Manuale operativo del Nuovo Regolamento di Contabilità delle Camere di Commercio Italiane Indice 1.CONSIDERAZIONI GENERALI.........................................................................3 2.AZIONI PROPEDEUTICHE ALL’ENTRATA IN VIGORE DEL NUOVO REGOLAMENTO................................................................................................20 3.METODOLOGIE DI ANALISI PATRIMONIALE................................................29 4.IL PROGRAMMA PLURIENNALE...................................................................50 5.LA RELAZIONE PREVISIONALE E PROGRAMMATICA................................80 6.IL PREVENTIVO ECONOMICO......................................................................97 7.IL BUDGET DIREZIONALE...........................................................................128 8.GESTIONE DEL BUDGET DIREZIONALE....................................................170 9.IL CONTROLLO STRATEGICO E DI GESTIONE.........................................202 10.RILEVAZIONE DEI RISULTATI DELLA GESTIONE....................................211 2 1. CONSIDERAZIONI GENERALI Recita l’art. 1 - Principi generali - del DPR 254/2005, “1. La gestione delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, di seguito denominate: «camere di commercio», è informata ai principi generali della contabilità economica e patrimoniale e risponde ai requisiti della veridicità, universalità, continuità, prudenza, chiarezza”. Il primo comma dell’articolo 1 del nuovo DPR 254/95 sancisce per le Camere di Commercio il definitivo passaggio dalla contabilità finanziaria alla contabilità economica, ed impone alle Camere di adottare i medesimi principi che il Codice Civile dispone debbano essere adottati per la redazione del bilancio. Afferma infatti l’art. 1, DPR 254/95, “ ... è informata ai principi generali della contabilità economica e patrimoniale”. Il riferimento ai principi generali dettati dal codice civile in tema di bilancio è inoltre esplicitato dal richiamo agli articoli 2423, e 2423 bis c.c. L’articolo 2423 c.c., secondo comma recita “Il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell’esercizio ...”. Il principio di chiarezza, verità e correttezza richiede ai redattori di operare correttamente le stime dei valori iscritti nei documenti contabili, in modo da poter rappresentare la situazione camerale nel modo più reale possibile. Anche per la Camere di Commercio, dunque, nella redazione del bilancio è necessario rispettare i principi contabili ossia le regole che stabiliscono le modalità di iscrizione dei fatti amministrativi, contabili etc.. In particolare Il principio di chiarezza è tutelato attraverso il rispetto del contenuto del conto economico e dello stato patrimoniale espressamente indicato dal legislatore (art. 2423, 2425 c.c); mentre quelli di verità e correttezza sono garantiti attraverso una oggettiva rappresentazione della situazione e dei risultati economico-patrimoniali e mediante un comportamento ispirato a lealtà e buone fede. L’articolo 2423 bis c.c, secondo comma recita “l) la valutazione delle voci deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva della continuazione dell'attività...”. Per il principio di prudenza gli oneri vanno inseriti anche se presunti o potenziali, mentre i proventi 3 da iscrivere sono solo quelli certi. Ai fini dell’individuazione degli oneri, anche se presunti, vanno presi in considerazione anche tutti gli accadimenti che manifesteranno i loro effetti in futuro purché di competenza dell’esercizio considerato. Subentra qui il principio di competenza economica (si veda art. 2) secondo il quale costi e ricavi vanno assegnati all’esercizio in cui le operazioni che generano gli stessi si realizzano indipendentemente dalla loro manifestazione numeraria. A far testo sulla determinazione della competenza economica, quindi, è il momento dell’effettiva acquisizione del bene o dell’effettiva resa del servizio. Altro principio cardine per una corretta redazione dei documenti contabili è quello di continuità dei criteri di valutazione. Solo il mantenimento dei medesimi principi da un esercizio all’altro consente, infatti, di poter comparare bilanci di esercizi diversi. Il codice civile dispone che al principio di continuità si possa derogare solo in casi eccezionali con l’obiettivo di continuare a garantire una rappresentazione veritiera e corretta della gestione. L’art. 2 – Disposizioni di carattere generale – recita, “1. Il bilancio di esercizio, costituito dal conto economico, dallo stato patrimoniale e dalla nota integrativa, è disciplinato dagli articoli 21, 22 e 23, ed è redatto secondo il principio di competenza economica”. Il primo comma dell’art. 2 rimanda all’applicazione dei principi civilistici in materia di bilancio in quanto compatibili. Gli articoli 21 e 22 richiamano infatti rispettivamente l’art. 2425-bis, 2424 e 2424-bis codice civile (disciplina del conto economico e dello stato patrimoniale). Il comma 1 sancisce inoltre il principio di competenza economica del bilancio. Il principio della competenza è contenuto nell’articolo 2423-bis del codice civile e prevede l’obbligo di “tener conto dei proventi e degli oneri di competenza dell’esercizio, indipendentemente dalla data dell’incasso o del pagamento”. Per competenza si intende appunto la competenza “economica”, che si basa sul principio della correlazione tra costi e ricavi, ed in virtù di questa correlazione si stabilisce che l’effetto economico di tutti gli eventi di gestione si deve attribuire all’esercizio cui compete, e non a quello in cui si manifesta l'incasso o il pagamento. Nel caso particolare delle Camere di Commercio la correlazione che determina la competenza economica è da intendersi tra la prestazione 4 del servizio pubblico ed i costi che è necessario sostenere per l’erogazione dello stesso. Con il sistema di contabilità integrato previsto nel precedente regolamento (D.M. 287/97) si consentiva, una volta approvato il preventivo finanziario, di gestire la spesa attraverso il procedimento di “impegno contabile”, vincolando, in relazione a disposizioni legislative o regolamentari o sulla base di appositi provvedimenti amministrativi, la destinazione di specifiche risorse, a prescindere dal momento in cui l’attività corrispondente a quell’impegno veniva a realizzarsi. Ciò ha comportato, in taluni casi, di operare su un orizzonte temporale indefinito (soprattutto in materia di interventi promozionali), avendo assicurato, all’occorrenza, la copertura finanziaria. Qualora l’iniziativa non si traduceva in un costo/debito nel corso del medesimo esercizio in cui era stato assunto l’impegno di spesa, in fase di rendiconto finanziario l’impegno costituiva un residuo passivo che vincolava l’utilizzo di quelle risorse per la realizzazione di quella specifica iniziativa. (effetti della contabilità economica nel vecchio regolamento) Nel nuovo regolamento, l’orizzonte temporale disponibile per la gestione delle risorse economiche previste nel preventivo economico è limitato unicamente ai 12 mesi dell’anno oggetto di programmazione. Con la scomparsa della competenza finanziaria, pertanto, l’attività di controllo da parte dell’organo politico sulla effettiva realizzazione del proprio programma da parte della struttura camerale compie un deciso salto di qualità. Considerazioni analoghe valgono anche per i ricavi. “2. Il preventivo di cui all’articolo 6 è redatto sulla base della programmazione degli oneri e della prudenziale valutazione dei proventi .... Il preventivo economico è cioè redatto in conformità a quanto previsto nella relazione previsionale e programmatica, all’interno della quale si individuano gli obiettivi e le azioni per l’anno, e si definiscono gli oneri che si ritiene di dover sostenere ed i proventi che si ritiene, prudenzialmente, di poter incassare. ... e secondo il principio del pareggio, che è conseguito anche mediante l’utilizzo degli avanzi patrimonializzati risultanti dall’ultimo bilancio di esercizio approvato e di quello economico che si prevede prudenzialmente di conseguire alla fine dell’esercizio precedente quello di riferimento del preventivo”. 5 All’interno del secondo comma si richiama un altro importante principio per la redazione del preventivo economico: il principio del pareggio. Il principio del pareggio richiamato dall’articolo 2 ripropone un’identica disposizione contenuta nel D.M. 287/97 (articolo 2, comma 1) e adatta la stessa disposizione alla nuova natura del documento previsionale sostituendo il concetto di “utilizzo dell’avanzo di amministrazione” (a copertura dello sbilancio tra entrate e spese di competenza) con quello di “avanzo patrimonializzato” (a copertura della differenza tra oneri e proventi ordinari). Va preliminarmente detto, che il concetto di pareggio finanziario richiamato nel D.M. 287/97, non determinava in capo alle Camere di Commercio alcun obbligo di eguaglianza fra il totale delle entrate e il totale delle spese e ciò nel rispetto di un principio che nel corso degli anni ha visto l’ordinamento contabile dello Stato non prescrivere la stesura di documenti di bilancio in pareggio sia per motivazioni di ordine politico-economico (teoria Keynesiana del bilancio in disavanzo) e sia per argomentazioni di natura tecnica (la presenza nella nuova struttura del bilancio dello Stato individuata dalle legge 468/78 dei risultati differenziali). Non a caso la maggior parte delle considerazioni condotte in questi anni sull’articolo dall’articolo 3, comma 3, del D.M. 287/97, si sono indirizzate, in relazione alla possibilità di intervenire nel bilancio di previsione attraverso l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione, ad un attenta valutazione dei residui attivi e passivi presenti all’interno dello stesso avanzo, al fine di evitare che alla copertura di spese fossero destinate risorse inesigibili (crediti da diritto annuale inesistenti) con inevitabili conseguenze negative sull’equilibrio finanziario complessivo del documento previsionale. Scheda AVANZO DI AMMINISTRAZIONE, AVANZO ECONOMICO E PATRIMONIO NETTO AVANZO DI AMMINISTRAZIONE AVANZO ECONOMICO DI ESERCIZIO L’avanzo di amministrazione è un risultato “storico”, rappresenta il totale delle entrate acquisite che non si sono tradotte in impegni di spesa L’avanzo di amministrazione deve essere utilizzato , almeno in parte , nella costruzione del preventivo finanziario (occorre giustificare il mancato utilizzo) 6 L’avanzo economico è un risultato “di periodo” rappresenta i proventi acquisiti nell’esercizio che non si sono tradotti in oneri nell’esercizio stesso (per alcuni aspetti ha dei punti di contatto con l’avanzo di competenza e con l’avanzo di parte corrente propri della logica finanziaria) L’avanzo economico dell’esercizio o degli esercizi precedenti può concorrere alla costruzione dell’equilibrio economico ( occorre giustificare l’utilizzo) L’avanzo di amministrazione, per gli Enti con L’avanzo economico genera un aumento del contabilità integrata, non produce effetti patrimoniali patrimonio dell’Ente Nel nuovo regolamento, il punto di riferimento (come verrà approfondito in sede di illustrazione del principio di autorizzazione) è l’equilibrio economico-patrimoniale complessivo dell’ente e, pertanto, dal punto di vista contabile, la costruzione di un documento che, su base previsionale, dispone un ammontare degli oneri superiore al totale dei proventi (o viceversa), deve essere valutato con riferimento ai suoi possibili effetti prodotti sulla struttura patrimoniale dell’ente (diminuzione o aumento del patrimonio netto). La locuzione “avanzi patrimonializzati” (non presente nella disciplina civilistica e in dottrina) richiamata dalla disposizione, trova la sua rappresentazione contabile nell’allegato D) all’interno della categoria “Patrimonio netto” sotto la voce “Patrimonio netto esercizi precedenti” . Anche l’indicazione del “risultato economico che si prevede prudenzialmente di conseguire alla fine dell’esercizio precedente quello di riferimento del preventivo” trova riscontro nell’allegato D) del D.p.r. 254/05 sotto la voce “Avanzo/Disavanzo economico dell’esercizio”. Come si evince dal modello di preventivo economico (Allegato A), l’iscrizione di importi nell’ambito delle singole voci di provento e di onere deve essere preceduta, per le stesse voci, da una stima dei dati economici (proventi e oneri) che si prevede di conseguire nell’esercizio precedente quello di riferimento del preventivo e, di conseguenza, dall’accertamento del presumibile risultato economico dell’esercizio. L’avanzo o il disavanzo economico iscritto nella colonna “Previsione consuntivo al 31.12.t1” confluisce, per l’importo rilevato con il bilancio d’esercizio, nel passivo dello Stato Patrimoniale sotto la voce “Patrimonio netto” . Pur trovando all’interno dello stato patrimoniale (come peraltro previsto nella disciplina civilistica) una distinta evidenziazione contabile, i dati dell’avanzo patrimonializzato e 7 dell’avanzo economico dell’esercizio appartengono alla stessa categoria del patrimonio netto. La disposizione sembra avere, pertanto, come unico obiettivo quello di orientare il redattore del preventivo economico nella valutazione dell’impatto prodotto sul patrimonio netto camerale (relativo al periodo t-2) dal complesso degli oneri e dei proventi previsti per l’anno t; valutazione che deve tener conto, altresì, di come lo stesso patrimonio possa modificarsi (in aumento o in diminuzione) per effetto della gestione t-1 e del risultato previsto alla fine dello stesso esercizio t-1. Un intento legislativo questo che trova conferma sia nell’istituzione, all’interno del modello di cui all’allegato A), della apposita colonna “previsione consuntivo al 31.12.t-1” e nell’evidenziazione del conseguente risultato economico previsto per l’esercizio in corso (il dato dell’avanzo patrimonializzato risulta infatti, al momento della redazione del preventivo economico, già quantificato con l’approvazione del bilancio d’esercizio riferito al periodo t2) e sia dalla scelta operata dal legislatore di considerare i due valori (avanzo patrimonializzato e avanzo/disavanzo economico dell’esercizio), seppur distinti all’interno della disposizione (e dal punto di vista dell’esposizione in bilancio), come “plafond”, comunque, non distinguibili nell’ambito della loro funzione di valori necessari al conseguimento del pareggio economico. Tuttavia la rilevanza assunta dal concetto di equilibrio economico-patrimoniale su base previsionale richiede sicuramente da parte delle Camere di commercio l’esigenza di colmare, attraverso l’individuazione di propri criteri e regole di comportamento, l’assenza di precise indicazioni normative sull’applicazione effettiva del concetto di “pareggio economico”; concetto questo che non può essere studiato solo dal punto di vista tecnico o per le sue conseguenze sulla gestione dell’ente camerale ma che deve essere altresì, attentamente valutato per i suoi effetti sulle politiche di allocazione delle risorse. Pur nella consapevolezza, come vedremo successivamente, che l’analisi delle possibili soluzioni per il raggiungimento del pareggio di bilancio deve tener conto di una serie di fattori quali la composizione del patrimonio camerale nelle sue dimensioni complessive e nelle sue componenti (attivo e passivo), l’esigenza di garantire la copertura degli 8 investimenti previsti nel piano annuale e di quelli futuri, l’esigenza di non valutare l’impatto derivante dall’utilizzo delle risorse unicamente con riferimento all’esercizio t ma esaminando gli stessi dati in una visione prospettica di medio periodo, appare opportuno, in questa sede, illustrare alcune sintetiche proposte di regole di comportamento da seguire per una corretta redazione del documento previsionale. Un primo approccio al problema potrebbe essere rappresentato, a regime, dall’obbligatorietà di accertare un disavanzo economico per l’esercizio t nei limiti dell’importo dell’avanzo che si prevede di conseguire nell’esercizio t-1 disponendo, conseguentemente, l’impossibilità di ridurre il patrimonio netto alla data del 31.12.t-2 per la copertura dello stesso disavanzo o prescrivendo che tale riduzione possa essere apportata solo per esigenze straordinarie, adeguatamente motivate. Utilizzare, infatti, il patrimonio netto (ovverosia andare ad intaccare il valore presente nello stato patrimoniale del bilancio d’esercizio dell’anno t-1 sotto la voce “Patrimonio netto alla data del 31.12.t-2), ai fini dell’equilibrio del preventivo economico dell’anno t, significa diminuire la consistenza patrimoniale dell’Ente per oneri che esauriscono la loro utilità nello stesso esercizio t. Un ulteriore modalità di operare sul documento previsionale può essere quella di distinguere le diverse gestioni (corrente, finanziaria e straordinaria) prescrivendo per le stesse degli obiettivi (standard) di risultato. In particolare l’equilibrio tendenziale della gestione corrente (in termini tecnici l’azzeramento dell’avanzo economico primario) pur rappresentando un forte segnale di attenzione della Camera di commercio che interpreta un ruolo di soggetto in grado di trasformare in servizi ai clienti (imprese e altri organismi pubblici locali) i proventi dell’attività istituzionale con l’obiettivo di accumulare risorse economiche liquide nella prospettiva di realizzare investimenti per il territorio o per migliorare i servizi, deve tener conto, dal punto di vista tecnico, dei seguenti fattori (nel raffronto tra preventivo finanziario e preventivo economico): 9 -l’esigenza di disporre la copertura, nel rispetto del principio di competenza economica, di poste di accantonamento contabile (ammortamenti) attraverso il totale dei proventi ordinari. Va fatto presente che, per la maggior parte delle Camere di commercio, l’assenza di partite in entrata in conto capitale ha determinato, in questi ultimi anni, un sostanziale finanziamento degli investimenti (spese in conto capitale) mediante le entrate correnti; entrate (proventi ordinari) che con la nuova impostazione, dovranno invece coprire una quota parte (ammortamento annuale) dei costi di investimento già sostenuti o previsti per l’esercizio di riferimento nella apposita sezione (piano degli investimenti) del preventivo economico; -la presenza tra gli accantonamenti della quota da iscrivere al “fondo svalutazione crediti” relativamente (in larga parte) al diritto annuale da iscrivere tra i proventi ordinari ma presumibilmente inesigibile; -la possibilità (vedi capitolo “AZIONI PROPEDEUTICHE ALL’ENTRATA IN VIGORE DEL NUOVO REGOLAMENTO) che, per i primi esercizi, l’ammontare dei costi di promozione possa risentire delle scelte legate alla riproposizione di iniziative impegnate in precedenti esercizi; iniziative già finanziate con le entrate dei bilanci pregressi e che, in assenza di corrispondenti servizi resi, hanno determinato negli stessi bilanci di fine esercizio aumenti del patrimonio netto. L’impatto (e le criticità) che le nuove metodologie di costruzione del documento previsionale possono determinare nel raggiungimento dell’equilibrio della gestione corrente non fanno venir meno il forte significato da dare allo stesso equilibrio. Una gestione corrente in pareggio o in avanzo primario ci dice che la Camera di commercio è in grado di non disperdere risorse per il funzionamento dell’ente, garantendo, allo tesso tempo, la sostenibilità economica di soluzioni finanziarie (o, nel caso di avanzo corrente, i presupposti per la creazione di adeguata liquidità) a copertura delle spese per investimenti presenti nel piano (materiali, immateriali e finanziari). A livello di rappresentazione contabile la presenza di un risultato della gestione corrente pari a 0, ci fornisce una possibile chiave di lettura sulle due restanti gestioni presenti nel 10 preventivo economico (finanziaria e straordinaria) consentendo, infatti, di meglio individuare alcune delle scelte (riportate nella relazione sul preventivo ai sensi dell’articolo 7, comma 2 del regolamento) operate per il finanziamento degli investimenti (sul tema, comunque, dell’analisi dei flussi finanziari e di liquidità su base previsionale si richiama quanto riportato nella sezione “METODOLOGIE PER L’ANALISI PATRIMONIALE”). La decisione di contrarre mutui determinerà, infatti, un disavanzo della gestione finanziaria. La scelta di operare disinvestimenti patrimoniali con conseguimento di plusvalenze di natura economica, produrrà effetti sulla gestione straordinaria. Da ultimo, le riflessioni operate sul pareggio di parte corrente non possono, comunque, non tener conto del fatto che, talora, la collocazione della gran parte degli investimenti promozionali all’interno della sezione delle attività caratteristiche camerali può tradursi in un elemento di valutazione positivo del disavanzo economico corrente in linea con quella che è la missione istituzionale della stessa Camera di commercio. Per concludere, il problema dell’equilibrio economico va valutato di volta in volta sulla base dell’insieme dei fattori che concorrono a determinarlo e tenendo conto delle diverse realtà politiche camerali. Un preventivo economico che chiude evidenziando un disavanzo economico potrebbe essere il risultato di un preciso obiettivo programmatico della Camera di commercio. Ad esempio, rispetto al programma pluriennale, l’esercizio oggetto di programmazione potrebbe trovarsi nella condizione di dover accelerare la realizzazione di taluni programmi – con conseguenti maggiori costi – per recuperare un ritardo accumulato negli esercizi precedenti che si è tradotto nella rilevazione di consistenti avanzi economici. In questa circostanza, il tener fede agli impegni programmatici assunti, pur se in ritardo rispetto alle scadenze prefissate da un programma pluriennale, non solo è possibile, ma è addirittura auspicabile. n generale, pertanto, si può assumere come linea guida l’assunto che in una Camera di commercio, non avendo la stessa nella propria missione istituzionale il mandato di accumulare risorse economiche (come nel caso delle imprese che devono generare 11 ricchezza per gli azionisti attraverso gli utili) bensì quello di accrescere la sua “funzione di utilità” mediante l’erogazione di servizi alle imprese, ogni decisione relativa all’accumulo di risorse patrimoniali o all’utilizzo di risorse patrimoniali relativamente ad uno specifico esercizio, deve rispondere ad un disegno programmatico ben preciso e deve essere in grado di motivare i comportamenti gestionali. Nell’approvare un preventivo economico in perdita, in ogni caso, è opportuno valutare: - la composizione del patrimonio camerale e il suo grado di “liquidità” (se gli avanzi economici degli esercizi precedenti fossero già stati diversamente impiegati potrebbero non essere disponibili a breve); - le decisioni di investimento presenti nel piano del preventivo economico e l’impatto di quelle già deliberate ma non ancora attuate: tali decisioni potrebbero essere state assunte in virtù di una determinata situazione patrimoniale e il disavanzo economico presunto potrebbero portare ad una rivisitazione di quelle decisioni; Va infine sottolineato come le problematiche di prima applicazione del nuovo documento previsionale suggeriscono, prima di procedere all’utilizzo del patrimonio netto degli esercizi precedenti per la copertura del disavanzo economico dell’anno 2007, di valutare attentamente la situazione debitoria e creditoria della Camera con particolare riferimento ai residui attivi e passivi che si prevede non si tradurranno rispettivamente in ricavi e costi entro l’esercizio 2006 (come descritto ampiamente nel capitolo 2). “3. L’unità temporale della gestione inizia il 1° gennaio e termina il 31 dicembre di ogni anno ”. L’esercizio di riferimento del preventivo economico è quello solare. L’art, 3 del DPR 254/2005 – Criteri sussidiari – recita, “1. Se le informazioni richieste dal presente regolamento o da specifiche disposizioni di legge non sono sufficienti a fornire una rappresentazione veritiera e corretta, si devono fornire le informazioni complementari necessarie allo scopo. Nell’ipotesi di incompatibilità dell’applicazione delle norme previste del presente 12 regolamento con la rappresentazione veritiera e corretta, si applicano i primi due periodi del quarto comma dell’articolo 2423 del codice civile”. Ancora una volta viene richiamato il principio di chiarezza e veridicità sancito dall’ art. 2423 c.c., secondo comma, da perseguire anche mediante integrazione di informazioni aggiuntive rispetto a quanto disposto dal codice civile in materia di bilancio, e dal regolamento in materia di preventivo economico. Il comma 3 dell’articolo 2423 recita infatti “Se le informazioni richieste da specifiche disposizioni di legge non sono sufficienti a dare una rappresentazione veritiera e corretta, si devono fornire le informazioni complementari necessarie allo scopo”. L’ informativa complementare deve essere limitata alle notizie necessarie al fine di una migliore comprensione del bilancio e degli altri documenti previsti. Questa deve essere fornita solo in casi particolari ed eccezionali. La deroga alle disposizioni legali è infatti introdotta al fine di garantire la bontà dell’informazione e conseguentemente il rispetto del principio di chiarezza e veridicità, con l’obbligo di indicare, all’interno della nota integrativa, le ragioni della deroga stessa (ad esempio non vengono rispettati i legali criteri di valutazione in quanto non garantiscono una reale rappresentazione del valore di un bene). L’articolo 2423 c.c., quarto comma, dispone infatti “... la nota integrativa deve motivare la deroga e indicarne l’influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale, finanziaria e del risultato economico”. L’utilizzo della deroga, è ammissibile quindi solo in casi eccezionali e non previsti dal legislatore, e non può essere discrezionale ma espressamente finalizzato ad una rappresentazione veritiera e corretta, dovendo indicare in nota integrativa gli effetti sul bilancio derivanti dall’utilizzo della deroga stessa. Il principio autorizzatorio e i nuovi documenti previsionali La trasformazione contabile introdotta con il nuovo regolamento suggerisce di fare alcune considerazioni sugli effetti prodotti sul principio di autorizzazione della spesa; principio che governa l’attività amministrativa legata alla gestione del bilancio dello Stato e di un qualsiasi altro documento previsionale costruito sulle regole della contabilità finanziaria pubblicistica. 