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Sommario
In questo numero:
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La parola a …
pagg. 1-2
L'Editoriale
pag. 2
Lettera aperta
pagg. 2-3
Rubrica: La Posta del Cuore
pagg. 3-4
Lettere al Sig. Sindaco
pagg. 4-5
LA NOSTRA DIRIGENTE
Lettera alla Preside
pg. 5
Le Pagine della Mia Vita: Autobiografia di
Adriano, Una scuola giunglesca, L'immigrato E’ giunto il nostro momento! Finalmente anche
ha il volto di mio padre
pgg. 6-8
Un diario per amico
pg. 8
Noi e la Mitologia: sopravvivenze
mitiche
pg. 9
Il settimo senso: Spazio alla Poesia.pg. 9
Tempo libero e barzellette pg. 10-11
CreATTIVAmente
pg. 11
Pensiero in movimento pg. 12-14
Attualità: Città. Regione, Mondo pg 1415
Appuntamento al cinema
pgg. 15-16
Laboratorio teatrale
pgg. 16-17
Interviste dal mondo
pgg. 17-21
Bibliotecando
pg. 21
Comitato di redazione:
Prof.ssa Rosa Cervino,
Prof. Umberto Medicamento
Piazza Risorgimento, 70010
Cellammare (Bari)
tel. 080.465.69.69
Scrivici o inviaci i tuoi contributi all'indirizzo
il nostro Istituto si presenta al mondo con un
giornale pubblicato in Internet, sul nostro sito
ufficiale www.istitutoronchi.it.
Questo giornale, che rappresenta la voce della
nostra scuola, vuole portare a conoscenza dei
lettori, in sintesi, i lavori più significativi
scaturiti dalle attività didattiche e laboratoriali
curate e realizzate dai docenti con la fattiva
partecipazione degli alunni e con la
collaborazione attiva di tutto il personale
dell’Istituzione Scolastica. Lungo il mio breve,
ma intenso cammino, durato cinque anni al
timone dell’I.C. di Cellamare, desidero
ringraziare, attraverso le righe di questo giornale,
quanti, in questi non facili anni di rinnovamento
della scuola italiana, hanno condiviso le scelte
strategiche per far fronte agli inevitabili ma
auspicabili cambiamenti della Scuola. Al grande
eco di rinnovamento, si sa, non sempre fa
seguito un adeguato investimento di risorse
economiche; tuttavia, desidero sottolineare che
gli accorgimenti adottati dalla nostra Istituzione
Scolastica per l’attuazione del POF hanno
consentito la diversificazione di un’offerta
pagina 1 di 22
poche scuole in provincia – e in regione – hanno
uno strumento del genere.
Con il giornale potrete comunicare con
chiunque vogliate, sta a voi rendere la
comunicazione interessante e lavorare per
diffondere questa piccola grande voce. Più
impegno profonderete, più sarete convincenti.
Più sarete convincenti, più sarete considerati. Vi
assicuriamo che col tempo, questa diventa
davvero una bella sensazione!
Raccontare agli altri le vostre esperienze a
scuola, dimostrare che in un piccolo paese di
provincia si possa fare molto meglio che nelle
grandi città, sono solo alcune delle opportunità
che un giornale vi offre. Scrivere vuol dire
impegno, carattere, ma anche un gesto d'amore.
Amore verso voi stessi, verso i lettori, verso la
scuola che – vi assicuriamo – é felicissima
dell'impegno e delle capacità che ogni giorno
dimostrate di avere. Inoltre, non dimenticate,
mantenere in vita questo piccolo giornale é un
gesto d'amore verso chi verrà dopo di voi e verso
la piccola comunità a cui appartenete, e a cui
apparterrete sempre, per quanto lontani potrete
andare. Per cui, lasciamo un segno del nostro
passaggio poiché “siamo come nani sulle spalle
La Dirigente
dei giand
Prof.ssa Isabella Miccolis
Credeteci! E ricordate che il futuro (anche di
questo giornalino) é nelle vostre mani!
formativa che in alcuni casi, è andata a
compensare la carenza storica delle strutture
formative del nostro territorio. In modo
particolare il mio pensiero va ai docenti e al
personale ATA, che con notevoli energie e con il
loro lavoro quotidiano hanno reso possibile
realizzare le finalità che l’Istituzione Scolastica
si è prefissata, dimostrando competenza, senso di
responsabilità, abnegazione e professionalità
nello svolgimento del loro lavoro; i miei
rallegramenti vanno anche agli alunni per
l’accurato e ottimo lavoro prodotto. L’augurio è
che attraverso il giornale del nostro Istituto si
possa sempre di più esprimere e manifestare la
realtà locale, riscoprendo le tradizioni che hanno
rappresentato e rappresentano la cultura di
questo ospitale e ridente paese. Sento infine il
bisogno di ringraziare anche l’Amministrazione
Comunale per la sua collaborazione nel venire
incontro ai bisogni degli alunni e dell’Istituzione
Scolastica, con l’auspicio che essa possa
rispondere con sempre maggiore attenzione e
sollecitudine alle nuove esigenze della scuola,
per una proficua ed efficace azione delle attività
educative e didattiche e per la formazione civile
e sociale dei ragazzi.
Lettera Aperta
In questi ultimi anni, nelle scuole si
è
verificato
il
fenomeno
del
bullismo
che
spaventa
molti
ragazzini soprattutto se ne sono
vittime.
Illustrazione 1: L'ingresso della scuola
secondaria di primo grado Nicola Ronchi
Editoriale
Ragazzi, quest'anno potrete dire di essere
stati i primi a far nascere il giornale ufficiale
della scuola media statale del vostro paese.
Questa é la voce dei ragazzi di Cellammare,
Le
cause
che
spingono
gli
adolescenti
ad
avere
questi
atteggiamenti sono varie, ma le più
certe sono:
- i ragazzi si fanno trascinare
troppo dalle compagnie "sbagliate"
che li inducono a comportarsi come
tali;
pagina 2 di 22
- la seconda ragione è che alcuni
ragazzini, nell'età della crescita,
vogliono farsi notare e cercano di
mettersi in mostra e crearsi così
una reputazione.
Le vittime di questo problema,
purtroppo, sono tante e per molte
ragioni, minacciate dal bullo di
turno,
non
aprono
bocca
e
rimangono in silenzio.
Questo atteggiamento diffuso di
paura è sbagliato, perchè così "la
diamo vinta al bullo" e quindi è
sempre
meglio
riferire
tutto
all'insegnante.
Per fortuna, nella nostra scuola non
si verificano episodi eclatanti di
bullismo, perché gli insegnanti
intervengono subito con le dovute
punizioni.
Noi giovani dobbiamo imparare a
denunciare ogni atto di bullismo,
perchè la paura e l'indifferenza
sono il male di questo secolo e non
santificano
e
non
liberano
dall'errore.
Anna Losurdo, II B
a cura della classe II A
Chiunque
voglia
scrivere alla
redazione
della
Posta
del
Cuore,
dando
voce
alle proprie
emozioni può farlo inviando
le lettere al caporedattore
della II A oppure inviando le
mail
all'indirizzo
[email protected]
LETTERA N.1
Da un po’ di tempo Giulia non è più lei. Eppure
siamo compagne sin dall’asilo ed è sempre stata
la mia amica del cuore. Ci siamo sempre dette i
nostri segreti …. Ma adesso mi evita, viene a
scuola tutta truccata e si dà arie di donna vissuta.
