Sos cittadini 8 ciclisti su 10 sono sprovvisti dei dispositivi di illuminazione Se investiti trasformano la vita di chi li investe Nuove direzioni • n. 26 dicembre 2014 2 Associazione Nazionale Civiltà della Comunicazione Multimediale SI MUORE E SOPRATTUTTO SI UCCIDE PERCHE Incidenti con ciclisti Incidente stradale con ciclista Oltre al danno, la beffa dell'aumento della polizza assicurativa di Evandro Tesei Suggerimenti per evitare che, anche se abbiamo ragione al 100%, si debbano sostenere micidiali oneri. Non solo, ma subire un danno e veder arrivare anche la beffa dell’aumento della polizza assicurativa e del risarcimento al ciclista che ha violato il Codice della Strada, attivando l’incidente. paventava un fermo del camper per controlli da parte dell'Autorità Giudiziaria e me lo avrebbe confermato in serata... cosa poi non avvenuta. Mi è stata paventata forse anche una procedura penale in caso di fermo camper. Il camper è stato comunque controllato nella sua efficienza (gomme-luci-freni) dal Maresciallo sia sul posto dell'incidente che sul piazzale della caserma prima di ripartire. In serata apprendo che il ciclista aveva una frattura della C2. POTREBBE CAPITARE A CHIUNQUE 18 luglio 2014, venerdì pomeriggio. In viaggio col mio camper per un fine settimana, all'altezza di una strettoia, incrociando un’autovettura che arrivava in senso opposto, mi sono fermato per lasciarla passare (in due era impossibile passare e non c'era segnaletica). In quel mentre, non so perché, un ciclista mi ha tamponato. Il rumore della botta è stato impercettibile tant'è che mi è stato segnalato da un passante. Sono sceso, vedendo il ciclista a terra, essendo un sanitario, ho prestato il primo soccorso senza muoverlo. Nel frattempo io, insieme a una signora che era sopraggiunta con un'autovettura abbiamo aspettato il 118. L'intervento del 118 termina, ma in quel trambusto la signora se n'era andata prima dell'arrivo dei Carabinieri. Avendo io scattato diverse foto dell'accaduto compresa l’auto della signora le mostravo ai Carabinieri intervenuti che almeno potevano rilevarne la targa per risalire al testimone. Ai carabinieri spiego l'accaduto, fanno i rilievi del caso e accertano che si trattava di un tamponamento e veniva confermato anche da testimoni presenti. Nonostante ciò il Maresciallo mi invitava ad andare in una struttura pubblica per effettuare esami tossicologici! Senza nessun problema mi sono sottoposto. Il ciclista entrava in ospedale con codice giallo e il Maresciallo mi In sintesi: oggi un ciclista si può suicidare al suon di musica, creando problemi agli altri. Infatti, a chi viene tamponato appare una gratuita violenza – non tanto l’essere sottoposto a etilometro che comporta solo un soffiare – ma l’essere sottoposto a un prelievo ematico che prevede l’immissione di un ago nel proprio braccio e la relativa anche se pur piccola lesione. L’orientamento ammette che il prelievo ematico sia sempre consentito se giustificato da un protocollo medico di pronto soccorso mentre, pressoché unanime della giurisprudenza nelle sentenze della Cassazione la facoltà e non l'obbligo, per gli organi della polizia, di effettuare l'accertamento con gli strumenti stabiliti dal regolamento, e - dall'altro - nell'ipotesi in cui non sia possibile utilizzare quegli strumenti, la norma dà rilievo alle circostanze "sintomatiche" dell'esistenza dello stato di ebbrezza. In presenza di tali circostanze non è dunque - precluso, agli agenti di Polizia, di rilevare direttamente l'alterazione psico-fisica, desumendola, in particolare, dallo stato del soggetto e dalla sua condotta di guida (http:// www.altalex.com/index.php?idnot=16842 e Nuove direzioni • n. 26 dicembre 2014 3 Sos cittadini Qualcuno ci ha scritto: "...fate polemica!" ma proprio appena inviato questo documento ecco un messaggio che conferma che il problema circolazione velocipedi è quotidiano. http://www.carabinieri.it/Internet/Editoria/ Rassegna+Arma/2005/1/Studi/03_Danilo_ Riponti.htm). Pertanto, in caso di incidente, può accadere di essere assoggettati a etilometro, sul luogo, dagli esercenti il servizio di Polizia, oppure -se attrezzati- da personale medico, o ancora sottoposti all’apparecchio al comando del corpo di Polizia stradale dagli organi ridetti o da personale sanitario, o ancora, infine, essere accompagnati in una struttura sanitaria perché solo loro hanno progredite competenze mediche o cosiddette paramediche, massimamente racchiuse nell’ALS (Advanced Life Support) e PHTLS (Prehospital Trauma Life Support). Chiamare un’autoambulanza nell’immediatezza di un sinistro, sia pure lieve, permanendo il dubbio di lesioni ai conducenti, è consentito e doveroso, quindi, sarà il personale sanitario a determinare l’opportunità di un accesso ospedaliero. È d’uopo, allora, integrare la norma con il documento interministeriale predisposto dal Ministero della Salute in concerto con il Ministero degli Interni e con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Si tratta del disciplinare tecnico denominato “Protocollo operativo per gli accertamenti richiesti ai sensi del comma 5 dell’art. 186 del decreto legislativi 30.4.1992 n. 285 e successive modificazioni sui conducenti coinvolti in incidenti stradali e sottoposti a cure mediche presso le strutture sanitarie di base ovvero presso quelle accreditate o comunque equiparate”, presentato