibonda. -È vero?- l‟apostrofò Melissa fissandolo dritto negli occhi. -E sei venuta fin qui per questo?- ribatté infastidito. -Mi pare che il vostro atteggiamento non lasci dubbi in proposito alla vostra ferma condanna.aggiunse sarcastico. -È vero o no?- insistette caparbia. In quel momento Alice uscì dal bagno e, dopo aver constatato con una smorfia che erano le tre del mattino e che probabilmente non sarebbe riuscita ad andare a dormire, si unì controvoglia all‟allegra compagnia. Le due ragazze la fissarono per un lungo attimo, vestita solo di un paio di slip e i capelli sciolti che le danzavano intorno alla vita e Isa non riuscì a rimanere indifferente a quella visuale. -Visita di piacere?- domandò sedendosi al tavolo e prendendo una siringa. -Sta‟ zitta!- grugnì Tiziano, mal sopportando la sua ironia. -È vero?- domandò Melissa alla nuova arrivata, poggiando le mani sul tavolo e avvicinando il volto al suo. Alice si irrigidì e si scansò un po‟, rispondendo: -Vero cosa?-Che… che lui,- e lo accusò con l‟indice della mano senza neppure guardarlo, -e quell‟essere viscido di Paolo si sbattono!-E se anche fosse?- rimandò con aria innocente. Melissa strabuzzò gli occhi, Isa bofonchiò qualcosa di irripetibile mettendosi seduta di fronte ad Alice e Tiziano iniziò a sbuffare, andando a prendersi le pasticche di roipnol. Con calma biblica Alice legò il braccio e cercò una vena sana, trovandola sotto il pollice; infilò l‟ago e bestemmiò quando si accorse che si era tappato. Spinse lo stantuffo con forza, sotto lo sguardo dei presenti e quando infine riuscì a inocularsi il liquido, cervello e cuore le scoppiarono insieme, facendola barcollare sulla sedia. Melissa raddrizzò la schiena e si girò ad affrontare Tiziano, appoggiato con noncuranza al piano cottura. Gli si avvicinò con sguardo omicida e con un sibilo domandò: -Da quanto va avanti questa storia? Da quanto sono fessa?162 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Posso spiegare?-No, cazzo! Non c‟è nulla da spiegare! Ti scopi quell‟essere viscido!- urlò inviperita, le mani strette a pugno. -È successo una volta sola e mi ha dato un bel po‟ di soldi!- sottolineò irritato. Lei scosse la testa, inarcò le sopracciglia inorridita e fece un passo indietro, non riuscendo a staccare lo sguardo da lui. Tiziano lesse il disgusto in quegli occhi neri come la pece, il disgusto che aveva preso il posto dell‟amore e quella scoperta fu peggiore di una coltellata al cuore. Passò una mano sul volto e poi l‟allungò verso di lei, in una silente richiesta di ascolto che rimase inascoltata. In quel momento Alice iniziò a tossire, richiamando l‟attenzione generale, spezzando per un attimo la tensione, e Isa si preoccupò quando la vide divenire paonazza per mancanza di fiato. Quando, dopo alcuni secolari minuti, la crisi passò, la ragazza si lasciò andare contro lo schienale della sedia, gli occhi chiusi, la bocca aperta in cerca d‟aria, il respiro corto, il cuore che galoppava indemoniato e lentamente rinsanguò. -Tu non stai bene.- commentò Isa con le sopracciglia aggrottate. L‟interpellata riaprì gli occhi e la guardò appena. -Sto benissimo.- ribatté con un filo di voce. A quel punto Tiziano si staccò dal piano cottura e si mise seduto al tavolo, lasciando posare lo sguardo su ogni ragazza, prima di dire: -Visto che siamo tutti qui, voglio parlare con voi di una cosa.-No, io me ne vado.- sentenziò Melissa avvicinandosi alla porta. -Aspetta solo un attimo.-Non abbiamo più nulla da dirci.-Sì, ho capito, ma questo non ha niente a che fare con noi due.- precisò. Lei esitò, la mano sulla maniglia della porta e quell‟attimo fu sufficiente a Tiziano per prendere coraggio e dire: -Ci siamo mai fermati un minuto per riflettere e renderci conto di come siamo diventati? Stasera, in discoteca, ho visto come siamo ridotti, pronti a venderci per una spada, pronti a farci riempire di botte per una spada, pronti a farci ammazzare per una spada.-Ma che cazzo stai blaterando?- borbottò Alice. Lui le lanciò un‟occhiataccia e riprese con fervore: -So di chiedervi molto, tuttavia riflettete su questo: se decidessimo di smettere, le nostre vite migliorerebbero.-Ma quale immane scoperta!- lo beffeggiò Alice con un cenno vago della mano. -Sei sicuro di stare bene?- domandò Isa. -Non è che ti sei flippato il cervello a forza di palle veloci?Tiziano tamburellò con le dita sul tavolo, sotto lo sguardo attento delle ragazze e un attimo dopo aprì il cassetto e tirò fuori le siringhe, mettendole in bella mostra. 163 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Ecco. Queste sono qui, a disposizione. Se volete, potremmo spararcene un paio a testa, sono pure al 90 per cento, e mettere fine a quest‟agonia.-Hai deciso un suicidio collettivo?- borbottò Isa fissando le siringhe umettandosi le labbra secche. Il ragazzo scosse la testa e spiegò: -Il suicidio è da codardi. Io vi propongo l‟esatto contrario, di vivere. Un tentativo. Un solo tentativo per disintossicarci.-No.- rispose Alice categorica. -Io non ho nulla da guadagnarci.Tiziano si agitò sulla sedia e la fissò in cagnesco. -È questo il punto. Mettiamo che io riesca a uscirne fuori e voler seguitare a stare con Melissa.Lei fece una smorfia, incrociando le braccia al petto e lui continuò imperterrito: -Se lei seguitasse a sballarsi, prima o poi ci ricadrei anch‟io. È indispensabile farlo insieme se vogliamo continuare a stare uniti.Il silenzio che seguì quel lapidario ragionamento fu più eloquente di mille parole e solo dopo un po‟ Melissa sbottò indignata: -Ma quale immane presunzione! Chi cazzo ti dice che vogliamo ancora stare uniti?-Io non ho alcun legame.- precisò Isa posando per un attimo lo sguardo su Alice. -E invece sì.- la corresse Tiziano con rinnovato impeto. -Tu hai Melissa e lei ha te, così come io ho Alice e viceversa. Inoltre, anche se in questo momento mi sta sputando addosso tutta la sua rabbia, io ho Melissa e spero con tutto il cuore che lei capisca il motivo che mi ha spinto a fare un simile passo e per quale motivo, ancor più importante, stia qui a prendermi i vostri insulti per farvi capire la necessità di smettere.Ancora una volta un silenzio attonito seguì le sue parole, evidenziando le diverse reazioni: Tiziano era l‟essenza della speranza, Melissa quella del dubbio, Alice del rifiuto, mentre Isa sembrava una sfinge. Erano tuttavia consapevoli della misera esistenza che conducevano e che non sarebbero riusciti a tirare avanti ancora per molto e la proposta, con le dosi in corpo, sembrava una cosa fattibile. Lentamente Isa si alzò dal tavolo e si avvicinò a Melissa, dicendo con semplicità: -Ci penserò.-No, non dobbiamo pensarci, dobbiamo farlo.- corresse Tiziano alzandosi a sua volta. -Oh, senti!- sbottò lei apostrofandolo a muso duro. -Ti sono stata a sentire, hai filosofeggiato con tutto l‟uditorio, ora basta. Non sarai tu a decidere per me.Lui la prese per un braccio e la strattonò sibilando: -Preferisci che sia un cliente violento a farlo? Preferisci toccare di persona il fondo per capire che è ora di risalire?Lei lo fissò a occhi sgranati, ripensando alla brutta esperienza vissuta 164 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio non più tardi di quella sera stessa e istintivamente si toccò il labbro gonfio. Tiziano la lasciò andare e si girò a guardare Melissa, incerta sul da farsi. -Ma non vedete come siamo ridotti?- riprese allargando le braccia esasperato. -Siamo esattamente il riflesso di coloro che vedevamo un anno fa e che giuravamo di non eguagliare mai. Tra un anno non sapremo neppure chi siamo.L‟esagerazione fece sorridere Alice, la quale si alzò dalla sedia e con un gesto vago della mano salutò prima di andare a buttarsi sul letto, ritenendo chiuso e quanto mai superfluo il discorso. Melissa fissò Tiziano, rendendosi conto che aveva ragione ma che in quel momento non riusciva a perdonargli quello che aveva fatto e con un cenno della testa se ne andò, trascinandosi dietro Isa e lasciando Tiziano da solo al centro della cucina. ~ Le tastò la fronte e si accorse che scottava. -Ci credo che non ti senti bene: hai la febbre.- disse con un sorriso. Alice fece una smorfia e rispose: -Sarà, ma io non sento nulla, a parte la debolezza.Provò ad alzarsi dal letto ma un violento attacco di tosse la costrinse a rimettersi stesa, annaspando in cerca d‟aria. Tiziano aggrottò le sopracciglia, scurendosi in volto e si rese conto che non poteva procrastinare il viaggio fino all‟ospedale. Quando la crisi terminò, allungò la mano per scansarle i capelli dal volto sudato e sospirò. Era dal giorno precedente che stava male, si sentiva debole per la febbre alta, sebbene continuasse a ripetere che non sentiva né freddo né caldo. Non avevano un termometro, ciò nonostante Tiziano la sentiva scottare troppo e suppose avesse più di trentanove. La cosa che gli sembrava più strana di tutte, era che non si fosse rasata da due giorni e riusciva a intravedere, per la prima volta, una vaga peluria bionda che, se anche lei avesse voluto farsi crescere, non sarebbe stata all‟altezza del compito al quale era stata preposta. Ma questa era Alice, un lapalissiano errore della natura. -Ti spiace aprire la finestra?