Ieri l’ho invitata ad andare insieme al centro
commerciale ma ha rifiutato dicendo che doveva
studiare per il compito di recupero di inglese (!),
proprio lei che non studia mai. Tornando a casa,
l’ho vista nella nuova sala giochi e sembrava
divertirsi molto.
Bea, 12
La nostra risposta:
Carissima Bea,
abbiamo letto la tua lettera e siamo molto
dispiaciuti per quello che stai vivendo con la tua
amica Giulia. Vorremmo darti qualche consiglio
per aiutarti a superare questa difficile situazione.
Per prima cosa dovresti chiarire i fatti con la tua
amica e, nel caso non andasse bene, faresti
meglio a lasciarla perdere per non seguire le
sue orme. Potresti anche provare a cercare una
nuova amica, migliore di Giulia (naturalmente
non dovrà tradirti come ha fatto lei con te).
Noi crediamo in te e speriamo che
ascolterai i nostri consigli. Un saluto da tutti
noi dalla redazione della Posta del Cuore.
LETTERA N. 2
Non ne posso più di questi maledetti brufoli, le
ho provate tutte le creme e le cure speciali. La
mia pelle sembra una buccia di arancia e poi mi
obbligano a portare quel maledetto apparecchio
per raddrizzare i denti. E mi accorgo benissimo
dei sorrisetti delle mie amiche e degli sguardi dei
ragazzi. E allora che cosa faccio? Mangio, mi
rimpinzo di cioccolata, merendine, snacks, dolci
di tutti i tipi oppure apro il frigo e …. Dai! E
così peggioro le cose, lo so e si vede! Neanche a
parlarne di entrare nei jeans.
Deborah, 12
pagina 3 di 22
La nostra risposta:
Cara Deborah,
dopo aver letto attentamente la tua lettera,
abbiamo percepito la tua insicurezza e così
abbiamo deciso di darti dei suggerimenti. Per
prima cosa non ti devi adirare per il tuo aspetto
fisico: i brufoli compaiono con lo sviluppo e con
il tempo svaniranno. Invece per l’apparecchio
devi pensare che è una cosa bella, perché potrà
migliorare il tuo aspetto e non avrai più quei
fastidiosi e irritanti denti storti. Abbuffarsi come
un animale non serve a niente, ti porterà solo
guai, perché se continui così, potrai essere
soggetta ad alcune malattie come la bulimia o il
diabete. Quindi finché sei in tempo smettila di
abbuffarti e fatti visitare da un dottore. Se le tue
compagne ti isolano, non preoccuparti più di
tanto, sono solo gelose di te. Spero che ti sarai
calmata con queste nostre parole e ricorda di non
farti mai mettere i piedi in testa da nessuno. Un
caro saluto dalla redazione della Posta del Cuore.
LETTERE AL SINDACO
permettono di giocare. Gentilmente potrebbe
assumere un sorvegliante che tenga aperto il
campetto nelle ore prestabilite e che controlli noi
ragazzi?
Un altro problema è la mancanza di una
piscina comunale. Noi vorremmo che fosse
costruita a Cellamare per non spostarci nei paesi
limitrofi e per dare la possibilità a coloro che
non possono recarsi al mare in estate di divertirsi
e distrarsi .Non é forse vero che il nuoto é lo
sport più completo, perché permette di stare in
forma, di rigenerarsi e di placare tutti gli stress?
Inoltre la sua realizzazione darebbe lavoro a
molti.
Un altro problema riguarda la farmacia. Essa
é poco aperta durante il giorno, apre tardi e
chiude presto. Quindi , se si verifica un'
emergenza e la farmacia é chiusa, saremmo
costretti a recarci in farmacie di altri paesi.
Potrebbe fare qualcosa?
Sappiamo che prenderà a cuore le nostre
richieste, pertanto in attesa di una Sua risposta .
Le porgiamo Distinti Saluti,
Vito Anelli, Alessandro Bottalico, Maurizio
Prudente, Graziana Sivo, Micaela Sivo
dalla classe IIC.
Cellamare, 25/02/2012
Cellamare, 16/02 /2012
Egregio Sig. Sindaco,
siamo gli studenti e i cittadini di Cellamare e
Le scriviamo per illustrarLe alcuni problemi
presenti nel nostro paese. Innanzitutto la prima
questione: i campi da calcio. Noi disponiamo di
due campi che non sono in perfette condizioni. Il
campo più grande ha una base di ghiaia e
cemento armato che può far male, se si cade.
L'infortunato potrebbe procurarsi delle ferite
profonde o addirittura delle infezioni. Perché
non mettere un tappeto d' erba?
Per quanto riguarda il campetto, noi ragazzi
lo troviamo sempre chiuso, anche quando
dovrebbe essere aperto. Inoltre spesso succede
che vi troviamo ragazzi più grandi che non ci
Egregio signor sindaco Michele Laporta,
la ringraziamo infinitamente per aver avviato
in questi giorni la tanto attesa raccolta
differenziata e la conseguente e definitiva
eliminazione dei cassonetti dell'immondizia in
mezzo alla strada. Dopo questo atteso traguardo
ci auguriamo che presto si possano raggiungere
altri obiettivi, come la realizzazione di una pista
ciclabile che unisca Cellamare a Capurso, una
piscina comunale e un piccolo cinema. Per
migliorare il sistema dei trasporti potrebbe essere
ideale la costruzione di una stazione ferroviaria,
ma se ciò non fosse possibile si potrebbero
cambiare gli orari dell'arrivo dei pullman
rendendoli più efficienti per le varie esigenze di
chi deve spostarsi, così da ridurre l'inquinamento
autostradale. Un altro problema molto
importante sono i parcheggi delle auto e per
questo pensiamo che se il comune assegnasse i
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posti si eviterebbero spiacevoli incomprensioni
tra vicini. Per la nostra scuola vorremmo che la
palestra fosse dotata di attrezzi ginnici, mentre
per i più piccoli sarebbe bello attrezzare il parco
di nuovi giochi e giostrine.
Nella speranza che Lei possa soddisfare tutte le
nostre richieste, Le inviamo i nostri migliori
saluti.
Fabrizio Petrolla
Alessandro Pavone
dalla classe IIA
Per l'occasione le ragazze indosseranno jeans
aderenti, magliette con le bretelline fuxsia e
sandali di vario genere come le scarpe Bikerstoc
e alla schiava. I ragazzi, invece, indosseranno
bermuda e una t-shirt blu con le scarpe
“superga”. Organizzare questa festa sarebbe un
modo per mostrare le nostre capacità intellettive
e creative. Questo evento avrà fini sia didattici
sia educativi ed, inoltre, potrebbe darci la
possibilità di dimostrare che, se vogliamo, siamo
responsabili e maturi.
Cellamare, 16/02/2012
Sperando che Lei prenda in considerazione la
nostra richiesta, Le porgiamo distinti saluti.
