PRETTY “WHO” MAN
di Enrico Bernard
Sulla falsa – molto falsa e, comunque, rovesciata perché
qui la partita si giuoca a ruoli invertiti
– riga del
celebre film, una esilarante commedia a due personaggi sui
miti del sesso, dell’amore, del tradimento, dell’imbroglio
e del successo in una New York post-postmoderna dove tutto
é possibile e dove tutto, incubi e sogni, nel bene e nel
male, puntualmente si avvera.
Una famosa scrittrice ospite di un albergo di lusso nella
Grande Mela si ritrova in bália di uno strano cameriere
che imbroglia carte e ruoli e si rivela un diavoletto
trasformista capace di assumere le piú svariate personalitá. Qual è il suo “vero” piano?
“ Una commedia divertente… da morire!” New York Times
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Personaggi
Miss Sarah Sampson,
cinquantina.
una bella donna intorno alla
David, il facchino dell'albergo, ventenne.
La scena:
la stanza di un
elegante albergo di Manhattan.
6
SCENA 1
Si apre la
elettronica.
DAVID:
porta
con
uno
scatto
della
serratura
Prego, si accomodi. Le mostro la stanza.
MISS SARAH: (fa il gesto di aprire la borsetta per cercare
la mancia da dare al ragazzo).
DAVID:
La valigia la sistemo nell'armadio... questo
invece dove vuole che lo metta?
MISS SARAH:
Può dare a me, grazie. (Fa lo stesso gesto
di prima per liquidare il ragazzo con una mancia, ma lui
puntualmente la interrompe).
DAVID:
Questo è il bagno... la luce è sulla destra...
saponi,
profumi,
tutto
a
posto...
la
vasca
ha
l'idromassaggio...
MISS SARAH:
Sì, grazie.
DAVID:
Glielo consiglio caldamente... il bagno caldo
molto rilassante.
MISS SARAH:
brodo.
è
Basta non finire come la gallina nel il
DAVID:
Certo, intendevo a temperatura corporea... (è
un'allusione di troppo, cambia discorso) Naturalmente
anche la cabina doccia dispone di getti d’acqua per il
massaggio... nel caso in cui non avesse tempo per un bagno
ristoratore, la doccia relax è quello che ci vuole tra un
impegno e l'altro.
MISS SARAH: Di impegni mi bastano quelli che ho avuto.
DAVID:
Lo sappiamo, lo sappiamo...
MISS SARAH:
Sappiamo, chi? E cosa?
DAVID: Il premio, tutti ne sono al corrente in albergo.
Posso permettermi di congratularmi personalmente, anche a
nome del personale?... Perdoni il pasticcio linguistico,
sono mortificato...
MISS SARAH: Ma si figuri! - Comunque, grazie...
ragazzo svicola ancora dalla questione mancia).
(il
DAVID:
Vado avanti. La chiave elettronica accende anche
la luce nella stanza... vede? Così... infila la chiave, la
spinge bene dentro la fessura e...
7
(Un istante di tensione e ambiguità tra i due, poi si
accende la luce centrale)
MISS SARAH:
DAVID:
Zac! Venuta.
Sul serio?
MISS SARAH: Il lampadario si è illuminato come un albero
di natale sulla quinta strada, non la vede con i suoi
splendidi occhioni azzurri?
DAVID:
Scusi, in verità ero rimasto abbagliato da una
visione...
MISS SARAH:
Ha le visioni? E chi ha visto, la Madonna?
DAVID:
Al contrario, quando si resta abbagliati è come
un flash accecante e subito dopo si vede tutto buio, nero,
come in fondo ad un tunnel, o ad un pozzo.
MISS
SARAH:
allora.
Farà bene a farsi controllare la vista,
DAVID:
Non dipende dalla vista. E’ piuttosto il sintomo
di un disturbo che potrebbe evolvere in una malattia
professionale vera e propria.
SARAH:
Mi spiace.
DAVID: A fine turno, dopo ore ed ore trascorse a fare su
e giù in ascensore, con la flebile luce dei corridoi, la
pupilla si dilata per adattarsi al soffuso riverbero del
neon. E quando si viene colpiti da una fonte luminosa più
forte, per un istante non si vede più nulla.
MISS SARAH:
Abbagliato dalla luce, ma brillante nel
dialogo. Complimenti! Il Pulitzer per la narrativa
avrebbero dovuto assegnarlo a lei, non a me.
DAVID:
Lo so...
MISS
SARAH:
Ah, viva la faccia della modestia!
perdoni se non l'ho nominata pure per il Nobel!...
Mi
DAVID:
Non mi fraintenda, dicevo solo che so bene di
essere invadente, di parlare troppo, il mio problema...
MISS
SARAH:
Ma lei è una fonte inesauribile di
problemi!… E a quanto pare i più sono irrisolti! Farebbe
la fortuna di qualsiasi strizza-cervelli…
DAVID:
La terapia è troppo cara per uno come me, non
posso permettermela, Miss Sampson. Uso la terapia del
"fai-da-te".
MISS SARAH:
E sarebbe?
8
DAVID:
altri.
Cerco
MISS SARAH:
di
comunicare
il
più
possibile
con
gli
Me ne sono accorta.
DAVID:
Ecco,
il mio problema nasce proprio da questa
predisposizione al dialogo: ho talmente bisogno di
parlare, di confrontarmi con gli altri che finisco per non
farmi mai gli affari miei… e così mi impiccio dei cavoli
altrui.
MISS SARAH:
Cavoli altrui, ottima metafora, mi piace,
rende l'idea. Ma adesso vorrei farmeli anch'io, i miei,
se permette - i cavoli... capisce? Mi scusi… non la sto
mandando al diavolo, ma...
DAVID:
Certo, lei non vede l'ora che io esca per andarsi
a riposare.
MISS SARAH:
DAVID:
saggio.
Fuochino.
E magari rilassarsi nella vasca con l'idromas-
MISS SARAH:
Fuoco! Lei è davvero un mostro di intuizione.
DAVID:
Allora le faccio vedere velocemente
dell'appartamento. Sarò un fulmine.
il
resto
MISS SARAH: (delusa perché vorrebbe che lui se ne andasse
una volta per tutte) Acqua!...
DAVID: Qui c'è il comando della televisione... 112 canali
nazionali e tutto quello che vuole.
MISS SARAH:
(contrariata dal fatto che il ragazzo non se
ne vada, lo provoca) C'è anche il porno?
DAVID:
(Imbarazzato)
MISS SARAH:
DAVID:
C'è sì, ma...
Ma?
Non fa per lei. Non mi sembra il tipo.
MISS SARAH:
Scusi, non volevo metterla in imbarazzo. Io
ho la lingua lunga almeno come la mia penna...
DAVID:
Non si preoccupi, agli sfottò dei clienti ci
sono abituato. Del resto, lo ammetto, il mio ruolo è
abbastanza fastidioso, tuttavia indispensabile per il
benessere e la tranquillità del soggiorno.
MISS SARAH:
E' una minaccia?
DAVID:
Signora… la direzione dell'albergo ci dà
disposizioni precise in tal senso: “Insistete – dicono - a
costo di apparire petulanti. Mostrate ai clienti tutto ciò
9
che devono sapere… ché se poi di notte, andando in bagno,
uno di loro sbatte il cranio sullo stipite della porta,
perché non è riuscito a trovare l’interruttore della luce,
ci pianta una grana legale!”
MISS SARAH:
accelerare i
alberghiera.
Va bene, ho capito. La prego solo di
tempi di questo supplizio… da scuola
DAVID:
Sto facendo del mio meglio per
soggiorno il più confortevole possibile.
renderle
il
MISS SARAH:
Ce la sta mettendo proprio tutta, non c'è
ombra di dubbio. Allora? C'è altro, mio bravo e
disciplinato soldatino dagli occhi colore dell’indaco?…
DAVID:
Ah sì, ecco, la vista! Grazie per avermela
ricordata! Ci mancava solo che dimenticassi proprio
quella...
MISS SARAH:
E' così importante?
DAVID: Il fatto è che molti clienti, diciamo la maggior
parte, non tirano nemmeno su le tende e... mi creda, si
perdono una vista eccezionale. E’ un vero peccato, perché
solo il panorama giustifica il costo del pernottamento.
Altrimenti,
tanto
varrebbe
fermarsi
in
un
Motel
sull'autostrada!
MISS
SARAH:
Per
quanto
mi
riguarda
i
Motel
sull'autostrada vanno benone. Ti consegnano le chiavi alla
reception senza tante storie: meno ti vedono, ti sentono e
ti parlano e meglio è.
DAVID:
Se permette, anche il servizio ai clienti conta
qualcosa. I Motel non dispongono del servizio in camera,
per esempio. Questo giustifica la differenza di prezzo...
le sembra poco? Uno deve pur sapere per quali comfort
spende tanto!
MISS SARAH: Sarei disposta a pagare tariffa doppia solo
per non averla alle calcagna.
DAVID: Mi dispiace, Miss Sampson, ma anch’io faccio parte
del pacchetto. Sono uno di quei costosissimi comfort...
MISS SARAH:
La smetta di preoccuparsi per i costi, tanto
il mio conto lo paga l'organizzazione del premio Pulitzer.
DAVID:
Beata lei…
MISS SARAH:
Questa
davvero troppo.
DAVID:
conversazione
Bene, non parlerò più.
:
comincia
a
durare
Un silenzio.
MISS SARAH:
DAVID:
Ci mancherebbe.
MISS SARAH:
lingua?
DAVID:
Che c'è, si è offeso?
Allora
perché
ha
deciso
di
ingoiarsi
la
Perché non voglio essere invadente. Tuttavia...
MISS SARAH:
Oh, my God! C'è pure un "tuttavia"...
DAVID: Beh, io devo completare il mio giro dimostrativo
della sistemazione.
MISS SARAH:
DAVID:
Sistemazione?
Sì, insomma, dell'appartamento.
MISS
SARAH:
Non è un
semplice stanza d'albergo.
appartamento,
ragazzo:
è
una
DAVID:
I termini esatti mi vengono imposti dalla
direzione. Ho dovuto fare un bel un tirocinio per imparare
a memoria la “pappardella”.
MISS SARAH: Pensa un po' quanto tempo e fiato sprecati!
Dico: non bastava darmi la chiave elettronica e aspettare
che chiamassi qualcuno nel caso fossi tanto imbranata da
non riuscire ad usarla?
DAVID: Mi creda, io capisco che la sto tirando un po' per
le lunghe, ma sa… in fondo la colpa è anche un po’ sua.
MISS SARAH:
Mia? Questa è bella...
DAVID: Certo, perché se invece di limitarsi ad assentire
con un cortese quanto sbrigativo cenno del capo, lei
continua a stuzzicarmi, a interrompermi, a impedirmi di
fare il mio lavoro con una serie di obiezioni del tutto
fuori luogo...
MISS SARAH:
Fuori luogo?
E perché mai?
DAVID: Perché lei è la classica persona che vuole avere
ragione su tutto, mentre qui non ci sono né torti né
ragioni… qui occorre solo pazientare un paio di minuti.
Poi, se avrà motivo di reclamare, potrà rivolgersi alla
direzione. Ma vedrà che non ce ne sarà bisogno visto che
la sistemazione, l'appartamento... insomma… la stanza, la
chiami un po’ come le pare, è perfetta… Almeno spero….
MISS SARAH: Spera? Siamo ancora a questo punto? Al Capo
di Buona Speranza?
DAVID:
La prego, mi faccia fare il mio lavoro.
;
MISS SARAH:
Allora si sbrighi!... Su su, faccia il suo
lavoro e si tolga dai piedi.
DAVID:
centro.
Dalla
MISS SARAH:
DAVID:
finestra
si
vede
tutto
del
Come dice, scusi?
Ma perché?…
DAVID:
Come perché? Perché siamo
Sampson. Sopra c'è il roof garden.
MISS SARAH:
all’attico,
Miss
No, le chiedevo, perché fa tutto questo?
Questo cosa? Il mio dovere?
MISS SARAH:
DAVID:
skyline
Lo skyline.
MISS SARAH:
DAVID:
lo
Lo fa per il dovere o per il piacere?
Non la seguo.
MISS SARAH: Finora sono stata io a dover seguire lei sul
sottile filo della logica. E non appena mi libero dal
guinzaglio per dire qualcosa che si avvicina alla verità,
lei cade dalle nuvole come un piccione colpito dalle pale
di un elicottero.
DAVID:
Piccione, elicottero... non capisco.
MISS SARAH: Glielo spiego io. Il suo comportamento non è
normale...
sembra
quasi
che
lei
voglia
attaccare
bottone.... Insomma, fa il finto tonto! Il cascamorto...!
DAVID:
Non mi permetterei mai, mi creda.
MISS SARAH: Si sa che le signore della mia età sono sempre
allupate... e dal momento che lei è un bel giovanotto (e
sa pure di esserlo)... beh, usi la sua cara logica e
tragga da sé le conclusioni...
DAVID:
Lei è completamente fuori strada, Miss Sampson.
MISS SARAH:
Guardi che al mio paese due più due fanno
sempre quattro.
DAVID: Anche al mio, se è per questo. Non siamo del tutto
imbecilli in Arkansas.
MISS SARAH:
Ottimo, abbiamo stabilito un punto di
accordo: due più due fanno sempre quattro e non sei, sia
nello stato del Vermont, da dove vengo io, sia in quello
dell'Arkansas, da dove viene lei. Quattro e non sei, ok?
DAVID:
E nemmeno otto. Almeno qui a New York.
<
MISS SARAH:
DAVID:
Ma lo sa che ha una gran bella faccia tosta?
Lei al posto mio che cosa farebbe?
MISS SARAH:
E lei che cosa sta facendo esattamente?
DAVID:
Le riassumo di nuovo la mia funzione e poi la
lascio in pace.
MISS SARAH:
Magari, sarebbe ora.
DAVID: Dunque... io porto le valigie in camera, mostro
questo e quello, faccio un giro di ispezione per
controllare che tutto sia a posto, mi accerto che l'ospite
sia soddisfatto della sistemazione, prendo la mancia ed
esco.
MISS SARAH:
Ah, la mancia... è un’ora che cerco di
dargliela ma sembra che lei svicoli… Tenga pure... e si
volatilizzi. Grazie!
DAVID:
Calma, prima devo mostrarle il meccanismo di
chiusura delle tende. Questo è il pulsante "off"… questo
è quello "on".
MISS SARAH:
Ah, ma allora è un vizio!... C'è scritto
sopra grosso come su un cartello stradale, perché mi fa
perdere altro tempo? - Vuole prendersela questa benedetta
mancia, sì o no?!
DAVID:
Vede... ecco... il fatto è che... devo farla
comunque avvicinare alla finestra.
MISS SARAH:
(ridendo, ma un po' turbata) Oddio, non mi
vorrà mica buttare di sotto?
DAVID:
(ride a sua volta) Macché! - e poi le finestre
sono chiuse ermeticamente. Per il ricambio dell'aria c'è
la climatizzazione computerizzata. Vede? La temperatura
della stanza si può modificare col termostato digitale...
MISS SARAH:
E allora, perché insiste tanto con questa
stramaledetta finestra?
DAVID:
Penso proprio di doverle una spiegazione.
MISS SARAH:
Lo penso anch'io, ma si sbrighi, prima che
sia costretta a chiamare aiuto.
DAVID:
La disposizione tassativa della direzione è di
non chiudersi la porta alle spalle quando si mostra la
stanza al cliente.
MISS SARAH:
Perché?
=
DAVID:
Perché le telecamere nel corridoio
seguire i nostri movimenti all'interno.
possano
MISS SARAH:
E’ per questioni di sicurezza? Oppure… non
si fidano di voi? Diamine!...
DAVID:
No, non si fidano affatto di noi. E tutte queste
precauzioni non sono certo per la sicurezza del cliente.
MISS SARAH:
DAVID:
Ma allora a che cosa servono?
A controllare le mance, miss Sampson.
MISS SARAH:
Le mance?
DAVID:
Sì. Noi siamo obbligati a spartire le mance coi
portieri, le addette alle pulizie, le cameriere... così
con la telecamera possono controllare dal vivo quanto
buschiamo. Insomma, non vogliono che ci facciamo sopra la
cresta.
MISS SARAH:
Mi scusi, che c'entra allora la finestra?
Vuole forse buttarsi di sotto col malloppo per evitare la
spartizione dei pani e dei pesci?...
DAVID:
Anche in questo caso le devo una spiegazione.
MISS SARAH:
Certo... ma non ha paura che tutte queste
spiegazioni - oserei dire… abbastanza inverosimili possano procurarle qualche fastidio? Se qualcuno la
ascolta, intendo...
DAVID:
Assolutamente no.
MISS SARAH:
DAVID:
Che vuole dire?
Che non corro nessunissimo rischio.
MISS SARAH: Non ha appena detto che con la porta aperta
siamo per così dire, immortalati in un film?
DAVID:
No: per ragioni di privacy la telecamera può
sorvegliare solo l'ingresso della stanza, il resto, a
partire ovviamente dal letto, è fuori portata... E anche
qui, davanti alla finestra, nessuno ci vede, quindi… se
voleva gentilmente offrirmi quella mancia, ecco, questa è
zona franca... Vede, con tutti i miei discorsi volevo solo
arrivare a questa banalissima rivelazione... e mi dispiace
che lei mi abbia frainteso... io sono una persona pulita,
Miss Sampson... una persona perbene.
MISS SARAH: Intanto però si frega la mancia… o meglio, si
guarda bene dal dividerla con altri lavoratori come lei.
DAVID:
Necessità fa virtù: devo pagarmi gli studi, ho
assoluto bisogno di soldi.
54
MISS SARAH:
Poi andrà a spifferare che non le ho dato
nulla, così farò anche la figura della taccagna e non
potrò più mettere piede in questo albergo. - Magari le
cameriere mi sputeranno anche nel succo di frutta! - Mio
Dio, che schifo!
DAVID:
Non si preoccupi, non ho intenzione di dire bugie.
MISS SARAH:
scena?
DAVID:
Allora, qual è il senso di questa messa in
Che dirò solo una mezza verità, Miss Sampson.
MISS SARAH:
E sarebbe?
DAVID:
Che lei mi ha dato la metà... Guardi, ho pronti
in tasca cinque dollari da infilare nella cassa comune,
così se lei avesse la gentilezza di concedermi dieci
dollari di mancia, gliene sarò grato. Infinitamente grato.
Cinque a me e cinque da spartire con gli altri... del
resto fanno tutti così qui dentro, glielo giuro.
MISS SARAH:
il furbo!
Dieci dollari? Si fa pure la tariffa da solo,
DAVID:
Non è obbligata, beninteso. Io l’avevo notato il
suo gesto, era chiaro che voleva darmi la mancia... ma… se
lei avesse in mente una cifra… al di sotto dei dieci
dollari… insomma miss Sampson, mi affido al suo buon
cuore.
MISS SARAH: Poi eviterà che qualcuno sputi nel mio succo
d'arancia!
DAVID:
Assolutamente!
MISS SARAH:
Assolutamente sì o assolutamente no?
DAVID:
Ovviamente sì! Il contrario proverebbe che non ho
lavorato
bene,
che
non
sono
riuscito
a
rendermi
indispensabile, in sintesi, che non ho saputo relazionarmi
efficacemente con la controparte.
MISS SARAH:
Senti senti. Mi sa che lei ha la stoffa
dell'imprenditore.
DAVID:
E' un abito da facchino, signora: la stoffa è
piuttosto ruvida, gratta la pelle quando la si porta per
troppo tempo.
MISS SARAH:
Allora… sa come si dice? Contadino, scarpe
grosse e cervello fino.
DAVID:
Modestamente... mi arrangio,
meglio per sbarcare il lunario.
55
faccio
del
mio
MISS SARAH: E secondo me ci riesce a meraviglia! Non si
preoccupi… glieli darò i suoi dieci dollari. Anzi facciamo
una bella cosa... (fruga nella borsetta ed estrae il
portafogli) dieci dollari vanno per la cassa comune, così
io salvo la faccia e nessuno mi sputa nella colazione.
Mentre qui
- ecco – c’è la sua mancia, contento?...
Questa la può tenere segreta, tutta per sé.
DAVID:
(resta a bocca aperta quando si ritrova in mano
la banconota) Miss Sampson!
MISS SARAH:
DAVID:
Sì? Che altro c'è?
Sono cento dollari!
MISS SARAH: Beh? Sono forse troppo pochi per una mancia
come si deve, considerando la crisi e la svalutazione del
dollaro?
DAVID:
Pochi? Sono troppi… sono un'enormità.
MISS SARAH:
Mi fa piacere per te. Vedi solo di non
abituarti male. Di clienti generose come me ce ne sono
sempre di meno in giro.
DAVID:
Non so come ringraziarla.
MISS SARAH:
Semplice: non farlo. Alza i tacchi e
lasciami in pace, sono stanca e voglio riposarmi prima di
cena. E poi mi hai già rotto abbondantemente...
DAVID:
Cento dolla...! (fa per andare via guardando
ammirato la banconota ma fa un salto all'indietro)
Accidenti!...
MISS SARAH: Che ti prende? Hai il singhiozzo oppure hai
deciso di prendermi con la forza per dimostrarmi la tua
gratitudine?
DAVID:
Chiedo scusa per la reazione inconsulta.
MISS SARAH: Ci mancava solo la "reazione inconsulta"! Parla come mangi, ragazzo. Io sono cresciuta in un
quartiere povero di Chicago e da ragazzina mi sbucciavo le
ginocchia giocando per la strada...
DAVID:
Ora però ha vinto il premio...
MISS SARAH:
Lascia perdere.
DAVID:
Ho letto il suo romanzo su Chicago prima della
crisi finanziaria.
MISS SARAH:
Capisco, hai incassato il centone come
facchino e ora speri di rimediarne un altro facendo il
lecchino. - Guarda che non ci casco.
56
DAVID: No, no... lei è stata generosissima... meriterebbe
un bacio in fronte.
MISS SARAH:
Solo in fronte?
DAVID: Potrebbe essere...
MISS SARAH:
sincerità.
Potrei
essere
tua
madre,
grazie
della
DAVID:
Volevo dire che potrebbe essere frainteso... il
bacio, intendo… io sono in servizio.
MISS SARAH:
Sì, ma non sei la mia scorta personale, io
non sono mica un testimone sotto protezione... E grazie
alle tue sciroppose lezioni serali, ormai le tende me le
so chiudere da sola, la tv so accendermela da sola e so
pure mettere in funzione l'idromassaggio. Da sola! Quindi,
perché hai esclamato "accidenti" invece di toglierti dai
piedi?
DAVID:
Per l'entusiasmo.
MISS SARAH:
Che entusiasmo?
DAVID:
L'entusiasmo per la sua generosità... ah, fossero
tutti come lei!
MISS SARAH: Se tutti i clienti fossero come me potresti
rilevare la Chase Manhattan Bank!
DAVID:
Colto da un raptus di gioia, stavo per entrare
nella zona ‘a rischio’, proprio mentre sventolavo la
banconota da cento dollari... Mi sarei fregato... oh,
scusi, mi sarei tradito con le mie stesse mani. Vedendo il
bigliettone
mi
avrebbero
costretto
a
versarlo
nel
calderone comune.
(Si mette in tasca la banconota da
cento e restituisce quella da dieci a Miss Sarah) Ora,
Miss Sampson, le dispiacerebbe allungarmi la mancetta…
diciamo… "ufficiale", a portata di videocamera? Così, solo
a scanso di equivoci, altrimenti qualcuno potrebbe
sospettare che ci sto marciando.
MISS SARAH:
Pronto?
Cristo santo, pure la recita mi tocca fare! -
DAVID:
(fanno tutti e due un passo verso l’ingresso e
David, con fare ossequioso si rivolge a Sarah) Adesso può
agire Miss Sampson.
MISS SARAH:
Devo fare pure la battuta? Non sono
un’attrice ma due parole con la voce impostata le so dire
anch’io!...
57
DAVID:
(sorride) Non ce n'è bisogno, non possono
ascoltarci, il circuito audio è stato eliminato per
ragioni di privacy… ma non gliel’avevo già detto?