- chiese. -Mi sento soffocare.Tiziano si riscosse dalle proprie riflessioni e ubbidì, lasciando entrare un raggio di sole che illuminò parte della stanza angusta. Con lui entrò anche il polline e per un attimo rimase incantato a osservarlo nel minuscolo spettro di luce, mentre si posava dolcemente sul pavimento. Tornò accanto all‟amica e lei provò a sorridergli, mormorando: -Ok, così va meglio.-Ti porto da bere.-Sì, grazie. E visto che ci sei, portami una pera ché ne ho bisogno.Tiziano rise e d‟istinto le scarmigliò affettuosamente i capelli, 165 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio lasciandola sorpresa per quel gesto intimo per lui inconsueto. -Sta bene: ti spari una spada e poi ti porto in ospedale.- disse. -Cosa?!- esclamò attonita. -Hai capito benissimo, non fare la finta tonta.- ribatté sparendo in cucina. Alice rimase in silenzio, terrorizzata alla sola idea e con un gemito chiuse gli occhi, mentre l‟immagine di Silvia si materializzava all‟improvviso davanti a sé. La guardò a lungo, così bella, così simile a Tiziano, così dolce e con un singulto sussurrò: -Sei proprio tu?-Sì.- rispose lei con un sorriso bellissimo. -Oddio…- gemette spalancando gli occhi. Ma Silvia era ancora lì, che lo guardava con affetto e lei fece uno sforzo immane per tirarsi su dal letto per poterla toccare. E quando sentì di nuovo la sua pelle morbida sotto i suoi polpastrelli, per poco non morì d‟infarto. -Sei… qui con me…- balbettò incredula. -Sì. Mi hai chiamato ed io sono venuta.-Tu…-Salvati, amore mio. Vivi più a lungo che puoi.Alice sussultò e serrò la presa, per timore che svanisse. -Non lasciarmi…- supplicò. -Ti prego, non lasciarmi…-Ti starò sempre vicino, lo sai.Con le lacrime agli occhi, Alice provò a guardarla attraverso la patina che, anche sbattendo le palpebre, non riusciva a eliminare e quando Silvia cercò di liberarsi dalla sua presa, lei diniegò, scuotendo con violenza la testa. -Non ora, non è il momento.- le sussurrò Silvia con dolcezza. -Ma io voglio stare con te, sono sei anni che aspetto questo momento…-Vuoi stare con me?!Il tono che denunciava appieno la sorpresa la fece irrigidire, l‟immagine di Silvia che svaniva come nebbia al sole e chinando la testa chiuse gli occhi, pensando di stare impazzendo. -No, Morte…- sussurrò debolmente, lasciandosi ricadere sul letto. -Non mi riferivo a te.-Ah, bene!- rispose lui tirando un sospiro di sollievo. Con delicatezza cercò una vena dell‟amica che non fosse in trombosi e le iniettò il fix, lasciando che la droga la cullasse nell‟oblio. Quindi andò a ripulire la siringa e quando le tornò accanto domandò: -Con chi vorresti stare?Alice inspirò a fondo e anziché rispondere si girò su un fianco e chiuse gli occhi, troppo esausta anche solo per sostenere un dialogo. 166 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 14 Tiziano corrugò le sopracciglia e si girò a fronteggiare Paolo, domandando con irruenza: -E lui chi è?-Lui è Corrado, un mio caro amico.- lo presentò con un cenno della mano. -Gli ho tanto parlato di te che ha espresso il desiderio di conoscerti ed io non mi sono potuto esimere.Tiziano aprì la bocca per protestare allo sguardo fin troppo eloquente del nuovo venuto, ma Alice lo prevenne e di getto afferrò la mano che Corrado stendeva per presentarsi. -Gli amici di Paolo sono nostri amici, vero Morte?- e lo fissò con uno sguardo che l‟avrebbe incenerito se solo avesse osato dichiarare il contrario. -Morte?- ripeté Corrado rabbrividendo. -È il suo soprannome.- spiegò lei lapidaria. -Paolo non te lo ha detto?-No, lui…-Non fa nulla.Con fermezza camuffata da gentilezza lo scortò fino al divano, cercando di mettere più spazio possibile tra lui e Tiziano e in quel momento si accorse dello strano sguardo di Vittorio. Si irrigidì per una frazione di secondo, cogliendo il guizzo di gelosia negli occhi del ragazzo, ma, come al solito, sorvolò sul problema e sedette con garbo tra lui e Corrado, intavolando una conversazione piatta. -A Vittorio non piacerà.- mormorò Paolo versandosi da bere dal mobile bar all‟angolo del salone. -Alice non è di sua proprietà.- gli ricordò Tiziano sgarbato. -No, ma non gli piacerà lo stesso. Ha perso la testa per lei.Tiziano si incupì, intravedendo problemi futuri, senza peraltro potervi porre rimedio. Sorseggiò il latte, iniziando a massaggiarsi le reni per non sentire troppo i dolori e Paolo ne approfittò per allungare la mano e accarezzargli una guancia. Lui si scansò istintivamente e subito dopo si morse le labbra, non potendo permettersi di fare lo schizzinoso. E non protestò quando l‟altro lo prese per mano e lo scortò fino alla loro camera. Alice li seguì con lo sguardo e subito dopo sorrise a Vittorio che reclamava la sua totale attenzione. -Il tuo amico è… interessante.- commentò Corrado con il suo tono di voce tipicamente da checca. Alice sospirò, tornando a guardarlo e stava per rispondere, quando 167 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Vittorio allungò la mano afferrandola per la nuca, costringendola a girarsi verso di lui. -Andiamo.- le sussurrò insinuante. -Stasera sei superba e mi stai facendo impazzire.Lei abbozzò un sorriso alla sua evidente gelosia e gli diede un buffetto sulla guancia, sbirciandolo provocante. -Lo hai mai fatto in tre?- domandò con un mezzo sorriso. Vittorio esitò e lanciò un‟occhiata a Corrado prima di rispondere: -No.Alice gli passò la mano dietro la nuca per accarezzarlo e cercare di farlo rilassare e lo trasse a sé per lasciarsi baciare. Vittorio l‟abbracciò e ricambiò il bacio con veemenza, quasi a voler sottolineare che lei fosse di sua esclusiva proprietà e Alice si lasciò andare, cercando disperatamente di non sentire i dolori che si facevano largo. Per evitare di perdere tempo iniziò a spogliarsi lì sul divano, sotto lo sguardo bramoso di Corrado e nel frattempo sbottonava i pantaloni di Vittorio, sperando di finire in fretta per andarsene e potersi fare la sua dose. Come se avesse intuito, Vittorio terminò di spogliarsi e subito dopo si accorse che Corrado stava facendo altrettanto. Si studiarono per un attimo in cagnesco, guardinghi, poi il richiamo di Alice fu più forte di ogni esitazione. ~ Scese dal Suzuki e si inoltrò lungo la stradina acciottolata, in mezzo al polline che volteggiava come tanti fiocchi di neve per posarsi sui rossi papaveri che ricoprivano il prato. Ormai l‟estate era alle porte e il campo era sempre più affollato di bambini che giocavano e le loro risa e i loro gorgoglii echeggiavano nell‟aria giungendo fino al Palazzo. -Ehilà, Morte.- salutò Alessandro distrattamente. Era intento a discutere con il solito gruppetto di tossici e Tiziano li osservò a distanza, fissando nella mente i loro modi di fare, di parlare e di porsi, arrendendosi poi all‟evidenza che era diventato come loro, un relitto ambulante. E più li guardava, più si sentiva male. Si lasciò cadere sulla panchina infiorata da scritte oscene e lasciò che il sole gli scaldasse il volto pallido e smunto, in attesa che il pusher si liberasse degli altri. -Ciao.Aprì gli occhi e rimase immobile a fissare Isa, in piedi davanti all‟entrata del Palazzo. -Che hai fatto ai capelli?- domandò orripilato. -Li ho venduti.- rispose mettendosi seduta accanto a lui. Tiziano osservò la testa quasi rasata e stava per ribattere, quando vide Melissa uscire dall‟edificio, anche lei priva di capelli. Per un lungo attimo si fissarono, quindi la ragazza si avvicinò e fece un lieve cenno di saluto con la testa. -Ma… ma perché?- balbettò inorridito dinanzi a un simile scempio. 168 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -Ci servono i soldi, caso mai te ne fossi dimenticato.- rispose Isa con sarcasmo. -E poi andiamo incontro al caldo… I capelli ricresceranno.tagliò corto, non volendo parlare dell‟argomento. -Sì, ma…Lasciò perdere, accorgendosi che era del tutto inutile discuterne, anche perché il danno era fatto e si augurò solo che non ripetessero più il folle gesto: sembravano appena uscite da un campo di concentramento e la cosa non gli piaceva affatto. -Alice?- domandò Isa preparandosi uno spinello. -A casa.-Sta male?Tiziano inspirò a fondo e rispose: -Bene non sta. E tuttavia tira avanti.In quel momento Alessandro si allontanò dai tossici con un gesto stanco della mano e si avvicinò alla panchina, talmente sballato da barcollare sulle gambe e Tiziano si accorse subito del livido intorno a un occhio. -Hai provato l‟ebbrezza di fare da punch-ball?- sghignazzò. -Fottiti.- rispose lui facendosi spazio per sedere. Isa lo mandò al diavolo senza tanti scrupoli quando si vide letteralmente buttare fuori della panchina e continuando un monologo solo suo si avvicinò a Melissa. -Tieni.- disse Tiziano porgendo i soldi. Alessandro frugò stancamente in tasca dei jeans strappati e sporchi e tirò fuori un paio di dosi. -È tutto quello che mi è rimasto.- annunciò con tono piatto. -Stai scherzando, vero?- mormorò allarmato. -No, l‟ho detto anche a quelli là, che non vogliono credermi.Tiziano sbatté più volte le palpebre, cercando disperatamente di capire, lo fissò dritto negli occhi e minacciò: -Devo farti nero anche quell‟altro?-Oh, senti!