Gli alunni della II C
Lettera alla Preside
Alla c.a. della Signora Preside
Lucrezia Spinelli, Francesca Lenoci, Agnese
Iacobellis, Margherita Caputi, Iris Salerno, Vito
Di Gennaro, Noemi Bellomo, Mara Loiotile
Professoressa Isabella Miccolis
Istituto comprensivo “Nicola Ronchi”
Gentilissima Signora Preside,
siamo la classe 2C e Le scriviamo, per farLe una
richiesta. Noi vorremmo organizzare una festa a
fine anno scolastico che coinvolga tutto l'istituto.
Le chiediamo ciò per una serie di motivazioni.
Innanzitutto come premio, dopo aver vissuto un
anno fatto di studio, di impegno e di
partecipazione a tutte le attività didattiche; per
salutarsi prima delle vacanze e per concludere
l'anno scolastico in allegria; per incontrare i
ragazzi delle altre classi e socializzare con loro;
per conoscere meglio i professori non solo della
nostra classe, ma anche delle altre classi e
scoprire alcuni aspetti nascosti del loro carattere.
Lei non deve preoccuparsi assolutamente di
nulla. Saremo noi ad occuparci dei preparativi, a
pulire prima l'ambiente scelto e a lasciarlo in
ordine alla fine. Vorremmo svolgere la festa in
palestra, allestendola con palloncini di vario
colore e festoni. Ci occuperemo di acquistare
panini, patatine, stuzzichini di diverso genere,
focaccine e bevande, che disporremo su alcuni
banchi collocati ai lati della palestra. Al centro,
invece, lasceremo molto spazio per ballare,
cantare, svolgere qualche gioco e, infine,
recitare.
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SPAZIO
SPONSOR
LE PAGINE
DELLA MIA VITA
AUTOBIOGRAFIA DI ADRIANO
Non credo di essere capace di raccontare
la mia vita da quando sono nato, quindi la
racconterò da un po’ più avanti.
Ad un anno e mezzo mi trovavo nel
Nord Italia, in Friuli Venezia Giulia, più
precisamente a Trieste, ma l’indirizzo non
me lo ricordo. Io, in realtà, sono nato a Bari
e sono andato a vivere subito in Friuli.
Insomma, sono nordico d’accento, terrone
d’animo.
Sono felice di non essere cresciuto al
Nord, altrimenti avrei avuto la prepotenza
di Nicola o, come lo chiamo io, Nicolaia.
Mia madre aveva deciso di ritornare in
Puglia e comprarsi una villa nel residence
“Parchitello”, presso Torre a Mare. Mio
nonno materno, che è un megalomane,
sadico, pieno di sé (mio nonno non è
Berlusconi), appena seppe che dovevamo
ritornare in Puglia, voleva che andassimo a
vivere vicino a lui nel come lo chiama
Francesco
Abbinante,
“Castello
abbandonato”, invece di andare a Torre a
Mare.
A Torre a Mare, al contrario della casa
attuale, c’era una piscina funzionante, priva
di nonnino pazzoide e con persone normali;
non come un signore che ogni giorno dal
balcone gridava sempre: “Anna, Anna! a
mangiare!”, e lei che rispondeva: ”Arrivo tra
un attimo, ora sto giocando dietro la via con
Ida, Francesco Abbinante, Fiammifero e
Arsale”.
Michele, il mio compagno di classe,
farebbe di tutto, persino fingere morto suo
nonno per non fare i compiti; io, invece,
ucciderei mio nonno per riuscire almeno un
volta a fare i compiti.
All’asilo di Bari riuscivo sempre a
mandare in tilt la maestra. Sto per
raccontare tre esempi accaduti realmente.
Il “tilt di livello uno” è stato quando mi
infilai sotto la cattedra e, appena si sedette
la maestra le feci: ”Booh”, da sotto la gonna.
Il “tilt di livello due” si è realizzato
quando, con un pallone, ruppi una finestra
della classe.
Il “tilt di livello tre” è stato a dir poco
disastroso. Mentre la maestra spiegava, io
sgattaiolai via dalla classe, scappai dalla
scuola e andai all’ufficio di mia madre che
stava lavorando. Mia madre appena se ne
accorse, rimase sbalordita e mi riportò
subito all’asilo. La maestra, nel frattempo,
era scappata anche lei, sì, in sala
rianimazione, perché ebbe un infarto
appena non mi trovò più.
Ogni volta all’asilo non permettevo mai
a nessuno di usare la cucina giocattolo,
anche quando non ci giocavo io. Volevo
cucinare solo io.
Alla nascita di mio fratello, a tre anni, ero
il bambino più felice del mondo, ma appena
divenne cosciente, diventai il più triste.
Io, a mio fratello, lo mettevo sempre nel
passeggino e lo facevo quasi vomitare alla
velocità con cui lo facevo correre. Lui diceva
sempre: “Più veloce, più veloce!”, e
mamma: “Adriano, che se vola via dal
passeggino, l’altro non te lo faccio!”.
Il passaggio dall’asilo alla scuola
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elementare è stato tragico. Mi mettevo
sempre con il banco e la sedia nel corridoio
a studiare; non per punizione, ma di mia
spontanea volontà.
Per la prima volta nella mia vita avrei studiato
e mi sarei dovuto impegnare ad andare
avanti.
L’idea di arrivare in prima media mi
aveva emozionato sin dall’inizio, ma
quando arrivai dissi: “Che noia!!!”. Le
insegnanti erano più giovani di quelle delle
elementari, ma comunque vecchie.
Fino ad oggi la mia vita è stata uno
spasso e scrivere questa autobiografia mi ha
fatto sfogare magnificamente!
Passo e chiudo.
Ah, ah, ah! Scusate!
seduta sulla cattedra che aspettava che gli alunni
facessero silenzio. Pasquale invece era un pesce;
era il più calmo di tutti e da una vaschetta
impolverata faceva capolino nell'acqua. Ma le
cose non erano finite qui. In fondo all'aula in un
angolo, c'era Isabella che sembrava una farfalla
che non riusciva a volare; alla sua destra c'era
Annamaria che si era trasformata in un
ippopotamo e non riusciva a stare in equilibrio
su una palla ed infatti cadeva in continuazione su
Francesco, ormai schiacciato. La voce della
professoressa mi risvegliò: la giornata era finita.
Tornando a casa pensai che più o meno una
scuola giunglesca non sarebbe stata male.
