PRETTY “WHO” MAN di Enrico Bernard Sulla falsa – molto falsa e, comunque, rovesciata perché qui la partita si giuoca a ruoli invertiti – riga del celebre film, una esilarante commedia a due personaggi sui miti del sesso, dell’amore, del tradimento, dell’imbroglio e del successo in una New York post-postmoderna dove tutto é possibile e dove tutto, incubi e sogni, nel bene e nel male, puntualmente si avvera. Una famosa scrittrice ospite di un albergo di lusso nella Grande Mela si ritrova in bália di uno strano cameriere che imbroglia carte e ruoli e si rivela un diavoletto trasformista capace di assumere le piú svariate personalitá. Qual è il suo “vero” piano? “ Una commedia divertente… da morire!” New York Times © - entertainment art – Siae [email protected] [email protected] Personaggi Miss Sarah Sampson, cinquantina. una bella donna intorno alla David, il facchino dell'albergo, ventenne. La scena: la stanza di un elegante albergo di Manhattan. 6 SCENA 1 Si apre la elettronica. DAVID: porta con uno scatto della serratura Prego, si accomodi. Le mostro la stanza. MISS SARAH: (fa il gesto di aprire la borsetta per cercare la mancia da dare al ragazzo). DAVID: La valigia la sistemo nell'armadio... questo invece dove vuole che lo metta? MISS SARAH: Può dare a me, grazie. (Fa lo stesso gesto di prima per liquidare il ragazzo con una mancia, ma lui puntualmente la interrompe). DAVID: Questo è il bagno... la luce è sulla destra... saponi, profumi, tutto a posto... la vasca ha l'idromassaggio... MISS SARAH: Sì, grazie. DAVID: Glielo consiglio caldamente... il bagno caldo molto rilassante. MISS SARAH: brodo. è Basta non finire come la gallina nel il DAVID: Certo, intendevo a temperatura corporea... (è un'allusione di troppo, cambia discorso) Naturalmente anche la cabina doccia dispone di getti d’acqua per il massaggio... nel caso in cui non avesse tempo per un bagno ristoratore, la doccia relax è quello che ci vuole tra un impegno e l'altro. MISS SARAH: Di impegni mi bastano quelli che ho avuto. DAVID: Lo sappiamo, lo sappiamo... MISS SARAH: Sappiamo, chi? E cosa? DAVID: Il premio, tutti ne sono al corrente in albergo. Posso permettermi di congratularmi personalmente, anche a nome del personale?... Perdoni il pasticcio linguistico, sono mortificato... MISS SARAH: Ma si figuri! - Comunque, grazie... ragazzo svicola ancora dalla questione mancia). (il DAVID: Vado avanti. La chiave elettronica accende anche la luce nella stanza... vede? Così... infila la chiave, la spinge bene dentro la fessura e... 7 (Un istante di tensione e ambiguità tra i due, poi si accende la luce centrale) MISS SARAH: DAVID: Zac! Venuta. Sul serio? MISS SARAH: Il lampadario si è illuminato come un albero di natale sulla quinta strada, non la vede con i suoi splendidi occhioni azzurri? DAVID: Scusi, in verità ero rimasto abbagliato da una visione... MISS SARAH: Ha le visioni? E chi ha visto, la Madonna? DAVID: Al contrario, quando si resta abbagliati è come un flash accecante e subito dopo si vede tutto buio, nero, come in fondo ad un tunnel, o ad un pozzo. MISS SARAH: allora. Farà bene a farsi controllare la vista, DAVID: Non dipende dalla vista. E’ piuttosto il sintomo di un disturbo che potrebbe evolvere in una malattia professionale vera e propria. SARAH: Mi spiace. DAVID: A fine turno, dopo ore ed ore trascorse a fare su e giù in ascensore, con la flebile luce dei corridoi, la pupilla si dilata per adattarsi al soffuso riverbero del neon. E quando si viene colpiti da una fonte luminosa più forte, per un istante non si vede più nulla. MISS SARAH: Abbagliato dalla luce, ma brillante nel dialogo. Complimenti! Il Pulitzer per la narrativa avrebbero dovuto assegnarlo a lei, non a me. DAVID: Lo so... MISS SARAH: Ah, viva la faccia della modestia! perdoni se non l'ho nominata pure per il Nobel!... Mi DAVID: Non mi fraintenda, dicevo solo che so bene di essere invadente, di parlare troppo, il mio problema... MISS SARAH: Ma lei è una fonte inesauribile di problemi!… E a quanto pare i più sono irrisolti! Farebbe la fortuna di qualsiasi strizza-cervelli… DAVID: La terapia è troppo cara per uno come me, non posso permettermela, Miss Sampson. Uso la terapia del "fai-da-te". MISS SARAH: E sarebbe? 8 DAVID: altri. Cerco MISS SARAH: di comunicare il più possibile con gli Me ne sono accorta. DAVID: Ecco, il mio problema nasce proprio da questa predisposizione al dialogo: ho talmente bisogno di parlare, di confrontarmi con gli altri che finisco per non farmi mai gli affari miei… e così mi impiccio dei cavoli altrui. MISS SARAH: Cavoli altrui, ottima metafora, mi piace, rende l'idea. Ma adesso vorrei farmeli anch'io, i miei, se permette - i cavoli... capisce? Mi scusi… non la sto mandando al diavolo, ma... DAVID: Certo, lei non vede l'ora che io esca per andarsi a riposare. MISS SARAH: DAVID: saggio. Fuochino. E magari rilassarsi nella vasca con l'idromas- MISS SARAH: Fuoco! Lei è davvero un mostro di intuizione. DAVID: Allora le faccio vedere velocemente dell'appartamento. Sarò un fulmine. il resto MISS SARAH: (delusa perché vorrebbe che lui se ne andasse una volta per tutte) Acqua!... DAVID: Qui c'è il comando della televisione... 112 canali nazionali e tutto quello che vuole. MISS SARAH: (contrariata dal fatto che il ragazzo non se ne vada, lo provoca) C'è anche il porno? DAVID: (Imbarazzato) MISS SARAH: DAVID: C'è sì, ma... Ma? Non fa per lei. Non mi sembra il tipo. MISS SARAH: Scusi, non volevo metterla in imbarazzo. Io ho la lingua lunga almeno come la mia penna... DAVID: Non si preoccupi, agli sfottò dei clienti ci sono abituato. Del resto, lo ammetto, il mio ruolo è abbastanza fastidioso, tuttavia indispensabile per il benessere e la tranquillità del soggiorno. MISS SARAH: E' una minaccia? DAVID: Signora… la direzione dell'albergo ci dà disposizioni precise in tal senso: “Insistete – dicono - a costo di apparire petulanti. Mostrate ai clienti tutto ciò 9 che devono sapere… ché se poi di notte, andando in bagno, uno di loro sbatte il cranio sullo stipite della porta, perché non è riuscito a trovare l’interruttore della luce, ci pianta una grana legale!” MISS SARAH: accelerare i alberghiera. Va bene, ho capito. La prego solo di tempi di questo supplizio… da scuola DAVID: Sto facendo del mio meglio per soggiorno il più confortevole possibile. renderle il MISS SARAH: Ce la sta mettendo proprio tutta, non c'è ombra di dubbio. Allora? C'è altro, mio bravo e disciplinato soldatino dagli occhi colore dell’indaco?… DAVID: Ah sì, ecco, la vista! Grazie per avermela ricordata! Ci mancava solo che dimenticassi proprio quella... MISS SARAH: E' così importante? DAVID: Il fatto è che molti clienti, diciamo la maggior parte, non tirano nemmeno su le tende e... mi creda, si perdono una vista eccezionale. E’ un vero peccato, perché solo il panorama giustifica il costo del pernottamento. Altrimenti, tanto varrebbe fermarsi in un Motel sull'autostrada! MISS SARAH: Per quanto mi riguarda i Motel sull'autostrada vanno benone. Ti consegnano le chiavi alla reception senza tante storie: meno ti vedono, ti sentono e ti parlano e meglio è. DAVID: Se permette, anche il servizio ai clienti conta qualcosa. I Motel non dispongono del servizio in camera, per esempio. Questo giustifica la differenza di prezzo... le sembra poco? Uno deve pur sapere per quali comfort spende tanto! MISS SARAH: Sarei disposta a pagare tariffa doppia solo per non averla alle calcagna. DAVID: Mi dispiace, Miss Sampson, ma anch’io faccio parte del pacchetto. Sono uno di quei costosissimi comfort... MISS SARAH: La smetta di preoccuparsi per i costi, tanto il mio conto lo paga l'organizzazione del premio Pulitzer. DAVID: Beata lei… MISS SARAH: Questa davvero troppo. DAVID: conversazione Bene, non parlerò più. : comincia a durare Un silenzio. MISS SARAH: DAVID: Ci mancherebbe. MISS SARAH: lingua? DAVID: Che c'è, si è offeso? Allora perché ha deciso di ingoiarsi la Perché non voglio essere invadente. Tuttavia... MISS SARAH: Oh, my God! C'è pure un "tuttavia"... DAVID: Beh, io devo completare il mio giro dimostrativo della sistemazione. MISS SARAH: DAVID: Sistemazione? Sì, insomma, dell'appartamento. MISS SARAH: Non è un semplice stanza d'albergo. appartamento, ragazzo: è una DAVID: I termini esatti mi vengono imposti dalla direzione. Ho dovuto fare un bel un tirocinio per imparare a memoria la “pappardella”. MISS SARAH: Pensa un po' quanto tempo e fiato sprecati! Dico: non bastava darmi la chiave elettronica e aspettare che chiamassi qualcuno nel caso fossi tanto imbranata da non riuscire ad usarla? DAVID: Mi creda, io capisco che la sto tirando un po' per le lunghe, ma sa… in fondo la colpa è anche un po’ sua. MISS SARAH: Mia? Questa è bella... DAVID: Certo, perché se invece di limitarsi ad assentire con un cortese quanto sbrigativo cenno del capo, lei continua a stuzzicarmi, a interrompermi, a impedirmi di fare il mio lavoro con una serie di obiezioni del tutto fuori luogo... MISS SARAH: Fuori luogo? E perché mai? DAVID: Perché lei è la classica persona che vuole avere ragione su tutto, mentre qui non ci sono né torti né ragioni… qui occorre solo pazientare un paio di minuti. Poi, se avrà motivo di reclamare, potrà rivolgersi alla direzione. Ma vedrà che non ce ne sarà bisogno visto che la sistemazione, l'appartamento... insomma… la stanza, la chiami un po’ come le pare, è perfetta… Almeno spero…. MISS SARAH: Spera? Siamo ancora a questo punto? Al Capo di Buona Speranza? DAVID: La prego, mi faccia fare il mio lavoro. ; MISS SARAH: Allora si sbrighi!... Su su, faccia il suo lavoro e si tolga dai piedi. DAVID: centro. Dalla MISS SARAH: DAVID: finestra si vede tutto del Come dice, scusi? Ma perché?… DAVID: Come perché? Perché siamo Sampson. Sopra c'è il roof garden. MISS SARAH: all’attico, Miss No, le chiedevo, perché fa tutto questo? Questo cosa? Il mio dovere? MISS SARAH: DAVID: skyline Lo skyline. MISS SARAH: DAVID: lo Lo fa per il dovere o per il piacere? Non la seguo. MISS SARAH: Finora sono stata io a dover seguire lei sul sottile filo della logica. E non appena mi libero dal guinzaglio per dire qualcosa che si avvicina alla verità, lei cade dalle nuvole come un piccione colpito dalle pale di un elicottero. DAVID: Piccione, elicottero... non capisco. MISS SARAH: Glielo spiego io. Il suo comportamento non è normale... sembra quasi che lei voglia attaccare bottone.... Insomma, fa il finto tonto! Il cascamorto...! DAVID: Non mi permetterei mai, mi creda. MISS SARAH: Si sa che le signore della mia età sono sempre allupate... e dal momento che lei è un bel giovanotto (e sa pure di esserlo)... beh, usi la sua cara logica e tragga da sé le conclusioni... DAVID: Lei è completamente fuori strada, Miss Sampson. MISS SARAH: Guardi che al mio paese due più due fanno sempre quattro. DAVID: Anche al mio, se è per questo. Non siamo del tutto imbecilli in Arkansas. MISS SARAH: Ottimo, abbiamo stabilito un punto di accordo: due più due fanno sempre quattro e non sei, sia nello stato del Vermont, da dove vengo io, sia in quello dell'Arkansas, da dove viene lei. Quattro e non sei, ok? DAVID: E nemmeno otto. Almeno qui a New York. < MISS SARAH: DAVID: Ma lo sa che ha una gran bella faccia tosta? Lei al posto mio che cosa farebbe? MISS SARAH: E lei che cosa sta facendo esattamente? DAVID: Le riassumo di nuovo la mia funzione e poi la lascio in pace. MISS SARAH: Magari, sarebbe ora. DAVID: Dunque... io porto le valigie in camera, mostro questo e quello, faccio un giro di ispezione per controllare che tutto sia a posto, mi accerto che l'ospite sia soddisfatto della sistemazione, prendo la mancia ed esco. MISS SARAH: Ah, la mancia... è un’ora che cerco di dargliela ma sembra che lei svicoli… Tenga pure... e si volatilizzi. Grazie! DAVID: Calma, prima devo mostrarle il meccanismo di chiusura delle tende. Questo è il pulsante "off"… questo è quello "on". MISS SARAH: Ah, ma allora è un vizio!... C'è scritto sopra grosso come su un cartello stradale, perché mi fa perdere altro tempo? - Vuole prendersela questa benedetta mancia, sì o no?! DAVID: Vede... ecco... il fatto è che... devo farla comunque avvicinare alla finestra. MISS SARAH: (ridendo, ma un po' turbata) Oddio, non mi vorrà mica buttare di sotto? DAVID: (ride a sua volta) Macché! - e poi le finestre sono chiuse ermeticamente. Per il ricambio dell'aria c'è la climatizzazione computerizzata. Vede? La temperatura della stanza si può modificare col termostato digitale... MISS SARAH: E allora, perché insiste tanto con questa stramaledetta finestra? DAVID: Penso proprio di doverle una spiegazione. MISS SARAH: Lo penso anch'io, ma si sbrighi, prima che sia costretta a chiamare aiuto. DAVID: La disposizione tassativa della direzione è di non chiudersi la porta alle spalle quando si mostra la stanza al cliente. MISS SARAH: Perché? = DAVID: Perché le telecamere nel corridoio seguire i nostri movimenti all'interno. possano MISS SARAH: E’ per questioni di sicurezza? Oppure… non si fidano di voi? Diamine!... DAVID: No, non si fidano affatto di noi. E tutte queste precauzioni non sono certo per la sicurezza del cliente. MISS SARAH: DAVID: Ma allora a che cosa servono? A controllare le mance, miss Sampson. MISS SARAH: Le mance? DAVID: Sì. Noi siamo obbligati a spartire le mance coi portieri, le addette alle pulizie, le cameriere... così con la telecamera possono controllare dal vivo quanto buschiamo. Insomma, non vogliono che ci facciamo sopra la cresta. MISS SARAH: Mi scusi, che c'entra allora la finestra? Vuole forse buttarsi di sotto col malloppo per evitare la spartizione dei pani e dei pesci?... DAVID: Anche in questo caso le devo una spiegazione. MISS SARAH: Certo... ma non ha paura che tutte queste spiegazioni - oserei dire… abbastanza inverosimili possano procurarle qualche fastidio? Se qualcuno la ascolta, intendo... DAVID: Assolutamente no. MISS SARAH: DAVID: Che vuole dire? Che non corro nessunissimo rischio. MISS SARAH: Non ha appena detto che con la porta aperta siamo per così dire, immortalati in un film? DAVID: No: per ragioni di privacy la telecamera può sorvegliare solo l'ingresso della stanza, il resto, a partire ovviamente dal letto, è fuori portata... E anche qui, davanti alla finestra, nessuno ci vede, quindi… se voleva gentilmente offrirmi quella mancia, ecco, questa è zona franca... Vede, con tutti i miei discorsi volevo solo arrivare a questa banalissima rivelazione... e mi dispiace che lei mi abbia frainteso... io sono una persona pulita, Miss Sampson... una persona perbene. MISS SARAH: Intanto però si frega la mancia… o meglio, si guarda bene dal dividerla con altri lavoratori come lei. DAVID: Necessità fa virtù: devo pagarmi gli studi, ho assoluto bisogno di soldi. 54 MISS SARAH: Poi andrà a spifferare che non le ho dato nulla, così farò anche la figura della taccagna e non potrò più mettere piede in questo albergo. - Magari le cameriere mi sputeranno anche nel succo di frutta! - Mio Dio, che schifo! DAVID: Non si preoccupi, non ho intenzione di dire bugie. MISS SARAH: scena? DAVID: Allora, qual è il senso di questa messa in Che dirò solo una mezza verità, Miss Sampson. MISS SARAH: E sarebbe? DAVID: Che lei mi ha dato la metà... Guardi, ho pronti in tasca cinque dollari da infilare nella cassa comune, così se lei avesse la gentilezza di concedermi dieci dollari di mancia, gliene sarò grato. Infinitamente grato. Cinque a me e cinque da spartire con gli altri... del resto fanno tutti così qui dentro, glielo giuro. MISS SARAH: il furbo! Dieci dollari? Si fa pure la tariffa da solo, DAVID: Non è obbligata, beninteso. Io l’avevo notato il suo gesto, era chiaro che voleva darmi la mancia... ma… se lei avesse in mente una cifra… al di sotto dei dieci dollari… insomma miss Sampson, mi affido al suo buon cuore. MISS SARAH: Poi eviterà che qualcuno sputi nel mio succo d'arancia! DAVID: Assolutamente! MISS SARAH: Assolutamente sì o assolutamente no? DAVID: Ovviamente sì! Il contrario proverebbe che non ho lavorato bene, che non sono riuscito a rendermi indispensabile, in sintesi, che non ho saputo relazionarmi efficacemente con la controparte. MISS SARAH: Senti senti. Mi sa che lei ha la stoffa dell'imprenditore. DAVID: E' un abito da facchino, signora: la stoffa è piuttosto ruvida, gratta la pelle quando la si porta per troppo tempo. MISS SARAH: Allora… sa come si dice? Contadino, scarpe grosse e cervello fino. DAVID: Modestamente... mi arrangio, meglio per sbarcare il lunario. 55 faccio del mio MISS SARAH: E secondo me ci riesce a meraviglia! Non si preoccupi… glieli darò i suoi dieci dollari. Anzi facciamo una bella cosa... (fruga nella borsetta ed estrae il portafogli) dieci dollari vanno per la cassa comune, così io salvo la faccia e nessuno mi sputa nella colazione. Mentre qui - ecco – c’è la sua mancia, contento?... Questa la può tenere segreta, tutta per sé. DAVID: (resta a bocca aperta quando si ritrova in mano la banconota) Miss Sampson! MISS SARAH: DAVID: Sì? Che altro c'è? Sono cento dollari! MISS SARAH: Beh? Sono forse troppo pochi per una mancia come si deve, considerando la crisi e la svalutazione del dollaro? DAVID: Pochi? Sono troppi… sono un'enormità. MISS SARAH: Mi fa piacere per te. Vedi solo di non abituarti male. Di clienti generose come me ce ne sono sempre di meno in giro. DAVID: Non so come ringraziarla. MISS SARAH: Semplice: non farlo. Alza i tacchi e lasciami in pace, sono stanca e voglio riposarmi prima di cena. E poi mi hai già rotto abbondantemente... DAVID: Cento dolla...! (fa per andare via guardando ammirato la banconota ma fa un salto all'indietro) Accidenti!... MISS SARAH: Che ti prende? Hai il singhiozzo oppure hai deciso di prendermi con la forza per dimostrarmi la tua gratitudine? DAVID: Chiedo scusa per la reazione inconsulta. MISS SARAH: Ci mancava solo la "reazione inconsulta"! Parla come mangi, ragazzo. Io sono cresciuta in un quartiere povero di Chicago e da ragazzina mi sbucciavo le ginocchia giocando per la strada... DAVID: Ora però ha vinto il premio... MISS SARAH: Lascia perdere. DAVID: Ho letto il suo romanzo su Chicago prima della crisi finanziaria. MISS SARAH: Capisco, hai incassato il centone come facchino e ora speri di rimediarne un altro facendo il lecchino. - Guarda che non ci casco. 56 DAVID: No, no... lei è stata generosissima... meriterebbe un bacio in fronte. MISS SARAH: Solo in fronte? DAVID: Potrebbe essere... MISS SARAH: sincerità. Potrei essere tua madre, grazie della DAVID: Volevo dire che potrebbe essere frainteso... il bacio, intendo… io sono in servizio. MISS SARAH: Sì, ma non sei la mia scorta personale, io non sono mica un testimone sotto protezione... E grazie alle tue sciroppose lezioni serali, ormai le tende me le so chiudere da sola, la tv so accendermela da sola e so pure mettere in funzione l'idromassaggio. Da sola! Quindi, perché hai esclamato "accidenti" invece di toglierti dai piedi? DAVID: Per l'entusiasmo. MISS SARAH: Che entusiasmo? DAVID: L'entusiasmo per la sua generosità... ah, fossero tutti come lei! MISS SARAH: Se tutti i clienti fossero come me potresti rilevare la Chase Manhattan Bank! DAVID: Colto da un raptus di gioia, stavo per entrare nella zona ‘a rischio’, proprio mentre sventolavo la banconota da cento dollari... Mi sarei fregato... oh, scusi, mi sarei tradito con le mie stesse mani. Vedendo il bigliettone mi avrebbero costretto a versarlo nel calderone comune. (Si mette in tasca la banconota da cento e restituisce quella da dieci a Miss Sarah) Ora, Miss Sampson, le dispiacerebbe allungarmi la mancetta… diciamo… "ufficiale", a portata di videocamera? Così, solo a scanso di equivoci, altrimenti qualcuno potrebbe sospettare che ci sto marciando. MISS SARAH: Pronto? Cristo santo, pure la recita mi tocca fare! - DAVID: (fanno tutti e due un passo verso l’ingresso e David, con fare ossequioso si rivolge a Sarah) Adesso può agire Miss Sampson. MISS SARAH: Devo fare pure la battuta? Non sono un’attrice ma due parole con la voce impostata le so dire anch’io!... 57 DAVID: (sorride) Non ce n'è bisogno, non possono ascoltarci, il circuito audio è stato eliminato per ragioni di privacy… ma non gliel’avevo già detto? MISS SARAH: Sì… no… ma che me ne importa! Ora vattene e chiudi quella maledetta porta... comincio a sentirmi spiata qui dentro. DAVID: Certamente, la lascio tranquilla, miss Sampson. MISS SARAH: DAVID: David. MISS SARAH: DAVID: Grazie... A proposito, come ti chiami? Bravo David, e salutami tuo padre. Presenterò. (Ma che c'entra mio padre?) MISS SARAH: Non il padre di sangue, David… quello putativo, il tuo creatore.... ma sì, insomma, Michelangelo Buonarroti. DAVID: Per la verità mio padre si chiamava Frankie. MISS SARAH: Mi riferivo alla famosa statua di Michelangelo... ma lascia perdere, che ne sai tu di statue e di arte rinascimentale! DAVID: La mia era solo una battuta… e poi lo sa Miss Sampson? Io studio per farmela una cultura, non sono come lei che ormai sa già tutto… e forse, purtroppo ha esaurito ogni argomento d’interesse… MISS SARAH: Sentilo, sentilo! - Adesso anche le pulci hanno la tosse. DAVID: (esce chiudendo la porta) E grazie ancora! MISS SARAH: Non c'è di finalmente… che liberazione! 