- sbottò con un gesto stanco della mano. -L‟ho finita. Fai quello che vuoi, io non ne ho più fino a domani.-Fino a domani?!- esclamò trasecolando. -Cos‟è questa storia?- s‟intromise Isa incrociando le braccia al petto. Alessandro passò una mano tra i capelli prima di sputare sangue per terra e si lasciò andare contro lo schienale della panchina, sbuffando spazientito. -È così. Fate quello che vi pare. Anche io sto con le pezze al culo e non so dove rimediarne altra.-Stronzate. Non ci credo.- sibilò Tiziano afferrandolo per il colletto della Tshirt. -Ti conosco fin troppo bene per non essere più che certo che per te l‟hai tenuta da parte. Eccome se te la sei tenuta da parte! Sei sempre il solito stronzo.L‟interpellato si sciolse dalla presa e alzò le spalle, chiudendo gli occhi 169 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio esausto. Tiziano posò lo sguardo sulle due misere dosi che gli aveva messo in mano e sussurrò a denti stretti: -Merda…Tolse gli occhiali da sole e si massaggiò le tempie doloranti, reprimendo l‟impulso di prendere l‟altro a pugni e con un sospiro alzò lo sguardo sulle ragazze che avevano l‟aria preoccupata di chi paventava la crisi. Le raggiunse rimettendosi gli occhiali e per un attimo rimasero in silenzio, non sapendo cosa pensare di quella strana situazione. -Venite con me.- disse infine Tiziano. -Dove?- s‟informò Melissa senza muoversi. Lui sospirò e annuì chinando la testa, mettendo le mani in tasca. -Vuoi la roba?- domandò. Lei fece un gesto ovvio e lui continuò: -Allora vieni con me.Isa lanciò un‟occhiataccia in direzione di Melissa e si avvicinò a Tiziano, grattandosi la testa e il collo dove ancora stazionavano i rimasugli di capelli che causavano prurito. -Lasciala stare; vengo io con te, non ho intenzione di scoppiare.- disse. Lui esitò, accorgendosi che anche il gruppetto di tossici stava confabulando alla ricerca di una soluzione al problema, quando, all‟improvviso, scoppiò l‟inferno. Un tossico correva lungo la stradina e urlava qualcosa di incomprensibile, menando in aria le braccia, mettendo tutti sull‟allerta e subito dopo si udirono urla da ogni parte, come un‟eco inaspettata. Tiziano socchiuse gli occhi, cercando di capire cosa stesse accadendo e un secondo dopo si accorse che Alessandro era sparito dalla panchina. La concomitanza dei due eventi lo insospettì. Fece cenno alle ragazze di seguirlo e insieme si portarono alle spalle del Palazzo, tentando di capirci qualcosa. I tossici continuavano a strillare, creando più caos che altro, in un fuggi fuggi generale senza logica. Melissa fissò Tiziano a occhi sgranati, perché le urla e gli strepiti si susseguivano e lui l‟abbracciò istintivamente. -Ma che cazzo sta…- borbottò Isa e subito dopo si impietrì, quando intravide la polizia farsi largo tra i tossici e far scattare le manette e i manganelli. -Via!- sussurrò Tiziano spaventato. Tutti e tre fuggirono dalla parte opposta della stradina che conduceva al Palazzo, accompagnati dagli strepiti e dai turpiloqui dei ragazzi che venivano portati via con la forza, e dalle urla degli agenti. Tiziano azzardò una rapida occhiata alle proprie spalle e quando si accorse che nessuno li inseguiva, fece rallentare l‟andatura ed ordinò alle ragazze di far finta di passeggiare. -Ci vedranno.- protestò Isa. -Sì, ma ascolta: da laggiù penseranno che siamo persone perbene. Se continuiamo a correre daremo nell‟occhio.- spiegò con il cuore in gola. Passò un braccio sulle spalle ossute di Melissa e lei alzò la testa per 170 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio guardarlo, il respiro affannato per la corsa e per la paura, le gote arrossate come non lo erano da tempo. Lui ne approfittò e si chinò per baciarla, un rapido bacio, quasi timoroso e lei non protestò, consapevole che più apparivano tranquilli più avevano possibilità di passare inosservati. Isa si voltò un attimo e si accorse che un paio di poliziotti era andato oltre il Palazzo e si guardava intorno, in cerca di altri tossici. -Oddio, ci stanno cercando!- esclamò portando una mano al cuore, lo sguardo terrorizzato. -No!- corresse Tiziano per farla calmare. -Non stanno cercando noi. Non stanno cercando noi!- ripeté scandendo le parole per convincerla. Lei sbatté le palpebre, girò su se stessa senza sapere cosa fare, quindi annuì, accorgendosi di tremare come una foglia. Tiziano allargò il braccio libero invitandola a stringersi a lui e lei non se lo fece ripetere due volte: si rannicchiò al pari di Melissa, nella mente il ricordo orrendo dell‟esperienza vissuta da Alice. ~ Riuscirono a tornare al Suzuki e al motorino solo dopo un bel po‟ di tempo, quando la retata si era conclusa e nel Palazzo regnava incontrastato un insolito silenzio. Senza commentare erano passati davanti ad Alessandro, il quale si era sentito in diritto di riemergere dal nascondiglio dopo lo sventato pericolo e li aveva fissati con sguardo alquanto attonito, come se non si fosse aspettato di trovarli ancora lì. Ed era stata la sua espressione a far scattare il tarlo del dubbio in Tiziano: e se fosse stato al corrente della retata? E se fosse stato lui a fare la soffiata? Ma a che pro? si era domandato. Di certo l‟occhio nero e la mancanza di droga da smerciare non erano un caso ed era sempre più certo che lui c‟entrasse qualcosa. E poi aveva visto con i propri occhi la polizia fare irruzione anche all‟interno del Palazzo: impossibile che non l‟avessero visto. Loro si erano salvati solo grazie al suo istinto, altrimenti a quest‟ora si sarebbero ritrovati al commissariato a ricevere un bel po‟ di manganellate. -Sei certo che sia stato lui?- domandò Isa scurendosi in volto. -Non sono sicuro, ma conoscendolo…-Facendo ingabbiare i suoi clienti si è dato la zappa sui piedi.- commentò poco persuasa. Lui entrò nel Suzuki, prese una siringa e mentre si apprestava a iniettarsi la dose, rispose: -Sì, però non dimenticare l‟occhio nero. Per come la vedo io, è stato costretto oppure doveva pagare un debito. Comunque sia,- concluse posando lo sguardo su entrambe, -resta di fatto uno stronzo di cui è bene non fidarsi.Spinse lo stantuffo e subito cuore e cervello esplosero per lasciare 171 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio posto alla sensazione di illusorio benessere. Anche Isa e Melissa approfittarono della presenza del fuoristrada per bucare all‟interno senza dare nell‟occhio e solo dopo, quando riuscirono a recuperare la piena facoltà mentale e motoria, salutarono Tiziano e, preso il motorino, tornarono alle rispettive case. ~ Alice smise di truccarsi e si girò a guardarlo come se fosse impazzito. Le aveva raccontato cosa fosse accaduto al prato e la sensazione che aveva avuto riguardo Alessandro e lei posò le mani sul lavandino prima di chinare la testa. I lunghi ricci biondi le incorniciarono il volto scavato e provato dalla malattia e dal continuo abuso di stupefacenti e con un sospiro ammise: -Forse hai ragione.-Sulla sua reità?Lei sorrise a quel termine inconsueto e spiegò: -Sul fatto che occorre smettere. Non possiamo continuare a vivere come animali.Tiziano si mise seduto sul bordo della vasca e infossò la testa tra le spalle, le braccia posate sulle gambe e le mani che penzolavano all‟interno delle cosce lunghe e magre. Si osservò le dita scheletriche e sporche, con le unghie rotte e domandò cauto: -Tu… saresti disposta a smettere?Alice chiuse un attimo gli occhi e rimandò: -Isa e Melissa?-Sai bene come funziona: siamo legati da un filo invisibile agli occhi delle persone normali, ma chiaro per noi. Se fallisce uno, falliamo tutti.-Bene. Allora dobbiamo essere tutti concordi.-Già.- mormorò sconsolato. Alice si girò e gli mise le mani sulle spalle, costringendolo ad alzare la testa per guardarla. -Ok. Io sono disposta a prendermi la scimmia pur di farla finita e cercare di vivere nel migliore dei modi gli ultimi anni che mi rimangono.Tiziano corrugò le sopracciglia, cercando di capire cosa le avesse fatto cambiare idea e si sorprese di leggere la serenità in quegli occhi azzurri come il mare. -Be‟, se tu sei disposta, Isa ti seguirebbe e Melissa seguirebbe Isa…-Sì, ci seguiamo tutti.- tagliò corto. Si rigirò e tornò a truccarsi, lo stomaco e il cuore chiusi in una morsa. Se era quello il suo destino, non si sarebbe tirata indietro. ~ Isa fu letteralmente scaraventata fuori della vettura e dopo due passi 172 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio in precario equilibrio cadde a terra, mentre il conducente riprendeva la sua corsa nella totale indifferenza. La ragazza rimase per un po‟ bocconi, fin quando alzò la testa e si accorse che era nelle vicinanze dell‟aeroporto. Strinse i denti e si costrinse a rimettersi in piedi, ignorando il dolore su tutto il corpo. Qualcosa di caldo le scivolò lungo le gambe e si accorse di perdere sangue. Era il minimo, visto quanto le era accaduto; anzi, si meravigliò che fosse ancora viva. Quando Melissa la vide arrancare barcollando, uscì dal cono d‟ombra e le andò incontro, inorridendo a quella visuale. In due passi la raggiunse e Isa si lasciò andare contro di lei, più morta che viva. -Mio Dio… Che ti ha fatto quel porco?