il 25 febbraio 2005. Al punto 1.2 del protocollo si legge che l’accertamento si effettua, con il previo consenso dell’interessato (da ritenersi preferibilmente scritto), su un campione di sangue prelevato per l’analisi specifica. Inviato: martedì 11 agosto 2014 15.21 Da: A. P. [mailto: ...omissis per la privacy... @libero.it] A: Per La Sicurezza Stradale Oggetto: incidente con ciclisti kamikaze - cosa fare Firenze, nessuno in giro. Percorro la strada e mi appresto a passare con il semaforo verde quando con la coda dell’occhio vedo arrivare sparato un ciclista che … mi attraversa con il rosso. Inchiodata e paura matta. Fortunatamente non l’ho investito ma quanta paura. Avete ragione, per guidare la bicicletta devono avere la patente e l’assicurazione. Andate avanti e bravi, A.P. Inviato: martedì 12 agosto 2014 08.33 Da: A. N. [mailto: ...omissis per la privacy... @gmail.com] A: Per La Sicurezza Stradale Oggetto: Re: incidente con ciclisti kamikaze cosa fare Grazie dell'info, a tal proposito segnalo una "near collision" con ciclista amatore, che scendeva ad alta velocità da una montagna e per poco non finiva sotto il mio fuoristrada, ecco la scena: Strada comunale loc. Pietra nel comune di Travo PC. Ciclista in fase di discesa a velocità sostenuta in direzione Travo, affrontava la curva (quasi un tornate) tagliandola completamente, io uscivo da una strada laterale per immettermi sulla comunale. Per buona sorte (di entrambi) il ciclista si fermato in "derapata" accanto al muso del fuoristrada. Discussione: dopo brevissimo scambio di opinioni (civili), il ciclista mi ha mandato a quel paese perché gli avevo tagliato la strada... Nel proseguire la mia salita (mi spiace per la natura) ma mi sono attaccato al clacson fino alla cima della montagna (e per fortuna che l'ho fatto), altri ciclisti in discesa, si sono mantenuti sull'estrema destra entrando nelle curve a velocità di sicurezza, uno solo che aveva tagliato la curva prima della mia entrata, si è scusato della sua azzardata tenuta di guida. Grazie cordiali saluti. A. N. Nuove direzioni • n. 26 dicembre 2014 4 Incidenti con ciclisti Purtroppo i ciclisti pare siano intoccabili, e l’ANIA e la FONDAZIONE ANIA non hanno risposto alle nostre richieste di unirsi a noi per far varare l’indispensabile normativa che riportiamo nel capitolo IL REALE PERICOLO E LA LEGGE NECESSARIA. Incidenti come quello sopra descritto, anche se non voluti e tantomeno provocato, possono innescare queste tre spiacevoli quanto costose situazioni: 1. vedersi sequestrare il veicolo con la conseguenza di dover incaricare un legale per dissequestrarlo. Se tutto va bene ci vogliono mesi e mesi prima di rientrare in possesso dell’autocaravan, e non parliamo dei costi del legale incaricato; 2.vedersi sequestrare il veicolo e vedersi imputati per responsabilità penali, quindi, SI MUORE E SOPRATTUTTO SI UCCIDE PERCHE Associazione Nazionale Civiltà della Comunicazione Multimediale dover incaricare un legale e periti di parte per difendersi, entrando così in quel girone infernale che andrà avanti per anni; 3. vedersi portare in giudizio per il risarcimento danni; quindi, dover incaricare un legale e periti di parte per difendersi in un processo che può andare avanti per anni e anni (qualcuno dirà che ci pensa l’assicurazione ma ricordiamo per nostra esperienza diretta che l’assicurazione fa il proprio interesse e non quello nostro, arrivando a patteggiare anche quando abbiamo ragione al 100%, ma loro tendono a chiudere il sinistro perché i giudici applicano il 2054 c.c. per chiudere rapidamente il fascicolo evitando così di dedicare il loro tempo ad ascoltare i testimoni – la maggior parte furbescamente introdotti dopo anni dal fatto - e/o le ricostruzioni presentate dai periti di parte). 8 ciclisti su 10 sono sprovvisti dei dispositivi di illuminazione oppure se presenti non sono funzionanti e nessuno li contravvenziona. Nuove direzioni • n. 26 dicembre 2014 5 Sos cittadini IMPORTANTE - DA FOTOCOPIARE E CONSERVARE COSA FARE IN CASO D’INCIDENTE Premesso quanto sopra, in caso di scontro con un velocipede, le regole e le raccomandazioni da osservare ai fini della tutela dei propri diritti, sono le seguenti: 1. qualora il ciclista sia ferito, avvisare subito il 118 per l’invio di soccorso medico e il 112 per l’invio degli organi accertatori (Polizia Municipale o Polizia Stradale o Carabinieri). L’omissione di soccorso è perseguibile penalmente anche quando si trattasse di animali. Ricordarsi di non muovere i veicoli fino all’arrivo della Polizia; 2. utilizzando il cellulare, scattare tutte le foto necessarie a descrivere bene l’accaduto, foto che poi serviranno agli organi di Polizia nonché al legale qualora si arrivi a esperire le vie legali. Foto che, oggettivamente, testimonieranno: - se c’erano persone e, quindi, possibili testimoni, escludendo così quelli che possono dichiararsi in seguito testimoni ma non erano presenti, - lo stato della strada, - le condizioni del ciclista, - lo stato del velocipede (bicicletta), in particolare lo stato della luce anteriore e posteriore, - dove è caduto il ciclista ed eventuali tracce di sangue e/o di frenate o strusciate, - la presenza di sassi o quant’altro che possono avere creato il problema al pneumatico del velocipede, - la posizione dei veicoli incidentati subito dopo il sinistro, - la segnaletica stradale