13 Alla preminente funzione programmatoria svolta, infatti, dal bilancio preventivo finanziario, se ne affianca un’altra e – non solo dal punto di vista giuridico, ma anche da quello politico – più importante funzione, quella di vincolo all’organo competente a svolgere l’attività amministrativa ad effetti finanziari, con la conseguenza che tale organo non possa legittimamente agire se non in conformità o nell’ambito della previsione di bilancio. Il preventivo finanziario contiene in sé un precetto o, più esattamente, tanti precetti quante sono le unità elementari (capitoli) del bilancio. Accanto alla denominazione del capitolo, ossia all’indicazione dell’oggetto dell’entrata o della spesa (specificazione qualitativa del bilancio) vi è una cifra che rappresenta lo stanziamento (specificazione quantitativa). Il principio autorizzatorio nell’ambito dei bilanci pubblici, trova espressione per quanto riguarda le spese: a) nella rilevanza sia della specificazione qualitativa che di quella quantitativa per cui non possono disporsi assunzioni di obbligazioni pecuniarie (impegni di competenza) per oggetti diversi da quelli previsti nei singoli capitoli di bilancio o per importi superiori agli stanziamenti dei capitoli stessi; b) nella rilevanza solo della specificazione qualitativa, nel senso che non si possono emanare provvedimenti relativi ad oggetti non previsti nei capitoli di bilancio, ma non la specificazione quantitativa, avendo lo stanziamento valore di mera previsione finanziaria e non di vincolo giuridico; per quanto riguarda le entrate: - nella non rilevanza sia della specificazione qualitativa che di quella quantitativa. Il Decreto ministeriale 287/97 accoglieva per le spese lo schema a), disponendo all’articolo 2 comma 1 che “Il bilancio di previsione annuale ……….ha carattere autorizzatorio, costituisce limite agli impegni di spesa in termini di competenza………….”. Il preventivo finanziario di cui al D.m. 287/97, infatti, poneva all’organo amministrativo camerale e/o al dirigente competente alle decisioni di spesa un vincolo giuridico diretto secondo quanto sopra descritto, ovverosia lo stanziamento del capitolo rappresentava l’importo globale massimo entro il quale il predetto organo/dirigente poteva disporre l’impegno delle spese aventi quel determinato oggetto e, pertanto, da imputare a quel capitolo. 14 Il D.p.r. 254/05 nulla dispone in proposito in sede di individuazione dei principi di redazione del preventivo economico (vedi sopra in merito ai principi della programmazione degli oneri e della prudenziale valutazione dei proventi, del pareggio del bilancio e dell’annualità) e, pertanto, non vi è, da parte della Camera di commercio, alcun obbligo di rispettare, nell’attività amministrativa di gestione degli oneri, l’ammontare complessivamente iscritto per natura nel singolo conto del preventivo economico alla colonna “Preventivo anno t” e ripartito per destinazione, parzialmente o interamente, nelle quattro colonne previste per le “Funzioni istituzionali . Con la scelta della contabilità economica il preventivo perde quella valenza giuridicoautorizzatoria propria del bilancio finanziario pubblicistico. D’altra parte, l’impianto complessivo del regolamento teso ad una diffusione della cultura manageriale e di orientamento al risultato, all’istituzione di sistemi aziendali di pianificazione e controllo, poco si adatta con un principio più confacente alla cultura dell’adempimento formale, tipica del modello burocratico di amministrazione pubblica. Dal punto di vista tecnico, inoltre, il documento di preventivo viene costruito, nel rispetto del criterio di competenza economica, imputando oneri (accantonamenti) a fronte di assenza di quei presupposti giuridici e di individuazione del quantum insiti nella definizione dell’impegno di spesa ( si pensi alla disciplina contabile prevista in merito all’accantonamento delle risorse per i rinnovi contrattuali da portare in economia nel bilancio finanziario a fine esercizio in ipotesi di assenza di formale sottoscrizione degli accordi, ma da considerare, comunque, per la parte di competenza dell’anno, nel conto economico dello stesso esercizio) o in conseguenza di valutazioni sull’effettivo utilizzo o consumo nell’anno di un fattore produttivo (ammortamenti) che dal punto di vista finanziario può aver prodotto effetti in precedenti esercizi. La volontà del legislatore trova conferma, altresì, dalla previsione normativa di un bilancio d’esercizio che in analogia alla disciplina del codice civile dispone la redazione di un conto economico che confronta unicamente i valori dell’anno di riferimento con quelli conseguiti nel precedente esercizio (e non con quelli presenti nel preventivo economico). 15 Appare chiaro che, come ampiamente illustrato in sede di commento del principio del pareggio economico, con la nuova impostazione, l’ottica di coniugare con il preventivo economico la valutazione dell’efficacia delle politiche e dei programmi con la salvaguardia dell’economicità complessiva e dell’equilibrio della struttura patrimoniale attuale e futura, sposta la soglia di attenzione dall’andamento della singola voce di onere e provento (come avviene nel preventivo finanziario con il vincolo giuridico per capitolo di spesa) al volume e alla composizione delle risorse presenti nel documento previsionale in armonia, di fatto, allo schema b) sopra richiamato. E’ in coerenza con tale principio di economicità che trovano giustificazione le nuove regole in materia di aggiornamento del preventivo economico e del budget direzionale previste all’articolo 12 del D.p.r. 254/05 e, in particolare: - il comma 3 che prevede che l’aggiornamento del budget direzionale per variazioni comportanti maggiori oneri complessivi nella gestione corrente è consentito a condizione che sia assicurata la copertura degli stessi mediante la previsione di proventi di pari importo; - il comma 1 che dispone che l’aggiornamento del preventivo deve tener conto delle risultanze del bilancio dell’esercizio precedente (un principio che, come abbiamo già sopra evidenziato, trova riscontro nell’obbligo, in sede di redazione del preventivo economico, di confrontare i valori previsti nell’anno t con quelli stimati alla fine dell’esercizio precedente t1, determinando, per lo stesso esercizio t-1 il presunto avanzo/disavanzo economico), dei maggiori proventi ( quelli non approvati dalla Giunta in sede di aggiornamento del budget direzionale ai sensi del precedente comma 3 e per i quali, nello stessa delibera, si è già provveduto ad individuare gli oneri corrispondenti) nonché dei provvedimenti di aggiornamento del budget direzionale disposti ai sensi del comma 3 (e, implicitamente, di quelli effettuati ai sensi del comma 4 che, pur non avendo modificato il budget nelle sue consistenze complessive, hanno prodotto variazioni in aumento o in diminuzione all’interno delle singole voci di onere). 16 Il venir meno di qualsiasi obbligo di rispetto del principio di autorizzazione secondo lo schema a) sopra richiamato, trova proprio conferma nelle disposizioni contenute nel comma 4 dell’articolo 12. La fissazione del termine del 31 luglio prevista per l’aggiornamento del preventivo economico è in linea con una gestione più snella del documento e con l’idea di un adempimento non più formale (correzione, in corsa, degli stanziamenti dei singoli capitoli) ma sostanziale (oltre che, ovviamente, di verifica a metà anno delle attuazione delle politiche), teso a fotografare l’andamento complessivo dei conti e a riprogrammare le risorse sulla base delle esigenze sopravvenute. Il regolamento pur prevedendo unicamente un conto economico di stampo civilistico (con la comparazione dei valori ottenuti nell’esercizio con quello precedente) e consentendo, ovviamente, il conseguimento di un risultato economico diverso da quello determinato nel preventivo (pur in presenza di disposizioni che, come abbiamo visto, sono tese a garantire, in fase di gestione, il continuo equilibrio del rapporto oneri/proventi), non trascura, comunque, l’importanza di disporre a consuntivo una verifica degli scostamenti tra quanto iscritto, a livello di singola voce di onere e provento, nel preventivo economico e quanto effettivamente rilevato a fine esercizio. In questa direzione si rivolge l’articolo 24, comma 2, che disciplina l’obbligo di allegare alla relazione sui risultati un consuntivo dei proventi, degli oneri e degli investimenti indicati nel preventivo economico e, conseguentemente, di individuare proprio in quella sede le motivazioni degli scostamenti. La visione macro appena descritta non deve far dimenticare, inoltre, che, nell’evoluzione dei sistemi di contabilità degli enti pubblici, il principio dell’economicità non può prescindere dal processo di responsabilizzazione della dirigenza nell’utilizzo delle risorse e nel rispetto dei limiti di budget assegnati. Da questo punto di vista, oltre all’articolo 12, comma 4, l’articolo 13 “Gestione del budget direzionale” e in particolare i commi 2 e 3 sono indirizzati a fissare la procedura e il sistema dei controlli previsti per l’espletamento da parte della dirigenza dell’attività di utilizzo del 17 proprio budget; procedure e controlli tesi a tenere sotto continua osservazione l’andamento delle risorse per centro di costo e di responsabilità nonchè per singola voce di onere ( in questo senso il mantenimento dell’obbligo del visto dell’ufficio ragioneria sui provvedimenti di utilizzo del budget da parte dei dirigenti). Preventivo economico e preventivo finanziario a confronto: analogie e differenze PREVENTIVO FINANZIARIO E PREVENTIVO ECONOMICO A CONFRONTO Scheda PREVENTIVO FINANZIARIO PREVENTIVO ECONOMICO E' strumento di legittimazione della spesa in termini finanziari: cioè le entrate che si prevede di acquisire nell’anno (previsione di accertamenti) forniscono copertura finanziaria alle spese che si ritiene di effettuare nell’esercizio (previsione di impegni), indipendentemente dall’effettivo sostenimento di oneri nell’esercizio stesso E' strumento di legittimazione della spesa in termini economici: le entrate che si prevede di acquisire nell’esercizio (previsione di proventi) forniscono copertura alle spese che effettivamente si prevede di sostenere nell’esercizio e che quindi concorreranno alla realizzazione di attività camerali. E' strumento di copertura delle sole spese che maturano per competenza economica E' strumento di copertura finanziaria di ogni nell’esercizio (compresi ammortamenti, spesa che si intende effettuare nell’esercizio, accantonamenti, ratei, risconti e rimanenze) , anche delle spese di investimento (in conto cioè dei soli oneri che nell’esercizio si capitale) impiegano nello svolgimento di attività e nella erogazione di servizi camerali. Gli investimenti nel preventivo economico concorrono al pareggio per le quote di Gli investimenti nel preventivo finanziario ammortamento, se si tratta di investimenti in concorrono al pareggio per il loro intero beni ammortizzabili. Se si tratta di ammontare. investimenti in beni non ammortizzabili (es. immobilizzazioni finanziarie) essi sono estranei all’equilibrio annuale. Nel preventivo economico gli investimenti Nel preventivo finanziario gli investimenti sono sono finanziati da risorse già disponibili (cassa , finanziati da entrate che si prevede di acquisire nell’anno avanzi economici) o da risorse che si prevede (o dall’avanzo di amministrazione) e concorrono di acquisire nell’anno, ma essi non concorrono all’ equilibrio finanziario complessivo all’equilibrio complessivo del preventivo economico. L’indebitamento eventualmente necessario L’indebitamento eventualmente necessario per per finanziare spese di investimento non finanziare spese di investimento concorre concorre all’equilibrio economico all’equilibrio finanziario complessivo complessivo. Il TFR concorre al pareggio nel preventivo Il TFR concorre al pareggio nel preventivo finanziario per l’intero ammontare che si ritiene economico soltanto in relazione alle previsioni di dover corrispondere ai dipendenti cessati dell’ accantonamento annuale nell’esercizio 18 Nel preventivo economico si indicano le Nel preventivo finanziario ai prevedono le entrate che si ritiene maturino nel corso entrate che si ritiene spettino sotto il profilo dell’esercizio (competenza economica e giuridico (competenza finanziaria delle entrate) temporale delle entrate). Il confine non è così netto come sul lato della spesa In caso di cessione di bene patrimoniale In caso di cessione di bene patrimoniale (immobilizzazione materiale, immateriale o (immobilizzazione materiale, immateriale o finanziaria) nel preventivo economico si finanziaria) nel preventivo finanziario si apposta apposta soltanto la previsione della la previsione dell’intero ammontare che si plusvalenza o della minusvalenze ritiene di incassare eventualmente da conseguirsi La flessibilità nel preventivo economico è La flessibilità nel preventivo finanziario è affidata agli spazi di gestione autonoma del affidata al fondo di riserva ed all’esistenza di un budget direzionale affidato a ciascun vincolo di spesa per capitolo dirigente ed alle modifiche del budget negli equilibri tra dirigenti Ai fini dell’equilibrio economico può Ai fini dell’equilibrio finanziario concorre, in concorrere l’avanzo economico dell’esercizio tutto o in parte, l’avanzo di amministrazione o quello patrimonializzato degli esercizi precedenti In caso di disavanzo economico, l’impatto è In caso di disavanzo di amministrazione, nella sulla diminuzione patrimoniale dell’ente, logica finanziaria è necessario dare copertura senza conseguenze sulle previsioni immediata allo stesso dell’esercizio successivo 19 2. AZIONI PROPEDEUTICHE ALL’ENTRATA IN VIGORE DEL NUOVO REGOLAMENTO 1. Considerazioni generali Il D.P.R., 2 novembre 2005, n. 254, recita all’articolo 2, comma 2, “Il preventivo di cui all’articolo 6 è redatto sulla base della programmazione degli oneri e della prudenziale valutazione dei proventi e secondo il principio del pareggio che è conseguito anche mediante l’utilizzo degli avanzi patrimonializzati risultanti dall’ultimo bilancio di esercizio approvato e di quello economico che si prevede prudenzialmente di conseguire alla fine dell’esercizio precedente a quello di riferimento del preventivo”. Dall’esame del modello A) si evince che la quantificazione degli oneri e dei proventi dell’anno t deve essere preceduta da quella relativa all’anno precedente e ciò, pertanto, si traduce in un anticipata stesura del conto economico e dello stato patrimoniale al 31.12.t-1 e alla conseguente determinazione del patrimonio netto alla stessa data. La predisposizione nell’anno 2006 del rendiconto finanziario secondo il D.m. 287/97 e la scomparsa contestuale dell’avanzo di amministrazione a partire dall’anno 2007, obbliga la Camera di commercio a verificare, fin da subito, la situazione debitoria e creditoria reale con particolare riferimento sia a quelle partite già presenti nei conti d’ordine al 31.12.2005 (in qualità di residui attivi e passivi iscritti nella situazione generale amministrativa del conto consuntivo dell’anno 2005), sia a quelle poste di impegno e accertamento finanziario relative all’anno 2006 che si ritiene al momento della redazione del preventivo economico possano non tradursi in oneri e proventi alla fine dell’esercizio t-1. La previsione , infatti, di residui attivi e passivi alla data del 31.12.2006 (con iscrizione del loro ammontare tra i conti d’ordine dello stato patrimoniale) determina l’esigenza di iscrivere, in sede di stesura del preventivo economico 2007, gli oneri e proventi che, in relazione ai provvedimenti di impegno e agli atti di accertamento emanati nell’anno 2006 e negli esercizi precedenti, si presume possano tradursi in servizi resi o effettuati nel corso del 2007 (o nella restante parte dell’esercizio 2006 con evidente impatto sulla colonna di pre-consuntivo). 20 L’attenta valutazione dei residui e del momento della loro manifestazione economica ( verifica che, come illustreremo più avanti, deve estendersi, a quelli che si intendono eliminare con il rendiconto finanziario 2006) costituisce un momento importante in sede di prima applicazione del D.p.r. 254/05 proprio per quelli effetti sull’avanzo/ disavanzo economico 2007 (e su quello presunto al 31.12.2006) richiamati in sede di esposizione del principio di economicità e del suo rapporto con il concetto di pareggio economico di cui all’articolo 3. Sempre in questa prima fase di applicazione, la predisposizione del preventivo economico, oltre ai criteri per l’individuazione dei singoli valori di provento/onere, potrebbe, su un livello più generale, trovare un valido riferimento nella valutazione di quanto rilevato, in questi ultimi anni di contabilità integrata (finanziaria ed economica) dai dati di bilancio con particolare riguardo ai seguenti due indicatori: a. TOTALE SPESE IMPEGNATE ≤1 TOTALE STANZIAMENTO DI INIZIO ANNO Tale rapporto fornisce una idea sulla reale capacità di programmazione della Camera. Un valore ottimale, quanto più prossimo all’uno, indicherebbe infatti che l’impegnato dell’anno coincide con lo stanziato. Quanto più ci si allontana dal valore ottimale dell’indicatore, tanto più questo sta ad indicare una inadeguatezza del processo di previsione della Camera. b. TOTALE LIQUIDATO DI COMPETENZA ≤1 TOTALE IMPEGNATO DI COMPETENZA Tale rapporto fornisce una idea sulla reale capacità di spendere in conto competenza. Un valore ottimale, quanto più prossimo all’uno, indicherebbe infatti che la Camera ha impegnato e realizzato quanto previsto e che quindi l’impegnato si è tramutato in costo. 