58 che... se ne è andato, SCENA 2 Sarah apre la valigia, ne estrae una vestaglia, il beutycase ed entra in bagno. In quel momento David, con un passpartout, riapre la porta della stanza. Si avvicina al letto, posa qualcosa sul cuscino. David esce mentre dal bagno riappare Sarah, che nel frattempo ha indossato la vestaglia. Si ferma un istante come ad ascoltare dei passi che si allontanano. Poi prende dalla borsetta un miniregistratore. Si avvicina al letto e nota la cosa sul cuscino. E’ un cioccolatino, lo prende in mano e lo osserva con sospetto. MISS SARAH: Un cioccolatino. Prima non c'era… strano… eppure ho una memoria fotografica degna della "signora in giallo" e come lei parlo da sola, penso ad alta voce. Pensare ad alta voce schiarisce le idee... beh', sai che ti dico Sarah? “Fanculo la dieta”. Scarta e mangia qualche istante. il cioccolatino. Resta immobile per Spero solo che non fosse ripieno di cianuro. Ci sono un paio di autrici mie rivali capaci di corrompere un inserviente ai piani per farmi ingurgitare a tradimento un cioccolatino avvelenato... No, niente effetti eclatanti, il cianuro avrebbe agito subito... sono sana e salva. Posso mettermi l'anima in pace: per oggi non si muore. Prende un miniregistratore dalla borsetta e comincia a dettare. “Candide nuvole, piovono fiocchi di notevole consistenza, resistenti al tatto. Sul suolo mille stelle bagnate stendono una coltre bianca e multiforme. Neve di ghiaccio vestita, di mille cristalli colorata, sui tetti delle case affolla piccoli nidi di rondini, tra le grondaie dolcemente accoccolati. La vedi la poesia di un paesaggio innevato? Silenziosa provocazione del tempo cui non possiamo sottrarci. Nelle nostre case accettiamo con assenso… Misteriosa immobilità, pausa dell’animo protestata o accolta”. Interrompe la dettatura, si alza, prende dal frigobar una bottiglietta di whisky che versa in un bicchiere. Sorseggiandolo torna sul letto e continua a registrare. “Ecco, è come la nave dei miei sogni. Vi approdo con lo sguardo e i desideri, e mi sento sicura mentre dai mille, piccoli oblò osservo il mondo. Il cielo e la terra, nel dolce ondeggiare, si incontrano e si scontrano, cercando il proprio limite; le colline imbiancate si lasciano accarezzare dal flebile sole 59 d’inverno, le nuvole si rincorrono, assecondano ogni sogno. Sembrerebbe non esserci spazio per la vita quotidiana, e invece, in questo stringersi l’un l’altro, in questo vigile, inquieto sonno, si cerca e si trova il tempo per conoscersi. E si tocca, a volte, l’anima dell’altro. E’lì che nasce il coraggio di comunicare”. Si interrompe, si alza per ripetere l'operazione del minibar. Torna al letto con un altro bicchiere e continua a registrare. “Tutto tace sotto la lieve coperta bianca che avvolge la città assonnata e ancora esausta. “Il sole oggi non ha voglia di sorgere? Il sole forse oggi è stanco? E se si stesse interrogando sul perché ancora un giorno, e poi ancora un altro, dovrebbe illuminarci?”. Il braccio sinistro accarezza la città avvolta nell’ombra, il destro, invece, si allontana un poco, quasi a portare il mio sguardo oltre… in quella nuvola forse c’è la risposta, il fascio di luce colpisce proprio lei, è il suo momento, vive!” Beve tutto d'un fiato. “Cade fitta la neve. Ha voglia di stendersi sulla mia città, che se ne sta sdraiata in attesa di una coltre che l’avvolga fin quando vorrà il cielo. Le nuvole sono argentate, simili a specchi, che di giorno ci riflettono e di notte ci ascoltano. La neve sa nascondere le cose sgradevoli e ravvivare le cose belle. Illumina finestre buie, attenua luci sfolgoranti. Tutto è armonia, purezza, incanto”. Si alza nuovamente, va al frigobar, ma si accorge che le bottigliette di whisky sono finite. Allora va al telefono, attende qualche istante: Reception? Sono Miss Sampson... aspetti... non ricordo il numero della stanza... ah, non ne ha bisogno, meglio così. Senta, potrebbe mandarmi una bottiglia di bourbon? Qualsiasi marca, grazie, purché non sia gasolio per automobili. No, niente ghiaccio. Per cortesia, sto scrivendo, ne avrei bisogno entro… ieri, grazie. Torna sul letto riprende a dettare: “Seguo un fiocco di neve nelle sue evoluzioni. E’ simile al tempo che scompare mentre cerchiamo di decidere che cosa farne. Mi parla, mi dice: ‘non essere ansiosa di arrivare, perché non saprai mai cosa ti riserva il destino. Guarda me, non so dove mi poserò. Per essere serena devi conoscere i confini delle tue possibilità e amarti come sei’. Ascolto incantata, mentre si mostra ai 5: miei occhi sazio e grande come una pasticca di menta. E’ chiaro il suo messaggio. Ah… Come respiro! Oltre il cerchio delle nuvole, scorgo due amanti avvolti in un lenzuolo di seta. Le loro lingue non si conoscono, ma le loro anime si attraversano. Il sapore della pelle di lei sospinge il giovane amante fino ad orizzonti sconosciuti, inebriati dall’odore acceso di un amore oltre il tempo... Merda!” S'interrompe. Cazzate. Tutte maledette cazzate. Parole a vanvera di una donna sola, e nemmeno del tutto ubriaca: il peggio che ci possa essere sulla faccia di questo maledetto pianeta. Prende il telefono Vi sbrigate con questa fottuta bottiglia di bourbon? Col telecomando accende la televisione proprio nel momento in cui compare lei, intervistata al suo arrivo all'aeroporto. SPEAKER: E' appena arrivata nella Grande Mela, per ricevere il premio Pulitzer, la celebre Miss Sarah Sampson, considerata l’autrice dell'anno per il suo best seller "Parole di donne", una raccolta di novelle. Sarah si è addormentata. 5; SCENA 3 Nel televisore l'intervista a Sarah. INTERVISTATRICE: Miss Sampson, lei ha esordito alcuni anni fa con un romanzo di ambientazione sociale, la vita di una bambina prima e dopo la crisi finanziaria del novembre 2008, in un quartiere povero di Detroit... MISS SARAH: Di Chicago, carina! INTERVISTATRICE: Chicago… appunto. Ora con le novelle decisamente intimiste di "Parole di donne" sembra voler cambiare registro, toccare tasti più personali ... ed arriva il successo. MISS SARAH: La domanda? INTERVISTATRICE: Ha abbandonato l'impegno sentimenti si fa più presa sul pubblico? perché coi MISS SARAH: L'amore è un tema universale al quale la letteratura non può sottrarsi. Non ho abbandonato l'impegno, mi sono semplicemente impegnata su un fronte diverso: dalla lotta di classe sono passata a quella dei sessi. Ho voluto rappresentare come noi, le donne, il cosiddetto sesso debole, pur con tutte le nostre manie e ingenuità, siamo la parte trainante della società, quelle che tirano letteralmente la carretta, quelle che sanno buttare il cuore oltre l'ostacolo. La classe operaia e la condizione femminile sono sinonimi di sfruttamento. Non a caso, nelle rivoluzioni la prima pietra viene lanciata sempre dalla mano di una donna... Lei si immagina un mondo senza lavoratori e una società senza donne? INTERVISTATRICE: MISS SARAH: Io no. E neppure suo marito, temo. INTERVISTATRICE: Temo di no. Il premio Pulitzer, oltre al prestigio regala una bella cifra in denaro che nel suo caso si aggiunge a svariati milioni guadagnati con le copiose vendite del libro in tutto il mondo e relativi copyright. Domanda di rito: i soldi fanno la felicità? MISS SARAH: Io non sono mai stata brava a dare valore al denaro. (Ride) Certo non come mio padre… e com’era furente lui per questo… avrebbe pagato per vedermi povera, indigente, vittima della mia… indifferenza verso il denaro… come mi sentissi superiore a... quella… entità tangibile. Invece per lui era… il potere … era il coltello dalla parte del manico… contro tutti… (ride) … contro di me… Eppure mi mancherà quel suo malatissimo odio, oggi che avrebbe dovuto riconoscermi… Ma no… con quel sorrisetto sardonico si sarebbe limitato a dire: 5< ”Bella targa… è d’argento?... Male che va, te la puoi sempre vendere…”. Povero papà. Almeno la morte ti ha evitato lo stress del mio Pulitzer! INTERVISTATRICE: (tagliando corto perplessa) Uhm… Ringraziamo Miss Sarah Sampson, autrice di "Parole di donne", che riceverà domani il prestigioso premio Pulitzer. Annah Riskoff, CNN, New York, a voi studio. La trasmissione dormire. va in pubblicità. Sarah continua a Si sente bussare. Una, due volte. Ma Sarah non sente. La porta si apre con uno scatto. Fa capolino David. DAVID: Miss Sampson?... E' permesso?... Si può? David ha smesso la divisa d'albergo ora indossa jens, camicia e felpa. Ha un mazzo di fresie e un vassoio su cui barcolla una bottiglia di bourbon. David posa il vassoio e con la mano libera spegne la tivù. Sarah si sveglia di soprassalto. SARAH: DAVID: SARAH: DAVID: SARAH: DAVID: turno. SARAH: DAVID: SARAH: DAVID: SARAH: DAVID: Chi sei?! Che vuoi!? Sono io, miss Sampson. Io chi? David, il facchino. Non ti avevo riconosciuto. In effetti, mi sono cambiato perché ho finito il E allora che ci fai in camera mia? Niente... Come, niente? Sei venuto a rubare o... peggio? No, mi lasci spiegare. Ti do dieci secondi poi chiamo la reception. Ho sentito la chiamata. SARAH: Da Dio onnipotente? E ti Peccato, eri un ragazzo così carino. DAVID: A lei piace sempre scherzare. 5= sei fatto prete? SARAH: A me, in questo momento, piacerebbe sapere cosa piace fare a te. Spero non cose troppo violente, tipo strozzarmi col cavo telefonico. DAVID: E' un cordless. SARAH: Ecco che vuol dire essere all'antica! - Allora potresti strangolarmi col cordone delle tende... No, anche quelle ormai funzionano col telecomando. Si può fracassare un cranio col telecomando della tivù? DAVID: SARAH: DAVID: SARAH: Forse, metaforicamente... Secondo te, dovrei chiamare aiuto? Lo ha già fatto. Quando? DAVID: Quando ha ordinato una bottiglia di bourbon. Non era quella, forse, la sua richiesta di aiuto? SARAH: Ma di che diavolo parli? DAVID: Lei non sa quanta gente si attacca al collo della bottiglia per restare a galla. SARAH: Anche tu non ci vai piano con le metafore. DAVID: Questa volta ammette metafore. è la verità, la solitudine non SARAH: Ma tu chi sei, il facchino dell'albergo o il mio grillo parlante personale? DAVID: Decida un po' lei… SARAH: Con quella felpa verde opterei per il grillo. Fatto sta che continui a zompettarmi attorno. Mi infastidisci e direi che un po' mi turbi. DAVID: Mi ascolti: ho sentito la sua chiamata mentre staccavo dal lavoro. (con voce alterata, imitandola) “Cazzo! Una bottiglia di bourbon, subito!” SARAH: Ho detto "cazzo"? Vorrà dire che incazzata. Lo sono sempre quando vado allora? Non si possono dire parolacce in del... lasciamo perdere, non vorrei ferire di velluto... ero... che sono in riserva. E questo albergo le tue orecchie DAVID: Non sono così delicato, miss Sampson. Fatto sta che tutti gli inservienti ai piani erano impegnati. Lei ha insistito alzando la voce - ha quasi perforato il timpano della ragazza alla reception - e allora mi sono offerto 64 di portarle io attendere oltre. stesso da bere… solo per non farla SARAH: E ci hai messo tanto per portarmi quella fottuta bottiglia? DAVID: Chiedo scusa. Ho fatto un salto a prendere questi... (mostra i fiori) SARAH: DAVID: SARAH: DAVID: Fiori? Fresie, profumatissime. Per chi sono? Per lei, Miss Sampson. SARAH: Per me? Che ridere, io li odio i fiori, mi fanno pensare alla morte. DAVID: Capisco, il profumo stimola ricordi... forse di brutti momenti... non volevo... mi scuso. SARAH: Va bene, l’importante è che non sono ancora morta! DAVID: voce. Direi proprio di no, stando al tono della sua SARAH: Un po' avanti negli anni, sì… ma sempre arzilla, se non ti dispiace. DAVID: E perché dovrebbe dispiacermi? Guardi che è lei a mettere sempre il dito nella piaga dolente dell’età. Non è poi così avanti negli anni. Ne avrà una… ventina più di me. Forse anche meno! SARAH: Sei generoso, saranno almeno trenta. DAVID: Sempre pochi. SARAH: Pochi un corno, potrei essere tua madre. DAVID: Ma lei non è mia madre. SARAH: Potrei addirittura essere la nonna dei tuoi figli. DAVID: Io non ho figli. SARAH: Appunto, perché sei troppo giovane. DAVID: Non dall'aspetto. giudichi il mio grado di maturità SARAH: Troppo giovane, troppo giovane... purtroppo. DAVID: Quanto alle fresie... 65 SARAH: Riportale indietro, e comunque ringrazia sentitamente da parte mia la direzione che me li ha mandati. DAVID: SARAH: Tu!... DAVID: SARAH: Per la verità non glieli ha mandati la direzione. Ah, no? E chi allora? Un ammiratore segreto?... Non sapendo come sdebitarmi, ho pensato ai fiori. Sdebitarti per cosa, diavolo!? DAVID: Per la mancia. Cento dollari di mancia! Potrò comprami i testi per dare l'esame. Studio architettura a Stony Brook... quel genere di libri sono piuttosto cari per uno come me. SARAH: DAVID: SARAH: E quanto hai speso per i fiori? Niente... Parla o ti uccido. Quanto? DAVID: ... Poco... non si preoccupi, e visto che lei li odia, li riporterò al negoziante e mi farò restituire i soldi. La bottiglia è lì, accanto al televisore. - Se non le serve altro, Miss Sampson, io me ne andrei... tanto che ci sto a fare qui, lei non ha bisogno della mia compagnia... SARAH: Aspetta. DAVID: Prego? SARAH: Voglio altri fiori. DAVID: Ma, Miss Sampson... SARAH: Chi ti ha detto che li odio? DAVID: Lei… appena pochi minuti fa… SARAH: Stronzate… ma tu dai retta a tutto ciò che dico? DAVID: Non dovrei? SARAH: Io odio i fiori che mi regalano gli altri. I tuoi no, perché sono sinceri. Tieni i soldi, compramene un altro mazzo. (Gli consegna a caso un po' di banconote che estrae dalla borsetta) DAVID: Cosa? Cinquecento compro mezzo negozio. dollari? Ma con questi ci SARAH: Non mi serve il negozio, voglio solo una rosa, una sola, semplicissima rosa. 66 DAVID: SARAH: E dove la trovo una rosa da cinquecento dollari! Qualsiasi rosa va benissimo. DAVID: qualsiasi. SARAH: DAVID: Allora i soldi sono troppi per una rosa Fa niente, tieni il resto. Ma... SARAH: Sei sordo? Ho detto “il resto mancia”. Non farmi incavolare. Bada: divento pericolosa quando mi imbestialisco, una furia peggio di Medea e della Medusa messe insieme, salto addosso alle persone e comincio a graffiare in faccia come una gatta... DAVID: Non ci credo, lei è gentile, non mi sembra una bestia… una gatta... SARAH: Concludi pure la frase, non mi offendo, una gatta in calore. DAVID: Una gatta in calore non si comporterebbe come lei... lei è una signora, in tutto e per tutto. Lo dico davvero! SARAH: Non commiserarmi, la verità è che ormai neppure come gatta in calore faccio effetto... più che altro faccio paura! DAVID: Lei cerca solo di farsi del male. E’ un comportamento che non ha nulla di animalesco. Non è così che si rivela l'istinto di sopravvivenza della bestia. Il suo è puro istinto di autodistruzione, mi creda… tipico delle personalità sensibili, degli scrittori, degli artisti!... SARAH: Già mi immagino lo spot editoriale per il mio prossimo libro: "Se quello che sentite parlare, signore e signori, è il suo facchino d'albergo, immaginate un po' la grandezza delle sue opere!" Una pausa. DAVID: Sono le 23 e 30, Miss Sampson. SARAH: E di che ti preoccupi, ti chiami Cenerentola? DAVID: Abito uptown. SARAH: Quanto uptown? DAVID: Un bel po'... rischio di perdere l'ultimo treno dalla Penn Station. 67 SARAH: E che aspetti? - Perdilo! - Qui ci sono altri duecento dollari per il disturbo. DAVID: Le faccio notare che in tutto fanno settecento dollari, miss Sampson. SARAH: Mhm! Adesso costa così tanto fare sesso a New York? Capperi come sono saliti i prezzi, questo sì che si chiama processo inflattivo! DAVID: Non scherziamo. Lei mi ha appena dato cinquecento dollari... e con questi altri duecento siamo appunto a quota settecento. SARAH: Non bastano? DAVID: Al contrario, sono decisamente troppi!... Un’esagerazione. E poi, lei non sta tanto bene, si sente giù e … insomma, io non voglio approfittare della situazione. SARAH: Allora facciamo così, i primi cinquecento dollari sono per i fiori, i duecento dollari successivi sono per il disturbo e le spese, e questi qui... contali tu... sono per farci quello che ti pare. - Ok? DAVID: Altri soldi? - No, accettare. Non posso proprio. Miss Sampson, non posso SARAH: Perché no, stupido? Sei uno studente, ne hai bisogno per pagarti i corsi, i libri... Io guadagno così tanto che non so più dove metterli questi maledetti quattrini! DAVID: SARAH: DAVID: SARAH: Sì, ma... Sì, ma… cosa? Ho lasciato la porta aperta. E con questo? DAVID: Ci stanno osservando... la telecamera del corridoio... la cassa comune col resto del personale... ricorda? SARAH: Ok... (Sarah va alla porta e parla alla telecamera) Il ragazzo ora sta con me, andate a farvi fottere... (chiude violentemente la porta). DAVID: Ma che fa? SARAH: Non mi avevi forse detto che il circuito audio è bloccato per questioni di privacy? Magari così da vicino… capiscono le parole dal movimento delle labbra!... (ride) 68 DAVID: Anche se il circuito è bloccato – e forse non lo è ma vogliono soltanto farcelo credere – noi inservienti non possiamo comunque, per nessuna ragione al mondo, chiuderci la porta alle spalle… loro pretendono di monitorarci costantemente dalla reception. Non ci è permesso sostare in camera chiusi coi clienti e soprattutto con le clienti. SARAH: E con le gatte in calore? DAVID: Andiamo, Miss Sampson, sia gentile. Lei così mi rovina, potrebbero davvero averle letto il labiale! Non ci sarebbe da meravigliarsi e non c’è proprio niente da ridere! SARAH: Mi sembrava di aver capito che non sei più in servizio. DAVID: Questo è esatto. SARAH: Allora puoi tenerti la mancia e sbatterti la porta alle spalle. Perché quello che rimedi quando non sei in servizio, non fa parte del calderone da condividere col resto del personale. Ho studiato diritto civile ad Harvard, so come funzionano le cose in fatto di mance. DAVID: Lei è molto astuta Miss Sampson… e soprattutto spiritosa, ma temo che la situazione che si è venuta a creare metta in serio pericolo il mio posto di lavoro. Anzi ne sono proprio sicuro... Ho un gran brutto presentimento. SARAH: A maggior ragione puoi tenerti la mancia. DAVID: Oh sì, ma quando i soldi saranno finiti, che faccio? Io mi devo mantenere ancora per sei mesi buoni, prima di iniziare il master e prendere la borsa di studio. Lei non sa quanto sia difficile oggi per un giovane trovare un lavoro, anche se di merda come questo. SARAH: Tu però non sai quanto sia difficile trovare un giovane... in gamba come te. DAVID: Non mi lamento: in gamba e di sana costituzione. SARAH: Pronto con le battute, intelligente, un po' saputello, ma arguto... una discreta compagnia per spirito e corpo, insomma. - Sei mio! DAVID: Saputello e disoccupato, da stasera. Accidenti a me e quando mi sono fatto venire l'idea dei fiori. Sono nei guai... che casino! SARAH: Non preoccuparti. Si rimedia subito. DAVID: E come? 69 SARAH: DAVID: SARAH: DAVID: SARAH: Non l'hai ancora capito? - Ti assumo io. A fare che cosa? E necessario che tu faccia qualcosa? Penso proprio di sì. Tu cosa sai fare? DAVID: Schizzi... SARAH: Alla faccia della sincerità! DAVID: Non schizzi in quel senso, miss Sampson... SARAH: Ah no? Peccato! - E in quale senso allora? Spero non controsenso, ragazzo, non sarai mica gay, vero? DAVID: Schizzi artistici: so disegnare discretamente, a mano libera. SARAH: Schizzi a mano libera? Quanta energia e quanta materia prima va sprecata nell'universo! DAVID: Miss Sampson! SARAH: Chiamami Sarah, tesoro. DAVID: Non so se ci riuscirò. SARAH: Provaci, David.... Ad occhi chiusi Sarah si mette come in attesa di un bacio. DAVID: Ok, ci proverò... Sarah! Un istante di imbarazzo. Sarah riapre delusa gli occhi. SARAH: DAVID: SARAH: DAVID: SARAH: DAVID: SARAH: DAVID: eccome! SARAH: DAVID: Scusa... che succede? Non lo so: che succede? Le domande qui, se permetti, le faccio io. Si accomodi. Non dovevi provarci? E sì che ci ho provato! Io non ho sentito nulla. Ma io giuro che l'ho fatto. Ci ho provato... A far che? A chiamarla per nome... Sarah! 