Federica Volpe, classe I B
Adriano Marra, classe II A
LA BIOGRAFIA DI UN PAPA'
RACCONTATA DAL FIGLIO
L’immigrato ha il volto di mio padre
Una scuola giunglesca
Quella mattina mi alzai prestissimo: erano le
sette e con la fretta più sfrenata, andando a
scuola, lasciai la cartella a casa. Arrivata a scuola
i miei compagni mi guardarono in un modo
strano come se mi volessero mangiare. Al suono
della campanella tutti entrarono in classe ed
ancora quegli sguardi puntati su di me. La
professoressa entrò in aula e con voce rauca e
forte disse agli alunni di prendere dallo zaino il
libro di lettere. Fu in quel momento che tutto
diventò così "giunglesco" …. mi sembrava di
essere in una giungla. Tutti diventarono animali,
persino la professoressa. Provai a mettere il
piede per terra e vidi una zampa con uno
zoccolo. I miei compagni mi avvicinarono un
secchio d'acqua e mi consigliarono di
specchiarmi e vidi una giraffa. Subito caddi a
terra, ma alla mia sinistra c'era Terry, la rana, che
saltellava su Arianna, un cavalluccio marino. Mi
alzai e da lontano vidi la professoressa foca
Si è sempre tanto parlato dell’immigrazione
clandestina e dell’esodo degli albanesi che, ad
ondate, in tempi non troppo lontani, hanno
abbandonato quella terra che dalla Puglia si
incontra attraversando l’Adriatico. Io, invece,
questo racconto l’ho sentito dalla viva voce di
mio padre che è stato uno di quei tanti giovani in
fuga dall’Albania. Non voleva più vivere in un
paese comunista in cui ogni libertà veniva
negata. Così un giorno, sapendo che c’era la
possibilità di imbarcarsi per l’Italia, scappò di
casa per andare al porto. Erano le 12.20. Alle
13.30 salì su di una nave che, al momento della
partenza, cioè alle 20.30, si bloccò nel porto
stesso fra gli scogli. Mio padre fu costretto a
scendere per cercare di prendere un’altra nave.
Finalmente trovò questa seconda imbarcazione,
si intrufolò a bordo e, dopo una notte di attesa,
alle 8.30 del mattino partì. Qui incontrò anche
due suoi amici. Alle 3.00 del mattino la nave
giunse in vista della costa pugliese, ma non potè
entrare nel porto se non dopo altre dodici ore.
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Infine, i clandestini furono fatti sbarcare e mio
padre ricorda di aver dormito per un giorno
intero su di una panchina del porto di Brindisi. Il
giorno dopo vennero condotti tutti dalle forze
dell’ordine in una vecchia scuola non in uso e
alloggiati lì. La mattina veniva portato loro latte
e biscotti, mentre a pranzo pane e tonno. Dopo
cinque giorni le forze dell’ordine smistarono i
clandestini e mio padre fu trasportato con un
pullman alla stazione di Brindisi dove prese un
treno per andare a Palermo. Una volta giunto lì
fu sistemato in un campo gestito dai militari a
Campo Felice. In questo posto aveva da
mangiare ed era libero di uscire. Alla fine, però,
egli decise, insieme ad amici e parenti con cui si
era ritrovato, di recarsi a Bari per trovare lavoro.
Tale scelta gli permise di costruirsi un futuro
migliore e di avere un lavoro ed una famiglia: la
mia!
Gianluca Mema , classe III B
da un grande team di professori più o meno
simpatici.
Molti di loro ci sono vicini, ci aiutano, ci
capiscono e fanno di tutto per guidarci in questo
difficile periodo della nostra vita.
Adesso basta con i sentimentalismi! Torno a
raccontarti circa le attività della scuola.
Finalmente i professori hanno deciso di
utilizzare le ore pomeridiane per svolgere un
progetto teatrale, “Migranti” . Eravamo stanchi
al sol pensiero di ritornare il pomeriggio e
continuare a studiare, tornare a casa e ancora
studiare...il martedì e il giovedì diventano un
inferno e tutti la pensano come me!!! Spero che
questa esperienza possa ripetersi anche l'anno
prossimo.
Penso che per oggi i miei racconti possano
bastarti, domani sarà un altro giorno, io sarò
ancora qui con te a raccontarti Caro diario,
della mia vita, dei miei sentimenti e … dei miei
sogni.
Marta Abbaticchio, classe II B
Caro diario,
eccomi qui! Puntuale come un orologio
svizzero per raccontarti tutte le mie esperienze,
le mie vicissitudini, le mie emozioni. La cosa
che mi piace di te è che mi ascolti sempre senza
annoiarti, ma soprattutto senza interrompermi.
Cosa posso raccontarti oggi? Fammi un po'
pensare a cosa mi è successo...ah, sì, ti parlerò
della mia scuola. Eh, certo, di cos'altro parlarti,
è lì che passo la maggior parte del mio tempo.
Tra studio, amici, professori è lì che mi diverto
di più.
Frequento la seconda media e la mia classe è
molto varia, mi sembra una ricca macedonia
dove ogni frutto ha un sapore diverso, ma tutto
insieme diventa meravigliosamente gustosa.
È così che siamo noi! Ognuno con la propria
personalità, col proprio carattere, ma tutti
insieme formiamo una grande squadra guidata
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SPAZIO
SPONSOR
A cura della classe I A
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–
alla
TEMPO LIBERO
E BARZELLETTE
P
Il professor Ventola per fare un dispetto
collega
di
religione
racconta:
Un angioletto, pieno d'ansia e d'apprensione, si
rivolge a Dio:
–
Signore, hanno scoperto i codici del
genoma umano
–
E Dio:
–
Benedetti hacker, devo cambiare la
password!
ierino al compagno alla fine del compito in
classe: "Come è andata?".
"Male, ho consegnato il foglio in bianco!"
l professore di scienze e il pescatore
"Maledizione anch'io! La maestra penserà che
Il professore Canna da mezz'ora guarda un
abbiamo copiato!".
I
pescatore che si sposta continuamente da uno
scoglio all'altro.
–
Infine, incuriosito, gli chiede:
ierino in classe: "Signora maestra ho buttato
–
Mi scusi, signore, perché lei cambia
della carta dalla finestra".
sempre posto?
"Va bene, Pierino, ma non lo fare più'".
–
Toh! per non farmi riconoscere dai pesci
Poco dopo entra in classe un bambino tutto
P
sanguinante.
La maestra: "E tu chi sei?".
"Io sono Della Carta".
Due prof. ubriachi
Il professore di Scienze, Merlot, e quello di
Tecnica, Barbera, sono due a cui non dispiace
farsi qualche bicchiere di buon vino.
ierino alzati! E' ora di andare a scuola".
Una sera, dopo avere gustato una bottiglia
"Mamma, oggi non ho voglia di andarci".
"Su alzati, lo sai che ci devi andare: hai 47 anni e ciascuno, si avviano a casa con l'auto.
Incontrano una pattuglia della stradale che li
sei il Preside".
ferma. Merlot dice a Barbera:
– Stai zitto che sei troppo ubriaco, parlo io
– Buoooona seeera aaagente....
rofessore: "Chi sa cos'e' l'H2SO4?".
E l'agente della stradale:
Studente: "Io lo so e'...e'... ce l'ho sulla punta
– Buona sera, patente e libretto...
della lingua...".
– Una
vampata
alcolica
fuoriesce
Professore: "E allora, imbecille, sputalo, che e'
dall'abitacolo
dell'auto
e
assale
il
acido solforico...".
poliziotto
che
esclama:
- Aahh ...abbiamo bevuto! …
"P
P
Mamma, mamma, il limone ha il becco? No,
Merlot non si trattiene e risponde:
– Aaaanche nooi ...
– Ho una sola possibilità per essere
promosso quest’anno..