verticale e orizzontale esistente, - la presenza di eventuali autovelox prima del luogo dell’incidente per dimostrare la vostra corretta velocità; - la presenza di eventuali telecamere in modo da chiedere ai proprietari la copia delle registrazioni; 3. in caso d’incidente in corrispondenza di una pista ciclabile percorsa dal ciclista, verificare con attenzione di chi sia il diritto di precedenza. Tenere presente che se esiste la pista ciclabile, il velocipede non deve marciare sulla strada ma è tenuto a utilizzarla; 4.se la strada è stretta, a maggior ragione, il ciclista deve marciare rigorosamente quanto più possibile sulla destra. Il ciclista che attraversa le strisce pedonali in sella al velocipede non ha la precedenza come i pedoni. Il ciclista che conduce a mano il velocipede è equiparabile al pedone. Nelle aree extraurbane, i ciclisti devono sempre procedere su un’unica fila; Nuove direzioni • n. 26 dicembre 2014 6 Incidenti con ciclisti 5.verificare se ci sono testimoni. Nel caso ci siano, rilevarne i dati (cognome, nome, indirizzo, documento d’identità) e le loro dichiarazioni facendogliele firmare. Se si allontanano, consegnare in copia i dati agli organi accertatori che sopraggiungono per i rilievi inerenti l’incidente; 6.rappresentare agli accertatori che sopraggiungono le condotte di guida scorrette da parte del ciclista (faceva lo slalom, cambiava direzione all’improvviso senza segnalare con il braccio, circolava sul marciapiede eccetera) e chiedere che siano effettuati accertamenti alcol test e tossicologici; 7. verificare che la regolarità tecnica del velocipede (luci, catadiottri, freni); 8.nelle aree extraurbane, verificare che il ciclista indossasse il gilè o le bretelle retroriflettenti per i sinistri in ora serale/notturna o nelle gallerie; 9. verificare il corretto utilizzo delle luci per i sinistri in ora serale/notturna, in galleria, con nebbia, pioggia o neve in atto; 10. verificare che il ciclista durante la marcia non fosse distratto dall’utilizzo di un cellulare; 11.verificare se il ciclista durante la marcia avesse la capacità di percepire i suoni intorno a lui, o ne fosse impedito a causa dell’utilizzo di riproduttori musicali portatili con cuffie e/o auricolari alle orecchie e/o ne sia stato distratto; 12. verificare l’esistenza di eventuali coperture assicurative di responsabilità civile da parte del ciclista; 13. se possibile, sottoscrivere congiuntamente il Modulo Cai (Modulo CAI - Constatazione Amichevoled'Incidentescaricabileestampabileaprendoillinkhttp://www.poliziamunicipale. comune.verona.it/media//Polizia%20locale/documenti/Constatazione_amichevole_di_ incidente-Modulo_blu.pdf). Il modulo CAI non è obbligatorio ma può essere molto utile in caso d’incidente (magari con i propri dati già compilati), in quanto permette di chiedere e ottenere l'indennizzo direttamente dalla propria compagnia, accorciando così i tempi di liquidazione (vedi Procedura CID). A ogni modo, anche nel caso in cui la procedura CID sia esclusa (ad esempio se una delle parti rifiuta di controfirmare), il modulo blu potrà essere impiegato per denunciare il sinistro alla propria Compagnia, in alternativa al modulo di ''denuncia dei sinistri''; 14.i danni subiti vanno richiesti tramite lettera raccomandata con ricevuta di ritorno al proprietario/ conducente del velocipede (in questi casi anche se il ciclista è assicurato con polizza di responsabilità civile non vi è azione diretta nei confronti della compagnia assicuratrice). Nuove direzioni • n. 26 dicembre 2014 7 Sos cittadini PROMEMORIA Occorre inoltre sempre tenere presente che, anche se il ciclista può contare su elementi istruttori a sé favorevoli, non è detto che possa avere completamente ragione, perché se si riesce a provare che egli è incappato in alcune inosservanze/imprudenze di cui ai punti precedenti, è applicabile l’art. 1227 c.c., vale a dire che risulta ascrivibile al ciclista un concorso colposo nella causazione del sinistro, il che comporta la valorizzazione di una percentuale di responsabilità a suo carico, che si traduce in una percentuale di ragione parziale a favore dell’altro conducente coinvolto. Di conseguenza è assolutamente strategico non tralasciare alcun elemento che possa avere un preciso significato nella fedele ricostruzione del sinistro, di cui, però, è altrettanto strategico conservarne la relativa prova (foto dei luoghi, dei cartelli stradali, dei veicoli incidentati, della posizione dei veicoli subito dopo il sinistro, dichiarazioni testimoniali eccetera). A questo proposito occorre chiarire che i velocipedi devono osservare le norme del Codice della Strada come tutti gli altri veicoli a motore e sono sottoposti alla disciplina del primo comma dell’art. 2054 c.c., per cui sono considerati presunti responsabili per danni provocati a cose e a persone, salvo prova contraria, mentre nel caso di collisione con altri veicoli senza guida di rotaie, vige la presunzione di colpa paritaria tra la bicicletta e l’altro veicolo, qualora vi siano dichiarazioni divergenti sulla dinamica dell’incidente e non vi sia la disponibilità di altri elementi istruttori (verbale, testimonianze) atti a individuare le effettive responsabilità. Il rapporto Aci-Istat 2012 sulla sicurezza stradale sottolinea che sempre più ciclisti sono vittime d’incidenti. Rispetto al 2011, si è registrato un aumento del 