- mormorò inginocchiandosi accanto a lei e abbracciandola. L‟interpellata alzò lo sguardo abulico su di lei e Melissa si accorse delle lacrime, prima ancora del sangue e degli edemi. Scosse la testa e l‟abbracciò forte, piangendo con lei, sapendo di essere impotente, se non tenere come una reliquia il numero di targa dell‟uomo che l‟aveva cariata in macchina. -Andiamo, ti porto in ospedale.- le disse asciugandosi gli occhi. -No. Lì non mi darebbero la roba.-Non puoi restare così!- esclamò inorridita. -Stai… stai perdendo sangue…- aggiunse fissando il liquido scuro sulle gambe dell‟amica. -Lo so. Passerà…-No, cazzo! Non passa!Isa raccolse le poche forze rimaste e l‟agguantò per un braccio, fissandola negli occhi implorando: -Ti prego… Fammi una pera, sto troppo male.-Oddio… Oddio…-Fallo!Melissa si morse le labbra e si guardò intorno, in cerca di aiuto, ma vide solo tossici, puttane e viados che pensavano agli affari loro e per un secondo sbirciò l‟entrata dell‟aeroporto militare. -Resisti solo un attimo.- disse all‟amica. Frugò nella borsa, tirò fuori la bustina, la siringa, il limone, il cucchiaio e l‟accendino e con calma preparò la dose, cercando di non tremare troppo. Quando fu pronta tastò il braccio di Isa in cerca di una gobba che le indicasse una vena e bucò. La vide inarcarsi e subito dopo rilassarsi e quando fu certa che poteva lasciarla, corse verso l‟entrata dell‟aeroporto. La sentinella la bloccò con brutto cipiglio, mentre lei cercava di spiegargli che aveva bisogno urgente di un medico. -Via, non vogliamo mignotte da queste parti.- rispose il piantone con disprezzo. Melissa gettò un‟occhiata a Isa e rivolgendosi al milite disse: -Guarda: la mia amica è stata stuprata e perde sangue. Ho bisogno di un medico prima che muoia dissanguata.Il soldato alzò il braccio per allontanarla, ma qualcosa negli occhi di lei 173 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio lo costrinse a gettare un‟occhiata sul marciapiede e rimase incerto a fissare la sagoma informe riversa a terra. -Ma che…Melissa colse subito l‟occasione e si precipitò a dire: -Ti scongiuro, è la mia amica! Un medico!La sentinella esitò, girando lo sguardo dalla sagoma a lei e infine acconsentì: -Ok, portala qui.-Non posso!- gemette. -Non si regge in piedi, ha perso molto sangue!Lui aprì la bocca per replicare e la richiuse, facendole cenno di aspettare. Melissa fece qualche passo lì intorno, non sapendo cosa fare, stringendo le mani talmente forte che le nocche le erano diventate bianche e alla fine tornò da Isa. Si inginocchiò e le sollevò la testa dai capelli cortissimi e cercò di parlarle per tenerla lucida. -Ora arriva il medico, sta‟ tranquilla.- la rincuorò accarezzandole dolcemente il volto tumefatto. Lei aprì gli occhi e la guardò alla fioca luce dei lampioni, sussurrando flebile: -Non era solo… erano in quattro.-Quattro? Quattro?- ripeté come una litania, senza capire. -Era solo quando sei salita in macchina, lo ricordo.-Sì… Lì, al buio, ne sono sbucati altri.-Oddio…-Alice… Voglio andare da lei.- supplicò, consapevole che solo l‟amica potesse capirla. Melissa strinse i denti e fissò l‟entrata dell‟aeroporto, dove non si vedeva nessuno. Ma che aspettava il medico? La richiesta in carta bollata? -Portami da lei…La preghiera le strinse il cuore in una morsa e gettò un‟occhiata al motorino. -Ce la fai?- domandò incerta. -Sì.Annuendo ripetutamente, Melissa l‟aiutò ad alzarsi e con dolcezza la sostenne avviandosi verso il motorino, senza neppure rendersi conto che stava mentalmente impetrando Dio di aiutare la sua amica. Alla fine si fermò, realizzando che non avrebbe potuto portarla in nessun posto in quelle condizioni, e risoluta la dirottò verso l‟entrata dell‟aeroporto. -No…-Sì. Ti lascio qui al sicuro e vado a chiamare Morte. Non puoi salire sul motorino in queste condizioni.-No…- gemette. -Ti prego. Il medico si prenderà cura di te ed io tornerò subito, così potrai tornare a casa sul Suzuki.174 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Isa ciondolò la testa, troppo sfinita per protestare o ribellarsi e quando vide l‟uomo in camice bianco avanzare, non fece obiezioni e si consegnò docilmente. ~ Suonò più volte alla porta, ma nessuno le aprì e alla fine, rassegnata, frugò nella borsa, trovò un fazzoletto di carta e ci vergò sopra due righe. Lo fece passare sotto lo stipite della porta e tornò al motorino, dirigendosi al Palazzo. Una volta arrivata dovette prendere atto che Tiziano non si trovava neppure lì e prima di tornare da Isa si fermò per farsi una dose, sentendo i dolori farsi sempre più forti. Con calma tornò sulla Salaria, parcheggiò sul marciapiede e corse all‟entrata dell‟aeroporto. Il piantone la riconobbe e la fece passare, indicandole l‟infermeria. Qui trovò Isa su un lettino e finalmente, sotto la forte luce delle lampade, riuscì a guardarla bene: era simile a una maschera grottesca e teneva gli occhi chiusi non per scelta ma per necessità. Le venne voglia di piangere e si girò verso il medico. Questi le sorrise, spiegando che era stato obbligato a metterle alcuni punti per bloccare l‟emorragia e che l‟amica avrebbe dovuto riposare per alcuni giorni. -Mi vedo costretto a denunciare questo stupro, lo capisci?- le disse infine. -Sì, certo.Si frugò in tasca e tirò fuori il biglietto dove aveva annotato il numero di targa e mordendosi le labbra lo consegnò all‟uomo. -Io ho questo.-Bene.- disse lui. -È già qualcosa. Siedi pure.- la invitò con un cenno della mano. Lei ubbidì, sentendosi sfinita, e il medico la studiò a lungo prima di chiedere: -Avrei bisogno delle generalità della tua amica.Melissa sbatté le palpebre, schioccò la lingua e con un cenno vago della mano rispose: -A dire il vero non è amica mia. L‟ho trovata riversa sul marciapiede, non so chi sia.L‟uomo sospirò, accettando la bugia e mostrando il bigliettino con il numero di targa dell‟automobile, notò: -Non sembra strano anche a te?Lei abbozzò un pallido sorriso all‟evidente incongruenza e al puerile tentativo di non rispondere alla domanda e il medico continuò con dolcezza: -Da quanto tempo vi fate?Melissa alzò le spalle e rispose: -Che importa?-Anche tu batti la strada?-No.175 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio -E come ti rimedi la roba?-Rubo.-I tuoi genitori lo sanno?-Aho, ma che sei uno strizzacervelli o cosa?- sbottò, irritata da tutte quelle domande. -Sono un medico e voglio capire.-C‟è ben poco da capire, mi pare. Hai già chiamato gli sbirri?- domandò cambiando discorso. Lui sospirò e rispose: -Sì, saranno qui a momenti. La tua amica andrebbe portata in ospedale. Io ho cercato di tamponare con quello che ho a disposizione, ma avrebbe bisogno di una flebo.-Senti, denuncia il tutto, hai pure il numero di targa, noi però andiamo via appena lei sarà in grado di farlo.Lui sorrise e si lisciò una piega del camice, rispondendo: -Allora aspetterai un bel po‟.Melissa si agitò sulla sedia e lanciò un‟occhiata a Isa, mezza morta sul lettino. Cosa doveva fare? Aspettare o andarsene portandosi dietro l‟amica? Perché non era riuscita a trovare Tiziano? Dov‟era? Con Paolo? Passò una mano sul volto e si accorse di sudare. Guardò l‟orologio attaccato alla parete, alle spalle del medico, che segnava le due di notte e all‟improvviso il rumore che faceva scandendo i secondi le rimbombò nelle orecchie per salire fino al cervello, come una tortura lenta eppure inesorabile. Si alzò e fece qualche passo per la stanza, cercando di non sentire il classico odore di ospedale che aleggiava nonostante la finestra aperta, mentre il medico annotava qualcosa su un registro e in quell‟attimo udì il trambusto fuori della stanza. Anche il medico se ne accorse e smise di scrivere per andare a controllare. Aprì la porta e un istante dopo qualcuno lo spintonò, facendogli perdere l‟equilibrio e Melissa trattenne il respiro e l‟urlo salito in gola prima di riconoscere Tiziano. 176 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 15 Alice l‟aiutò a togliersi i vestiti, osservando quel corpo magrissimo pieno di lividi ed escoriazioni e sospirò per non pensare a quando anche lei era stata ridotta in quello stesso stato. Senza fretta, con attenzione, Isa si stese sul letto e Alice la coprì con il lenzuolo, domandano: -Vuoi che ti porti dell‟acqua?-No, grazie. Ho solo bisogno di una pera.Lei scosse la testa e sorrise rispondendo: -Se speri che io ti mandi al Creatore, scordatelo. Lo vedo benissimo quanta ne hai già in corpo.Isa sospirò profondamente e Alice le diede due pasticche di roipnol per farla dormire. Quindi raggiunse Tiziano e Melissa in cucina e senza dire nulla aprì il cassetto, prese una siringa e con calma si iniettò la dose, sotto lo sguardo dei presenti. -Come sta?- s‟informò Melissa preoccupata. -Una favola.- rispose sarcastica, sciogliendo il laccio emostatico mezzo distrutto dal ripetuto uso e alzandosi per andare a pulire la siringa sotto l‟acqua. Tiziano prese una mano di Melissa, seduta al tavolo di fronte a lui, pallida e scossa per quello che era accaduto e la ragazza alzò i suoi occhioni neri su di lui, apparentemente più grandi in contrasto con il volto scavato. -Se non mi avessi lasciato il messaggio, non sarei potuto intervenire.