MISS SARAH:
Sì… no… ma che me ne importa! Ora vattene e
chiudi quella maledetta porta... comincio a sentirmi
spiata qui dentro.
DAVID:
Certamente, la lascio tranquilla, miss Sampson.
MISS SARAH:
DAVID:
David.
MISS SARAH:
DAVID:
Grazie... A proposito, come ti chiami?
Bravo David, e salutami tuo padre.
Presenterò. (Ma che c'entra mio padre?)
MISS SARAH:
Non il padre di sangue, David… quello
putativo, il tuo creatore.... ma sì, insomma, Michelangelo
Buonarroti.
DAVID:
Per la verità mio padre si chiamava Frankie.
MISS
SARAH:
Mi
riferivo
alla
famosa
statua
di
Michelangelo... ma lascia perdere, che ne sai tu di statue
e di arte rinascimentale!
DAVID: La mia era solo una battuta… e poi lo sa Miss
Sampson? Io studio per farmela una cultura, non sono come
lei che ormai sa già tutto… e forse, purtroppo ha esaurito
ogni argomento d’interesse…
MISS SARAH: Sentilo, sentilo! - Adesso anche le pulci
hanno la tosse.
DAVID:
(esce chiudendo la porta) E grazie ancora!
MISS SARAH:
Non c'è di
finalmente… che liberazione!
58
che...
se
ne
è
andato,
SCENA 2
Sarah apre la valigia, ne estrae una vestaglia, il
beutycase ed entra in bagno. In quel momento David, con un
passpartout, riapre la porta della stanza. Si avvicina al
letto, posa qualcosa sul cuscino. David esce mentre dal
bagno riappare Sarah, che nel frattempo ha indossato la
vestaglia. Si ferma un istante come ad ascoltare dei passi
che si allontanano. Poi prende dalla borsetta un
miniregistratore. Si avvicina al letto e nota la cosa sul
cuscino. E’ un cioccolatino, lo prende in mano e lo
osserva con sospetto.
MISS SARAH:
Un cioccolatino. Prima non c'era… strano…
eppure ho una memoria fotografica degna della "signora in
giallo" e come lei parlo da sola, penso ad alta voce.
Pensare ad alta voce schiarisce le idee... beh', sai che
ti dico Sarah? “Fanculo la dieta”.
Scarta e mangia
qualche istante.
il
cioccolatino.
Resta
immobile
per
Spero solo che non fosse ripieno di cianuro. Ci sono un
paio di autrici mie rivali capaci di corrompere un
inserviente ai piani per farmi ingurgitare a tradimento un
cioccolatino avvelenato... No, niente effetti eclatanti,
il cianuro avrebbe agito subito... sono sana e salva.
Posso mettermi l'anima in pace: per oggi non si muore.
Prende un miniregistratore dalla borsetta e comincia a
dettare.
“Candide nuvole, piovono fiocchi di notevole consistenza,
resistenti al tatto.
Sul suolo mille stelle bagnate stendono una coltre bianca
e multiforme. Neve di ghiaccio vestita, di mille cristalli
colorata, sui tetti delle case affolla piccoli nidi di
rondini, tra le grondaie dolcemente accoccolati. La vedi
la
poesia
di
un
paesaggio
innevato?
Silenziosa
provocazione del tempo cui non possiamo sottrarci. Nelle
nostre case accettiamo con assenso… Misteriosa immobilità,
pausa dell’animo protestata o accolta”.
Interrompe la dettatura, si alza, prende dal frigobar una
bottiglietta di whisky che versa in un bicchiere.
Sorseggiandolo torna sul letto e continua a registrare.
“Ecco, è come la nave dei miei sogni. Vi approdo con lo
sguardo e i desideri, e mi sento sicura mentre dai mille,
piccoli oblò osservo il mondo.
Il cielo e la terra, nel dolce ondeggiare, si incontrano e
si scontrano, cercando il proprio limite; le colline
imbiancate si lasciano accarezzare dal flebile sole
59
d’inverno, le nuvole si rincorrono, assecondano ogni
sogno. Sembrerebbe non esserci spazio per la vita
quotidiana, e invece, in questo stringersi l’un l’altro,
in questo vigile, inquieto sonno, si cerca e si trova il
tempo per conoscersi. E si tocca, a volte, l’anima
dell’altro. E’lì che nasce il coraggio di comunicare”.
Si interrompe, si alza per ripetere l'operazione del
minibar. Torna al letto con un altro bicchiere e continua
a registrare.
“Tutto tace sotto la lieve coperta bianca che avvolge la
città assonnata e ancora esausta. “Il sole oggi non ha
voglia di sorgere? Il sole forse oggi è stanco? E se si
stesse interrogando sul perché ancora un giorno, e poi
ancora un altro, dovrebbe illuminarci?”. Il braccio
sinistro accarezza la città avvolta nell’ombra, il destro,
invece, si allontana un poco, quasi a portare il mio
sguardo oltre… in quella nuvola forse c’è la risposta, il
fascio di luce colpisce proprio lei, è il suo momento,
vive!”
Beve tutto d'un fiato.
“Cade fitta la neve. Ha voglia di stendersi sulla mia
città, che se ne sta sdraiata in attesa di una coltre che
l’avvolga fin quando vorrà il cielo. Le nuvole sono
argentate, simili a specchi, che di giorno ci riflettono e
di notte ci ascoltano. La neve sa nascondere le cose
sgradevoli e ravvivare le cose belle. Illumina finestre
buie, attenua luci sfolgoranti. Tutto è armonia, purezza,
incanto”.
Si alza nuovamente, va al frigobar, ma si accorge che le
bottigliette di whisky sono finite. Allora va al telefono,
attende qualche istante:
Reception? Sono Miss Sampson... aspetti... non ricordo il
numero della stanza... ah, non ne ha bisogno, meglio così.
Senta, potrebbe mandarmi una bottiglia di bourbon?
Qualsiasi marca, grazie, purché non sia gasolio per
automobili. No, niente ghiaccio. Per cortesia, sto
scrivendo, ne avrei bisogno entro… ieri, grazie.
Torna sul letto riprende a dettare:
“Seguo un fiocco di neve nelle sue evoluzioni. E’ simile
al tempo che scompare mentre cerchiamo di decidere che
cosa farne. Mi parla, mi dice: ‘non essere ansiosa di
arrivare, perché non saprai mai cosa ti riserva il
destino. Guarda me, non so dove mi poserò. Per essere
serena devi conoscere i confini delle tue possibilità e
amarti come sei’. Ascolto incantata, mentre si mostra ai
5:
miei occhi sazio e grande come una pasticca di menta. E’
chiaro il suo messaggio. Ah… Come respiro!
Oltre il cerchio delle nuvole, scorgo due amanti avvolti
in un lenzuolo di seta. Le loro lingue non si conoscono,
ma le loro anime si attraversano.
Il sapore della pelle di lei sospinge il giovane amante
fino ad orizzonti sconosciuti, inebriati dall’odore acceso
di un amore oltre il tempo... Merda!”
S'interrompe.
Cazzate. Tutte maledette cazzate. Parole a vanvera di una
donna sola, e nemmeno del tutto ubriaca: il peggio che ci
possa essere sulla faccia di questo maledetto pianeta.
Prende il telefono
Vi sbrigate con questa fottuta bottiglia di bourbon?
Col telecomando accende la televisione proprio nel momento
in
cui
compare
lei,
intervistata
al
suo
arrivo
all'aeroporto.
SPEAKER:
E' appena arrivata nella Grande Mela, per
ricevere il premio Pulitzer, la celebre Miss Sarah
Sampson, considerata l’autrice dell'anno per il suo best
seller "Parole di donne", una raccolta di novelle.
Sarah si è addormentata.
5;
SCENA
3
Nel televisore l'intervista a Sarah.
INTERVISTATRICE:
Miss Sampson, lei ha esordito alcuni
anni fa con un romanzo di ambientazione sociale, la vita
di una bambina prima e dopo la crisi finanziaria del
novembre 2008, in un quartiere povero di Detroit...
MISS SARAH:
Di Chicago, carina!
INTERVISTATRICE:
Chicago… appunto. Ora con le novelle
decisamente intimiste di "Parole di donne" sembra voler
cambiare registro, toccare tasti più personali ... ed
arriva il successo.
MISS SARAH:
La domanda?
INTERVISTATRICE:
Ha abbandonato l'impegno
sentimenti si fa più presa sul pubblico?
perché
coi
MISS SARAH:
L'amore è un tema universale al quale la
letteratura
non
può
sottrarsi.
Non
ho
abbandonato
l'impegno, mi sono semplicemente impegnata su un fronte
diverso: dalla lotta di classe sono passata a quella dei
sessi. Ho voluto rappresentare come noi, le donne, il
cosiddetto sesso debole, pur con tutte le nostre manie e
ingenuità, siamo la parte trainante della società, quelle
che tirano letteralmente la carretta, quelle che sanno
buttare il cuore oltre l'ostacolo. La classe operaia e la
condizione femminile sono sinonimi di sfruttamento. Non a
caso, nelle rivoluzioni la prima pietra viene lanciata
sempre dalla mano di una donna... Lei si immagina un mondo
senza lavoratori e una società senza donne?
INTERVISTATRICE:
MISS SARAH:
Io no.
E neppure suo marito, temo.
INTERVISTATRICE: Temo di no. Il premio Pulitzer, oltre al
prestigio regala una bella cifra in denaro che nel suo
caso si aggiunge a svariati milioni guadagnati con le
copiose vendite del libro in tutto il mondo e relativi
copyright. Domanda di rito: i soldi fanno la felicità?
MISS SARAH: Io non sono mai stata brava a dare valore al
denaro.
(Ride) Certo non come mio padre… e com’era
furente lui per questo… avrebbe pagato per vedermi
povera, indigente, vittima della mia… indifferenza verso
il denaro… come mi sentissi superiore a... quella… entità
tangibile. Invece per lui era… il potere … era il
coltello dalla parte del manico… contro tutti… (ride) …
contro di me… Eppure mi mancherà quel suo malatissimo
odio, oggi che avrebbe dovuto riconoscermi… Ma no… con
quel sorrisetto sardonico si sarebbe limitato a dire:
5<
”Bella targa… è d’argento?... Male che va, te la puoi
sempre vendere…”. Povero papà. Almeno la morte ti ha
evitato lo stress del mio Pulitzer!
INTERVISTATRICE:
(tagliando
corto
perplessa)
Uhm…
Ringraziamo Miss Sarah Sampson, autrice di "Parole di
donne",
che
riceverà
domani
il
prestigioso
premio
Pulitzer. Annah Riskoff, CNN, New York, a voi studio.
La trasmissione
dormire.
va
in
pubblicità.
Sarah
continua
a
Si sente bussare. Una, due volte. Ma Sarah non sente.
La porta si apre con uno scatto.
Fa capolino David.
DAVID:
Miss Sampson?... E' permesso?... Si può?
David ha smesso la divisa d'albergo ora indossa
jens,
camicia e felpa. Ha un mazzo di fresie e un vassoio su cui
barcolla una bottiglia di bourbon.
David posa il vassoio e con la mano libera spegne la tivù.
Sarah si sveglia di soprassalto.
SARAH:
DAVID:
SARAH:
DAVID:
SARAH:
DAVID:
turno.
SARAH:
DAVID:
SARAH:
DAVID:
SARAH:
DAVID:
Chi sei?! Che vuoi!?
Sono io, miss Sampson.
Io chi?
David, il facchino.
Non ti avevo riconosciuto.
In effetti, mi sono cambiato perché ho finito il
E allora che ci fai in camera mia?
Niente...
Come, niente? Sei venuto a rubare o... peggio?
No, mi lasci spiegare.
Ti do dieci secondi poi chiamo la reception.
Ho sentito la chiamata.
SARAH:
Da Dio onnipotente? E ti
Peccato, eri un ragazzo così carino.
DAVID:
A lei piace sempre scherzare.
5=
sei
fatto
prete?
SARAH:
A me, in questo momento, piacerebbe sapere cosa
piace fare a te. Spero non cose troppo violente, tipo
strozzarmi col cavo telefonico.
DAVID:
E' un cordless.
SARAH:
Ecco che vuol dire essere all'antica! - Allora
potresti strangolarmi col cordone delle tende... No, anche
quelle ormai funzionano col telecomando. Si può fracassare
un cranio col telecomando della tivù?
DAVID:
SARAH:
DAVID:
SARAH:
Forse, metaforicamente...
Secondo te, dovrei chiamare aiuto?
Lo ha già fatto.
Quando?
DAVID: Quando ha ordinato una bottiglia di bourbon. Non
era quella, forse, la sua richiesta di aiuto?
SARAH:
Ma di che diavolo parli?
DAVID: Lei non sa quanta gente si attacca al collo della
bottiglia per restare a galla.
SARAH:
Anche tu non ci vai piano con le metafore.
DAVID:
Questa volta
ammette metafore.
è
la
verità,
la
solitudine
non
SARAH: Ma tu chi sei, il facchino dell'albergo o il mio
grillo parlante personale?
DAVID:
Decida un po' lei…
SARAH:
Con quella felpa verde opterei per il grillo.
Fatto sta che continui a zompettarmi attorno. Mi
infastidisci e direi che un po' mi turbi.
DAVID:
Mi ascolti: ho sentito la sua chiamata mentre
staccavo dal lavoro. (con voce alterata, imitandola)
“Cazzo! Una bottiglia di bourbon, subito!”
SARAH:
Ho detto "cazzo"? Vorrà dire che
incazzata. Lo sono sempre quando vado
allora? Non si possono dire parolacce in
del... lasciamo perdere, non vorrei ferire
di velluto...
ero... che sono
in riserva. E
questo albergo
le tue orecchie
DAVID:
Non sono così delicato, miss Sampson. Fatto sta
che tutti gli inservienti ai piani erano impegnati. Lei ha
insistito alzando la voce - ha quasi perforato il timpano
della ragazza alla reception - e allora mi sono offerto
64
di portarle io
attendere oltre.
stesso
da
bere…
solo
per
non
farla
SARAH: E ci hai messo tanto per portarmi quella fottuta
bottiglia?
DAVID:
Chiedo scusa. Ho fatto un salto a prendere
questi... (mostra i fiori)
SARAH:
DAVID:
SARAH:
DAVID:
Fiori?
Fresie, profumatissime.
Per chi sono?
Per lei, Miss Sampson.
SARAH: Per me? Che ridere, io li odio i fiori, mi fanno
pensare alla morte.
DAVID:
Capisco, il profumo stimola ricordi... forse di
brutti momenti... non volevo... mi scuso.
SARAH:
Va bene, l’importante è che non sono ancora morta!
DAVID:
voce.
Direi proprio di no, stando al tono della sua
SARAH: Un po' avanti negli anni, sì… ma sempre arzilla,
se non ti dispiace.
DAVID: E perché dovrebbe dispiacermi? Guardi che è lei a
mettere sempre il dito nella piaga dolente dell’età. Non è
poi così avanti negli anni. Ne avrà una… ventina più di
me. Forse anche meno!
SARAH:
Sei generoso, saranno almeno trenta.
DAVID:
Sempre pochi.
SARAH:
Pochi un corno, potrei essere tua madre.
DAVID:
Ma lei non è mia madre.
SARAH:
Potrei addirittura essere la nonna dei tuoi figli.
DAVID:
Io non ho figli.
SARAH:
Appunto, perché sei troppo giovane.
DAVID:
Non
dall'aspetto.
giudichi
il
mio
grado
di
maturità
SARAH:
Troppo giovane, troppo giovane... purtroppo.
DAVID:
Quanto alle fresie...
65
SARAH: Riportale indietro, e comunque ringrazia sentitamente da parte mia la direzione che me li ha mandati.
DAVID:
SARAH:
Tu!...
DAVID:
SARAH:
Per la verità non glieli ha mandati la direzione.
Ah, no?
E chi allora? Un ammiratore segreto?...
Non sapendo come sdebitarmi, ho pensato ai fiori.
Sdebitarti per
cosa, diavolo!?
DAVID:
Per la mancia. Cento dollari di mancia! Potrò
comprami i testi per dare l'esame. Studio architettura a
Stony Brook... quel genere di libri sono piuttosto cari
per uno come me.
SARAH:
DAVID:
SARAH:
E quanto hai speso per i fiori?
Niente...
Parla o ti uccido. Quanto?
DAVID:
... Poco... non si preoccupi, e visto che lei li
odia, li riporterò al negoziante e mi farò restituire i
soldi. La bottiglia è lì, accanto al televisore. - Se non
le serve altro, Miss Sampson, io me ne andrei... tanto che
ci sto a fare qui, lei non ha bisogno della mia
compagnia...
SARAH:
Aspetta.
DAVID:
Prego?
SARAH:
Voglio altri fiori.
DAVID:
Ma, Miss Sampson...
SARAH:
Chi ti ha detto che li odio?
DAVID:
Lei… appena pochi minuti fa…
SARAH:
Stronzate… ma tu dai retta a tutto ciò che dico?
DAVID:
Non dovrei?
SARAH: Io odio i fiori che mi regalano gli altri. I tuoi
no, perché sono sinceri. Tieni i soldi, compramene un
altro mazzo. (Gli consegna a caso un po' di banconote che
estrae dalla borsetta)
DAVID:
Cosa? Cinquecento
compro mezzo negozio.
dollari?
Ma
con
questi
ci
SARAH: Non mi serve il negozio, voglio solo una rosa, una
sola, semplicissima rosa.
66
DAVID:
SARAH:
E dove la trovo una rosa da cinquecento dollari!
Qualsiasi rosa va benissimo.
DAVID:
qualsiasi.
SARAH:
DAVID:
Allora
i
soldi
sono
troppi
per
una
rosa
Fa niente, tieni il resto.
Ma...
SARAH: Sei sordo? Ho detto “il resto mancia”. Non farmi
incavolare.
Bada:
divento
pericolosa
quando
mi
imbestialisco, una furia peggio di Medea e della Medusa
messe insieme, salto addosso alle persone e comincio a
graffiare in faccia come una gatta...
DAVID:
Non ci credo, lei è gentile, non mi sembra una
bestia… una gatta...
SARAH: Concludi pure la frase, non mi offendo, una gatta
in calore.
DAVID:
Una gatta in calore non si comporterebbe come
lei... lei è una signora, in tutto e per tutto. Lo dico
davvero!
SARAH:
Non commiserarmi, la verità è che ormai neppure
come gatta in calore faccio effetto... più che altro
faccio paura!
DAVID:
Lei cerca solo di farsi del male. E’ un
comportamento che non ha nulla di animalesco. Non è così
che si rivela l'istinto di sopravvivenza della bestia. Il
suo è puro istinto di autodistruzione, mi creda… tipico
delle personalità sensibili, degli scrittori, degli
artisti!...
SARAH:
Già mi immagino lo spot editoriale per il mio
prossimo libro: "Se quello che sentite parlare, signore e
signori, è il suo facchino d'albergo, immaginate un po' la
grandezza delle sue opere!"
Una pausa.
DAVID:
Sono le 23 e 30, Miss Sampson.
SARAH:
E di che ti preoccupi, ti chiami Cenerentola?
DAVID:
Abito uptown.
SARAH:
Quanto uptown?
DAVID:
Un bel po'... rischio di perdere l'ultimo treno
dalla Penn Station.
67
SARAH:
E che aspetti? - Perdilo! - Qui ci sono altri
duecento dollari per il disturbo.
DAVID:
Le faccio notare che in tutto fanno settecento
dollari, miss Sampson.
SARAH:
Mhm! Adesso costa così tanto fare sesso a New
York? Capperi come sono saliti i prezzi, questo sì che si
chiama processo inflattivo!
DAVID: Non scherziamo. Lei mi ha appena dato cinquecento
dollari... e con questi altri duecento siamo appunto a
quota settecento.
SARAH:
Non bastano?
DAVID:
Al
contrario,
sono
decisamente
troppi!...
Un’esagerazione. E poi, lei non sta tanto bene, si sente
giù e … insomma, io non voglio approfittare della
situazione.
SARAH: Allora facciamo così, i primi cinquecento dollari
sono per i fiori, i duecento dollari successivi sono per
il disturbo e le spese, e questi qui... contali tu... sono
per farci quello che ti pare. - Ok?
DAVID:
Altri soldi? - No,
accettare. Non posso proprio.
Miss
Sampson,
non
posso
SARAH:
Perché no, stupido? Sei uno studente, ne hai
bisogno per pagarti i corsi, i libri... Io guadagno così
tanto che non so più dove metterli questi maledetti
quattrini!
DAVID:
SARAH:
DAVID:
SARAH:
Sì, ma...
Sì, ma… cosa?
Ho lasciato la porta aperta.
E con questo?
DAVID:
Ci stanno osservando... la telecamera del
corridoio... la cassa comune col resto del personale...
ricorda?
SARAH:
Ok... (Sarah va alla porta e parla alla
telecamera) Il ragazzo ora sta con me, andate a farvi
fottere... (chiude violentemente la porta).
DAVID:
Ma che fa?
SARAH: Non mi avevi forse detto che il circuito audio è
bloccato per questioni di privacy? Magari così da vicino…
capiscono le parole dal movimento delle labbra!... (ride)
68
DAVID: Anche se il circuito è bloccato – e forse non lo è
ma vogliono soltanto farcelo credere – noi inservienti non
possiamo comunque, per nessuna ragione al mondo, chiuderci
la porta alle spalle… loro pretendono di monitorarci
costantemente dalla reception. Non ci è permesso sostare
in camera chiusi coi clienti e soprattutto con le clienti.
SARAH:
E con le gatte in calore?
DAVID:
Andiamo, Miss Sampson, sia gentile. Lei così mi
rovina, potrebbero davvero averle letto il labiale! Non ci
sarebbe da meravigliarsi e non c’è proprio niente da
ridere!
SARAH:
Mi sembrava di aver capito che non sei più in
servizio.
DAVID:
Questo è esatto.
SARAH: Allora puoi tenerti la mancia e sbatterti la porta
alle spalle. Perché quello che rimedi quando non sei in
servizio, non fa parte del calderone da condividere col
resto del personale. Ho studiato diritto civile ad
Harvard, so come funzionano le cose in fatto di mance.
DAVID:
Lei è molto astuta Miss Sampson… e soprattutto
spiritosa, ma temo che la situazione che si è venuta a
creare metta in serio pericolo il mio posto di lavoro.
Anzi ne sono proprio sicuro... Ho un gran brutto
presentimento.
SARAH:
A maggior ragione puoi tenerti la mancia.
DAVID:
Oh sì, ma quando i soldi saranno finiti, che
faccio? Io mi devo mantenere ancora per sei mesi buoni,
prima di iniziare il master e prendere la borsa di studio.
Lei non sa quanto sia difficile oggi per un giovane
trovare un lavoro, anche se di merda come questo.
SARAH:
Tu però non sai quanto sia difficile trovare un
giovane... in gamba come te.
DAVID:
Non mi lamento: in gamba e di sana costituzione.
SARAH:
Pronto con le battute, intelligente, un po'
saputello, ma arguto... una discreta compagnia per spirito
e corpo, insomma. - Sei mio!
DAVID:
Saputello e disoccupato, da stasera. Accidenti a
me e quando mi sono fatto venire l'idea dei fiori. Sono
nei guai... che casino!
SARAH:
Non preoccuparti. Si rimedia subito.
DAVID:
E come?
69
SARAH:
DAVID:
SARAH:
DAVID:
SARAH:
Non l'hai ancora capito? - Ti assumo io.
A fare che cosa?
E necessario che tu faccia qualcosa?
Penso proprio di sì.
Tu cosa sai fare?
DAVID:
Schizzi...
SARAH:
Alla faccia della sincerità!
DAVID:
Non schizzi in quel senso, miss Sampson...
SARAH: Ah no? Peccato! - E in quale senso allora? Spero
non controsenso, ragazzo, non sarai mica gay, vero?
DAVID:
Schizzi artistici: so disegnare discretamente, a
mano libera.
SARAH:
Schizzi a mano libera? Quanta energia e quanta
materia prima va sprecata nell'universo!
DAVID:
Miss Sampson!