– Studiare?
he cosa fa una giocatrice di pallavolo in un
– No, sposare la figlia del preside
teatro?La battuta.
figlio mio. Ooopss, allora ho spremuto un
canarino
c
–
Il professore di informatica
pagina 10 di 22
Pierino vede una Zebra ed esclama: "Questa sì Una maestra dice ad un alunno : io devo
che è una vera ultras juventina!!!"
dividere una torta in 31 parti come si chiama
questa frazione ?
Il ragazzo dice : tirchieria signora maestra!
CREATTIVA
ATTIVAMENTE:
rubrica dedicata all'arte e alla creatività fantasiosa di tutti gli studenti.
Illustrazione 2: Donna
somala con gli occhi azzurri.
PROGETTO MIGRANTI -
Illustrazione 3: Disegni di nature
morte su sfondo geometrico della
classe I A
Domenico Lovicario (III B)
Illustrazione 5: Donna Somala
con il braccio dietro la nuca: –
PROGETTO MIGRANTI
Illustrazione 4: PROGETTO: LA
LOGICA DEL RICICLO. Oggetti
in materiali riciclati prodotti dai
ragazzi - Portacarte in plastica
riciclata. Nicola Positano (III B)
Edoardo Ponzio (III B)
pagina 11 di 22
Commento articolo 21 della Costituzione Italiana
“ Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il
proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni
altro mezzo di diffusione.”
Nel passato la libertà è stata spesso negata, non si avevano diritti,
persino il voto non era per tutti: solo i ceti sociali più elevati potevano
eleggere i loro rappresentanti. Anche per le donne non è stato facile nel
corso della storia. Non avevano voce in capitolo nel lavoro e nella
società e molto spesso erano costrette a sposare una persona
sconosciuta e a subire maltrattamenti ed ingiustizie. Oggi le cose sono
cambiate: la libertà di pensiero, di stampa e di opinione è un punto di
forza dell'uomo che può esprimere le proprie opinioni senza timori. Tutti
i cittadini hanno diritto di esprimere quello che pensano rispettando la
dignità degli altri, creando un mondo più giusto ed assumendosi la
responsabilità di quello che si dice.
Federica Barnaba, classe III A
IL TELEDRAMMA
Signori e buona gente
venite ad ascoltare:
un caso sorprendente
andremo a raccontare.
E’ successo a Milano
e tratta di un dottore
che è caduto nel video
cel suo televisore.
Con qualsiasi tempo,
ad ogni trasmissione
egli stava in poltrona
a guardare la televisione.
Incurante dei figli
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non c’è verso di risolvere
il drammatico telecaso.
Andrà in Eurovisione?
Diventerà pastore
di quei greggi di pecore
che sfilano per ore?
Riceverà i malati
Da quella scatoletta?
Come farà dopo la visita
a scrivere la ricetta?
Ma tra poco, purtroppo,
la trasmissione finisce:
e se il video si spegne,
il misero dove finisce?
Fortuna che il suo figliolo
studioso di magnetismo,
per ripescarlo escogita
un abile meccanismo.
Compra un altro televisore
e glielo mette davanti;
il dottore ci si specchia
e dopo pochi istanti
per forza d’attrazione
schizza fuori da quello vecchio
e già sta per tuffarsi
nel secondo apparecchio.
Ma nel momento preciso
che galleggia nell’aria,
più veloce di gabbiano
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cartoni animati. Questo non è molto educativo,
perché durante le ore di sonno potrebbero fare
brutti sogni e quindi non riposerebbero
tranquillamente. La televisione è caratterizzata
da uno scorrere veloce di immagini e suoni: la
pubblicità. Essa ci bombarda di inutili consigli
per gli acquisti (a volte anche esagerati),
interrompendo sistematicamente la visione di
una gradita programmazione e prolungandone la
Successivamente incontrerà suo padre che
crede di aver perso una sera quando, a causa di
una tempesta, finge di affogare opprimendo così
il senso di avventura di Truman che aveva fin da
piccolo. Egli però non si arrenderà e farà tutto il
possibile per fuggire da quel posto (il set
televisivo) e ritornare nella vita reale, dalla quale
è strappato inconsapevolmente. Alla fine del film
Truman riesce a spuntarla e Cristof si arrenderà;
Truman dovrà scegliere se avere fama e rimanere
in quel mondo ovattato, ma piatto e semre
fine. Se sta accesa per molto tempo influenza le uguale, o se vivere nella realtà che può anche
nostre abitudini di vita, le nostre idee, il nostro essere crudele.
linguaggio e il nostro comportamento
Alla conclusione del film molti alunni hanno
diventando una ladra di tempo e di opinione. espresso il loro commento molto positivo,
Tuttavia questo può succedere soltanto quando è perché ridestati alla realtà hanno capito fino a
utilizzata male sia da parte di chi comunica, sia che punto può arrivare la televisione, privando
da parte di chi riceve. La TV può essere una persona della proprio intimità e
succhiandone la realtà. Gli attori hanno recitato
importante, ma facciamone buon uso!
bene veicolando il messaggio del regista alla
Alessandra Luisi, classe III A perfezione: non tutto quello che la televisione ci
mostra può essere vero e perciò dobbiamo
cercare sempre la verità.
THE TRUMAN SHOW: UNA
VITA
REALE
IN
UNA
FINZIONE TELEVISIVA
Roberta De Lellis, classe III A
Sabato 3 marzo gli alunni della classe 3A
hanno assistito alla visione del film “The
Truman Show”. Il film è inserito a pieno titolo in
una delle attività relative al percorso Tecnologia
e Mass Media. Noi ragazzi ci siamo chiesti,
vivendo in una società altamente tecnologica, se
la televisione influenza negativamente le nostre
vite.
Il film parla di un uomo, Truman, che ha
trent’anni e vive in un set televisvo con milioni
di attori dove tutti sanno la verità tranne lui. Egli
come ogni mattina saluta i vicini, compra il
giornale e si reca al lavoro. Ben presto, dopo
molti eventi, come un faro che cade dal cielo, lui
capirà che si trova in un mondo non reale creato
dal regista Cristof, che cercherà in tutti i modi di
ostacolare la sua fuga per poter mantenere alti gli
ascolti televisivi e il tanto sospirato audience.
Truman, l’uomo vero, però ha un obiettivo:
ritrovare il suo vero amore che gli è stato
sottratto nel tentativo di spiegare tutta la verità.
SPAZIO SPONSOR
ATTUALITA': CITTA', REGIONE,
MONDO
Cellamare pronto per il “porta a
porta”
Verso la fine di Settembre, il sindaco di
Cellamare, Michele Laporta, a causa della
chiusura della discarica di cui Cellamare si
serviva, ha inviato una lettera d’avviso agli
abitanti di questo paese, per attuare una nuova
organizzazione ambientale. Si tratta di esercitare
la raccolta differenziata che verrà spiegata e
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chiarita a tutti i cittadini dai “Facilitatori
ambientali” della Lombardi Ecologia. Verrà
consegnato ad ogni condominio o azienda, il kit
per la differenziata che prevede l’uso di buste
APPUNTAMENTO AL ...
apposite e di un nuovo calendario con
informazioni utili sul nuovo servizio. Ognuno
ha ricevuto dal comune tre bidoni di diversa
grandezza e delle buste apposite. I tre
contenitori sono:
• Per l’INDIFFERENZIATO-colore grigio;
• Per l’UMIDO-colore marrone.