6: SARAH: Oh, che imbarazzo, io pensavo sinceramente ad un'altro genere di tentativo, insomma ... di approccio, un po' più fisico, materiale… se non proprio carnale. DAVID: Pensi al mio di imbarazzo… chiamare col nome di battesimo la celebre Miss Sarah Sampson, premio Pulitzer per la letteratura, candidata al Nobel... SARAH: Non esagerare... se vuoi spillarmi altri dollari dovrai accontentarti di un assegno: ho finito i contanti. DAVID: Ma io non voglio assegni. Non voglio soldi da lei... Dio mi è testimone che li ho presi contro la mia volontà, ma domani saranno fiori... una cascata di fiori su di lei, miss... SARAH: DAVID: SARAH: Dammi del tu. No Sarah, questo no. Ti prego, ti prego, ti prego... DAVID: E’ davvero troppo, non ne sono capace. Io dare del tu ad un premio Pulitzer! - Ma che scherziamo!? Io… un semplice galoppino d'albergo... SARAH: Studente di ingegneria. DAVID: Architettura. SARAH: Fa lo stesso, l'importante è che regga la trave... DAVID: Un altro dei suoi doppi sensi? SARAH: Che carino, sei diventato tutto rosso come un gambero... e va bene ammetto che il mio humor non sia proprio di stile anglosassone... casomai anglo-sessone... ti piace il gioco di parole? No, niente, fa lo stesso… (quasi tra sé) Arguto sì, ma in quanto a humour!... Squilla il telefono. Sarah risponde. DAVID: Scommetto che ora mi mettono in croce. Giù di sotto staranno già affilando i coltelli per scotennarmi e squartarmi vivo... SARAH: te. E' la reception, il direttore vuole parlare con DAVID: Lo sapevo, ci avrei giurato... Pronto? Sì direttore... lo so direttore... no direttore... ma direttore... senta... insomma... mi lasci parlare... mi vuol far spiegare sì o no!... Cazzo! Sono fuori servizio, non si tratta di mancia, dunque, ma di regalia, di puro atto... come si dice? democratico... no anzi, liberale... Come? Sono licenziato? La scongiuro direttore, lo sa che 6; ho maledettamente bisogno di questo lavoro... devo finire gli studi... così mi rovina... certo… chi se ne frega... tanto si sa che in questo paese ve ne fregate dei giovani, li mandate a morire in Iraq o in Afganistan, ma sul diritto al lavoro ci cagate sopra... Certo che io ce l'avevo un posto.... come, me lo sono giocato?... Io non c'entro nulla è stata la signora... proprio così, questa stronza... (a Sarah) Pardon madame, è solo un pour parlez, tanto per dire... Capitalista di merda!... (a Sarah) Non dicevo a lei, miss Sampson, ma a questo cornuto... ha sentito benissimo, direttore, cornuto! Cristo, lo sanno tutti che sua moglie la fa becco col portoricano dell'ascensore... e con il cuoco e col capocameriere e col primo che passa... certo, anche con me, e che sono fesso io a non sbattermela?... Certo anche in bocca, pensi a me quando le dà il bacetto della buona notte sulle labbra!... Ah… lei mi licenzia due volte, e come?... la prima a calcinculo e la seconda senza indennizzo di fine rapporto… beh, ci credo, coi rapporti speciali che ho avuto con la sua signora, non mi aspettavo certo una liquidazione da lei, del resto sono stato io a riempirla di liquido seminale! (a Sarah) Scusi sa, ma quando ci vuole... (al telefono) Ed io sa che le dico? Le dico leccaculo di merda e pigliadidietro dei capitalisti... lei ha la lingua sporca direttore... ha la lingua marrone a furia di pulire sederi... ma ci vada lei a farsi fottere... ma ci vada lei a fare in culo... Io ci sono già stato e le ho pure detto in quale: in quello della sua gentile consorte! SARAH: Bravo, questo sì che è parlare chiaro, dire vino al vino e… pene al pene… Decisamente sboccato, sì, ma inconfutabilmente chiaro. - E lui che dice? Che ha da controbattere? Rintuzza? Rilancia? Minaccia? Offende? Insomma, che fa? DAVID: Sta sbraitando che ora manda la sicurezza a sbattermi fuori, che non mi vuole più vedere nemmeno nei paraggi dell'albergo. Dice che mi farà arrestare e sbattere dentro, che farà buttare la chiave della cella, che mi farà mettere assieme al primo spaccaculi negro di Harlem! SARAH: E tu non hai paura? DAVID: Dei negri, no. Loro spaccano i culi solo ai bec. SARAH: Bec sta per... DAVID: Bianco, etero e cattolico. Ma io sono un Bes, bianco etero e semita.... infatti mi chiamo David... e i negri non spaccano i culi degli ebrei. Almeno spero, comunque non a tradimento, quando sei chinato ad allacciarti una scarpa. (al telefono) Sentito direttore?... Almeno il suo sicario nero non colpirà alle 6< spalle come invece lavoratore... cazzone prima dell'impatto... ha più comprensione e fa lei con un povero studentenero in arrivo, mi avverte di sicuro perfino il suo bestione inculatore pietà di lei verso il prossimo. SARAH: Sento delle risate dall'altra parte del filo. Credo che non ti stia prendendo molto sul serio... DAVID: Al contrario. - Non ride, ha un attacco isterico. Urla alla sicurezza di venirmi a prelevare con la forza, vivo o morto. SARAH: Passamelo. DAVID: No, no, me la sbrigo io, non si disturbi. SARAH: Questa storia è durata fin troppo! - Coraggio, passamelo! DAVID: Non s'immischi miss Sampson... cioè, immischiarti Sarah, so cavarmela benissimo da solo. SARAH: non Ne sei proprio sicuro? DAVID: Mi farò sei mesi di galera per diffamazione, così mi mantengo a spese del governo prima di cominciare il master: è l'unica soluzione che ho, mi creda. Aspetti che gliene dico altre quattro, altrimenti c'è il rischio che mi diano solo tre mesi... e come me la cavo per il tempo che mi resta fino alla borsa di studio?! (al telefono) Direttore, è ancora lì? Bene, sa che le dico? Sta registrando? Ottimo... senta un po' questa... Cos'era?... Ma come, non sa nemmeno distinguere una pernacchia da una scorreggia? Bastardo... (a Sarah) Gli ho dato del bastardo. SARAH: Bravo. DAVID: Minchione... (a Sarah) Gli ho dato del minchione. SARAH: Splendido. DAVID: Registri questo allora... SARAH: Ora passamelo... ne ho abbastanza! DAVID: Non ho ancora finito con lui. SARAH: Ho detto di passarmelo, Cristo santo! DAVID: Ok, come vuole lei... cioè come vuoi tu, miss Sampson... Sarah. (passa il ricevitore a Sarah) SARAH: Buonasera direttore, sì sono Miss Sarah Sampson... premio Pulitzer, se lo ricorda... certo che se lo ricorda... ebbene il ragazzo, David, ha cercato di 6= violentarmi... No che non deve chiamare la polizia, il problema è che lei ci ha interrotti prima del coito. Coitus interruptus orgasmus corruptus si dice in latino. Ubriaca? Certo che lo sono, perché non dovrei? C'è mai stato uno scrittore sobrio da quando hanno istituito il Pulitzer? Ha prodotto più vomito e succhi gastrici il Pulitzer che Jonny Walker e Ballantine messi insieme. Puttana Eva se me lo scopo, il suo garzone. Tutta la notte se voglio. E che… sua moglie sì e io no? Mi discrimina, forse? - E poi lei non può dire proprio nulla... Perché no? Il perché glielo dico subito... perché io ho assunto David dopo che lei l’aveva licenziato. Quanto gli dava alla settimana? Mille? E io gliene do mille, sì, ma al giorno, anzi a notte. Qualcosa in contrario? Preferisce forse che chiami i giornali e dica che in questo albergo del cavolo strapazzate le vincitrici del Pulitzer, negando loro ciò che invece prodigate con generosità e larghe vedute ai colleghi maschi?... Per esempio?... Per esempio sbronzarsi e portarsi a letto le conigliette che voi addestrate per ciucciare le carte di credito dei malcapitati ospiti... Vuole parlare col mio avvocato? Ah… non ce ne è bisogno?... ci avrei giurato. - Bravo, faccia così, richiami la sicurezza e metta David a carico della mia carta di credito. Buonanotte! Una pausa. DAVID: Se avevo la benché minima chance di trovare un job qualsiasi in qualche altro albergo del centro, ora è andata a farsi fottere. Quel bastardo starà già spedendo la mia foto segnaletica via mail a tutti i colleghi e ad ogni esercizio commerciale di New York, famigerato Bronx incluso: non mi vorranno neppure travestito da negro, ebreo, muso giallo o italiano... a proposito qual è il travestimento degli italiani? Pizza e mandolino? Posso sempre mettere su un teatrino a Central Park! SARAH: Ora dipendi da me. Non hai bisogno di travestirti. DAVID: Grandioso! - Non dovrò travestirmi neppure da donna per andare a battere i marciapiedi e procurarmi il sostentamento necessario a soddisfare i bisogni primari: fame e sete, tanto per cominciare. SARAH: Appunto, non dovrai più preoccuparti di nulla. DAVID: E che… che cosa vuoi, in cambio, da me? SARAH: Senti, stronzetto, ascoltami bene. Ti ho assunto perché mi facevi pena. Sembravi un pulcino bagnato... un cucciolotto appena cagato. Un silenzio. 74 DAVID: SARAH: Ok, ora me ne vado. Perché? Ti sei offeso? DAVID: Non mi faccio prendere in giro da te... Io non sarò nessuno, ma ho la mia dignità. SARAH: Sentilo! - Per mille dollari mandarla a farsi fottere la tua dignità. DAVID: SARAH: al giorno puoi Anche questo è vero. Allora? Che fai? Che aspetti? Non te ne vai più? DAVID: Per il momento no, non me ne vado. Poi si vedrà. Ma prima o poi me ne andrò. Giuro che lo faccio, sistemo un paio di cosette, qualche debituccio che ho in giro, e... me ne vado, faccio fagotto. Non mi rivedrai mai più! SARAH: Cristo, non ti sei ancora seduto da quando ci conosciamo e già pensi ad andartene? DAVID: Tu vuoi che resti, o no? SARAH: Certo che lo voglio, altrimenti non farei questa sceneggiata - e non avrei sborsato la bellezza di... quanti dollari sono?... No, non me lo dire, meglio non pensarci... sento di avere bisogno di te, a prescindere da quanto mi costi. Denaro, ne ho fin sopra la cima dei capelli... DAVID: Cosa ti manca allora? SARAH: Il denaro non è tutto. DAVID: Non essere banale, col denaro puoi comprarti tutto e... tutti. SARAH: DAVID: Anche te? Certo! Anche me. SARAH: Ip ip urrah per Mister Denaro! Abbiamo scoperto che serve a qualcosa! Alleluja - Allora che fai, resti? Ti ha convinto il vile metallo? DAVID: Forse. SARAH: Insomma, mi dai qualche speranza? DAVID: Dipende. SARAH: Da cosa? I soldi li hai avuti, almeno un congruo anticipo. DAVID: L’hai detto tu che i soldi comprano tutto, ma non sono tutto. 75 SARAH: Parla chiaro, fanciullo, non hai a che fare almeno per ora - con una demente. Ti toccherà aspettare qualche annetto per vedermi con le mani tremolanti grazie al Parkinson. DAVID: non. D'accordo, resto. Ma ad una condizione sine qua SARAH: Capperi, scoiattola fuori pure il adesso! - E qual è la… conditio sine qua non? latinista DAVID: Dovrà esserti sempre chiaro, dovrà essere sempre lampante come il sole... SARAH: Cosa? DAVID: Che devi portarmi rispetto. SARAH: Non mi sembra che tu chieda la luna, il rispetto reciproco dovrebbe essere nell'ordine naturale della cose. DAVID: Appunto, è quello che dico anch'io. SARAH: Allora perché ne stiamo parlando? DAVID: Meglio prevenire che combattere. Non chiedo capriole o salamelecchi: mi basta un po' di educazione, pretendo solo di non essere trattato come una pezza da piedi, ecco… il contrario… non lo sopporterei, non ce la farei proprio. SARAH: Per mille dollari a notte potrò pure strapazzarti un pochino... DAVID: SARAH: Un pochino, sì. Un pochino quanto? DAVID: Che vuoi che ne sappia? Sono giovane, inesperto, non conosco i miei limiti. SARAH: DAVID: Potresti non averne… Tutti hanno dei limiti. SARAH: Io no, non credo proprio: ad esempio, posso amare illimitatamente. DAVID: Allora sei pericolosa, perché come puoi amare, puoi anche odiare illimitatamente. SARAH: Giovanotto! Intendevo: amare in senso biblico… fare sesso. DAVID: Dammi un esempio del tuo concetto di "fare sesso". SARAH: Bacetto sul collo. 76 DAVID: Tutto qui? Alla fine, la montagna partorì il classico topolino. SARAH: DAVID: SARAH: DAVID: SARAH: DAVID: Bacetto sulle labbra. Sai di whisky. E tu di maschietto: odori che si sposano bene. Si sposano o si accoppiano? Ubi major... ... minor cessat. SARAH: Ah, dimendicavo il latinista stoffa verde e ruvida del facchino... DAVID: SARAH: nascosto sotto la Macché, conosco solo qualche motto famoso. Più o meno come me. DAVID: Non è vero. Ho letto nel tuo curriculum su internet che parli tre lingue e traduci correntemente da greco e latino. SARAH: Non farmene una colpa. DAVID: Perché dovrei? SARAH: Non vorrei che ti sentissi inadeguato nei miei confronti. Tutto qui. DAVID: Ripeto, perché dovrei? Io sono solo il tuo scagnozzo, il tuo scendiletto, il tuo zerbino, il tuo tirapiedi, il tuo pungiball... SARAH: DAVID: Quindi posso chiederti tutto quello che voglio? Direi di sì, purtroppo. SARAH: Perché purtroppo? Io direi, per fortuna... DAVID: Beh, dipende dai punti di vista. SARAH: Sei io fossi te e tu fossi me? DAVID: Chi le suona, vede la boxe in un’ottica diversa da chi le piglia: per il primo è un esercizio di coraggio, per il secondo, è solo un atto di inaudita violenza. SARAH: Il mondo è fatto così, chi sta sopra e chi sta sotto. Anche a letto uno guarda il cuscino mentre l'altro rimira il soffitto. DAVID: Però si scambiarsi i ruoli. possono 77 cambiare le posizioni... SARAH: Io allettante, giochiamo? maschio e tu femmina? Un'idea piuttosto particolare direi, stuzzicante. Ci DAVID: Stoppati, non sono fatto per queste cazzate. SARAH: Ma io sì, mi piacciono. DAVID: E magari ti eccitano. SARAH: Anche se fosse? Che male c'è? DAVID: A far cosa? SARAH: A fare, io il maschio, e tu la femmina. DAVID: Non sono una femmina. SARAH: Che c'entra, neanche io sono un maschio. DAVID: Lo spero bene. SARAH: Lo speri o lo sai con certezza? Vuoi controllare? Sai che ridere se ti scivola tra le mani una certa sorpresina? Hai capito quale? Una bella clitoride lunga come il naso di Cyrano! DAVID: Smettila. SARAH: Non ci penso proprio. E poi, scusa, non si era detto che potevo farti tutto o quasi tutto? DAVID: S'era anche detto mille dollari? SARAH: Ahimè, sì. Non ricordarmi le dolenti note. Non tanto per la somma di denaro, per l'esborso in sé per sé, quanto piuttosto per la carenza di spontaneità che ne deriva. DAVID: Chiedo solo una conferma: mille al giorno? SARAH: spese. Al lordo delle tasse. Almeno fammi scaricare le DAVID: Allora sì, puoi chiedermi tutto... o quasi. SARAH: Tutto-tutto-tutto? DAVID: Tranne una cosa. SARAH: DAVID: SARAH: DAVID: Quale cosa? I calci in culo. Cioè? Non prendo calci in culo da nessuno, io. 78 SARAH: DAVID: SARAH: DAVID: SARAH: Cristo, nemmeno da me? No, nemmeno da te. Nemmeno se te li pago extra? Nemmeno. Non ti pago abbastanza? DAVID: Abbastanza, sì, ma non per darmi i calci in culo. Quelli non me li dà nessuno. Neanche per un milione. SARAH: E se per involontariamente? DAVID: SARAH: caso me ne scappasse uno, magari Te lo restituisco. Tu a me? DAVID: Come no!, e con gli interessi. SARAH: culo? Fammi capire, che cosa intendi tu per calcio in DAVID: Usarmi come un animale, uno stallone, un toro da monta ad esempio. Oppure degradarmi... sfruttarmi e poi buttarmi via come uno straccio. Dirmi “vattene”, dopo aver fatto l'amore con me. SARAH: Interessante. Di solito quelli come te... DAVID: Ecco destinazione. SARAH: DAVID: pedata. SARAH: DAVID: SARAH: che il primo calcio in culo giunge a Dove? Qui, sulla faccia, c'è ancora il segno della Ma io non ho scalciato. Coi piedi no, ma con la lingua sì. Davvero? DAVID: Hai detto o non hai detto che di solito quelli come me...? SARAH: Esatto, e che male c'è? DAVID: C'è di male che tu generalizzi. Mi tratti come fossi una bestia in mezzo branco. Mentre io sono un individuo unico, con le sue esigenze uniche, una persona coi suoi sentimenti e le sue debolezze. D'accordo sono giovane. E sono povero. Tu sei maledettamente esperta, sei 79 maledettamente bella, sei maledettamente saggia, maledettamente furba e sei maledettamente sexy... sei SARAH: E sono pure così maledettamente scema da sborsare un mucchio di soldi per andare in bianco. DAVID: Come l'assegno che mi darai quando avrò finito il trattamento. Una volta al settimo cielo, non vorrai mai più scendere tra noi comuni mortali. SARAH: DAVID: SARAH: Lo chiami trattamento questo? E’ tutto fumo… Dove c'è fumo c'è arrosto, se permetti. Ti sbagli: è stufato. DAVID: Ti sei già stufata di me? Sta a vedere che finisce come al solito. SARAH: Com'è, “come al solito”? DAVID: Sedotto e bidonato. SARAH: Tu parli troppo, per i miei gusti... ragazzo. DAVID: Io non sono un "ragazzo", sono David. Potresti pure cominciare a chiamarmi per nome. SARAH: Ok, ti chiamerò per nome e per cognome: David il logorroico. DAVID: Sfotti? SARAH: Dico solo che potresti argomenti più interessanti. DAVID: SARAH: usare la lingua per Per esempio? Per esempio, argomenti intimi… Un silenzio. DAVID: Cristo! Sei una scrittrice, hai vinto un premio importante... SARAH: E con questo? Quando alzo il gomito dico ciò che penso e divento pure sboccata. Non fare il damerino. Chissà le porcate che vi dite tra voi quando parlate delle clienti. E poi... hai cominciato tu ad essere triviale. Quante gliene hai dette a quel povero direttore! DAVID: Volgare posso esserlo quando voglio. Ma non servile. Servile te lo scordi, magari servizievole, gentile, nient'altro. Nulla di più e nulla di meno. SARAH: Coraggio allora renditi servizievole, renditi... volgare! 7: utile, renditi DAVID: Non ci si può rendere servizievoli. servizievoli è una disposizione, non uno stato. SARAH: lingua Essere Riecco il saputello… Pensi di sapere maneggiare la meglio di me? DAVID: So molte cose che tu dovresti imparare, cose che la tua vita da intellettuale tutta testa e poco cuore, non ti ha mai insegnato. SARAH: Per tua norma e regola, quartiere povero di Chicago. io sono nata in un DAVID: Storie! Il quartiere in cui sei nata è diventato povero con la grande crisi del settembre 2008. Prima era un quartiere bene, abitato dai quadri dirigenti dell'industria e del mondo finanziario. Tu non sei mai stata povera, non hai mai vissuto di espedienti, di mance e di furbate, hai frequentato il college e poi sei andata ad Harvard. Hai vissuto come studentessa modello in una bella suite sul Mystic River a Boston. Hai pure scopato con Clint Eastwood quando girava il film in città… almeno a quel che si dice. SARAH: Come sei venuto a conoscenza di questi particolari della mia vita? DAVID: SARAH: Ho le mie fonti. Già! Navighi bene in rete. DAVID: Esatto. Ma alle informazioni che mi ronzano intorno come mosche, aggiungo qualcosa che tu non possiedi. SARAH: E sarebbe? DAVID: L'intuito. SARAH: Bada femminile. DAVID: SARAH: DAVID: che l'intuito è una dote soprattutto Tu però ne sei del tutto priva. E tu invece saresti un mostro di sensibilità? Non ho parlato di sensibilità. SARAH: Per essere intuitivi particolarmente sensibili. bisogna anche essere DAVID: Non è detto. La sensibilità non è una dote che ti rafforza, al contrario, è una condizione che spesso ti indebolisce. SARAH: Quindi tu saresti insensibile. 7; DAVID: Come una roccia. Almeno mi sforzo di esserlo. SARAH: Tuttavia... parole... ti senti facilmente ferito dalle DAVID: quello darmi! Più che altro dai calci in culo morali. Come che mi hai dato e che continui imperterrita a SARAH: Chiamali come diavolo ti pare: sempre parole sono. DAVID: E con ciò? Le parole non sono forse pietre? La Bibbia non dice forse: ne ferisce più la lingua della spada? SARAH: Io la sto ancora aspettando questa lingua... ed anche la spada, se permetti. DAVID: benedetta Per ora devi accontentarti delle parole. SARAH: E' tutta la vita che mi accontento delle parole. Sinceramente mi hanno un po' rotto... chiacchiere, chiacchiere e non si combina mai nulla di buono. Speravo di averti assunto per attività meno intellettualistiche, un po' più terra terra, non come assistente in chiave... lasciamo perdere 'sta chiave... la lingua batte sempre dove il dente duole. DAVID: O dove il dente vuole. SARAH: Complimenti per il gioco di parole... duole\vuole... degno davvero di un premio "Pulitzer"! DAVID: Chi ti ha detto che non lo possa vincere anch'io, un giorno o l'altro? Perché trai conclusioni affrettate dal mio attuale stato di dipendenza? Solo perché sono "fresco di stampa" e tu sei da biblioteca antiquaria? SARAH: Grazie per l’allusione all’antichità… e poi sarei io a dare i calci in culo… Comunque spiegati meglio: che intendi con ‘conclusioni affrettate’… affrettate in che senso? DAVID: Dammi retta: affidati all'intuizione, a quella parte di femminilità che non sei ancora riuscita a tirar fuori dalla tua prigione interiore. SARAH: E che cosa dovrei intuire? DAVID: da te. Per esempio, chi sono io veramente, e cosa voglio SARAH: Cosa puoi volere da me, oltre ai soldi? DAVID: I soldi non danno la felicità. 