2,5% dei conducenti di biciclette vittime d’incidenti stradali e del 2,7 % dei feriti. In controtendenza con l’Europa, il problema principale in Italia sono i centri urbani, in cui si concentrano il 77% degli incidenti e il 44% dei morti. Questa assoluta e totale mancanza di regole ai ciclisti determina che anche la sinistrosità con questi utenti della strada sia aumentata costantemente, complice, ovviamente il maggior numero di biciclette sulle strade senza che esista ancora una doverosa regolamentazione. L’incrementata imprudenza dei ciclisti, registrata anche dalle autorità preposte al controllo del traffico, talvolta è determinata anche dalla convinzione di condurre un mezzo apparentemente più agile e controllabile. Ciclisti che, spesso, disattendono anche le più elementari regole del Codice della Strada (non rispetto del semaforo rosso, circolazione contromano, tagliare le curve in discesa, circolazione sui marciapiedi, slalom tra i veicoli, immissione repentina nella corsia di marcia senza verificare che qualcuno stia sopraggiungendo eccetera), rimanendo così coinvolti in incidenti anche gravi per la loro persona. Di tutti i giorni il vedere persone molto anziane che, non avendo più l’equilibrio di una volta, pedalano ondeggiando a destra e a sinistra per cercare di mantenersi in quell’equilibrio che non hanno più. Bambini che pedalano per le strade senza rendersi conto di quello che li circonda traffico, distanze di sicurezza, segnaletica stradale, tempi di frenata (culpa in vigilando dei genitori). IL REALE PERICOLO E LA LEGGE NECESSARIA Negli ultimi anni si è registrato un vero e proprio boom nella vendita di velocipedi (biciclette), con la conseguenza che sempre più ciclisti affollano le strade, peraltro sempre carenti, in Italia, di piste ciclabili dedicate. Il problema dei ciclisti è sempre più pressante, anche in considerazione del fatto che la bicicletta è molto usata dagli anziani, e spesso senza i necessari accorgimenti utili a rendersi ben visibili, in particolare nelle cittadine in pianura dove la nebbia è presente molti mesi all’anno. Anziani che non ne vogliono sentire del fatto che il traffico oggi vede quasi 1 veicolo per abitante mentre le strade sono sempre le stesse. Le Polizie Municipali si trovano in difficoltà a fermare un ciclista che viola il Codice della Strada. Per non parlare di contravvenzionarlo perché, con il fatto che … io non inquino … se multati creano un caso mediatico subito ripreso dagli organi d’informazione che si schierano dalla loro parte. Ciò fa sì che chi guida un velocipede si possa sentire immune dalle conseguenze del suo indisciplinato comportamento. Nuove direzioni • n. 26 dicembre 2014 8 Incidenti con ciclisti Ancora oggi, come in passato, in Italia, , la non cultura della prevenzione porta a promuovere solo dopo che si siano verificati eventi funesti, sull’onda dell’emotività, quelle leggi che invece possono e devono essere varate oggi. palette catarifrangenti di sicurezza in ambo i lati della parte posteriore, luce anteriore e posteriore). La soluzione è l’obbligo di essere in circolazione stradale sempre con il casco conforme alla norma tecnica europea UNI EN 1078 (marcato con la sigla CE e riportante il nome o il marchio del fabbricante, l’anno e il trimestre di fabbricazione) e il gilet retroriflettente, emanando contestualmente una norma che consenta la vendita e la circolazione ai velocipedi conformi alla norma tecnica europea UNI EN 14764 per la bicicletta da città e da trekking, UNI EN 14765 per la bicicletta da ragazzo, UNI EN 14766 per la mountain bike, UNI EN 14781 per la bicicletta da corsa. È bene ricordare che oggi i ciclisti non sono obbligati per legge: - a conoscere il Codice della Strada (incredibilmente circolano sulle strade esenti da una verifica sulla loro conoscenza del Codice della Strada come invece devono avere per legge tutti gli altri guidatori). La soluzione è l’obbligo a sostenere un esame che dimostri la loro conoscenza della segnaletica stradale e delle precedenze nonché a visita medica attestante l’idoneità fisica, rilasciando loro uno specifico patentino e/o attestazione; - a circolare muniti di assicurazione (incredibilmente il legislatore non tutela gli utenti della strada dalle conseguenze dei danni provocati da chi guida un velocipede che, per risparmiare pochi euro, mette in seria crisi economica chi poi si deve far curare e assistere a causa di un loro investimento). La soluzione è l’obbligo a contrarre una polizza assicurativa Responsabilità Civile Terzi che gli sarà utile anche quando non sono in bicicletta (un costo che potrebbe essere sui 10 euro anno); - a circolare con un velocipede munito di targa identificativa (abbiamo visto come l’assenza di una targa consente al ciclista di alienare facilmente il velocipede per impedire alla controparte di effettuare le rilevazioni tecniche a dimostrazione della sua colpevolezza). La soluzione è il rilascio di una targa (un costo che potrebbe essere sui 7 euro) che consentirebbe anche di ridurre drasticamente i furti di biciclette (articolo consultabile aprendo http://www.nuovedirezioni.it/sfoglia_numero. asp?id=12&n=68&pages=60 ); - a viaggiare sulle strade e piste ciclabili privi di quanto utile a ridurre i danni in caso di incidente (casco protettivo) nonché privi di quanto utile a prevenire un incidente (gilè retroriflettente, specchietto