SARAH:
Chiamami Sarah, tesoro.
DAVID:
Non so se ci riuscirò.
SARAH:
Provaci, David....
Ad occhi chiusi Sarah si mette come in attesa di un bacio.
DAVID:
Ok, ci proverò... Sarah!
Un istante di imbarazzo. Sarah riapre delusa gli occhi.
SARAH:
DAVID:
SARAH:
DAVID:
SARAH:
DAVID:
SARAH:
DAVID:
eccome!
SARAH:
DAVID:
Scusa... che succede?
Non lo so: che succede?
Le domande qui, se permetti, le faccio io.
Si accomodi.
Non dovevi provarci?
E sì che ci ho provato!
Io non ho
sentito nulla.
Ma io giuro che l'ho fatto. Ci ho provato...
A far che?
A chiamarla per nome... Sarah!
6:
SARAH:
Oh, che imbarazzo, io pensavo sinceramente ad
un'altro genere di tentativo, insomma ... di approccio, un
po' più fisico, materiale… se non proprio carnale.
DAVID:
Pensi al mio di imbarazzo… chiamare col nome di
battesimo la celebre Miss Sarah Sampson, premio Pulitzer
per la letteratura, candidata al Nobel...
SARAH:
Non esagerare... se vuoi spillarmi altri dollari
dovrai accontentarti di un assegno: ho finito i contanti.
DAVID:
Ma io non voglio assegni. Non voglio soldi da
lei... Dio mi è testimone che li ho presi contro la mia
volontà, ma domani saranno fiori... una cascata di fiori
su di lei, miss...
SARAH:
DAVID:
SARAH:
Dammi del tu.
No Sarah, questo no.
Ti prego, ti prego, ti prego...
DAVID:
E’ davvero troppo, non ne sono capace. Io dare
del tu ad un premio Pulitzer! - Ma che scherziamo!? Io… un
semplice galoppino d'albergo...
SARAH:
Studente di ingegneria.
DAVID:
Architettura.
SARAH:
Fa lo stesso, l'importante è che regga la trave...
DAVID:
Un altro dei suoi doppi sensi?
SARAH:
Che carino, sei diventato tutto rosso come un
gambero... e va bene ammetto che il mio humor non sia
proprio di stile anglosassone... casomai anglo-sessone...
ti piace il gioco di parole? No, niente, fa lo stesso…
(quasi tra sé) Arguto sì, ma in quanto a humour!...
Squilla il telefono. Sarah risponde.
DAVID:
Scommetto che ora mi mettono in croce. Giù di
sotto staranno già affilando i coltelli per scotennarmi e
squartarmi vivo...
SARAH:
te.
E' la reception,
il direttore vuole parlare con
DAVID:
Lo sapevo, ci avrei giurato... Pronto? Sì
direttore... lo so direttore... no direttore... ma
direttore... senta... insomma... mi lasci parlare...
mi
vuol far spiegare sì o no!... Cazzo! Sono fuori servizio,
non si tratta di mancia, dunque, ma di regalia, di puro
atto... come si dice? democratico... no anzi, liberale...
Come? Sono licenziato? La scongiuro direttore, lo sa che
6;
ho maledettamente bisogno di questo lavoro... devo finire
gli studi... così mi rovina... certo… chi se ne frega...
tanto si sa che in questo paese ve ne fregate dei giovani,
li mandate a morire in Iraq o in Afganistan, ma sul
diritto al lavoro ci cagate sopra... Certo che io ce
l'avevo un posto.... come, me lo sono giocato?... Io non
c'entro nulla è stata la signora... proprio così, questa
stronza... (a Sarah) Pardon madame, è solo un pour parlez,
tanto per dire...
Capitalista di merda!... (a Sarah)
Non dicevo a lei, miss Sampson, ma a questo cornuto... ha
sentito benissimo, direttore, cornuto! Cristo, lo sanno
tutti che sua moglie la fa becco col portoricano
dell'ascensore... e con il cuoco e col capocameriere e col
primo che passa... certo, anche con me, e che sono fesso
io a non sbattermela?... Certo anche in bocca, pensi a me
quando le dà il bacetto della buona notte sulle labbra!...
Ah… lei mi licenzia due volte, e come?... la prima a
calcinculo e la seconda senza indennizzo di fine rapporto…
beh, ci credo, coi rapporti speciali che ho avuto con la
sua signora, non mi aspettavo certo una liquidazione da
lei, del resto sono stato io a riempirla di liquido
seminale! (a Sarah) Scusi sa, ma quando ci vuole... (al
telefono) Ed io sa che le dico? Le dico leccaculo di merda
e pigliadidietro dei capitalisti... lei ha la lingua
sporca direttore... ha la lingua marrone a furia di pulire
sederi... ma ci vada lei a farsi fottere... ma ci vada lei
a fare in culo... Io ci sono già stato e le ho pure detto
in quale: in quello della sua gentile consorte!
SARAH:
Bravo, questo sì che è parlare chiaro, dire vino
al vino e… pene al pene… Decisamente sboccato, sì, ma
inconfutabilmente chiaro. - E lui che dice? Che ha da
controbattere? Rintuzza? Rilancia? Minaccia? Offende?
Insomma, che fa?
DAVID:
Sta sbraitando che ora manda la sicurezza a
sbattermi fuori, che non mi vuole più vedere nemmeno nei
paraggi dell'albergo. Dice che mi farà arrestare e
sbattere dentro, che farà buttare la chiave della cella,
che mi farà mettere assieme al primo spaccaculi negro di
Harlem!
SARAH:
E tu non hai paura?
DAVID: Dei negri, no. Loro spaccano i culi solo ai bec.
SARAH:
Bec sta per...
DAVID:
Bianco, etero e cattolico. Ma io sono un Bes,
bianco etero e semita.... infatti mi chiamo David... e i
negri non spaccano i culi degli ebrei. Almeno spero,
comunque non a tradimento, quando sei chinato ad
allacciarti
una
scarpa.
(al
telefono)
Sentito
direttore?... Almeno il suo sicario nero non colpirà alle
6<
spalle come invece
lavoratore... cazzone
prima dell'impatto...
ha più comprensione e
fa lei con un povero studentenero in arrivo, mi avverte di sicuro
perfino il suo bestione inculatore
pietà di lei verso il prossimo.
SARAH:
Sento delle risate dall'altra parte del filo.
Credo che non ti stia prendendo molto sul serio...
DAVID: Al contrario. - Non ride, ha un attacco isterico.
Urla alla sicurezza di venirmi a prelevare con la forza,
vivo o morto.
SARAH:
Passamelo.
DAVID:
No, no, me la sbrigo io, non si disturbi.
SARAH:
Questa storia è durata fin troppo! - Coraggio,
passamelo!
DAVID:
Non s'immischi miss Sampson...
cioè,
immischiarti Sarah, so cavarmela benissimo da solo.
SARAH:
non
Ne sei proprio sicuro?
DAVID: Mi farò sei mesi di galera per diffamazione, così
mi mantengo a spese del governo prima di cominciare il
master: è l'unica soluzione che ho, mi creda. Aspetti che
gliene dico altre quattro, altrimenti c'è il rischio che
mi diano solo tre mesi... e come me la cavo per il tempo
che mi resta fino alla borsa di studio?! (al telefono)
Direttore, è ancora lì?
Bene, sa che le dico? Sta
registrando? Ottimo... senta un po' questa... Cos'era?...
Ma come, non sa nemmeno distinguere una pernacchia da una
scorreggia? Bastardo... (a Sarah) Gli ho dato del
bastardo.
SARAH:
Bravo.
DAVID:
Minchione... (a Sarah) Gli ho dato del minchione.
SARAH:
Splendido.
DAVID:
Registri questo allora...
SARAH:
Ora passamelo... ne ho abbastanza!
DAVID:
Non ho ancora finito con lui.
SARAH:
Ho detto di passarmelo, Cristo santo!
DAVID:
Ok, come vuole lei... cioè come vuoi tu, miss
Sampson... Sarah. (passa il ricevitore a Sarah)
SARAH: Buonasera direttore, sì sono Miss Sarah Sampson...
premio Pulitzer, se lo ricorda... certo che se lo
ricorda... ebbene il ragazzo, David, ha cercato di
6=
violentarmi... No che non deve chiamare la polizia, il
problema è che lei ci ha interrotti prima del coito.
Coitus interruptus orgasmus corruptus si dice in latino.
Ubriaca? Certo che lo sono, perché non dovrei? C'è mai
stato uno scrittore sobrio da quando hanno istituito il
Pulitzer? Ha prodotto più vomito e succhi gastrici il
Pulitzer che Jonny Walker e Ballantine messi insieme.
Puttana Eva se me lo scopo, il suo garzone. Tutta la notte
se voglio. E che… sua moglie sì e io no? Mi discrimina,
forse? - E poi lei non può dire proprio nulla... Perché
no? Il perché glielo dico subito... perché io ho assunto
David dopo che lei l’aveva licenziato. Quanto gli dava
alla settimana? Mille? E io gliene do mille, sì, ma al
giorno, anzi a notte. Qualcosa in contrario? Preferisce
forse che chiami i giornali e dica che in questo albergo
del cavolo strapazzate le vincitrici del Pulitzer, negando
loro ciò che invece prodigate con generosità e larghe
vedute ai colleghi maschi?... Per esempio?... Per esempio
sbronzarsi e portarsi a letto le conigliette che voi
addestrate per ciucciare le carte di credito dei
malcapitati ospiti...
Vuole parlare col mio avvocato? Ah… non ce ne è bisogno?... ci avrei giurato.
- Bravo,
faccia così, richiami la sicurezza e metta David a carico
della mia carta di credito. Buonanotte!
Una pausa.
DAVID:
Se avevo la benché minima chance di trovare un
job qualsiasi in qualche altro albergo del centro, ora è
andata a farsi fottere. Quel bastardo starà già spedendo
la mia foto segnaletica via mail a tutti i colleghi e ad
ogni esercizio commerciale di New York, famigerato Bronx
incluso: non mi vorranno neppure travestito da negro,
ebreo, muso giallo o italiano... a proposito qual è il
travestimento degli italiani? Pizza e mandolino? Posso
sempre mettere su un teatrino a Central Park!
SARAH:
Ora dipendi da me. Non hai bisogno di travestirti.
DAVID:
Grandioso! - Non dovrò travestirmi neppure da
donna per andare a battere i marciapiedi e procurarmi il
sostentamento necessario a soddisfare i bisogni primari:
fame e sete, tanto per cominciare.
SARAH:
Appunto, non dovrai più preoccuparti di nulla.
DAVID:
E che… che cosa vuoi, in cambio, da me?
SARAH:
Senti, stronzetto, ascoltami bene. Ti ho assunto
perché mi facevi pena. Sembravi un pulcino bagnato... un
cucciolotto appena cagato.
Un silenzio.
74
DAVID:
SARAH:
Ok, ora me ne vado.
Perché? Ti sei offeso?
DAVID:
Non mi faccio prendere in giro da te... Io non
sarò nessuno, ma ho la mia dignità.
SARAH:
Sentilo! - Per mille dollari
mandarla a farsi fottere la tua dignità.
DAVID:
SARAH:
al
giorno
puoi
Anche questo è vero.
Allora? Che fai? Che aspetti? Non te ne vai più?
DAVID:
Per il momento no, non me ne vado. Poi si vedrà.
Ma prima o poi me ne andrò. Giuro che lo faccio, sistemo
un paio di cosette, qualche debituccio che ho in giro,
e... me ne vado, faccio fagotto. Non mi rivedrai mai più!
SARAH:
Cristo, non ti sei ancora seduto da quando ci
conosciamo e già pensi ad andartene?
DAVID:
Tu vuoi che resti, o no?
SARAH: Certo che lo voglio, altrimenti non farei questa
sceneggiata - e non avrei sborsato la bellezza di...
quanti dollari sono?... No, non me lo dire, meglio non
pensarci... sento di avere bisogno di te, a prescindere da
quanto mi costi. Denaro, ne ho fin sopra la cima dei
capelli...
DAVID:
Cosa ti manca allora?
SARAH:
Il denaro non è tutto.
DAVID: Non essere banale, col denaro puoi comprarti tutto
e... tutti.
SARAH:
DAVID:
Anche te?
Certo! Anche me.
SARAH:
Ip ip urrah per Mister Denaro! Abbiamo scoperto
che serve a qualcosa! Alleluja - Allora che fai, resti?
Ti ha convinto il vile metallo?
DAVID:
Forse.
SARAH:
Insomma, mi dai qualche speranza?
DAVID:
Dipende.
SARAH: Da cosa? I soldi li hai avuti, almeno un congruo
anticipo.
DAVID: L’hai detto tu che i soldi comprano tutto, ma non
sono tutto.
75
SARAH:
Parla chiaro, fanciullo, non hai a che fare almeno per ora - con una demente. Ti toccherà aspettare
qualche annetto per vedermi con le mani tremolanti grazie
al Parkinson.
DAVID:
non.
D'accordo, resto. Ma ad una condizione sine qua
SARAH:
Capperi, scoiattola fuori pure il
adesso! - E qual è la… conditio sine qua non?
latinista
DAVID:
Dovrà esserti sempre chiaro, dovrà essere sempre
lampante come il sole...
SARAH:
Cosa?
DAVID:
Che devi portarmi rispetto.
SARAH: Non mi sembra che tu chieda la luna, il rispetto
reciproco dovrebbe essere nell'ordine naturale della cose.
DAVID:
Appunto, è quello che dico anch'io.
SARAH:
Allora perché ne stiamo parlando?
DAVID:
Meglio prevenire che combattere. Non chiedo
capriole o salamelecchi: mi basta un po' di educazione,
pretendo solo di non essere trattato come una pezza da
piedi, ecco… il contrario… non lo sopporterei, non ce la
farei proprio.
SARAH: Per mille dollari a notte potrò pure strapazzarti
un pochino...
DAVID:
SARAH:
Un pochino, sì.
Un pochino quanto?
DAVID:
Che vuoi che ne sappia? Sono giovane, inesperto,
non conosco i miei limiti.
SARAH:
DAVID:
Potresti non averne…
Tutti hanno dei limiti.
SARAH: Io no, non credo proprio: ad esempio, posso amare
illimitatamente.
DAVID:
Allora sei pericolosa, perché come puoi amare,
puoi anche odiare illimitatamente.
SARAH:
Giovanotto! Intendevo: amare in senso biblico…
fare sesso.
DAVID: Dammi un esempio del tuo concetto di "fare sesso".
SARAH:
Bacetto sul collo.
76
DAVID:
Tutto qui? Alla fine, la montagna partorì il
classico topolino.
SARAH:
DAVID:
SARAH:
DAVID:
SARAH:
DAVID:
Bacetto sulle labbra.
Sai di whisky.
E tu di maschietto: odori che si sposano bene.
Si sposano o si accoppiano?
Ubi major...
... minor cessat.
SARAH: Ah, dimendicavo il latinista
stoffa verde e ruvida del facchino...
DAVID:
SARAH:
nascosto
sotto
la
Macché, conosco solo qualche motto famoso.
Più o meno come me.
DAVID:
Non è vero. Ho letto nel tuo curriculum su
internet che parli tre lingue e traduci correntemente da
greco e latino.
SARAH:
Non farmene una colpa.
DAVID:
Perché dovrei?
SARAH:
Non vorrei che ti sentissi inadeguato nei miei
confronti. Tutto qui.
DAVID:
Ripeto, perché dovrei? Io sono solo il tuo
scagnozzo, il tuo scendiletto, il tuo zerbino, il tuo
tirapiedi, il tuo pungiball...
SARAH:
DAVID:
Quindi posso chiederti tutto quello che voglio?
Direi di sì, purtroppo.
SARAH:
Perché purtroppo? Io direi, per fortuna...
DAVID:
Beh, dipende dai punti di vista.
SARAH:
Sei io fossi te e tu fossi me?
DAVID: Chi le suona, vede la boxe in un’ottica diversa da
chi le piglia: per il primo è un esercizio di coraggio,
per il secondo, è solo un atto di inaudita violenza.
SARAH:
Il mondo è fatto così, chi sta sopra e chi sta
sotto. Anche a letto uno guarda il cuscino mentre l'altro
rimira il soffitto.
DAVID:
Però si
scambiarsi i ruoli.
possono
77
cambiare
le
posizioni...
SARAH:
Io
allettante,
giochiamo?
maschio e tu femmina? Un'idea piuttosto
particolare
direi,
stuzzicante.
Ci
DAVID:
Stoppati, non sono fatto per queste cazzate.
SARAH:
Ma io sì, mi piacciono.
DAVID:
E magari ti eccitano.
SARAH:
Anche se fosse?
Che male c'è?
DAVID:
A far cosa?
SARAH:
A fare, io il maschio, e tu la femmina.
DAVID:
Non sono una femmina.
SARAH:
Che c'entra, neanche io sono un maschio.
DAVID:
Lo spero bene.
SARAH: Lo speri o lo sai con certezza? Vuoi controllare?
Sai che ridere se ti scivola tra le mani una certa
sorpresina?
Hai capito quale? Una bella clitoride lunga
come il naso di Cyrano!
DAVID:
Smettila.
SARAH:
Non ci penso proprio. E poi, scusa, non si era
detto che potevo farti tutto o quasi tutto?
DAVID:
S'era anche detto mille dollari?
SARAH:
Ahimè, sì. Non ricordarmi le dolenti note. Non
tanto per la somma di denaro, per l'esborso in sé per sé,
quanto piuttosto per la carenza di spontaneità che ne
deriva.
DAVID:
Chiedo solo una conferma: mille al giorno?
SARAH:
spese.
Al lordo delle tasse. Almeno fammi scaricare le
DAVID:
Allora sì, puoi chiedermi tutto... o quasi.
SARAH:
Tutto-tutto-tutto?
DAVID:
Tranne una cosa.
SARAH:
DAVID:
SARAH:
DAVID:
Quale cosa?
I calci in culo.
Cioè?
Non prendo calci in culo da nessuno, io.
78
SARAH:
DAVID:
SARAH:
DAVID:
SARAH:
Cristo, nemmeno da me?
No, nemmeno da te.
Nemmeno se te li pago extra?
Nemmeno.
Non ti pago abbastanza?
DAVID:
Abbastanza, sì, ma non per darmi i calci in
culo. Quelli non me li dà nessuno. Neanche per un milione.
SARAH:
E se per
involontariamente?
DAVID:
SARAH:
caso
me
ne
scappasse
uno,
magari
Te lo restituisco.
Tu a me?
DAVID:
Come no!,
e con gli interessi.
SARAH:
culo?
Fammi capire, che cosa intendi tu per calcio in
DAVID:
Usarmi come un animale, uno stallone, un toro da
monta ad esempio. Oppure degradarmi... sfruttarmi e poi
buttarmi via come uno straccio. Dirmi “vattene”, dopo aver
fatto l'amore con me.
SARAH:
Interessante. Di solito quelli come te...
DAVID:
Ecco
destinazione.
SARAH:
DAVID:
pedata.
SARAH:
DAVID:
SARAH:
che
il
primo
calcio
in
culo
giunge
a
Dove?
Qui, sulla faccia, c'è ancora il segno della
Ma io non ho scalciato.
Coi piedi no, ma con la lingua sì.
Davvero?
DAVID:
Hai detto o non hai detto che di solito quelli
come me...?
SARAH:
Esatto, e che male c'è?
DAVID:
C'è di male che tu generalizzi. Mi tratti come
fossi una bestia in mezzo branco. Mentre io sono un
individuo unico, con le sue esigenze uniche, una persona
coi suoi sentimenti e le sue debolezze. D'accordo sono
giovane. E sono povero. Tu sei maledettamente esperta, sei
79
maledettamente bella, sei maledettamente saggia,
maledettamente furba e sei maledettamente sexy...
sei
SARAH: E sono pure così maledettamente scema da sborsare
un mucchio di soldi per andare in bianco.
DAVID: Come l'assegno che mi darai quando avrò finito il
trattamento. Una volta al settimo cielo, non vorrai mai
più scendere tra noi comuni mortali.
SARAH:
DAVID:
SARAH:
Lo chiami trattamento questo? E’ tutto fumo…
Dove c'è fumo c'è arrosto, se permetti.
Ti sbagli: è stufato.
DAVID: Ti sei già stufata di me? Sta a vedere che finisce
come al solito.
SARAH:
Com'è, “come al solito”?
DAVID:
Sedotto e bidonato.
SARAH:
Tu parli troppo, per i miei gusti... ragazzo.
DAVID:
Io non sono un "ragazzo", sono David. Potresti
pure cominciare a chiamarmi per nome.
SARAH: Ok, ti chiamerò per nome e per cognome: David il
logorroico.
DAVID:
Sfotti?
SARAH:
Dico solo che potresti
argomenti più interessanti.
DAVID:
SARAH:
usare
la
lingua
per
Per esempio?
Per esempio, argomenti intimi…
Un silenzio.
DAVID:
Cristo! Sei una scrittrice, hai vinto un premio
importante...
SARAH: E con questo? Quando alzo il gomito dico ciò che
penso e divento pure sboccata. Non fare il damerino.
Chissà le porcate che vi dite tra voi quando parlate delle
clienti. E poi... hai cominciato tu ad essere triviale.
Quante gliene hai dette a quel povero direttore!
DAVID:
Volgare posso esserlo quando voglio. Ma non
servile. Servile te lo scordi, magari servizievole,
gentile, nient'altro. Nulla di più e nulla di meno.
SARAH:
Coraggio
allora
renditi
servizievole, renditi... volgare!
7:
utile,
renditi
DAVID:
Non ci si può rendere servizievoli.
servizievoli è una disposizione, non uno stato.
SARAH:
lingua
Essere
Riecco il saputello… Pensi di sapere maneggiare la
meglio di me?
DAVID:
So molte cose che tu dovresti imparare, cose che
la tua vita da intellettuale tutta testa e poco cuore,
non ti ha mai insegnato.
SARAH:
Per tua norma e regola,
quartiere povero di Chicago.
io
sono
nata
in
un
DAVID: Storie! Il quartiere in cui sei nata è diventato
povero con la grande crisi del settembre 2008. Prima era
un
quartiere
bene,
abitato
dai
quadri
dirigenti
dell'industria e del mondo finanziario. Tu non sei mai
stata povera, non hai mai vissuto di espedienti, di mance
e di furbate, hai frequentato il college e poi sei andata
ad Harvard. Hai vissuto come studentessa modello in una
bella suite sul Mystic River a Boston. Hai pure scopato
con Clint Eastwood quando girava il film in città… almeno
a quel che si dice.
SARAH: Come sei venuto a conoscenza di questi particolari
della mia vita?
DAVID:
SARAH:
Ho le mie fonti.
Già! Navighi bene in rete.
DAVID:
Esatto. Ma alle informazioni che mi ronzano
intorno come mosche, aggiungo qualcosa che tu non
possiedi.
SARAH:
E sarebbe?
DAVID:
L'intuito.
SARAH:
Bada
femminile.
DAVID:
SARAH:
DAVID:
che
l'intuito
è
una
dote
soprattutto
Tu però ne sei del tutto priva.
E tu invece saresti un mostro di sensibilità?
Non ho parlato di sensibilità.
SARAH:
Per essere intuitivi
particolarmente sensibili.
bisogna
anche
essere
DAVID: Non è detto. La sensibilità non è una dote che ti
rafforza, al contrario, è una condizione che spesso ti
indebolisce.
SARAH:
Quindi tu saresti insensibile.
7;
DAVID:
Come una roccia. Almeno mi sforzo di esserlo.
SARAH:
Tuttavia...
parole...
ti
senti
facilmente
ferito
dalle
DAVID:
quello
darmi!
Più che altro dai calci in culo morali. Come
che mi hai dato e che continui imperterrita a
SARAH:
Chiamali come diavolo ti pare: sempre parole sono.
DAVID:
E con ciò? Le parole non sono forse pietre? La
Bibbia non dice forse: ne ferisce più la lingua della
spada?
SARAH:
Io la sto ancora aspettando questa
lingua... ed anche la spada, se permetti.
DAVID:
benedetta
Per ora devi accontentarti delle parole.