7< SARAH: Basta con questi slogan! Danno il benessere, sì… e il benessere è un bel passo avanti sulla via della felicità. DAVID: SARAH: Giusto, ma c'è dell'altro. Dimmelo tu. DAVID: Eh no, mia cara… dovrai indovinarlo. SARAH: E come? DAVID: Tanto per cominciare: guardandomi negli occhi. SARAH: Negli occhi? DAVID: occhi? Sì, dritto negli occhi. Che cosa vedi nei miei SARAH: Aspetta... fammi vedere bene... due palle scure. DAVID: Quelle sono le pupille, guarda oltre. SARAH: Oltre che cosa? Oltre le palle? DAVID: Oltre la mia fisicità, che cosa trovi interessante qui dentro, oltre l’involucro che imprigiona? SARAH: Cosa vedo dentro di te? DAVID: Esatto. SARAH: Un cazzo. DAVID: Smettila, stai diventando monotona. di mi SARAH: Ma dentro di te non c'è nulla, non si vede appunto un cazzo: è tutto buio. Spento, chiuso per ferie, fuori servizio - out of order. DAVID: SARAH: meglio. Se vuoi ferire la mia sensibilità.... Suscettibilità è la parola che ti si adatta DAVID: Ecco, vedi? Anche tu ci sai fare con le parole. SARAH: Non per niente ho vinto il Pulitzer, ragazzo! DAVID: Odio essere chiamato ragazzo. SARAH: (provocatoriamente) Ok, ragazzo, se non vuoi sentirti chiamare ragazzo, non ti chiamerò più… ragazzo. Allora, coraggio, mio bel David , versami da bere. DAVID: Non darmi ordini, puttana. 7= SARAH: E' un complimento? DAVID: Vaffanculo. SARAH: Questo potrebbe anche essere un augurio... o la speranza di finire in gloria almeno la serata! DAVID: Ecco che fa miao la gatta in calore. SARAH: (storce il "ma" facendolo sembrare un "miao") Miao insomma, ti pago sì o no? Quindi devi fare ciò che dico. Volente o nolente. DAVID: Volente o nolente, passi... piacere... intesi? Ma sempre per SARAH : Oh, certo per il mio piacere, di chi altri sennò? DAVID: Ed io il piacere te lo faccio volentieri... eccoti da bere... la signora è servita. - E ora come si dice, da brava bambina? SARAH: Grazie. (beve) DAVID: maniere? SARAH: Ci voleva tanto ad imparare un po' di buone Grazie di avermele insegnate. DAVID: A voi ricchi qualche volta viene a mancare l'ossigeno nel cervello. Boccheggiate come merluzzi in apnea quando ricevete una gentilezza, una cortesia... perché non siete abituati a farne e quindi vi stupite quando vi arrivano spontanee dagli altri. Tutto vi è dovuto, mangiate da un piatto d'argento... SARAH: Ma la tua non era una gentilezza, e tantomeno una cortesia. DAVID: SARAH: DAVID: notare. SARAH: E che cosa era allora? Era un servizio. Sta bene, era un servizio. Ma non è carino farlo Che vuoi dire? DAVID: Che non intendo servirti come uno schiavo. Quante volte devo ripeterlo? SARAH: DAVID: E come intenderesti servirmi? Non lo so. SARAH: Vedi che non lo sai? La tua coscienza di classe vacilla... 84 DAVID: La mia coscienza di classe non è mai stata così stabile... solo che in questo momento ho le idee un po' confuse su quello che devo fare. SARAH: Io qualche ideuzza al proposito ce l'avrei. David si spoglia. DAVID: Così va bene? SARAH: Va benissimo. Sei splendido... come il David.... di... di... Donatello... No, cioè, di Michelangelo. David, nudo, scivola amoreggiare... accanto 85 a lei. Cominciano ad SCENA 4 Nota regia: si potrebbe mostrare, con le dovute precauzioni di un gioco di luce o di un velatino, la scena di sesso, quindi collegare la scena precedente a questa che segue senza necessariamente incorrere in uno stacco temporale. Sarah dorme, lui è seduto sul letto. David prende il miniregistratore posato sul comodino, lo aziona, si sente la voce di Sarah: VOCE SARAH: Nuvole biancastre si confondono con altre dalle dimensioni più varie e fantasiose. Ho corso così tanto prima di giungere qui. Avevo i piedi nudi. La paura, quella che di solito mi impedisce di scappare, questa volta ha avuto la meglio. Due occhi delicatamente socchiusi... Due occhi… Lasciano intravedere un delizioso sogno di donna. I suoi lineamenti prepotentemente infantili sono accarezzati da forme strane grazie all’indiscreto altalenarsi delle ombre notturne. C’è una farfalla di cristallo che le vola intorno. Le sue ali sono rigidamente dischiuse, si fermano all’altezza delle labbra come per impedirle di parlare… e alla farfalla… - No ti prego non volare! Mi perdo nell’incanto dell’intreccio. Tento di liberare la farfalla con i miei pensieri, ma è come sorda. La donna mi appare sempre più candidamente intorpidita, il suo sonno la lascia a malapena respirare. Provo a rianimarla con i miei desideri. Mi risponde che la farfalla può vivere soltanto un giorno e la sua decisione è di restare con lei. Le dono la mia speranza. Mi narra del suo risveglio; sarà quello di una stella, poiché ha fatto un patto col cielo. La registrazione s'interrompe. Sarah si risveglia. SARAH: Sono semplici appunti. Niente di definitivo. DAVID: Volevo ben dire. SARAH: Grazie dell'incoraggiamento. DAVID: Io dico sempre pane al pane e vino al vino. Sono una persona spontanea. Del resto, a che servono tante manfrine? Ognuno fa quello che gli pare e piace: se a te va di vendere frottole, benvenuta in questo mondo in cui la truffa è l'anima del commercio. SARAH: Che truffa? 86 DAVID: La finzione della letteratura non è forse una truffa? Un modo per edulcorare la realtà? Vendere noccioline alle scimmie dello zoo? SARAH: Queste scimmie umanoidi però, a differenza dei loro simili antropomorfi, comprano libri. DAVID: Allora fai bene a dargli quel che chiedono: merda. SARAH: E noccioline. DAVID: Mi sembra che tra le due cose ci sia una certa parentela: escono tutte e due dalla stessa parte. SARAH: Io però mi sforzo di dire qualcosa di nuovo, di essere originale. DAVID: Perché sforzarsi? Ognuno è l'originale di se stesso. Non esistono copie conformi o contraffatte di noi: non illudiamoci. Non è il nostro doppelgänger quello che nasce, cresce e muore. Siamo noi, sono io, sei tu, quel comune mortale che con andatura incerta si avvicina, passo dopo passo, all'orlo del baratro. SARAH: Io parlo di sogni e tu mi rispondi con gli incubi. DAVID: Allora restiamo in argomento. - Sogni spesso di tornare bambina? SARAH: Quasi ogni notte. Rivedo i miei oggetti, le cose che mi erano... che mi sono care: le bambole, i volti che mi circondano, il profumo della torta che cuoce nel forno la domenica, mia madre che taglia l'erba in giardino, il profumo dei fiori... melassa, dirai tu! DAVID: I tuoi sogni sono bellissimi, come meravigliosa dev'essere stata la tua infanzia. SARAH: Beh… non tutta rose e fiori. Anzi, i fiori li vedevo sbocciare mentre restavo lì, il più delle volte spaventata dalla vita… e sarei rimasta sempre lì, rinsecchita come un bocciolo morto prima di fiorire… se non fosse stato per mia madre. Mia madre era la dea dei sogni, lei li alimentava, se ne serviva per respirare e farmi respirare. Anzi, per la precisione mi costringeva a sognare i suoi, di sogni. E questo non fu… DAVID: (Interrompendola bruscamente) Bene, ottimi presupposti… allora portali ad uno stato più cosciente, questi sogni! SARAH: Più cosciente, in che senso? DAVID: Non viverli più come sogni, sbuffi di fumo dell'inconscio come dice Shakespeare, ma per quello che sono realmente. 87 SARAH: E che cosa sono? DAVID: Ricordi. Ecco, il sogno fa scattare il meccanismo della nostalgia, del rimpianto, mentre invece il ricordo è una forma di presa d'atto della dimensione temporale, una collocazione precisa all'interna del proprio vissuto... SARAH: E se fosse proprio questa la salvezza? Non prendere atto della dimensione temporale… non cercare collocazioni precise per ogni fiato di vita… concedersi questo lusso almeno una volta ogni tanto? E continuare a tenere vivi i sogni?... I nostri… non quelli di chi amiamo… Un silenzio. David guarda Sarah con intensità e le prende una mano. Lei la tira via con un leggero scatto, poi seguita a parlare col solito tono strafottente. SARAH: Sai che penso? Tu dovresti fare lo strizzacervelli: dico sul serio. Faresti soldi a palate. DAVID: Io farò soldi a palate, qualsiasi cosa decida di fare. Il banchiere, lo spazzino o... SARAH: Qualsiasi cosa? DAVID: Qualsiasi... e perché no?... anche lo scrittore. SARAH: Modesto il ragazzino! DAVID: E sai perché ci riuscirò a diventare qualcuno? Perché ho le due doti fondamentali per raggiungere il successo: la rabbia e la determinazione. SARAH: Insomma, hai le palle. DAVID: Puoi scommetterci. SARAH: Dimostramelo. DAVID: Qualche ora fa ti portavo le valigie in camera... SARAH: Mi spillavi la mancia. DAVID: Una lauta mancia, se è per questo. - Ed ora? SARAH: Ora cosa? DAVID: Ora dove sono? Cosa faccio? SARAH: Dimmelo tu. DAVID: Sto a letto con un premio Pulitzer. SARAH: Non ti montare la testa. DAVID: Assunto in pianta stabile nel suo staff. 88 SARAH: Assunto in pianta stabile? signor Pianta Stabile. Allora datti da fare, DAVID: Finora sinceramente guadagnata la pagnotta. sembra SARAH: Davvero? mi di essermela E come? DAVID: Tanto per cominciare... Ti sei addormentata e ti ho coccolata... un po', sulla testa, come... SARAH: Come un cagnolino? DAVID: (imbarazzato) Sì, cioè, no… SARAH: Tranquillo… so di non essere un cagnolino. DAVID: Certo... SARAH: Non ho il corpo coperto da peli. Non tiro fuori la lingua al suono della scodella che si riempie. Non ho gli occhioni languidi... magari qualche volta sì, ma solo per via del whisky... non cammino a quattro zampe e soprattutto non scodinzolo né dietro né davanti… come invece fai tu con la proboscide. DAVID: Scusa, è un riflesso condizionato. Quando sto accanto ad una bella donna come te, mi succede. E' normale del resto, o no? SARAH: Hai detto bene: una donna. E ammetto che sia normale, anche se di questi tempi il concetto di normalità si è allargato tantissimo... DAVID: donna". SARAH: Tu non vuoi ascoltare. Io ho detto "una bella Bella dentro, semmai, esatto? DAVID: Ti conosco da poco, ma sono certo che è così. Bella e buona come una pesca matura: bella da vedere e buona da mangiare. SARAH: E tu mi hai mangiato. DAVID: Solo un assaggino, non si può parlare di una vera e propria consumazione. SARAH: Però il piatto forte te lo sei già cuccato. DAVID: Quale piatto forte? SARAH: La specialità della casa. DAVID: E sarebbe? SARAH: Caviale. 89 DAVID: E le tartine? SARAH: Era una metafora. DAVID: L’ho capito benissimo… SARAH: Sai che ti dico? Sei proprio bravo… capisci tutto e dove non arrivi con le nozioni, butti il cuore oltre l'ostacolo e tagli il traguardo con l'intuito. Sì, sei bravo… ma direi che l'istinto di sopravvivenza da ragazzo di strada ti dà una bella spinta. DAVID: Sì, mi piace aprire ogni porta chiusa… SARAH: Ribadisco il concetto: l'intuito, non con il passpartout! DAVID: aprile pure, ma con Scusa. E' piuttosto imbarazzante… SARAH: Anche per me è stato imbarazzante, quando hai ascoltato i miei appunti per il prossimo romanzo. DAVID: Ho acceso il registratore per sbaglio, pensavo ci fosse musica. SARAH: Non parliamone più, dimentica semplicemente quello che hai sentito: chiacchiere femminili. Noi donne parliamo sempre troppo. Come dice Mozart nel Flauto magico: una donna parla più di quanto fa. DAVID: Che maschilista questo Mozart. SARAH: Peggio ancora: misogino. DAVID: Sì, un nemico delle donne. SARAH: E tu? DAVID: Non sono misogino... un po' maschilista sì... ma tuo nemico no… mai! SARAH: Effettivamente non direi che sia un'arma puntata contro di me, quella che sento sotto il lenzuolo. DAVID: Scusa. imbarazzante. – Anche questo è un problemino… SARAH: Ingombrante, è la parola giusta. E poi anche il diminutivo non rende l'idea: casomai è un bel problemone. DAVID: Mi fa piacere di aver colpito la tua attenzione. SARAH: Più che colpire la mia attenzione, direi che rischi seriamente di penetrare in tutti i meandri della mia immaginazione erotica. DAVID: Sì, ma un problema c’è davvero. 8: SARAH: Adesso le erezioni si chiamano problema?! DAVID: Quando diventarlo. restano fini a SARAH: Cosa proponi? DAVID: Perché non facciamo l'amore? SARAH: quello? se stesse, possono L'abbiamo già fatto, no? O era un sogno anche DAVID: Un pallido ricordo. Andrebbe rinfrescato. SARAH: Ma sei proprio insaziabile. DAVID: Come un lupo affamato... senti come ululo alla luna: uuh! SARAH: Dai, lasciati torturare un altro po' la mente, invece di torturarmi tu le orecchie. DAVID: E va bene, è colpa mia se vado a letto con un tipo cerebrale e cervellotico come te. - Allora, questa tortura mentale? - Sto aspettando... signora intellettuale! SARAH: Sentiamo: che cosa ti piace di più in me? DAVID: Le tue manfrine? SARAH: Acqua. DAVID: Le tue opere letterarie? SARAH: Fottuto bugiardo! DAVID: Davvero. A me piace come scrivi. Sei brava. SARAH: Che ne sai? Scommetto che non hai neppure letto il mio ultimo romanzo. DAVID: No, l'ho soltanto sfogliato in libreria... leggiucchiandolo però, una pagina sì e un'altra no. SARAH: Il lettore perfetto! Cosa c'era che non andava nella "pagina no"? DAVID: La chiacchiera... la tua maledetta vocazione a perderti nei sogni. Ma a chi vuoi che gliene freghi delle tue masturbazioni? SARAH: Veramente dicono che ho venduto due milioni di copie in una settimana con quelle pippe. DAVID: Questo perché hai pure scritto le "pagine sì" di cui ti parlavo. Pensa che se avessi scritto solo quelle, di copie ne avresti vendute almeno il doppio. 8; SARAH: Non so se il mio editor sarebbe d'accordo. Non si è azzardato a propormi tagli al manoscritto. DAVID: Il tuo editor è un emerito coglione. SARAH: Dimostramelo. DAVID: libro avendo questo Detto e fatto. - Mentre mi trastullavo col tuo - in realtà mi stavo documentando sul tuo conto letto sui giornali la notizia che saresti scesa in albergo... SARAH: Dunque ti stavi preparando per l'abbordaggio, a quanto pare... ma continua. DAVID: Sì… a quel punto una commessa della libreria, con due belle tettine dure e un culetto a mandolino, comincia a ronzarmi intorno e mi fa: “allora, bello, compri il libro o mi porti a cena stasera? Io stacco tra dieci minuti”. SARAH: E tu? DAVID: Mi sono fatto offrire la cena. Avevo fame, cazzo! SARAH: E il mio libro? Che fine ha fatto? DAVID: L'ho rimesso sullo scaffale, quello è il suo posto. Perché me lo chiedi? SARAH: Che ti dicevo? Non lo hai neppure comperato… e hai letto solo qualche riga. Quindi come fai a giudicare l'operato del mio editor? DAVID: Mi è bastato vedere la tua foto sul retro di copertina. SARAH: Che scema, avrai pensato, ad esporsi così. Chissà come mi avrai trovata... Un silenzio. DAVID: Sincerità per sincerità? SARAH: Ok, sincerità per sincerità. DAVID: Però non ti devi arrabbiare. SARAH: Giuro che non mi arrabbio. DAVID: Dopo aver lasciato la copia del tuo capolavoro letterario sullo scaffale ed aver scroccato la cena alla commessa... vuoi tutti i particolari del dopocena? SARAH: Lascia perdere, posso benissimo immaginarmeli da sola. - Ma che c'entra la mia foto sulla copertina? 8< DAVID: Sincerità per sincerità? SARAH: Lo abbiamo già detto. DAVID: Giuralo di nuovo. SARAH: Lo giuro. DAVID: Non ti arrabbi? Sicura? SARAH: Ho passato da tempo la fase delle arrabbiature. L'ultima volta è stata quando ho mollato una padellata in testa a mio marito... il mio ex marito, per la precisione. DAVID: Che cosa aveva fatto per meritarsi questa biblica punizione? SARAH: Niente, aveva fatto. Non ha mai fatto niente in vita sua, quel codardo. DAVID: E tu, per niente, molli una padellata a un essere indifeso? SARAH: Anche per molto meno se è per questo. DAVID: Scommetto che si era messo i tappi nelle orecchie per non sentirti parlare di letteratura! SARAH: Peggio. Torno a casa in ritardo per colpa del traffico e lo trovo che aveva già cominciato a cenare da solo, senza aspettarmi. DAVID: Un gesto antipatico, senz'altro. Ma la pena capitale mi sembra eccessiva. SARAH: Il bello deve ancora venire. Mi indispettisco e lo provoco: “sai caro, oggi ti ho messo le corna col tuo fratellastro...”. E lui, sorseggiando un bicchiere di Chianti: “e ti è piaciuto, cara?... Ce l'ha più lungo di me?” DAVID: Ahi! - Questa è veramente una colpa grave: allora la padellata se l'è proprio andata a cercare, è come se fosse corso lui stesso incontro all'oggetto contundente finendo per scornarsi da solo. Giusto? SARAH: Nel ricucirgli la ferita il commento del chirurgo è stato: “accidenti che mira sua moglie!” - Ma torniamo a te, al mio libro e a quella smorfiosetta di una commessa. DAVID: Visto e considerato il precedente, preferisco appellarmi al quinto emendamento: non testimoniare se la tua testimonianza può essere usata per incriminarti o prenderti a padellate. 8= SARAH: Ti ho già detto che la fase delle incazzature e delle padelle è passata da tempo, ormai ho raggiunto la pace dei sensi... DAVID: SARAH: uomini. Mica tanto... ...se non altro la pace con me stessa. Basta DAVID: Ah! E io? SARAH: Tu? Tu non sei un uomo. DAVID: Ho sotto mano la prova tangibile del contrario. Vuoi sentirla? SARAH: La conosco a memoria ormai. - Intendevo che sei solo un ragazzo. DAVID: Solo...? Guarda che mi offendo! SARAH: Insomma, sei una parentesi... un gioco... DAVID: Una specie di vibratore, vuoi dire. SARAH: Un vibratore con l'anima e coi sentimenti. DAVID: resto. Grazie della precisazione, ma sempre un vibratore SARAH: La tecnologia del sexy shop ha fatto progressi da gigante. DAVID: pile. Pensa che la commessa voleva perfino cambiarmi le SARAH: Ti eri scaricato? DAVID: Non ho una centrale atomica incorporata. E poi quella avanzava certe pretese... e fai questo e fai quello... spingi.. trattieniti.. e avanti e dietro... SARAH: Anche dietro? DAVID: Già che c'ero, la botta non si nega mai a nessuno. SARAH: Adesso chiamo il direttore della libreria e la faccio licenziare. Non per te sai? Non sono gelosa… noi mica stiamo insieme... ma almeno poteva venderti un libro, il mio libro, e invece non l'ha fatto pur di piazzarti davanti il suo bel posteriore. E a posteriori bisogna dire che innanzitutto ha mancato di rispetto a me, che di quel libro invenduto sono l'autrice, e in secondo luogo ha tradito il rapporto di fiducia col titolare della libreria. 94 DAVID: La verità è che il tuo libro non aveva il fuoco tra le gambe come lei. E' questo che ti fa rodere. Silenzio. SARAH: Guarda che se volevi farmi incazzare, comunicarti che adesso ci sei proprio riuscito. DAVID: Non è con me che dovresti prendertela, però. SARAH: E con chi sennò? devo DAVID: Col grafico della tua casa editrice. Cristo santo, ma come si fa ad usare una foto del genere. Ma chi è l’incapace che te l'ha scattata... SARAH: Il mio ex. DAVID: Quello della padellata in fronte? SARAH: Proprio lui. Lo vedi che se l’era meritata? DAVID: Eccome! SARAH: Allora mi dai ragione! DAVID: Tre volte fesso: la prima a scattarti una foto senza saperci fare, la seconda a tenersi cara la foto e a trascurare l'originale. SARAH: E la terza? DAVID: A buscarsi in mezzo agli occhi la padella con tutta la frittata. SARAH: Non era una frittata, era un ossobuco. DAVID: Comunque, non mi spiego perché hai permesso che si utilizzasse quella foto orribile, da dilettanti, e che soprattutto non rivela alcun amore per l'oggetto raffigurato. SARAH: Grazie per l'oggetto. - Purtroppo il volume, al momento della padellata in fronte, era già in stampa. Ci teneva così tanto che utilizzassi un suo scatto... DAVID: Che non rende onore, ripeto, all'originale. Un silenzio. SARAH: DAVID: giunta. Questo sarebbe un complimento? Non sarebbe, è un complimento. - Sincero, per SARAH: Stai solo cercando di indorarmi la pillola. DAVID: Che pillola, di che stai parlando? 