retrovisore, Da anni siamo intervenuti affinché il legislatore tutelasse i ciclisti e gli utenti della strada (articolo consultabile aprendo http://www.incamper. org/swf_num.asp?num=136&startPage=182), obbligando il velocipede (similarmente alle moto e ai motocicli) ad avere una targa e un’assicurazione nonché obbligasse chi lo guida (similarmente alle cinture di sicurezza sugli autoveicoli) a indossare il casco e i gilè retroriflettenti. Nell’Italia delle emergenze e delle chiacchiere, è ancora il SILENZIO a farla da padrone su questi presidi per la vera sicurezza stradale e per evitare il danno economicosociale derivante dalla tipologia di questi incidenti stradali. Nuove direzioni • n. 26 dicembre 2014 9 Sos cittadini Chi guida un veicolo e si immette in una strada di notte o con la pioggia, vedendo questo segnale entra tranquillo... COSA PENSATE CHE POSSA SUCCEDERE ? In molti casi si attiva un incidente e due famiglie (quella del ciclista e quella di chi lo investe) sono distrutte Ultimo ma non meno importante, un tale incidente attiva oneri per tutti i cittadini: costi inerenti l’assistenza sanitaria e sociale nonché l’aumento delle polizze assicurative, visto che nella maggior parte dei casi un giudice condanna al risarcimento chi guida il veicolo, ritenendo il ciclista “utenza debole”. Nuove direzioni • n. 26 dicembre 2014 10 Associazione Nazionale Civiltà della Comunicazione Multimediale ...per trovarsi davanti un ciclista che proviene in senso contrario perché immettendosi nella strada ha visto questo cartello Incidenti con ciclisti RASSEGNA STAMPA I CITTADINI SONO PRONTI ALL’OBBLIGO TARGA E ASSICURAZIONE PER I VELOCIPEDI COSA ASPETTA IL GOVERNO A EMANARE LA LEGGE? Ferragosto e, anche se non è caldo, ecco una stranezza: consentire il transito dei velocipedi nelle corsie preferenziali dedicate alla circolazione degli autobus. linea tre della tramvia: biciclette ignorate e, sostanzialmente boicottate, in tutto il percorso dalla stazione a Careggi (http://www.aduc.it/ comunicato/aduc+osservatorio+firenze+tramvia +statuto+ciclisti_22331.php). E che dire di quando ci sono dei lavori in corso, quando, mentre per il traffico automobilistico si indicano e prevedono percorsi alternativi, per la mobilità ciclabile c'è solo il cartello “pista ciclabile chiusa” e le alternative sono il tipico contromano o i marciapiedi. Ci rendiamo conto che non è facile prevedere e indicare percorsi alternativi in generale, ma questo accade nell'attuale contesto dove, siccome l'amministrazione considera un orpello occasionale la mobilità ciclabile, diventa obbligatoriamente impossibile dare indicazioni alternative. Non ci stancheremo mai di ripetere che in tutta Europa -solo per fare gli esempi più vicini a noi, visti anche i contributi economici della Ue in merito- la mobilità ciclabile è nei primi posti di tutti i progetti e di tutte le realizzazioni, poiché è lì il futuro: da Copenaghen a Berlino, da Amsterdam a Bruxelles, da Parigi a Madrid e Barcellona, passando per Praga e Vienna (esempio di Copenaghen: http://www.aduc.it/ articolo/mobilita+ciclabile+copenaghen+nuova+ capitale_22213.php). A Firenze no! La mobilità ciclabile non solo è all'ultimo posto ma dobbiamo farci carico di provvedimenti -come quello dell'”apertura” delle corsie preferenzialiche peggiorano la situazione, soprattutto per la mobilità di pubblico interesse. Vincenzo Donvito, presidente Aduc Associazione per i diritti degli utenti e consumatori www.aduc.it - [email protected] Ufficio stampa: telefono 055290606 / Testo estratto da http://www.aduc.it/comunicato/ aduc+osservatorio+firenze+biciclette+nelle+cors ie_22431.php Aduc – Osservatorio Firenze. Biciclette nelle corsie preferenziali... mah!! Firenze, 13 Agosto 2014. Dallo scorso 7 agosto il Comune ha autorizzato il transito delle biciclette su sei corsie preferenziali della città, sollevando una reazione di favorevoli e contrari dove, in termini di sicurezza, ci sembra che abbiano più ragione i contrari (pensiamo agli autobus che quando transitano in queste corsie le occupano quasi totalmente, costringendo spesso il ciclista a doversi fermare per non rischiare di essere travolto, e ai conducenti degli autobus a limitare l'andamento con -alla fin dei contiuna molto possibile riduzione di puntualità). Ma questa è l'amministrazione fiorentina e questa è l'Italia: di fronte ai problemi, invece di affrontarli si preferisce spostarli, anche se questo comporta la creazione di nuovi problemi in altri ambiti... tanto ci vorrà un po' di tempo prima che qualcuno se ne accorga... e via con “un'altra pezza” da qualche altra parte. Inoltre, quale ciclista oggi non va contromano, su un marciapiede, su una corsia preferenziale, e quanti sono fino ad oggi i ciclisti multati per questo? Pochini, crediamo. Quindi, cosa vuole dire questo nuova disposizione se non la solita demagogia e reiterazione dell'assenza di politiche strutturali in merito? Infatti le politiche di investimenti e realizzazione delle piste ciclabili a Firenze, vano a singhiozzo, più o meno legate alla necessità di notorietà degli amministratori di turno. Vale per tutti la vicenda della costruzione della Complimenti per le iniziative spontanee dei Comuni ma serve una legge nazionale perché consentirebbe un’omogeneità negli interventi con conseguente risparmio per l’acquisto targa e, soprattutto, ottenere