- le disse. -Dov‟eri?- domandò e parve quasi un‟accusa. Lui sbatté le palpebre e dopo aver scambiato un‟occhiata con Alice, che si era rimessa seduta e lo guardava con condiscendenza, rispose: -Da Paolo.Melissa si irrigidì e lui continuò: -Lo sai bene che lo faccio solo per soldi. Ho rimediato cinque bigliettoni solo stasera.Lei fece una smorfia, ma il calore della sua mano sulla propria la costrinse a ragionare con la testa e non con il cuore. In fondo, se lei non fosse riuscita a sopravvivere solo rubando, avrebbe fatto come lui. O come Isa e Alice. All‟improvviso si rese conto che, tra tutti, era l‟unica fortunata a non doversi prostituire e quella semplice constatazione le fece capire che non poteva assolutamente permettersi di giudicare. -Sì, lo so.- ammise infine e gli rivolse un sorriso come non faceva da tempo. 177 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Lui capì e le strinse la mano, mentre Alice borbottava qualcosa di incomprensibile sullo scempio perpetrato ai danni dei capelli delle ragazze. Tiziano guardò Melissa a lungo, prendendo nota della sua bellezza aristocratica e mormorò: -Sei la sola cosa bella che mi sia capitata nella vita.-Grazie della considerazione.- bofonchiò Alice incrociando le braccia al petto. -Tu sei una cosa a parte.- la liquidò categorico. Melissa sorrise alla ragazza imbronciata e le rivelò: -Isa non voleva neppure farsi medicare: voleva solo che la portassi da te.Alice rimase immobile, capendo perfettamente la richiesta di Isa, che era ben diversa da come si immaginava Melissa; tuttavia colse la palla al balzo per dire: -Credi che se mi disintossicassi lei farebbe altrettanto?La ragazza sbatté più volte le palpebre certa di aver udito male e si girò verso Tiziano per avere una conferma. Questi annuì e accarezzandole la mano spiegò: -Io e Alice ne stavamo parlando giusto l‟altro giorno. Ci siamo resi conto che continuare così non ci porterà da nessuna parte. Anzi, ci condurrà sottoterra. Noi vorremmo provare a uscirne e scoprire il mondo che c‟è fuori.Melissa non rispose subito: li guardò quasi con curiosità, come se fossero due estranei e per un attimo pensò a una vita senza buco. Era mai possibile? Era talmente avvezza a pensare in un‟unica direzione che provare a pensarla diversamente la terrorizzava e le dava le vertigini. Eppure c‟era stato un tempo in cui la sua vita era stata priva di buchi… Tiziano notò la sua perplessità e le fece notare: -Non abbiamo ancora toccato il fondo, nonostante quanto sia accaduto stanotte. C‟è la possiamo fare. Se staremo uniti ce la faremo.-Ma… io non voglio prendermi la scimmia, è doloroso…- gemette. -Più di quanto abbia sofferto Isa in mano ai suoi aguzzini?Melissa esitò, accorgendosi di non riuscire a fermare il tremore alle gambe e istintivamente passò una mano tra i capelli per tirarli indietro, chiudendo gli occhi quando toccò il vuoto. -Io… non lo so.- ammise. -Io ti ho conosciuto così… grazie allo sballo…Tiziano allungò il braccio e le accarezzò una guancia morbida, rassicurandola: -Mi avrai sempre accanto, non ti libererai di me tanto facilmente.Lei abbozzò un sorriso e lo fissò negli occhi, prima di chiedere: -E se non ce la dovessimo fare?Lui fece un cenno stizzoso con la mano e rispose con tono fermo: -Ce la faremo.-Dove trovi tutta questa sicurezza?-In noi. Tu ed io.178 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Melissa si morse le labbra, sentendo di nuovo i dolori farsi largo e si massaggiò le reni prima di iniziare a grattare i polpacci. Si girò verso Alice con una muta domanda negli occhi e questa sorrise, allargando le braccia. -Io starò accanto a Isa, te lo prometto.L‟espressione che fece fu più eloquente di mille domande e Alice scoppiò a ridere, confermando: -Non lo dico per dire: le starò vicino sul serio.-Ne abbiamo già parlato.- le rammentò Tiziano. -Qui a Roma c‟è una comunità.-E tu credi che Alex ci lascerà andare così? Senza problemi?Lui fece un cenno con la testa e rispose: -Sicuramente farà di tutto per trattenerci, per continuare a sballare sulle nostre spalle, ma se siamo decisi dovrà rinunciare a noi.-E se ci venisse a cercare quando saremo puliti?-Io mi ero fatto l‟idea di cambiare città.-Lasciare Roma?!- esclamò inorridita. -Sì, vita nuova, casa nuova…Melissa riprese a massaggiarsi le reni, provando a sognare un‟esistenza parallela per ignorare i dolori, fatta solo di banalità e routine quotidiana, quelle semplici cose che procuravano la felicità e il semplice rispetto e nel frattempo cercava di ingoiare saliva per mandar via la fastidiosa bocca riarsa. -Ve bene.- accettò. -Quando lo faremo?-Appena Isa starà meglio. Domani o dopodomani.Lei annuì distrattamente e bagnandosi le labbra disse: -Ok. Allora nel frattempo mi sparo tutte le spade che ho e poi… chiuso.Tiziano la fissò in tralice, pensando di dover ribadire il concetto di disintossicazione, quando capì cosa intendesse e aprì il cassetto per contare le dosi rimaste. Ce n‟erano dieci, cinque per sé e cinque per Alice e seppe già che non sarebbero state sufficienti per coprire due giorni. Potevano a mala pena arrivare al giorno dopo e poi sarebbe iniziata la crisi. L‟unica che aveva vissuto era stata dura, tuttavia nulla a confronto con quella che avrebbe patito ora, visto che le dosi erano triplicate, se non di più. Sarebbe stato difficile e doloroso, lo sapeva. Vide Melissa tirare fuori della borsa tutto l‟occorrente per bucare, sotto lo sguardo attento di Alice e con un sospiro si accinse a bucare insieme a lei per non essere in sballo da solo. Alice si alzò per andare a controllare Isa e lanciò loro uno sguardo che era più eloquente di mille parole. ~ Isa aprì gli occhi ancora gonfi e si accorse di essere dolorante in tutto 179 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio il corpo, non solo per la violenza subita, ma soprattutto a causa della crisi di astinenza. Con grande sforzo provò ad alzarsi, sudando e tremando incontrollabilmente, riconoscendo la casa di Alice, ma come si mise seduta spalancò la bocca per urlare dal dolore, senza riuscirci, e subito dopo vomitò piegandosi in due. Tiziano si svegliò, alzò a fatica la testa e la vide raggomitolata sul letto, il tanfo nauseabondo del vomito a terra e sulle lenzuola e con un sospiro si sciolse dall‟abbraccio di Melissa e si alzò. Si avvicinò alla ragazza e le mise una mano sulla spalla, domandando premuroso: -Tutto ok?Lei annuì appena e provò a girare la testa per guardarlo e Tiziano le fece cenno di aspettare. Andò in cucina, dove Alice dormiva riversa sul tavolo e prese una siringa delle sue dal cassetto. Tornò da Isa che tremava come una foglia e con calma le prese un braccio per cercare una vena. Non ne trovò e si concentrò sulla caviglia. Quando iniettò la dose, lei si rilassò, il flash che le accecò il cervello, i dolori che sparirono e la bocca che tornò umida e non più riarsa. -Grazie, Morte.- mormorò. Si mise seduto accanto a lei e la guardò in volto, non più bello ma gonfio e tumefatto e per un attimo provò a immaginare Melissa al suo posto. Rabbrividì involontariamente e schiarendosi la voce le disse: -Ieri abbiamo parlato della nostra situazione.Lei sbatté le palpebre gonfie, senza capire e Tiziano le spiegò quanto si erano detti e la ferma volontà di disintossicarsi. Lei non disse nulla; rimase a fissarlo con aria stanca, come se non le fosse importato più di nulla, tranne del benessere che le procurava avere la dose in corpo. -Va bene.- accettò poi mestamente. Lui sorrise e le accarezzò una guancia prima di tornare in cucina. Prese una siringa e si preparò a fare colazione, mentre Alice si svegliava stiracchiandosi. Tiziano la sbirciò e notò la macchia di sangue sul tavolo e il rivolo che scendeva da un lato della bocca dell‟amica. -Ti sanguinano le gengive.- le comunicò. Lei sbadigliò e si pulì con il dorso della mano, passando poi il palmo sul tavolo per portare via la macchia. Con un sospiro si alzò, prese una spugna dal lavandino e andò a pulire. -Ultimo giorno?- domandò mentre prendeva una siringa. -Già. Isa ha detto che ci sta, prova anche lei.-Che meraviglia…- mormorò non riuscendo a celare l‟ironia. Tiziano le lanciò un‟occhiataccia e la vide armeggiare con la siringa, cercando una vena in condizioni meno pessime tra tutte. -Cazzo…- sussurrò tirando indietro i ricci con un gesto stizzito della mano. Si alzò e andò in bagno. Attraverso lo specchio tastò una vena del collo e con freddezza infilò l‟ago, sentendo subito il flash esploderle nel cervello. Barcollò e si resse al lavandino per non cadere a terra, mentre 180 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio la siringa scivolava via e dal collo le sgorgò il sangue, sporcando la Tshirt che indossava. -Ma che cazzo ti dice il cervello?- borbottò Tiziano sorreggendola e riportandola sulla sedia in cucina. Lei si lasciò condurre docilmente, tenendo una mano sulla vena che sanguinava, nel puerile tentativo di bloccare la fuoriuscita del liquido. -Sangue, sangue…- ripeté con un sogghigno. Tiziano aggrottò le sopracciglia e scosse la testa, mentre lei riprendeva: -Meglio schiattare di overdose, AIDS o dissanguata?-Scema.- l‟apostrofò. -Illuso.