21 La lettura congiunta dei due indicatori dà la misura di quanto la Camera sia in grado di programmare bene, coerentemente alla sua capacità di realizzazione e compatibilmente ai vincoli esogeni. Quanto più gli indicatori si allontanano dal valore ottimale, tanto più è marcata la distanza tra il processo di programmazione strategica (degli organi politici) e quello di rilevazione economico-finanziaria di utilizzo delle risorse (da parte del management camerale ) che, di fatto, viaggiano su due piani paralleli e indipendenti. Inoltre, l’analisi della distribuzione stagionale degli impegni di spesa nei diversi periodi dell’anno (ad esempio, mensile) consente di verificare se è prassi, nella propria Camera, impegnare gran parte dello stanziato ancora libero a fine anno, senza che questo si traduca nei mesi immediatamente successivi in un vero costo. Tornando a focalizzarci sul tema dei residui attivi e passivi, per gestire correttamente tale fase di transizione, si suggerisce di adottare la seguente procedura: 2. Analisi dei residui Attivi e Passivi ancora presenti nei conti d’ordine al 31/12/2005. Questa attività va realizzata entro ottobre 2006 e comunque prima della stesura del preventivo economico. I residui attivi e passivi, ripartiti per responsabile (Giunta, Segretario Generale e dirigenti), dovranno essere da questi analizzati per stabilire se: RESIDUI ATTIVI ANNI PRECEDENTI AL 2006 a) saranno eliminati in sede di bilancio finanziario 2006 (delibera di riaccertamento ai sensi dell’articolo 18, comma 4 del D.m. 287/97); b) si trasformeranno in un ricavo entro il 31-12-2006 (andranno inseriti nella colonna di preconsuntivo del modello A); c) si trasformeranno in ricavo nel corso dell’anno 2007 (andranno inseriti nel preventivo economico dell’anno 2007); 22 d) si trasformeranno in ricavo dopo l’anno 2007 (per essere inseriti nei preventivi economici degli anni successivi al 2007) RESIDUI PASSIVI ANNI PRECEDENTI AL 2006 Per quanto riguarda i residui passivi occorre distinguere tra residui che derivano dalla gestione corrente (che seguono le procedure previste per i residui attivi) e residui che derivano dalla gestione in conto capitale. Se infatti dal punto di vista finanziario tra le due tipologie non esiste alcuna differenza, dal punto di vista economico, nel secondo caso, ci si trova di fronte a veri e propri investimenti, ed il trattamento deve essere in parte diverso. Vediamo nel dettaglio la procedura da seguire in entrambi i casi: Residui passivi derivanti da gestione corrente: a) saranno eliminati in sede di bilancio finanziario 2006 (delibera di riaccertamento ai sensi dell’articolo 18, comma 4 del D.m. 287/97); b) si trasformeranno in un costo entro il 31-12-2006 (andranno inseriti nella colonna di preconsuntivo del modello A); c) si trasformeranno in costo nel corso dell’anno 2007 (andranno inseriti nel preventivo economico dell’anno 2007); d) si trasformeranno in costo dopo l’anno 2007 (andranno inseriti nei preventivi economici degli anni successivi al 2007). I risultati dell’analisi, su proposta del dirigente responsabile, saranno contenuti in un provvedimento di Giunta il cui contenuto potrà contenere una classificazione dei residui come segue: - residui da considerare costi e ricavi in quanto le rispettive attività si realizzeranno entro il 31-12-2006; - residui da riprogrammare nel preventivo economico 2007, in quanto si potranno tradurre in costi e ricavi nel corso del 2007; 23 - residui da cancellare in quanto non si trasformeranno certamente in costi e ricavi neanche nel corso del 2007 (da proporre per l’eliminazione in sede di riaccertamento da effettuare ai sensi dell’articolo 18, comma 4 del D.m. 287/97) Residui passivi derivanti da gestione in conto capitale: Per i residui passivi delle spese in conto capitale, fermo restando la possibilità di valutare, anche per essi, la loro eliminazione in sede di rendiconto finanziario 2006, occorre invece tener conto che, con il modello A), gli investimenti sono inseriti in un’apposita sezione (Piano degli investimenti) e gravano sui costi previsti per l’esercizio 2007 in quota parte (Ammortamenti). Pertanto, per le suddette partire occorre verificare che: a) si trasformeranno in investimento entro il 31-12-2006 (vanno inseriti nella sezione del “Piano degli Investimenti del modello A) sotto la colonna “Pre-consuntivo al 31.12.2006” e per le quote di ammortamento di riferimento nella stessa colonna di pre-consuntivo 2006 e in quella di preventivo 2007; b) si trasformeranno in investimento nel corso del 2007 (Vanno inseriti per l’importo che si prevede di spendere nella sezione del “Piano degli investimenti” del preventivo economico dell’anno 2007 e per la quota di ammortamento corrispondente, all’interno dell’apposita voce 9) del modello A) I residui passivi della gestione in conto capitale dovranno essere inseriti nello stesso provvedimento di Giunta sopra indicato secondo le specifiche appena descritte 3. Analisi degli impegni/accertamenti assunti nel corso del 2006. Anche per gli impegni di spesa e per gli accertamenti di entrata assunti nel corso del 2006 e che ancora non si sono trasformati in residui, è necessario procedere ad attenta analisi. I responsabili degli accertamenti e degli impegni dovranno pertanto stabilire se: ACCERTAMENTI 2006 24 a) si trasformeranno in un ricavo entro il 31-12-2006 (andranno inseriti nella colonna di preconsuntivo del modello A); b) si trasformeranno in ricavo nel corso dell’anno 2007 (vanno inseriti nel preventivo economico dell’anno 2007); c) si trasformeranno in ricavo dopo l’anno 2007 (andranno inseriti nei preventivi economici degli anni successivi al 2007) IMPEGNI 2006 a) si trasformeranno in un costo entro il 31-12-2006 (andranno inseriti nella colonna di preconsuntivo del modello A); b) si trasformeranno in costo nel corso dell’anno 2007 (vanno inseriti nel preventivo economico 2007); c) si trasformeranno in costi dopo l’anno 2007 (andranno inseriti nei preventivi economici degli anni successivi al 2007) Anche i risultati dell’analisi sugli impegni e sugli accertamenti dell’anno 2006, su proposta del dirigente responsabile, saranno contenuti in un provvedimento di Giunta il cui contenuto potrà contenere una classificazione di detti accertamenti e impegni come segue: - accertamenti/impegni da considerare costi e ricavi in quanto le rispettive attività si realizzeranno entro il 31-12-2006; - accertamenti/impegni da riprogrammare nel preventivo economico 2007, in quanto si potranno tradurre in costi e ricavi nel corso del 2007; - accertamenti/impegni da cancellare in quanto non si trasformeranno certamente in costi e ricavi neanche nel corso del 2007 (minori entrate ed economie di spesa del bilancio finanziario 2006). 4. Analisi degli stanziamenti non impegnati/accertati al 31/10/T (2006). Ancora una volta, dato l’elenco degli stanziamenti non impegnati/accertati esistenti nel preventivo 2006, il Segretario Generale ed i dirigenti procedono con l’analisi al fine di determinare se e per quali capitoli di entrata/uscita vi sono delle risorse disponibili (stanziamento) non impegnate. Per tali risorse, è opportuno che gli accertamenti e gli impegni 25 corrispondenti siano assunti dai dirigenti, o dalla Giunta se si è certi che si trasformeranno in un ricavo o in un costo entro il 31-12-2006. Per quelle attività programmate nel 2006 che però si ha la verosimile certezza che non si realizzeranno entro il 31-12-2006 ma che si intendono realizzare nel corso del 2007, è opportuno procedere con la previsione dei rispettivi costi e ricavi da allocare nel preventivo economico 2007. 5. La definizione di costo per gli interventi promozionali Gli intervenenti promozionali della Camera di commercio possono essere articolati in due principali fattispecie: - interventi diretti, vale a dire le iniziative promozionali direttamente realizzate dalla Camera con la propria struttura; - interventi indiretti, vale a dire le iniziative realizzate da terzi (associazioni di categoria, enti pubblici etc.), per le quali la Camera prevede l’erogazione di un contributo economico. Per quanto riguarda gli interventi diretti possono a loro volta essere distinti in due macro categorie: a) contributi economici alle imprese, per erogare i quali le Camere di Commercio predispongono specifici bandi, nell’ambito dei quali vengono definiti i requisiti per accedere ai contributi. In questo caso per individuare la competenza economica, è necessario stabilire un criterio univoco in grado di identificare il momento di manifestazione del costo. Tale momento si può assumere che coincida, per le richieste pervenute entro la fine dell’esercizio, con la formale verifica, da parte del dirigente competente, del possesso dei requisiti previsti dal bando da parte dell’impresa candidata per accedere al contributo. Nella fase transitoria, per determinare il costo relativo all’anno 2006, occorre prevedere pertanto (secondo criteri prudenziali), quale importo da iscrivere alla colonna “Pre-consuntivo alla data del 31.12.2006” (sull’ammontare del plafond impegnato originariamente), i contributi erogati, quelli per i quali si è conclusa la fase di liquidazione amministrativo-contabile (articolo 15, comma 2, del D.p.r. 254/05), nonchè il valore corrispondente alle richieste di erogazione di contributo pervenute per le quali l’ufficio competente ha già provveduto ad accertare la presenza dei requisiti per l’ammissione mediante formale atto di liquidazione (“liquidazione 26 tecnica” ai sensi dell’articolo 15, comma 1, del D.p.r. 254/05); richieste che termineranno il loro iter amministrativo nel corso del 2007. Il saldo tra l’impegno di spesa assunto inizialmente e il costo come sopra rilevato al 31/12/2006, va conseguentemente riprogrammato nel budget 2007 (inserito sotto la voce “Interventi economici” ) e, al fine di evitare l’iscrizione di un residuo passivo a fine esercizio, occorre altresì disporre un provvedimento di eliminazione di detta differenza dal bilancio finanziario 2006. Analogamente, il criterio appena descritto per la rilevazione del costo alla voce “Interventi economici” dovrà essere seguito, a partire dall’esercizio 2007, all’interno delle somme utilizzate (nell’ambito dell’ammontare del finanziamento previsto) in sede di gestione del budget direzionale, ai sensi dell’articolo 13, commi 2 e 3 del D.p.r. 254/05. A regime, appare opportuno regolamentare l’erogazione di contributi alle imprese, sulla base di bandi, definendo una scadenza per la presentazione delle domande di accesso al contributo, che sia compatibile con i tempi del nuovo processo di programmazione (ad esempio se il bando scadesse a giugno, la Camera avrebbe tempo fino alle fine del mese di settembre per valutare le domande, verificare i requisiti e determinare l’esatto ammontare delle risorse che si tradurranno in costo entro la fine dell’anno). b) le iniziative promozionali (ad es. l’organizzazione di un evento fieristico, l’organizzazione di un business tour, corsi di formazione etc.) per la realizzazione delle quali la Camera può avere bisogno di acquistare sul mercato una serie di beni, servizi e prestazioni (spazi espositivi, pubblicità, consulenze etc). In questo caso per individuare la competenza economica di bilancio a cui associare il contributo economico è sufficiente considerare come data discriminante il momento di realizzazione della specifica iniziativa promozionale. Nel caso di iniziative programmate per i primi giorni di un nuovo esercizio economico (prime due-tre settimane di gennaio) va considerato che alcune prestazioni potrebbero effettivamente essere di competenza dell’esercizio precedente e quindi andrebbero correttamente imputate a quell’esercizio (ad es. i costi relativi all’allestimento di una sala mostre potrebbero essere stati già sostenuti nel mese di dicembre). In questi 27 casi, una parte del costo totale dell’iniziativa va programmata nell’ambito dell’anno t e il saldo va previsto nell’ambito del budget dell’anno t+1. Per quanto riguarda gli interventi indiretti, va assunto come fattore discriminante al fine di determinare la competenza economica, la data di realizzazione dell’evento così come programmato dal soggetto organizzatore che fruisce del contributo camerale. In tutti i casi è opportuno ricordare che non è né la data della fattura del fornitore, né il momento della liquidazione che determina la competenza economica: si potranno, infatti, ricevere fatture nei primi mesi di un nuovo esercizio la cui competenza economica, però, è da attribuire all’esercizio precedente. In tutti questi casi è fondamentale avere il preciso elenco dei creditori, e l’esatto valore dell’ammontare del debito per ciascuno di essi, con riferimento ad una data iniziativa. Spesso, nel caso degli interventi indiretti, è difficoltoso determinare con esattezza l’ammontare del debito da parte della Camera, in quanto il contributo al soggetto realizzatore dell’intervento viene erogato sulla base di giustificativi di spesa. In questi casi si assume come valore del debito l’intero stanziamento previsto in fase di delibera o di atto di utilizzo del budget (accantonando il tetto massimo di spesa prevista alla voce 9d) del conto economico “Accantonamenti fondo rischi e oneri”), riservandosi di rilevare eventuali sopravvenienze attive in fase di rendicontazione, qualora i giustificativi non dovessero assorbire per intero lo stanziamento iniziale. 28 3. METODOLOGIE DI ANALISI PATRIMONIALE Nell’ambito dell’art. 7 del Nuovo regolamento di contabilità si stabilisce che “ La relazione al preventivo, predisposta dalla giunta, reca informazioni sugli importi contenuti nelle voci di provento, di onere e del piano degli investimenti di cui all’allegato A (...). La relazione evidenzia le fonti di copertura degli investimenti di cui all’allegato A e l’eventuale assunzione di mutui.” Il dettato regolamentare relativo all’articolo di cui sopra, implica che le scelte riguardanti gli investimenti siano supportate da opportune valutazioni in merito alla capacità della Camera di garantire la copertura degli investimenti stessi tramite l’utilizzo di fonti interne (“disinvestimento di una parte dell’attivo immobilizzato o “cash flow operativo” generato dalla gestione corrente) o ricorrendo al mercato del credito (mutui) verificando, in questo caso, l’entità degli oneri finanziari da far gravare nei conti economici d’esercizio, per tutta la durata dell’indebitamento. A tale scopo è stata predisposta una metodologia di analisi che supporti la Camera nelle scelte di investimento. Tale metodologia che si basa su analisi di bilancio ha l’obiettivo, altresì, di individuare quel livello di disavanzo economico da determinare in sede di redazione del preventivo economico che si ritiene sostenibile (anche tenendo conto delle scelte di investimento da effettuare) in relazione alla propria struttura patrimoniale. Gli aspetti che vengono analizzati sono in particolare i seguenti: - la solidità patrimoniale della Camera, al fine di stimare la possibilità di finanziare l’investimento utilizzando eventuali fonti non impiegate; - la liquidità della Camera, al fine di evidenziare l’opportunità di sostenere l’investimento con i cash flow che la stessa Camera è in grado di generare. Scheda COMPOSIZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE Attività 29 a) Attivo fisso o immobilizzazioni: - Immobilizzazioni materiali (valore storico – fondo ammortamento) - Immobilizzazioni immateriali (valore storico – fondo ammortamento) - Immobilizzazioni finanziarie (valore storico – fondo svalutazione) b) Attivo circolante o attività correnti: - Magazzino - Crediti a breve (liquidità differita) - Disponibilità liquide Passività a) Mezzi propri - Patrimonio netto b) Passività consolidate - Debiti di finanziamento a medio-lungo - Debiti TFR - quiescienza c) Passività correnti - Debiti di finanziamento a breve - Debiti a breve termine - Fondi per rischi e oneri L’ANALISI DI SOLIDITA’ PATRIMONIALE Tale tipo di analisi ha lo scopo di evidenziare, tramite l’esame delle voci dello Stato patrimoniale, la composizione e quindi il grado di solidità del patrimonio della Camera. Tra impieghi (attivo) e fonti (passivo) dello stato patrimoniale dovrebbe infatti esistere una correlazione logica tale per cui il tempo di scadenza delle fonti dovrebbe coincidere con quello di scadenza degli impieghi. In altre parole gli impieghi pluriennali, o attivo fisso, dovrebbero essere alimentati da fonti di finanziamento pluriennali (passivo permanente), così come gli impieghi correnti (attivo circolante) dovrebbero essere alimentati da fonti di finanziamento a breve termine (passivo corrente). Graficamente il concetto sopra espresso può essere rappresentato nella seguente maniera: 30 Una situazione come quella rappresentata nel grafico è però solo teorica. Nella realtà infatti non esiste mai un equilibrio perfetto tra fonti e impieghi di lungo termine e di breve termine. Quasi sempre accade che i mezzi propri ed il passivo consolidato finanziano anche una parte dell’attivo circolante oppure che non lo finanzino del tutto. A questo proposito, un concetto interessante che aiuta nell’analisi dello stato patrimoniale è quello del margine di struttura. Il margine di struttura è dato dalla differenza tra Ms = (Patrimonio Netto + Passività Consolidate) – (Attivo Fisso) Un margine di struttura positivo, graficamente rappresentabile come nella figura che segue, indica, dal punto di vista speculare, una situazione strutturale ottima dal punto di vista del rapporto (superiore a 1) tra Attivo circolante/Passivo corrente che garantisce la copertura degli investimenti. 31 Una struttura patrimoniale così rappresentata appare solida e il finanziamento dell’investimento (attivo fisso) con mezzi propri (in larga parte il patrimonio netto prodotto, talora, anche da risultati economici positivi delle gestioni precedenti) determina una variazione della composizione dell’attivo andando ad aumentare da un lato l’attivo fisso e riducendo dall’altro l’attivo circolante. Diversamente, nel caso in cui l’investimento effettuato viene finanziato attraverso un corrispondente disinvestimento di un’altra immobilizzazione (per acquistare la sede, decido di cedere una quota di partecipazione in una società), la struttura patrimoniale non subisce alcun effetto (neanche all’interno della composizione dell’attivo avendo operato all’interno della sezione dell’attivo fisso). Va detto, comunque, che un margine positivo determinato da un attivo fisso finanziato sia con mezzi propri (patrimonio netto) che con passività consolidate è da preferirsi ad un margine positivo in cui l’attivo fisso è finanziato solo con passività consolidate. Il primo caso, infatti, mette in evidenza una maggiore solidità patrimoniale mentre nel secondo caso si tratta di finanziamento tramite capitale di credito, con effetti sfavorevoli sull’autonomia finanziaria dell’ente ( e con oneri finanziari che incidono negativamente sull’utile netto di esercizio). 32 Un margine di struttura negativo, può invece essere rappresentato nella seguente maniera: La composizione del margine di struttura è rappresentabile anche tramite il cosiddetto Quoziente di struttura. 1< Qs = (Patrimonio Netto + Passività consolidate) / Attivo fisso ≥ 1 Per quanto riguarda il segno del quoziente valgono le stesse considerazioni fatte per il margine di struttura. Un valore del quoziente maggiore di uno è da preferirsi ad un valore negativo o inferiore ad uno, in quanto implica la capacità di auto-finanziamento. Se il margine di struttura evidenzia la correlazione tra impieghi di lungo periodo e fonti di finanziamento, analogamente il margine di tesoreria riguarda la correlazione tra attivo circolante e le sue fonti di finanziamento. Si può fare riferimento a due differenti versioni del margine, ma la più utilizzata viene proposta di seguito: margine di tesoreria = (Liquidità immediata + Liquidità Differita) – (Passività Correnti) Un margine di tesoreria positivo indica che le liquidità superano le passività. 33 Un margine di tesoreria positivo, nonostante sia da preferirsi ad uno negativo, non assicura comunque per forza la liquidità dell’ente a causa della possibile asincronia tra le scadenze dei crediti e dei debiti. Esso è quindi condizione necessaria ma non sufficiente a garantire l’esistenza di una liquidità a breve termine. Anche al margine di tesoreria può essere affiancato un quoziente che aiuti nell’analisi di liquidità. Si conoscono due versioni del quoziente di tesoreria: 1. quoziente primario di tesoreria o “real time ratio”: dato dal rapporto: Qt = Liquidità immediata / Passività correnti 34 Esprime la capacità immediata dell’ente di far fronte a passività correnti. 2. quoziente secondario di tesoreria o “quick ratio”: dato dal rapporto Qt = (Liquidità immediata + Liquidità differita) / Passività correnti Esprime la capacità dell’ente di far fronte alle passività correnti con la liquidità disponibile. Anche in questo caso un quoziente maggiore di uno è preferibile ma non assicura necessariamente la liquidità di breve termine a meno che non ci sia sincronia temporale tra entrate ed uscite. L’analisi per indici e margini è particolarmente utilizzata per fornire indicazioni di primo orientamento sulla struttura patrimoniale, finanziaria, sulle condizioni di liquidità e di efficienza economica dell’ente. D’altra parte è da sottolineare che i risultati che ne emergono devono essere adeguatamente interpretati, tenendo conto di alcune considerazioni: - gli indici si riferiscono tipicamente ad uno specifico istante della vita della Camera e quindi non ne colgono assolutamente la dinamica; - l’analisi tramite indici fornisce risultati significativi solo grazie ad un confronto spaziotemporale; - per gli indici non esistono dei valori ideali;. L’utilizzo di tale tecnica di analisi risulta quindi di particolare utilità come indagine complementare. Se il margine di tesoreria evidenzia la capacità di generare liquidità nel breve periodo, l’accostamento ad una analisi dei cash flow risulta particolarmente utile, specie nel caso in cui la Camera: - non sia in grado di garantire la copertura degli investimenti con mezzi propri e debba quindi ricorrere a capitale di credito. In tal caso è importante l’analisi della consistenza dei cash-flow prospettici anche per valutare la capacità di indebitamento della Camera cioè la possibilità di sostenere l’investimento e di restituire il prestito senza intaccare il patrimonio netto; 35 - sia in grado di garantire la copertura dell’investimento con mezzi propri ma voglia comunque valutarne l’impatto su alcune grandezze come ad esempio l’utile di esercizio. La scelta tra mezzi propri e capitale di credito dipende infatti dalla capacità della Camera di valutare l’impatto sull’economicità, a maggior ragione per il capitale di credito che comporta la formazione di oneri finanziari. ANALISI DELLA CONSISTENZA DEI CASH FLOW Da un punto di vista generale i flussi di cassa rappresentano le movimentazioni monetarie, in entrata ed in uscita, relative a una certa operazione finanziaria.. In analisi di bilancio, il flusso di cassa è rappresentato dall’utile netto (avanzo economico di esercizio) a cui si vanno ad aggiungere e/o sottrarre specifiche voci del Conto economico e dello stato patrimoniale. Procedendo per gradi vediamo innanzi tutto da cosa è determinato l’utile netto (o avanzo economico di esercizio). Nell’esempio che segue si riporta un conto economico scalare esemplificativo, in cui l’utile netto è dato dai ricavi al netto dei costi operativi, a cui si aggiungono eventuali proventi finanziari e straordinari e si sottraggono eventuali oneri finanziari e straordinari. L’esempio serve in particolare a spiegare l’incidenza degli ammortamenti e degli oneri finanziari sull’utile netto, in quanto sono queste le voci di cui si deve tener conto nell’affrontare una scelta di investimento. Gli ammortamenti, infatti, rappresentano la frazione annuale di un costo legato all’acquisizione di un bene, in realtà sostenuto in un’unica tranche all’anno zero, che viene ripartito su più anni. Il conto economico dovrà pertanto comprendere, tra i costi operativi, la quota di ammortamento di competenza dell’esercizio di riferimento. Supponiamo ad esempio che nell’anno N la quota di ammortamento complessiva sia pari a 30 (ipotizzando che i precedenti ammortamenti continuino a vivere) e che nell’anno N+1 si decida di acquistare un impianto per un importo totale di 25. I principi contabili dettati dal Codice civile evidenziano come gli “impianti e macchinari” siano ammortizzabili in 5 anni, per cui la quota di competenza 36 dell’esercizio sarà data da 25/5=5. La nuova quota di ammortamento complessiva sarà quindi pari 30+5=35 e, in quanto costo, l’ammortamento incide negativamente sull’utile netto. Supponiamo ora che nell’anno N+1 la Camera decida di assumere anche un mutuo di importo pari a 100, da rimborsare in 10 anni al tasso di interesse del 6%. Gli oneri finanziari relativi al primo anno di assunzione del mutuo saranno pari a (100*0,06)=6. Nell’anno N+2 gli oneri finanziari ammonteranno invece a (100-10)*0,06=5,4 in quanto una quota di capitale, pari a 10, è stata nel frattempo restituita. Anche gli oneri finanziari, come si può notare nel prospetto in basso, riducono l’utile netto. N RICAVI COSTI OPERATIVI - Costi del personale - Ammortamenti .... MARGINE OPERATIVO + Proventi finanziari - Oneri finanziari UTILE LORDO + Proventi straordinari - Oneri straordinari - Imposte UTILE NETTO N+1 N+2 100,00 - 70,00 - 40,00 - 30,00 100,00 - 75,00 - 40,00 - 35,00 30,00 30,00 30,00 25,00 6,00 19,00 19,00 - 100,00 - 75,00 - 40,00 - 35,00 25,00 5,4 19,60 19,60 Vediamo ora come si determina un flusso di cassa secondo il metodo sintetico previsto dalla disciplina aziendale. Il punto di partenza è dato dall’utile netto (nel caso delle Camere di commercio avanzo economico) determinato nel Conto economico. A questo si vanno ad aggiungere o sottrarre: + Ammortamenti [ t ] + Crediti di funzionamento iniziali [ t-1 ] - Crediti di funzionamento finali [ t ] + Ratei e risconti attivi iniziali [ t-1 ] - Ratei e risconti attivi finali [ t ] La quota di ammortamento è già stata sottratta in fase di determinazione dell'Utile netto all'interno del conto economico. L'ammortamento rappresenta un costo che solo a fini fiscali e civili viene ripartito negli anni ma in realtà viene sostenuto, completamente al momento dell'acquisto. L'importo relativo alla quota di ammortamento è pertanto disponibile nella cassa dell’esercizio di riferimento e contribuisce positivamente alla determinazione del flusso