95 SARAH: L'amara pillola della verità. DAVID: Spiegati. SARAH: La verità, - la tragica, la dirompente, l'assoluta e incontrovertibile verità dello specchio: sono vecchia, ho le rughe. DAVID: Le rughe possono essere interessanti. SARAH: Cazzate. La verità è che le hai notate. DAVID: Sì, ma non mi hanno fatto effetto... un effetto negativo, intendo. Tocca con mano, sincerati da sola. SARAH: Stiamo scadendo nel pecoreccio. DAVID: Ti dà fastidio il pecoreccio? SARAH: No, fastidio. è divertente. E' proprio questo DAVID: Che sia divertente? SARAH: Mi dà fastidio che non mi dia fastidio. DAVID: Rilassati, allora, e goditi l'attimo. SARAH: Attimo, sei così rapido? Prima mi un'eternità... dolcemente sospesa nel tempo... DAVID: Parlavo paroloni. per metafore. Ma non a darmi sembrava esageriamo coi SARAH: Ma sì, hai ragione, basta voli pindarici, sentimenti platonici, che la volgare carne consegua finalmente il suo scopo. DAVID: Il suo secondo scopo, con la prima vocale chiusa. SARAH: Stupido, adesso mi fai pure il linguista. DAVID: Perché no? E' un piacere... SARAH: My God, hai la lingua più lunga e ruvida di una giraffa! 96 SCENA 5 Come nella scena precedente: Nota regia: si potrebbe mostrare, con le dovute precauzioni di un gioco di luce o di un velatino, la scena di sesso, quindi collegare la scena precedente a questa che segue senza necessariamente incorrere in uno stacco temporale. Sarah, dorme, lui è seduto sul letto. Lui si accende una sigaretta. Fa due tirate. A questo punto lei si sveglia. Lo guarda con aria stralunata. Non parla subito. DAVID: Che c'è? Non puoi dormire? -- Ti dà fastidio se fumo?-- Ti da fastidio la sigaretta?--- Insomma, perché mi guardi come se fossi uno zombie? --- Per piacere dì qualcosa... Vuoi bere? Whisky? Acqua? Oh!... Dico a te! SARAH: Chi sei? DAVID: Io?... Non mi riconosci? Sono il tuo schiavetto. SARAH: Che cazzo ci fai nel mio letto? DAVID: Lo schiavetto, ricordi... O meglio, la giraffa dalla lingua lunga e ruvida. SARAH: Mi gira la testa... ieri sera ho alzato un po' il gomito per festeggiare il mio premio, ho avuto uno svenimento, forse ho perso i sensi. Tu potresti avermi trovato in questo stato... potresti aver approfittato di me. DAVID: Questa è bella: io avrei approfittato di te! SARAH: L'apparenza direbbe questo. DAVID: L'apparenza inganna. Casomai è vero il contrario: sei stata tu ad approfittare di me. E come ti piaceva! SARAH: E' andata sicuramente così: io prima di svenire ho chiamato aiuto, tu che stavi al piano sei subito accorso, mi hai trovata riversa per terra, mi hai spogliata, messa a letto, poi ti sei spogliato a tua volta e ti sei infilato sotto le coperte accanto a me per fare i tuoi porci comodi. Ecco come sono andate le cose. DAVID: E il pompino? SARAH: Ti ho fatto un pompino? Io a te? Che schifo!... DAVID: Me lo hai pure morsicato... vuoi vedere i segni dei tuoi aguzzi dentini? O ti era scattata la molla della dentiera? 97 SARAH: Basta, basta! Io... successo. Non ricordo niente. DAVID: io... non so cosa sia E dire che mi hai pure assunto. SARAH: Perché avrei dovuto farlo? Non sei un dipendente dell'albergo? DAVID: Non più: mi hai fatto licenziare. Adesso sono tutto… Sarah-dipendente. SARAH: Ma quante cose ho fatto io stanotte! DAVID: Beh, abbiamo dato una bella ripassatina al primo volume del Kamasutra. Io sopra e tu sotto, io di lato, tu sopra, di fianco, di struscio... SARAH: Dunque, ti avrei assunto per una notte? DAVID: Di più. SARAH: Due notti? DAVID: Di più, di più. SARAH: Insomma, per quanto fottuto tempo? DAVID: A tempo indeterminato. SARAH: Come? DAVID: In pianta stabile, con la misera retribuzione di mille dollari. SARAH: Al mese? Beh, forse ho fatto un affare, per mille al mese dove lo trovi un mastro d'ascia come te. DAVID: Che mese?! A notte, tesoro. SARAH: Che? Come? A notte? - Cristo santo, spillerai più quattrini del mio strizzacervelli! così mi DAVID: Ah, ora, una volta soddisfatti gli appetiti, ti penti... dovevo aspettarmelo che non avresti mantenuto l'impegno. Ecco il motivo di questa manfrina: "non so, non ricordo"... Ma va a farti fottere! SARAH: Già fatto, a quanto pare. - Comunque, la questione non è se mi pento, ma se posso permettermelo. Chiederò al mio legale, forse riesco ancora a tirarmi indietro. DAVID: Vorresti tirarti indietro? SARAH: Potendo? risposta è sì. - Beh, mi 98 spiace deluderti, ma la DAVID: Bene, allora l'accordo verbale s'intende risolto su due piedi. Lasciamo perdere l'amore, il sesso e tutto il resto. SARAH: Accordo verbale? - Quindi... Non abbiamo sottoscritto un contratto? Questa è una buona notizia. La prima, da quando sono sveglia. DAVID: Ci siamo dati moralmente la mano... o meglio, tu hai messo una mano sulla mia patta ed io la mia sulla tua patata. Più accordo di questo! SARAH: Non ci sperare: il mio avvocato lo farà saltare come una patata fritta in padella. Non ci sono i presupposti legali perché io lo debba rispettare. DAVID: Già, tu ci sai fare con le padelle. SARAH: E tu sai fare il furbetto con le donne sole, no? David salta fuori dal letto e comincia a rivestirsi. DAVID: più. Risparmiati l'avvocato. Sono io che non ci sto SARAH: A fare che? DAVID: A stare con te. SARAH: E i soldi? Rinunci al compenso? Non ci speravo... DAVID: Ci sputo sopra ai tuoi soldi. Anzi riprenditi quelli che mi hai anticipato... Non mi servono, i soldi entrano ed escono, in qualche modo me la caverò. E quando sarò qualcuno, se sarai ancora viva, magari in carrozzella, con la bava alla bocca, all'ultimo stadio del Parkinson, ti verrò a dire in faccia: eccolo quello che hai buttato fuori dal tuo letto, dalla tua camera, dalla tua vita. Altrimenti, se schiatti prima, verrò a cagare sulla tua tomba. E' questo ciò che meriti, visto che non sei riuscita a capire il mio totale disinteresse nei tuoi confronti... il mio amore... per te! SARAH: Aspetta, non te ne andare. Forse comincio a ricordare qualcosa... i tuoi baci, le tue parole, la tua tenerezza... DAVID: SARAH: Tutto qui? La tua lingua lunga e ruvida da giraffa... DAVID: Fottiti! SARAH: Da sola? - Già fatto... tanto tempo fa. David esce, Sarah scoppia a piangere. Fine primo atto. 99 SECONDO ATTO Per il ritmo serrato che bisogna dare al secondo atto, viene a cadere la divisione in scene. Tutto l'atto si svolge dunque come un piano-sequenza. La stanza in pieno sole. Musica swing dalla radio. Ovunque fiori. Squilla il telefono. Sarah, accorre in vestaglia, dal bagno dove si stava truccando. Risponde. SARAH: Idina! Sei tu… Come è stato… come è stato… è stato triste perché tu non c’eri… (Pausa: Idina parla) SARAH: Dai, scherzo!... Bellissimo Idina… è stato bellissimo. Emozionante e bellissimo. Ma se vincerò un altro Pulitzer verrai con me! (Pausa: Idina parla) SARAH: Ho ricevuto… ho ricevuto… un mazzo di fresie! (Pausa: Idina parla) SARAH: Come “solo fresie”! Le fresie in inverno… ci sono solo a New York… ti sfido a trovarle in Italia… (Pausa: Idina parla) SARAH: Ma come “che miseria”… Idina!... (Pausa: Idina parla) SARAH: Ma certo!... Fasci di rose, interi vivai di rose! Quelli che contano, come li chiami tu, non hanno badato a spese! (Pausa: Idina parla) SARAH: No, non ho la stanza piena di fiori, li ho già mandati alla chiesa più vicina… (Pausa: Idina parla) SARAH: (Ride) Idina, ti prego, mi sarei già soffocata con tutti quei fiori in camera… (Pausa: Idina parla) SARAH: Va bene, sì, sono pazza… vinco un Pulitzer, alloggio nel più lussuoso albergo di New York e… mando in chiesa le rose tenendomi stretto un misero mazzetto di fresie… (Pausa: Idina parla) 9: SARAH: (Alza gli occhi al cielo) Sì… sempre la solita! (Pausa: Idina parla) SARAH: Idina no!... “Aveva ragione tuo padre”, no, eh?! Non lo sopporterei!... E poi sono stanca, ho mal di testa… voglio… (Pausa: Idina parla) SARAH: No, non mi sono offesa… fortuna mio padre non è qui. è che stasera per (Pausa: Idina parla) SARAH: (Scoppia in una risata) Ecco lo dici anche tu che diceva solo stronzate, quindi... (Pausa: Idina parla) SARAH: (Ride e parla in modo convulso) ricordo la presentazione del mio primo libro… Sì, me la (Pausa: Idina parla) SARAH: La sola cosa che desiderava era… evaporare… Fosti proprio tu a chiamargli un taxi… ti aveva detto: “Qui mi manca l’aria!...”. Così… lo infilasti in fretta e in furia sull’auto… che se lo portò via in un baleno. Eri proprio arrabbiata, povera Idina… e anche lì fosti tu a liberarmi dall’impaccio… come sempre. (Pausa: Idina parla) SARAH: Lo so che mi vuoi bene… e che… (Pausa: Idina parla) SARAH: (Sorride teneramente e alza gli occhi al cielo) Sì cara, sì… io… merito il meglio… (Si sente bussare alla porta) SARAH: Bussano, ora ti devo proprio lasciare... Hanno portato la colazione, ho una fame da lupo, mi sembra di essere andata a letto senza cena, ho un languorino nello stomaco!... Sì sì, ti chiamo io appena atterro a Boston, ciao, ciao... bacio! (riattacca, va ad aprire la porta) Eccomi, arrivo. Sarah apre la porta e resta interdetta. E' David, in divisa bianca dell'albergo. DAVID: Buongiorno Miss Sampson. SARAH: Buongiorno...a lei! 9; DAVID: La colazione, miss Sampson... posso? SARAH: Prego si accomodi. Ero soprappensiero. DAVID: (spingendo dentro il carrello della colazione) Lo credo, con tutto quello che le passerà per la testa! SARAH: Come, scusi? DAVID: Lei ormai è famosa. Il suo ritratto è sulla copertina di Time, appeso in tutte le edicole di Manhattan. - Posso apparecchiare sul tavolino? SARAH: Sì grazie... - E che c'entra la mia faccia su Time con quello che mi passa per la testa? DAVID: Beh, ormai tutti sanno che lei è un'artista, una scrittrice... SARAH: Quindi? DAVID: Quindi lavora di fantasia. Normale che ogni tanto viva come su un altro pianeta... diciamo un po' sulle nuvole. Del resto, le sue storie sono puramente inventate. - O no? SARAH: Ne dubita? DAVID: Come faccio a conoscere ispirazione? Potrei essere anch'io storia. - Latte? le ad sue fonti di ispirarle una SARAH: No - il caffè mi piace nero. Che cosa intende per ispirarmi una storia? DAVID: Dicevo così per dire. Del resto ognuno ha una storia che potrebbe essere raccontata. Però ha ragione lei, io non sono nessuno: perché dovrei ispirarla? SARAH: Forse lo ha già fatto senza rendersene conto. DAVID: Gradisce delle uova strapazzate al bacon? SARAH: Odio le uova al mattino. Quella delle uova al mattino è una pessima abitudine alimentare tipicamente americana. Si ingurgitano un sacco di calorie e poi bisogna stare a dieta tutto il giorno per smaltirne solo una parte. DAVID: Dipende dai casi. SARAH: Non è d'accordo? DAVID: Non saprei. SARAH: Lei le mangia? 9< DAVID: Io sì. SARAH: Sfido! Lei è giovane, un ragazzone, dovrà pur nutrire quella massa di muscoli che si porta dietro. DAVID: Beh, a dire la verità se potessi svegliarmi in un comodo letto alle nove del mattino come fanno pochi privilegiati al mondo, salterei la colazione per passare subito all'after hour dell'aperitivo serale. Purtroppo però attacco a lavorare alle sei e mi devo fare un'ora di treno fino alla Penn Station. SARAH: Capisco. Vivendo nel Bronx dovrà svegliarsi almeno alle quattro, per prendere il treno delle quattro e quaranta ed essere in divisa al suo posto, dopo aver timbrato il cartellino. Un silenzio. DAVID: Come fa a sapere che abito nel Bronx? SARAH: Mi era sembrato di capire... ma scusi non è lei che ieri mi ha portato le valigie in camera? - Come si chiama? DAVID: David. SARAH: Ecco, appunto, come il David di Michelangelo. DAVID: Veramente mio padre si chiama… chiamava... perché è morto di recente... SARAH: Frankie. DAVID: Come fa a sapere il nome di mio padre? anzi si SARAH: Non leggo nel pensiero, stia tranquillo, non sono una megera. - Me lo ha detto lei. DAVID: Io? Ma guardi che io non le ho detto niente, ci vietano tassativamente di parlare di questioni private coi clienti, non posso averlo fatto, mi avrebbero licenziato. SARAH: Infatti. DAVID: Infatti... cosa? SARAH: Infatti l'hanno fatto: l'hanno licenziata. DAVID: A me? E quando? SARAH: Qualche ora fa. - In tronco. DAVID: E perché? SARAH: Perché ha risposto male al direttore. 9= DAVID: Non mi sarei mai permesso. Il direttore era molto legato a mio padre come io ora sono riconoscente a lui. Facendomi lavorare mi dà l'opportunità di proseguire gli studi... SARAH: Lo so, in architettura. DAVID: Lei mi fa paura. SARAH: Non devi aver paura di me. Del resto mi fa piacere che tu abbia fatto pace col direttore e che lui si sia mostrato tanto magnanimo da riassumerti. - Quante gliene hai dette però... cornuto, farabutto, leccaculo... DAVID: Anche leccaculo? SARAH: Posso giurartelo. DAVID: Sarà... però io non mi ricordo. SARAH: Non ricordi perché sei un gentiluomo. DAVID: Nel senso?... SARAH: Nel senso che fai finta di non ricordare per non mettermi in imbarazzo. Ed io te ne sono grata, anzi gratissima. Voglio darti una bella mancia, se non ti offendi. DAVID: Perché dovrei offendermi per la mancia? SARAH: Non vorrei ferire il tuo orgoglio... DAVID: Se mi appioppa un misero dollaro come fa qualche spilorcio di italiano, allora sì che mi ferisce l’orgoglio, ma con cinque... anzi no, meglio, con dieci, la ferita si rimargina subito e mi spunta un bel sorriso sulle labbra, così. SARAH: Quanto sei carino quando sorridi. la finestra. Vieni verso DAVID: Perché? Si è rotta la tenda automatica? SARAH: Ssst. Voglio darti la mancia. DAVID: Susi, e non può darmela qui dove stiamo? SARAH: No, che non posso. C'è la telecamera che ci osserva… Poi devi versarla nel calderone comune e spartirla con gli altri. DAVID: Quale calderone, miss Sampson, non capisco. SARAH: La telecamera in corridoio il cui occhio giunge fino alla zona off limits… per questioni di privacy... so tutto! :4 DAVID: Non corridoio. SARAH: DAVID: altro? mi risulta che ci siano telecamere in Ma se me lo hai detto proprio tu… Io, David? Non è che si sbaglia con qualche SARAH: Sei tu quel David che abita nel Bronx e il cui padre si chiamava Frankie? DAVID: Esatto. SARAH: Allora, vedi che so tutto? DAVID: D'accordo... ma come fa a saperlo? SARAH: Te l'ho detto che me lo hai detto tu! DAVID: Ma io non le ho detto proprio niente. SARAH: E allora io come faccio a saperlo? DAVID: Ed io che cazzo ne so! Restano alcuni istanti a guardarsi. SARAH: Va bene, allora ridammi i settecento dollari. DAVID: Ci risiamo! Quali settecento dollari? SARAH: La mancia. DAVID: Senta, miss Sampson, forse non le è ancora passata la sbornia di ieri. Se la sta tirando dietro come un brutto ricordo. Mi dia retta, faccia colazione e poi si immerga nell'idromassaggio. Si rimetterà in sesto e smetterà di confondere la realtà con la fantasia. SARAH: Non ho bisogno di rimettermi in sesto. Sto benissimo. DAVID: Però sostiene di avermi dato settecento dollari di mancia. SARAH: Allora? DAVID: Non le sembra un po' inverosimile dare ad un facchino una somma del genere per aver portato un paio di valigie in camera? SARAH: Insomma, io direi un sacco balle!... DAVID: Non mi permetterei mai di pensare una cosa del genere, Miss Sampson. Ma la questione è un'altra. Io non me lo ricordo per niente questo episodio. E invece dovrei essere ben felice di ricordarmelo… O no? Caspita, :5 settecento dollari, farebbero la mia felicità! E anche quella del mio padrone di casa che si troverebbe pagati, in un colpo solo, tre mesi di affitto arretrato. Ma la questione è che la mia memoria non ha registrato nulla del genere, e neppure il mio portafoglio, che è rimasto tragicamente vuoto. - Strano che invece lei ricordi tutto questo così chiaramente. SARAH: Come se fosse ieri. Anzi, era ieri! DAVID: Ho capito: lei si sta prendendo gioco di me. Siamo in una trasmissione di "candid camera", una di quelle in cui si combinano scherzi al prossimo, poi salta fuori il conduttore e… tutti a ridere: era solo uno scherzo. Dov'è la telecamera, mi lasci indovinare... Lui ride, ma lei resta serissima impassibile, poi sbotta. SARAH: Io e te abbiamo fatto tre volte l'amore, signor David di Michelangelo, per questo ti ho pagato. Ma David ride più forte, quasi sghignazza. DAVID: L'amore? Con me? Non ci posso credere... che razza di scherzo! SARAH: Basta! Non è uno scherzo e lo sai bene. DAVID: Ma certo che è uno scherzo, Miss Sampson. Anche di cattivo gusto se permette. Perché io non credo che avrei potuto fare l'amore con lei, tre volte poi, figuriamoci. SARAH: Perché no? Perché sono troppo vecchia per te? DAVID: No, perché io sono gay e le donne, giovani o attempate, belle o brutte, non mi attirano... non me lo fanno rizzare, se lo vuole proprio sapere. Quindi tutta la favola che mi ha raccontato è solo una storiaccia che si è inventata, e non so di preciso a che scopo. Certo, lei è una donna famosa, lei è una donna ricca, io sono solo un povero diavolo, un ragazzo, finocchio per giunta, quindi che ci vuole a sperimentare su di me i suoi giochi di prestigio letterari, le sue trame, i suoi intrecci romanzeschi di donne che spasimano e cadono ai piedi di giovani fattorini d'albergo. Che romanticherie da strapazzo! Ma non si vergogna a stuzzicare, a sfottere chi è costretto a servirla, a darle ragione, a sopportare i suoi sbalzi d'umore, le sue mattane, le sue stranezze, solo per non perdere il posto!? - Lei lo sa benissimo che io non posso mandarla a quel paese, che non posso difendermi dalle sue allusioni, dai suoi isterismi, ma posso solo sperare che lei si stanchi di infierire su di me, o che magari si ricordi di avere un appuntamento con la sarta, o col suo parrucchiere di fiducia, oppure col :6 suo avvocato per discutere qualche contratto milionario... Però nel frattempo io sono costretto a stare al gioco, a prendermi i suoi calci in culo... SARAH: Ecco, i calci in culo! DAVID: Prego? SARAH: Non sopporti i calci in culo, me lo hai detto tu stesso. E come ti sei arrabbiato quando ho provato a rifilartene uno! DAVID: Vorrei vedere! Ma chi li sopporta i calci in culo, scusi tanto? Nessuno, nessuno li sopporta, tantomeno io… E neppure il barista, neppure la cameriera portoricana al piano, o il ragazzo cubano che parcheggia le fuoriserie dei ricconi nel sotterraneo. Anche a lui si deve portare rispetto, come a me, come a tutti noi. Senza di noi questo schifo di società non potrebbe funzionare, perché se nessuno parcheggiasse la macchina di un ricco cliente, il tycoon di turno dovrebbe andare a spostarsela da solo, e allora non sarebbe più un tycoon, sarebbe la stessa cosa del cubano morto di fame che grida “abbasso Castro, abbasso il comunismo” solo perché questo fottuto paese gli tira un tozzo di pane da mangiare, come fosse una scimmia in una gabbia dorata. Ma che gliene fotte a lui se la gabbia è dorata, tanto dalle sbarre non può far altro che allungare la zampina come una bestia da laboratorio… le sbarre non si piegano, non lo lasciano passare, non gli concedono nessuna libertà, anche se sono dorate. Quindi non mi venga a parlare di calci in culo io non li accetto per principio e per convinzione politica… sì ha capito benissimo, politica! Perché sarò pure un pezzente, un morto di fame, uno che prima o poi perderà il lavoro e si ritroverà a dormire in Central Park alla diaccio, coperto da scatole di cartone, in compagnia di un paio di ubriaconi e di falliti… però io sono una persona, un individuo con la sua dignità, con la sua moralità e - scusi tanto - con un suo senso etico. Breve silenzio. SARAH: Sai che cosa sei secondo me? Sei solo un maledetto bugiardo. Ma te la farò pagare. La menzogna non può trionfare in un questo paese, che ti ha dato l'opportunità di diventare quello che sei: se non altro ti ha permesso di crescere, - d'accordo - su uno schifoso marciapiede del Bronx, ma intanto sei cresciuto, e coltivi aspirazioni intellettuali, ti paghi gli studi con un onesto lavoro... che vuoi di più!? Vuoi me? E allora prendimi! O vuoi il mio portafogli, la mia borsetta, i miei gioielli, le mie carte di credito? No aspetta, ho capito, tu non vuoi niente di tutto questo, tu... tu ti :7 vuoi solo vendicare... tu mi vuoi morta... tu mi vuoi ammazzare. Breve silenzio. DAVID: E anche se fosse? SARAH: Allora lo ammetti! DAVID: Io vorrei veramente ammazzarti, ma non è detto che lo farò. Tu sai di non valere nulla, possono darti il Pulitzer, il Nobel, possono intitolarti l'universo intero, ma resti una nullità, una coscienza infelice, una fallita, consapevole che ciò che fa non serve, è ininfluente, non incide sulla storia del mondo e non cambia la vita delle persone. Quindi perché dovrei rischiare la sedia elettrica per te? Ammazzati con le tue mani, se vuoi sottrarti all'angoscia di un’esistenza sprecata a rincorrere i tuoi sogni di bambina, mentre altrove i bambini non riescono neppure a diventare grandi. SARAH: Mi fai paura. DAVID: E allora perché non chiami