- lo rimbeccò con stizza. Tiziano non raccolse la provocazione e lentamente tornò in camera, dove il tanfo di vomito era sempre più pungente. Andò ad aprire la finestra e inspirò aria pulita, sentendosi avvolgere dal dolce calore del sole. -Cosa fai?- domandò Isa curiosa. -Niente.- rispose tornandole vicino. -Come ti senti?-Male, ma non mi lamento: poteva andare peggio.Lui sorrise annuendo e sperò con tutto il cuore di riuscire a venirne fuori. ~ Anziché disintossicarsi, iniziarono a bucare più di prima. Isa tornò sul marciapiede, Melissa continuò a rubare e ad annotare le targhe dei clienti dell‟amica, mentre Tiziano e Alice ripresero a frequentare Paolo e Vittorio. La maggiore disponibilità di soldi li portò ad avere sempre più dosi a disposizione e, di conseguenza, sempre più necessità di bucare per non cadere in crisi, giungendo a iniettarsi fino a tre grammi in un solo giorno. La caduta libera verso l‟Ade li portò a far uso anche di crack e altri stupefacenti sintetici pur di placare il fabbisogno giornaliero e quel cerchio senza uscita si riversava anche nei rapporti interpersonali. Melissa e Isa si erano definitivamente trasferite a casa di Tiziano e Alice, vivendo praticamente accampati in un buco di appartamento che sarebbe stato piccolo per una sola persona. Melissa dormiva nel lettino con Tiziano, mentre Isa si era portata un materasso che aveva steso sotto la finestra della camera. E, tuttavia, la convivenza e l‟abuso di sostanze stupefacenti li portava spesso ad avere diverbi tra loro, litigando per poi tornare a fare pace appena la lucidità mentale lo permetteva. I genitori di Isa non avevano alzato obiezioni quando lei se ne era andata, rimarcando la loro totale indifferenza, mentre la madre di Melissa aveva storto il naso, cedendo poi solo perché convinta che avesse trovato lavoro e che andasse a dividere l‟appartamento con una collega. 181 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Sul volgere dell‟autunno, troppo esausto di quel tipo di vita, Tiziano propose nuovamente la disintossicazione per tutti e quattro. All‟ombra del Palazzo, sotto l‟occhio vigile di Alessandro, Melissa, Isa e Alice lo degnarono appena della loro attenzione, troppo prese dalla dose appena iniettata. -L‟ho sempre detto che sei un sognatore.- commentò Alessandro ammiccando alle ragazze. -È un reato?- ringhiò infastidito. -No, ma loro non ti sentono neppure.Il ragazzo si agitò sulla panchina e infine lasciò cadere l‟argomento, non volendone parlare con lui. Da dietro le lenti scure osservò le tre ragazze davanti all‟entrata dell‟edificio che parlottavano tra loro e si domandò per la milionesima volta cosa avrebbe potuto fare per salvarle. Alessandro si frugò in tasca dei jeans logori e tirò fuori una bustina, ammirandone estasiato il contenuto. Con evidente soddisfazione la dondolò davanti agli occhi di Tiziano per catturarne l‟attenzione e questi lo fissò con una muta domanda negli occhi. L‟altro piegò le labbra in un ghigno diabolico e fece sparire la bustina con una velocità impressionante, avvicinandosi a lui per sussurrare: -Roba buona. Un taglio nuovo che oggi proverò, così domani ti dirò com‟è il paradiso.-Risparmiami.- rispose con tono acido. Alessandro mostrò i canini e ribatté: -Lo so che vorresti sparartela tu, subito, te lo leggo in faccia, ma è mia. Tu dovrai aspettare.Tiziano scosse la testa e tornò a concentrarsi sulle ragazze, appoggiate alla parete del Palazzo, circondate dalle foglie gialle cadute dagli alberi. Doveva arrendersi all‟evidenza che non ce la faceva più a sostenere il proprio fabbisogno giornaliero di droga e quello di Melissa. Lei continuava a rubare, a vivere di espedienti, racimolando tutto quello che poteva eppure non riusciva mai a raggiungere il necessario per colmare il proprio bisogno e lui le passava parte della propria droga pur di non vederla finire sul marciapiede. Era già orrendo così, dovendo guardare impotente Isa ridotta a uno spaventapasseri, che non voleva vedere la propria ragazza divenire uguale. E tuttavia non ce la faceva più. Vendersi a Paolo non era stato più sufficiente e si era visto costretto ad accettare anche Corrado come cliente pur di avere i soldi a sufficienza. Ora, però, sembrava che quei soldi non bastassero mai e già si erano affacciati altri due amici di Vittorio al ristretto cerchio. Portò una mano alla fronte e si accorse di sudare. Strano, la gente girava con i giubbotti e lui sudava. Lo sguardo gli cadde sulle gambe di Alice, messe in bella mostra dalla minigonna e vide il livido lasciatole dall‟ultimo arrivato, un certo Fabio. Si era alterato per quel modo di trattare la sua amica e subito si era avventato contro il nuovo arrivato, quando lei lo aveva fermato prima che peggiorasse la situazione. 182 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Di una cosa era certo: così facendo, accettando la proposta di Paolo, era riuscito a togliere Alice dalla strada. In qualche modo, ora doveva dare una mano a Isa, sempre più emaciata e sempre più imbambolata dagli stupefacenti. Non sembrava più la ragazza conosciuta solo un anno e mezzo prima. Il suo sguardo smeraldino si era spento, il sorriso avvizzito; parlava solo di clienti e droga e neppure la vicinanza di Alice la scuoteva più di tanto. Un improvviso attacco di tosse lo piegò in due, calamitando gli occhi dei presenti su di sé e si girò in tempo per vomitare, annaspando in cerca d‟aria. No, non poteva più continuare così. Si alzò lentamente e raggiunse le amiche, dicendo: -Andiamo, torniamo a casa.-Vai tu, noi rimaniamo ancora un po‟.- rispose Alice scansando un riccio ribelle che le ricadeva sul volto. -Perché tanta fretta, Morte?- disse Isa. -Noi stavamo pensando a un bel passatempo.Lui inarcò un sopracciglio e replicò sarcastico: -Non sapevo avessimo tempo da buttar via.-Sì, oggi sì.- intervenne Melissa con un sorriso, prendendolo per un braccio. -Oggi facciamo festa.-Festa?Alice gli fece cenno con la testa e lui le andò dietro, con le ragazze al seguito. Nella parte retrostante del Palazzo, accanto al muro, c‟erano quattro siringhe già pronte, posate per terra con cura, ricoperte da alcune foglie gialle. -Guarda: un trip perfetto.- gli disse. Lui abbozzò un sorriso e si girò a guardare Isa e Melissa alle proprie spalle, scoprendole eccitate. Evidentemente avevano da tempo preparato tutto, cogliendolo di sorpresa per metterlo dinanzi al fatto compiuto. -Siete matte. Vi siete appena sparate una pera, con questa dite addio a tutto.-Già!- esclamò Alice con occhi ridenti. -Un modo come un altro per smettere, ti pare? Con questo, però, non soffri come un cane.- commentò soddisfatta. Tiziano fece un passo indietro, attonito, incapace di credere che avessero organizzato una cosa simile e le fissò una a una, soffermandosi a lungo su Melissa. Indicò le siringhe e mormorò: -Vuoi sul serio farla finita così? Vuoi sul serio rinunciare a noi?Lei si morse le labbra, un tempo belle e morbide, ora screpolate e secche e ribatté: -Esiste sul serio un noi? Non facciamo altro che parlare di clienti e pere, pere e clienti, tu ed io dormiamo insieme ma non ci sfioriamo neppure, perché non abbiamo la forza e gli stimoli per stare insieme…-Ma proprio per questo insisto affinché ci disintossichiamo!- esclamò 183 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio prendendola per le braccia. -Proprio perché tengo a te voglio stare con te in tutti i sensi!-Mi fai male.- gemette. Tiziano si accorse di stringere troppo forte e allentò la presa, continuando a fissarla negli occhi. -Non schiatteremo, Morte.- intervenne Alice chinandosi a raccogliere le siringhe. -Ci faranno fare solo un bel viaggetto.Il ragazzo abbandonò le braccia di Melissa e lasciò ricadere le proprie lungo i fianchi, svuotato di ogni energia, domandandosi vagamente dove stesse sbagliando. Vide le ragazze prendere ognuna una siringa e dirigersi verso la porta del Palazzo e lui rimase immobile a fissare l‟unica siringa rimasta a terra. Si umettò le labbra e si chinò per prenderla, rimanendo a contemplare il liquido che conteneva. Girò l‟angolo e vide Melissa che lo attendeva davanti all‟entrata e come un automa, completamente abulico, la raggiunse e insieme salirono al piano superiore per unirsi alle altre. Alice e Isa erano elettrizzate all‟idea dello sballo totale e di comune accordo ingoiarono alcune pasticche di anfetamine, invitando gli altri a fare altrettanto per poi mettersi seduti per terra a formare un cerchio. -Ed ora…- iniziò Alice con una certa enfasi, rigirando davanti agli occhi la propria siringa. -Ehi, ehi!L‟interruzione improvvisa li fece sussultare e si girarono verso le scale, fissando Alessandro che si avvicinava con passo malfermo. ~ -E così volevate fare un‟orgia di sballo, eh?