SARAH: E' tutta la vita che mi accontento delle parole.
Sinceramente mi hanno un po' rotto... chiacchiere,
chiacchiere e non si combina mai nulla di buono. Speravo
di averti assunto per attività meno intellettualistiche,
un po' più terra terra, non come assistente in chiave...
lasciamo perdere 'sta chiave... la lingua batte sempre
dove il dente duole.
DAVID:
O dove il dente vuole.
SARAH:
Complimenti
per
il
gioco
di
parole...
duole\vuole... degno davvero di un premio "Pulitzer"!
DAVID: Chi ti ha detto che non lo possa vincere anch'io,
un giorno o l'altro? Perché trai conclusioni affrettate
dal mio attuale stato di dipendenza? Solo perché sono
"fresco di stampa" e tu sei da biblioteca antiquaria?
SARAH: Grazie per l’allusione all’antichità… e poi sarei
io a dare i calci in culo… Comunque spiegati meglio: che
intendi con ‘conclusioni affrettate’… affrettate in che
senso?
DAVID:
Dammi retta: affidati all'intuizione, a quella
parte di femminilità che non sei ancora riuscita a tirar
fuori dalla tua prigione interiore.
SARAH:
E che cosa dovrei intuire?
DAVID:
da te.
Per esempio, chi sono io veramente, e cosa voglio
SARAH:
Cosa puoi volere da me, oltre ai soldi?
DAVID:
I soldi non danno la felicità.
7<
SARAH:
Basta con questi slogan! Danno il benessere, sì…
e il benessere è un bel passo avanti sulla via della
felicità.
DAVID:
SARAH:
Giusto, ma c'è dell'altro.
Dimmelo tu.
DAVID:
Eh no, mia cara… dovrai indovinarlo.
SARAH:
E come?
DAVID:
Tanto per cominciare: guardandomi negli occhi.
SARAH:
Negli occhi?
DAVID:
occhi?
Sì, dritto negli occhi. Che cosa vedi nei miei
SARAH:
Aspetta... fammi vedere bene... due palle scure.
DAVID:
Quelle sono le pupille, guarda oltre.
SARAH:
Oltre che cosa? Oltre le palle?
DAVID:
Oltre la mia fisicità, che cosa trovi
interessante
qui
dentro,
oltre
l’involucro
che
imprigiona?
SARAH:
Cosa vedo dentro di te?
DAVID:
Esatto.
SARAH:
Un cazzo.
DAVID:
Smettila, stai diventando monotona.
di
mi
SARAH: Ma dentro di te non c'è nulla, non si vede appunto
un cazzo: è tutto buio. Spento, chiuso per ferie, fuori
servizio - out of order.
DAVID:
SARAH:
meglio.
Se vuoi ferire la mia sensibilità....
Suscettibilità
è
la
parola
che
ti
si
adatta
DAVID:
Ecco, vedi?
Anche tu ci sai fare con le parole.
SARAH:
Non per niente ho vinto il Pulitzer, ragazzo!
DAVID:
Odio essere chiamato ragazzo.
SARAH:
(provocatoriamente)
Ok, ragazzo, se non vuoi
sentirti chiamare ragazzo, non ti chiamerò più… ragazzo. Allora, coraggio, mio bel David , versami da bere.
DAVID:
Non darmi ordini, puttana.
7=
SARAH:
E' un complimento?
DAVID:
Vaffanculo.
SARAH:
Questo potrebbe anche essere un augurio... o la
speranza di finire in gloria almeno la serata!
DAVID:
Ecco che fa miao la gatta in calore.
SARAH:
(storce il "ma" facendolo sembrare un "miao")
Miao insomma, ti pago sì o no? Quindi devi fare ciò che
dico. Volente o nolente.
DAVID:
Volente o nolente, passi... piacere... intesi?
Ma sempre per
SARAH : Oh, certo per il mio piacere, di chi altri sennò?
DAVID:
Ed io il piacere te lo faccio volentieri...
eccoti da bere... la signora è servita. - E ora come si
dice, da brava bambina?
SARAH:
Grazie. (beve)
DAVID:
maniere?
SARAH:
Ci voleva tanto ad imparare un po' di buone
Grazie di avermele insegnate.
DAVID: A voi ricchi qualche volta viene a mancare
l'ossigeno nel cervello. Boccheggiate come merluzzi in
apnea quando ricevete una gentilezza, una cortesia...
perché non siete abituati a farne e quindi vi stupite
quando vi arrivano spontanee dagli altri. Tutto vi è
dovuto, mangiate da un piatto d'argento...
SARAH: Ma la tua non era una gentilezza, e tantomeno una
cortesia.
DAVID:
SARAH:
DAVID:
notare.
SARAH:
E che cosa era allora?
Era un servizio.
Sta bene, era un servizio. Ma non è carino farlo
Che vuoi dire?
DAVID:
Che non intendo servirti come uno schiavo. Quante
volte devo ripeterlo?
SARAH:
DAVID:
E come intenderesti servirmi?
Non lo so.
SARAH:
Vedi che non lo sai? La tua coscienza di classe
vacilla...
84
DAVID:
La mia coscienza di classe non è mai stata così
stabile... solo che in questo momento ho le idee un po'
confuse su quello che devo fare.
SARAH:
Io qualche ideuzza al proposito ce l'avrei.
David si spoglia.
DAVID:
Così va bene?
SARAH:
Va benissimo. Sei splendido... come il David....
di... di... Donatello... No, cioè, di Michelangelo.
David, nudo, scivola
amoreggiare...
accanto
85
a
lei.
Cominciano
ad
SCENA 4
Nota
regia:
si
potrebbe
mostrare,
con
le
dovute
precauzioni di un gioco di luce o di un velatino, la scena
di sesso, quindi collegare la scena precedente a questa
che segue senza necessariamente incorrere in uno stacco
temporale.
Sarah dorme, lui è seduto sul letto.
David prende il miniregistratore posato sul comodino, lo
aziona, si sente la voce di Sarah:
VOCE SARAH: Nuvole biancastre si confondono con altre
dalle dimensioni più varie e fantasiose. Ho corso così
tanto prima di giungere qui. Avevo i piedi nudi. La paura,
quella che di solito mi impedisce di scappare, questa
volta ha avuto la meglio.
Due occhi delicatamente socchiusi... Due occhi… Lasciano
intravedere un delizioso sogno di donna. I suoi lineamenti
prepotentemente infantili sono accarezzati da forme strane
grazie all’indiscreto altalenarsi delle ombre notturne.
C’è una farfalla di cristallo che le vola intorno. Le sue
ali sono rigidamente dischiuse, si fermano all’altezza
delle labbra come per impedirle di parlare… e alla
farfalla… - No ti prego non volare!
Mi perdo nell’incanto dell’intreccio. Tento di liberare la
farfalla con i miei pensieri, ma è come sorda.
La donna mi appare sempre più candidamente intorpidita, il
suo sonno la lascia a malapena respirare. Provo a
rianimarla con i miei desideri. Mi risponde che la
farfalla può vivere soltanto un giorno e la sua decisione
è di restare con lei. Le dono la mia speranza. Mi narra
del suo risveglio; sarà quello di una stella, poiché ha
fatto un patto col cielo.
La registrazione s'interrompe. Sarah si risveglia.
SARAH: Sono semplici appunti. Niente di definitivo.
DAVID:
Volevo ben dire.
SARAH:
Grazie dell'incoraggiamento.
DAVID: Io dico sempre pane al pane e vino al vino. Sono
una persona spontanea. Del resto, a che servono tante
manfrine? Ognuno fa quello che gli pare e piace: se a te
va di vendere frottole, benvenuta in questo mondo in cui
la truffa è l'anima del commercio.
SARAH:
Che truffa?
86
DAVID:
La finzione della letteratura non è forse una
truffa? Un modo per edulcorare la realtà? Vendere
noccioline alle scimmie dello zoo?
SARAH: Queste scimmie umanoidi però, a differenza dei loro
simili antropomorfi, comprano libri.
DAVID: Allora fai bene a dargli quel che chiedono: merda.
SARAH:
E noccioline.
DAVID:
Mi sembra che tra le due cose ci sia una certa
parentela: escono tutte e due dalla stessa parte.
SARAH:
Io però mi sforzo di dire qualcosa di nuovo, di
essere originale.
DAVID:
Perché sforzarsi? Ognuno è l'originale di se
stesso. Non esistono copie conformi o contraffatte di noi:
non illudiamoci. Non è il nostro doppelgänger quello che
nasce, cresce e muore. Siamo noi, sono io, sei tu, quel
comune mortale che con andatura incerta si avvicina, passo
dopo passo, all'orlo del baratro.
SARAH:
Io parlo di sogni e tu mi rispondi con gli incubi.
DAVID:
Allora restiamo in argomento. - Sogni spesso di
tornare bambina?
SARAH: Quasi ogni notte. Rivedo i miei oggetti, le cose
che mi erano... che mi sono care: le bambole, i volti che
mi circondano, il profumo della torta che cuoce nel forno
la domenica, mia madre che taglia l'erba in giardino, il
profumo dei fiori... melassa, dirai tu!
DAVID:
I tuoi sogni sono bellissimi, come meravigliosa
dev'essere stata la tua infanzia.
SARAH:
Beh… non tutta rose e fiori. Anzi, i fiori li
vedevo sbocciare mentre restavo lì, il più delle volte
spaventata dalla vita… e sarei rimasta sempre lì,
rinsecchita come un bocciolo morto prima di fiorire… se
non fosse stato per mia madre. Mia madre era la dea dei
sogni, lei li alimentava, se ne serviva per respirare e
farmi respirare. Anzi, per la precisione mi costringeva a
sognare i suoi, di sogni. E questo non fu…
DAVID:
(Interrompendola
bruscamente)
Bene,
ottimi
presupposti… allora portali ad uno stato più cosciente,
questi sogni!
SARAH:
Più cosciente, in che senso?
DAVID:
Non viverli più come sogni, sbuffi di fumo
dell'inconscio come dice Shakespeare, ma per quello che
sono realmente.
87
SARAH:
E che cosa sono?
DAVID: Ricordi. Ecco, il sogno fa scattare il meccanismo
della nostalgia, del rimpianto, mentre invece il ricordo è
una forma di presa d'atto della dimensione temporale, una
collocazione precisa all'interna del proprio vissuto...
SARAH: E se fosse proprio questa la salvezza? Non prendere
atto della dimensione temporale… non cercare collocazioni
precise per ogni fiato di vita… concedersi questo lusso
almeno una volta ogni tanto? E continuare a tenere vivi i
sogni?... I nostri… non quelli di chi amiamo…
Un silenzio. David guarda Sarah con intensità e le prende
una mano. Lei la tira via con un leggero scatto, poi
seguita a parlare col solito tono strafottente.
SARAH:
Sai
che
penso?
Tu
dovresti
fare
lo
strizzacervelli: dico sul serio. Faresti soldi a palate.
DAVID: Io farò soldi a palate, qualsiasi cosa decida di
fare. Il banchiere, lo spazzino o...
SARAH:
Qualsiasi cosa?
DAVID:
Qualsiasi... e perché no?... anche lo scrittore.
SARAH:
Modesto il ragazzino!
DAVID:
E sai perché ci riuscirò a diventare qualcuno?
Perché ho le due doti fondamentali per raggiungere il
successo: la rabbia e la determinazione.
SARAH:
Insomma, hai le palle.
DAVID:
Puoi scommetterci.
SARAH:
Dimostramelo.
DAVID:
Qualche ora fa ti portavo le valigie in camera...
SARAH:
Mi spillavi la mancia.
DAVID:
Una lauta mancia, se è per questo. - Ed ora?
SARAH:
Ora cosa?
DAVID:
Ora dove sono? Cosa faccio?
SARAH:
Dimmelo tu.
DAVID:
Sto a letto con un premio Pulitzer.
SARAH:
Non ti montare la testa.
DAVID:
Assunto in pianta stabile nel suo staff.
88
SARAH: Assunto in pianta stabile?
signor Pianta Stabile.
Allora datti da fare,
DAVID:
Finora sinceramente
guadagnata la pagnotta.
sembra
SARAH:
Davvero?
mi
di
essermela
E come?
DAVID: Tanto per cominciare... Ti sei addormentata e ti
ho coccolata... un po', sulla testa, come...
SARAH:
Come un cagnolino?
DAVID: (imbarazzato)
Sì, cioè, no…
SARAH:
Tranquillo… so di non essere un cagnolino.
DAVID:
Certo...
SARAH: Non ho il corpo coperto da peli. Non tiro fuori la
lingua al suono della scodella che si riempie. Non ho gli
occhioni languidi... magari qualche volta sì, ma solo per
via del whisky... non cammino a quattro zampe e
soprattutto non scodinzolo né dietro né davanti… come
invece fai tu con la proboscide.
DAVID:
Scusa, è un riflesso condizionato. Quando sto
accanto ad una bella donna come te, mi succede. E' normale
del resto, o no?
SARAH:
Hai detto bene: una donna. E ammetto che sia
normale, anche se di questi tempi il concetto di normalità
si è allargato tantissimo...
DAVID:
donna".
SARAH:
Tu non vuoi ascoltare. Io ho detto "una bella
Bella dentro, semmai, esatto?
DAVID:
Ti conosco da poco, ma sono certo che è così.
Bella e buona come una pesca matura: bella da vedere e
buona da mangiare.
SARAH:
E tu mi hai mangiato.
DAVID: Solo un assaggino, non si può parlare di una vera
e propria consumazione.
SARAH:
Però il piatto forte te lo sei già cuccato.
DAVID:
Quale piatto forte?
SARAH:
La specialità della casa.
DAVID:
E sarebbe?
SARAH:
Caviale.
89
DAVID:
E le tartine?
SARAH:
Era una metafora.
DAVID:
L’ho capito benissimo…
SARAH: Sai che ti dico? Sei proprio bravo… capisci tutto
e dove non arrivi con le nozioni, butti il cuore oltre
l'ostacolo e tagli il traguardo con l'intuito. Sì, sei
bravo… ma direi che l'istinto di sopravvivenza da ragazzo
di strada ti dà una bella spinta.
DAVID:
Sì, mi piace aprire ogni porta chiusa…
SARAH:
Ribadisco il concetto:
l'intuito, non con il passpartout!
DAVID:
aprile
pure,
ma
con
Scusa. E' piuttosto imbarazzante…
SARAH:
Anche per me è stato imbarazzante, quando hai
ascoltato i miei appunti per il prossimo romanzo.
DAVID: Ho acceso il registratore per sbaglio, pensavo ci
fosse musica.
SARAH: Non parliamone più, dimentica semplicemente quello
che hai sentito: chiacchiere femminili. Noi donne parliamo
sempre troppo. Come dice Mozart nel Flauto magico: una
donna parla più di quanto fa.
DAVID:
Che maschilista questo Mozart.
SARAH:
Peggio ancora: misogino.
DAVID:
Sì, un nemico delle donne.
SARAH:
E tu?
DAVID: Non sono misogino... un po' maschilista sì... ma
tuo nemico no… mai!
SARAH:
Effettivamente non direi che sia un'arma puntata
contro di me, quella che sento sotto il lenzuolo.
DAVID:
Scusa.
imbarazzante.
–
Anche
questo
è
un
problemino…
SARAH:
Ingombrante, è la parola giusta. E poi anche il
diminutivo non rende l'idea: casomai è un bel problemone.
DAVID:
Mi fa piacere di aver colpito la tua attenzione.
SARAH:
Più che colpire la mia attenzione, direi che
rischi seriamente di penetrare in tutti i meandri della
mia immaginazione erotica.
DAVID:
Sì, ma un problema c’è davvero.
8:
SARAH:
Adesso le erezioni si chiamano problema?!
DAVID:
Quando
diventarlo.
restano
fini
a
SARAH:
Cosa proponi?
DAVID:
Perché non facciamo l'amore?
SARAH:
quello?
se
stesse,
possono
L'abbiamo già fatto, no? O era un sogno anche
DAVID:
Un pallido ricordo. Andrebbe rinfrescato.
SARAH:
Ma sei proprio insaziabile.
DAVID:
Come un lupo affamato... senti come ululo alla
luna: uuh!
SARAH:
Dai, lasciati torturare un altro po' la mente,
invece di torturarmi tu le orecchie.
DAVID: E va bene, è colpa mia se vado a letto con un tipo
cerebrale e cervellotico come te. - Allora, questa tortura
mentale? - Sto aspettando... signora intellettuale!
SARAH:
Sentiamo:
che cosa ti piace di più in me?
DAVID:
Le tue manfrine?
SARAH:
Acqua.
DAVID:
Le tue opere letterarie?
SARAH:
Fottuto bugiardo!
DAVID:
Davvero. A me piace come scrivi. Sei brava.
SARAH: Che ne sai? Scommetto che non hai neppure letto il
mio ultimo romanzo.
DAVID:
No, l'ho soltanto sfogliato in libreria...
leggiucchiandolo però, una pagina sì e un'altra no.
SARAH:
Il lettore perfetto! Cosa c'era che non andava
nella "pagina no"?
DAVID:
La chiacchiera... la tua maledetta vocazione a
perderti nei sogni. Ma a chi vuoi che gliene freghi delle
tue masturbazioni?
SARAH:
Veramente dicono che ho venduto due milioni di
copie in una settimana con quelle pippe.
DAVID: Questo perché hai pure scritto le "pagine sì" di
cui ti parlavo. Pensa che se avessi scritto solo quelle,
di copie ne avresti vendute almeno il doppio.
8;
SARAH: Non so se il mio editor sarebbe d'accordo. Non si
è azzardato a propormi tagli al manoscritto.
DAVID:
Il tuo editor è un emerito coglione.
SARAH:
Dimostramelo.
DAVID:
libro
avendo
questo
Detto e fatto. - Mentre mi trastullavo col tuo
- in realtà mi stavo documentando sul tuo conto
letto sui giornali la notizia che saresti scesa in
albergo...
SARAH:
Dunque ti stavi preparando per l'abbordaggio, a
quanto pare... ma continua.
DAVID: Sì… a quel punto una commessa della libreria, con
due belle tettine dure e un culetto a mandolino, comincia
a ronzarmi intorno e mi fa: “allora, bello, compri il
libro o mi porti a cena stasera? Io stacco tra dieci
minuti”.
SARAH:
E tu?
DAVID:
Mi sono fatto offrire la cena. Avevo fame, cazzo!
SARAH: E il mio libro? Che fine ha fatto?
DAVID: L'ho rimesso sullo scaffale, quello è il suo posto.
Perché me lo chiedi?
SARAH: Che ti dicevo? Non lo hai neppure comperato… e hai
letto solo qualche riga. Quindi come fai a giudicare
l'operato del mio editor?
DAVID:
Mi è bastato vedere la tua foto sul retro di
copertina.
SARAH: Che scema, avrai pensato, ad esporsi così. Chissà
come mi avrai trovata...
Un silenzio.
DAVID:
Sincerità per sincerità?
SARAH:
Ok, sincerità per sincerità.
DAVID:
Però non ti devi arrabbiare.
SARAH:
Giuro che non mi arrabbio.
DAVID:
Dopo aver lasciato la copia del tuo capolavoro
letterario sullo scaffale ed aver scroccato la cena alla
commessa... vuoi tutti i particolari del dopocena?
SARAH:
Lascia perdere, posso benissimo immaginarmeli da
sola. - Ma che c'entra la mia foto sulla copertina?
8<
DAVID:
Sincerità per sincerità?
SARAH:
Lo abbiamo già detto.
DAVID:
Giuralo di nuovo.
SARAH:
Lo giuro.
DAVID:
Non ti arrabbi? Sicura?
SARAH:
Ho passato da tempo la fase delle arrabbiature.
L'ultima volta è stata quando ho mollato una padellata in
testa a mio marito... il mio ex marito, per la precisione.
DAVID: Che cosa aveva fatto per meritarsi questa biblica
punizione?
SARAH:
Niente, aveva fatto. Non ha mai fatto niente in
vita sua, quel codardo.
DAVID: E tu, per niente, molli una padellata a un essere
indifeso?
SARAH:
Anche per molto meno se è per questo.
DAVID: Scommetto che si era messo i tappi nelle orecchie
per non sentirti parlare di letteratura!
SARAH:
Peggio. Torno a casa in ritardo per colpa del
traffico e lo trovo che aveva già cominciato a cenare da
solo, senza aspettarmi.
DAVID:
Un gesto antipatico, senz'altro. Ma la pena
capitale mi sembra eccessiva.
SARAH: Il bello deve ancora venire. Mi indispettisco e lo
provoco: “sai caro, oggi ti ho messo le corna col tuo
fratellastro...”. E lui, sorseggiando un bicchiere di
Chianti: “e ti è piaciuto, cara?... Ce l'ha più lungo di
me?”
DAVID: Ahi! - Questa è veramente una colpa grave: allora
la padellata se l'è proprio andata a cercare, è come se
fosse corso lui stesso incontro all'oggetto contundente
finendo per scornarsi da solo. Giusto?
SARAH: Nel ricucirgli la ferita il commento del chirurgo
è stato: “accidenti che mira sua moglie!” - Ma torniamo a
te, al mio libro e a quella smorfiosetta di una commessa.
DAVID:
Visto e considerato il precedente, preferisco
appellarmi al quinto emendamento: non testimoniare se la
tua testimonianza può essere usata per incriminarti o
prenderti a padellate.
8=
SARAH:
Ti ho già detto che la fase delle incazzature e
delle padelle è passata da tempo, ormai ho raggiunto la
pace dei sensi...
DAVID:
SARAH:
uomini.
Mica tanto...
...se non altro la pace con me stessa. Basta
DAVID:
Ah!
E io?
SARAH:
Tu?
Tu non sei un uomo.
DAVID:
Ho sotto mano la prova tangibile del contrario.
Vuoi sentirla?
SARAH:
La conosco a memoria ormai. - Intendevo che sei
solo un ragazzo.
DAVID:
Solo...? Guarda che mi offendo!
SARAH:
Insomma, sei una parentesi... un gioco...
DAVID:
Una specie di vibratore, vuoi dire.
SARAH:
Un vibratore con l'anima e coi sentimenti.
DAVID:
resto.
Grazie della precisazione, ma sempre un vibratore
SARAH:
La tecnologia del sexy shop ha fatto progressi da
gigante.
DAVID:
pile.
Pensa che la commessa voleva perfino cambiarmi le
SARAH:
Ti eri scaricato?
DAVID:
Non ho una centrale atomica incorporata. E poi
quella avanzava certe pretese... e fai questo e fai
quello... spingi.. trattieniti.. e avanti e dietro...
SARAH:
Anche dietro?
DAVID:
Già che c'ero, la botta non si nega mai a nessuno.
SARAH: Adesso chiamo il direttore della libreria e la
faccio licenziare. Non per te sai? Non sono gelosa… noi
mica stiamo insieme... ma almeno poteva venderti un libro,
il mio libro, e invece non l'ha fatto pur di piazzarti
davanti il suo bel posteriore. E a posteriori bisogna dire
che innanzitutto ha mancato di rispetto a me, che di quel
libro invenduto sono l'autrice, e in secondo luogo ha
tradito il rapporto di fiducia col titolare della
libreria.
94
DAVID:
La verità è che il tuo libro non aveva il fuoco
tra le gambe come lei. E' questo che ti fa rodere.
Silenzio.
SARAH:
Guarda che se volevi farmi incazzare,
comunicarti che adesso ci sei proprio riuscito.
DAVID:
Non è con me che dovresti prendertela, però.
SARAH:
E con chi sennò?
devo
DAVID: Col grafico della tua casa editrice. Cristo santo,
ma come si fa ad usare una foto del genere. Ma chi è
l’incapace che te l'ha scattata...
SARAH:
Il mio ex.
DAVID:
Quello della padellata in fronte?
SARAH:
Proprio lui. Lo vedi che se l’era meritata?
DAVID:
Eccome!
SARAH:
Allora mi dai ragione!
DAVID:
Tre volte fesso: la prima a scattarti una foto
senza saperci fare, la seconda a tenersi cara la foto e a
trascurare l'originale.
SARAH:
E la terza?