dalle Compagnie di Assicurazione una tariffa bassissima per la polizza RCTerzi. Nuove direzioni • n. 26 dicembre 2014 11 Sos cittadini Testo estratto da http://www.lanazione.it/lucca/ cronaca/2014/02/16/1026358-targhe_alle_ bici_partenza_positiva_coda_esperimento_anti_ ladri.shtml Targhe alle bici, partenza positiva: in coda per l’esperimento anti-ladri Sei euro per tentare la sorte, con il telaio che sarà personalizzato. Lucca, 16 febbraio 2014 Una targa e via. Per dare scacco matto ai ladri di biciclette, che anche a Lucca fanno dannare, e non poco, i tanti cittadini che usano la due ruote per gli spostamenti. Ha preso ieri il via, incontrando da subito un ottimo riscontro di pubblico, l’iniziativa voluta dal Comune di Lucca per targare le bici. «Targa le bici», questo il nome dell’iniziativa, è partita davvero subito forte, al punto che in occasione della prima giornata organizzata sotto il loggiato di Palazzo Pretorio si sono registrate lunghe file di lucchesi che con la bici al fianco hanno chiesto di targare il proprio mezzo. «Targa la bici», sulla scorta di quanto già avvenuto in altre città, ha visto il Comune acquistare 1000 kit contenenti oltre alla targa personalizzata, (la numero 001 è stata montata sulla bici del sindaco) un libretto personalizzato. Ogni cittadino che intende aderire, al costo di 6 euro, deve fornire i suoi dati personali oltre al numero di telaio del velocipede. Gli elementi identificativi vengono inseriti in una banca dati in grado di legare indissolubilmente il proprietario al suo mezzo e disponibile a tutte le forze dell’ordine. UN MODO semplice anche per agevolare l’eventuale rintraccio del proprietario. Sulla bici viene apposta una speciale targa indelebile, che già qualche ora dopo la sua apposizione “marca” in modo definitivo la due ruote: anche strappando l’adesivo rimarrà infatti impressa sul telaio una speciale scritta che identificherà come rubato il prezioso compagno di viaggio di tanti lucchesi. Ergo per i ladri resta solo la possibilità di dipingere la bici rubata per evitare il facile riconoscimento. Un deterrente non da poco. Che emerge anche controllando le statistiche: nel 2012, in Italia, sono state rubate circa il 15,8% delle bici non targate e solo l’1,8 di quelle targate. Più facile anche il rintraccio: tra il 2007 e il 2012 sono state ritrovate il 15,4% delle bici targate e solo un misero 0,5 di quelle sprovviste di targa. Sono una trentina le città che hanno già dato vita a questo sistema di identificazione e protezione delle biciclette. E QUELLO che appare certo è che anche i lucchesi iniziano a credere nell’esperimento voluto in primis dall’assessore alla Polizia Municipale Francesco Raspini. «Siamo contenti – spiega Raspini – non immaginavano un’affluenza così alta sin dalla prima giornata. Per ora abbiamo prenotato 1000 targhe, ma abbiamo un’opzione per altre 1000. Ripeteremo altri appuntamenti in piazza, fermo restando che presso il comando della Polizia Municipale è possibile, in determinati giorni e orari usufruire del servizio. Siamo inoltre intenzionati a coinvolgere anche i rivenditori di bici». Dopo la giornata inaugurale, il servizio sarà attivo il martedì dalle ore 16 alle ore 19 e il venerdì dalle ore 9 alle ore 12 al comando di Polizia Municipale a Piazzale S .Donato (telefono 0583.442727). Fabrizio Vincenti Una svolta di civiltà che darebbe maggiori garanzie alla stragrande maggioranza dei cittadini che in bici non va. Testo estratto da http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/ sergio-carli-opinioni/biciclette-ci-vuole-targaassicurazione-1367261/ Biciclette: ci vuole targa e assicurazione obbligatoria ROMA – Quello dei ciclisti che imperversano nelle città, contromano nelle strade e fra i pedoni sui marciapiedi, può apparire come un problema marginale nel mare di guai in cui gli italiani hanno l’impressione di affondare, ma è un problema di civiltà, di comportamenti asociali e in fondo di qualità della vita della maggioranza di noi: da qui la necessità di imporre regole e disciplina al comportamento dei ciclisti. Una sciagurata spinta verso comportamenti illegali è stata data, la scorsa primavera, dalla dichiarazione del Ministero dei Trasporti : “I ciclisti potranno andare contromano: c’è il via libera del Ministero“. A certe condizioni, è vero, ma il grido di trionfo di Antonio Dalla Nuove direzioni • n. 26 dicembre 2014 12 Incidenti con ciclisti Venezia, presidente della Federazione Italiana Amici della Bicicletta, nel comportamento dei ciclisti si è subito trasformato nella più diffusa violazione delle leggi del traffico. Tra i nostri lettori c’è stato un dibattito dai toni anche aspri. Citiamo il signor Ercole Folegati perché lui è ciclista e la sua testimonianza viene da una delle zone più ciclistiche d’Italia, Ferrara, in Emilia: “Questi tecnici del cavolo. Hanno trovato il modo per far aumentare gli incidenti e i morti per strada… Io abito a Ferrara e in bici ci giro da anni, con la maleducazione che c’è in giro, se si da anche questa opportunità (Si salvi chi può). Già ora non si riesce a circolare, nelle piste ciclabili, perché vengono contromano (figurarsi per strada). Anche nelle zone a 30km/h (che a Ferrara non esistono, perché i taxi e gli autobus, nella ZTL superano e qualche volta di molto i 50km/h). Figurarsi se il ciclista si salva in contromano (magari