aiuto? Perché sai che dico la verità, che è più tagliente ed affilata di una spada? Perché sai che sono l’angelo sterminatore e ho deciso di proclamare uno sciopero della Morte, solo perché tu possa ogni mattina risvegliarti nello stesso letto, dopo la stessa notte agitata, dopo lo stesso sogno tremendo, in cui vivi e rivivi, come in un inferno mentale, l'angoscia della tua coscienza infelice? SARAH: Che ne sai tu della mia coscienza infelice? DAVID: So quanto basta. So come funziona la coscienza infelice, esattamente come un tarlo che corrode l’anima: vi si insinua come un chiodo in un pneumatico, che forma un buco da cui l'aria esce, a poco a poco, finché l’auto non si schianta contro un albero. Lo vedi l'albero sul ciglio della strada che ti viene incontro velocemente? Frena, urla, eccolo! Ha sfondato il cofano ed ora manda in frantumi il parabrezza... Grida, urla, chiedi perdono!... Zac… eccoti giunta a destinazione, in bocca hai solo il sapore del sangue e della corteccia dell'albero... poi arriva la puzza di benzina prima dell'esplosione... ancora pochi istanti e brucerai fra le fiamme del tuo inferno! SARAH: Non riesco quasi a parlare ... sono come paralizzata, la voce mi esce a stento dalle labbra... non posso muovermi... Oddio! Aiutami... DAVID: Fottiti. :8 Sarah sviene. David dopo alcuni istanti raccoglie i fiori in giro e li nasconde nell'armadio. Prende le bottiglie di liquore e le svuota addosso a Sarah, rovescia i bicchieri sul pavimento. Quindi spegne la luce, sembrava giorno, così invece torna la penombra della notte. Poi esce furtivamente richiudendosi la porta alle spalle. Trascorrono alcuni istanti. Sarah lentamente si riprende. SARAH: Oh, mio Dio, mi gira la testa… aiuto!... Mi sembra di essere in alto mare, a bordo di una scialuppa di salvataggio... sento davvero puzza di benzina, sono tutta bagnata... Maledizione, è whisky... (tenta di alzarsi ma inciampa in una bottiglia di whisky) Io bevo solo bourbon del Tennesse, sono allergica alla robaccia dozzinale... Cristo, quanta me ne sono scolata di questa brodaglia? - Mi viene da vomitare... (corre in bagno a vomitare) Squilla il telefono, barcollando Sarah esce dal bagno e prende la telefonata. E' Idina. SARAH: Pronto... Idina, sei tu? Oh cara! Tu non puoi sapere cosa mi sta succedendo... e il problema è che non lo so neppure io... Sai i fiori di cui ti ho parlato poco fa?... (Pausa: Idina parla) SARAH: Come, quando?... Saranno passati sì e no dieci minuti. (Pausa: Idina parla) E' da due giorni che non ci sentiamo? Dici sul serio?... Ma se... (Pausa: Idina parla) SARAH: Certo che eri tu... chi altri sennò... abbiamo parlato delle fresie che mi hanno regalato... (Pausa: Idina parla) SARAH: Come non ne sai niente? Vorrai dire che non te lo ricordi, eh cara mia a una certa età... ti stai facendo vecchia anche tu, cara… non invecchio mica solo io… (Pausa: Idina parla) :9 SARAH: Va bene, forse sono un po’ su di giri, fatto sta che le mie fresie non ci sono più... sparite! E anche il sole, via. Eclissato… (Pausa: Idina parla) SARAH: E che ne so come? Ero andata a vomitare... (Pausa: Idina parla) SARAH: No che non sono ubriaca... neppure un goccio... (Pausa: Idina parla) SARAH: E come telefono?... fai a sentire puzza di whisky al (Pausa: Idina parla) SARAH: Sì… è talmente forte che la senti attraverso i fili... e dai, smettila di prendermi in giro, Cristo santo! Devi credermi... (inciampa) Accidenti, qualcuno ha lasciato una bottiglia vuota sul pavimento... anzi due... (Pausa: Idina parla) SARAH: Non è acqua minerale, Idina… piantala con questo humour da quattro soldi: sono due bottiglie di whisky… ma non me lo sono scolate io! E’ impossibile! Io bevo solo bourbon, il whisky mi fa venire l'acidità di stomaco... (Pausa: Idina parla) SARAH: No che non sono la stessa cosa, se lo chiamano bourbon e non whisky ci sarà pure una fottuta ragione... (Pausa: Idina parla) SARAH: E non mi sono neppure convertita al whisky. Te lo giuro... Dai! Ci siamo parlate prima e tutto era a posto, perfetto, la colazione, i fiori, il sole, poi via tutto... zac... come se un grosso albero mi venisse velocemente incontro, sfondasse il parabrezza dell’auto e mi si spiaccicasse sul naso mandando in frantumi la realtà. (Pausa: Idina parla) SARAH: Sai che ti dico Idina? La camomilla fattela tu! (Pausa: Idina parla) SARAH: No che non ci sentiamo domani, cazzo!... Ora è domani, anzi, dieci minuti fa era domani, mentre adesso è ieri, e si sta facendo sempre più ieri di prima, maledizione! :: (Pausa: Idina parla) SARAH: No Idina, non farlo… Idina non riattaccare... mi calmo, sì, mi calmo. (Pausa: Idina parla) SARAH: Idina non ti sto prendendo in giro, non gioco a fare la diva isterica… non certo con te che sei la mia migliore amica... (Pausa: Idina parla) SARAH: Lo so che non vuoi essere la fessa del mio nuovo romanzo... Chi ci pensa al romanzo in questo momento? (Pausa: Idina parla) SARAH: Idina, non è una fiction... (Pausa: Idina parla) SARAH: No, neanche una fissazione! Idina, tu sei il mio editor e mi conosci meglio di chiunque altro... (Pausa: Idina parla) SARAH: Come appunto diavolo ti prende? per questo? Ma amica mia che (Pausa: Idina parla) SARAH: Ah, l’ubricona sarei io?! Senti senti… e la Vodka che camuffi nella bottiglia di acqua minerale? (Pausa: Idina parla) SARAH: Sì, cara, proprio così… la tieni in ufficio, nell'ultimo cassetto della scrivania... quello di destra... (Pausa: Idina parla) SARAH: Sì, me ne sono accorta… e non solo io, cara… A volte non ti si può stare vicino… emani tanto di quel combustibile dalla bocca che salterebbe in aria la Casa editrice, se non fosse proibito fumare... una sola sigaretta e… bum! L'edificio esploderebbe saturato dal tanfo del tuo alito... (Pausa: Idina parla) SARAH: Sì, Idina, te la sei cercata… dai un’occhiata alle tue debolezze prima di fare la morale agli altri. E poi, la prova che sei sempre brilla sul lavoro puoi trovarla stampata sulla copertina del mio libro… Ma come :; si fa, dico io, a licenziare una copertina del genere, con quella foto... (Pausa: Idina parla) SARAH: Per fare un favore a mio marito...? Ma se è un incapace, un inetto... (Pausa: Idina parla) SARAH: Ah, frequenti?... non lo è? E tu come fai a dirlo? Lo (Pausa: Idina parla) SARAH: Ti incontri saltuariamente? saltuariamente con lui... quanto (Pausa: Idina parla) SARAH: No, non penso sempre al male, Idina… è lui a saltarti o sei tu a montarlo?... (Pausa: Idina parla) SARAH: Ah… lo vedi?... Fate un po' per uno, capisco. Basta scherzare mia cara: lui è una merda d'uomo, davvero. Una cacca di topo, un mollusco. Stai alla larga! (Pausa: Idina parla) SARAH: State bene insieme?... Beh, se è così… auguri e figli psicopatici, da lui non puoi aspettarti altro. Perché è pazzo, cattivo, becero... (Pausa: Idina parla) SARAH: Con te è gentile... bene bene... (Pausa: Idina parla) SARAH: Sì… regali... delicato... generoso... ti riempie di (Pausa: Idina parla) SARAH: Stop!!! Ferma… non andare oltre… Arguto no! Non lo sopporterei… Idina mia, mi hai già provocata abbastanza, ti prego… quel rammollito non sa neanche dove sta di casa l’arguzia… (Pausa: Idina parla) SARAH: Ma allora è vero!... Te lo scopi davvero!... Io pensavo che scherzassi!... (Pausa: Idina parla) :< SARAH: Non hai voglia di scherzare a quest'ora? E figurati io! Allora dai, parliamo seriamente: te lo scopi sì o no?... (Pausa: Idina parla) SARAH: E da quando?... (Pausa: Idina parla) SARAH: No che non mi arrabbio, ormai siamo divorziati, non è più roba mia... ma a quel tempo lo era ancora, porca puttana, e tu non avevi alcun diritto di metterci sopra le tue manacce schifose... (Pausa: Idina parla) SARAH: Mmh!!! Ancora con la storia della padellata! E brava la consolatrice degli afflitti… gli sei andata a cambiare le bende, e già che c'eri gli hai dato pure una succhiatina... così mentre lui aveva in fronte un bernoccolo io esibivo un bel paio di corna... Brava Idina, complimenti, tu sì che sei un'amica... una collaboratrice insostituibile, anzi… la maga delle copertine... (Pausa: Idina parla) SARAH: No… non sono tipo da allusioni… lo sai che io vado dritta al cuore delle cose!... E’ un lusso che mi posso permettere dopo quindici anni di analisi!... E ti dico con molta onestà che la tua copertina fa schifo… (Pausa: Idina parla) SARAH: Brutto verme!... Ti piace giocare duro, eh? Ferire dove il sangue non si coagula!... Ma sì, hai ragione… con mio padre non ci sono andata al cuore delle cose. (Pausa: Idina parla) SARAH: Tieniti le tue scuse… non mi servono. E’ vero: ho il rimpianto di essermi sempre nascosta dietro il ritratto ingiallito di una misera serenità, quando in me proliferava bella e lucente la signora rabbia!... (un silenzio) SARAH: Almeno io l’ho scritta la mia rabbia, Idina. L’ho tirata fuori senza bisogno di dare il colpo di grazia a quel… a quell’uomo nato e morto solo. (piange) (Pausa: Idina parla) := SARAH: Per favore!... Taci! Non fare retromarcia. Hai toccato un tasto dolente, e non è la prima volta. (Pausa: Idina parla) SARAH: Ancora! Ancora!!! Mia madre… la sognatrice santa! Sai che ti dico, Idina? Tu l’amavi, mia madre, la veneravi, me la invidiavi… e non t’accorgevi che ero costretta a sognare i suoi sogni!… Di miei non potevo averne… (Pausa: Idina parla) SARAH: Sono diventata una scrittrice grazie a lei, sì. E se non avessi voluto essere una scrittrice? Se le mie aspirazioni fossero state altre? (Pausa: Idina parla) SARAH: No, non potevo Idina, non potevo! Avevo dieci anni quando lei decise che i miei versi le strappavano il cuore e l’avrebbero strappato al mondo intero… “altro che Achmatova!! Cvetaeva!... Altro che!”… Aveva letto tutta la poesia del mondo, almeno questo glielo devo riconoscere. Così giù a scrivere, a scrivere, senza sosta… è ovvio che dai e dai… insomma anche un somaro sarebbe riuscito a pubblicare dei libri… (Pausa: Idina parla) SARAH: Che c’entra il Pulitzer, adesso… non cercare di lisciarmi il pelo… non ci casco. (Pausa: Idina parla) SARAH: Quale vita… quale vita, Idina? Io ho sempre vissuto la vita degli altri. Nel bene e nel male era la vita degli altri… o il suo contrario. Che poi è la stessa cosa. Ho fatto tutto ciò che piaceva a mia madre e il contrario di quello che piaceva a mio padre. (Pausa: Idina parla) SARAH: Oggi non mi risparmi proprio niente, eh? Giri e rigiri quel maledetto dito nella piaga… ma hai ragione, è vero: a lui non sarei piaciuta in nessun caso. Per piacergli avrei dovuto semplicemente evitare di nascere. (Pausa: Idina parla) SARAH: Non posso parlare perché non ho avuto figli?! Brutta stronza! Non ho potuto averne io di figli… è stato il dolore più grande… ma chi sei, Idina! Non ti riconosco più… (Pausa: Idina parla) ;4 SARAH: Sì, sì, cerca di rattoppare… lo so che sarei stata una gran madre, almeno i figli li avrei messi al mondo perché fossero se stessi, non un’immagine ritenuta perfetta da qualcun altro. Niente Faust, niente Dorian Gray: solo ciò che la natura si fosse compiaciuta di donarmi… ma adesso basta. Torniamo a te. Torniamo alla copertina che fa schifo anche al facchino dell'albergo… (Pausa: Idina parla) SARAH: Ho vinto il Pulitzer grazie a quella copertina?... Avrei venduto milioni di copie grazie a te? Idina, abbiamo appurato che sei una puttana e ti scopi i mariti delle amiche. Ma la novità vera è che sei pure stronza. Stronza marcia... stronzissima... da te non me lo sarei mai aspettato... Pronto? Idina? Pronto?...Ah, ci sei ancora… che non ti venga in mente di attacc… Mhm!!! Quella zoccola ha messo giù... ma come si permette? In fondo che le ho detto di male... di cattivo. Sono capace di ben altro, io... (Scoppia a piangere. Pausa. Si riprende e lo sguardo le va verso la sua borsa che sta aperta sul pavimento, con il contenuto sparso qua e là). SARAH: Ehi, ma cosa... qualcuno ha rovistato nella mia borsa... Le carte di credito... gli ultimi spiccioli.... il libretto degli assegni... e hanno frugato anche nel beutycase... i gioielli! Spariti, tutto sparito... Devo denunciare subito il furto... Presto, presto... forse il ladro è ancora nei paraggi... Cristo! Qual è il numero della reception? - Dimenticavo! Basta alzare la cornetta e rispondono dal desk... (Mentre sta per alzare la cornetta si sente bussare alla porta). VOCE Miss Sampson? SARAH: VOCE: SARAH: VOCE: Chi è? Sono il direttore, Miss Sampson. E che vuole? Gira voce che lei abbia subito un furto in camera. SARAH: Caspita denuncia... VOCE: che velocità, non ho nemmeno sporto La voci corrono, Miss Sampson. SARAH: Ma io non ho ancora comunicato il fatto alla reception… come fa, lei… ;5 VOCE: Eppure la voce è arrivata. Prova ne sia che io sono già qui, sul luogo del delitto. SARAH: Delitto! Oddio, vuoi vedere che sono pure morta? VOCE: Il morto che parla c'è solo nella napoletana. - Mi apre gentilmente Miss Sampson? smorfia SARAH: Guarda tu questo… deve avere amici a Little Italy!... Scusi, ma non ha detto di essere il direttore? VOCE: SARAH: VOCE: SARAH: VOCE: L’ho detto e lo sono. Allora avrà pure il passepartout… Certo che ce l'ho, ma non lo posso usare. Perché no? Questione di privacy. SARAH: Che strano albergo… Sanno ciò che dirai prima ancora che parli, ma per questioni di privacy non usano il passepartout quando un’emergenza lo richiede. (apre la porta) Prego, si accomodi... Entra David, smoking. DAVID: ma stavolta vestito elegantemente, in Piacere, miss Sampson, sono il direttore. SARAH: Mi sembra di riconoscerla. Anche dalla voce avrei detto che mi fosse familiare. DAVID: Non ci siamo mai incontrati prima d'ora. SARAH: Scusi facchino...? tanto, ma... Ma lei non è David, il DAVID: No, mi chiamo Michelangelo. Però ci è andata vicino... Ricorda? Il David di Michelangelo Buonarroti, quello che sta a Firenze... SARAH: Conosco benissimo quella statua… DAVID: Ma di David ce ne sono due, uno di Michelangelo e un altro di Donatello. SARAH: E quale sarebbe quello falso?... DAVID: Si regga forte perché adesso viene il bello: sono veri entrambi! SARAH: Lei è... è diabolico. E pure doppio, come un Giano bifronte. DAVID: Capisco, lei mi sta scambiando con ;6 David. SARAH: Cristo santo, lei gli somiglia tantissimo! DAVID: Si tranquillizzi. David, il facchino, è stato appena licenziato. Può chiedere conferma alla reception, se lo ritiene necessario. SARAH: E' Reception? ricordo il vorrei che commissione grazie, non (abbassa) quello che farò. (alza il ricevitore) Qui parla Miss Sampson... stanza... non numero... ah, non ne ha bisogno, ottimo... mi mandasse David, il facchino, per una urgente... Come? E' stato licenziato?... No mandi nessun altro, provvederò altrimenti. Un silenzio. DAVID: Soddisfatta? SARAH: La prego di accettare le mie condoglianze... cioè le mie scuse. DAVID: Ci mancherebbe. SARAH: Sono stata un'idiota. DAVID: Sono cose che succedono. SARAH: Che io sia un'idiota? DAVID: Non vorrei essere frainteso. Lei non è un'idiota. SARAH: Grazie tante! DAVID: Non lo è mai stata e non lo sarà mai. SARAH: Ora che me lo dice lei, sto molto meglio. DAVID: E' solo un po'... come dire? SARAH: Dica, dica pure. DAVID: ... un po' fuori fase, ecco tutto. SARAH: E starebbe a significare questo "fuori fase"? DAVID: Sfasata… è tanto semplice… SARAH: Dunque io sarei una sciroccata. DAVID: Se lo dice lei... SARAH: Una sbalestrata. DAVID: Diciamo… fantasia? una persona ;7 che lavora molto di SARAH: Dunque le mie sarebbero tutte fantasie... anche a proposito di David il facchino che sarebbe stato appena licenziato. DAVID: Licenziato da me, appunto. SARAH: E come si è permesso? DAVID: Di far che? SARAH: Di licenziarlo, era un gran lavoratore. DAVID: Questo lo lasci giudicare a me. SARAH: Lei però sorprendente... continua a somigliargli in un modo DAVID: Non posso essere cambiato in un tempo così breve. Sono la stessa persona che ha bussato alla sua porta pochi minuti fa. Né più né meno. Se gli somigliavo prima devo pur continuare a somigliargli adesso. SARAH: Tuttavia il fatto è davvero eclatante... DAVID: D'accordo, ma in questo albergo ci somigliamo un po' tutti. SARAH: Come mai? DAVID: Il proprietario assume personalmente i dipendenti. In fatto di estetica ha i suoi gusti… desidera uniformi perfette e identiche. Diciamo che è un po’ fissato con l’uniformità… anzi parlerei addirittura di omologazione, di mania omologante… capisce? SARAH: Non sono mica cretina… DAVID: Io non l’ho detto… volevo accertarmi di essermi spiegato bene. SARAH: Insomma, vi fabbrica con lo stampino. DAVID: Per quanto possa sembrare ridicolo è così. SARAH: Ed è per questo che siete tutti uguali? DAVID: Per quanto possa sembrare strano è così. SARAH: Allora mi sento meglio. Almeno c'è una logica. DAVID: Veramente non credo che lei si senta meglio. SARAH: Da che lo deduce? DAVID: Barcolla come un fuscello in balia dei venti. SARAH: ombre. La verità è che sono un fuscello in balia delle ;8 DAVID: Ombre? SARAH: Ombre come la sua, ombre che si moltiplicano sulle pareti, sul pavimento... dovunque. Vedo ombre dappertutto! DAVID: Lasciamo perdere le ombre se non le dispiace, le ombre possiedono un certo non so che di fantasmagorico... di oscuro... SARAH: D'accordo, niente ancoriamoci ai fatti. DAVID: ombre. Veniamo ai fatti… Bene, sono qui per questo. SARAH: Dunque, come lei già sa dalle voci... voci che corrono non so ancora come... forse per fenomeni di telepatia o forse perché in questo albergo spiate i clienti con microfoni e telecamere... DAVID: Si attenga ai fatti, la prego. Le voci sono come le ombre, strani oggetti del pensiero, scherzi della mente e dell'oscurità... o enigmi, che non è il caso di tirare in ballo ora, d'accordo? Quindi sia concreta... SARAH: Ebbene, ho subito un furto. Più concreta di così… DAVID: SARAH: che... Furto? - Strano. La sua reazione è strana.- Insomma, se le dico DAVID: Ho capito ciò che dice. Ma c'è una bella differenza tra ciò che lei dice e ciò che veramente è. SARAH: Mi sta dando della bugiarda? DAVID: Non tiriamo conclusioni affrettate. Tenga però presente che in questo albergo non sono mai avvenuti furti. Omicidi sì, suicidi pure... mariti cornuti e donne violentate, vergine seviziate e... SARAH: Basta così la prego. DAVID: Ma non furti, - ecco, ho concluso. SARAH: C'è sempre una prima volta. DAVID: E che cosa le avrebbero rubato?... condizionale è d’obbligo… fino a prova contraria! SARAH: Tutto, tutto mi hanno rubato! DAVID: Come tutto? Il SARAH: Tutti i miei oggetti di valore: gioielli, contanti, carte di credito, libretto d'assegni... ;9 Un silenzio. DAVID: Posso farle una domanda indiscreta? SARAH: Si accomodi. DAVID: Queste bottiglie scolate da sola? SARAH: vuote sul pavimento, se le è Non ho bevuto un goccio, glielo giuro. DAVID: Però sembra che nell'alcol ci abbia fatto il bagno... e il suo alito sa pure di vomito. SARAH: E' questo che non mi spiego. DAVID: Una spiegazione ci sarebbe. SARAH: E quale? DAVID: Potrebbe essere che lei non abbia subìto nessun furto e che, ottenebrata dai fumi dell’alcool, la sua mente non ricorda dove sono riposti i suoi oggetti di valore. Vogliamo cercarli insieme? SARAH: Ma è matto?! Se le dico che sono stata derubata! DAVID: Da chi? La porta era chiusa dall'interno, lei non è mai uscita da quando ha preso alloggio... non ci sono segni di scasso, nessuna effrazione... SARAH: E' stato David, ne sono sicura. DAVID: David l’ho licenziato ma dubito... SARAH: Insomma, lei dubita della mia parola e di David no… è così? DAVID: Sincerità per sincerità? SARAH: Coraggio, sputi il rospo! DAVID: Sinceramente, non me la contate giusta nessuno dei due. SARAH: Vuole forse insinuare che siamo in combutta? DAVID: Non ho detto questo. SARAH: Però lo ha pensato. DAVID: L'ho semplicemente sarebbe la prima volta. sospettato. Del resto non SARAH: Che cosa? DAVID: per i Di signore piuttosto mature che perdono la testa nostri facchini, i nostri uscieri, i nostri ;: inservienti, i nostri camerieri ai piani. Sono tutti piuttosto aitanti, compiti, educati, compiacenti e ben disposti a soddisfare ogni minima esigenza. SARAH: Femminile? DAVID: Talvolta anche maschile, per la verità. SARAH: Beh… de gustibus… DAVID: Risposta azzeccata e politicamente corretta. SARAH: (Squadrandolo da capo a piedi) C’è da dire che il titolare dell’hotel ha gusti ottimi… DAVID: Grazie. Lo prendo come un complimento. SARAH: Che c'entra lei? DAVID: Non somiglio forse al suo David? SARAH: Già, siete come due gocce d'acqua. - Ma perché dice il "mio" David? DAVID: no? Lo ha messo al centro delle sue attenzioni, sì o SARAH: Sì. Ma lui ha tradito la mia fiducia, mi ha derubata. DAVID: Ma che cosa ha fatto il signorino, prima di tradire la sua fiducia? O, meglio, che cosa ha fatto lei prima di sentirsi tradita? Non ci sarà mica andata a letto? SARAH: E anche se fosse? Sono una donna libera, vado a letto con chi mi pare e piace. DAVID: Però poi non deve gridare “al ladro, al ladro!”