DAVID:
A buscarsi in mezzo agli occhi la padella con
tutta la frittata.
SARAH:
Non era una frittata, era un ossobuco.
DAVID: Comunque, non mi spiego perché hai permesso che si
utilizzasse quella foto orribile, da dilettanti, e che
soprattutto
non
rivela
alcun
amore
per
l'oggetto
raffigurato.
SARAH:
Grazie per l'oggetto. - Purtroppo il volume, al
momento della padellata in fronte, era già in stampa. Ci
teneva così tanto che utilizzassi un suo scatto...
DAVID:
Che non rende onore, ripeto, all'originale.
Un silenzio.
SARAH:
DAVID:
giunta.
Questo sarebbe un complimento?
Non sarebbe, è un complimento. -
Sincero, per
SARAH:
Stai solo cercando di indorarmi la pillola.
DAVID:
Che pillola, di che stai parlando?
95
SARAH:
L'amara pillola della verità.
DAVID:
Spiegati.
SARAH: La verità, - la tragica, la dirompente, l'assoluta
e incontrovertibile verità dello specchio: sono vecchia,
ho le rughe.
DAVID:
Le rughe possono essere interessanti.
SARAH: Cazzate. La verità è che le hai notate.
DAVID:
Sì, ma non mi hanno fatto effetto... un effetto
negativo, intendo. Tocca con mano, sincerati da sola.
SARAH:
Stiamo scadendo nel pecoreccio.
DAVID:
Ti dà fastidio il pecoreccio?
SARAH:
No,
fastidio.
è
divertente.
E'
proprio
questo
DAVID:
Che sia divertente?
SARAH:
Mi dà fastidio che non mi dia fastidio.
DAVID:
Rilassati, allora, e goditi l'attimo.
SARAH:
Attimo, sei così rapido? Prima mi
un'eternità... dolcemente sospesa nel tempo...
DAVID:
Parlavo
paroloni.
per
metafore.
Ma
non
a
darmi
sembrava
esageriamo
coi
SARAH:
Ma sì, hai ragione, basta voli pindarici,
sentimenti platonici, che la volgare carne consegua
finalmente il suo scopo.
DAVID:
Il suo secondo scopo, con la prima vocale chiusa.
SARAH: Stupido, adesso mi fai pure il linguista.
DAVID:
Perché no? E' un piacere...
SARAH:
My God, hai la lingua più lunga e ruvida di una
giraffa!
96
SCENA 5
Come nella scena precedente:
Nota
regia:
si
potrebbe
mostrare,
con
le
dovute
precauzioni di un gioco di luce o di un velatino, la scena
di sesso, quindi collegare la scena precedente a questa
che segue senza necessariamente incorrere in uno stacco
temporale. Sarah, dorme, lui è seduto sul letto.
Lui si accende una sigaretta. Fa due tirate. A questo
punto lei si sveglia. Lo guarda con aria stralunata. Non
parla subito.
DAVID:
Che c'è? Non puoi dormire? -- Ti dà fastidio se
fumo?-- Ti da fastidio la sigaretta?--- Insomma, perché mi
guardi come se fossi uno zombie? --- Per piacere dì
qualcosa... Vuoi bere? Whisky? Acqua? Oh!... Dico a te!
SARAH:
Chi sei?
DAVID:
Io?... Non mi riconosci? Sono il tuo schiavetto.
SARAH:
Che cazzo ci fai nel mio letto?
DAVID:
Lo schiavetto, ricordi... O meglio, la giraffa
dalla lingua lunga e ruvida.
SARAH: Mi gira la testa... ieri sera ho alzato un po' il
gomito per festeggiare il mio premio, ho avuto uno
svenimento, forse ho perso i sensi. Tu potresti avermi
trovato in questo stato... potresti aver approfittato di
me.
DAVID:
Questa è bella: io avrei approfittato di te!
SARAH:
L'apparenza direbbe questo.
DAVID: L'apparenza inganna. Casomai è vero il contrario:
sei stata tu ad approfittare di me. E come ti piaceva!
SARAH: E' andata sicuramente così: io prima di svenire ho
chiamato aiuto, tu che stavi al piano sei subito accorso,
mi hai trovata riversa per terra, mi hai spogliata, messa
a letto, poi ti sei spogliato a tua volta e ti sei
infilato sotto le coperte accanto a me per fare i tuoi
porci comodi. Ecco come sono andate le cose.
DAVID:
E il pompino?
SARAH:
Ti ho fatto un pompino? Io a te? Che schifo!...
DAVID:
Me lo hai pure morsicato... vuoi vedere i segni
dei tuoi aguzzi dentini? O ti era scattata la molla della
dentiera?
97
SARAH:
Basta, basta! Io...
successo. Non ricordo niente.
DAVID:
io...
non
so
cosa
sia
E dire che mi hai pure assunto.
SARAH:
Perché avrei dovuto farlo? Non sei un dipendente
dell'albergo?
DAVID:
Non più: mi hai fatto licenziare. Adesso sono
tutto… Sarah-dipendente.
SARAH:
Ma quante cose ho fatto io stanotte!
DAVID: Beh, abbiamo dato una bella ripassatina al primo
volume del Kamasutra. Io sopra e tu sotto, io di lato, tu
sopra, di fianco, di struscio...
SARAH:
Dunque, ti avrei assunto per una notte?
DAVID:
Di più.
SARAH:
Due notti?
DAVID:
Di più, di più.
SARAH:
Insomma, per quanto fottuto tempo?
DAVID:
A tempo indeterminato.
SARAH:
Come?
DAVID: In pianta stabile, con la misera retribuzione di
mille dollari.
SARAH: Al mese? Beh, forse ho fatto un affare, per mille
al mese dove lo trovi un mastro d'ascia come te.
DAVID:
Che mese?! A notte, tesoro.
SARAH:
Che? Come? A notte? - Cristo santo,
spillerai più quattrini del mio strizzacervelli!
così
mi
DAVID:
Ah, ora, una volta soddisfatti gli appetiti, ti
penti... dovevo aspettarmelo che non avresti mantenuto
l'impegno. Ecco il motivo di questa manfrina: "non so, non
ricordo"... Ma va a farti fottere!
SARAH: Già fatto, a quanto pare. - Comunque, la questione
non è se mi pento, ma se posso permettermelo. Chiederò al
mio legale, forse riesco ancora a tirarmi indietro.
DAVID:
Vorresti tirarti indietro?
SARAH:
Potendo?
risposta è sì.
-
Beh,
mi
98
spiace
deluderti,
ma
la
DAVID:
Bene, allora l'accordo verbale s'intende risolto
su due piedi. Lasciamo perdere l'amore, il sesso e tutto
il resto.
SARAH:
Accordo verbale? - Quindi... Non abbiamo
sottoscritto un contratto? Questa è una buona notizia. La
prima, da quando sono sveglia.
DAVID: Ci siamo dati moralmente la mano... o meglio, tu
hai messo una mano sulla mia patta ed io la mia sulla tua
patata. Più accordo di questo!
SARAH:
Non ci sperare: il mio avvocato lo farà saltare
come una patata fritta in padella. Non ci sono i
presupposti legali perché io lo debba rispettare.
DAVID:
Già, tu ci sai fare con le padelle.
SARAH:
E tu sai fare il furbetto con le donne sole, no?
David salta fuori dal letto e comincia a rivestirsi.
DAVID:
più.
Risparmiati l'avvocato. Sono io che non ci sto
SARAH:
A fare che?
DAVID:
A stare con te.
SARAH: E i soldi? Rinunci al compenso? Non ci speravo...
DAVID:
Ci sputo sopra ai tuoi soldi. Anzi riprenditi
quelli che mi hai anticipato... Non mi servono, i soldi
entrano ed escono, in qualche modo me la caverò. E quando
sarò
qualcuno,
se
sarai
ancora
viva,
magari
in
carrozzella, con la bava alla bocca, all'ultimo stadio del
Parkinson, ti verrò a dire in faccia: eccolo quello che
hai buttato fuori dal tuo letto, dalla tua camera, dalla
tua vita. Altrimenti, se schiatti prima, verrò a cagare
sulla tua tomba. E' questo ciò che meriti, visto che non
sei riuscita a capire il mio totale disinteresse nei tuoi
confronti... il mio amore... per te!
SARAH:
Aspetta, non te ne andare. Forse comincio a
ricordare qualcosa... i tuoi baci, le tue parole, la tua
tenerezza...
DAVID:
SARAH:
Tutto qui?
La tua lingua lunga e ruvida da giraffa...
DAVID:
Fottiti!
SARAH:
Da sola? -
Già fatto... tanto tempo fa.
David esce, Sarah scoppia a piangere. Fine primo atto.
99
SECONDO
ATTO
Per il ritmo serrato che bisogna dare al secondo atto,
viene a cadere la divisione in scene. Tutto l'atto si
svolge dunque come un piano-sequenza.
La stanza in pieno sole. Musica swing dalla radio. Ovunque
fiori. Squilla il telefono. Sarah, accorre in vestaglia,
dal bagno dove si stava truccando. Risponde.
SARAH:
Idina! Sei tu… Come è stato… come è stato… è
stato triste perché tu non c’eri…
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Dai, scherzo!... Bellissimo Idina… è stato
bellissimo. Emozionante e bellissimo. Ma se vincerò un
altro Pulitzer verrai con me!
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Ho ricevuto… ho ricevuto… un mazzo di fresie!
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Come “solo fresie”! Le fresie in inverno… ci
sono solo a New York… ti sfido a trovarle in Italia…
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Ma come “che miseria”… Idina!...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Ma certo!... Fasci di rose, interi vivai di
rose! Quelli che contano, come li chiami tu, non hanno
badato a spese!
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
No, non ho la stanza piena di fiori, li ho già
mandati alla chiesa più vicina…
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
(Ride) Idina, ti prego, mi sarei già soffocata
con tutti quei fiori in camera…
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Va bene, sì, sono pazza… vinco un Pulitzer,
alloggio nel più lussuoso albergo di New York e… mando in
chiesa le rose tenendomi stretto un misero mazzetto di
fresie…
(Pausa: Idina parla)
9:
SARAH:
(Alza gli occhi al cielo) Sì… sempre la solita!
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Idina no!... “Aveva ragione tuo padre”, no,
eh?! Non lo sopporterei!... E poi sono stanca, ho mal di
testa… voglio…
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
No, non mi sono offesa…
fortuna mio padre non è qui.
è
che
stasera
per
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
(Scoppia in una risata) Ecco lo dici anche tu
che diceva solo stronzate, quindi...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
(Ride e parla in modo convulso)
ricordo la presentazione del mio primo libro…
Sì,
me
la
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
La sola cosa che desiderava era… evaporare…
Fosti proprio tu a chiamargli un taxi… ti aveva detto:
“Qui mi manca l’aria!...”. Così… lo infilasti in fretta
e in furia sull’auto… che se lo portò via in un baleno.
Eri proprio arrabbiata, povera Idina… e anche lì fosti tu
a liberarmi dall’impaccio… come sempre.
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Lo so che mi vuoi bene… e che…
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
(Sorride teneramente e alza gli occhi al cielo)
Sì cara, sì… io… merito il meglio…
(Si sente bussare alla porta)
SARAH:
Bussano, ora ti devo proprio lasciare... Hanno
portato la colazione, ho una fame da lupo, mi sembra di
essere andata a letto senza cena, ho un languorino nello
stomaco!... Sì sì, ti chiamo io appena atterro a Boston,
ciao, ciao... bacio! (riattacca, va ad aprire la porta)
Eccomi, arrivo.
Sarah apre la porta e resta interdetta. E' David, in
divisa bianca dell'albergo.
DAVID:
Buongiorno Miss Sampson.
SARAH:
Buongiorno...a lei!
9;
DAVID:
La colazione, miss Sampson... posso?
SARAH:
Prego si accomodi. Ero soprappensiero.
DAVID:
(spingendo dentro il carrello della colazione)
Lo credo, con tutto quello che le passerà per la testa!
SARAH:
Come, scusi?
DAVID:
Lei ormai è famosa. Il suo ritratto è sulla
copertina di Time, appeso in tutte le edicole di
Manhattan. - Posso apparecchiare sul tavolino?
SARAH:
Sì grazie... - E che c'entra la mia faccia su
Time con quello che mi passa per la testa?
DAVID: Beh, ormai tutti sanno che lei è un'artista, una
scrittrice...
SARAH:
Quindi?
DAVID: Quindi lavora di fantasia. Normale che ogni tanto
viva come su un altro pianeta... diciamo un po' sulle
nuvole.
Del
resto,
le
sue
storie
sono
puramente
inventate. - O no?
SARAH:
Ne dubita?
DAVID:
Come faccio a conoscere
ispirazione? Potrei essere anch'io
storia. - Latte?
le
ad
sue fonti di
ispirarle una
SARAH: No - il caffè mi piace nero. Che cosa intende per
ispirarmi una storia?
DAVID:
Dicevo così per dire. Del resto ognuno ha una
storia che potrebbe essere raccontata. Però ha ragione
lei, io non sono nessuno: perché dovrei ispirarla?
SARAH:
Forse lo ha già fatto senza rendersene conto.
DAVID:
Gradisce delle uova strapazzate al bacon?
SARAH:
Odio le uova al mattino. Quella delle uova al
mattino è una pessima abitudine alimentare tipicamente
americana. Si ingurgitano un sacco di calorie e poi
bisogna stare a dieta tutto il giorno per smaltirne solo
una parte.
DAVID:
Dipende dai casi.
SARAH:
Non è d'accordo?
DAVID:
Non saprei.
SARAH:
Lei le mangia?
9<
DAVID:
Io sì.
SARAH:
Sfido! Lei è giovane, un ragazzone, dovrà pur
nutrire quella massa di muscoli che si porta dietro.
DAVID: Beh, a dire la verità se potessi svegliarmi in un
comodo letto alle nove del mattino come fanno pochi
privilegiati al mondo, salterei la colazione per passare
subito all'after hour dell'aperitivo serale. Purtroppo
però attacco a lavorare alle sei e mi devo fare un'ora di
treno fino alla Penn Station.
SARAH:
Capisco. Vivendo nel Bronx dovrà svegliarsi
almeno alle quattro, per prendere il treno delle quattro
e quaranta ed essere in divisa al suo posto, dopo aver
timbrato il cartellino.
Un silenzio.
DAVID:
Come fa a sapere che abito nel Bronx?
SARAH: Mi era sembrato di capire... ma scusi non è lei
che ieri mi ha portato le valigie in camera? - Come si
chiama?
DAVID:
David.
SARAH:
Ecco, appunto, come il David di Michelangelo.
DAVID:
Veramente mio padre si chiama…
chiamava... perché è morto di recente...
SARAH:
Frankie.
DAVID:
Come fa a sapere il nome di mio padre?
anzi
si
SARAH: Non leggo nel pensiero, stia tranquillo, non sono
una megera. - Me lo ha detto lei.
DAVID: Io? Ma guardi che io non le ho detto niente, ci
vietano tassativamente di parlare di questioni private
coi clienti, non posso averlo fatto, mi avrebbero
licenziato.
SARAH:
Infatti.
DAVID:
Infatti... cosa?
SARAH:
Infatti l'hanno fatto: l'hanno licenziata.
DAVID:
A me? E quando?
SARAH:
Qualche ora fa. - In tronco.
DAVID:
E perché?
SARAH:
Perché ha risposto male al direttore.
9=
DAVID: Non mi sarei mai permesso. Il direttore era molto
legato a mio padre come io ora sono riconoscente a lui.
Facendomi lavorare mi dà l'opportunità di proseguire gli
studi...
SARAH:
Lo so, in architettura.
DAVID:
Lei mi fa paura.
SARAH:
Non devi aver paura di me. Del resto mi fa
piacere che tu abbia fatto pace col direttore e che lui
si sia mostrato tanto magnanimo da riassumerti. - Quante
gliene hai dette però... cornuto, farabutto, leccaculo...
DAVID:
Anche leccaculo?
SARAH:
Posso giurartelo.
DAVID:
Sarà... però io non mi ricordo.
SARAH:
Non ricordi perché sei un gentiluomo.
DAVID:
Nel senso?...
SARAH: Nel senso che fai finta di non ricordare per non
mettermi in imbarazzo. Ed io te ne sono grata, anzi
gratissima. Voglio darti una bella mancia, se non ti
offendi.
DAVID:
Perché dovrei offendermi per la mancia?
SARAH:
Non vorrei ferire il tuo orgoglio...
DAVID: Se mi appioppa un misero dollaro come fa qualche
spilorcio
di
italiano,
allora
sì
che
mi
ferisce
l’orgoglio, ma con cinque... anzi no, meglio, con dieci,
la ferita si rimargina subito e mi spunta un bel sorriso
sulle labbra, così.
SARAH: Quanto sei carino quando sorridi. la finestra.
Vieni verso
DAVID:
Perché? Si è rotta la tenda automatica?
SARAH:
Ssst. Voglio darti la mancia.
DAVID:
Susi, e non può darmela qui dove stiamo?
SARAH:
No, che non posso. C'è la telecamera che ci
osserva… Poi devi versarla nel calderone comune e
spartirla con gli altri.
DAVID:
Quale calderone, miss Sampson, non capisco.
SARAH:
La telecamera in corridoio il cui occhio giunge
fino alla zona off limits… per questioni di privacy... so
tutto!
:4
DAVID:
Non
corridoio.
SARAH:
DAVID:
altro?
mi
risulta
che
ci
siano
telecamere
in
Ma se me lo hai detto proprio tu…
Io, David? Non è che si sbaglia con qualche
SARAH:
Sei tu quel David che abita nel Bronx e il cui
padre si chiamava Frankie?
DAVID:
Esatto.
SARAH:
Allora, vedi che so tutto?
DAVID:
D'accordo... ma come fa a saperlo?
SARAH:
Te l'ho detto che me lo hai detto tu!
DAVID:
Ma io non le ho detto proprio niente.
SARAH:
E allora io come faccio a saperlo?
DAVID:
Ed io che cazzo ne so!
Restano alcuni istanti a guardarsi.
SARAH:
Va bene, allora ridammi i settecento dollari.
DAVID:
Ci risiamo! Quali settecento dollari?
SARAH:
La mancia.
DAVID:
Senta, miss Sampson, forse non le è ancora
passata la sbornia di ieri. Se la sta tirando dietro come
un brutto ricordo. Mi dia retta, faccia colazione e poi
si immerga nell'idromassaggio. Si rimetterà in sesto e
smetterà di confondere la realtà con la fantasia.
SARAH:
Non ho bisogno di rimettermi in sesto. Sto
benissimo.
DAVID:
Però sostiene di avermi dato settecento dollari
di mancia.
SARAH:
Allora?
DAVID:
Non le sembra
un po' inverosimile dare ad un
facchino una somma del genere per aver portato un paio di
valigie in camera?
SARAH:
Insomma, io direi un sacco balle!...
DAVID:
Non mi permetterei mai di pensare una cosa del
genere, Miss Sampson. Ma la questione è un'altra. Io non
me lo ricordo per niente questo episodio. E invece dovrei
essere ben felice di ricordarmelo… O no? Caspita,
:5
settecento dollari, farebbero la mia felicità! E anche
quella del mio padrone di casa che si troverebbe pagati,
in un colpo solo, tre mesi di affitto arretrato. Ma la
questione è che la mia memoria non ha registrato nulla
del genere, e neppure il mio portafoglio, che è rimasto
tragicamente vuoto. - Strano che invece lei ricordi tutto
questo così chiaramente.
SARAH:
Come se fosse ieri. Anzi, era ieri!
DAVID:
Ho capito: lei si sta prendendo gioco di me.
Siamo in una trasmissione di "candid camera", una di
quelle in cui si combinano scherzi al prossimo, poi salta
fuori il conduttore e… tutti a ridere: era solo uno
scherzo. Dov'è la telecamera, mi lasci indovinare...
Lui ride, ma lei resta serissima impassibile, poi sbotta.
SARAH:
Io e te abbiamo fatto tre volte l'amore, signor
David di Michelangelo, per questo ti ho pagato.
Ma David ride più forte, quasi sghignazza.
DAVID:
L'amore? Con me? Non ci posso credere... che
razza di scherzo!
SARAH:
Basta! Non è uno scherzo e lo sai bene.
DAVID:
Ma certo che è uno scherzo, Miss Sampson. Anche
di cattivo gusto se permette. Perché io non credo che
avrei potuto fare l'amore con lei, tre volte poi,
figuriamoci.
SARAH:
Perché no? Perché sono troppo vecchia per te?
DAVID:
No, perché io sono gay e le donne, giovani o
attempate, belle o brutte, non mi attirano... non me lo
fanno rizzare, se lo vuole proprio sapere. Quindi tutta
la favola che mi ha raccontato è solo una storiaccia che
si è inventata, e non so di preciso a che scopo. Certo,
lei è una donna famosa, lei è una donna ricca, io sono
solo un povero diavolo, un ragazzo, finocchio per giunta,
quindi che ci vuole a sperimentare su di me i suoi giochi
di prestigio letterari, le sue trame, i suoi intrecci
romanzeschi di donne che spasimano e cadono ai piedi di
giovani
fattorini
d'albergo.
Che
romanticherie
da
strapazzo! Ma non si vergogna a stuzzicare, a sfottere
chi è costretto a servirla, a darle ragione, a sopportare
i suoi sbalzi d'umore, le sue mattane, le sue stranezze,
solo per non perdere il posto!? - Lei lo sa benissimo che
io non posso mandarla a quel paese, che non posso
difendermi dalle sue allusioni, dai suoi isterismi, ma
posso solo sperare che lei si stanchi di infierire su di
me, o che magari si ricordi di avere un appuntamento con
la sarta, o col suo parrucchiere di fiducia, oppure col
:6
suo
avvocato
per
discutere
qualche
contratto
milionario... Però nel frattempo io sono costretto a
stare al gioco, a prendermi i suoi calci in culo...
SARAH:
Ecco, i calci in culo!
DAVID:
Prego?
SARAH: Non sopporti i calci in culo, me lo hai detto tu
stesso. E come ti sei arrabbiato quando ho provato a
rifilartene uno!
DAVID:
Vorrei vedere! Ma chi li sopporta i calci in
culo,
scusi
tanto?
Nessuno,
nessuno
li
sopporta,
tantomeno io… E neppure il barista, neppure la cameriera
portoricana al piano, o il ragazzo cubano che parcheggia
le fuoriserie dei ricconi nel sotterraneo. Anche a lui si
deve portare rispetto, come a me, come a tutti noi. Senza
di noi questo schifo di società non potrebbe funzionare,
perché se nessuno parcheggiasse la macchina di un ricco
cliente, il tycoon di turno dovrebbe andare a spostarsela
da solo, e allora non sarebbe più un tycoon, sarebbe la
stessa cosa del cubano morto di fame che grida “abbasso
Castro, abbasso il comunismo” solo perché questo fottuto
paese gli tira un tozzo di pane da mangiare, come fosse
una scimmia in una gabbia dorata. Ma che gliene fotte a
lui se la gabbia è dorata, tanto dalle sbarre non può far
altro che allungare la zampina come una bestia da
laboratorio… le sbarre non si piegano, non lo lasciano
passare, non gli concedono nessuna libertà, anche se sono
dorate. Quindi non mi venga a parlare di calci in culo io non li accetto per principio e per convinzione
politica… sì ha capito benissimo, politica! Perché sarò
pure un pezzente, un morto di fame, uno che prima o poi
perderà il lavoro e si ritroverà a dormire in Central
Park alla diaccio, coperto da scatole di cartone, in
compagnia di un paio di ubriaconi e di falliti… però io
sono una persona, un individuo con la sua dignità, con la
sua moralità e - scusi tanto - con un suo senso etico.
Breve silenzio.