di cassa di esercizio. Un aumento dei crediti incide negativamente sul flusso di cassa poiché sottrae disponibilità monetarie, mentre una riduzione determina una variazione positiva del cash flow Un aumento dei ratei e risconti attivi incide negativamente sul flusso di cassa poiché sottrae disponibilità monetarie, mentre una riduzione determina una variazione positiva del cash flow 37 + Prestiti ed anticipazioni attive [ t-1 ] - Prestiti ed anticipazioni attive [ t ] - Debiti di funzionamento iniziali [ t-1 ] + Debiti di funzionamento finali [ t ] - Ratei e risconti passivi iniziali [ t-1 ] + Ratei e risconti passivi finali [ t ] - Fondo TFR [ t-1 ] + Fondo TFR [ t ] - Fondo rischi e oneri iniziali [ t-1 ] + Fondo rischi e oneri finali [ t ] = Flusso di cassa operativo [ t ] - Investimenti + Disinvestimenti - Debiti di finanziamento iniziali [ t-1 ] + Debiti di finanziamento finali [ t ] Flusso cassa Un aumento dei prestiti e anticipazioni attive incide negativamente sul flusso di cassa poiché sottrae disponibilità monetarie, mentre una riduzione determina una variazione positiva del cash flow Un aumento dei debiti incide positivamente sul flusso di cassa poiché aggiunge disponibilità monetarie, mentre una riduzione determina una variazione negativa del cash flow Un aumento dei ratei e risconti passivi incide positivamente sul flusso di cassa poiché aggiunge disponibilità monetarie, mentre una riduzione determina una variazione negativa del cash flow Un aumento della consistenza del fondo TFR incide positivamente sul flusso di cassa poiché aggiunge disponibilità monetarie, mentre una riduzione determina una variazione negativa del cash flow Un aumento della consistenza del fondo rischi e oneri incide positivamente sul flusso di cassa poiché aggiunge disponibilità monetarie, mentre una riduzione determina una variazione negativa del cash flow Gli investimenti comportano esborsi di denaro ed incidono pertanto in maniera negativa sul flusso di cassa I disinvestimenti comportano entrate di denaro ed incidono pertanto in maniera positiva sul flusso di cassa Un incremento dei debiti di finanziamento incide positivamente sulle disponibilità monetarie mentre una loro riduzione determina un'incidenza negativa sul flusso di cassa. Va comunque ricordato che i debiti di finanziamento producono oneri finanziari (interessi passivi) che si vanno a sottrarre ai ricavi nella determinazione dell'utile netto. Nel caso in cui la Camera voglia affrontare un investimento di una certa entità (acquisto immobile o partecipazione azionaria), l’analisi dei cash flow dovrebbe riguardare più anni (almeno l’intero arco temporale dell’investimento). L’andamento storico dei cash flow passati dovrebbe inoltre essere di supporto alla determinazione dei cash flow da prevedere in futuro evitando di utilizzare dati di anni “particolari”, vale a dire di anni in cui si sono verificate condizioni tali da determinare effetti straordinari sulle disponibilità liquide. L’analisi dei flussi di cassa dovrebbe aiutare ad evidenziare l’effettiva capacità, da parte della Camera, di finanziare un investimento senza che si renda necessario intaccare il patrimonio netto. Proviamo a fare un esempio pratico e supponiamo che la Camera voglia acquistare, al 1 gennaio dell’anno N un immobile di importo pari a euro 9.900.000,00. La quota di ammortamento sarà pari a 9.900.000/33=€ 300.000 (gli immobili sono ammortizzabili in 33 anni.) che si andranno a sommare alla quota dell’anno N. Proviamo ad immaginare diversi scenari: 38 CASO 1: Copertura mediante la cassa La Camera non solo è in grado di sostenere l’investimento ricorrendo completamente a mezzi propri, ma può addirittura farvi fronte ricorrendo esclusivamente alla cassa. L’analisi dei flussi di cassa attualizzati evidenzia infatti come, a partire dal sesto anno, a condizione di produrre un utile medio pari a 500.000 euro (tenendo presente che, trattandosi di una previsione il valore è solo indicativo), il saldo, determinato dalla differenza tra il flusso di cassa del primo anno (che tiene quindi conto dell’esborso di capitale iniziale) ed i flussi di cassa degli anni successivi, ritorni positivo. Prima di andare avanti è forse utile accennare al concetto di flusso di cassa attualizzato. L’analisi dei flussi di cassa muove dal concetto di Valore Attuale, come quella grandezza in grado di incorporare in sé stessa valori prospettici. Grazie al meccanismo dell'attualizzazione il valore dei flussi di cassa che si generano nel futuro vengono calcolati come se fossero disponibili oggi. Per comodità utilizziamo il tasso di inflazione che, moltiplicato al capitale (flusso di cassa generato dalla Camera) ci dice quanto un flusso di cassa generato nel futuro vale nel presente. Il saldo sarà quindi determinato dal flusso di cassa del primo anno meno i flussi di cassa attualizzati prodotti negli anni successivi. S = (-FC) - (FCn+1) – (FC n+2) – (FC n+3) - ... – (FC n+n) Il momento in cui il saldo torna ad essere positivo rappresenta l’anno di “break-even” Nel caso appena presentato l’anno di break even è costituito dal sesto anno, a partire dal quale il saldo torna ad essere positivo. 39 Saldo dei flussi di ca ssa attualizza ti € 6.000.000,00 5.155.866,37 4.000.000,00 3.512.614,09 2.000.000,00 1.901.582,44 322.139,65 0,00 N N+1 N+2 N+3 N+4 N+5 N+6 -1.226.333,68 -2.000.000,00 -2.744.444,78 -4.000.000,00 -4.232.789,00 -5.691.950,00 -6.000.000,00 -7.122.500,00 -8.000.000,00 -8.525.000,00 -10.000.000,00 ANNI 40 N+7 N+8 N+9 41 CASO 2: Copertura mediante la cassa + disinvestimento La Camera è in grado di sostenere l’investimento ricorrendo completamente a mezzi propri, ma non solo tramite l’utilizzo della cassa. Essa decide quindi, nel terzo anno, di disinvestire un immobile del valore ad esempio di euro 3.000.000. L’analisi dei flussi di cassa attualizzati evidenzia come l’anno di “break-even” sia il quarto, a condizione, ancora una volta, che venga prodotto un utile pari a euro 500.000. Saldo dei flussi di ca ssa attua lizzati € 10.000.000,00 8.339.490,37 8.000.000,00 6.696.238,09 6.000.000,00 5.085.206,44 4.000.000,00 3.505.763,65 2.000.000,00 1.957.290,32 439.179,22 0,00 N N+1 N+2 N+3-1.049.165,00 N+4 N+5 -2.000.000,00 -4.000.000,00 -5.691.950,00 -6.000.000,00 -7.122.500,00 -8.000.000,00 -8.525.000,00 -10.000.000,00 ANNI 42 N+6 N+7 N+8 N+9 43 CASO 3: Copertura mediante la cassa + assunzione di un mutuo La Camera non è completamente in grado di sostenere l’investimento ricorrendo a mezzi propri in quanto le disponibilità di cassa non sono sufficienti. Tuttavia, l’analisi dei flussi di cassa attualizzati evidenzia come un mutuo di euro 3.000.000, ad un tasso di interesse del 6% da rimborsare in 10 anni risulti comunque sostenibile. Infatti, non solo il patrimonio netto non viene intaccato, ma a partire dal sesto anno di investimento il saldo torna ad essere positivo. Sa ldo dei flussi di ca ssa a ttualizzati € 6.000.000,00 4.000.000,00 4.016.201,17 2.731.476,66 2.000.000,00 1.493.032,70 299.548,29 0,00 N N+1 N+2 N+3 N+4 N+5 N+6 -850.263,54 -1.957.656,59 -2.000.000,00 -3.023.852,26 -4.000.000,00 -4.050.040,40 -5.037.380,00 -6.000.000,00 -5.987.000,00 -8.000.000,00 ANNI 44 N+7 N+8 N+9 45 Se il mutuo e l’investimento fossero stati invece maggiori (vedi figura 4), nonostante la sostenibilità garantita da un saldo positivo a partire dal settimo anno di investimento, un indebitamento troppo pesante avrebbe inciso fortemente sull’utile netto determinando un disavanzo di gestione. Il grafico mostra infatti come fino al settimo anno venga prodotto un disavanzo di esercizio. Il capitale di credito, come già accennato, produce infatti oneri finanziari che vanno ad abbattere l’utile netto se non si è in grado di generare utili consistenti. Saldo dei flussi di cassa attua lizzati € 1.782.234,54 2.000.000 1.068.764,27 1.000.000 390.373,49 0 -140.000 - 122.000 -104.000 -86.000 -68.000 N N+1 N+2 N+3 N+4 -50.000 N+5 -865.545,36 -1.000.000 - 1.445.187,78 -1.993.980,89 -2.000.000 -2.512.911,60 -3.002.940,00 -3.000.000 - 3.465.000,00 -4.000.000 ANNI 46 -32.000 -254.039,17 N+6 - 14.000 4.000 22.000 N+7 N+8 N+9 47 Una soluzione per coprire il disavanzo e tornare in pareggio senza intaccare il patrimonio netto potrebbe essere rappresentata dal disinvestimento di eventuali immobilizzazioni disponibili a copertura del mutuo stesso. Il grafico mostra come a partire dal secondo anno il saldo torni positivo e si ricominci a produrre un avanzo a partire dal terzo anno a fronte di un mutuo per euro 10.000.000 ed un disinvestimento per euro 3.000.000. che consente di rimborsare, nell’anno N+2 una quota di capitale di prestito. Sa ldo dei flussi di ca ssa a ttualizzati € 4.000.000 3.389.584,32 3.000.000 2.460.997,39 2.000.000 1.571.707,92 1.000.000 720.531,84 0 N -140.000 76.000 -122.000 N+1 N+2 112.000 94.000 N+3 N+4 148.000 130.000 -93.683,59 N+5 N+6 -872.060,55 -1.000.000 -1.615.691,45 -2.000.000 -2.325.639,60 -3.000.000 -3.002.940,00 -3.465.000,00 -4.000.000 ANNI 48 166.000 N+7 184.000 N+8 202.000 N+9 49 4. IL PROGRAMMA PLURIENNALE IL PROGRAMMA PLURIENNALE L’articolo 4 del D.P.R., 2 novembre 2005, n. 254, stabilisce che “il consiglio determina gli indirizzi generali e approva il programma pluriennale, di norma per il periodo corrispondente alla durata del mandato, anche tenendo conto degli atti di programmazione degli enti territoriali, nonché delle risorse necessarie e dei risultati che si intendono conseguire”. COS’E’ IL PROGRAMMA PLURIENNALE Il programma pluriennale è il documento di indirizzo politico attraverso il quale gli Amministratori camerali stabiliscono per il periodo del loro mandato le priorità di intervento, gli obiettivi strategici, i risultati attesi e le risorse necessarie. Esso è predisposto ed approvato dagli Amministratori in occasione del rinnovo degli Organi (di norma, ogni 5 anni). Con i termini priorità di intervento si intende identificare gli ambiti strategici su cui l’Amministrazione intende focalizzare l’azione politica durante il proprio mandato. Tali priorità possono avere una valenza sia di innovazione e miglioramento dei servizi amministrativi alle imprese (e-government, automazione servizi, semplificazione delle procedure e accessibilità, avvio nuovi servizi, etc.), sia di promozione e sviluppo dell’economia locale e del territorio (internazionalizzazione, innovazione, valorizzazione delle produzioni tipiche, credito, investimenti in infrastrutture, etc.), sia di intervento in settori specifici in quanto ritenuti strategici per il territorio (turismo, meccanica di precisione, etc.). Con i termini obiettivi strategici si intende identificare i risultati specifici, ancorché generali, che l’Amministrazione intende produrre rispetto alle priorità di intervento identificate. Gli obiettivi, in quanto tali, devono comunque mantenere le loro caratteristiche fondamentali di specificità, di misurabilità e di realtà. Ad esempio, nell’ambito della priorità di intervento “turismo” l’obiettivo strategico può tradursi in “incrementare nel prossimo quinquennio del 10%, rispetto al PIL della provincia, il peso relativo delle attività produttive e dei servizi correlati al turismo”. Data la loro natura, tali obiettivi hanno valenza pluriennale e sono il risultato congiunto di molteplici iniziative che godono di stanziamenti a bilancio su più esercizi. Questo comporta che la Camera di Commercio si impegna nel prossimo quinquennio a realizzare tutta una serie di 50 iniziative specifiche mirate a conseguire tale obiettivo. Le singole iniziative che devono concorrere a conseguire tale obiettivo e i corrispondenti risultati operativi, tradotti in piani di azione annuali, saranno contenuti nel documento di pianificazione e programmazione annuale delle attività, ovverosia la Relazione Previsionale e Programmatica. Con i termini risultati attesi si intende esplicitare e quantificare, ad un livello di maggiore specificità, i risultati correlati con gli obiettivi strategici e le leve che si intendono agire per conseguirli. Riprendendo il precedente esempio, l’incremento del 10% nel quinquennio del peso del turismo nel PIL provinciale, può essere realizzato con i seguenti risultati attesi: incremento delle presenze (+20% nel prossimo triennio), riduzione della stagionalità (-15% prossimo triennio), incremento della permanenza media del turista in provincia (+ 30%), etc.. Con i termini risorse necessarie si intende definire le cornici economiche di riferimento (costi e investimenti) previste nel quinquennio per la realizzazione del programma di attività e di iniziative a supporto di ciascun obiettivo strategico. Tali risorse sono determinate in relazione alla valutazione della capacità economico-patrimoniale, della capacità finanziaria della Camera e, quindi, della determinazione dell’eventuale livello di indebitamento sostenibile. Scheda LA PIANIFICAZIONE IN UNA ORGANIZZAZIONE La pianificazione è un processo continuo di riflessione degli Organi Istituzionali e del management in relazione a: - Il posizionamento dell’organizzazione - La definizione di obiettivi di lungo periodo e di obiettivi intermedi - Lo sviluppo di piani finalizzati al raggiungimento degli obiettivi - La predisposizione delle risorse necessarie all’attuazione dei piani - La verifica del conseguimento degli obiettivi definiti 51 Comprendere il contesto Missione istituzionale Dove vogliamo andare Analisi a Scenari Analisi Costi/Benefici Analisi SWOT Indirizzi programmatici Come possiamo arrivare Analisi del GAP Piani di azione Dimensionamento risorse Piani operativi e Budget Dove allochiamo le risorse Piano strategico e degli obiettivi di periodo Preventivo Economico + Budget direzionale Sistema indicatori di monitoraggio Come verifichiamo il raggiungimento degli obiettivi Il processo di pianificazione è un processo decisionale – quindi di selezione – attraverso cui l’Amministrazione stabilisce le priorità strategiche, gli obiettivi strategici e gli obiettivi operativi. In generale, tale processo prevede alcuni step fondamentali: 1. Definizione del piano strategico pluriennale 2. Definizione del piano d’azione annuale 3. Definizione del preventivo economico, del budget direzionale e degli obiettivi Il sistema di pianificazione strategica si compone di tutti gli strumenti di pianificazione ex ante che consentono di declinare il programma politico nel rispetto della missione istituzionale dell’ente. Per la parte di pianificazione strategica, il sistema si compone di: - Identificazione delle priorità strategiche di mandato (prima declinazione del programma politico) - Definizione degli obiettivi strategici - Programmazione delle fonti di finanziamento disponibili e del loro utilizzo Le priorità strategiche sono delineate: - sulla base di una valutazione della posizionamento strategico attuale del territorio. Quindi si posiziona il territorio su tutti i molteplici assi di analisi che definiscono il suo spazio strategico, e che in definitiva afferiscono al modello prescelto di valutazione del benessere dei cittadini e dello sviluppo dell’economia sul territorio 52 - sulla base di un obiettivo di miglioramento, individuato come un nuovo punto da raggiungere nello spazio di valutazione del territorio, e coerente con il programma politico del vertice dell’ente. Gli obiettivi strategici sono delineati sulla base delle azioni e del percorso da compiere per portare il territorio dal punto attuale all’obiettivo prefissato. La Programmazione delle fonti di finanziamento disponibili e del loro utilizzo è la declinazione in termini economici e di flussi di cassa delle azioni necessarie per attuare le linee guida strategiche. La valutazione e il controllo strategico hanno il compito di: - tradurre le linee guida in obiettivi concreti; 53 - controllare l’attuazione delle linee guida (utilizzando le informazioni provenienti dal servizio controllo di gestione); - verificare l’adeguatezza dell’azione della macchina amministrativa ; - consentire eventuali azioni correttive in tempo utile per garantire l’attuazione delle linee guida; - consentire la conferma delle linee guida strategiche o la loro eventuale ridefinizione. Il processo di pianificazione strategica è finalizzato quindi a favorire lo sviluppo articolato e dettagliato della strategia dell’ente, a determinare gli obiettivi che s’intendono perseguire in un determinato periodo ed i mezzi nonché i modi da impiegare per raggiungerli. Sarà poi tra i compiti del sistema operativo di controllo strategico quello di promuovere la verifica circa la validità nel tempo degli obiettivi stessi e di spingere l’intera struttura organizzativa al loro perseguimento. La definizione della strategia sarà demandata, in concreto, all’insieme di persone che, per astrazione, costituiscono il “decisore” strategico. Sulla scelta, effettuata valutando e considerando contemporaneamente gli aspetti di cui sopra, influiranno, di conseguenza, i valori e le aspirazioni individuali del decisore e, per suo tramite, le attese della comunità che lo ha delegato, nonché tutto il patrimonio intangibile rappresentato dalla quotidiana esperienza e dalla conoscenza sedimentatesi. ARTICOLAZIONE E CONTENUTI DI UN PROGRAMMA PLURIENNALE Nel presente paragrafo si intendono fornire delle linee guida per un indice dei contenuti che possa fungere da traccia di riferimento per la predisposizione del documento “programma pluriennale”. Gli argomenti più rilevanti saranno oggetto di specifiche trattazioni nei paragrafi successivi. I principali capitoli di un siffatto documento possono essere come di seguito articolati: 1. Analisi di scenario e definizione del quadro di riferimento. Si tratta di un’attività di analisi che ha l’obiettivo di fornire una base di informazioni e di conoscenze il più possibile chiara del contesto esterno in cui la Camera di Commercio si trova ad operare, nonché dei principali trend evolutivi che possono impattare sulle sue attività istituzionali. Tali conoscenze sono fondamentali in un qualunque processo di pianificazione e programmazione in quanto consentono di far emergere bisogni, opportunità, criticità e quant’altro necessario per attivare un efficace processo decisionale, nonché di individuare i criteri di allocazione delle risorse economico-finanziarie della Camera nel medio-lungo termine. Le principali dimensioni che consentono di analizzare e definire un quadro di riferimento per lo sviluppo economico territoriale e sociale della provincia 54 in coerenza con il più generale orientamento a livello regionale e nazionale, sono rappresentate da: l’economia, l’ambiente, il contesto sociale, il quadro normativo di riferimento e le relazioni istituzionali. 2. Analisi del contesto tecno-organizzativo della Camera. Si tratta di un’attività di analisi che ha l’obiettivo di fornire una base di informazioni e di conoscenze sulla struttura organizzativa della Camera, sulle sue risorse umane e sulle dotazioni infrastrutturali (immobiliari e tecnologiche) a supporto dell’attività. Tali informazioni sono necessarie per avere un quadro chiaro delle risorse interne disponibili e dei corrispondenti bisogni da programmare al fine di avere una struttura tecno-organizzativa in grado di supportare la realizzazione degli obiettivi strategici che si andranno a definire. 3. Analisi dei risultati relativi al precedente programma pluriennale. Si tratta di un’attività di analisi finalizzata a fornire agli amministratori un quadro completo sugli obiettivi strategici perseguiti nel precedente mandato, sui risultati conseguiti e sulle risorse economiche allocate per la realizzazione di ciascuno dei programmi, affinché la nomina di un nuovo Consiglio non rappresenti solamente un punto di discontinuità col passato. Tali informazioni sono fondamentali nella predisposizione del nuovo programma pluriennale per assicurare continuità, aumentare l’efficacia dell’azione politica e valorizzare i successi e le posizioni di forza già conquistate. 4. Analisi delle risorse economiche, patrimoniali e finanziarie della Camera. Si tratta di un’attività di analisi finalizzata a fornire agli amministratori un quadro complessivo sulla situazione delle risorse economiche, finanziarie e patrimoniale della Camera, sia in termini di fotografia statica (ultimo bilancio d’esercizio approvato), sia in termini di previsione per il quinquennio, proiettando i dati rispetto ai trend degli anni passati. Tali informazioni sono necessarie per far acquisire agli Amministratori consapevolezza sulla dotazione patrimoniale della Camera e sulle sue principali componenti (ad es., partecipazioni azionarie, proprietà immobiliari, disponibilità liquide, situazione debitoria, situazione creditoria, etc.), sulla capacità finanziaria (ad es., attraverso la conoscenza del cash flow) e sulla situazione economica (ad es., natura degli oneri e dei proventi, incidenza dei costi fissi, etc.) e per assumere decisioni in termini di obiettivi strategici coerenti con la dotazione di tali risorse. 