• Le buste che sono state consegnate sono:
• Per il VETRO-in iuta;
L’Olocausto visto
• Per la PLASTICA-in
plastica, colore
PLASTICA
gialla;
con gli occhi dei bambini
• Per la CARTA-in plastica, colore bianca.
Ciò renderà Cellamare il primo paese in
Puglia per il rispetto ambientale e per la
pulizia. Crediamo che sia una buona idea
abituare i cittadini a questo nuovo impegno
che presto e nel tempo diventerà un dovere.
Ringraziano: Il Comandante della Polizia
Municipale, L’Assessore all’ambiente e il
Sindaco.
GENERE: Drammatico, Storico
REGIA: Roselyne Bosch
Vento di
Primavera
SCENEGGIATURA: Roselyne Bosch
ATTORI: Jean Reno, Mélanie
Laurent, GadElmaleh, Hugo Leverdez, Joseph
Weismann, Oliver Cywie, Mathieu Di
Concerto, Romain Di Concerto, Sylvie Testud, Anne
Brochet, Jean-Michel Noirey, Roland
Copé, RaphaëlleAgogué
TRAMA DEL FILM VENTO DI
PRIMAVERA:
La Francia è sotto l'occupazione tedesca.
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Gli ebrei vengono prima costretti a portare
la stella gialla, poi vengono allontanati da
ogni luogo pubblico, dal loro impiego, dalle
scuole. Nel quartiere di Montmartre vivono
molte famiglie ebree tra cui quella di
Joseph, 10 anni. Nella notte tra il 15 e il 16
Luglio, oltre 13.000 ebrei furono arrestati a
Parigi. Vennero divisi in 2 categorie: le
famiglie con figli e le persone nubili. Le
prime, radunate nello stadio del velodromo
d’inverno, il Vel d’Hiv di Parigi. I secondi
smistati nel campo di Drancy, alla periferia
della capitale francese, in attesa di essere
deportati ad Auschwitz. Ma un mattino
Joseph e gli altri bambini vengono separati
dai genitori...
Recensione
Scena iniziale: Joseph, un bambino di dieci
anni deve andare a scuola; porta cucita sul
petto una stella gialla. E' una mattina di
giugno. In quella stella gialla c’è già tutto il
dolore che dovranno patire gli ebrei, c’è già
il presentimento delle atrocità. Però nel buio
di ogni grande sventura c’è sempre una
flebile luce che dà speranza. Infatti il film
prende avvio proprio dall’ evento traumatico
del rastrellamento avvenuto a Parigi, nella
zona “non libera” tra il 15 e il 16 luglio,
mettendo in evidenza subito la figura
dell’infermiera Annette, che farà tutto il
possibile per aiutare Joseph e gli altri
bambini ebrei, e del dottore Sheinbaum .
Nel Velodromo, dove vengono radunati gli
ebrei, le condizioni di vita sono precarie,
non c’è acqua ed il cibo è razionato. Una
mattina i pompieri addirittura simulano un
incendio per dissetare i malcapitati. Alcuni
giorni dopo i “prigionieri” vengono portati in
un
campo
di
concentramento
nel
dipartimento della Loira. Qui gli ebrei
devono continuare a fronteggiare fame e
sete. In un secondo momento, poi, i genitori
ed i figli più grandi vengono condotti al
campo di sterminio di Auschwitz, mentre i
più giovani restano. E’ a questo punto che
Joseph mette in atto gli ultimi consigli di sua
madre dandosi alla fuga insieme ad un suo
compagno. Purtroppo non può portare con
sé il suo migliore amico, perché è
impossibilitato a camminare velocemente
per un’ernia. Joseph si salva ed alla fine
della guerra ritrova Annette in un hotel
parigino,
dove
venivano
accolti
i
sopravvissuti dei campi di concentramento.
L’intera vicenda è narrata dal punto di vista
del bambino che intreccia la propria terribile
storia personale con quella corale di milioni
di ebrei. La regista, infine, mette a confronto
le due realtà che fanno da sfondo alla
“retata”: da un lato i francesi che vogliono
proteggere gli ebrei e fanno di tutto per
nasconderli e aiutarli, dall’altro un governo
“collaborazionista” che li tratta al pari di
“cose”. Il film, perciò, svela complicità e
conflitti, diventando una sorta di atto di
accusa.
a cura di Francesco Di Natale (III B)
LABORATORIO
TEATRALE
Prove tecniche di……..teatro!
Il teatro fa parte da sempre delle attività
importanti della nostra scuola. Quest’anno il
progetto d’istituto porta il titolo “Migranti” e
prevede l’allestimento di un recital sulla tematica
delle migrazioni che da sempre hanno interessato
i Paesi di tutto il mondo per molteplici motivi.
Dovreste vederci!! Salperemo su di una nave per
l’America insieme con gli emigranti italiani e
viaggeremo in terza classe, lasciando sul molo le
madri ed i figli piangenti; ma saremo anche su di
una “Carretta del mare” con i profughi africani, e
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avremo paura, sbalzati di qua e di là dal mare in
tempesta. Insomma, stiamo cercando di calarci
nei personaggi ed alterniamo momenti di serietà
a momenti di divertimento. Molti dei ragazzi
coinvolti si stanno cimentando anche in balletti e
originali coreografie e addirittura stanno
imparando il... valzer! Stanno nascendo anche
nuove amicizie tra di noi. Molti hanno scoperto
una vera e propria passione per il canto, la
recitazione e il ballo, cosa che non avrebbero
mai immaginato prima!
Comunque, anche se i neo-ballerini si pestano
continuamente i piedi a vicenda ed i neo-attori
non si ricordano bene a memoria la parte, tutti
stiamo dando il meglio di noi stessi. Nonostante
le paure iniziali, perché temevamo di non
riuscire a stare sulla scena, ognuno ha avuto la
parte a seconda delle proprie capacità. Perciò ci
basta un copione tra le mani per sognare di
essere attori provetti. Naturalmente per
l’allestimento dello spettacolo utilizziamo le ore
pomeridiane del tempo prolungato, che ben si
presta all’attività laboratoriale. In conclusione,
per me il teatro è un'ottima occasione per stare
insieme e collaborare con gli altri. Si scoprono
nuove passioni e doti rimaste nascoste.
Insomma, c'è del talento in ognuno di noi. A
volte basta impegnarsi per farlo emergere!
Giada Mancini, classe IIIB
C'è un po' di terra del mio villaggio,
per non restare solo in viaggio …
un vestito, un pane, un frutto,
e questo è tutto.
Ma il cuore no, non l'ho portato:
nella valigia non c'è entrato.
Troppa pena aveva a partire,
oltre il mare non vuol venire.
Lui resta, fedele come un cane,
nella terra che non mi dà pane:
un piccolo campo, proprio lassù …
Ma il treno corre: non si vede più.