SARAH:
Sai che cosa sei secondo me? Sei solo un
maledetto bugiardo. Ma te la farò pagare. La menzogna non
può trionfare in un questo paese, che ti ha dato
l'opportunità di diventare quello che sei: se non altro
ti ha permesso di crescere, - d'accordo - su uno schifoso
marciapiede del Bronx, ma intanto sei cresciuto, e
coltivi aspirazioni intellettuali, ti paghi gli studi con
un onesto lavoro... che vuoi di più!? Vuoi me? E allora
prendimi! O vuoi il mio portafogli, la mia borsetta, i
miei gioielli, le mie carte di credito? No aspetta, ho
capito, tu non vuoi niente di tutto questo, tu... tu ti
:7
vuoi solo vendicare... tu mi vuoi morta... tu mi vuoi
ammazzare.
Breve silenzio.
DAVID:
E anche se fosse?
SARAH:
Allora lo ammetti!
DAVID:
Io vorrei veramente ammazzarti, ma non è detto
che lo farò. Tu sai di non valere nulla, possono darti il
Pulitzer,
il
Nobel,
possono
intitolarti
l'universo
intero, ma resti una nullità, una coscienza infelice, una
fallita, consapevole che ciò che fa non serve, è
ininfluente, non incide sulla storia del mondo e non
cambia la vita delle persone. Quindi perché dovrei
rischiare la sedia elettrica per te? Ammazzati con le tue
mani, se vuoi sottrarti all'angoscia di un’esistenza
sprecata a rincorrere i tuoi sogni di bambina, mentre
altrove i bambini non riescono neppure a diventare
grandi.
SARAH:
Mi fai paura.
DAVID: E allora perché non chiami aiuto? Perché sai che
dico la verità, che è più tagliente ed affilata di una
spada? Perché sai che sono l’angelo sterminatore e ho
deciso di proclamare uno sciopero della Morte, solo
perché tu possa ogni mattina risvegliarti nello stesso
letto, dopo la stessa notte agitata, dopo lo stesso sogno
tremendo, in cui vivi e rivivi, come in un inferno
mentale, l'angoscia della tua coscienza infelice?
SARAH:
Che ne sai tu della mia coscienza infelice?
DAVID:
So quanto basta. So come funziona la coscienza
infelice, esattamente come un tarlo che corrode l’anima:
vi si insinua come un chiodo in un pneumatico, che forma
un buco da cui l'aria esce, a poco a poco, finché l’auto
non si schianta contro un albero. Lo vedi l'albero sul
ciglio della strada che ti viene incontro velocemente?
Frena, urla, eccolo! Ha sfondato il cofano ed ora manda
in
frantumi
il
parabrezza...
Grida,
urla,
chiedi
perdono!... Zac… eccoti giunta a destinazione, in bocca
hai solo il sapore del sangue e della corteccia
dell'albero... poi arriva la puzza di benzina prima
dell'esplosione... ancora pochi istanti e brucerai fra le
fiamme del tuo inferno!
SARAH:
Non riesco quasi a parlare ... sono come
paralizzata, la voce mi esce a stento dalle labbra... non
posso muovermi... Oddio! Aiutami...
DAVID:
Fottiti.
:8
Sarah sviene.
David dopo alcuni istanti raccoglie i fiori in giro e li
nasconde nell'armadio. Prende le bottiglie di liquore e
le svuota addosso a Sarah, rovescia i bicchieri sul
pavimento.
Quindi spegne la luce, sembrava giorno, così invece torna
la
penombra
della
notte.
Poi
esce
furtivamente
richiudendosi la porta alle spalle.
Trascorrono alcuni istanti. Sarah lentamente si riprende.
SARAH:
Oh, mio Dio, mi gira la testa… aiuto!... Mi
sembra di essere in alto mare, a bordo di una scialuppa
di salvataggio... sento davvero puzza di benzina, sono
tutta bagnata... Maledizione, è whisky... (tenta di
alzarsi ma inciampa in una bottiglia di whisky) Io bevo
solo bourbon del Tennesse, sono allergica alla robaccia
dozzinale... Cristo, quanta me ne sono scolata di questa
brodaglia? - Mi viene da vomitare... (corre in bagno a
vomitare)
Squilla il telefono, barcollando Sarah esce dal bagno e
prende la telefonata. E' Idina.
SARAH:
Pronto... Idina, sei tu?
Oh cara! Tu non puoi
sapere cosa mi sta succedendo... e il problema è che non
lo so neppure io...
Sai i fiori di cui ti ho parlato
poco fa?...
(Pausa: Idina parla)
SARAH: Come, quando?... Saranno passati sì e no dieci
minuti.
(Pausa: Idina parla)
E' da due giorni che non ci sentiamo? Dici sul serio?...
Ma se...
(Pausa: Idina parla)
SARAH: Certo che eri tu... chi altri sennò... abbiamo
parlato delle fresie che mi hanno regalato...
(Pausa: Idina parla)
SARAH: Come non ne sai niente? Vorrai dire che non te lo
ricordi, eh cara mia a una certa età... ti stai facendo
vecchia anche tu, cara… non invecchio mica solo io…
(Pausa: Idina parla)
:9
SARAH: Va bene, forse sono un po’ su di giri, fatto sta
che le mie fresie non ci sono più... sparite! E anche il
sole, via. Eclissato…
(Pausa: Idina parla)
SARAH: E che ne so come? Ero andata a vomitare...
(Pausa: Idina parla)
SARAH: No che non sono ubriaca... neppure un goccio...
(Pausa: Idina parla)
SARAH: E come
telefono?...
fai
a
sentire
puzza
di
whisky
al
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Sì… è talmente forte che la senti attraverso i
fili... e dai, smettila di prendermi in giro, Cristo
santo! Devi credermi... (inciampa) Accidenti, qualcuno ha
lasciato una bottiglia vuota sul pavimento... anzi due...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Non è acqua minerale, Idina… piantala con
questo humour da quattro soldi: sono due bottiglie di
whisky… ma non me lo sono scolate io! E’ impossibile! Io
bevo solo bourbon, il whisky mi fa venire l'acidità di
stomaco...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
No che non sono la stessa cosa, se lo chiamano
bourbon e non whisky ci sarà pure una fottuta ragione...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
E non mi sono neppure convertita al whisky. Te
lo giuro... Dai! Ci siamo parlate prima e tutto era a
posto, perfetto, la colazione, i fiori, il sole, poi via
tutto... zac... come se un grosso albero mi venisse
velocemente incontro, sfondasse il parabrezza dell’auto e
mi si spiaccicasse sul naso mandando in frantumi la
realtà.
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Sai che ti dico Idina? La camomilla fattela tu!
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
No che non ci sentiamo domani, cazzo!... Ora è
domani, anzi, dieci minuti fa era domani, mentre adesso è
ieri, e si sta facendo sempre più ieri di prima,
maledizione!
::
(Pausa: Idina parla)
SARAH: No Idina, non farlo… Idina non riattaccare... mi
calmo, sì, mi calmo.
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Idina non ti sto prendendo in giro, non gioco a
fare la diva isterica… non certo con te che sei la mia
migliore amica...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Lo so che non vuoi essere la fessa del mio
nuovo romanzo... Chi ci pensa al romanzo in questo
momento?
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Idina, non è una fiction...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
No, neanche una fissazione! Idina, tu sei il
mio editor e mi conosci meglio di chiunque altro...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Come appunto
diavolo ti prende?
per
questo?
Ma
amica
mia
che
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Ah, l’ubricona sarei io?! Senti senti… e la
Vodka che camuffi nella bottiglia di acqua minerale?
(Pausa: Idina parla)
SARAH: Sì, cara, proprio così… la tieni in ufficio,
nell'ultimo
cassetto
della
scrivania...
quello
di
destra...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Sì, me ne sono accorta… e non solo io, cara… A
volte non ti si può stare vicino… emani tanto di quel
combustibile dalla bocca che salterebbe in aria la Casa
editrice, se non fosse proibito fumare... una sola
sigaretta e… bum! L'edificio esploderebbe saturato dal
tanfo del tuo alito...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Sì, Idina, te la sei cercata… dai un’occhiata
alle tue debolezze prima di fare la morale agli altri. E
poi, la prova che sei sempre brilla sul lavoro puoi
trovarla stampata sulla copertina del mio libro… Ma come
:;
si fa, dico io, a licenziare una copertina del genere,
con quella foto...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Per fare un favore a mio marito...? Ma se è un
incapace, un inetto...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Ah,
frequenti?...
non
lo
è?
E
tu
come
fai
a
dirlo?
Lo
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Ti incontri
saltuariamente?
saltuariamente
con
lui...
quanto
(Pausa: Idina parla)
SARAH: No, non penso sempre al male, Idina… è lui a
saltarti o sei tu a montarlo?...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Ah… lo vedi?... Fate un po' per uno, capisco.
Basta scherzare mia cara: lui è una merda d'uomo,
davvero. Una cacca di topo, un mollusco. Stai alla larga!
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
State bene insieme?... Beh, se è così… auguri e
figli psicopatici, da lui non puoi aspettarti altro.
Perché è pazzo, cattivo, becero...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Con te è gentile... bene bene...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Sì…
regali...
delicato...
generoso...
ti
riempie
di
(Pausa: Idina parla)
SARAH: Stop!!! Ferma… non andare oltre… Arguto no! Non lo
sopporterei… Idina mia, mi hai già provocata abbastanza,
ti prego… quel rammollito non sa neanche dove sta di casa
l’arguzia…
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Ma allora è vero!... Te lo scopi davvero!... Io
pensavo che scherzassi!...
(Pausa: Idina parla)
:<
SARAH:
Non hai voglia di scherzare a quest'ora? E
figurati io! Allora dai, parliamo seriamente: te lo scopi
sì o no?...
(Pausa: Idina parla)
SARAH: E da quando?...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
No che non mi arrabbio, ormai siamo divorziati,
non è più roba mia... ma a quel tempo lo era ancora,
porca puttana, e tu non avevi alcun diritto di metterci
sopra le tue manacce schifose...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Mmh!!! Ancora con la storia della padellata! E
brava la consolatrice degli afflitti… gli sei andata a
cambiare le bende, e già che c'eri gli hai dato pure una
succhiatina... così mentre lui aveva in fronte un
bernoccolo io esibivo un bel paio di corna... Brava
Idina, complimenti, tu sì che sei un'amica... una
collaboratrice
insostituibile,
anzi…
la
maga
delle
copertine...
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
No… non sono tipo da allusioni… lo sai che io
vado dritta al cuore delle cose!... E’ un lusso che mi
posso permettere dopo quindici anni di analisi!... E ti
dico con molta onestà che la tua copertina fa schifo…
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Brutto verme!... Ti piace giocare duro, eh?
Ferire dove il sangue non si coagula!... Ma sì, hai
ragione… con mio padre non ci sono andata al cuore delle
cose.
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Tieniti le tue scuse… non mi servono. E’ vero:
ho il rimpianto di essermi sempre nascosta dietro il
ritratto ingiallito di una misera serenità, quando in me
proliferava bella e lucente la signora rabbia!...
(un silenzio)
SARAH:
Almeno io l’ho scritta la mia rabbia, Idina.
L’ho tirata fuori senza bisogno di dare il colpo di
grazia a quel… a quell’uomo nato e morto solo. (piange)
(Pausa: Idina parla)
:=
SARAH:
Per favore!... Taci! Non fare retromarcia. Hai
toccato un tasto dolente, e non è la prima volta.
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Ancora! Ancora!!! Mia madre… la sognatrice
santa! Sai che ti dico, Idina? Tu l’amavi, mia madre, la
veneravi, me la invidiavi… e non t’accorgevi che ero
costretta a sognare i suoi sogni!… Di miei non potevo
averne…
(Pausa: Idina parla)
SARAH: Sono diventata una scrittrice grazie a lei, sì. E
se non avessi voluto essere una scrittrice? Se le mie
aspirazioni fossero state altre?
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
No, non potevo Idina, non potevo! Avevo dieci
anni quando lei decise che i miei versi le strappavano il
cuore e l’avrebbero strappato al mondo intero… “altro che
Achmatova!! Cvetaeva!... Altro che!”… Aveva letto tutta
la
poesia
del
mondo,
almeno
questo
glielo
devo
riconoscere. Così giù a scrivere, a scrivere, senza
sosta… è ovvio che dai e dai… insomma anche un somaro
sarebbe riuscito a pubblicare dei libri…
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Che c’entra il Pulitzer, adesso… non cercare di
lisciarmi il pelo… non ci casco.
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Quale vita… quale vita, Idina? Io ho sempre
vissuto la vita degli altri. Nel bene e nel male era la
vita degli altri… o il suo contrario. Che poi è la stessa
cosa. Ho fatto tutto ciò che piaceva a mia madre e il
contrario di quello che piaceva a mio padre.
(Pausa: Idina parla)
SARAH: Oggi non mi risparmi proprio niente, eh? Giri e
rigiri quel maledetto dito nella piaga… ma hai ragione, è
vero: a lui non sarei piaciuta in nessun caso. Per
piacergli avrei dovuto semplicemente evitare di nascere.
(Pausa: Idina parla)
SARAH: Non posso parlare perché non ho avuto figli?!
Brutta stronza! Non ho potuto averne io di figli… è stato
il dolore più grande… ma chi sei, Idina! Non ti riconosco
più…
(Pausa: Idina parla)
;4
SARAH:
Sì, sì, cerca di rattoppare… lo so che sarei
stata una gran madre, almeno i figli li avrei messi al
mondo perché fossero se stessi, non un’immagine ritenuta
perfetta da qualcun altro. Niente Faust, niente Dorian
Gray: solo ciò che la natura si fosse compiaciuta di
donarmi… ma adesso basta. Torniamo a te. Torniamo alla
copertina che fa schifo anche al facchino dell'albergo…
(Pausa: Idina parla)
SARAH:
Ho
vinto
il
Pulitzer
grazie
a
quella
copertina?...
Avrei venduto milioni di copie grazie a
te? Idina, abbiamo appurato che sei una puttana e ti
scopi i mariti delle amiche. Ma la novità vera è che sei
pure stronza. Stronza marcia... stronzissima... da te non
me lo sarei mai aspettato... Pronto? Idina? Pronto?...Ah,
ci sei ancora… che non ti venga in mente di attacc…
Mhm!!! Quella zoccola ha messo giù... ma come si
permette? In fondo che le ho detto di male... di cattivo.
Sono capace di ben altro, io...
(Scoppia a piangere. Pausa. Si riprende e lo sguardo le
va verso la sua borsa che sta aperta sul pavimento, con
il contenuto sparso qua e là).
SARAH: Ehi, ma cosa... qualcuno ha rovistato nella mia
borsa... Le carte di credito... gli ultimi spiccioli....
il libretto degli assegni... e hanno frugato anche nel
beutycase... i gioielli! Spariti, tutto sparito... Devo
denunciare subito il furto... Presto, presto... forse il
ladro è ancora nei paraggi... Cristo! Qual è il numero
della reception? - Dimenticavo! Basta alzare la cornetta
e rispondono dal desk...
(Mentre sta per alzare la cornetta si sente bussare alla
porta).
VOCE
Miss Sampson?
SARAH:
VOCE:
SARAH:
VOCE:
Chi è?
Sono il direttore, Miss Sampson.
E che vuole?
Gira voce che lei abbia subito un furto in camera.
SARAH:
Caspita
denuncia...
VOCE:
che
velocità,
non
ho
nemmeno
sporto
La voci corrono, Miss Sampson.
SARAH:
Ma io non ho ancora comunicato il fatto alla
reception… come fa, lei…
;5
VOCE:
Eppure la voce è arrivata. Prova ne sia che io
sono già qui, sul luogo del delitto.
SARAH:
Delitto! Oddio, vuoi vedere che sono pure morta?
VOCE:
Il morto che parla c'è solo nella
napoletana. - Mi apre gentilmente Miss Sampson?
smorfia
SARAH:
Guarda tu questo… deve avere amici a Little
Italy!... Scusi, ma non ha detto di essere il direttore?
VOCE:
SARAH:
VOCE:
SARAH:
VOCE:
L’ho detto e lo sono.
Allora avrà pure il passepartout…
Certo che ce l'ho, ma non lo posso usare.
Perché no?
Questione di privacy.
SARAH:
Che strano albergo… Sanno ciò che dirai prima
ancora che parli, ma per questioni di privacy non usano
il passepartout quando un’emergenza lo richiede. (apre la
porta) Prego, si accomodi...
Entra David,
smoking.
DAVID:
ma
stavolta
vestito
elegantemente,
in
Piacere, miss Sampson, sono il direttore.
SARAH: Mi sembra di riconoscerla. Anche dalla voce avrei
detto che mi fosse familiare.
DAVID:
Non ci siamo mai incontrati prima d'ora.
SARAH:
Scusi
facchino...?
tanto,
ma...
Ma
lei
non
è
David,
il
DAVID:
No, mi chiamo Michelangelo. Però ci è andata
vicino... Ricorda? Il David di Michelangelo Buonarroti,
quello che sta a Firenze...
SARAH:
Conosco benissimo quella statua…
DAVID: Ma di David ce ne sono due, uno di Michelangelo e
un altro di Donatello.
SARAH:
E quale sarebbe quello falso?...
DAVID: Si regga forte perché adesso viene il bello: sono
veri entrambi!
SARAH:
Lei è... è diabolico. E pure doppio, come un
Giano bifronte.
DAVID:
Capisco, lei mi sta scambiando con
;6
David.
SARAH:
Cristo santo, lei gli somiglia tantissimo!
DAVID:
Si tranquillizzi. David, il facchino, è stato
appena
licenziato.
Può
chiedere
conferma
alla
reception, se lo ritiene necessario.
SARAH:
E'
Reception?
ricordo il
vorrei che
commissione
grazie, non
(abbassa)
quello che farò. (alza il ricevitore)
Qui parla Miss Sampson... stanza... non
numero... ah, non ne ha bisogno, ottimo...
mi mandasse David, il facchino, per una
urgente... Come? E' stato licenziato?... No
mandi nessun altro, provvederò altrimenti.
Un silenzio.
DAVID:
Soddisfatta?
SARAH: La prego di accettare le mie condoglianze... cioè
le mie scuse.
DAVID:
Ci mancherebbe.
SARAH:
Sono stata un'idiota.
DAVID:
Sono cose che succedono.
SARAH:
Che io sia un'idiota?
DAVID:
Non vorrei essere frainteso. Lei non è un'idiota.
SARAH:
Grazie tante!
DAVID:
Non lo è mai stata e non lo sarà mai.
SARAH:
Ora che me lo dice lei, sto molto meglio.
DAVID:
E' solo un po'... come dire?
SARAH:
Dica, dica pure.
DAVID:
... un po' fuori fase, ecco tutto.
SARAH:
E starebbe a significare questo "fuori fase"?
DAVID:
Sfasata… è tanto semplice…
SARAH:
Dunque io sarei una sciroccata.
DAVID:
Se lo dice lei...
SARAH:
Una sbalestrata.
DAVID:
Diciamo…
fantasia?
una
persona
;7
che
lavora
molto
di
SARAH: Dunque le mie sarebbero tutte fantasie... anche a
proposito di David il facchino che sarebbe stato appena
licenziato.
DAVID:
Licenziato da me, appunto.
SARAH:
E come si è permesso?
DAVID:
Di far che?
SARAH:
Di licenziarlo, era un gran lavoratore.
DAVID:
Questo lo lasci giudicare a me.
SARAH:
Lei però
sorprendente...
continua
a
somigliargli
in
un
modo
DAVID: Non posso essere cambiato in un tempo così breve.
Sono la stessa persona che ha bussato alla sua porta
pochi minuti fa. Né più né meno. Se gli somigliavo prima
devo pur continuare a somigliargli adesso.
SARAH:
Tuttavia il fatto è davvero eclatante...
DAVID: D'accordo, ma in questo albergo ci somigliamo un
po' tutti.
SARAH:
Come mai?
DAVID:
Il
proprietario
assume
personalmente
i
dipendenti. In fatto di estetica ha i suoi gusti…
desidera uniformi perfette e identiche. Diciamo che è un
po’ fissato con l’uniformità… anzi parlerei addirittura
di omologazione, di mania omologante… capisce?
SARAH:
Non sono mica cretina…
DAVID:
Io non l’ho detto… volevo accertarmi di essermi
spiegato bene.
SARAH:
Insomma, vi fabbrica con lo stampino.
DAVID:
Per quanto possa sembrare ridicolo è così.
SARAH:
Ed è per questo che siete tutti uguali?
DAVID:
Per quanto possa sembrare strano è così.
SARAH: Allora mi sento meglio. Almeno c'è una logica.
DAVID:
Veramente non credo che lei si senta meglio.
SARAH:
Da che lo deduce?
DAVID:
Barcolla come un fuscello in balia dei venti.
SARAH:
ombre.
La verità è che sono un fuscello in balia delle
;8
DAVID:
Ombre?
SARAH:
Ombre come la sua, ombre che si moltiplicano
sulle pareti, sul pavimento... dovunque. Vedo ombre
dappertutto!
DAVID: Lasciamo perdere le ombre se non le dispiace, le
ombre possiedono un certo non so che di fantasmagorico...
di oscuro...
SARAH:
D'accordo, niente
ancoriamoci ai fatti.
DAVID:
ombre.
Veniamo
ai
fatti…
Bene, sono qui per questo.
SARAH:
Dunque, come lei già sa dalle voci... voci che
corrono non so ancora come... forse per fenomeni di
telepatia o forse perché in questo albergo spiate i
clienti con microfoni e telecamere...
DAVID: Si attenga ai fatti, la prego. Le voci sono come
le ombre, strani oggetti del pensiero, scherzi della
mente e dell'oscurità... o enigmi, che non è il caso di
tirare in ballo ora, d'accordo? Quindi sia concreta...
SARAH: Ebbene, ho subito un furto. Più concreta di così…
DAVID:
SARAH:
che...
Furto? - Strano.
La sua reazione è strana.- Insomma, se le dico
DAVID:
Ho capito ciò che dice. Ma c'è una bella
differenza tra ciò che lei dice e ciò che veramente è.
SARAH:
Mi sta dando della bugiarda?
DAVID:
Non tiriamo conclusioni affrettate. Tenga però
presente che in questo albergo non sono mai avvenuti
furti. Omicidi sì, suicidi pure... mariti cornuti e donne
violentate, vergine seviziate e...
SARAH:
Basta così la prego.
DAVID:
Ma non furti, - ecco, ho concluso.
SARAH:
C'è sempre una prima volta.
DAVID:
E
che
cosa
le
avrebbero
rubato?...
condizionale è d’obbligo… fino a prova contraria!
SARAH:
Tutto, tutto mi hanno rubato!
DAVID:
Come tutto?
Il
SARAH:
Tutti i miei oggetti di valore: gioielli,
contanti, carte di credito, libretto d'assegni...
;9
Un silenzio.
DAVID:
Posso farle una domanda indiscreta?
SARAH:
Si accomodi.
DAVID: Queste bottiglie
scolate da sola?
SARAH:
vuote
sul
pavimento,
se
le
è
Non ho bevuto un goccio, glielo giuro.
DAVID:
Però sembra che nell'alcol ci abbia fatto il
bagno... e il suo alito sa pure di vomito.
SARAH:
E' questo che non mi spiego.
DAVID:
Una spiegazione ci sarebbe.
SARAH:
E quale?
DAVID:
Potrebbe essere che lei non abbia subìto nessun
furto e che, ottenebrata dai fumi dell’alcool, la sua
mente non ricorda dove sono riposti i suoi oggetti di
valore. Vogliamo cercarli insieme?
SARAH:
Ma è matto?! Se le dico che sono stata derubata!
DAVID: Da chi? La porta era chiusa dall'interno, lei non
è mai uscita da quando ha preso alloggio... non ci sono
segni di scasso, nessuna effrazione...
SARAH:
E' stato David, ne sono sicura.
DAVID:
David l’ho licenziato ma dubito...
SARAH:
Insomma, lei dubita della mia parola e di David
no… è così?
DAVID:
Sincerità per sincerità?
SARAH:
Coraggio, sputi il rospo!
DAVID:
Sinceramente, non me la contate giusta nessuno
dei due.
SARAH:
Vuole forse insinuare che siamo in combutta?
DAVID:
Non ho detto questo.
SARAH:
Però lo ha pensato.
DAVID:
L'ho semplicemente
sarebbe la prima volta.
sospettato.
Del
resto
non
SARAH:
Che cosa?