5. Individuazione e selezione delle priorità di intervento e definizione degli obiettivi strategici. Si tratta di un’attività di valutazione degli elementi informativi analitici acquisiti mediante le precedenti analisi che consente di avere un quadro complessivo sul 55 contesto in cui la Camera di Commercio si trova ad operare, sui trend e le evoluzioni in atto, sui bisogni delle imprese e del territorio, sui punti di forza e di debolezza del sistema economico-produttivo locale. Da tale quadro, pertanto, vanno fatte emergere le priorità di intervento e i relativi obiettivi strategici. Inoltre, operando in condizione di risorse limitate, la Camera si trova a dover effettuare una selezione di tali priorità, utilizzando apposite metodologie di supporto (ad es., la analisi SWOT e l’analisi costibenefici) in grado di classificare le priorità in funzione di determinati criteri. Le priorità di intervento così selezionate e i corrispondenti obiettivi strategici rappresentano la base per definire i programmi di intervento e di collocarli su un orizzonte temporale pari alla durata del mandato. Scheda ESEMPIO DI INDICE DI PROGRAMMA PLURIENNALE 1. Analisi di scenario e definizione del quadro di riferimento - Il contesto economico-produttivo della provincia - Il contesto sociale e ambientale della provincia - Il quadro normativo di riferimento - Le relazioni istituzionali della Camera 2. Analisi del contesto tecnico e organizzativo della Camera - La struttura organizzativa della Camera - Le risorse umane - Le infrastrutture e le risorse tecnologiche 3. Analisi dei risultati relativi al precedente programma pluriennale 4. Analisi delle risorse economiche, finanziarie e patrimoniali della camera 5. Individuazione e selezione delle priorità di intervento e definizione degli obiettivi strategici - Priorità 1 - Priorità 2 - Priorità n IL PROCESSO DI PROGRAMMAZIONE PLURIENNALE 56 Nel presentare attività, ruoli, vincoli e scadenze del processo, si ipotizza che la Camera stia gestendo il processo di programmazione pluriennale già da tempo secondo una metodologia analoga a quella illustrata in questo manuale. Va da sé che, qualora la Camera si trovi ad implementare per la prima volta tale metodologia, necessita di una attività preliminare di progettazione organizzativa e funzionale a supporto della stessa. Inoltre, nell’identificare i ruoli coinvolti nelle singole attività, si fa riferimento ai servizi e agli uffici che istituzionalmente potrebbero ricoprire quello specifico ruolo. Poiché la materia è regolata dalle norme solo in alcune attività, le singole Camere possono trovarsi nella condizione di adattare il processo alle proprie specifiche condizioni, identificando ruoli e responsabilità diverse da quelle di seguito indicate. Le principali fasi del processo di programmazione pluriennale sono: Da un punto di vista metodologico, procediamo con l’identificazione dell’owner del processo e, per ciascuna FASE, delle principali attività che la compongono, specificandone gli output, i ruoli coinvolti in ciascuna attività (uffici responsabili degli output), gli eventuali vincoli, le eventuali fonti informative (quelle riportate sono esempi non esaustivi) e gli eventuali strumenti e metodologie di supporto (quelli riportati sono esempi non esaustivi). L’owner di tutto il processo, vale a dire colui che coordina e supervisiona tutte le attività del processo verificandone il rispetto delle scadenze, è il responsabile del servizio controllo di gestione (che è alle dirette dipendenze del segretario generale). FASE 1: Raccolta, elaborazione ed analisi delle informazioni sul contesto Attività 1 Raccolta, elaborazione e analisi delle informazioni per la descrizione del contesto esterno (economico, sociale, istituzionale, normativo, etc.) Output - Fotografia del contesto esterno in cui la camera opera in termini SWOT - I bisogni del sistema economico-produttivo locale e delle 57 Ruolo imprese. Ufficio studi Responsabile Vincoli Fonti Completamento dell’attività prima dell’inizio della FASE 3 - Programma pluriennale della Camera in scadenza - Programma pluriennale regionale - Programma pluriennale provinciale - Banche dati e rapporti Unioncamere (Osservatorio Camere di Commercio, Osservatorio Aziende Speciali, Osservatorio Bilanci, etc.) Metodologie strumenti Attività 2 - Banche dati e rapporti Istituto G. Tagliacarne - Banche dati Infocamere (Registro Imprese) - Banche dati e rapporti uffici studi regionali - Banche dati e rapporti ISTAT - Banche dati ICE - Banche dati e rapporti associazioni di categoria - Relazione annuale provinciale Banca d’Italia e - Banche dati il sole 24ore Indagini economiche quali-quantitative - Metodi statistici per l’analisi economica - Elaborazione di indicatori - Elaborazione di grafici (trend e benchmarking) Raccolta, elaborazione e analisi delle informazioni per la descrizione del contesto interno (organizzazione, risorse, tecnologie, etc.) Output Fotografia dello stato delle risorse interne della camera focalizzata su: - Il personale - l’automazione dei servizi e degli uffici - la dotazione di beni strumentali I bisogni in termini di personale (quantità e competenze professionali), di investimenti per l’automazione e per beni Ruoli strumentali. - Ufficio del personale per le informazioni sull’organizzazione degli uffici e le risorse umane; - Ufficio del provveditorato per le informazioni sulle 58 risorse strumentali e di supporto (compresi i sistemi Vincoli Fonti informativi per l’automazione dei servizi) Vincoli derivanti dalle leggi finanziarie dello Stato - Programmazione triennale del personale - Programmazione triennale della formazione - Organigramma - Sistema professionale - Documenti interni sull’automazione degli uffici e dei servizi Metodologie Attività 3 - Leggi finanziarie dello Stato - Programmazione triennale dei lavori e - Sistema di gestione patrimoniale Elaborazione di indicatori strumenti - Elaborazione di grafici (trend e benchmarking) Raccolta, elaborazione e analisi delle informazioni per valutare le risorse economiche, finanziarie e patrimoniali della Camera Output Previsione, per il quinquennio del mandato, di: - Proventi - Oneri - Disponibilità finanziaria (cash flow) Ruolo - Analisi patrimoniale Ufficio ragioneria e bilancio Responsabile Vincoli Fonti Leggi finanziarie dello Stato - Conto economico consuntivo anni precedenti - Conto economico di previsione assestato per l’esercizio Metodologie strumenti e - Stato patrimoniale al 31/12/anno precedente Database registro imprese Indicatori per l’analisi di bilancio Metodologie per la stima di oneri e proventi FASE 2: Selezione delle priorità e definizione obiettivi Attività 1 Analisi e selezione delle priorità strategiche emerse dai bisogni del sistema economico-produttivo locale, definizione degli obiettivi strategici e dei risultati attesi Output - Definizione delle priorità di intervento sulla base dei 59 criteri selezionati - Definizione degli obiettivi strategici e dei relativi criteri Ruolo - di valutazione delle strategie Presidente Responsabile - Giunta - Organo di valutazione strategica - Segretario generale che si avvale del servizio di Vincoli Fonti Metodologie strumenti controllo di gestione e della collaborazione dei dirigenti Avvio dell’attività a valle della nomina ed elezione degli Organi Camerali (Consiglio, Giunta e Presidente) Output FASE 1 e Metodologie di analisi strategica (SWOT analysis, analisi costi-benefici, etc.) FASE 3: Approvazione programma pluriennale Attività 1 Approvazione del programma pluriennale Output Delibera di approvazione del programma pluriennale Ruolo Consiglio Responsabile Vincoli Fonti Metodologie strumenti Non ci sono particolari vincoli - Output FASE 1 e - Output FASE 2 Tecniche di negoziazione Verifiche di coerenza ANALISI DEL CONTESTO ESTERNO Si tratta di un’attività di analisi che ha l’obiettivo di fornire una base di conoscenza il più possibile chiara del contesto in cui la Camera di Commercio si trova ad operare e dei trend evolutivi in essere. Tali conoscenze sono fondamentali in un qualunque processo di pianificazione e programmazione in quanto consentono di far emergere bisogni, opportunità, criticità e quanto altro necessario per attivare un efficace processo decisionale, da cui deriverà la definizione delle politiche allocative per le risorse camerali nel breve-medio termine. Pertanto, data la molteplicità degli ambiti di indagine, l’analisi si può articolare in: 1. Analisi del contesto economico e produttivo; 2. Analisi del contesto socioculturale e ambientale; 3. Analisi del quadro giuridico-normativo; 60 4. Analisi del contesto istituzionale. 1. Analisi del contesto economico e produttivo. L’analisi è finalizzata a rappresentare lo scenario economico-produttivo del territorio, attuale e le sue possibili evoluzioni ipotizzabili per l’immediato futuro. Tipiche dimensioni di questa analisi sono: - lo stato generale dell’economia provinciale, sulle prospettive di crescita, sui fattori critici, sugli sviluppi rispetto al mercato, sulla dimensione europea raggiunta dal sistema-impresa locale (PIL, valore aggiunto, tasso di inflazione, numero imprese iscritte e cessate, domanda e offerta di lavoro, livello degli investimenti); - lo stato di “salute” dei principali settori economici locali, stato della concorrenza, punti di forza e di debolezza strutturali del sistema delle imprese della provincia; - le infrastrutture portuali, aeroportuali, stradali, ferroviarie, telematiche; - lo stato dei servizi pubblici alle imprese; - etc. Scheda ESEMPI DI INDICATORI ECONOMICI - PIL e sua ripartizione per settori economici - Valore aggiunto e sua ripartizione per settori economici - Tasso di inflazione - Tasso di natività e mortalità delle imprese (per natura giuridica e per settore) - Variazione della domanda e dell’offerta di lavoro - Livello degli investimenti - Variazioni nella crescita dei settori economici più significativi - Incidenza degli investimenti esteri in provincia - Grado di internazionalizzazione delle imprese (incidenza dell’export sul fatturato) - Fatturato medio delle imprese - Numero medio di dipendenti - Tasso di registrazione di nuovi brevetti 61 - Grado di infrastrutturazione del territorio (stradale, ferroviaria, portuale, aeroportuale e ICT) - Etc. 2. Analisi del contesto socioculturale e ambientale. L’analisi è finalizzata a rappresentare lo scenario socio-culturale ed ambientale del territorio attuale e le sue possibili evoluzioni nel breve-medio termine. Tipiche dimensioni di questa analisi sono: - la popolazione e l’evoluzione demografica; - il sistema della formazione superiore, universitaria, post-universitaria e continua; - l’occupazione, disoccupazione e domanda di professionalità; - la sicurezza del territorio; - le pari opportunità e le politiche di tutela e salvaguardia delle categorie “deboli” e a rischio; - i flussi migratori in entrata e in uscita; - l’ambiente; - etc. Scheda ESEMPI DI INDICATORI SOCIOCULTURALI - Tasso natività e mortalità demografica in provincia - Anzianità della popolazione - Tasso di scolarità (obbligo e universitaria) - Tasso di occupazione e disoccupazione - Tasso di occupazione e disoccupazione femminile - Tasso di occupazione e disoccupazione giovanile (post diploma e post laurea) - Livello di indebitamento delle famiglie - Tasso di spopolamento aree rurali - Tasso di immigrazione - Tasso di emigrazione - Trend dei reati sulle persone e sulle imprese - Reddito medio delle famiglie - Qualità della vita 62 - Qualità dei servizi alle famiglie e alle imprese - Livello di inquinamento - Etc. 3. Analisi del quadro giuridico-normativo: l’evoluzione di tale contesto può infatti avere effetti sia sul versante organizzativo interno (vedi analisi del contesto tecnico-organizzativo della Camera), sia su quello dei servizi alle imprese e ai cittadini. Sul versante interno, l’evoluzione delle norme come ad esempio la finanziaria dello Stato, l’adozione di un nuovo regolamento di contabilità, l’approvazione di un nuovo contratto collettivo, etc., possono incidere in maniera più o meno determinante sull’organizzazione della Camera. Così come, per quanto concerne l’evoluzione delle norme che incidono direttamente sui servizi amministrativi alle imprese, possono prevedere l’attribuzione di nuove competenze stabilmente (istituzione di nuovi albi, l’introduzione di nuovi controlli, la tutela della fede pubblica, diritto societario, etc.) o temporaneamente (incentivi, rottamazione licenze, etc.), con impatti anche sul versante organizzativo interno in termini di risorse da destinare alle nuove attività, nuove professionalità da sviluppare, organizzazione dei nuovi servizi, etc.. Nel complesso, quindi, anche l’evoluzione giuridica e normativa a livello sia comunitario, sia nazionale che regionale, introducendo vincoli che non è possibile ignorare, assume rilevanza nella definizione del quadro di riferimento. 4. Analisi del contesto istituzionale. L’analisi è finalizzata a rappresentare lo scenario istituzionale in cui la Camera di Commercio si trova ad operare al momento e in previsione, per accrescere l’efficacia degli interventi diventa fondamentale analizzare le priorità e le strategie perseguite da ciascuno di questi attori e dai sistemi nel loro insieme, al fine di individuare e valorizzare tutte le possibili sinergie. La Camera di Commercio è per sua stessa natura un nodo connesso con una rete istituzionale più ampia. In particolare, nell’ambito del sistema camerale è un nodo in relazione con le altre Camere di Commercio, con l’Unione Regionale, con l’Unioncamere, con le Agenzie di sistema (Infocamere, Tagliacarne, Retecamere, etc.), condividendone missione, visione e strategie di sistema. Nell’ambito del sistema territoriale è un nodo in relazione con tutti gli altri attori dello sviluppo: Regione, Provincia, Comuni, Comunità montane, associazioni di categoria, associazioni sindacali, sistema locale della formazione. Particolare attenzione deve essere dedicata ai seguenti punti: 63 - Politiche del sistema camerale, linee di indirizzo strategiche fissate dall’Unioncamere nazionale - Politiche regionali di sviluppo - Programma dell’unione regionale, analisi delle linee di intervento previste, valutazione delle possibili sinergie di azione. ANALISI DEL CONTESTO TECNICO E ORGANIZZATIVO Si tratta di un’attività di analisi che ha l’obiettivo di fornire una vista interna il più possibile chiara della realtà organizzativa della Camera di Commercio col duplice scopo di: a) Farla conoscere ai nuovi Organi b) Evidenziare bisogni, opportunità e vincoli interni, per assicurare un coerente ed organico funzionamento della struttura organizzativa in relazione agli obiettivi strategici. Analisi del contesto organizzativo: è l’analisi che consente di valutare la prospettiva interna focalizzando l’attenzione su: - Analisi delle principali funzioni e servizi camerali da effettuarsi sulla base di una verifica del loro stato, in termini di: innovatività, funzioni e servizi che richiedono interventi radicali di riorganizzazione potenziamento, funzioni e servizi in cui si è proceduto in passato con degli interventi di innovazione, che sarebbe opportuno consolidare per poterli valorizzare consolidamento, funzioni e servizi che non necessitano di particolari interventi e che sono adeguati rispetto alle esigenze della camera. - Analisi della struttura organizzativa e, in particolare, la ripartizione delle responsabilità tra dirigenti, il livello di delega ed autonomia decisionale, le responsabilità sui procedimenti principali, etc. - Analisi delle risorse umane, rappresentando: la situazione della dotazione organica e del suo grado di copertura, i bisogni di personale espressi sia in termini quantitativi (numero di assunzioni future da realizzare), sia in termini qualitativi (profili professionali e competenze professionali necessarie), il clima organizzativo, i sistemi di incentivazione adottati, etc.. - Analisi dei bisogni formativi, per far fronte agli eventuali gap che, considerate le professionalità necessarie per perseguire gli obiettivi strategici che la camera si sta prefissando, sarà necessario colmare nel prossimo futuro. Si tratta di disegnare dei veri e propri percorsi di professionalizzazione per target selezionati di dipendenti camerali o di 64 criteri per la definizione dei profili professionali da ricercare per le future assunzioni da effettuare. Analisi del contesto tecnico: è l’analisi che consente di valutare le metodologie e gli strumenti di governo di cui si è dotata la Camera. L’attenzione sarà in particolare rivolta a: - Funzionamento interno della camera: si tratta di indicare i sistemi adottati a supporto del funzionamento dell’ente e gli eventuali bisogni evolutivi; - Sistemi di supporto ai servizi ai clienti che ne denotano il livello di automazione - Dotazioni ICT al fine di rappresentare il livello di adeguatezza dell’infrastruttura sistemistica e di rete della camera, delle postazioni di lavoro e di riunione, etc. - Servizi e multicanalità: si tratta di individuare le modalità con cui la Camera offre i propri servizi e opera attività di comunicazione (ad esempio grado di evoluzione del sito internet, firma digitale, etc.). QUADRO DEGLI OBIETTIVI PERSEGUITI DURANTE IL PRECEDENTE MANDATO L’analisi e la selezione delle priorità e degli obiettivi futuri non può prescindere dall’analisi dei dati storici e delle politiche di sviluppo perseguite dall’amministrazione uscente. È infatti necessario, anche ai fini della coerenza e della continuità dello sviluppo del territorio, integrare le strategie che guardano al futuro con quelle perseguite nell’imminente passato. In questa fase si procederà pertanto alla mappatura degli obiettivi strategici perseguiti dalla camera nell’ultimo quinquennio individuando, per ciascuno, il grado di conseguimento e l’attualità degli obiettivi stessi in relazione all’evoluzione del contesto sociale, economico e normativo-giuridico. Si suggerisce che l’attività di analisi degli obiettivi degli ultimi cinque anni venga attivata nel semestre che precede la nomina del nuovo consiglio e che abbia una durata di circa un mese. Sarebbe auspicabile che l’owner di processo fosse il Segretario Generale coadiuvato dall’ufficio incaricato del controllo di gestione il quale si avvale del supporto informativo di tutti gli uffici interni della Camera. L’output complessivo dell’analisi è un report che fornisce il grado di realizzazione e di attualità degli obiettivi strategici del precedente mandato. Scheda QUADRO RIASSUNTIVO DEI RISULTANTI DEL PRECEDENTE PROGRAMMA PLURIENNALE 65 OBIETTIVI RISULTATI PROGRAMMI VALIDITA’ PER IL CONSEGUITI REALIZZATI FUTURO Obiettivo 1 Obiettivo 2 .... Obiettivo n DEFINIZIONE DEL QUADRO DELLE RISORSE ECONOMICHE, FINANZIARIE E PATRIMONIALI Si tratta di un’analisi sintetica della componenti di bilancio con cui si mira a far comprendere le componenti principali del bilancio camerale. L’analisi di bilancio ha importanza sia come strumento consuntivo sia come strumento prospettico per la conoscenza della gestione. Essa consente infatti di conoscere la gestione passata, focalizzata sull’ultimo quinquennio, fornendo informazioni sull’andamento economico della gestione, partendo dall’esame dei dati di: - Conto economico - Stato patrimoniale. In particolare, l’analisi di bilancio ha l’obiettivo di presentare all’Organo Politico una base per la previsione delle risorse disponibili per la realizzazione dei programmi nel prossimo quinquennio. Tale analisi, pertanto, può essere supportata attraverso la presentazione di un quadro: - dei proventi correnti, articolati in istituzionali e commerciali, del loro trend nell’ultimo quinquennio e delle previsioni prudenziali per il futuro quinquennio - degli oneri correnti, distinti in costi del personale, costi di funzionamento, costi di promozione, del loro trend nell’ultimo quinquennio e delle previsioni, caute ed equilibrate, per il futuro quinquennio - degli investimenti, distinti in strumentali all’erogazione dei servizi alle imprese (automazione, ristrutturazione sedi camerali, arredi, etc.) e in strategici (partecipazioni societarie, acquisto immobili, etc.) e, per questi ultimi, una valutazione del loro andamento. Tali analisi possono essere supportate da tabelle e grafici come nell’esempio che segue 66 67 IDENTIFICAZIONE DELLE PRIORITÀ STRATEGICHE PER IL MANDATO Coerentemente con ciascuna delle priorità di intervento individuate, vanno definiti i rispettivi obiettivi strategici e i piani d’azione con cui si intendono conseguire, nel rispetto dei vincoli e delle opportunità emerse dall’analisi precedente. Ciascun obiettivo strategico dovrà esplicitare i risultati attesi, entro quanto tempo potranno essere raggiunti, una indicazione macro delle risorse destinate all’obiettivo per tutto il periodo della sua validità. Tale attività potrebbe essere svolta da commissioni consiliari o potrebbe consistere nell’individuare una Task Force presieduta dal presidente della Camera in grado di attivare una serie di tavoli programmatici (strutturati ad esempio, per aree tematiche), nei quali coinvolgere attivamente i vari Stakeholder camerali. Ciascuno di questi tavoli, utilizzando le analisi del contesto esterno e interno in cui la Camera si troverà ad operare per il prossimo quinquennio, procede con l’individuazione dei bisogni e, quindi, delle priorità strategiche, nell’ambito del proprio focus. I risultati di questa attività devono poter essere riassunti in una serie di schede che rappresentano delle proposte di programma da realizzare nell’anno e che verranno selezionate facendo ricorso alla metodologia SWOT (per un maggior dettaglio si rimanda al successivo paragrafo). Tali schede devono essere in grado di riportare i seguenti elementi: - descrizione della priorità strategica; - definizione dell’obiettivo strategico; - indicazione dei criteri quali-quantitativi di valutazione dell’obiettivo strategico; - stima delle risorse economiche necessarie per la realizzazione di ciascuno degli obiettivi strategici. Tali schede hanno la finalità di formalizzare diverse proposte. Scheda SCHEDE DEL PROGRAMMA PLURIENNALE ESEMPIO 1 Priorità strategica: 68 Semplificazione e accessibilità dei servizi amministrativi alle imprese Obiettivo strategico: Semplificare i procedimenti per adempiere agli obblighi amministrativi delle imprese e accrescere l’accessibilità ai servizi camerali Indicatore di valutazione: Riduzione di almeno il 30%, entro la fine del quinquennio, delle durate medie dei procedimenti amministrativi presso la Camera. Incremento del 200% dei procedimenti evasi on-line Rendere disponibili 24 ore su 24 i servizi amministrativi alle imprese ….. Programma degli interventi: E-government Risorse destinate nel quinquennio: Costi: euro 500.000,00 Investimenti: euro 1.000.000,00 ESEMPIO 2 Priorità strategica: Sviluppo delle PMI Obiettivo strategico: Continuare ad aumentare il saldo attivo annuo tra PMI “nate” e PMI “morte” sul territorio ed accrescere il peso del contributo annuale delle PMI al PIL della provincia Indicatore di valutazione: Portare, nel quinquennio, dal 5% al 15% il saldo attivo annuo tra PMI “nate” e PMI “morte” nella provincia Aumentare, nel quinquennio, del 3% il peso del contributo annuale delle PMI al PIL della provincia . Programma degli interventi: Credito 69 Imprenditorialità giovanile e femminile Innovazione Internazionalizzazione Risorse destinate nel quinquennio: Costi: euro 1.500.000,00 Investimenti: euro 5.000.000,00 Le priorità devono essere individuate partendo da evidenze reali e concrete emerse dalla precedente attività di analisi. Ciò permette di legare in maniera molto stretta la definizione del Mandato per il prossimo quinquennio con i reali bisogni del territorio e le concrete capacità della Camera. L’approfondita conoscenza del quadro di riferimento, così come emerge dall’analisi condotta nell’ambito delle attività propedeutiche alla stesura del programma pluriennale, consente di avere un quadro esaustivo dei bisogni del territorio e della realtà Camerale. La scelta delle priorità e le risorse da allocare per ciascuna di esse, sono vincolate dalla disponibilità di risorse economiche da investire che corrispondono ai proventi al netto degli oneri del personale, di struttura e di funzionamento. Uno strumento utile per comprendere il grado di copertura delle priorità attraverso le risorse disponibili, può essere rappresentato da una rivisitazione del “diagramma di Pareto”. Posizioniamo sull’asse delle ascisse le priorità strategiche ordinate in senso crescente (per peso di priorità) in base alle analisi precedentemente realizzate, ed il relativo costo. Sull’asse delle ordinate indichiamo invece l’ammontare delle risorse complessivamente disponibili. Le scelte di copertura dovranno tener conto dell’ordine di priorità fino a saturazione delle disponibilità. Supponiamo ad esempio che il limite massimo di risorse utilizzabili sia 130.000 euro. Il grafico mostra la cumulata delle priorità strategiche individuate: la priorità strategica 1 consuma circa 20.000 euro, la somma della priorità strategica 1 e della priorità strategica 2 consuma invece circa 80.000 euro, etc.. Nell’esempio le risorse disponibili consentono di realizzare fino alla quarta priorità individuata. 