In
occasione
della
nascita
del
giornalino
scolastico IL GRILLO PARLANTE, noi alunni della
III B, della scuola media statale “N. Ronchi”,
abbiamo voluto intervistare la nostra dirigente
scolastica, Isabella Miccolis, per conoscerla meglio
e, soprattutto, per poterne fare un ritratto
inedito, che la raffigurasse al di fuori della sua
veste istituzionale. Infatti le abbiamo rivolto sia
domande riguardanti il suo ruolo di Preside, sia
domande prettamente personali. A voi le nostre
domande e le sue risposte.
DOMANDA: Le piace fare la Preside?
RISPOSTA: Posso dire senz’altro di sì!
D. Perché ha scelto questo lavoro?
R. Sono partita facendo la psicologa,
lavorando nelle ASL. Poi, avendo una laurea in
IL TRENO DEGLI EMIGRANTI
Filosofia ho potuto insegnare. Infine, ho
di Gianni Rodari partecipato al concorso a Preside e l’ho superato.
Il mio primo incarico è stato proprio qui a
Non è grossa, non è pesante
Cellamare. Ho scelto questo paese perché
ritengo che in una realtà piccola come questa si
la valigia dell'emigrante …
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media. E’ commovente assistere alla vostra
formazione, ai vostri cambiamenti. C’è chi era
timido ed ora è diventato più estroverso, chi era
polemico ed esuberante ed ora è più composto.
Qualcuno di voi non si staccava dal il “ciuccio”
Inoltre, la scuola e voi alunni mi avete dato
quando l’ho visto per la prima volta ed ora è un
molto in questi anni. Infatti nel mio lavoro non si
ragazzone alto e forte.
smette mai di imparare, di aggiornarsi ed io
ritengo di stare ancora imparando. Ho avuto D. Che cosa ne pensa dei ragazzi di oggi?
sempre il senso del dovere e ogni giorno mi R. Penso che siano un po’ troppo superficiali,
concentro per adempiere al meglio ai compiti del poiché sono presi dalla fretta e dalla frenesia di
dirigente, anche se sono molto critica con me fare tante cose e non si soffermano, in realtà, a
stessa e spero di dare sempre di più.
riflettere su nessuna. Purtroppo è la nostra
possa lavorare bene , grazie alla collaborazione
di tutte le figure istituzionali e non, presenti sul
territorio, dal Sindaco al Parroco, al Comandante
dei Carabinieri.
D. Il suo lavoro è faticoso?
società supertecnologica e massmediatica che
velocizza tutto ed influenza queste nuove
R. Ci sono momenti di gratificazione, come
generazioni.
quando
riusciamo ad ottenere risultati
D. Quando lei era un’alunna quali erano le
soddisfacenti dagli alunni. Perciò io mi sento
come “un mattoncino che serve a costruire un sue materie preferite?
palazzo” e che, sebbene sia piccolo, dà il suo
R. La matematica alle scuole elementari, la
contributo non facendolo crollare.
filosofia e la storia alla scuola superiore.
D. I problemi lavorativi influenzano la sua vita
D. Aveva paura di sostenere l’esame di terza
privata?
media?
R. Fortunatamente le preoccupazioni della vita
R. Sì, avevo paura, anche se avevo studiato e
scolastica riesco a non portarle a casa. Ho, mi ero preparata.
infatti, la capacità di non trasmettere ai miei
D. Il mondo della scuola è cambiato rispetto
familiari inquietudine per i problemi del mio
lavoro. A loro volta, gli eventuali problemi a quando lei era una studentessa?
familiari non interferiscono con il lavoro
R. Sì, era molto diverso. C’era maggiore
scolastico. Posso dire che riesco a “staccare la distacco tra docenti e studenti , ma direi che era
spina” e a mantenere la sfera scolastica separata maggiore il rispetto da parte di questi ultimi e
da quella familiare.
delle loro famiglie. Anzi, c’era notevole
collaborazione da parte delle famiglie. I genitori
D. Qual è l’aspetto più bello del suo lavoro?
erano molto più severi nei confronti dei figli ed
R. L’aspetto più bello è quello della relazione, il ruolo dell’insegnante non veniva mai
dello stare a contatto con le persone. Infatti io sminuito,assumendo,
quindi,
un
diverso
cerco di mettermi, quanto più possibile, nei prestigio. Oggi, invece, gli studenti sono distratti
panni delle altre persone e dei loro problemi, e attratti da altro e dedicano poco tempo allo
facendomene carico come se fossero i miei.
studio che invece li dovrebbe formare per la vita.
Ricordatevi, ragazzi, che questi sono gli anni più
D. E qual è l’aspetto più brutto?
fruttuosi per l’apprendimento!
R. Direi la parte amministrativa, perché toglie
D. Ha qualche sogno che vorrebbe realizzare
del tempo prezioso ad un dirigente che vuole far
sentire costantemente la propria presenza ed il in questa scuola?
proprio sostegno agli alunni.
R. Se tutto va bene dovremmo riuscire a
D. Qual è l’esperienza più bella fatta in questa migliorare gli spazi interni ed esterni della
palestra. I lavori di ristrutturazione dovrebbero
scuola?
partire quest’estate e…. per la gioia dei ragazzi
R. L’esperienza più bella è quella di potervi
si sistemerà anche un campo di erba sintetica.
vedere crescere, dalla scuola materna alla scuola
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D. Noi ragazzi di III B abbiamo potuto
sperimentare i vantaggi del tempo prolungato.
Ci siamo resi conto che attività come “il
giornalino della scuola”, il recital e i vari
progetti d’istituto sono realizzabili proprio
grazie alle ore supplementari. Lei cosa ne
pensa?
in particolar modo l’Italia sono costrette ad
affrontare. Non è facile: da un lato si vorrebbe
tendere volentieri una mano a questi fratelli e
queste sorelle meno fortunati di noi, dall’altro ci
si trova dinanzi ad un esodo che si fa fatica a
contenere. Non va, però, dimenticato che fino a
poco tempo fa eravamo noi italiani a portare in
mano la valigia di cartone dell’emigrante. E’ per
questo che il desiderio di “capire” mi ha spinto
ad intervistare, tramite Internet, una giovane
extracomunitaria fuggita nel nostro Paese.
R. Io ho sempre insistito affinchè le famiglie
scegliessero il tempo prolungato. La scuola può
offrirvi questa opportunità che serve proprio ad
approfondire la vostra cultura, facendovi
lavorare insieme anche in maniera divertente.
Perché non approfittarne? Forse adesso non lo
Giada – Come era la vita che conducevi nel
capite, ma ,una volta adulti, ricorderete con gioia
queste esperienze, che costituiranno la ricchezza tuo Paese fino al giorno in cui hai deciso di
partire? –
del vostro bagaglio culturale.
D. Secondo lei quali sono i vantaggi
Fortune – In Somalia la mia vita era
dell’Istituto comprensivo?
meravigliosa: mio padre faceva parte del
R. Innanzi tutto nell’Istituto comprensivo c’è Ministero degli Esteri, quindi avevamo la
maggiore raccordo fra i docenti e poi, non vorrei possibilità di andare ovunque volessimo. Mia
ripetermi, qui è possibile seguire l’intero madre era imprenditrice. Purtroppo, però, nel
percorso formativo dell’individuo, dalla materna 1991 in questo Paese è divampata la guerra
alla media.
civile.D. Quale consiglio vuole dare ai ragazzi che
Giada – Quali sono le cause che ti hanno
leggeranno l’intervista?
spinta a partire? R. Quello di essere solidali tra loro, di
Fortune – Nel ’92, quando avevo solo dieci
volersi bene e di rispettarsi in ogni momento.