DAVID:
per i
Di signore piuttosto mature che perdono la testa
nostri facchini, i nostri uscieri, i nostri
;:
inservienti, i nostri camerieri ai piani. Sono tutti
piuttosto aitanti, compiti, educati, compiacenti e ben
disposti a soddisfare ogni minima esigenza.
SARAH:
Femminile?
DAVID:
Talvolta anche maschile, per la verità.
SARAH:
Beh… de gustibus…
DAVID:
Risposta azzeccata e politicamente corretta.
SARAH:
(Squadrandolo da capo a piedi) C’è da dire che
il titolare dell’hotel ha gusti ottimi…
DAVID:
Grazie. Lo prendo come un complimento.
SARAH:
Che c'entra lei?
DAVID:
Non somiglio forse al suo David?
SARAH:
Già, siete come due gocce d'acqua. - Ma perché
dice il "mio" David?
DAVID:
no?
Lo ha messo al centro delle sue attenzioni, sì o
SARAH:
Sì. Ma lui ha tradito la mia fiducia, mi ha
derubata.
DAVID:
Ma che cosa ha fatto il signorino, prima di
tradire la sua fiducia? O, meglio, che cosa ha fatto lei
prima di sentirsi tradita? Non ci sarà mica andata a
letto?
SARAH: E anche se fosse? Sono una donna libera, vado a
letto con chi mi pare e piace.
DAVID:
Però poi non deve gridare “al ladro, al ladro!”.
SARAH:
E perché no?
DAVID:
Perché si sa come vanno queste cose, miss
Sampson. I nostri dipendenti, come le dicevo, sono
ragazzi piuttosto attraenti, sprizzano energia da tutti i
pori... proprio da tutti!... Dopo l'uso, direi che
risultano… in un certo qual modo, rivitalizzanti… come un
massaggio all'olio di cocco...
E per questi "cocchi
belli", c’è rischio che certe signore perdano la testa e
si intestardiscano a possederli, a tenerli per sé con
ogni mezzo, a portarseli a casa nascosti in valigia, come
fossero un profumo, una bottiglietta di shampoo, un
posacenere, un asciugamano…, insomma, Miss Sampson… un
souvenir dell'albergo. (una pausa) Ma purtroppo questi
ometti non sono fatti di stoffa o di cartone, sono esseri
umani, persone… anche se a qualcuno piace pensare il
;;
contrario... Loro pongono condizioni, danno problemi,
talvolta si ribellano, avanzano pretese... e così succede
che per amore, per quello strano sentimento che mette il
cosiddetto prosciutto sugli occhi… colei o colui che ha
preso la sbandata cerca di trattenerli con promesse,
ricambia favori erotici con altri favori, insomma li
retribuisce lautamente per le prestazioni... e qui
arriviamo al furto.
SARAH:
Finalmente, perché
della sua minima moralia.
non
ne
potevo
proprio
più
DAVID:
Furto!
Termine
impegnativo,
legalmente
parlando... A me però sembra di sentire nell’aria come
un’eco di altre parole: “ecco la mia carta di credito,
serviti pure tesoro... i gioielli a me non servono,
prendili tu… ma dammi l'ultimo bacio… ti prego... solo un
bacio…
SARAH:
Di sicuro registrate tutte le conversazioni.
DAVID: E quando poi queste creature capricciose e sole,
colpite senza pietà dalla freccia di Cupido, si svegliano
nel lettone vuoto… e vedono il dolce sogno d'amore
sciolto come neve al sole… e si accorgono di aver messo
la propria vita, la propria privacy, in mano ad uno
sconosciuto… ecco che si vergognano della verità. E
quando l’oggetto del desiderio sgattaiola fuori dalle
coperte portandosi via, a pieno titolo, ciò che gli è
stato spontaneamente offerto su un piatto d'argento...
ecco che con la vergogna entrano in scena il pentimento e
la fiducia tradita. Si grida “al ladro, mi hanno
derubato!”. Ma in realtà non si è trattato di furto, no.
E’ stato puro e semplice incitamento alla prostituzione!
E il colpevole di tutto è proprio lui… il cliente, che si
è cacciato in una situazione incresciosa! Perché comprare
le persone è una cosa ignobile… o no, Miss Sampson?
SARAH:
Sta a vedere che adesso, oltre al danno devo
subire anche la beffa!
DAVID:
Eh sì, Miss Sampson, dove c'è il corrotto c'è
anche il corruttore. E poi, mi scusi tanto, provi a
riflettere: ci sarebbe il furto se non ci fosse la
miseria? Ci sarebbero ragazzi disposti ad accoppiarsi con
una cariatide pur di pagarsi la retta universitaria? E'
sempre il ricco, fino a prova contraria, a tenere il
coltello dalla parte del manico… a costringere il
bisognoso ad impadronirsi con l'astuzia, quando non con
la forza, o con l'inganno, dei mezzi necessari a
sopravvivere…
SARAH: Ma lei chi è, il direttore di un albergo di lusso
o Carlo Marx?
;<
DAVID: Carlo Marx, il barbone all'angolo tra la Quinta e
la Cinquantacinquesima?
SARAH:
Allora lo conosce!
DAVID: Ce ne sono molti come lui a New York: barboni che
agitano i pugni contro il mondo dei ricchi e dei
privilegiati... contro i tycoon di Wall Street.
SARAH:
Io non sono una tycoon, sono
scrittrice. Quindi, la prego: non divaghi.
una
semplice
DAVID: Benissimo! Non chiedo di meglio. Torniamo a noi.
Effettivamente, in qualche caso scatta il dolo, la
combine,
la
truffa
all'assicurazione:
cliente
e
prostituta, o cliente e gigolò nella fattispecie, si
accordano per far sparire alcuni oggetti di valore, poi
chiedono il risarcimento e si spartiscono il malloppo.
SARAH: E il libretto di assegni?
modello?
E il cellulare ultimo
Un silenzio.
DAVID: Baggianate. Tutti sanno che lei odia i cellulari,
che le loro suonerie le danno maledettamente ai nervi,
provocandole addirittura crisi isteriche.
SARAH:
Davvero?
DAVID: Lo ha dichiarato lei stessa in un'intervista
televisiva: “Per l'amor di Dio - sono le sue testuali
parole - non mi farò mai condizionare da uno strumento
che può perseguitarti ad ogni ora del giorno e della
notte, creando dipendenza...”.
SARAH:
Ho detto così?
DAVID:
Oh sì. Quindi io
posseduto un cellulare, e se
cellulare mai posseduto… cara
due fa quattro: niente corpo
suo appartamento!
le contesto di aver mai
lei denuncia il furto di un
signora… a casa mia due più
del reato, niente furto nel
SARAH: Ma quale appartamento! Questa è una volgarissima,
schifosissima stanza d'albergo, oltretutto infestata da
strani personaggi che si spacciano per dipendenti.
DAVID:
Lo siamo, Miss Sampson, e le stiamo intorno per
servirla e riverirla. E David, tanto per scendere nei
dettagli, le ha regalato un po’ di linfa vitale, l’ha
rinverdita: si vede chiaramente dai tratti distesi del
suo viso. E’ come se si fosse sottoposta ad una drastica
cura di bellezza.
SARAH:
Davvero? Mi trova rinverdita?
;=
DAVID: Ma certo, lei è uno splendore: l'amore le fa bene
miss Sampson, dovrebbe continuare a farlo.
SARAH: E' vero, mi sono sparite quelle orribili
di gallina" intorno agli occhi.
DAVID:
"zampe
Per questo la invito a insistere… tenga duro…
SARAH:
Beh, questo dovrebbe dirlo a David…, ma lui
purtroppo è stato licenziato. Direttore, perché me l'ha
portato via? Lei fa tanti bei discorsi ma… guardi che
David è un bravo ragazzo!
DAVID:
Non è più un ladro?
SARAH:
Sì… no… non so… insomma non me ne frega niente!
DAVID:
David mi ha mancato di rispetto, miss Sampson.
SARAH:
DAVID:
chiuso.
SARAH:
Poteva chiudere un occhio.
Ma lui ci ha ficcato il dito nel mio occhio
Fatto sta che ora io resto a bocca asciutta.
DAVID:
Non si disperi, miss Sampson.per servirla e riverirla come si deve.
SARAH:
Ci sono qui io
Ma lei non è David.
DAVID: Però gli somiglio molto: guardi ho lo stesso neo
sul petto.
SARAH: E' vero, che buffo... sembrate davvero fatti con
lo stampino.
DAVID:
Lo siamo, miss Sampson.
SARAH:
Allora dovrà prendere il posto del mio David,
visto che è stato lei a sbatterlo fuori. Le tocca!
DAVID:
Dovere mio... anzi… piacere mio.
SARAH:
Badi però che le carte di credito sono finite.
DAVID:
Ha ancora il carnet degli assegni?
SARAH:
Quello per fortuna è in salvo: l’avevo nascosto
in una tasca segreta della borsetta.
DAVID:
Allora è tutto a posto. Posso baciarla, miss
Sampson?... Posso… rinverdirla?
SARAH:
Se proprio insiste... Ma che fa? Dove va?
DAVID:
A cercare la Fonte di Venere, miss Sampson.
<4
SARAH:
Oh, la troverà alla base del Monte di Venere,
alle falde del boschetto.
DAVID:
Conosco la strada, madame.
incorporato: si chiama testosterone.
Ho
il
navigatore
SARAH:
La tecnica sforna sempre nuove meraviglie...
Ma... ehi!... Che impressione, my god! Lei ha la lingua
lunga e ruvida come...
DAVID:
Come quella di una giraffa?
SARAH:
No, come quella di David.
SAVID:
Ci somigliamo molto…
accorgersene, non ricorda?
è
stata
proprio
lei
ad
SARAH:
Ricordo… ricordo… E’ una lingua decisamente
troppo
lunga...
lunghissima...
ma
meravigliosamente
ruvida! – Lo sa? Lei dovrebbe fare la giraffa invece si
dirigere questo zoo d'albergo.
Segue uno stacco più o meno lungo di giochi di luci in
cui si intravedono Sarah e David in una scena di sesso
alquanto ridicola. Le ombre dei loro cori in diverse
posizioni di kamasutra potrebbero essere proiettate come
umbre cinesi.
Al termine di questo happening la scena ricompare nella
sua completa normalità.
Il sole irrora la stanza di luce, sono tornati i fiori e
tutto sembra tranquillo.
Sarah dorma da sola nel grande lettone.
Si sente
sveglia.
bussare.
Una,
due
volte.
Ma
Sarah
non
si
Allora la porta di apre col passepartout.
E' David, travestito da cameriera donna, con un carrello
per la colazione.
DAVID:
nove?
Miss
Sampson?
Sveglia,
Miss
Sampson,
sono
le
Sarah si sveglia lentamente.
SARAH:
Eh?
Chi è?
DAVID:
LA colazione, miss Sampson. Sono le nove, aveva
chiesto la sveglia per quest'ora con la colazione a
letto.
<5
SARAH:
Dov'è il direttore?
DAVID:
Ha già saputo? Come ha fatto? Che tristezza.
SARAH:
Saputo cosa? Che è successo?
DAVID: Stanotte il povero direttore ha avuto un infarto.
E' deceduto poco dopo il ricovero in ospedale. E dire che
i soccorsi sono stati immediati, hanno fatto di tutto per
salvarlo, soprattutto respirazione bocca a bocca...
SARAH: Bocca a bocca? Ma il direttore... insomma fino a
pochi istanti fa era qui...
DAVID: Non capisco. Ha avuto un infarto mentre aveva un
rapporto sessuale...
SARAH:
Appunto, era qui!
DAVID:
Le svelerò un segreto che non potrei rivelare.
L'attacco lo ha colto nel pieno di un rapporto sessuale
con un nostro ex dipendente.
SARAH
David?
DAVID: Ah, cribbio, ma allora lei sa già tutto... e che
bisogno c'è che le dica altro!
SARAH:
Parli, sputi la verità.
DAVID:
Beh, ma questo è confidenziale...
SARAH:
Senz'altro.
DAVID:
Mi raccomando, deve restare tra noi...
SARAH:
D'accordo.
DAVID:
E' strettamente riservato...
SARAH:
Fuori il rospo.
DAVID:
Pare che per farsi riassumere David, che è un
belloccio...
SARAH:
Lo so, ahimé, lo so...
DAVID:
Insomma, pare che, per farsi riassumere, si sia
sessualmente profferto al direttore, del quale sono note
le tendenze omosessuali.
SARAH: Il direttore? Omosessuale?
queste tendenze, tutt'altro.
Non le
avevo notate
DAVID:
Più che di tendenze, bisognerebbe parlare di
predisposizione ormonale. Insomma, gay si nasce non ci si
diventa e lui era nato per fare quello che faceva.
<6
SARAH:
Prenderlo in culo?
DAVID:
Non osavo dirlo.
SARAH:
Ma non era sposato?
DAVID:
David o il direttore?
SARAH:
Il direttore.
DAVID: Quel poveretto
- èapace all'anima sua - era una
checca convinta e dichiarata. David - piutosto - è
sposato.
SARAH:
David, sposato? E con chi?
Un silenzio.
DAVID:
Con me, miss Sampson. Sono sua moglie. Abbiamo
pure un figlio, un bel bambino di due anni. Si chiama
Michelangelo. Una bellissima creatura...
SARAH: David ha concenpito Michelangelo? O viceversa?
Guardi che si sbaglia, signorina... cioé signora....
dico, ma si è fatta la barba stamattina?
DAVID:
Donna pelosa, sempre
vogliosa.
SARAH:
Casomai si dice: donna baffuta, sempre piaciuta.
DAVID:
Dica come le pare. Posso servire la colazione?
SARAH:
Sì grazie. - Permette una domanda?
DAVID:
Me l'immagino la sua domanda: come faccio a
tollerare che David, mio marito, sia andato a dare via il
culo al direttore?
SARAH:
Mi ha letto nel pensiero.
DAVID:
Beh, dico semplicemente che lui, mio marito..
SARAH:
David...
DAVID:
Appunto, tiene alla sua famiglia, non le vuole
far mancare nulla... si è trovato costretto a fare quello
che ha fatto per farsi riassumere e reintegrare nella
funzione e nel posto di lavoro.... che aveva perso per
colpa di una sgualdrina.
SARAH:
Sgualdrina?
DAVID:
Una puttana, senza mezzi termini.
SARAH:
E chi sarebbe questa gentildonna?
DAVID: Una famosa scrittrice, non ricordo il nome, pare
che abbia vinto il premio Pulitzer...
<7
SARAH:
Non pare, lo ha vinto per davvero.
DAVID:
E lei come fa a saperlo?
SARAH:
Ascolto la televisione e leggo i giornali.
DAVID:
legge?
E i romanzi di quella troia, come si chiama?, li
SARAH:
Mi sembra di averne letti un paio. Per caso.
DAVID:
Se vengo a sapere come si chiama (ah, ma lo
scoprirò presto!) e in che stanza alloggia, giuro che gli
scaracchio nel succo di frutta, così.
SARAH:
No, per carità.
DAVID:
vene.
Scusi, la rabbia mi fa ribollire il sangue nelle
SARAH:
E pure la saliva in bocca.
DAVID:
Già, lo ammetto. - Ma le pare che una famiglia
semplice di onesti lavoratori debba essere sfasciata da
una riccona sfondata...
SARAH:
Non esageriamo. Non è sfondata.
DAVID:
Che ne sa lei? La conosce, forse?
SARAH:
No, no, per carità... solo per sentito dire.
Anch'io non ricordo il suo nome. Ma posso garantirle che
non è sfondata.
DAVID: Comunque, se la pesco, la sfondo io, la spenno
come una gallina, lei e i suoi fottuti milioni.
SARAH:
Quello è il colletto della mia pelliccia.
DAVID: L'avevo scambiato per il collo della signora,
la... cosa, la scrittrice. Insomma, non ho forse ragione
di reclamare a gran voce per questa palese ingiustizia
sociale? Vogliono la divisioni in classi a seconda del
ceto economico? Ma che almeno siano loro della upperclass
i primi a rispettarle. Altrimenti noialtri del basso ceto
potremmo proporre una nuovo criterio della ripartizione
della società civile, non più in base al reddito
sommerso, ma in base al reddito dichiarato al fisco...
Così, se uno che gira in Ferrari e investe a Wall Street
si spaccia per nullatenente per non pagare le tasse, che
si goda in tutto e e per tutto lo status sociale
simulato!
SARAH: Immagino che in tempi di crisi non siano rose e
fiori per nessuno.
<8
DAVID: Con l'unica differenza che per pochi la crisi non
c'è mai e per molti la crisi c'è sempre. Pensi che nella
mia famiglia, quando arrivava una cartolina dal distretto
militare per la chiamata alle armi, mio padre esclamava:
finalmente qualcuno va a morire in medio oriente e si
toglie dai coglioni per sempre.
SARAH:
Terribile, orrendo.
DAVID: Le pare giusto tutto questo? Lei che è una donna
colta, istruita, sensibile, non potrebbe fare qualcosa
per alleviare le nostre sofferenze morali, almeno per
farci piovere dall'alto un contentino, una parvenza di
giustizia? Eh?
SARAH:
Non
confuse...
saprei
che
dirle,
ho
le
idee
un
po'
DAVID: Si è appena svegliata. Ed io le parlo di queste
cose di primo mattino. Sono proprio una maledetta
chiacchierona, non faccia caso a me.
SARAH:
Caso a lei? (si stropiccia gli occhi) ... adesso
che mi si sono aperti bene gli occhi... porco mondo, lei
somiglia terribilmente al direttore...
DAVID:
Sarà per i tratti effeminati di entrambi... Eh
sì, in fin dei conti siamo accumunati dall'appartenenza
- per una via o per l'altra - al gentil sesso.
SARAH:
Però entrambi
impressionante.
assomigliate
a
David
in
modo
DAVID:
Pensi che Michelangelo, il nostro bambino,
assomiglia in modo impressionante a tutti e tre. Tanto
che non si sa di chi sia veramente figlio, se mio e di
David in accoppiata matrimoniale, o del direttore e David
in ammucchiata more uxorio, perché con me il direttore ci
acchiappa poco essendo dell'altra sponda...
SARAH:
Mai sottilizzare e mai discriminare.
"altra sponda" se siete entrambi femminucce?
Perché
DAVID:
Io lo sono solo davanti, mentre lui lo è
soprattutto col paraurti posteriore.... dove si fa dare
certe botte, certe tamponate...
SARAH:
Dovrei ridere? Non capisco, mi sfugge
la
metafora... A dire il vero... Non ci capisco più
niente. Mi gira la testa!
DAVID:
Eh sì, New York è un manicomio.
SARAH: Che c'entra New York, è questo albergo ad essere
un manicomio.
<9
DAVID:
Già, troppe scrittrici premio Pulitzer in giro
per i corridoi! - Ma chi era veramente Joseph Pulitzer?
SARAH:
Dovrei saperlo... ma non me lo ricordo.
DAVID:
Eppure lei alloggia nello steso albergo in cui
avviene la cerimonia di assegnazione del celebre premio
internazionale per la narrativa e il giornalismo.. E
senta che cosa disse nel 1904 in un celebre discorso alla
Columbia University: "Un giornalista è la vedetta sul
ponte di comando della nave, non agisce per lucro, né per
i profitti dell'editore. Resta al suo posto per vigilare
sulla sicurezza e il benessere dei lettori che hanno
fiducia in lui". Era il lontano 1904: sembra ieri, neh?
SARAH:
Ci mancava solo la lezione di giornalismo dalla
cameriera.
DAVID: A proposito di pulizie! - Se permette, Miss
Sampson, ho da sbrigare una faccenda... voglio sapere
nella spremuta di chi devo andare a sputare. E non solo
per la faccende concernente mio marito, ma anche perché
quella signora ha gravemente leso l'immagine della
categoria degli scrittori usurpando una onoreficenza ed
un premio che non le spettavano affatto.
SARAH:
E perché no?
DAVID: Perché scrive senza pensare al bene comune. Senza
chiedersi prima di pubblicare un libro: a che serve
questa mignottata?
SARAH:
E che cosa le assegnerebbe allora a questa
signora,
che
ha
comunque
scalato
le
vette
della
classifica dei più venduti?
DAVID:
Un calcio in culo le assegnerei. Così... Così
impara a vendersi... l'anima al diavolo!
SARAH:
Ehi, stia calma! Ci manca solo essere presa a
calci in culo da lei per motivi moralistici e obsoleti
nella moderna società capitalistica avanzata.
DAVID:
Lei scrive romanzi, per caso?
SARAH: No, per l'amor di Dio, me ne guardo bene. Anzi,
neppure li leggo.
DAVID: E fa bene. Quindi perdoni l'impeto, il furore, ma
sa come si dice... la rivoluzione non è un pranzo di
gala!
SARAH:
E con questo?
DAVID:
Gli intellettuali devono mettersi al servizio
della causa, ecco. A morte le autrici di "maronzi", ecco.
<:
SARAH:
Maronzi? - Ecco?
DAVID: Un nuovo genere letterario: il "maronzo" sta per
romanzo scritto da stronzo... o da stronza, in questo
caso. - Lei lo è?
SARAH:
Stronza? Direi di no, spero di no.
DAVID:
E scrittrice?
SARAH: Odio gli intellettuali, soprattutto le donne che
prendono la penna in mano per compensare quello che non
hanno sotto la gonna. - Spero di aver detto la cosa
giusta, perché qui la situazione si sta facendo pesante.
DAVID:
Eccome. Questo è parlare, miss Sampson.
SARAH: Sarò certamente radiata dal club delle femministe
incallite.
DAVID: E se ne preoccupa? Il callo se lo faccia venire
alle mani, ma non per maneggiare penne e pennini, bensì
per rivolatre materassi, trasportare vettovaglie, pulire
i cessi...
SARAH:
Pulire i cessi non lo farò mai, quello proprio
no. - La cacca altrui, mi fa schifo! - Tutto, anche la
crocerossina, ma non quello.
DAVID:
E il Pulitzer, dove lo mettiamo?
SARAH:
Cos'è, la marca di una spazzola digitale per
pulizzare il fondo dei gabinetti?
DAVID:
Si sente che lei non è una scritrice: diamine,
prende anche in giro uno dei più prestigiosi premi
letterario
del
mondo.
Una
"pennivendola"
non
si
esprimerebbe mai così, avrebbe paura di perdere il
consenso della critica, di pestare i piedi a qualcuno.
SARAH:
Quindi
la
mia
spremuta
è
salva?
Posso
bere...?...Buona, saporita... gustosa... ma non è che...
DAVID: Oddio, l'ha bevuta davvero? Me ne rammento solo
adesso,
ci
avevo
sputato
prima
di
entrare
per
precauzione.
SARAH:
Puah, che schifo...
Perché per precauzione?
mi
viene
da
vomitare.
-
DAVID:
Avevo il sospetto che fosse lei l'autrice di
quella schifezza che i critici prezzolati spacciano per
un autentico capolavoro.
SARAH:
Sospettava di me?
Davvero?
<;
E perché?
DAVID:
L'ho vista entrare nella hall con la sua aria
così altezzosa, con quella smorfia di critica nei
confronti di tutto quello che è vita, realtà, sudore,
lavoro, fatica... tutta vestita di bianco, con uno
scialle
buttato
"casualmente"
sulle
spalle,
gli
occhialetti
sul
naso
che
fanno
tanto
"donna
d'intelletto", e poi tutte quelle sue mezze frasi "io da
bambina", "mi ricordo che quando", "mio padre diceva
sempre"...
SARAH:
Perché non si può dire?
DAVID:
Perché non è lecito rompere le palle al
prossimo.. Siamo stati tutti bambini e bambine, abbiamo
avuto tutti un padre, abbiamo tutti dei cazzi di ricordi
lunghi così, porco mondo!, basta col "c'era una volta"!
SARAH:
Non si scaldi tanto.
DAVID:
E' che certe cose mi fanno davvero arrabbiare.
Chi vive sulla luna non si rende conto che non è più
tempo di chiacchiere, di esperimenti letterari, di
memorie, di buoni sentimenti, di "volemose bene"... Chi
scrive, e qui concludo, deve mettersi al servizio di una
causa.