. SARAH: E perché no? DAVID: Perché si sa come vanno queste cose, miss Sampson. I nostri dipendenti, come le dicevo, sono ragazzi piuttosto attraenti, sprizzano energia da tutti i pori... proprio da tutti!... Dopo l'uso, direi che risultano… in un certo qual modo, rivitalizzanti… come un massaggio all'olio di cocco... E per questi "cocchi belli", c’è rischio che certe signore perdano la testa e si intestardiscano a possederli, a tenerli per sé con ogni mezzo, a portarseli a casa nascosti in valigia, come fossero un profumo, una bottiglietta di shampoo, un posacenere, un asciugamano…, insomma, Miss Sampson… un souvenir dell'albergo. (una pausa) Ma purtroppo questi ometti non sono fatti di stoffa o di cartone, sono esseri umani, persone… anche se a qualcuno piace pensare il ;; contrario... Loro pongono condizioni, danno problemi, talvolta si ribellano, avanzano pretese... e così succede che per amore, per quello strano sentimento che mette il cosiddetto prosciutto sugli occhi… colei o colui che ha preso la sbandata cerca di trattenerli con promesse, ricambia favori erotici con altri favori, insomma li retribuisce lautamente per le prestazioni... e qui arriviamo al furto. SARAH: Finalmente, perché della sua minima moralia. non ne potevo proprio più DAVID: Furto! Termine impegnativo, legalmente parlando... A me però sembra di sentire nell’aria come un’eco di altre parole: “ecco la mia carta di credito, serviti pure tesoro... i gioielli a me non servono, prendili tu… ma dammi l'ultimo bacio… ti prego... solo un bacio… SARAH: Di sicuro registrate tutte le conversazioni. DAVID: E quando poi queste creature capricciose e sole, colpite senza pietà dalla freccia di Cupido, si svegliano nel lettone vuoto… e vedono il dolce sogno d'amore sciolto come neve al sole… e si accorgono di aver messo la propria vita, la propria privacy, in mano ad uno sconosciuto… ecco che si vergognano della verità. E quando l’oggetto del desiderio sgattaiola fuori dalle coperte portandosi via, a pieno titolo, ciò che gli è stato spontaneamente offerto su un piatto d'argento... ecco che con la vergogna entrano in scena il pentimento e la fiducia tradita. Si grida “al ladro, mi hanno derubato!”. Ma in realtà non si è trattato di furto, no. E’ stato puro e semplice incitamento alla prostituzione! E il colpevole di tutto è proprio lui… il cliente, che si è cacciato in una situazione incresciosa! Perché comprare le persone è una cosa ignobile… o no, Miss Sampson? SARAH: Sta a vedere che adesso, oltre al danno devo subire anche la beffa! DAVID: Eh sì, Miss Sampson, dove c'è il corrotto c'è anche il corruttore. E poi, mi scusi tanto, provi a riflettere: ci sarebbe il furto se non ci fosse la miseria? Ci sarebbero ragazzi disposti ad accoppiarsi con una cariatide pur di pagarsi la retta universitaria? E' sempre il ricco, fino a prova contraria, a tenere il coltello dalla parte del manico… a costringere il bisognoso ad impadronirsi con l'astuzia, quando non con la forza, o con l'inganno, dei mezzi necessari a sopravvivere… SARAH: Ma lei chi è, il direttore di un albergo di lusso o Carlo Marx? ;< DAVID: Carlo Marx, il barbone all'angolo tra la Quinta e la Cinquantacinquesima? SARAH: Allora lo conosce! DAVID: Ce ne sono molti come lui a New York: barboni che agitano i pugni contro il mondo dei ricchi e dei privilegiati... contro i tycoon di Wall Street. SARAH: Io non sono una tycoon, sono scrittrice. Quindi, la prego: non divaghi. una semplice DAVID: Benissimo! Non chiedo di meglio. Torniamo a noi. Effettivamente, in qualche caso scatta il dolo, la combine, la truffa all'assicurazione: cliente e prostituta, o cliente e gigolò nella fattispecie, si accordano per far sparire alcuni oggetti di valore, poi chiedono il risarcimento e si spartiscono il malloppo. SARAH: E il libretto di assegni? modello? E il cellulare ultimo Un silenzio. DAVID: Baggianate. Tutti sanno che lei odia i cellulari, che le loro suonerie le danno maledettamente ai nervi, provocandole addirittura crisi isteriche. SARAH: Davvero? DAVID: Lo ha dichiarato lei stessa in un'intervista televisiva: “Per l'amor di Dio - sono le sue testuali parole - non mi farò mai condizionare da uno strumento che può perseguitarti ad ogni ora del giorno e della notte, creando dipendenza...”. SARAH: Ho detto così? DAVID: Oh sì. Quindi io posseduto un cellulare, e se cellulare mai posseduto… cara due fa quattro: niente corpo suo appartamento! le contesto di aver mai lei denuncia il furto di un signora… a casa mia due più del reato, niente furto nel SARAH: Ma quale appartamento! Questa è una volgarissima, schifosissima stanza d'albergo, oltretutto infestata da strani personaggi che si spacciano per dipendenti. DAVID: Lo siamo, Miss Sampson, e le stiamo intorno per servirla e riverirla. E David, tanto per scendere nei dettagli, le ha regalato un po’ di linfa vitale, l’ha rinverdita: si vede chiaramente dai tratti distesi del suo viso. E’ come se si fosse sottoposta ad una drastica cura di bellezza. SARAH: Davvero? Mi trova rinverdita? ;= DAVID: Ma certo, lei è uno splendore: l'amore le fa bene miss Sampson, dovrebbe continuare a farlo. SARAH: E' vero, mi sono sparite quelle orribili di gallina" intorno agli occhi. DAVID: "zampe Per questo la invito a insistere… tenga duro… SARAH: Beh, questo dovrebbe dirlo a David…, ma lui purtroppo è stato licenziato. Direttore, perché me l'ha portato via? Lei fa tanti bei discorsi ma… guardi che David è un bravo ragazzo! DAVID: Non è più un ladro? SARAH: Sì… no… non so… insomma non me ne frega niente! DAVID: David mi ha mancato di rispetto, miss Sampson. SARAH: DAVID: chiuso. SARAH: Poteva chiudere un occhio. Ma lui ci ha ficcato il dito nel mio occhio Fatto sta che ora io resto a bocca asciutta. DAVID: Non si disperi, miss Sampson.per servirla e riverirla come si deve. SARAH: Ci sono qui io Ma lei non è David. DAVID: Però gli somiglio molto: guardi ho lo stesso neo sul petto. SARAH: E' vero, che buffo... sembrate davvero fatti con lo stampino. DAVID: Lo siamo, miss Sampson. SARAH: Allora dovrà prendere il posto del mio David, visto che è stato lei a sbatterlo fuori. Le tocca! DAVID: Dovere mio... anzi… piacere mio. SARAH: Badi però che le carte di credito sono finite. DAVID: Ha ancora il carnet degli assegni? SARAH: Quello per fortuna è in salvo: l’avevo nascosto in una tasca segreta della borsetta. DAVID: Allora è tutto a posto. Posso baciarla, miss Sampson?... Posso… rinverdirla? SARAH: Se proprio insiste... Ma che fa? Dove va? DAVID: A cercare la Fonte di Venere, miss Sampson. <4 SARAH: Oh, la troverà alla base del Monte di Venere, alle falde del boschetto. DAVID: Conosco la strada, madame. incorporato: si chiama testosterone. Ho il navigatore SARAH: La tecnica sforna sempre nuove meraviglie... Ma... ehi!... Che impressione, my god! Lei ha la lingua lunga e ruvida come... DAVID: Come quella di una giraffa? SARAH: No, come quella di David. SAVID: Ci somigliamo molto… accorgersene, non ricorda? è stata proprio lei ad SARAH: Ricordo… ricordo… E’ una lingua decisamente troppo lunga... lunghissima... ma meravigliosamente ruvida! – Lo sa? Lei dovrebbe fare la giraffa invece si dirigere questo zoo d'albergo. Segue uno stacco più o meno lungo di giochi di luci in cui si intravedono Sarah e David in una scena di sesso alquanto ridicola. Le ombre dei loro cori in diverse posizioni di kamasutra potrebbero essere proiettate come umbre cinesi. Al termine di questo happening la scena ricompare nella sua completa normalità. Il sole irrora la stanza di luce, sono tornati i fiori e tutto sembra tranquillo. Sarah dorma da sola nel grande lettone. Si sente sveglia. bussare. Una, due volte. Ma Sarah non si Allora la porta di apre col passepartout. E' David, travestito da cameriera donna, con un carrello per la colazione. DAVID: nove? Miss Sampson? Sveglia, Miss Sampson, sono le Sarah si sveglia lentamente. SARAH: Eh? Chi è? DAVID: LA colazione, miss Sampson. Sono le nove, aveva chiesto la sveglia per quest'ora con la colazione a letto. <5 SARAH: Dov'è il direttore? DAVID: Ha già saputo? Come ha fatto? Che tristezza. SARAH: Saputo cosa? Che è successo? DAVID: Stanotte il povero direttore ha avuto un infarto. E' deceduto poco dopo il ricovero in ospedale. E dire che i soccorsi sono stati immediati, hanno fatto di tutto per salvarlo, soprattutto respirazione bocca a bocca... SARAH: Bocca a bocca? Ma il direttore... insomma fino a pochi istanti fa era qui... DAVID: Non capisco. Ha avuto un infarto mentre aveva un rapporto sessuale... SARAH: Appunto, era qui! DAVID: Le svelerò un segreto che non potrei rivelare. L'attacco lo ha colto nel pieno di un rapporto sessuale con un nostro ex dipendente. SARAH David? DAVID: Ah, cribbio, ma allora lei sa già tutto... e che bisogno c'è che le dica altro! SARAH: Parli, sputi la verità. DAVID: Beh, ma questo è confidenziale... SARAH: Senz'altro. DAVID: Mi raccomando, deve restare tra noi... SARAH: D'accordo. DAVID: E' strettamente riservato... SARAH: Fuori il rospo. DAVID: Pare che per farsi riassumere David, che è un belloccio... SARAH: Lo so, ahimé, lo so... DAVID: Insomma, pare che, per farsi riassumere, si sia sessualmente profferto al direttore, del quale sono note le tendenze omosessuali. SARAH: Il direttore? Omosessuale? queste tendenze, tutt'altro. Non le avevo notate DAVID: Più che di tendenze, bisognerebbe parlare di predisposizione ormonale. Insomma, gay si nasce non ci si diventa e lui era nato per fare quello che faceva. <6 SARAH: Prenderlo in culo? DAVID: Non osavo dirlo. SARAH: Ma non era sposato? DAVID: David o il direttore? SARAH: Il direttore. DAVID: Quel poveretto - èapace all'anima sua - era una checca convinta e dichiarata. David - piutosto - è sposato. SARAH: David, sposato? E con chi? Un silenzio. DAVID: Con me, miss Sampson. Sono sua moglie. Abbiamo pure un figlio, un bel bambino di due anni. Si chiama Michelangelo. Una bellissima creatura... SARAH: David ha concenpito Michelangelo? O viceversa? Guardi che si sbaglia, signorina... cioé signora.... dico, ma si è fatta la barba stamattina? DAVID: Donna pelosa, sempre vogliosa. SARAH: Casomai si dice: donna baffuta, sempre piaciuta. DAVID: Dica come le pare. Posso servire la colazione? SARAH: Sì grazie. - Permette una domanda? DAVID: Me l'immagino la sua domanda: come faccio a tollerare che David, mio marito, sia andato a dare via il culo al direttore? SARAH: Mi ha letto nel pensiero. DAVID: Beh, dico semplicemente che lui, mio marito.. SARAH: David... DAVID: Appunto, tiene alla sua famiglia, non le vuole far mancare nulla... si è trovato costretto a fare quello che ha fatto per farsi riassumere e reintegrare nella funzione e nel posto di lavoro.... che aveva perso per colpa di una sgualdrina. SARAH: Sgualdrina? DAVID: Una puttana, senza mezzi termini. SARAH: E chi sarebbe questa gentildonna? DAVID: Una famosa scrittrice, non ricordo il nome, pare che abbia vinto il premio Pulitzer... <7 SARAH: Non pare, lo ha vinto per davvero. DAVID: E lei come fa a saperlo? SARAH: Ascolto la televisione e leggo i giornali. DAVID: legge? E i romanzi di quella troia, come si chiama?, li SARAH: Mi sembra di averne letti un paio. Per caso. DAVID: Se vengo a sapere come si chiama (ah, ma lo scoprirò presto!) e in che stanza alloggia, giuro che gli scaracchio nel succo di frutta, così. SARAH: No, per carità. DAVID: vene. Scusi, la rabbia mi fa ribollire il sangue nelle SARAH: E pure la saliva in bocca. DAVID: Già, lo ammetto. - Ma le pare che una famiglia semplice di onesti lavoratori debba essere sfasciata da una riccona sfondata... SARAH: Non esageriamo. Non è sfondata. DAVID: Che ne sa lei? La conosce, forse? SARAH: No, no, per carità... solo per sentito dire. Anch'io non ricordo il suo nome. Ma posso garantirle che non è sfondata. DAVID: Comunque, se la pesco, la sfondo io, la spenno come una gallina, lei e i suoi fottuti milioni. SARAH: Quello è il colletto della mia pelliccia. DAVID: L'avevo scambiato per il collo della signora, la... cosa, la scrittrice. Insomma, non ho forse ragione di reclamare a gran voce per questa palese ingiustizia sociale? Vogliono la divisioni in classi a seconda del ceto economico? Ma che almeno siano loro della upperclass i primi a rispettarle. Altrimenti noialtri del basso ceto potremmo proporre una nuovo criterio della ripartizione della società civile, non più in base al reddito sommerso, ma in base al reddito dichiarato al fisco... Così, se uno che gira in Ferrari e investe a Wall Street si spaccia per nullatenente per non pagare le tasse, che si goda in tutto e e per tutto lo status sociale simulato! SARAH: Immagino che in tempi di crisi non siano rose e fiori per nessuno. <8 DAVID: Con l'unica differenza che per pochi la crisi non c'è mai e per molti la crisi c'è sempre. Pensi che nella mia famiglia, quando arrivava una cartolina dal distretto militare per la chiamata alle armi, mio padre esclamava: finalmente qualcuno va a morire in medio oriente e si toglie dai coglioni per sempre. SARAH: Terribile, orrendo. DAVID: Le pare giusto tutto questo? Lei che è una donna colta, istruita, sensibile, non potrebbe fare qualcosa per alleviare le nostre sofferenze morali, almeno per farci piovere dall'alto un contentino, una parvenza di giustizia? Eh? SARAH: Non confuse... saprei che dirle, ho le idee un po' DAVID: Si è appena svegliata. Ed io le parlo di queste cose di primo mattino. Sono proprio una maledetta chiacchierona, non faccia caso a me. SARAH: Caso a lei? (si stropiccia gli occhi) ... adesso che mi si sono aperti bene gli occhi... porco mondo, lei somiglia terribilmente al direttore... DAVID: Sarà per i tratti effeminati di entrambi... Eh sì, in fin dei conti siamo accumunati dall'appartenenza - per una via o per l'altra - al gentil sesso. SARAH: Però entrambi impressionante. assomigliate a David in modo DAVID: Pensi che Michelangelo, il nostro bambino, assomiglia in modo impressionante a tutti e tre. Tanto che non si sa di chi sia veramente figlio, se mio e di David in accoppiata matrimoniale, o del direttore e David in ammucchiata more uxorio, perché con me il direttore ci acchiappa poco essendo dell'altra sponda... SARAH: Mai sottilizzare e mai discriminare. "altra sponda" se siete entrambi femminucce? Perché DAVID: Io lo sono solo davanti, mentre lui lo è soprattutto col paraurti posteriore.... dove si fa dare certe botte, certe tamponate... SARAH: Dovrei ridere? Non capisco, mi sfugge la metafora... A dire il vero... Non ci capisco più niente. Mi gira la testa! DAVID: Eh sì, New York è un manicomio. SARAH: Che c'entra New York, è questo albergo ad essere un manicomio. <9 DAVID: Già, troppe scrittrici premio Pulitzer in giro per i corridoi! - Ma chi era veramente Joseph Pulitzer? SARAH: Dovrei saperlo... ma non me lo ricordo. DAVID: Eppure lei alloggia nello steso albergo in cui avviene la cerimonia di assegnazione del celebre premio internazionale per la narrativa e il giornalismo.. E senta che cosa disse nel 1904 in un celebre discorso alla Columbia University: "Un giornalista è la vedetta sul ponte di comando della nave, non agisce per lucro, né per i profitti dell'editore. Resta al suo posto per vigilare sulla sicurezza e il benessere dei lettori che hanno fiducia in lui". Era il lontano 1904: sembra ieri, neh? SARAH: Ci mancava solo la lezione di giornalismo dalla cameriera. DAVID: A proposito di pulizie! - Se permette, Miss Sampson, ho da sbrigare una faccenda... voglio sapere nella spremuta di chi devo andare a sputare. E non solo per la faccende concernente mio marito, ma anche perché quella signora ha gravemente leso l'immagine della categoria degli scrittori usurpando una onoreficenza ed un premio che non le spettavano affatto. SARAH: E perché no? DAVID: Perché scrive senza pensare al bene comune. Senza chiedersi prima di pubblicare un libro: a che serve questa mignottata? SARAH: E che cosa le assegnerebbe allora a questa signora, che ha comunque scalato le vette della classifica dei più venduti? DAVID: Un calcio in culo le assegnerei. Così... Così impara a vendersi... l'anima al diavolo! SARAH: Ehi, stia calma! Ci manca solo essere presa a calci in culo da lei per motivi moralistici e obsoleti nella moderna società capitalistica avanzata. DAVID: Lei scrive romanzi, per caso? SARAH: No, per l'amor di Dio, me ne guardo bene. Anzi, neppure li leggo. DAVID: E fa bene. Quindi perdoni l'impeto, il furore, ma sa come si dice... la rivoluzione non è un pranzo di gala! SARAH: E con questo? DAVID: Gli intellettuali devono mettersi al servizio della causa, ecco. A morte le autrici di "maronzi", ecco. <: SARAH: Maronzi? - Ecco? DAVID: Un nuovo genere letterario: il "maronzo" sta per romanzo scritto da stronzo... o da stronza, in questo caso. - Lei lo è? SARAH: Stronza? Direi di no, spero di no. DAVID: E scrittrice? SARAH: Odio gli intellettuali, soprattutto le donne che prendono la penna in mano per compensare quello che non hanno sotto la gonna. - Spero di aver detto la cosa giusta, perché qui la situazione si sta facendo pesante. DAVID: Eccome. Questo è parlare, miss Sampson. SARAH: Sarò certamente radiata dal club delle femministe incallite. DAVID: E se ne preoccupa? Il callo se lo faccia venire alle mani, ma non per maneggiare penne e pennini, bensì per rivolatre materassi, trasportare vettovaglie, pulire i cessi... SARAH: Pulire i cessi non lo farò mai, quello proprio no. - La cacca altrui, mi fa schifo! - Tutto, anche la crocerossina, ma non quello. DAVID: E il Pulitzer, dove lo mettiamo? SARAH: Cos'è, la marca di una spazzola digitale per pulizzare il fondo dei gabinetti? DAVID: Si sente che lei non è una scritrice: diamine, prende anche in giro uno dei più prestigiosi premi letterario del mondo. Una "pennivendola" non si esprimerebbe mai così, avrebbe paura di perdere il consenso della critica, di pestare i piedi a qualcuno. SARAH: Quindi la mia spremuta è salva? Posso bere...?...Buona, saporita... gustosa... ma non è che... DAVID: Oddio, l'ha bevuta davvero? Me ne rammento solo adesso, ci avevo sputato prima di entrare per precauzione. SARAH: Puah, che schifo... Perché per precauzione? mi viene da vomitare. - DAVID: Avevo il sospetto che fosse lei l'autrice di quella schifezza che i critici prezzolati spacciano per un autentico capolavoro. SARAH: Sospettava di me? Davvero? <; E perché? DAVID: L'ho vista entrare nella hall con la sua aria così altezzosa, con quella smorfia di critica nei confronti di tutto quello che è vita, realtà, sudore, lavoro, fatica... tutta vestita di bianco, con uno scialle buttato "casualmente" sulle spalle, gli occhialetti sul naso che fanno tanto "donna d'intelletto", e poi tutte quelle sue mezze frasi "io da bambina", "mi ricordo che quando", "mio padre diceva sempre"... SARAH: Perché non si può dire? DAVID: Perché non è lecito rompere le palle al prossimo.. Siamo stati tutti bambini e bambine, abbiamo avuto tutti un padre, abbiamo tutti dei cazzi di ricordi lunghi così, porco mondo!, basta col "c'era una volta"! SARAH: Non si scaldi tanto. DAVID: E' che certe cose mi fanno davvero arrabbiare. Chi vive sulla luna non si rende conto che non è più tempo di chiacchiere, di esperimenti letterari, di memorie, di buoni sentimenti, di "volemose bene"... Chi scrive, e qui concludo, deve mettersi al servizio di una causa. SARAH: Scusi, ma lei mi deve rifare il letto o fare una conferenza su "Letteratura e impegno civile"? DAVID: Lo so che secca ascoltare le cose giuste da una bocca come la mia da cui si pensa che possano uscire solo luoghi comuni... ma anche quella dei luoghi comuni è una questione da rivedere... Non sono forse i luoghi comuni a racchiudere pillole di saggezza di cui si avvale la vita quotidiana per andare avanti? Tirare la carretta? Sbarcare il lunario? SARAH: Apprezzo