Inoltre, mi raccomando ragazzi, abbiate sempre anni, hanno assassinato mia madre.–
il senso del dovere!
Giada – Chi ti ha fatto venire e con quale
L’intera classe III B ringrazia la dirigente mezzo sei arrivata in Italia? Isabella Miccolis per il tempo che ci ha dedicato
e per i preziosi insegnamenti che ha voluto darci
Fortune - Essendo molta piccola per rimanere
da sola, mia zia mi ha fatto venire in Italia, con
un visto per famiglia. Sono arrivata con l'Air
France. -
Immigrazione: il rovescio
della medaglia
(quando una ragazza non si
sente integrata)
L’immigrazione clandestina e non, dai Paesi
del Terzo mondo e dalle zone del Pianeta
tormentate dalla guerra, è una delle
problematiche che da sempre l’intera Europa ed
Giada – Che accoglienza hai ricevuto in
Italia? Fortune - All'inizio, se devo essere sincera, mi
sono trovata sia bene sia male. Anche se parlavo
correttamente l’arabo, il somalo, l’inglese, in
meno di sei mesi ho dovuto imparare la lingua
italiana e l’ho saputo fare così in fretta che,
quando ho fatto l’esame di terza media, i miei
insegnanti sono rimasti a bocca aperta.
Nonostante tutto ho subito delle discriminazioni
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da parte dei professori, perché, anziché,
premiarmi, per lo sforzo fatto, mi dicevano che
non conoscevo ancora la lingua italiana a
sufficienza.Giada - Cosa stai facendo in questo periodo?Fortune - Attualmente, mi sto semitrasferendo in Inghilterra, dove c'è il resto della
mia famiglia, perché in Italia le cose non
migliorano, ma peggiorano giorno dopo giorno.
E questo è dovuto soprattutto alla gente che
governa, perché loro non sanno neanche come
vive la gente italiana, se ce la fa ad arrivare alla
fine del mese, figuriamoci se comprendono i
bisogni degli immigrati! -
Illustrazione 6: volto di donna
somala con velo giallo, disegnata
da Lucrezia Quarto III B
PROGETTO MIGRANTI
Giada – Perché hai scelto l’Italia?Fortune - Non l'ho scelta io, sono stata
costretta a viverci. -.
Giada – Secondo te, in Italia, c’è vera
integrazione? Fortune – Secondo me no, perché l’immigrato
è trattato sempre da extracomunitario anche se
ha la cittadinanza. Questo non avviene negli altri
stati europei. Quindi, finché c'è questa mentalità
in Italia, uno straniero non potrà mai, dico mai,
avere un futuro sereno e tranquillo..Giada – Grazie!-
Le origini di molti ragazzi italiani
spesso possono essere ricondotte a
Giada Mancini,classe III B Paesi extraeuropei. Io sono uno di quelli
ed il mio cognome, ElWardany, rimanda
ad un popolo che vive sulle sponde
dell’Africa
settentrionale:
quello
egiziano. Mio padre venne in Italia
all’età di diciannove anni per motivi di
studio, perché voleva migliorare la sua
vita.
Alessandro- Papà, quale era la tua
condizione di vita in Egitto? –
Padre – Lì era difficile trovare lavoro
persino con un titolo di studio.
Alessandro – Tu lavoravi?Padre – Sì, io lavoravo nella fabbrica
di ghiaccio di famiglia che, ad un certo
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punto,
ha
avuto
un
problema
finanziario ed è stata costretta a
chiudere. Così io ho voluto dedicarmi
allo studio e sono venuto in Italia.
tutto l'istituto è raffigurata una piccola Rom che
sbuca da dietro un drappo appeso, sembra voler
invitare il lettore alla scoperta di un mondo
sconosciuto,
ma
spesso
additato.
La dedica fa tornare alla mente immagini
Alessandro – Dove sei andato,
commentate con occhi lucidi e grande
all’inizio? –
indignazione nel cuore
Padre – Prima sono stato a Milano,
Cristina
e
Violetta,
dove ho fatto il cameriere in un “A
della
nostra
indifferenza”.
ristorante, per poter comprare i libri per vittime
Questo libro parla con parole semplici che
studiare, visto che erano costosi.
arrivano non solo al cuore dei ragazzi, ma anche
Alessandro- E tu non avevi già un
quello degli adulti, facili prede di pregiudizi,
titolo di studio?indifferenza
e
intolleranza.
Padre- Sì, ma poiché il mio titolo di Sevla, la bambina rom protagonista del racconto,
studio non era valido in Italia, volevo ci fa conoscere i sentimenti, le umiliazioni di chi
sa di essere diverso; si sente e si rende invisibile
prendere il diploma italiano.tra la gente, la quale è pronta a giudicare il suo
Alessandro – E poi, dove sei
aspetto, il suo mondo, i suoi valori.
andato?Tra queste pagine emerge lo stato d’animo della
Padre – A venti anni sono arrivato a protagonista, messa all’angolo dai compagni di
Bari. Qui ho conosciuto tua madre e classe, ma anche la sua forza nel contrapporsi ai
di
coetanei
prepotenti.
l’ho sposata. Ho avuto te e le tue soprusi
In queste pagine la cronaca fa da sfondo:
sorelle.intolleranza ai campi Rom, azioni di bullismo;
Alessandro- Sei soddisfatto adesso
povertà degradante e la mancanza di lavoro
della tua vita?dignitoso, trampolini verso droga, alcolismo,
Padre – Sì, abbastanzadelinquenza e lo smembramento del nucleo
familiare.
Alessandro ElWardany, classe III B
Emergono due figure femminili importanti:
Vanda, una donna strana, provata dalle
vicissitudini della vita e la Maricucci, una
professoressa che crede nel suo lavoro e sa
avvicinarsi alla protagonista senza giudicare.
Dolcissima e saggia la figura di Papo Mirko,
fondamentale per la giovane Rom, rappresenta la
saggezza, la tradizione, il mondo ancorato ai
valori
della
vita.
Le
descrizioni
dei
personaggi
sono
particolareggiate più a livello introspettivo che
dal punto di vista fisico, ma questa è una
prerogativa dell’autrice. Riesce a dipingere con
le parole i sentimenti, le sensazioni, le intime
ansie dei suoi personaggi e intrappola il lettore in
una dimensione, viva, vera, senza sofisticazioni;
le descrizioni dei luoghi sono vere finestre in
quel mondo, racchiuso in questo scrigno da
leggere
tutto
d’un
fiato.
Il nostro presidio del libro:
Ancora
un
problema
sociale
alla
base
di
una
sua
I bambini invisibili
opera, trattato con la semplicità richiesta per
Sulla copertina del libro che abbiamo letto in
pagina 21 di 22
avvicinarsi al mondo dei ragazzi, ma con la
profondità di una professionista di grande
talento, quale è Pina Varriale.
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Deborah Carlucci, classe II B
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Sommario In questo numero: LA NOSTRA DIRIGENTE