70 €/mila 140 120 Risorse disponibili 100 80 60 40 20 1 2 3 4 5 ..... Priorit à ANALISI DELLE PRIORITÀ E DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI STRATEGICI L’ attività precedente fornisce un elenco “ragionato” di priorità strategiche. Al fine di selezionare gli ambiti di intervento da considerarsi prioritari – appunto i programmi -, è opportuno ricorrere ad un set di metodologie strutturate (es. SWOT analisys, Costi/Benefici,...). A. ANALISI SWOT Tale metodologia, esaminata di seguito, consente di classificare e di ordinare, sulla base di un punteggio variabile, su una scala prefissata, i punti di forza, quelli di debolezza, i vincoli e le opportunità di ciascuno dei bisogni di intervento individuati. La classifica così ottenuta 71 indica, tra i bisogni ai primi posti, le priorità di intervento coerenti con l’analisi di scenario attuata. La metodologia SWOT è stata sperimentata e testata all’interno del programma denominato Pareto, finalizzato allo sviluppo delle metodologie a supporto dei processi di programmazione e valutazione. Le metodologie e le sue applicazioni operative nelle Camere di commercio sono presenti nel sito www.unioncamere.net. I punti di forza e di debolezza prendono in considerazione prevalentemente i fattori interni all’organizzazione (forze e debolezze), mentre i vincoli e le opportunità mettono a fuoco prevalentemente le condizioni relative al contesto esterno, che si traducono in minacce o in condizioni favorevoli correlate a una specifica iniziativa. Alcune domande tipiche che possono essere utilizzate per supportare l’analisi SWOT sono le seguenti: Punti di forza: di quali vantaggi dispone la nostra organizzazione per avere successo in questa iniziativa? di quali competenze disponiamo? cosa sappiamo fare bene? Punti di debolezza:che difficoltà possiamo incontrare in questa iniziativa? dove abbiamo più limiti o carenze? Opportunità: quali vantaggi conseguiamo con questa iniziativa? quali altre opportunità potrebbero emergere se avremo successo? Minacce: quali ostacoli possono emergere o devono essere affrontati? potremmo avere problemi finanziari? O che impatto finanziario può avere questa azione? La risposta a queste domande consente di chiarire quali sono le condizioni interne ed esterne con cui determinati programmi devono confrontarsi. In relazione a quanto detto, la metodologia SWOT si inserisce come strumento di supporto alle decisioni nel processo di pianificazione strategica della camera e può essere rappresentato come segue: 72 In concreto si propone il seguente utilizzo del metodo a livello della Giunta Camerale: 1. Sulla base degli indirizzi strategici, selezionare i programmi chiave che avranno impatto sul bilancio della Camera e soprattutto sul suo posizionamento nell’ambiente (verso i clienti potenti, verso le istituzioni, verso il sistema economico-produttivo nel suo insieme, etc.). 2. Sottoporre ad analisi qualitativa ogni programma fra quelli selezionati, indicando punto per punto su una scheda le considerazioni emerse dalla discussione. La scheda che segue è un esempio dello strumento che può essere predisposto Programma: …………………………. ESEMPIO DI SCHEDA DI ANALISI SWOT PER PROGRAMMA Punti di forza Punteggio (1-6) 1 (breve descrizione) … 2 ... … 73 Scheda 3 ... 4 ... 5 ... Punti di debolezza 1 2 ... 3 ... 4 ... 5 ... Opportunità 1 (breve descrizione) 2 ... 3 ... 4 ... 5 ... Minacce 1 (breve descrizione) 2 ... 3 ... 4 ... 5 ... … … … Punteggio (1-6) … … … … … Punteggio (1-6) … … … … … Punteggio (1-6) … … … … … 3. Sulla base dell’analisi svolta, per ogni programma attribuire un punteggio da 1 a 6 lungo l’asse debolezze-forze e lungo l’asse minacce-opportunità Debolezze 1….2….3….4….5….6 Forze Minacce 1….2….3….4….5….6 Opportunità 4. In base al punteggio riportato i programmi possono essere posizionati in una matrice come quella di seguito riportata 74 5. Analizzare i risultati emersi e utilizzarli per supportare le decisioni. Tendenzialmente, i programmi che ricadono nel quadrante in basso a sinistra sono da evitare. I programmi che ricadono nel quadrante in alto a destra sono da intraprendere. I programmi che ricadono negli altri due quadranti possono presentare rischi interni o esterni e quindi meritano approfondimenti o selezioni ulteriori. Nel corso del processo, i dati e gli indicatori risultanti dal sistema di valutazione della camera possono essere utilizzati come input generale dell’analisi o come supporto per la risposta a singole domande. Ad esempio, se tra gli indicatori individuati vi fosse la “capacità finanziaria”, una bassa capacità finanziaria segnalerebbe che la Camera di Commercio può disporre di un livello proporzionalmente elevato di risorse impiegabili in attività di promozione e discrezionali; viceversa una alta capacità finanziaria evidenzierebbe che il livello delle risorse già impegnate nella gestione delle attività di routine è troppo elevato, e blocca o comunque limita lo sviluppo di attività promozionali. Il primo caso è da annoverare tra i punti di forza, il secondo tra i punti di debolezza. 75 In questo modo, l’uso a fini di autodiagnosi degli indicatori individuati e misurati in fase di analisi possono costituire una guida per i dirigenti e gli amministratori camerali nella realizzazione di una analisi SWOT (individuazione di punti di forza/debolezza, minacce/opportunità). Sulla base di tale quadro, gli amministratori ed i dirigenti camerali dispongono di una guida attendibile per decidere i programmi da inserire nel documento di programmazione pluriennale e quali invece procastinare o addirittura abbandonare, e di conseguenza, quali obiettivi strategici assegnarsi per il mandato. B. ANALISI COSTI\BENEFICI Le stesse logiche utilizzate per l’analisi SWOT possono essere trasferite all’analisi Costi/Benefici. 1. Prendere in considerazione tutti i programmi individuati dai tavoli di programmazione 2. Sottoporre ad analisi qualitativa ogni programma fra quelli indicati, evidenziando, punto per punto su una scheda, le considerazioni emerse dalla discussione. La scheda che segue è un esempio dello strumento che può essere predisposto. Scheda ESEMPIO DI SCHEDA DI ANALISI COSTI-BENEFICI PER PROGRAMMA Programma ………………………….. COSTI (per tipologia) 1 (breve descrizione) 2 ... 3 ... 4 ... 5 ... Importo € BENEFICI (per tipologia) 1 (breve descrizione) 2 ... 3 ... 4 ... 5 ... Punteggio (1-6) Punteggio (1-6) 76 Nel grafico che segue si ha il posizionamento di tutte i programmi individuati in base a costi e benefici. C. SINTESI SWOT + BENEFICI Riepilogando i risultati delle analisi precedenti, è possibile ottenere una valutazione dei programmi che tenga conto di entrambe le grandezze risultando così un utilissimo strumento di pianificazione strategica e un ottimo supporto per la stesura del programma pluriennale . Tipo di analisi Descrizione Punteggio SWOT Minacce/Opportunità (1-6) SWOT Forza/Debolezze (1-6) Costi/benefici Costi (1-6) Costi/benefici Benefici (1-6) 77 La matrice in basso mostra come si possono collocare i programmi individuati da ciascun tavolo di programmazione, tenendo conto, allo stesso tempo, delle grandezze proprie di ciascuna delle due tipologie di analisi precedentemente raffigurate. Costi bassi Forza Costi alti Debolezza AZIONE CON COSTI BASSI, MA CON SCARSI BENEFICI MINACCE SEBBENE CON PUNTI DI FORZA AZIONE CON COSTI BASSI E CON OTTIMI BENEFICI OPPORTUNITA’ E CON PUNTI DI FORZA ++ AZIONE CON COSTI ALTI E CON SCARSI BENEFICI MINACCE E CON MOLTI PUNTI DI DEBOLEZZA AZIONE CON COSTI ALTI E OTTIMI BENEFICI OPPORTUNITA’, MA CON PUNTI DI DEBOLEZZA -- ? Benefici scarsi Incoerenze Benefici ottimi Coerenza Alla conclusione di questa fase del processo di programmazione, si dispone di un’alberatura delle priorità di intervento, degli obiettivi strategici e dei piani d’azione (programmi annuali). Si tratterà di obiettivi che, dato il processo logico con cui sono stati formulati, riguardano sia aspetti che potremo denominare “interni” all’Ente, sia aspetti che potremo denominare “esterni” all’Ente (politiche attive sul territorio, settori di intervento, finanziamento dello sviluppo, etc.). Tale alberatura di priorità di intervento, degli obiettivi strategici e dei programmi rappresenta la base di partenza per la costruzione del documento di programmazione annuale. 78 A tale fine può essere utile ricorrere a strumenti di pianificazione (es. Gantt come mostra la figura in basso) in cui per ciascuna priorità ed obiettivo individuato si rappresenta la sequenza temporale dei relativi programmi, e l’impegno economico richiesto, indicando sia i costi di esercizio previsti per l’anno che gli investimenti. Occorre tenere presente che l’allocazione dei programmi negli anni è solo indicativa e serve a chiarire, in maniera non vincolante, il susseguirsi dei programmi nel tempo. Scheda ESEMPIO DI GANTT DEL PROGRAMMA PLURIENNALE ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO ANNO 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 PRIORITA’ 1 OBIETTIVO 1.A PROGRAMMA 1.A.1 PROGRAMMA 1.A.2 PROGRAMMA 1.B.1 € € € € € € € € € € € € ….. € € ….. OBIETTIVO 2.A PROGRAMMA 2.A.1 € € € € ….. PROGRAMMA 2.A.2 PROGRAMMA 2.A.3 PROGRAMMA 2.A.4 ….. …. …. …. ….. ….. …. …. € € € …. ….. ….. …. …. …. …. …. …. …. …. …. …. € € € € € € € € € € PRIORITA’ n OBIETTIVO n.A PROGRAMMA n.A.1 OBIETTIVO n.B PROGRAMMA n.B.1 PROGRAMMA n.B.2 79 5. LA RELAZIONE PREVISIONALE E PROGRAMMATICA LA RELAZIONE PREVISIONALE E PROGRAMMATICA L’articolo 5 del D.P.R. 2 novembre 2005, n. 254, stabilisce che “La relazione previsionale e programmatica aggiorna annualmente il programma pluriennale di cui all’art. 4 ed è approvata dal consiglio entro il 31 ottobre. Essa ha carattere generale ed illustra i programmi che si intendono attuare nell’anno di riferimento, in rapporto alle caratteristiche ed i possibili sviluppi dell’economia locale e al sistema delle relazione con gli organismi pubblici e privati operanti sul territorio, specificando, altresì, le finalità che si intendono perseguire e le risorse a loro destinate.” CHE COS’E’ LA RELAZIONE PREVISIONALE E PROGRAMMATICA La relazione previsionale e programmatica è il documento di indirizzo strategico per l’esercizio che si sta pianificando. E’ derivata direttamente dal documento di programmazione pluriennale approvato dal consiglio camerale dopo la sua nomina ed è propedeutica alla predisposizione del preventivo economico e del budget direzionale. Si tratta di un documento che cerca di coniugare una visione di medio lungo termine (il programma pluriennale della Camera) con una visione di breve termine (l’esercizio annuale che si sta pianificando). In quanto tale, la relazione previsionale e programmatica deve essere contestualizzata rispetto alle specificità del momento e, quindi, il momento della sua predisposizione è anche un momento di verifica delle ipotesi e delle condizioni di scenario sulla base delle quali era stato costruito il documento di programmazione pluriennale e di valutazione dell’andamento degli obiettivi strategici. Molteplici, infatti, possono essere i fattori intervenuti a modificare il contesto sia esterno, sia interno. Per quanto concerne il primo, ad esempio, non possono essere trascurati eventi, imprevisti o previsti ma non considerati correttamente nella valutazione delle conseguenze, che impattano direttamente sulla dimensione macroeconomica (il permanere o l’aggravarsi di una situazione di stagnazione dell’economica locale anziché la prevista ripresa, una accelerazione improvvisa della perdita di competitività del sistema produttivo locale rispetto ai mercati emergenti, il verificarsi di atti terroristici che minano il clima di fiducia dei mercati, una crisi economica nel continente sudamericano che è il principale mercato di sbocco per l’export delle produzioni locali, etc.). Per quanto concerne l’evoluzione del contesto interno, per 80 esempio possono essere determinanti a tal proposito gli interventi del legislatore che impattano direttamente sulla tecno-struttura dell’Ente (una legge finanziaria che blocca le assunzioni per un triennio, l’obbligo a telematizzare alcuni procedimenti amministrativi, l’attribuzione di nuove competenze in materia di servizi alle imprese, etc.) oppure i vincoli sulla disponibilità di risorse finanziarie per l’attuazione del programma (il ritardo nella smobilizzazione di una partecipazione azionaria che non rende disponibili le risorse per realizzare altri investimenti). L’attualizzazione dello scenario in occasione della stesura della relazione previsionale e programmatica permette, in definitiva, di mantenere il piano strategico della Camera fortemente ancorato alla realtà e di superare i limiti di rigidità che un piano quinquennale si porterebbe dietro se non fosse in grado di seguire le evoluzioni del contesto. La seconda finalità della relazione previsionale e programmatica è la valutazione dello stato di attuazione degli obiettivi strategici. Si tratta di un’analisi finalizzata a verificare i gap che separano i risultati fino a quel momento conseguiti dai target degli obiettivi strategici previsti nel programma pluriennale come criteri di valutazione degli stessi, nonché l’efficacia dei programmi e dei piani d’azione fino a quel momento realizzati in termini di coerenza con gli obiettivi strategici (si tratta cioè di valutare la capacità di tali programmi e piani d’azione, così come sono stati realizzati fino a quel momento nell’ambito delle precedenti relazioni previsionali e programmatiche, di supportare l’Amministrazione nel percorso di conseguimento degli obiettivi strategici). Come conseguenza dei cambiamenti nello scenario che si è assunto come ipotesi di base per la costruzione del programma pluriennale e della valutazione dello stato di attuazione degli obiettivi strategici, potrebbe rendersi necessaria una parziale revisione dei programmi quadro di intervento, oppure una riformulazione di alcuni obiettivi strategici, o, infine, una revisione di qualche priorità di intervento. Mentre la valutazione dell’efficacia dei programmi e dei relativi piani d’azione consente di migliorare il processo decisionale di selezione delle iniziative per aumentare il grado di correlazione tra i risultati di breve termine e i risultati strategici attesi. La relazione previsionale e programmatica è uno strumento “dinamico” che, ogni anno, in occasione dell’inizio del processo di pianificazione, necessita di una operazione di aggiornamento e verifica a supporto delle quali si possono usare delle metodologie di “valutazione dell’impatto” e di “analisi dei gap” (economici, di risultato e temporali). 81 Scheda DALLE STRATEGIE AI PIANI DI AZIONE Priorità strategica di intervento: Sono gli ambiti strategici su cui l’amministrazione vuole focalizzare l’azione politica durante il proprio mandato (Es. Semplificare e rendere più accessibili i servizi amministrativi alle imprese) Obiettivi strategici: Sono i risultati che la Camera intende perseguire rispetto alle priorità individuate. (Es. Semplificare i procedimenti per adempiere agli obblighi amministrativi delle imprese e accrescere l’accessibilità ai servizi camerali) Programma di intervento: Sono i programmi di implementazione degli obiettivi strategici precedentemente individuati. (Es. E-Government) Piano d’azione: Sono i piani operativi in cui si dettagliano tutte le azioni necessarie all’implementazione dei programmi di intervento selezionati per l’esercizio. (Es. attivazione dei canali internet e call center per l’erogazione e la fruizione dei servizi amministrativi alle imprese) Attività/Progetti/Iniziative/Contributi: Sono i prodotti del Piano d’azione. In particolare: Attività: si tratta ad esempio di convegni, workshop, seminari etc. cioè attività organizzate in maniera sistematica dalla Camera Progetti: per progetti si intendono una serie di attività che hanno una durata (inizio e fine nell’anno) e degli obiettivi determinati Iniziative: per iniziative si intendono eventi organizzati, in maniera spot, direttamente dalla Camera Contributi: sono progetti portati avanti da terzi a cui la Camera partecipa indirettamente ARTICOLAZIONE E CONTENUTI DI PROGRAMMATICA 82 UNA RELAZIONE PREVISIONALE E Da un punto di vista dei contenuti e delle metodologie a supporto della redazione del documento di programmazione annuale, non ci sono sostanziali differenze rispetto a quanto visto a supporto del programma pluriennale. Pertanto, nel presente paragrafo, si intendono fornire delle linee guida per un indice dei contenuti che possa fungere da traccia di riferimento per la predisposizione del documento “relazione previsionale e programmatica”. Con tale documento il Consiglio è chiamato a definire le linee di sviluppo degli indirizzi strategici, oggetto del programma pluriennale e a programmare le attività per l’esercizio a venire. Gli argomenti più rilevanti saranno oggetto di specifiche trattazioni nei paragrafi successivi. I principali capitoli di un siffatto documento possono essere come di seguito articolati: 1. Aggiornamento del contesto in cui la CCIAA opera seguendo la stessa traccia indicata per la stesura del programma pluriennale. In questo capitolo, la relazione previsionale e programmatica deve indicare se, rispetto allo scenario configurato per il programma pluriennale, siano intervenuti cambiamenti tali da compromettere la validità di talune delle ipotesi fatte e, conseguentemente, di talune priorità di intervento e dei relativi obiettivi strategici. Nell’ordine, al fine di aggiornare il contesto, è opportuno verificare se e quali cambiamenti siano intervenuti e quali conseguenze hanno prodotto: - Analisi del contesto esterno a. Analisi del contesto economico (rilevando gli indicatori e verificando l’attualità dell’analisi a suo tempo effettuata) b. Analisi del contesto socioculturale (rilevando gli indicatori e verificando l’attualità dell’analisi a suo tempo effettuata) c. Analisi del contesto giuridico-normativo (rilevando l’evoluzione del quadro giuridico – normativo che impatta sull’attività dell’Ente e valutando le conseguenze per quelle non ancora previste) d. Analisi del contesto istituzionale (rilevando la stipula di eventuali nuovi accordi di programma, con altre istituzioni locali, nazionali e comunitarie e valutando l’opportunità di realizzare alcune iniziative nell’ambito degli accordi quadro stipulati). - Analisi del contesto organizzativo a. Analisi del contesto organizzativo (valutando eventuali impatti organizzativi derivanti dall’evoluzione del contesto esterno) b. Analisi del contesto tecnico (valutando eventuali impatti di carattere tecnologico derivanti dall’evoluzione del contesto esterno e da quello organizzativo). 83 - Analisi delle risorse economiche, finanziarie e patrimoniali dell’Ente a. Analisi di oneri e proventi b. Analisi patrimoniale c. Analisi flussi di cassa Tale attività è di assoluta rilevanza per la valutazione non solo delle risorse disponibili per la realizzazione degli interventi programmatici dell’esercizio, quanto per anticipare i tempi rispetto alla analisi degli oneri e dei proventi per la predisposizione del preventivo economico, dal momento che questa attività non può iniziare solamente ad approvazione avvenuta della relazione previsionale e programmatica, perché non ci sarebbe tempo sufficiente. A tal fine può essere utile predisporre schede sintetiche nelle quali si rappresenta, per ciascuna delle voci di cui sopra, il trend del quinquennio trascorso e la proiezione per l’esercizio di programmazione. 2. Eventuale aggiornamento delle priorità strategiche, dei relativi obiettivi e dei programmi quadro o validazione di quanto previsto nel programma pluriennale in conseguenza di quanto emerso dall’aggiornamento dello scenario. In tale capitolo si riprendono le schede riportate nel programma pluriennale, le si aggiorna – se necessario – e si effettua una valutazione dello stato di attuazione degli obiettivi strategici. A tal proposito, si riprendono in esame gli indicatori previsti nell’ambito dei criteri di valutazione degli obiettivi strategici, si procede con una loro misurazione e con una valutazione del gap che li separa dal target prefissato. Di fatto queste valutazioni sono effettuate in questa fase in maniera preliminare rispetto ai dati che verranno raccolti con maggiore completezza ed esaustività in fase di rendicontazione, con la predisposizione della relazione al bilancio. Tuttavia esse risultano indispensabili per valutare l’efficacia dell’azione politica, la validità delle scelte fino a quel momento effettuate, l’opportunità di cambiarne alcune e di rafforzarne altre, etc.. La relazione previsionale e programmatica rappresenta, quindi, un momento di ampia verifica, in cui valorizzare le conoscenze maturate nel percorso di sviluppo fino a quel momento attuato dall’amministrazione. La valutazione preliminare sullo stato di attuazione degli obiettivi e dei programmi pluriennali, rappresenta uno dei contributi con cui la dirigenza Camerale concorre alla formulazione delle strategie della CCIAA, consentendo agli 84 organi camerali di prendere decisioni in modo consapevole, nel senso di conoscere i risultati fino a quel momento prodotti. 