con un altro al fianco, che la legge lo permette). MAMMAAIUTO!!” Ma il danno ormai era fatto. senza contare i ciclisti morti e feriti, quasi uno al giorno, sulle strade italiane; senza contare i brividi che danno mamme e papà con i bambini sul sellino posteriore in bilico fra le auto mentre parlano al telefono; senza contare i sempre più numerosi cittadini pedoni che rischiano la silenziosa morte da bici che sfrecciano sui marciapiedi o contromano fra le colonne nelle stradine dei centri storici. Convinti di avere ragione, se protesti ti coprono di insulti e minacce. Ha voglia a dire il signor Beppe Merlin, direttore presso la Fiab, che ha partecipato al dibattito dei nostri lettori: “Va innanzitutto precisato che si tratta di controsenso, non contromano. I termini non si equivalgono assolutamente. Chi va in contromano è quello che va a sinistra, anziché a destra”. Distinguo degno di un trattato di teologia. E prosegue: “Qui si tratta di autorizzare i ciclisti, prendendo le opportune precauzioni, a percorrere in doppio senso strade che sono a senso unico per gli automobilisti. La pratica è usuale in molti paesi europei da me visitati, in bicicletta, e risponde ad un’esigenza semplice e chiara: chi va a piedi o in bicicletta deve essere agevolato per il fatto che meno auto circolano in città e meglio andiamo tutti”. Ecco che affiora la mentalità anti industriale che pervade l’Italia. Lo vada a dire ai cinesi, che ai tempi di Mao andavano tutti in bicicletta, e ora si fanno felici le loro code in auto. Ma soprattutto si faccia un giro per il centro Roma, non in auto, ma a piedi, e veda come i suoi nervi se la caveranno dopo mezz’ora di percorso di guerra. Tutto questo se vediamo il problema dal punto di vista dei pedoni, ma nel conto andrebbero messi anche i poveri automobilisti, che oggi sono minacciati non solo dalle bombe umane dei motorini ma anche dai kamikaze della bici. Ma non parliamone: c’è in giro da decenni in Italia uno spirito anti auto che fa tanto di sinistra, tanto verde ecologista specie quando i divieti riguardano gli altri. Nessuno ci può né ci vuole fare niente: siamo in campagna elettorale, anche i voti dei ciclisti possono fare: così il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, si fa fotografare in bilico sul sellino di una bici, sperando di arrestare il bilico politico in cui lo hanno messo scandali e performance assai deludente e aderisce con entusiasmo a un raduno di ciclisti in nome del quale ha bloccato il traffico della capitale come ai tempi della neve (annuncio trionfale: “Roma: il 14 ottobre torna la eco domenica”. C’è poi da dire che chi va in bici nel centro di solito è gente con soldi, che si sposta per brevi tratti, avvocatesse quarantenni, giovanotti rampanti, tutti della zona. I poveri stanno in periferia e la bici sarebbe un lusso massacrante (salvo intasare le strade provinciali la domenica rischiando l’infarto a ogni salita). I vigili sono impotenti, perché è impossibile fermare una bicicletta a tutta velocità a mani nude: se il ciclista cade e si fa male, il povero poliziotto locale è finito, se non va in galera certo lo aspettano processi e cause, la rovina. C’è un passo importante che si potrebbe fare, tuttavia, per limitare i danni. Tradotto in uno slogan, si tratta di dotare anche le biciclette di una targa che ne permetta l’identificazione, così come è avvenuto, dopo anni di diffusa illegalità dei comportamenti, per i motorini. Le case produttrici sono contrarie, perché temono che qualsiasi vincolo freni le vendite. Avvenne lo stesso per il casco per moto e motorini: per anni la lobby delle aziende Nuove direzioni • n. 26 dicembre 2014 13 Sos cittadini produttrici insabbiò una norma che in Inghilterra era in vigore dagli anni ’70. Chiedere regole per i ciclisti può apparire come un capriccio fuori del tempo, in una Italia dove le sprangate sono il corollario di una disputa stradale e dove su cento euro che uno produce, lo Stato, nelle sue varie manifestazioni fiscali e assicurative, gliene lascia poco più di 40. Ma sarebbe una svolta di civiltà: la targa porterebbe con sé l’assicurazione obbligatoria e, togliendo all’andare in bici in città quell’aria di sfida da ’68 perenne ai ciclisti di mezza età, darebbe maggiori garanzie alla stragrande maggioranza dei cittadini che in bici non va. Oggi un ciclista ti fa cadere (e spesso per le persone anziane è prodromo spesso di morte), sfreccia via e nessuno potrà nemmeno ringraziarlo. O ringraziarla. Sergio Carli Il galateo del ciclista urbano http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/ cronaca/2014/8-settembre-2014/galateo-ciclistaurbanole-regole-convivenza-23094830978.shtml Sei regole di convivenza. Marciapiedi e viali, luci e catene, cosa è permesso e cosa no Caro ciclista, grazie. Te lo dico perché se abbiamo meno traffico, meno inquinamento, e pure meno costi pubblici (perché chi fa attività fisica ha meno problemi sanitari, pagati dalle tasse), lo dobbiamo a te. Grazie, ma c’è anche quello che non va. Magari ti farò arrabbiare. Così come si arrabbiano i miei amici ciclisti e delle associazioni quando faccio notare che non tutti quelli su due ruote a pedali sono proprio degli stinchi di santo. Certo, è vero, la distribuzione dei cretini è «normale», identica in tutte le categorie. Dei 4 mila morti in incidenti stradali in Italia non ce n’è uno, voi giurate, la cui responsabilità ricada su ciclisti, e che i casi di scontri pedoni-ciclisti sono talmente pochi che le stesse statistiche faticano a trovarli. Ma di accidenti ne prendete tanti. E lo sappiamo tutti che nel Codice della strada, norma che hai interpretazione che dai, e così scopri che a Bologna si può andare contromano in bici e a Firenze no. Ma se a Firenze non si può, non si può. Però, visto che prima della legge viene il buon senso, ecco un piccolo consiglio, un vademecum. Insomma, non hai sempre ragione. Anche se fai bene all’ambiente, al traffico, alla tua e nostra salute. 