- disse facendo cenno a qualcuno dietro di sé. In quel momento, dietro il pusher, sbucarono alcuni ragazzi dall‟aspetto trasandato, con i jeans logori e strappati in più parti, con vistosi tatuaggi sugli avambracci e con le bandane in testa che coprivano i capelli acconciati a rasta. Tiziano si irrigidì, intuendo subito dalla loro espressione che qualcosa di spiacevole sarebbe accaduto, ma non riuscì a pronunciare una sola parola che quelli si avventarono su di loro, tranquillamente seduti a terra, e senza troppe cerimonie iniziarono a prenderli a calci e pugni pur di impossessarsi delle siringhe. Alice fu presa per i capelli, costretta ad alzarsi e finire addosso al muro, l‟aguzzino che le fece sbattere più volte con violenza la testa contro la parete, ingiuriandola con frasi oscene, fino a farla stramazzare a terra. Isa e Melissa provarono a fuggire, ma altri due le afferrarono per il collo e le scaraventarono lontano, prima di raggiungerle e neutralizzarle con un paio di pugni sferrati sul volto di entrambe. -Sì!- esclamò Alessandro, impossibilitato a mascherare il piacere che 184 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio provava nel vedere i vecchi amici subire i maltrattamenti. -Sì, così!Tiziano provò a ribellarsi, balzando in piedi, ma l‟assalitore che si ritrovò dinanzi gli sferrò un calcio negli stinchi e assestò un gancio che lo fece barcollare prima di ricevere altri pungi e calci in tutto il corpo, fino a crollare a terra. Il raid fu talmente rapido e improvviso che gli assalitori ebbero la meglio soprattutto per il fattore sorpresa e, seguiti come un‟ombra da Alessandro, una volta messi fuori gioco gli avversari si impossessarono delle loro siringhe già pronte. -Vedrete, è roba buona.- ripeté Alessandro cercando una vena dove poter iniettare il liquido. Un ragazzo dal volto butterato dall‟acne lo fissò e minacciò con tono grave: -Se non è buona farai la fine dei tuoi amici.-Sta‟ tranquillo, gliel‟ho venduta io.-Se questo dovrebbe tranquillizzarmi…Alessandro non gli rispose, troppo intento a iniettarsi la dose tagliata in maniera diversa, completamente indifferente a tutto ciò che gli accadeva intorno. -Bastardo…- sussurrò Tiziano strisciando per terra, il sangue che gli colava dalla bocca e gli lasciava un sapore dolciastro sulla lingua. Mentre gli assalitori si facevano beffe di loro e del medesimo pusher, lui si avvicinò lentamente alle ragazze, senza staccare gli occhi dagli aggressori, tossendo sangue e bava, trattenendosi lo stomaco dolorante. -Come stai?- mormorò a Melissa posandole una mano sulla schiena. Questa lo fissò a occhi sgranati e subito dopo si girò verso gli altri per accertarsi che non le avrebbero più fatto del male. Isa si pulì il viso dal sangue che le colava dal naso e girò lo sguardo in cerca di Alice ancora a terra immobile. A carponi la raggiunse e la scosse, ignorando gli aggressori che si godevano il premio del raid. -Alice…- chiamò in un sussurro, continuando a scuoterla. Quando si accorse che non reagiva provò a girarla e vide il sangue per terra, fuoriuscito da un taglio sulla tempia e sgranò gli occhi. -Oddio…Le mise una mano su una vena del collo ed espirò sentendo il cuore battere ancora e subito dopo iniziò a piangere sommessamente. Tiziano le fece un cenno e lei rispose con un gesto rassicurante, asciugandosi le lacrime con le mani. -Chi… sono?- balbettò Melissa rattrappendosi contro la parete della stanza, terrorizzata dall‟improvvisa e inattesa violenza. -Non lo so.- rispose Tiziano rimanendole vicino. -Ma so per certo che non mi piacciono.Lei lo fissò a occhi sgranati e gemette: -Mi scoppia la testa.Lui l‟abbracciò, cercando di trasmetterle un minimo di sicurezza, 185 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio continuando a tenere sotto controllo i movimenti degli assalitori. Si erano appena iniettati le dosi rubate, scimmiottati da Alessandro e se ne stavano relativamente quieti, mentre il pusher si era steso a terra, ignorando i vari escrementi, per godersi meglio il viaggio della nuova polverina. Si girò verso Isa e Alice e vide la prima che cercava di svegliare l‟altra senza dare nell‟occhio. Alice rimaneva sorda a ogni sollecitazione, svenuta per la brutalità con la quale era tata sbattuta contro la parete. Poi, all‟improvviso, uno degli aggressori disse qualcosa e tutti si girarono verso Alessandro, immobile a terra, prima di fuggire via con le ali ai piedi. ~ Rimasero con il fiato sospeso fino a quando si resero conto che gli assalitori non sarebbero più tornati e Tiziano si alzò, pulendosi il sangue dalla bocca, dolorante per le botte ricevute. Si avvicinò barcollando a Isa e Alice e controllò l‟amica svenuta che aveva perso un bel po‟ di sangue, a giudicare dalla pozza per terra, sotto lo sguardo preoccupato di Isa. -Perché non si sveglia?- domandò querula, asciugandosi le lacrime che non smettevano di scendere. -Ha dato almeno tre botte molto forti, forse ha un trauma cranico, non lo so.La guardò, accorgendosi che si stava formando un grosso ematoma intorno al setto nasale e che il sangue continuava a uscire e temette che le avessero spaccato il setto. -Perché?-Volevano la nostra roba.- rispose laconico. -E c‟era bisogno di massacrarci?-Con certa gente non si ragiona. Come ti senti?La ragazza fece un gesto vago con la mano e rispose: -Fatico a respirare e tutto questo sangue non aiuta.Lui annuì e in quell‟attimo Alice si mosse, attirando l‟attenzione. -Bene.- mormorò Tiziano. Dalla finestra rotta si intravedeva il tramonto e il crepuscolo non avrebbe tardato ad arrivare, avvolgendoli nell‟anonimato delle tenebre, a loro più congeniali del sole. Melissa li raggiunse e posò una mano sulla spalla di Tiziano, avvisando: -Alex non si muove.-Era sballato perso.-Ha la bava.Tiziano si girò a fatica verso il pusher a terra e con un sospiro gli andò vicino, osservandolo dall‟alto in basso. Aveva ancora l‟ago in vena, la siringa si era riempita di sangue, mezzo girato su un fianco, bava biancastra che gli era uscita dalla bocca e Tiziano sbatté le palpebre prima di chinarsi e tastargli una vena del collo. Quindi gli sfilò la siringa 186 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio dal braccio e provò a guardarne il contenuto, ma il sangue aveva avuto il sopravvento sul liquido, colorando tutto di rosso scuro e la lasciò cadere, tornando accanto alle ragazze, domandando con tono tranquillo: -Ce la fate?-Sì, abbastanza.- rispose Melissa. -Come sta?- s‟informò Isa ammiccando ad Alessandro. -Andato. Schiattato.- commentò lapidario, con una insolita freddezza nella voce. Si guardarono sbigottite, mentre Alice cercava di ritrovare la lucidità tenendosi la testa dolente tra le mani e Tiziano le si accucciò accanto, sfiorandole la tempia sanguinante. -Dobbiamo levare le tende. Ce la fai?- s‟informò premuroso. -Io… Sì, penso di sì.-Ok, ti aiuto.Le passò un braccio intorno alla vita e la rimise in piedi, accertandosi che riuscisse a stare sulle proprie gambe e subito dopo la vide vacillare e chinarsi per vomitare. La sorresse fin quando non si sentì meglio, quindi, lentamente, l‟aiutò a scendere le scale, seguito dalle ragazze. Una volta fuori del Palazzo si accorsero che l‟oscurità aveva preso il sopravvento e le luci dei lampioni erano già state accese per rischiarare le tenebre incombenti e con calma si diressero verso il Suzuki, lasciandosi alle spalle un pezzo della loro vita. ~ Si guardarono in silenzio, ognuno sul proprio letto a leccarsi le ferite, consapevoli di essere giunti a una svolta della loro esistenza. Tiziano aveva preso la palla al balzo per ribadire la necessità di disintossicarsi per iniziare a vivere da persone civili; Melissa aveva annuito, schierandosi dalla sua parte, mentre Alice e Isa si erano trincerate dietro un no irremovibile. Alla fine, dopo aver discusso per gran parte della serata, Isa si era dovuta arrendere all‟evidenza di avere il setto nasale rotto, mentre Alice si era resa conto di dover fare qualcosa per placare il violento mal di testa che le faceva dar di matto. A nulla era servito farsi una dose: il dolore atroce persisteva e aumentava di intensità, lasciandola priva di forze e di intelletto. -Ti porto in ospedale.- disse Tiziano preoccupato. -No. Io lì non ci vado. Meglio schiattare.- ribatté cocciuta. Il sangue aveva smesso di uscire dalla ferita alla tempia e questo poteva essere tanto un buono quanto un cattivo segno, ma nessuno di loro avrebbe saputo dirlo. In quel momento un violento attacco di tosse la costrinse a piegarsi in due e allungare il collo oltre il letto per vomitare muco e sangue in quantità industriale. Gli altri si spaventarono, soprattutto perché la tosse non si calmava e Alice stava diventando cianotica. Tiziano scese dal letto e le si avvicinò, non sapendo cosa fare, 187 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio fino a quando lei perse i sensi e Isa lanciò uno strillo precipitandosi al suo fianco. -Devo portarla in ospedale.- dichiarò il ragazzo risoluto. Si alzò dal letto, ma Melissa lo bloccò, afferrandolo per un braccio, gli occhi imploranti. Lui stava per liberarsi con un gesto stizzito, quando si rese conto del suo sguardo e per un lungo attimo esitò, fin quando la ragazza disse: -Lei ha detto di no.-La devo salvare!- ribatté attonito. -Lei ha detto di no.- ripeté Melissa serrando la presa sul suo braccio, negli occhi le lacrime. -Non farlo, Morte.