3. Definizione delle iniziative programmatiche previste per l’esercizio di riferimento della relazione previsionale e programmatica, che rappresentano una selezione del programma pluriennale così come aggiornato nel precedente capitolo sulla base delle informazioni relative all’evoluzione del contesto esterno ed interno della Camera. Si tratta, pertanto, di esplicitare quale parte del programma pluriennale sarà realizzata nel corso del prossimo esercizio, attraverso quali iniziative e con quali previsioni di costo e investimento. Scheda ESEMPIO DI INDICE DI RELAZIONE PREVISIONALE E PROGRAMMATICA 1. Aggiornamento del quadro di riferimento - Il contesto economico-produttivo della provincia - Il contesto sociale e ambientale della provincia - Il quadro normativo di riferimento - Le relazioni istituzionali della Camera 2. Aggiornamento del contesto tecnico e organizzativo della Camera - La struttura organizzativa della Camera - Le risorse umane - Le infrastrutture e le risorse tecnologiche 3. Valutazione dello stato di attuazione di obiettivi e programmi del programma pluriennale 4. Quadro delle risorse economiche, finanziarie e patrimoniali disponibili per l’esercizio 5. Le iniziative previste per l’esercizio nell’ambito degli obiettivi e programmi di intervento IL PROCESSO PER LA PREDISPOSIZIONE DELLA RELAZIONE PREVISIONALE E PROGRAMMATICA: Le principali fasi del processo di predisposizione della relazione previsionale e programmatica sono: 85 L’owner di tutto il processo, vale a dire colui che coordina e supervisiona tutte le attività del processo verificandone il rispetto delle scadenze, è il Segretario Generale. FASE 1: Attualizzazione dello scenario Attività 1 Aggiornamento delle informazioni sul contesto esterno e indicazione delle linee di indirizzo Output - Principali variazioni rispetto allo scenario definito nel programma previsionali e pluriennale e programmatiche alle relazioni degli anni precedenti; Ruolo - Le linee di indirizzo strategiche del Consiglio Ufficio studi Responsabile Vincoli In occasione della riunione del Consiglio per l’assestamento del bilancio (entro il 31 luglio), il Consiglio potrebbe deliberare le linee di indirizzo strategiche per Fonti l’esercizio di cui si sta avviando la pianificazione - Programma pluriennale della Camera - Documenti di programmazione strategica regionale - Documenti di programmazione strategica provinciale - Documenti di programmazione strategica del sistema camerale - Banche dati e rapporti Unioncamere (Osservatorio Camere di Commercio, Osservatorio Aziende Speciali, Osservatorio Bilanci, etc.) 86 Metodologie strumenti Attività 2 - Banche dati e rapporti Istituto G. Tagliacarne - Banche dati Infocamere (Registro Imprese) - Banche dati e rapporti uffici studi regionali - Banche dati e rapporti ISTAT - Banche dati ICE - Banche dati e rapporti associazioni di categoria - Relazione annuale provinciale Banca d’Italia e - Banche dati il sole 24ore Indagini economiche quali-quantitative - Metodi statistici per l’analisi economica - Elaborazione di indicatori - Elaborazione di grafici (trend e benchmarking) Aggiornamento delle informazioni sul contesto interno Output Fotografia aggiornata dello stato delle risorse interne della camera focalizzata sui bisogni in termini di personale (quantità e competenze professionali), di investimenti per Ruoli l’automazione e per beni strumentali. - Ufficio del personale per le informazioni sull’organizzazione degli uffici e le risorse umane; - Ufficio del provveditorato per le informazioni sulle risorse strumentali e di supporto (compresi i sistemi Vincoli Fonti informativi per l’automazione dei servizi) Vincoli derivanti dalla leggi finanziarie dello Stato - Programmazione triennale del personale - Programmazione triennale dei lavori - Programmazione triennale della formazione - Organigramma - Sistema professionale - Documenti interni sull’automazione degli uffici e dei servizi Metodologie strumenti - Leggi finanziarie dello Stato - Programmazione triennale dei lavori e - Sistema di gestione patrimoniale Elaborazione di indicatori Elaborazione di grafici (trend e benchmarking) 87 FASE 2: Analisi delle risorse della Camera Attività 1 Analisi delle risorse finanziarie, economiche e patrimoniali della Camera Output - Stima, per l’esercizio in programmazione, dei proventi e degli oneri Ruoli Vincoli Fonti Analisi della situazione patrimoniale e, eventualmente, valutazione della capacità di investimento Ufficio ragioneria e bilancio Leggi finanziarie dello Stato - Conto economico consuntivo anni precedenti - Conto economico di previsione assestato per l’esercizio in corso Metodologie strumenti - Stato patrimoniale al 31/12/anno precedente - Decreto del diritto annuale - Decreto dei diritti di segreteria e - Database registro imprese Indicatori per l’analisi di bilancio - Metodologie per la stima di oneri e proventi - Metodologie di analisi degli investimenti FASE 3: Stato attuazione programmi e valutazione di impatto Attività 1 Aggiornamento dei programmi e degli obiettivi pluriennali e analisi del loro stato di attuazione. Output Stato di avanzamento e percentuale di scostamento (economica, di risultato e temporali) degli obiettivi Ruolo strategici fissati nel programma pluriennale. Servizio controllo di gestione Responsabile Vincoli Fonti Non ci sono particolari vincoli - Output della fase 1 Metodologie Attività 2 - Programma pluriennale della Camera - Sistema di rilevazione e misurazione degli obiettivi e - strategici Metodi statistici per l’analisi economica strumenti - Controllo strategico Valutazione dell’efficacia delle iniziative fino a quel momento attuate 88 Output Informazioni a supporto del processo decisionale per la selezione delle azioni operative che, per natura e modalità di intervento, si sono dimostrate le più efficaci in relazione alla capacità di contribuire al conseguimento degli obiettivi Ruolo strategici. Servizio controllo di gestione Responsabile Vincoli Aver implementato un sistema di monitoraggio degli Fonti Metodologie strumenti obiettivi strategici Piani d’azione precedenti e - Elaborazione di indicatori di scostamento - Elaborazione di grafici (trend e benchmarking) - Decision making FASE 4: Individuazione dei programmi di intervento per l’esercizio e delle relative iniziative Attività 1 Individuazione dei programmi prioritari per l’esercizio Output Obiettivi e programmi per l’esercizio Ruolo - Presidente Responsabile - Giunta Vincoli - Segretario Generale Coerenza con le risorse disponibili; - Coerenza con le priorità strategiche (programma - pluriennale e successivi aggiornamenti) Programma pluriennale Fonti Metodologie strumenti e - Output della FASE 1 e 2 Riunioni della Giunta Program Management FASE 5: Approvazione della Relazione Previsionale e Programmatica Attività 1 Approvazione della Relazione Previsionale e Programmatica Output Relazione previsionale e programmatica approvata Ruolo Consiglio Responsabile Vincoli Fonti Metodologie Delibera consigliare di approvazione entro il 31 ottobre Output FASE 1, 2, 3 e 4 e Riunione del Consiglio 89 strumenti VALUTARE LO STATO DI ATTUAZIONE DEI PROGRAMMI E IL LORO IMPATTO 1. ANALISI DEI GAP La prima attività da realizzare consiste nell’analisi dei Gap. Si tratta, cioè, di una attività di verifica che ha l’obiettivo di fornire evidenza di eventuali scostamenti tra il valore degli indicatori assunti come base dei criteri di valutazione degli obiettivi strategici ed i target che si sono prefissati per il mandato. L’analisi degli scostamenti rappresenta, infatti, un’operazione indispensabile per interrogarsi e per individuare le motivazioni alla loro base nonché per identificare azioni di consolidamento (qualora il gap è positivo rispetto al target prefissato) o di correzione (qualora il gap è negativo rispetto al target prefissato). L’output della fase deve consistere quindi in un report che evidenzi eventuali scostamenti tra i livelli obiettivo dei criteri di valutazione individuati per il monitoraggio degli obiettivi strategici ed i livelli effettivi. Uno scostamento tra i risultati attesi ed i risultati consuntivi costituisce del resto una situazione frequente; essa può sicuramente dipendere da un’errata individuazione dei criteri di valutazione degli obiettivi, ma anche dalla sottovalutazione di alcune circostanze contestuali o di cambiamenti subentrati e non previsti, che possono rendere i traguardi indicati irraggiungibili o, al contrario, troppo facilmente raggiungibili. L’analisi ha quindi come scopo principale quello di utilizzare il processo di pianificazione per apprendere dall’esperienza e fornire elementi utili per: - mantenere attuali i Piani, aggiornando gli obiettivi strategici in termini di target di risultato atteso; - migliorare il processo decisionale sottostante alla stesura della relazione previsionale e programmatica e, potenzialmente, anche l’efficacia delle azioni. Scheda ANALISI DEI GAP CRITERI DI VALUTAZIONE OBIETTIVI STRATEGICI LIVELLO 90 OBIETTIVO LIVELLO EFFETTIVO % SCOSTAMENTO Indicatore 1 Indicatore 2 Indicatore n LIVELLO OBIETTIVO LIVELLO EFFETTIVO % SCOSTAMENTO ANALISI DEI GAP 1,4 1,2 1,2 1 1,1 1 1 0,98 0,7 0,8 0,6 30% 0,4 0,2 0 -0,2 12% -20% Indicatore 1 Indicatore 2 Indicatore n -0,4 2. ANALISI DELL’EFFICACIA DELLE INIZIATIVE: VALUTAZIONE DI IMPATTO La seconda attività da considerare riguarda l’analisi dell’efficacia delle azioni messe in campo per la realizzazione dei programmi di intervento, in relazione all’impatto sugli obiettivi strategici dell’ente. Si tratta di un’attività che è possibile attivare a valle del primo anno, per valutare il grado di coerenza tra risultati operativi conseguiti e risultati strategici attesi e, quindi dell’impatto delle politiche camerali in seguito all’attuazione dei programmi previsti nei vari esercizi. Per ciascuna azione, utilizzando i criteri di valutazione individuati ex-ante con la definizione stessa dell’obiettivo operativo, si verifica il livello di conseguimento dell’indicatore di performance. Si procede poi con la valutazione di impatto che rende possibile determinare 91 l’influenza di ogni singola azione sugli obiettivi strategici definiti nel programma pluriennale. Nel concreto essa consente di comprendere se un’iniziativa è stata efficace o meno fornendo indicazioni per migliorare i processi decisionali futuri e aumentare l’efficacia dell’azione dell’ente. Infatti, potrebbero verificarsi situazioni tali per cui gli obiettivi operativi sono stati pienamente raggiunti e in alcuni casi anche superati, mentre i risultati strategici attesi continuano a non arrivare. Scheda ESEMPIO DI SCHEDA DI ANALISI DI IMPATTO Immaginiamo che una Camera di Commercio si proponga come obiettivo strategico per il programma pluriennale del quinquennio 200X-200Y “Semplificare i procedimenti per adempiere agli obblighi amministrativi delle imprese e accrescere l’accessibilità ai servizi camerali". Il criterio di valutazione del raggiungimento dell’obiettivo strategico è “Ridurre di almeno il 60%, entro la fine del quinquennio, il numero degli accessi agli sportelli camerali per i servizi camerali da parte dell’utenza”. L’obiettivo quinquennale deve essere ovviamente reso misurabile in itinere ed andrà quindi diviso in sub-obiettivi annuali. Supponiamo che per il primo anno l’obiettivo sia di ridurre il numero degli accessi del 5%. Priorità strategica: Semplificazione e accessibilità dei servizi amministrativi alle imprese Obiettivo strategico: Semplificare i procedimenti per adempiere agli obblighi amministrativi delle imprese e accrescere l’accessibilità ai servizi camerali attraverso la riduzione di almeno il 60% del numero degli accessi fisici ai servizi camerali da parte dell’utenza entro la fine del quinquennio Immaginiamo ancora che tra i programmi quello individuato come prioritario riguardi la “Attivazione dei canali internet e del call center per l’erogazione e la fruizione di servizi amministrativi alle imprese”. Relativamente a tale programma la prima iniziativa da realizzare riguarda ad esempio la “Trasformazione del sito internet in un portale dei servizi camerali”. L’efficacia dell’iniziativa, per l’anno, viene misurata tramite l’indicatore: “aumento del 30% del numero di servizi completamente automatizzati fruibili on line”. 92 Programma degli interventi: E-government 1. attivazione dei canali internet e call center per l’erogazione e la fruizione di servizi amministrativi alle imprese 2. creazione dei collegamenti in rete tra PPAA per l’attivazione dello sportello telematico unico per le attività produttive 3. attivazione dei sistemi di pagamento dei diritti e dei bolli on-line Indicatore di valutazione dell’iniziativa Aumentare, entro l’anno, del 30% il numero di servizi resi on line end to end Iniziative del programma 1 “ attivazione dei canali internet e call center per l’erogazione e la fruizione di servizi amministrativi alle imprese”: 1.a Trasformare il sito internet in un portale di servizi 1.b ...... ESEMPIO DI GANTT DELL’INIZIATIVA 1.a G F M INIZATIVA1.a “TRASFORMARE IL SITO INTERNET IN UN PORTALE DI SERVIZI CAMERALI 1.a.1 Progettazione e analisi dei requisiti 1.a.2Affidamento dell’incarico e implementazione 1.a.3 Collaudo 1.a.4 Testing 1.a.5 Messa on line e promozione 93 A M G L A S O N D Analisi di impatto L’attività di analisi può portare ad evidenziare 4 diverse situazioni che possono essere posizionate nella matrice riportata di seguito: CASO A - Attraverso l’analisi dei GAP si evidenzia uno scostamento negativo tra i valori target dell’obiettivo strategico ed i valori effettivamente conseguiti; - Attraverso l’analisi dell’indicatore di performance si evidenzia una prestazione negativa dell’iniziativa (i valori consuntivi sono inferiori rispetto a quelli obiettivo con un delta del x%). Ai fini dell’analisi l’andamento negativo dell’indicatore fa quindi presumere una scarsa incidenza dell’iniziativa sull’obiettivo strategico. Diventa per questo fondamentale definire il grado di correlazione tra le iniziative e gli obiettivi strategici per determinare se lo scostamento negativo dell’obiettivo strategico sia effettivamente da ricondursi alla performance negativa dell’iniziativa. 94 La valutazione di impatti fornisce cioè una serie di spunti di riflessione: - l’iniziativa non è coerente con l’obiettivo strategico - l’iniziativa non è stata sufficientemente efficace - l’ iniziativa è stata gestita in maniera inefficiente - il criterio di valutazione individuato non è efficace per la misurazione dell’ iniziativa stessa CASO B - Attraverso l’analisi dei GAP si evidenzia uno scostamento positivo tra i valori target dell’obiettivo strategico ed i valori effettivamente conseguiti; - Attraverso l’analisi dell’indicatore di performance si evidenzia una prestazione negativa dell’iniziativa (i valori consuntivi sono inferiori rispetto a quelli obiettivo con un delta del x%). Ai fini dell’analisi l’andamento negativo dell’indicatore farebbe quindi presumere una scarsa incidenza dell’iniziativa sull’obiettivo strategico. Diventa per questo fondamentale definire il grado di correlazione tra le iniziative e gli obiettivi strategici per determinare perché lo scostamento dell’obiettivo strategico sia positivo mentre la performance dell’iniziativa è negativa. La valutazione di impatti fornisce ancora una serie di spunti di riflessione: - l’iniziativa non è coerente con l’obiettivo strategico quindi non vi è correlazione tra le due; - il criterio di valutazione individuato non è efficace per la misurazione dell’ iniziativa stessa CASO C - Attraverso l’analisi dei GAP si evidenzia uno scostamento positivo tra i valori target dell’obiettivo strategico ed i valori effettivamente conseguiti; - Attraverso l’analisi del indicatore di performance si evidenzia una prestazione positiva dell’iniziativa (i valori consuntivi sono superiori rispetto a quelli obiettivo con un delta del x%). Ai fini dell’analisi l’andamento positivo dell’indicatore fa quindi presumere una buona incidenza dell’iniziativa sull’obiettivo strategico. L’analisi dei dati lascia presumere che: - l’iniziativa è coerente con l’obiettivo strategico - l’iniziativa è stata sufficientemente efficace - l’ iniziativa è stata gestita in maniera efficiente - il criterio di valutazione individuato è efficace per la misurazione dell’ iniziativa stessa CASO D: - Attraverso l’analisi dei GAP si evidenzia uno scostamento negativo tra i valori target dell’obiettivo strategico ed i valori effettivamente conseguiti; - Attraverso l’analisi del indicatore di performance si evidenzia una prestazione positiva dell’iniziativa (i valori consuntivi sono inferiori rispetto a quelli obiettivo con un delta del 2%). 95 Ai fini dell’analisi l’andamento positivo dell’indicatore farebbe presumere una buona incidenza dell’iniziativa sull’obiettivo strategico mentre accade esattamente il contrario. Le due analisi rivelano dunque dati contraddittori, e solo la loro lettura incrociata permette di comprendere che probabilmente: - l’iniziativa non è coerente con l’obiettivo strategico ed è quindi opportuno sceglierne una che garantisca che, tramite la sua attuazione, venga raggiunto l’obiettivo stesso. - il criterio di valutazione individuato non è efficace per la misurazione dell’ iniziativa stessa e non rappresenta, quindi l’effettiva efficacia dell’iniziativa. 96 6. IL PREVENTIVO ECONOMICO IL PREVENTIVO ECONOMICO L’articolo 6 del D.P.R. del 2 novembre 2005 stabilisce che “Il preventivo annuale, redatto in coerenza con la relazione previsionale e programmatica e nella forma indicata dall’allegato A, è predisposto dalla giunta ai sensi dell’articolo 14, comma 5, della legge 29 dicembre 1993, n. 580, e approvato entro il 30 novembre dal consiglio ai sensi dell’articolo 11, comma 1, lettera d) della legge 29 dicembre 1993, n. 580. Al preventivo è allegata la relazione del collegio dei revisori dei conti predisposta ai sensi dell’articolo 17, comma 4 della legge 29 dicembre 1993, n. 580 ”. Continua l’articolo 7 dello stesso D.P.R. “La relazione al preventivo, predisposta dalla giunta, reca informazioni sugli importi contenuti nelle voci di provento, di onere e del piano degli investimenti di cui all’Allegato A e sui criteri di ripartizione delle somme tra le funzioni istituzionali individuate nello stesso schema. Essa determina altresì l’assegnazione delle risorse complessive ai programmi individuati in sede di relazione previsionale e programmatica, ed in relazione ai risultati che si intendono raggiungere. La relazione evidenzia le fonti di copertura del piano degli investimenti di cui all’Allegato A e l’eventuale assunzione di mutui.” COS’E’ IL PREVENTIVO ECONOMICO Il preventivo economico è il documento formale di programmazione per l’esercizio. Il preventivo economico è strutturato in modo da evidenziare: - le previsioni dei proventi di competenza - le previsioni degli oneri di competenza - le previsioni degli investimenti che si intendono sostenere durante l’esercizio in programmazione - la ripartizione dei proventi, degli oneri e degli investimenti per funzioni istituzionali. 97 La struttura dell’allegato A sulla base del quale va predisposto il preventivo economico, si ispira a criteri di confrontabilità e omogeneità, gli stessi indicati da Eurostat per la redazione dei bilanci delle Pubbliche Amministrazioni. Sebbene temporalmente l’approvazione del preventivo economico precede quella del budget direzionale, è impensabile immaginare un procedimento in grado di addivenire alla formulazione del preventivo senza coinvolgere i dirigenti, e le rispettive aree organizzative, a cui sarà demandata la responsabilità di spesa e gli obiettivi da conseguire attraverso l’impiego delle risorse previste. L’allegato A è il risultato di un processo di programmazione operativa che, a partire dalla relazione previsionale e programmatica, traduce gli obiettivi programmatici in attività, progetti, contributi, etc; il bilancio di previsione, quindi, è ottenuto dalla composizione di proventi, oneri e investimenti elementari associati a ciascuna delle attività della Camera. Di fatto, i criteri da assumere come riferimento per la redazione del preventivo economico e del budget direzionale, sono gli stessi e sono riportati negli articoli 9 e 10 del regolamento. I due documenti rappresentano, pertanto, due viste diverse dello stesso “oggetto”: il preventivo economico riporta la previsione complessiva per ciascuna voce di provento, onere e investimento e la riclassifica per destinazione tra le funzioni istituzionali, evidenziando la capacità delle funzioni stesse nel contribuire a “produrre o conseguire” un dato provento, ad “assorbire” un dato onere e a “fruire” di un dato investimento; il budget direzionale, invece, identifica le risorse, in termini di proventi, oneri e investimenti, di cui ciascun dirigente è responsabile per il raggiungimento degli obiettivi della propria area. Ne consegue che, logicamente, sarà necessario procedere prima con la formulazione di una bozza di budget direzionale a cura di ciascun dirigente, sulla base delle attività correnti e programmatiche previste nell’ambito della relazione previsionale e programmatica quindi, con l’aggregazione degli stessi, sommare le previsioni che afferiscono alla medesima voce del piano dei conti per ottenere una previsione economica complessiva. A questo punto si procede con la definizione del preventivo economico attraverso una attività di fine tuning e negoziazione che combini il processo previsionale bottom up (le proposte di budget costruite dai singoli dirigenti in collaborazione con gli Organi nell’ambito delle cornici definite con la 98 relazione previsionale e programmatica), con uno top down (le indicazioni sulle politiche di bilancio degli Organi). Quindi, anche se nel manuale il budget direzionale è trattato successivamente al preventivo economico, le tecniche e le metodologie di previsione illustrate, sono le stesse che vanno utilizzate anche in occasione della predisposizione del preventivo economico. Il prospetto in cui si sintetizza il preventivo economico è rappresentato dall’allegato A del nuovo regolamento di contabilità. Esso considera tre elementi informativi fondamentali: le voci di oneri, proventi e investimenti, il dato di chiusura dell’esercizio corrente e il dato di previsione dell’esercizio in programmazione, le destinazioni articolate nelle funzioni istituzionali della Camera. 99 Analizzando nel dettaglio ciascuno di questi elementi informativi, se ne deduce che l’allegato A, con cui si sintetizza il preventivo economico, si caratterizza per un piano dei Conti in cui proventi, oneri e investimenti sono classificati per natura, mentre l’informazione relativa alle destinazioni si desume dall’attribuzione di tali voci alle funzioni istituzionali. Finora, le Camere hanno adottato un piano dei conti per la gestione della contabilità generale che prevedeva la classificazione dei mastri e dei conti prevalentemente “per natura”, ed utilizzava in alcuni casi le voci di sottoconto per identificare le “destinazioni”. A questo proposito, sebbene a livello teorico potrebbe sembrare opportuno tenere ben distinta l’iscrizione degli oneri e dei proventi sulla base della loro classificazione per natura (nella colonna “Preventivo anno t”) rispetto a quella per destinazione presente all’interno delle colonne “Funzioni istituzionali”, va osservato come, in contrasto con tale logica, il legislatore ha previsto, in analogia a quanto disposto con il D.m. 287/97, un eccezione a tale regola con riferimento alla voce 8 “Interventi economici”. In tale voce, infatti, si dovranno continuare ad imputare gli oneri relativi alle attività di promozione e sviluppo economico della Camera (contributi a favore delle imprese, contributi a terzi per la realizzazione di iniziative promozionali, costi per l’acquisto di beni e servizi per la realizzazione di interventi diretti o di progetti, quote associative il cui scopo è la promozione dell’economia locale, etc.) non distinguendo (se non a livello di sottoconto) le diverse tipologie di spesa (classificazione per natura) attraverso le quali quelli stessi interventi vengono realizzati (spese per consulenze, prestazione servizi, affitto stand, pubblicazioni, traduzione e interpretariato ecc.). A rafforzare una tale interpretazione non vi è soltanto l’apparente univoca denominazione del conto (che qualora peraltro si addivenisse all’ipotesi contraria si svuoterebbe di qualsiasi contenuto in termini di valori da inserire) e la evidente maggiore semplificazione e flessibilità che si determinerebbe nella gestione del budget (e di conseguenza del preventivo economico) ma anche alcuni riferimenti legislativi e in particolare: a) la formula utilizzata dall’articolo 13, comma 3, del regolamento che, nel disporre l’obbligo di approvazione da parte della Giunta di tutti gli interventi di promozione economica non espressamente definiti in sede di relazione al preventivo, sembra manifestare l’esigenza di 100 stabilire la preliminare approvazione da parte dell’organo politico di tutte le variazioni che (indipendentemente dall’esistenza di proventi a copertura, ai sensi di quanto indicato all’articolo 12, comma 3) rappresentano modifiche ad programma inizialmente stabilito di interventi (nuovi progetti/attività/iniziative); una formula, pertanto, che si giustifica solo attraverso la specificità da attribuire alla voce “Interventi economici” rispetto al resto delle voci per natura presenti nel documento (d’altra parte, nell’ipotesi a contraris, non ci sarebbe stato bisogno di prevedere una procedura di aggiornamento del budget diversa da quelle espressamente previste all’articolo 12, commi 3 e 4); b) la previsione di un modello di conto economico (allegato C) che pur riprendendo in larga parte le voci del preventivo economico confronta i valori dell’anno t con quelli dell’anno t-1 (determinando, a partire dall’anno 2007, in ipotesi di diversa imputazione contabile dei costi della voce “interventi economici” una difficile confrontabilità del dato dell’esercizio rispetto all’esercizio precedente) e non prevede, se non attraverso una lettura della relazione sui risultati, un rendiconto per destinazione ( a danno del principio della trasparenza e della chiarezza dello stesso conto economico); c) in conseguenza del punto b), la difficoltà di trasmettere in modo diretto il dato del volume delle risorse destinato alla promozione economica per fini statistici e di rilevazione economica nonché per quelli legati alla individuazione da parte del Ministero dello Sviluppo economico, del fabbisogno finanziario annuale del sistema camerale per la determinazione del diritto annuale. L’impostazione descritta, peraltro, non svuota di significato il preventivo per destinazione contenuto nella colonna “Studio, formazione, informazione e promozione economica” nel quale verranno comunque inseriti costi (personale, quota parte costi di struttura) che consentiranno agli Amministratori camerali di avere in futuro una visione ben più ampia