SARAH: Scusi, ma lei mi deve rifare il letto o fare una
conferenza su "Letteratura e impegno civile"?
DAVID: Lo so che secca ascoltare le cose giuste da una
bocca come la mia da cui si pensa che possano uscire solo
luoghi comuni... ma anche quella dei luoghi comuni è una
questione da rivedere... Non sono forse i luoghi comuni a
racchiudere pillole di saggezza di cui si avvale la vita
quotidiana per andare avanti? Tirare la carretta?
Sbarcare il lunario?
SARAH:
Apprezzo molto questa sua sana iniezione di
concretezza e di verità nel discorso. Tuttavia, come
lettrice, solo come lettrice, apprezzerei anche un po' di
fantasia, di astrattezza, quantunque non del tutto
scombinata con l'esistenza dell'uomo comune. Non so se mi
spiego?
DAVID:
La verità è che un'opera letteraria è come un
ombrello, deve sempre essere utile.
SARAH:
E che c'entra l'ombrello?
DAVID:
L'ombrello serve sempre a qualcosa. se piove lo
apri,
altrimenti
lo
puoi
usare
come
bastone
per
camminare.
SARAH:
O per darlo in testa a qualcuno che parla troppo.
<<
DAVID: Certo, anche questo è servire la causa... servire
il popolo.
SARAH:
Lei sarebbe un'ottima ombrellaia.
DAVID:
A furia di lavorare in un albergo di lusso,
comincia a farmi schifo tutto questo lusso... e lo spreco
che ne deriva.
SARAH:
C'è stata la rivoluzione di velluto, la
rivoluzione dei fiori, perché non quella degli ombrelli?
DAVID:
Mi prende in giro?
SARAH:
Assolutamente no, anzi devo dirle che lei è una
persona proprio... come si dice... proprio... c'è l'ho
qui sulla punta della lingua...
DAVID:
Geniale?
SARAH:
No, un po' di meno...
DAVID:
Banale?
SARAH:
giusta.
No, un po' di più... non mi viene la parola
DAVID:
Certo che non le viene, perché lei non è una
scrittrice.
Altrimenti
avrebbe
subito
pensato
all'espressione corretta da usare nei miei confronti.
SARAH:
(un po' indispettita)
E sarebbe?
DAVID:
Speciale. Sissignora signorsì signora, io sono
una persona speciale. Od anche originale, i due termini
sono quasi sinonimi.
SARAH:
Senti-senti...
parliamo per sinonimi!
DAVID:
Da me si possono imparare un sacco di cose.
Sapesse quante ne ho viste, come cameriera al piano...
SARAH:
Me l'immagino.
DAVID:
Potrei scriverci un libro, sa?
SARAH: Lei, scrivere un libro? Ma se ha appena sparato a
zero contro chi scrive.
DAVID:
Solo contro chi scrive a cazzo... pardon, a
buffo, cioé con l'unico intento di vendere un paio di
copie.
SARAH:
Un paio di milioni, vuol dire, altrimenti è un
flop. - Ma sentiamo che tipo di "maronzo"... chiedo
scusa,
nel
suo
caso
forse
dovrei
dire
"romanzo
impegnato", vorrebbe scrivere lei?
<=
DAVID:
Alt! Si fermi. La stoppo subito. E sa perché?
Perché già vedo uno sguardo ironico nei suoi occhi. Dubita che ne sia capace? Perché sono una cameriera
d'albergo? Quindi una persona umile, di umili natali e
con un umile avvenire davanti a sé, secondo lei non
sarebbe mai in grado di realizzare un'opera d'arte, un
capolavoro?!
SARAH:
Non si sa mai, certo. Però è molto difficile.
DAVID:
La questione è:
rappresenta un capolavoro?
SARAH:
E che ne so!
secondo
lei,
che
cosa
mi
Me lo dica lei.
DAVID:
Niente. Non esistono capolavori, non esistono
opere d'arte. Le opere o servono, quindi non sono d'arte
ma utili, o non sono. Ricorda il paragone dell'ombrello?
Seve quando piove e trona utile quando splende il sole
per camminare.
SARAH:
Potrei aggiungere anche l'esempio della banana:
puoi sempre mangiartela o infilartela su per il...
lasciamo perdere.
DAVID:
Perché no, ci sta pure la banana nel contesto.
Basta preconcetti borghesi! Diciamo pane al pane e vino
al vino: confrontiamoci finalmente con la realtà, porca
miseria.
SARAH:
E il Partenone? E il Colosseo? Il Pantheon?
L'Arena di Verona dove va in scena la Traviata? - Vede
che esistono opere d'arte che non necessariamente devono
essere socialmente utili?
DAVID:
Qui la volevo. Perché anche queste sono opere
utili, eccome! Cadono a pezzi, d'accordo,
perché gli
anni passano anche per loro, ma servono a qualcosa: primo
fra tutto, ad incrementare il turismo. Ecco, in tal senso
esse hanno una funzione sociale, quindi sono giustificate
a rimanere in piedi o in vita. Tutto il resto, la
robaccia inutile, il chiacchiericcio, deve sparire, se
vogliamo salvare il mondo, l'umanità... se vogliamo
salvare, in ultima istanza, noi stessi, la nostra
interiorità.
SARAH: Ma lei si contraddice. E glielo dimostro subito.
Anche un romanzetto da quattro soldi, quello che lei
chiama "maronzo" anagrammando il termine romanzo, fa
tirare l'industria editoriale e relativo indotto. Quindi
produce posti di lavoro, benessere per tutti...
Una pausa.
=4
DAVID: Anche questo è vero. Ha proprio ragione lei. Non
ci avevo pensato. Devo rivedere la mia teoria e fare
qualche eccezione alla regola... Fottuta dialettica,
quando credi di aver acchiappato un concetto, ti si
scioglie in mano come un gelato sotto il solleone...
SARAH: Come vede la ragione non sta sempre da una parte,
ma da due. Insomma, si trova spesso nel mezzo, nelle
mezze misure... lasci dunque perdere i calci in culo alle
scritrici e gli scaracchi nelle loro spremute s'arancia.
Che si godino il succo del loro prodotto intellettuale.
DAVID:
Ma lei è proprio sicura di non essere... Ne sa
niente lei di dialettica? Di arte del discorso? Di
strutture narrative?
SARAH:
Niente di niente. So di non sapere.
DAVID:
Questo lo diceva Socrate.
SARAH:
E lei come lo sa?
DAVID:
Io sono la discedente di Santippe: tra donne ci
capiamo.
SARAH: Divertente, sul serio... Ma ora, la prego, questa
conversazione è stata molto piacevole, non capita tutti i
giorni di svegliarsi in albergo e trattare di critica
letteraria con la cameriera al piano. Devo dire che in
questo albergo curano l'assunzione del personale sia
sotto l'aspetto estetico che sotto quello contenutistico.
Ma sono appunto i contenuti, a stomaco vuoto e di primo
mattino, che mi hanno fatto venire un cerchio alla testa.
DAVID: Adesso è lei che non scrive - per fortuna sua e
dei suoi eventuali lettori a dare lezioni a me che
prima o poi sfornerò le mie memorie, ho già il titolo, le
memorie del ventesimo piano.
SARAH:
Non mancherò di comprarne una copia.
DAVID: E farà bene. Come le dicevo, ne ho viste di cotte
e di crude. Ed ora, indipendentemente dalla struttura
narrativa che darò al tutto, non so ancora se sotto forma
di diario o di reportage giornalistico, voglio mettere
nero su bianco il vissuto.
SARAH: Mi permette di darle un consiglio?
DAVID:
No, grazie, tanto lei non sa nulla di scrittura
creativa.- (minacciosa) O no?
SARAH:
Volevo solo suggerirle di lasciar perdere. - Ma
chi glielo fa fare! Si esporrebbe soltanto ad una cocente
delusione. Perché tanto gli editori non leggono i
=5
manoscritti che pervengono alle redazioni, e se per puro
caso o per sbaglio dovessero leggere, la risposta sarebbe
sempre la stessa: gentile autore... eccetera eccetera.
Insomma, un no garbato quanto ineluttabile.
DAVID: Ma io ho l'arma segreta... sono di una sensualità
inaudita quando mi spoglio.
SARAH:
Non ne dubito, le consiglio solo di farsi la
barba e depilarsi i peli sul petto prima di denudarsi.Posso darle una dritta del tutto spassionata? Lasci
perdere le profferte sessuali, tanto gli editori sono
tutti lesbiche o checche. Per farli abboccarre a
quell'amo occorrerebbero certe giravolte e contorsionismi
che neppure se l'immagina.
DAVID:
E lei che ne sa?
SARAH:
Non lavoro alla NASA, cocca, saprò pure le cose
che accadono qui sulla terra!
DAVID:
Tutto il mondo è paese. Farò quello che c'è da
fare. E poi si vedrà. Chi vivrà, vedrà.
SARAH:
Insomma, lei ha un bel figlio, un bel marito...
una carriera che può aprirle un radioso futuro... beh, in
quanto al futuro, non esageriamo... insomma un'attività
che la rende utile a se stessa, ai suoi cari e al
prossimo...
DAVID:
Per esempio?
SARAH:
Per esempio io. Non sono forse una cliente da
soddisfare?
DAVID:
Lei, scusi tanto, in che ramo lavora? Quello
editoriale, scommetto. Ha troppa competenza, per essere
una totalmente a digiuno in materia. Dica, è un'addetta
ai lavori? - In questo caso mi aiuterebbe a sfondare? Lo
farebbe... per me? (le bacia un piede)
SARAH:
Ma che fa? Lasci stare la mia zampa!
DAVID:
Ha i piedi freddi: glieli scaldo con un bel
massaggio.
SARAH:
Ma no, la ringrazio, non c'è bisogno, sto bene.
DAVID:
Dovere! Io sono pagata per servirla, madame.
SARAH:
Lo so.
DAVID:
Per
SARAH:
So anche questo.
servirla e riverirla.
=6
DAVID:
E, se del caso, rinverdirla.
SARAH:
E' il motto dell'albergo: servire, riverire e
rinverdire?
DAVID:
Certo, e funziona ottimamente. Si guardi allo
specchio: le sono scomparse o no quelle orribili "zampe
di gallina" intorno agli occhi?
SARAH:
Anche questa battuta non
nell'albergo dell'Eterno Ritorno?
mi
è
nuova.
DAVID:
Esatto. Si lasci dunque servire.
SARAH:
Certo certo, ma...
DAVID:
Si lasci riverire...
SARAH:
Fino ad un certo punto.
DAVID:
Si lasci rinverdire.
SARAH:
Oh, my god, signorina, che cosa sta facendo?
DAVID:
La stessa cosa che hanno
direttore, il fu signor Michelangelo.
SARAH:
fatto
David
Siamo
e
il
Oddio, la sua lingua... mi sembra di conoscerla!
DAVID:
Le piace come parlo o gli usi alternativi della
mia vulgata?
SARAH:
In effetti, mi sembra di averla già sentita.
DAVID:
Io sono una persona semplice, di poche parole...
SARAH:
Ma ha la lingua lunga e ruvida proprio come...
DAVID:
Proprio come
signor Michelangelo?
la
buonanima
SARAH:
Di più.
DAVID:
Proprio come una giraffa?
SARAH:
No, di più... di più!
DAVID:
Proprio come chi, insomma?
SARAH:
Proprio come David.
del
direttore,
il
Un silenzio.
DAVID:
Allora, lo ammette.
SARAH:
Cosa? Di essermi scoperta improvvisamente ed
inaspettatamente un tantino, come si dice, ce l'ho sulla
punta...
=7
DAVID:
Della lingua?
SARAH: E dàgli con questa lingua!-- No, dàgli con questa
lingua, nel senso di non smetta. Le dicevo appunto di
essermi
inusitatamente
scoperta
un
tantino,
un
ciccinino...seguace di Saffo.
DAVID:
Se fosse stata una scrittrice, e avesse
partecipato al Pulitzer, la lobby dei clitoridi sporgenti
avrebbe votato in massa per lei. Io per prima.
SARAH:
Sì lo ammetto, la lobby delle lesbiche è
fortissima in... Ah!... in America... soprattutto per il
Pulitzer, ma la prego, signorina, cioé signora, non la
smetta di pulitzarmi... pulitzi ancora, pulitzi, santo
cielo! - Ahi! Che fa, morde!?
DAVID: Lei si è scopata mio marito, signora. Questa è la
giusta punizione divina.
SARAH:
DAVID:
My god, come se ne è accorta?
Ho sempre avuto un vago sospetto, dolcezza.
SARAH:
Se è per questo anch'io sospetto qualcosa.
DAVID:
A cosa allude?
SARAH: Al neo che ha sul petto, signora o signorina. A
proposito, lei ha un petto piuttosto villoso... come
David...
DAVID:
In
questo
albergo
ci
somigliamo
tutti,
inservienti e camerieri, direttori e addetti alla
reception...
SARAH:
Anche mogli e mariti a quanto pare.
DAVID:
Sembriamo fatti...
SARAH:
Lo so, non me lo dica... con lo stampino.
DAVID:
Esatto.
direttore?
SARAH:
Chi
glielo
ha
detto,
David
il
Non me lo ricordo più!
DAVID:
Non fa niente, tanto siamo tutti
dentro. Facciamo e diciamo le stesse cose.
SARAH:
E avete tutti la lingua lunga
DAVID:
Come David?
SARAH:
Di più...
DAVID:
Come il direttore, pace all'anima sua?
o
=8
uguali
qui
e ruvida come...
SARAH:
Di più, di più... come una giraffa!
DAVID:
Sa come si è evoluta la giraffa?
SARAH:
Non mi dispiacerebbe venirlo a sapere da lei.
DAVID: Nel cavallo. Gli si è accorciata la lingua e gli
si è raddoppiato l'organo riproduttore. Come quello del
David di Michelangelo...
SARAH: O di Donatello?
DAVID: Di tutti e due.
SARAH: Infatti il suo clitoride, signorina, è in rapido
accrescimento.
DAVID:
Per questo si chiama organo retrattile.
SARAH:
Lei ha sempre una risposta linguistica per tutto.
Squilla il telefono.
DAVID:
Non risponda, la prego. L'organo si chiama
appunto retrattile perché così come monta in canna, alla
stessa velocità può smontare come mayonese impazzita.
SARAH: Devo! Non posso non rispondere... ora che lei sa
chi sono, la regina delle vendite in libreria, non posso
più nascondermi... la scrittrice che è in me, è più forte
di me... è come se la molla dell'inconscio venisse
attutita da uno scatto della serratura che fa finalizzare
tutta me stessa al successo e alla carriera.
DAVID:
Lo lasci squillare.
SARAH:
Sembrerà ridicolo, sembrerà immodesto e pure un
po' altezzoso da parte mia, ma ogni volta che squilla il
telefono penso... ecco, mi hanno assegnato il Nobel.
Purtroppo però è quasi sempre la compagnia dei telefoni
per un'offerta promozionale sulla linea ADSL.
Però non
si sa mai ... Le prometto faccio in un attimo... Pronto?
Chi è? Ah, sei tu, cara... (A David) E' Idina, il mio
editor... (A Idina)... sì, sì tutto bene... tutto bene...
Senti, volevo scusarmi per prima... come, prima quando?
Quando ti ho mandata a quel paese poco fa... come,
perché? Perché ti scopi mio marito?... Eh, non ci pensi
proprio a scopartelo?... Bene, cioé?, come?, sei lesbica?
- Anche tu!-... No, non fraintedermi, dicevo "anche tu"
così per dire... Certo che non me ne ero accorta, Idina
cara, sono cose che non si notano così su due piedi, se
non lo sai e non ci fai attenzione... Poi si fa presto a
dire, lesbica!... Chi più chi meno, lo siamo un po'
tutte... del resto veniamo al mondo dallo stesso posto
indipendentemente dalla successiva scelta sessuale... Non
=9
io, no, dicevo "lesbica" in generale... vuoi fare outing?
E fallo, dichiaralo al mondo intero, liberati di questo
peso sulla coscienza... Volevi dirmi questo poco fa al
telefono?... ah, ecco, è la prima volta che telefoni per
farmi le felicitazioni. Ma è anche merito tuo, cara, se
ho vinto il Pulitzer, senza il tuo appoggio e la tua
stupenda copertina non ce l'avrei mai fatta a vendere
tante copie e a classificarmi... la mia foto sul retro?
Un colpo di classe, di genio... sei straordinaria...
sembro così mascolina in quell'inquadratura, la lobby
lesbica mi ha votata in massa... D'accordo, parliamo di
lavoro già che ci siamo... facciamo presto però, se non
ti dispiace, ho un'altra persona in stand-by... Hai
ricevuto un nuovo romanzo, di un autore sconosciuto... ti
è pure piaciuto... di chi è? Uno scrittore emergente...
ah, ecco, e come si chiama... come? dici sul serio?...
David di Michelangelo... a me puzza di pseudonimo...
Aspetta, torno subito... (A David)
Ne sai niente
lei,furbetta... o dovrei dire piuttosto furbetto?... (A
Idina) Come s'intitola il capolavoro? Che?- "A letto col
Pulitzer"? - E di che tratta? - Come di me? - Un romanzo
erotico? - A luci rosse? - Penso di conoscere l'autore...
Puoi leggermi qualche passo? Lo riconosco subito dallo
stile... aspetta, metto il vivavoce... vai!
VOCE IDINA:
Ubriaca si mise col... censura!.. all'aria
per farsi... censura!.... da dietro, dopo essersela
fatta... censura!... dalla sua lingua lunga e ruvida come
quella...
SARAH:
Di una giraffa?
VOCE IDINA:
SARAH:
Del direttore?
VOCE IDINA:
DAVID:
Di più
Di più, di più.
Mia? - Censura!
SARAH: Tu! - giovane aspirante autore da strapazzo, ora
si spiegano le tue mascherate da novellino: volevi
scrivere sulla mia pelle il tuo osceno best seller! - te
lo dò io il Pulitzer, il Nobel...
Sarah scatena il putiferio
zuffa. Musica. Sipario
=:
in
scena.
Inseguimento
e
FINALE:
Mattino. La camera è ora perfettamente in ordine, solo il
letto disfatto.
Le valigie sono pronte.
Dalla porta del bagno si intravede Sarah, elegantemente
vestita in bianco, che sta ritoccandosi il trucco.
Bussano alla porta.
SARAH:
Sì?
Chi è?
VOCE DAVID OFF:
Sampson.
SARAH:
Sono venuto a prendere le valigie, miss
Prego, si accomodi. Le valigie sono in ingresso.
VOCE DAVID OFF:
gentilmente?
SARAH:
Sono
passpartout?
Potrebbe
impegnata,
disturbarsi
sto
truccando.
aprirmi
il
VOCE DAVID OFF:
No, noi facchini non l'abbiamo
dotazione, miss Sampson. - Non si fidano di noi.
in
E fanno bene. -
Non
lei
ha
SARAH: (sottovoce)
mi
ad
Allora, arrivo.
Sarah apre la porta.
DAVID:
Buon giorno, miss Sampson. La macchina che deve
portarla al "Kennedy" è arrivata. - Sono tutte qui le sue
valigie?
SARAH:
Sì, David, grazie.
DAVID: David era il ragazzo di ieri, madame. Io mi chiamo
Michelangelo.
SARAH:
Buonarroti anche tu?
DAVID:
Magari.
SARAH:
E a riverire, scommetto.
DAVID:
Mio dovere.
SARAH:
E a rinverdire.
DAVID:
Come, prego?
SARAH:
Non fa niente, lascia stare.
DAVID:
Come preferisce, miss Sampson.
Non starei qui a servire.
=;
SARAH:
Senta, ma.. è proprio sicuro di non chiamarsi
oppure di non essere per caso David?
DAVID:
Se lo fossi, me ne
parte, ci somigliamo un po'
clienti invero finiscono per
po'. Fanno di tutta l'erba un
sarei accorto. - Scherzi a
tutti in questo albergo. I
confondersi e confonderci un
mazzo.
SARAH:
Un fascio, che carino come parla. - Certo è che
sembrate proprio fatti con la stampino.
DAVID:
Ci
scelgono
effettivamente
somiglianza col prototipo.
SARAH
DAVID:
in
base
alla
Quale prototipo?
Non ricorda il nome di questo albergo?
SARAH:
Sinceramente no, la prenotazione
effettuata dall'organizzazione del premio.
è
stata
DAVID:
Questo
è
il
celebre
relais
"David
di
Michelangelo", Miss Sampson. Per questo ci chiamiamo tutti
o David o Michelangelo, affinché il cliente familiarizzi e
visualizzi nei nostri lineamenti, che ripropongono le
forme classiche del rinascimento italiano, il nome
dell'albergo. Che così resta indelebilmente impresso nel
background dell'ospite che, prima o poi, non potrà fare a
meno di tornare a trovarci. - Almeno a me è così che hanno
spiegato la filosofia aziendale... ma mi raccomando, acqua
in bocca, io non le ho detto niente, non vorrei che il
direttore
venisse
a
sapere
che
svelo
i
nostri
trucchetti... io l'ho detto a lei, Miss Sampson, perché
lei è speciale: sono un suo ammiratore.
SARAH:
Davvero?
DAVID:
Anzi, se posso approfittare della sua pazienza,
potrei chiederle un favore personale?
SARAH:
Dipende da quanto è personale.
DAVID: Un autografo con dedica, ci terrei moltissimo. Guardi, ho portato una copia del suo romanzo, se fosse
così gentile...
SARAH:
Volentieri, perché no?, ha una penna?
DAVID: Eccola! - Oh, quanto sono felice! Me lo rileggerò
almeno altre due volte.
SARAH:
Beh, non lo consumi
posteri!... Ecco fatto, a lei!
DAVID:
Grazie, miss Sampson.
=<
tutto,
lasci
qualcosa
ai
SARAH:
Bene, scenda i miei bagagli per cortesia, io
faccio un salto a salutare il direttore... come si chiama?
DAVID:
Il signor Michelangelo?
SARAH:
Appunto. - Le somiglia anche lui?
DAVID:
Siamo come due gocce d'acqua.
SARAH:
Un divertente gioco di specchi.
DAVID:
E di ombre, madame.
SARAH:
Psst... Ti ho lasciato la mancia a pagina 1 del
mio libro, caro. Così non vedono che l'hai presa e non sei
costretto a buttarla nel calderone comune e a spartirla
con gli altri ... Tranquillo, conosco la storia. So tutto!
DAVID:
Che storia? Che calderone?
SARAH: Solo oltrepassando la soglia di questa camera mi
sento come alleggerita dal peso degli incubi notturni che
stanotte mi hanno travagliato il riposo. - Ci ho messo
mezz'ora a coprire quelle fottute "zampe di gallina" che
mi vengono quando trascorro una notte particolarmente
agitata... Addio, caro. Stammi bene, tu e il tuo nicciano
albergo dell'Eterno Ritorno.
DAVID:
(non capendo)
Presenterò, miss Sampson.
Sarah esce.
VOCE OFF SARAH: Pronto, Idina, sei tu? Guarda ti telefono
solo per dirti che se vieni a New York evita questo
albergo... è un casino, ne combinano di tutti i colori...
e poi si dorme malissimo... il manoscritto del mio nuovo
romanzo ti è arrivato? L'hai letto? Come, è una cagata? Ma
vaffan... Ah, stavi scherzando, sì certo lo so che mi è
riuscito
benino...
su,
su...
non
esagerare...
un
capolavoro, no... no... mi fai arrossire!... di tutti i
tempi, poi, che esagerazione... e che dire allora de "Le
mille e una notte"... (la voce di Idina si perde nel
corridoio)
David apre il libro e con aria scocciata mostra
banconota che Sarah aveva lasciato tra le pagine.
la
DAVID:
Cinque dollari? Cinque miseri dollari per tutto
quello che ho fatto? - Vaffanculo, miss Sampson, io mi
faccio venire il colpo della strega così i bagagli al
pianterreno te li porti da sola!
Stacco musicale
e...
Sipario.
==
Enrico Bernard
Middlebury College - Artist in Residence.
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