- s‟intromise Isa con autorità. Tiziano reagì con un moto di stizza, liberandosi della presa e provando a replicare, in cuor suo consapevole di aver torto e tuttavia impossibilitato ad accettarlo. Sicuramente si sarebbe ripresa, il malessere era solo momentaneo, eppure sapeva che prima o poi si sarebbe dovuto staccare da lei, per sempre. E quella consapevolezza gli lacerava il cuore, perché in Alice rivedeva Silvia e in tal modo l‟aveva amata e protetta. L‟idea di dover perdere un‟altra sorella lo angustiava. Perché l‟avrebbe persa, in un modo o nell‟altro e doveva farsene una ragione. Si morse le labbra gonfie e spaccate dai pugni presi e passò una mano tra i capelli, imprecando sommessamente. In quell‟istante Alice riaprì gli occhi arrossati e Isa le sorrise. -Meglio?- domandò premurosa. L‟interpellata annuì e provò a mettersi seduta, sentendosi debolissima. La puzza del vomito era nauseabonda e Melissa andò ad aprire la finestra prima di cerare uno straccio per pulire. Tiziano osservò Alice con occhio critico, prendendo nota del trucco sfatto, dei ricci spettinati, del reggiseno storto, delle guance scavate e di colpo le apparve per quello che era realmente: un uomo non più in grado di reggere il confronto con una donna e quella scoperta gli diede il colpo di grazia. Si lasciò cadere sul letto, mentre Melissa tornava con uno straccio e un secchio d‟acqua e Isa accarezzava dolcemente i capelli di Alice, spettinati e sporchi di sangue. Dalla finestra entrava il freddo pungente dell‟autunno inoltrato, accompagnato dai soliti rumori di quartiere, mentre dal palazzo di fronte le luci accese negli appartamenti parevano tanti occhi che splendevano nelle tenebre e che volevano sbirciare negli alloggi dirimpettai. -Io domani vado.- annunciò infine, alzandosi dal letto. Se ne andò in cucina per prendere una siringa e con calma si preparò a inoculare la dose, sentendo le ragazze in camera confabulare tra loro. Il flash gli esplose nel cervello e per un attimo si sentì di nuovo in pace con se stesso, privo di ogni problema, libero da tutto. Ma fu solo un effimero attimo, perché pochi minuti dopo tornò al presente fatto di puzzo, di sangue, di vomito, di lotta perenne. Melissa era davanti a lui e lo 188 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio guardava con aria stanca, il volto gonfio e tumefatto per le botte ricevute. -Cosa intendi fare?- domandò. -Sei la portavoce?- ribatté sarcastico, ammiccando alla camera da letto. Lei si mise seduta, sospirando, e portò le mani sul tavolo dicendo: -Se intendi andare in comunità, io ti seguo.Lui rimase immobile, registrando un secondo in ritardo le sue parole e quando realizzò il contenuto, piegò le labbra in un sorriso. -Bene.- commentò soddisfatto. -Loro rimangono qui.-Lo immaginavo.Melissa si sporse un poco sul tavolo e lo fissò dritto negli occhi, prima di incalzare: -Andiamo via subito, prima che ci ripensi.Tiziano sbatté le palpebre e la studiò a lungo, tentato dall‟idea di gettarsi tutto alle spalle e tuttavia restio ad abbandonare Alice e Isa. Allungò le mani e prese quelle della ragazza, sentendole fredde come il marmo e domandò: -Vuoi lasciarle qui senza neppure tentare?-Ma non capisci che loro non vogliono? Se aspettiamo sarà la fine anche per noi.Il suo ragionamento era logico, freddo e distaccato, lo sapeva, ma non poteva accettarlo. Non era da lui -Abbandoni la tua più cara amica?- insistette caparbio. -Lo vuoi capire o no che io non abbandono nessuno? È lei che ha scelto, al pari di Alice.- spiegò con pacatezza, come se stesse parlando a un bambino. Lui inspirò a fondo, ritirò le mani e le passò sul viso, poi sulla testa, non sapendo cosa fare. A quel punto Melissa si alzò e gli andò vicino, posandogli una mano sulla spalla e lui alzò il volto per guardarla, mentre lei abbozzava un sorriso. Aprì il cassetto, prese tutte le siringhe e sotto lo sguardo attonito di Tiziano le portò in camera, lasciandole alle amiche. Queste la fissarono in silenzio e lei spiegò: -Per la festa mancata.Con occhi scintillanti Isa prese le siringhe dalle mani di Melissa, mentre Alice mormorava: -Allora è fatta, ve ne andate.L‟interpellata annuì e l‟altra sorrise. -Portalo via di qui.- sussurrò. Isa si alzò dal letto e si gettò tra le braccia di Melissa, stringendola a sé prima di dire: -A presto.Melissa ricambiò l‟abbraccio e in quell‟istante Tiziano apparve sulla soglia della porta, pallido come un cadavere, l‟espressione degli occhi vacua e Alice lo guardò un attimo prima di voltargli le spalle, dicendo: -Quando te ne vai, portati via la foto, non voglio più vederla.189 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Il ragazzo chinò appena la testa, mentre Melissa si scioglieva dall‟abbraccio per frugarsi in tasca dei jeans e prendere le chiavi del motorino. Le mise in mano a Isa, annuendo appena e senza più aggiungere nulla se ne andò, seguita da un mesto Tiziano e dallo sguardo delle due ragazze. 190 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Roma, 1999 Melissa si stropicciò gli occhi assonnati e spense automaticamente la sveglia sul comodino, sbadigliando subito dopo. Alzarsi tutte le mattine alle sei per recarsi al lavoro era pesante, ma per fortuna stava per andare in meritate ferie e in quel frangente nessuno e nulla l‟avrebbe fatta cadere giù dal letto all‟alba. Dopo uno stressante anno lavorativo, aveva bisogno di ricaricare le pile per poter affrontare al meglio un altro lungo anno. Andò in bagno e si lavò il viso, rimanendo poi in contemplazione del proprio volto, ora più paffuto e più luminoso rispetto a quando si bucava. Era stata dura, ma alla fine era riuscita a venirne fuori e tutto grazie a Tiziano che era stato irremovibile sulla loro disintossicazione. Aveva sofferto e pagato tanto per la propria superficialità e solo quando era riuscita a tornare a casa, pulita e piena di voglia di ricominciare, aveva saputo che Alice e Isa avevano preferito chiudere la loro vita con un unico buco di troppo, così come Tiziano, uscito pulito dalla comunità, aveva accettato l‟ultima siringa offerta da un sedicente amico, convinto di poterla gestire. Invece l‟aveva condotto dritto all‟inferno. A distanza di dieci anni dalla laro scomparsa, lei si mirava ogni mattina allo specchio, cercando nel proprio volto il viso dei suoi amici e provando a immaginare come sarebbero stati se fossero riusciti a sopravvivere, faticando ogni giorno di più a ricordare la loro fisionomia. Sospirò, sfiorò una guancia rosea con la punta delle dita e si preparò per un‟altra giornata di lavoro. 191 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio 192 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio SOMMARIO Roma, 1983 .................................................................................................... 7 PARTE PRIMA ........................................................................................... 21 1 ..................................................................................................................... 21 2 ..................................................................................................................... 35 3 ..................................................................................................................... 47 4 ..................................................................................................................... 55 5 ..................................................................................................................... 67 6 ..................................................................................................................... 79 7 ..................................................................................................................... 89 PARTE SECONDA .................................................................................... 99 8 ..................................................................................................................... 99 9 ................................................................................................................... 113 10 ................................................................................................................. 127 11 ................................................................................................................. 139 12 ................................................................................................................. 149 13 ................................................................................................................. 157 14 ................................................................................................................. 167 15 ................................................................................................................. 177 Roma, 1999 ................................................................................................ 191 193 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio Un ringraziamento a Marco Licio Fabi, che con la sua fantasia elabora i miei disegni per farli diventare delle meravigliose copertine e a Marcello Gnani che ha corretto la stesura del romanzo. Ringrazio inoltre, Manuela Cagnoni, che ha la pazienza di seguire ogni mia opera. 194 ©MGL VALENTINI Il richiamo del silenzio