1. Non sei etereo (e non sei eterno): quello che hai sotto al sedere è un veicolo. Può pesare, con te sopra, più di quintale. Puoi arrivare — anche in città, anche se non sei un ciclista professionale — facilmente sopra ai 40 km/h. Quindi puoi diventare un proiettile. Mortale. La legge ti dice che devi avere freni e che devono funzionare, davvero. Un campanello che deve suonare, sul serio. Siccome è probabile che tu sia anche un automobilista, ogni tanto passa dal meccanico come fai con la tua auto. Mediamente, spendi molto meno. Se non hai campanello e freni, e fai un incidente, avrai la stessa parte di colpa di un’auto senza freni (senza revisione) e senza clacson. Ma soprattutto, ti farai molto più male che a stare su quattro ruote. A volte un campanello ti salva la vita. Ma i freni di più. E salvano pure qualche costola di un pedone. 2. senza luci, sei invisibile: esattamente per la stessa ragione di cui sopra, sei obbligato ad avere catarifrangenti e luce anteriore. Non solo. Dovresti avere anche un catarifrangente nei razzi di ognuna delle ruote. Perché altrimenti diventi invisibile, pure in città. Se sei fuori città, dovresti metterti la pettorina fosforescente, per intenderci quella obbligatoria per gli autisti che scendono dal mezzo in autostrada. Costa poco, non pesa nulla, salva la vita. La tua e quella di chi ti becca. Poi, dato che costa poco e pesa nulla, mettersela anche in città aiuta: tanto la luce sulla bici non la metti, il catarifrangente neanche, supplisci con quella. 3. L’inferriata non è una rastrelliera: le rastrelliere sono spesso piene, sono poche, a volte straboccano di rottami che tardano (mesi, anni) ad essere tolti. Non è una buona scusa per attaccare la bici alla prima inferriata, al primo spartitraffico, alla prima transenna, piolo, palo o accidenti che sporga da un muro. Se la piazzi così su un marciapiede l’unico augurio che ti si può fare è che, per almeno una settimana, tu sia condannato a girare col bastone bianco da cieco e con le bende agli occhi e incontrare la tua stessa bici. Accidenti come questi non esistono: prova almeno metterti in quei panni, prima di chiudere il lucchetto. E dato che difendi la tua Nuove direzioni • n. 26 dicembre 2014 14 Incidenti con ciclisti scelta di andare in bici come salutare, se la parcheggi un po’ più in là fai anche due passi: altri muscoli in movimento. 4. Noi di qua, voi di là: è vero, il Codice della Strada secondo alcuni (secondo voi) consentirebbe di attraversare i passaggi pedonali in sella (i vigili di Firenze la pensano in modo opposto). Non pretendo che uno salga e scenda ad ogni attraversamento di strada e sarebbe meglio tutti i passaggi pedonali avessero corsie separate bicipedoni. Ma dato che ci ricordi sempre che la bici è una scelta «innovativa ed europea», fai come in Europa: se a Bruxelles invadi lo spazio del pedone, vieni insultato dalla folla (succede anche l’opposto, in verità). Se proprio non vuoi scendere (ma che ti costa?), almeno non zigzagare tra i pedoni. 5. Nelle aree pedonali no: da anni sostenete che il Codice della strada vi consentirebbe di andare dovunque. Qui a Firenze i vigili dicono di no, ma lo hanno concesso con l’obbligo di andare ad un passo compatibile con la presenza dei pedoni. L’unico compatibile quando ci sono tanti pedoni è che tu scenda. 6. Sui marciapiedi neppure: mi auto-denuncio, quando porto i bimbi in bici, in assenza di pista ciclabile spesso li faccio passare dal marciapiede, vietato senza se e senza ma. Ma gli insegno ad andare a passo d’uomo e a chiedere scusa, non a scampanellare. Si chiama marciapiede, non marciabici. E avrai pure tutte le ragioni del mondo che in questo Paese (e città) le bici vengono dopo le auto, i camion, i bus e pure gli scooter (che sono dannatamente più incivili di te e più pericolosi). Ma uno «scusa» in più non costa niente, con un sorriso convinci anche il più antipatico dei giornalisti e la più megera tra le vecchine a farti passare. Anche senza bimbi. Ed ancora: quando c’è una pista ciclabile, soprattutto sui viali, DEVI andarci. Se non lo vuoi fare per i clacson, se non lo vuoi fare perché non te ne frega niente del bus che si blocca con sopra gente che ha fretta come te, fallo per evitare che, magari di notte, senza il catarifrangente, qualcuno ti speroni. Basta un po’ di buon senso. Certo, non solo da parte tua. Ma visto che hai cominciato dando il buon esempio... NON SOLO CICLISTI: ANCHE A PIEDI SI DEVONO RISPETTARE LE REGOLE SI MUORE E SOPRATTUTTO SI UCCIDE PERCHE CHI ATTRAVERSA fuori dalle strisce PEDONALI ANCHE SE PRESENTI a poca distanza trasforma la vita di chi DISGRAZIATAMENTE LI investe in un VERO . calvario Associazione Nazionale Civiltà della Comunicazione Multimediale Nuove direzioni • n. 26 dicembre 2014 15