molto questa sua sana iniezione di concretezza e di verità nel discorso. Tuttavia, come lettrice, solo come lettrice, apprezzerei anche un po' di fantasia, di astrattezza, quantunque non del tutto scombinata con l'esistenza dell'uomo comune. Non so se mi spiego? DAVID: La verità è che un'opera letteraria è come un ombrello, deve sempre essere utile. SARAH: E che c'entra l'ombrello? DAVID: L'ombrello serve sempre a qualcosa. se piove lo apri, altrimenti lo puoi usare come bastone per camminare. SARAH: O per darlo in testa a qualcuno che parla troppo. << DAVID: Certo, anche questo è servire la causa... servire il popolo. SARAH: Lei sarebbe un'ottima ombrellaia. DAVID: A furia di lavorare in un albergo di lusso, comincia a farmi schifo tutto questo lusso... e lo spreco che ne deriva. SARAH: C'è stata la rivoluzione di velluto, la rivoluzione dei fiori, perché non quella degli ombrelli? DAVID: Mi prende in giro? SARAH: Assolutamente no, anzi devo dirle che lei è una persona proprio... come si dice... proprio... c'è l'ho qui sulla punta della lingua... DAVID: Geniale? SARAH: No, un po' di meno... DAVID: Banale? SARAH: giusta. No, un po' di più... non mi viene la parola DAVID: Certo che non le viene, perché lei non è una scrittrice. Altrimenti avrebbe subito pensato all'espressione corretta da usare nei miei confronti. SARAH: (un po' indispettita) E sarebbe? DAVID: Speciale. Sissignora signorsì signora, io sono una persona speciale. Od anche originale, i due termini sono quasi sinonimi. SARAH: Senti-senti... parliamo per sinonimi! DAVID: Da me si possono imparare un sacco di cose. Sapesse quante ne ho viste, come cameriera al piano... SARAH: Me l'immagino. DAVID: Potrei scriverci un libro, sa? SARAH: Lei, scrivere un libro? Ma se ha appena sparato a zero contro chi scrive. DAVID: Solo contro chi scrive a cazzo... pardon, a buffo, cioé con l'unico intento di vendere un paio di copie. SARAH: Un paio di milioni, vuol dire, altrimenti è un flop. - Ma sentiamo che tipo di "maronzo"... chiedo scusa, nel suo caso forse dovrei dire "romanzo impegnato", vorrebbe scrivere lei? <= DAVID: Alt! Si fermi. La stoppo subito. E sa perché? Perché già vedo uno sguardo ironico nei suoi occhi. Dubita che ne sia capace? Perché sono una cameriera d'albergo? Quindi una persona umile, di umili natali e con un umile avvenire davanti a sé, secondo lei non sarebbe mai in grado di realizzare un'opera d'arte, un capolavoro?! SARAH: Non si sa mai, certo. Però è molto difficile. DAVID: La questione è: rappresenta un capolavoro? SARAH: E che ne so! secondo lei, che cosa mi Me lo dica lei. DAVID: Niente. Non esistono capolavori, non esistono opere d'arte. Le opere o servono, quindi non sono d'arte ma utili, o non sono. Ricorda il paragone dell'ombrello? Seve quando piove e trona utile quando splende il sole per camminare. SARAH: Potrei aggiungere anche l'esempio della banana: puoi sempre mangiartela o infilartela su per il... lasciamo perdere. DAVID: Perché no, ci sta pure la banana nel contesto. Basta preconcetti borghesi! Diciamo pane al pane e vino al vino: confrontiamoci finalmente con la realtà, porca miseria. SARAH: E il Partenone? E il Colosseo? Il Pantheon? L'Arena di Verona dove va in scena la Traviata? - Vede che esistono opere d'arte che non necessariamente devono essere socialmente utili? DAVID: Qui la volevo. Perché anche queste sono opere utili, eccome! Cadono a pezzi, d'accordo, perché gli anni passano anche per loro, ma servono a qualcosa: primo fra tutto, ad incrementare il turismo. Ecco, in tal senso esse hanno una funzione sociale, quindi sono giustificate a rimanere in piedi o in vita. Tutto il resto, la robaccia inutile, il chiacchiericcio, deve sparire, se vogliamo salvare il mondo, l'umanità... se vogliamo salvare, in ultima istanza, noi stessi, la nostra interiorità. SARAH: Ma lei si contraddice. E glielo dimostro subito. Anche un romanzetto da quattro soldi, quello che lei chiama "maronzo" anagrammando il termine romanzo, fa tirare l'industria editoriale e relativo indotto. Quindi produce posti di lavoro, benessere per tutti... Una pausa. =4 DAVID: Anche questo è vero. Ha proprio ragione lei. Non ci avevo pensato. Devo rivedere la mia teoria e fare qualche eccezione alla regola... Fottuta dialettica, quando credi di aver acchiappato un concetto, ti si scioglie in mano come un gelato sotto il solleone... SARAH: Come vede la ragione non sta sempre da una parte, ma da due. Insomma, si trova spesso nel mezzo, nelle mezze misure... lasci dunque perdere i calci in culo alle scritrici e gli scaracchi nelle loro spremute s'arancia. Che si godino il succo del loro prodotto intellettuale. DAVID: Ma lei è proprio sicura di non essere... Ne sa niente lei di dialettica? Di arte del discorso? Di strutture narrative? SARAH: Niente di niente. So di non sapere. DAVID: Questo lo diceva Socrate. SARAH: E lei come lo sa? DAVID: Io sono la discedente di Santippe: tra donne ci capiamo. SARAH: Divertente, sul serio... Ma ora, la prego, questa conversazione è stata molto piacevole, non capita tutti i giorni di svegliarsi in albergo e trattare di critica letteraria con la cameriera al piano. Devo dire che in questo albergo curano l'assunzione del personale sia sotto l'aspetto estetico che sotto quello contenutistico. Ma sono appunto i contenuti, a stomaco vuoto e di primo mattino, che mi hanno fatto venire un cerchio alla testa. DAVID: Adesso è lei che non scrive - per fortuna sua e dei suoi eventuali lettori a dare lezioni a me che prima o poi sfornerò le mie memorie, ho già il titolo, le memorie del ventesimo piano. SARAH: Non mancherò di comprarne una copia. DAVID: E farà bene. Come le dicevo, ne ho viste di cotte e di crude. Ed ora, indipendentemente dalla struttura narrativa che darò al tutto, non so ancora se sotto forma di diario o di reportage giornalistico, voglio mettere nero su bianco il vissuto. SARAH: Mi permette di darle un consiglio? DAVID: No, grazie, tanto lei non sa nulla di scrittura creativa.- (minacciosa) O no? SARAH: Volevo solo suggerirle di lasciar perdere. - Ma chi glielo fa fare! Si esporrebbe soltanto ad una cocente delusione. Perché tanto gli editori non leggono i =5 manoscritti che pervengono alle redazioni, e se per puro caso o per sbaglio dovessero leggere, la risposta sarebbe sempre la stessa: gentile autore... eccetera eccetera. Insomma, un no garbato quanto ineluttabile. DAVID: Ma io ho l'arma segreta... sono di una sensualità inaudita quando mi spoglio. SARAH: Non ne dubito, le consiglio solo di farsi la barba e depilarsi i peli sul petto prima di denudarsi.Posso darle una dritta del tutto spassionata? Lasci perdere le profferte sessuali, tanto gli editori sono tutti lesbiche o checche. Per farli abboccarre a quell'amo occorrerebbero certe giravolte e contorsionismi che neppure se l'immagina. DAVID: E lei che ne sa? SARAH: Non lavoro alla NASA, cocca, saprò pure le cose che accadono qui sulla terra! DAVID: Tutto il mondo è paese. Farò quello che c'è da fare. E poi si vedrà. Chi vivrà, vedrà. SARAH: Insomma, lei ha un bel figlio, un bel marito... una carriera che può aprirle un radioso futuro... beh, in quanto al futuro, non esageriamo... insomma un'attività che la rende utile a se stessa, ai suoi cari e al prossimo... DAVID: Per esempio? SARAH: Per esempio io. Non sono forse una cliente da soddisfare? DAVID: Lei, scusi tanto, in che ramo lavora? Quello editoriale, scommetto. Ha troppa competenza, per essere una totalmente a digiuno in materia. Dica, è un'addetta ai lavori? - In questo caso mi aiuterebbe a sfondare? Lo farebbe... per me? (le bacia un piede) SARAH: Ma che fa? Lasci stare la mia zampa! DAVID: Ha i piedi freddi: glieli scaldo con un bel massaggio. SARAH: Ma no, la ringrazio, non c'è bisogno, sto bene. DAVID: Dovere! Io sono pagata per servirla, madame. SARAH: Lo so. DAVID: Per SARAH: So anche questo. servirla e riverirla. =6 DAVID: E, se del caso, rinverdirla. SARAH: E' il motto dell'albergo: servire, riverire e rinverdire? DAVID: Certo, e funziona ottimamente. Si guardi allo specchio: le sono scomparse o no quelle orribili "zampe di gallina" intorno agli occhi? SARAH: Anche questa battuta non nell'albergo dell'Eterno Ritorno? mi è nuova. DAVID: Esatto. Si lasci dunque servire. SARAH: Certo certo, ma... DAVID: Si lasci riverire... SARAH: Fino ad un certo punto. DAVID: Si lasci rinverdire. SARAH: Oh, my god, signorina, che cosa sta facendo? DAVID: La stessa cosa che hanno direttore, il fu signor Michelangelo. SARAH: fatto David Siamo e il Oddio, la sua lingua... mi sembra di conoscerla! DAVID: Le piace come parlo o gli usi alternativi della mia vulgata? SARAH: In effetti, mi sembra di averla già sentita. DAVID: Io sono una persona semplice, di poche parole... SARAH: Ma ha la lingua lunga e ruvida proprio come... DAVID: Proprio come signor Michelangelo? la buonanima SARAH: Di più. DAVID: Proprio come una giraffa? SARAH: No, di più... di più! DAVID: Proprio come chi, insomma? SARAH: Proprio come David. del direttore, il Un silenzio. DAVID: Allora, lo ammette. SARAH: Cosa? Di essermi scoperta improvvisamente ed inaspettatamente un tantino, come si dice, ce l'ho sulla punta... =7 DAVID: Della lingua? SARAH: E dàgli con questa lingua!-- No, dàgli con questa lingua, nel senso di non smetta. Le dicevo appunto di essermi inusitatamente scoperta un tantino, un ciccinino...seguace di Saffo. DAVID: Se fosse stata una scrittrice, e avesse partecipato al Pulitzer, la lobby dei clitoridi sporgenti avrebbe votato in massa per lei. Io per prima. SARAH: Sì lo ammetto, la lobby delle lesbiche è fortissima in... Ah!... in America... soprattutto per il Pulitzer, ma la prego, signorina, cioé signora, non la smetta di pulitzarmi... pulitzi ancora, pulitzi, santo cielo! - Ahi! Che fa, morde!? DAVID: Lei si è scopata mio marito, signora. Questa è la giusta punizione divina. SARAH: DAVID: My god, come se ne è accorta? Ho sempre avuto un vago sospetto, dolcezza. SARAH: Se è per questo anch'io sospetto qualcosa. DAVID: A cosa allude? SARAH: Al neo che ha sul petto, signora o signorina. A proposito, lei ha un petto piuttosto villoso... come David... DAVID: In questo albergo ci somigliamo tutti, inservienti e camerieri, direttori e addetti alla reception... SARAH: Anche mogli e mariti a quanto pare. DAVID: Sembriamo fatti... SARAH: Lo so, non me lo dica... con lo stampino. DAVID: Esatto. direttore? SARAH: Chi glielo ha detto, David il Non me lo ricordo più! DAVID: Non fa niente, tanto siamo tutti dentro. Facciamo e diciamo le stesse cose. SARAH: E avete tutti la lingua lunga DAVID: Come David? SARAH: Di più... DAVID: Come il direttore, pace all'anima sua? o =8 uguali qui e ruvida come... SARAH: Di più, di più... come una giraffa! DAVID: Sa come si è evoluta la giraffa? SARAH: Non mi dispiacerebbe venirlo a sapere da lei. DAVID: Nel cavallo. Gli si è accorciata la lingua e gli si è raddoppiato l'organo riproduttore. Come quello del David di Michelangelo... SARAH: O di Donatello? DAVID: Di tutti e due. SARAH: Infatti il suo clitoride, signorina, è in rapido accrescimento. DAVID: Per questo si chiama organo retrattile. SARAH: Lei ha sempre una risposta linguistica per tutto. Squilla il telefono. DAVID: Non risponda, la prego. L'organo si chiama appunto retrattile perché così come monta in canna, alla stessa velocità può smontare come mayonese impazzita. SARAH: Devo! Non posso non rispondere... ora che lei sa chi sono, la regina delle vendite in libreria, non posso più nascondermi... la scrittrice che è in me, è più forte di me... è come se la molla dell'inconscio venisse attutita da uno scatto della serratura che fa finalizzare tutta me stessa al successo e alla carriera. DAVID: Lo lasci squillare. SARAH: Sembrerà ridicolo, sembrerà immodesto e pure un po' altezzoso da parte mia, ma ogni volta che squilla il telefono penso... ecco, mi hanno assegnato il Nobel. Purtroppo però è quasi sempre la compagnia dei telefoni per un'offerta promozionale sulla linea ADSL. Però non si sa mai ... Le prometto faccio in un attimo... Pronto? Chi è? Ah, sei tu, cara... (A David) E' Idina, il mio editor... (A Idina)... sì, sì tutto bene... tutto bene... Senti, volevo scusarmi per prima... come, prima quando? Quando ti ho mandata a quel paese poco fa... come, perché? Perché ti scopi mio marito?... Eh, non ci pensi proprio a scopartelo?... Bene, cioé?, come?, sei lesbica? - Anche tu!-... No, non fraintedermi, dicevo "anche tu" così per dire... Certo che non me ne ero accorta, Idina cara, sono cose che non si notano così su due piedi, se non lo sai e non ci fai attenzione... Poi si fa presto a dire, lesbica!... Chi più chi meno, lo siamo un po' tutte... del resto veniamo al mondo dallo stesso posto indipendentemente dalla successiva scelta sessuale... Non =9 io, no, dicevo "lesbica" in generale... vuoi fare outing? E fallo, dichiaralo al mondo intero, liberati di questo peso sulla coscienza... Volevi dirmi questo poco fa al telefono?... ah, ecco, è la prima volta che telefoni per farmi le felicitazioni. Ma è anche merito tuo, cara, se ho vinto il Pulitzer, senza il tuo appoggio e la tua stupenda copertina non ce l'avrei mai fatta a vendere tante copie e a classificarmi... la mia foto sul retro? Un colpo di classe, di genio... sei straordinaria... sembro così mascolina in quell'inquadratura, la lobby lesbica mi ha votata in massa... D'accordo, parliamo di lavoro già che ci siamo... facciamo presto però, se non ti dispiace, ho un'altra persona in stand-by... Hai ricevuto un nuovo romanzo, di un autore sconosciuto... ti è pure piaciuto... di chi è? Uno scrittore emergente... ah, ecco, e come si chiama... come? dici sul serio?... David di Michelangelo... a me puzza di pseudonimo... Aspetta, torno subito... (A David) Ne sai niente lei,furbetta... o dovrei dire piuttosto furbetto?... (A Idina) Come s'intitola il capolavoro? Che?- "A letto col Pulitzer"? - E di che tratta? - Come di me? - Un romanzo erotico? - A luci rosse? - Penso di conoscere l'autore... Puoi leggermi qualche passo? Lo riconosco subito dallo stile... aspetta, metto il vivavoce... vai! VOCE IDINA: Ubriaca si mise col... censura!.. all'aria per farsi... censura!.... da dietro, dopo essersela fatta... censura!... dalla sua lingua lunga e ruvida come quella... SARAH: Di una giraffa? VOCE IDINA: SARAH: Del direttore? VOCE IDINA: DAVID: Di più Di più, di più. Mia? - Censura! SARAH: Tu! - giovane aspirante autore da strapazzo, ora si spiegano le tue mascherate da novellino: volevi scrivere sulla mia pelle il tuo osceno best seller! - te lo dò io il Pulitzer, il Nobel... Sarah scatena il putiferio zuffa. Musica. Sipario =: in scena. Inseguimento e FINALE: Mattino. La camera è ora perfettamente in ordine, solo il letto disfatto. Le valigie sono pronte. Dalla porta del bagno si intravede Sarah, elegantemente vestita in bianco, che sta ritoccandosi il trucco. Bussano alla porta. SARAH: Sì? Chi è? VOCE DAVID OFF: Sampson. SARAH: Sono venuto a prendere le valigie, miss Prego, si accomodi. Le valigie sono in ingresso. VOCE DAVID OFF: gentilmente? SARAH: Sono passpartout? Potrebbe impegnata, disturbarsi sto truccando. aprirmi il VOCE DAVID OFF: No, noi facchini non l'abbiamo dotazione, miss Sampson. - Non si fidano di noi. in E fanno bene. - Non lei ha SARAH: (sottovoce) mi ad Allora, arrivo. Sarah apre la porta. DAVID: Buon giorno, miss Sampson. La macchina che deve portarla al "Kennedy" è arrivata. - Sono tutte qui le sue valigie? SARAH: Sì, David, grazie. DAVID: David era il ragazzo di ieri, madame. Io mi chiamo Michelangelo. SARAH: Buonarroti anche tu? DAVID: Magari. SARAH: E a riverire, scommetto. DAVID: Mio dovere. SARAH: E a rinverdire. DAVID: Come, prego? SARAH: Non fa niente, lascia stare. DAVID: Come preferisce, miss Sampson. Non starei qui a servire. =; SARAH: Senta, ma.. è proprio sicuro di non chiamarsi oppure di non essere per caso David? DAVID: Se lo fossi, me ne parte, ci somigliamo un po' clienti invero finiscono per po'. Fanno di tutta l'erba un sarei accorto. - Scherzi a tutti in questo albergo. I confondersi e confonderci un mazzo. SARAH: Un fascio, che carino come parla. - Certo è che sembrate proprio fatti con la stampino. DAVID: Ci scelgono effettivamente somiglianza col prototipo. SARAH DAVID: in base alla Quale prototipo? Non ricorda il nome di questo albergo? SARAH: Sinceramente no, la prenotazione effettuata dall'organizzazione del premio. è stata DAVID: Questo è il celebre relais "David di Michelangelo", Miss Sampson. Per questo ci chiamiamo tutti o David o Michelangelo, affinché il cliente familiarizzi e visualizzi nei nostri lineamenti, che ripropongono le forme classiche del rinascimento italiano, il nome dell'albergo. Che così resta indelebilmente impresso nel background dell'ospite che, prima o poi, non potrà fare a meno di tornare a trovarci. - Almeno a me è così che hanno spiegato la filosofia aziendale... ma mi raccomando, acqua in bocca, io non le ho detto niente, non vorrei che il direttore venisse a sapere che svelo i nostri trucchetti... io l'ho detto a lei, Miss Sampson, perché lei è speciale: sono un suo ammiratore. SARAH: Davvero? DAVID: Anzi, se posso approfittare della sua pazienza, potrei chiederle un favore personale? SARAH: Dipende da quanto è personale. DAVID: Un autografo con dedica, ci terrei moltissimo. Guardi, ho portato una copia del suo romanzo, se fosse così gentile... SARAH: Volentieri, perché no?, ha una penna? DAVID: Eccola! - Oh, quanto sono felice! Me lo rileggerò almeno altre due volte. SARAH: Beh, non lo consumi posteri!... Ecco fatto, a lei! DAVID: Grazie, miss Sampson. =< tutto, lasci qualcosa ai SARAH: Bene, scenda i miei bagagli per cortesia, io faccio un salto a salutare il direttore... come si chiama? DAVID: Il signor Michelangelo? SARAH: Appunto. - Le somiglia anche lui? DAVID: Siamo come due gocce d'acqua. SARAH: Un divertente gioco di specchi. DAVID: E di ombre, madame. SARAH: Psst... Ti ho lasciato la mancia a pagina 1 del mio libro, caro. Così non vedono che l'hai presa e non sei costretto a buttarla nel calderone comune e a spartirla con gli altri ... Tranquillo, conosco la storia. So tutto! DAVID: Che storia? Che calderone? SARAH: Solo oltrepassando la soglia di questa camera mi sento come alleggerita dal peso degli incubi notturni che stanotte mi hanno travagliato il riposo. - Ci ho messo mezz'ora a coprire quelle fottute "zampe di gallina" che mi vengono quando trascorro una notte particolarmente agitata... Addio, caro. Stammi bene, tu e il tuo nicciano albergo dell'Eterno Ritorno. DAVID: (non capendo) Presenterò, miss Sampson. Sarah esce. VOCE OFF SARAH: Pronto, Idina, sei tu? Guarda ti telefono solo per dirti che se vieni a New York evita questo albergo... è un casino, ne combinano di tutti i colori... e poi si dorme malissimo... il manoscritto del mio nuovo romanzo ti è arrivato? L'hai letto? Come, è una cagata? Ma vaffan... Ah, stavi scherzando, sì certo lo so che mi è riuscito benino... su, su... non esagerare... un capolavoro, no... no... mi fai arrossire!... di tutti i tempi, poi, che esagerazione... e che dire allora de "Le mille e una notte"... (la voce di Idina si perde nel corridoio) David apre il libro e con aria scocciata mostra banconota che Sarah aveva lasciato tra le pagine. la DAVID: Cinque dollari? Cinque miseri dollari per tutto quello che ho fatto? - Vaffanculo, miss Sampson, io mi faccio venire il colpo della strega così i bagagli al pianterreno te li porti da sola! Stacco musicale e... Sipario. == Enrico Bernard Middlebury College - Artist in Residence. +)$&- %%+%&- $&!$- &$ %&!$. 5=<4 $'& "!%!"+ )& %%+ ! 3 !! "!! !$% (! , "!& $ '&$! !3 0"'% + &!$ %%!&- 5=<:1. % & &!$ ! 3'&!$ $&'$3- $%& +!" ! & & ! &"!$$+ &&$. )$!& 66 "+%- ! ) 56 ( %& &$ %& &!$ -$ - %. 5==6!' & 3&$!/ &'$%&3)$& &%3 %&!3-&&% ' $!! $ 2%)/%&. 5==<%! %)!$3 !%&$! !3 %& ' $ %*+%&$. '% #'& % %&! & !$ !2% %&( & % ! %$ % '&/!(- ! ! & !%& $( & *"% ! %+ &%% &) - &&$ $!&% %'$$%& (). '%#' &+ !&$ && 3 '!! % %3- ! & & & &$ &( %&( "$% & & & ($%&+ ! !! % *" ! *"!&&! ! !$ & & !!% & &$ %"!%&! $!&&$&! .%'&!$!&%&!$+ %$ "+ ! $ ! $!2% ) 3!$($ '%3. $! $ $ &$%& & $! $ ') - (! %%!- $ $2% )!$%. % (& %($ &% & & &&% &! ! ! $ %- %&% % $% & & ($%&% !!% ! '$+- !$! &!-%%%%' %&! .($!%"!&)!$% %%+% ( "'% ! & &$$+ $()%. )$!& !(! 3$ !3%. 544