rispetto all’attuale degli sforzi compiuti dalla Camera di commercio in termini di risorse dedicate a sostenere lo sviluppo dell’economia locale. La struttura del documento previsionale è costituita da: - una previsione degli oneri, proventi e investimenti determinati alla data di chiusura dell’esercizio anteriore a quello a cui il preventivo si riferisce (la seconda colonna); 101 - una previsione degli oneri, proventi e investimenti per l’esercizio in programmazione (la terza colonna); - una riclassificazione del preventivo economico per destinazione in cui, a livello di sintesi, le destinazioni sono identificate dalle quattro funzioni istituzionali. I criteri per l’attribuzione di proventi, oneri e investimenti, come sopra evidenziato, seguono la logica di identificare, per ciascuna funzione istituzionale, la rispettiva capacità di contribuire a “produrre o conseguire” proventi, a “consumare” risorse e a “fruire” degli investimenti; - una colonna di controllo in cui la somma dei parziali riportati nelle quattro funzioni istituzionali deve coincidere con il dato riportato nella colonna preventivo anno T. E’ il caso di osservare che il piano dei conti riportato nel budget direzionale (allegato B) e nel preventivo economico (allegato A) è esplicitato a due differenti livelli di dettaglio (più dettagliato l’allegato B rispetto all’allegato A) e che, quindi, la previsione va attuata al livello di dettaglio maggiore. Dall’analisi delle voci presenti nei due documenti si può osservare quanto segue: - gli oneri relativi agli Organi Istituzionali vengono previsti nell’ambito del mastro “funzionamento”; - gli oneri relativi alle Quote Associative (Unioncamere, Unione Regionale) vengono previsti nell’ambito del mastro 7 – funzionamento -, ad eccezione di quelle relative all’adesione ad associazioni la cui finalità è connessa allo sviluppo economico territoriale che, invece, vanno imputate al mastro 8 - interventi economici -; - nell’ambito del mastro 9 “ammortamenti e accantonamenti” viene prevista una voce per la svalutazione dei crediti. Le Camere di commercio, pertanto, in sede previsionale devono inserire nella voce “Diritto annuale” un ammontare di proventi che avendo come riferimento il numero e la tipologie delle imprese iscritte al registro (il criterio economico, da questo punto di vista, non può differire da quello giuridico seguito fino ad oggi) analizza, altresì, l’impatto generato sul valore da iscrivere in preventivo dai seguenti fattori: a) movimentazione anagrafica delle imprese; b) modifiche normative (decreto annuale del MISE); 102 c) incremento della misura del diritto determinata dalla Giunta per il cofinanziamento di iniziative promozionali; d) ammontare presunto delle sanzioni nei riguardi delle imprese inadempienti ecc. Tale dato dovrà rettificato con l’eventuale iscrizione nella voce “accantonamenti” dell’importo costituito dalla quota che si ritiene, al momento della redazione del preventivo, inesigibile o non dovuta (in ottemperanza al criterio di presumibile realizzazione previsto per la voce “crediti” dello stato patrimoniale all’articolo 26 del D.p.r. 254/05); - nell’ambito del mastro 9 “ammortamenti e accantonamenti” viene prevista una voce “fondo spese future” nella quale devono essere imputati valori che producano effetti economici nell’esercizio di riferimento del preventivo e per i quali, però, si stima l’impossibilità di definire l’an e il quantum entro il termine di approvazione del conto economico (caso molto frequente per gli oneri maturati nei riguardi del personale dipendente per i rinnovi contrattuali).; - sempre nell’ambito della voce 9, il valore da iscrivere tra gli ammortamenti deve tener conto sia del consumo previsto per l’esercizio dei beni di investimento presenti all’interno dell’apposito piano degli investimenti e sia delle previste quote annuali di utilizzo delle immobilizzazioni materiali e immateriali iscritte nello stato patrimoniale al 31.12.t-1 Il preventivo economico deriva dalla relazione previsionale e programmatica in cui sono identificati e selezionati i programmi e le azioni (in termini di attività, iniziative, progetti, contributi e attività corrente) da attuare nel corso dell’esercizio in programmazione. Quindi, in particolare per le previsioni associate alle attività programmatiche, il preventivo economico consegue alla valutazione effettuata in sede di budget degli oneri, proventi e investimenti associati a ciascuna iniziativa. L’allegato A del preventivo economico determina anche alcuni indicatori di bilancio tipici sui risultati delle diverse gestioni. In particolare: - Risultato della gestione corrente: è il più importante in quanto si riferisce al complesso delle attività istituzionali svolte della Camera; 103 - Risultato della gestione finanziaria: evidenzia l’utile o la perdita determinati dalla gestione legata alla struttura finanziaria della Camera, e quindi alle decisioni di impiego e di raccolta delle risorse finanziarie, che si riflettono sulla dimensione degli oneri e/o proventi finanziari (interessi attivi e passivi etc.) - Risultato della gestione straordinaria: indica l’utile/perdita determinati dalla gestione delle attività non tipiche della Camera IL PROCESSO DI PREDISPOSIZIONE DEL PREVENTIVO ECONOMICO Nel presentare attività, ruoli, vincoli e scadenze del processo, si ipotizza che la Camera stia operando a regime secondo il dettato del nuovo regolamento di contabilità. Nel primo capitolo si è già analizzata la problematica relativa alla fase di transizione relativa al passaggio da un preventivo finanziario ad un preventivo economico. Inoltre, nell’identificare i ruoli coinvolti nelle singole attività, si fa riferimento ai servizi e agli uffici che istituzionalmente potrebbero ricoprire quello specifico ruolo. Poiché la materia è regolata dalle norme solo in alcune attività, le singole Camere possono trovarsi nella condizione di adattare il processo alle proprie specifiche condizioni, identificando ruoli e responsabilità diverse da quelle di seguito indicate. Le principali fasi del processo di predisposizione del preventivo economico sono: L’owner di tutto il processo, vale a dire colui che coordina e supervisiona tutte le attività del processo verificandone il rispetto delle scadenze, è il dirigente dell’area economicofinanziaria. FASE 1: Stima e previsione dei proventi Attività 1 Raccolta, elaborazione e analisi delle informazioni necessarie per la stima della previsione a finire per l’esercizio in corso - anno (T-1) - e per la previsione dell’ esercizio in programmazione - anno (T) -, dei proventi della 104 camera Output Previsione a finire per l’esercizio in corso anno (T-1) e per l’esercizio in programmazione (anno T) dei proventi: - Correnti - Finanziari - Straordinari Ruolo Sono responsabili della previsione dei proventi i dirigenti Responsabile che ne assumeranno, successivamente, la responsabilità di budget, in collaborazione con quanti possiedono informazioni chiave per una corretta formulazione della Vincoli previsione. Ammontare, criteri di applicazione, scadenze, etc. così come sono descritti nell’ambito delle leggi, norme e provvedimenti, che regolamentano nello specifico i diversi Fonti proventi. - Leggi, norme e provvedimenti che regolamentano nello specifico la materia di ciascuna natura di proventi camerali e la vendita (attività commerciale) di prodotti/servizi alle imprese. - Anagrafica Registro Imprese e movimenti - Conto economico consuntivo approvato anno (T-2) - Preventivo economico approvato o assestato anno (T1) Metodologie - Decreto del diritto annuale - Decreto dei diritti di segreteria e - strumenti Regolamento sul fondo di perequazione Analisi dell’andamento di ciascuna voce di ricavo negli ultimi cinque anni. - What-if analisys per valutare gli effetti della congiuntura sui proventi - Elaborazione di grafici (trend e benchmarking) FASE 2: Stima e previsione degli oneri Attività 1 Raccolta, elaborazione e analisi delle informazioni necessarie per la stima 105 della previsione a finire per l’esercizio in corso - anno (T-1) - e per la previsione dell’ esercizio in programmazione – anno (T) - degli oneri correnti della camera Output Previsione a finire per l’esercizio in corso, anno (T-1), e per l’esercizio in programmazione, anno (T), degli oneri: - Correnti - Finanziari - Straordinari Ruolo Sono responsabili della previsione degli oneri i dirigenti Responsabile che ne assumeranno, successivamente, la responsabilità di budget, in collaborazione con quanti possiedono informazioni chiave per una corretta formulazione della Vincoli previsione. - Disposizioni vincolanti per l’amministrazione contenute in norme, leggi e provvedimenti (ad es. le leggi finanziarie dello stato, provvedimenti degli Organi, etc) - Programmi e risorse previste nella relazione previsionale e programmatica - Un bilancio sostenibile da un punto di vista economico, finanziario e patrimoniale Fonti - Gli impegni contrattuali precedentemente assunti Leggi finanziarie dello Stato - Delibere di Giunta - Provvedimenti del SG e dei dirigenti - Contratti in essere - Contratti in scadenza - Piano triennale dei Lavori - Piano triennale del personale - Piano triennale della formazione - Conto economico consuntivo e stato patrimoniale approvato anno (T-2) - Stato patrimoniale e libro dei cespiti (inventario) - Preventivo economico approvato o assestato anno (T106 1) - Il processo di pianificazione operativa camerale attivato; Metodologie e - strumenti Le informazioni fornite dal controllo di gestione Analisi dell’andamento di ciascuna voce di onere negli ultimi cinque anni - What-if analisys per valutare gli effetti della congiuntura sugli oneri - Elaborazione di grafici (trend e benchmarking) FASE 3: Stima e previsione degli investimenti e fonti di copertura Attività 1 Raccolta, elaborazione e analisi delle informazioni necessarie per la stima degli investimenti camerali previsti per l’ esercizio in programmazione - anno (T). Output Piano degli investimenti distinto per: - investimenti immateriali - investimenti materiali - investimenti finanziari Ruolo Sono responsabili della previsione degli investimenti i Responsabile dirigenti che ne assumeranno, successivamente, la responsabilità di budget, in collaborazione con quanti possiedono informazioni chiave per una corretta formulazione della previsione. - Investimenti a valenza pluriennale deliberati in Vincoli passato - Investimenti previsti dai programmi contenuti ed approvati con la Relazione Previsionale Programmatica Fonti Metodologie e - Copertura finanziaria - Scadenze di legge - Legge finanziaria Delibere di Giunta - Provvedimenti del SG e dei dirigenti - Relazione Previsionale e Programmatica Analisi degli investimenti 107 e strumenti - Analisi del rischio - Analisi di fattibilità economico-finanziaria (analisi di bilancio per margini e per flussi di cassa); FASE 4: Attribuzione di oneri, proventi e investimenti per funzioni Istituzionali Attività 1 Aggiornamento dell’alberatura dei servizi camerali per funzione istituzionale, verifica dei criteri di riclassificazione del preventivo anno (T) Output - Criteri di ripartizione oneri e proventi indiretti per funzione istituzionale e valutazione dei driver di ripartizione Ruolo - Alberatura dei servizi Servizio controllo di gestione Responsabile Vincoli Rispetto Fonti istituzionali - Preventivo anno (T) - Metodologie Attività 2 dell’attribuzione Alberatura dei delle servizi attività camerali alle per funzioni funzione istituzionale e Controllo di gestione strumenti Una volta completata la stesura del preventivo economico (oneri, proventi e investimenti), si procede con la ripartizione di ciascuna voce del conto economico tra le funzioni istituzionali individuate dall’allegato “A”. Output Ripartizione del preventivo economico tra le funzioni Ruolo istituzionali Servizio controllo di gestione Responsabile Vincoli Fonti Completamento FASE 1,2,3 - Output FASE 1 Metodologie strumenti - Output FASE 2 - Output FASE 3 e - Driver di ribaltamento di oneri, proventi e investimenti Controllo di gestione - Contabilità analitica (analisi bilancio per destinazione) 108 FASE 5: Approvazione preventivo economico Attività 1 Predisposizione del preventivo economico e della relativa relazione da parte della Giunta camerale, ai sensi dell’art. 14, comma 5, della legge 29 dicembre 1993 n. 580 Output - Preventivo economico secondo l’allegato A del nuovo regolamento di contabilità Ruolo - Relazione della Giunta al preventivo economico Giunta Responsabile Vincoli Invio del preventivo economico al collegio dei revisori almeno 15 giorni prima della seduta di approvazione dello Fonti Metodologie Attività 2 stesso da parte del Consiglio Output FASE 4 e Riunione della Giunta strumenti Predisposizione, da parte del Collegio dei Revisori, della relazione al preventivo economico, ai sensi dell’art. 17, comma 4, della legge 29 dicembre 1993 n. 580 Output Relazione del Collegio dei Revisori al preventivo Ruolo economico Collegio dei Revisori Responsabile Vincoli Invio della relazione al preventivo economico entro la seduta di approvazione dello stesso da parte del Fonti Metodologie Attività 3 Consiglio Output attività 1, FASE 5 e Riunione del Collegio dei Revisori strumenti Approvazione del preventivo economico Output Preventivo economico approvato Ruolo Consiglio Responsabile Vincoli Fonti Metodologie Delibera consigliare di approvazione entro il 30 novembre (anno (T-1)) Output attività 1 e 2, FASE 5 e Riunione del Consiglio strumenti 109 REDAZIONE DEL PREVENTIVO ECONOMICO I criteri per la redazione del preventivo economico sono sanciti nell’ambito dei primi tre comma dell’art. 9 del regolamento “redazione del preventivo e del budget direzionale”: 1. I proventi di cui all’allegato A, da imputare alle singole funzioni, sono i proventi direttamente riferibili all’espletamento delle attività e dei progetti a loro connessi; 2. Gli oneri della gestione corrente di cui all’allegato A, da attribuire alle singole funzioni, sono gli oneri direttamente riferibili all’espletamento delle attività e dei progetti a loro connessi, nonché gli oneri comuni a più funzioni da ripartire sulla base di un indice che tenga conto del numero e del costo del personale assegnato a ciascuna funzione, dei relativi carichi di lavoro e di altri eventuali elementi individuati annualmente dalla struttura incaricata del controllo di gestione … 3. Gli investimenti iscritti nel piano di cui all’allegato A sono attribuiti alle singole funzioni se direttamente riferibili all’espletamento delle attività e dei progetti a loro connessi. I restanti investimenti sono imputati alla funzione “servizi di supporto”, Per soddisfare tali criteri, si è proceduto come segue: il preventivo economico è da interpretarsi come una mera riclassificazione ex-ante da realizzarsi sulla base del criterio dell’assorbimento reale delle risorse previste dalle singole funzioni istituzionali. Si individuano di seguito i principali passi operativi per la compilazione dell’Allegato A. 1. Definizione delle voci di onere/provento e investimento. Il primo passo consiste nella definizione dei sottoconti da attribuire alle singole voci (mastri) della prima colonna dell’allegato A (si veda l’esempio di piano dei conti proposto in allegato con il preventivo economico). 2. Definizione dell’ammontare da imputare alle singole voci. Per ciascuna voce va indicato: - l’ammontare della previsione consuntiva a finire per l’anno in corso (Valore complessivo della previsione consuntivo al 31-12-(T-1)) - la previsione per l’esercizio futuro (Valore complessivo del preventivo anno T). Gli importi di cui sopra sono previsti così come descritto nei paragrafi precedenti. 110 3. Classificazione delle voci di onere, provento e investimento in base alla natura diretta ed indiretta. Tale classificazione consente di attribuire alle funzioni gli importi previsti per ciascuna voce - in maniera diretta per le voci classificate come tali; - tramite un driver che ne allochi solo la parte di competenza per le voci classificate come indirette. 4. Allocazione sulle funzioni istituzionali della quota di competenza La logica con cui viene costruito il preventivo economico, fermo restando la coerenza con la Relazione Previsionale e Programmatica, deve essere quella dell’attribuzione delle voci individuate dall’allegato A alle diverse funzioni istituzionali (anche esse individuate dallo stesso all’allegato A). Va sottolineato come l’individuazione delle funzioni istituzionali nel preventivo economico non sia vincolante da un punto di vista organizzativo, ma abbia valenza solo ai fini della attribuzione delle risorse secondo il criterio della destinazione. Le funzioni istituzionali vengono cioè identificate come collettori di attività omogenee a cui attribuire le voci direttamente ed indirettamente connesse alle attività ed ai progetti ad essi assegnati in base all’effettivo consumo di risorse all’interno della funzione stessa, e non come Centri di Responsabilità, in grado cioè di governare la responsabilità di spesa della risorse (logica con cui deve essere al contrario compilato il budget direzionale). Al fine dell’attribuzione delle risorse alle funzioni è necessario individuare, per ciascuna funzione, i servizi che “consumano” risorse. Fermo restando la peculiarità di ciascuna Camera, si propone di seguito uno schema esemplificativo di attribuzione dei diversi servizi alle quattro funzioni istituzionali di cui all’allegato A. L’allocazione delle risorse alle funzioni avviene tramite un doppio passaggio: 1. per ciascuna funzione si individuano le attività/servizi tipici della funzione, volendo sottolineare ancora una volta che tale identificazione non ha valenza organizzativa bensì puramente funzionale alla allocazione delle risorse. 111 2. nel caso di risorse dedicate ad attività a cavallo tra più funzioni si suggerisce di adottare il criterio delle prevalenza, allocando la risorsa sull’attività che essa svolge prevalentemente; ad esempio una risorsa impegnata al 60% nell’attività di “Gestione relazioni sindacali” (Funzione A) ed al 40% nell’attività di “Assistenza legale” (Funzione B) può essere attribuita al 100% alla funzione A. A questo punto, per ogni voce di conto del preventivo economico occorre imputare: - la quota parte di oneri e proventi diretti che ciascuna funzione assorbe direttamente - la quota parte dei costi comuni imputati alle funzioni in base a driver individuati dal legislatore (numero, costo del personale e relativi carichi di lavoro) e/o dalla struttura incaricata del controllo di gestione in virtù dei servizi sopra individuati. . - la quota parte degli investimenti direttamente attribuibili alle funzioni (mentre i restanti sono imputati alla funzione “Servizi di Supporto”) La determinazione dei driver di ribaltamento sulle funzioni istituzionali può seguire il seguente modello di riferimento: 1. per ciascuna delle attività associate alle funzioni istituzionali, sono stimati il numero di dipendenti, i metri quadri di superficie e il numero di PC; 2. si determina il peso di ciascun driver per funzione istituzionale; 3. si utilizza il peso determinato per ripartire gli oneri e i proventi indiretti. La tabella che riassume tali informazioni può essere rappresentata come segue: 112 113 A titolo di esempio, si riporta nella figura successiva, un prospetto di preventivo economico (allegato A) compilato in ogni sua parte. In allegato, si riporta inoltre documento di preventivo dettagliato con gli attributi di classificazione per ciascuna voce di conto. 114 Per risalire alla costruzione di questo preventivo si è proceduto come segue: - ciascun dirigente, in sede di formazione del budget direzionale, in relazione alle proprie responsabilità organizzative, ai contenuti della relazione previsionale e programmatica e ad un confronto con il segretario generale e con gli Organi, ha redatto una bozza di previsione di proventi, oneri e investimenti sulla base del piano dei conti adottato dalla camera (in esito all’attivazione del processo di pianificazione operativa); - il dirigente dell’area economico-finanziaria, supportato dal servizio controllo di gestione, ha provveduto a collezionare le proposte di ciascun dirigente e a sintetizzarle in un documento di previsione complessivo per tutta la camera, riempiendo la colonna dell’allegato A relativa alla previsione dell’anno T e avendo già riportato nella colonna relativa all’anno (T-1) i dati relativi al pre-consuntivo alla data del 31.12.T-1; - la bozza di preventivo così ottenuto viene sottoposta all’attenzione del segretario generale; - si procede con la compilazione degli altri campi dell’allegato A, vale a dire con la attribuzione dei proventi, degli oneri e degli investimenti diretti alle varie funzioni istituzionali, con la ripartizione di quelli comuni in relazione ai driver selezionati, all’attribuzione degli investimenti comuni alla funzione “servizi di supporto”. Il preventivo economico così formalizzato viene inviato, corredato da apposita relazione, al collegio dei revisori e, successivamente al Consiglio per l’approvazione. Al fine di agevolare la compilazione del preventivo economico si riportano i criteri di classificazione per ciascuna voce del piano dei conti. VOCI DI ONERI/PROVENTI E INVESTIMENTO CLASSIFICAZIONE A) PROVENTI CORRENTI 1) DIRITTO ANNUALE SANZIONI DIRITTO ANNUALE Direttamente attribuito per convenzione alla Funzione B "Servizi di Supporto" Direttamente attribuito per convenzione alla Funzione B "Servizi di Supporto" DIRITTI DI SEGRETERIA Direttamente attribuito per convenzione alla Funzione C "Anagrafe e servizi di regolazione del mercato" DIRITTO ANNUALE 2) DIRITTI DI SEGRETERIA 3) CONTRIBUTI TRASFERIMENTI E ALTRE 115 ENTRATE CONTRIBUTI E TRASFERIMENTI (PROGETTI) CONTRIBUTI F.DO PEREQUATIVO (LG 580/93) Provento direttamente imputabile alle Funzione B,C e D in base alle previsioni dei dirigenti Direttamente attribuito per convenzione alla Funzione B "Servizi di Supporto" Provento direttamente imputabile alle CONTRIBUTI F.DO PEREQUATIVO Funzione B,C e D in base alle previsioni (PROGETTI) dei dirigenti Provento direttamente imputabile alla RIMBORSI DA REGIONE PER Funzione C "Anagrafe e servizi di ATTIVITA' DELEGATE regolazione del mercato " ALTRE ENTRATE Provento direttamente imputabile alla Funzione C "Anagrafe e servizi di regolazione del mercato " Provento direttamente imputabile alla Funzione C "Anagrafe e servizi di regolazione del mercato " Provento direttamente imputabile a tutte le funzione in base alle previsioni dei dirigenti PROVENTI CESSIONE BENI Direttamente attribuito per convenzione alla Funzione B "Servizi di Supporto" RIMBORSI E RECUPERI DIVERSI SANZIONI AMMINISTRATIVE 4) PROVENTI CESSIONE BENI E PRESTAZIONE SERVIZI Provento direttamente imputabile alle Funzione C e D in base alle previsioni dei PROVENTI PRESTAZIONI SERVIZI dirigenti AFFITTI ATTIVI Provento direttamente imputabile alla Funzione D "Studio, formazione, informazione e promozione economica" Provento direttamente imputabile alla Funzione B "Servizi di Supporto" ALTRI PROVENTI ATT. COMMERCIALE Provento direttamente imputabile alle Funzione C e D in base alle previsioni dei dirigenti PROVENTI VENDITA PUBBLICAZIONI 5) VARIAZ. DELLE RIMAN. (prod. finiti e semilav.) (RIMANENZE INIZIALI) RIMANENZE FINALI Provento direttamente imputabile alla Funzione B "Servizi di Supporto" Provento direttamente imputabile alla Funzione B "Servizi di Supporto" TOTALE PROVENTI CORRENTI B) ONERI CORRENTI 6) PERSONALE a) COMPETENZE AL PERSONALE RETRIBUZIONE ORDINARIA RETRIBUZIONE STRAORDINARIA 116 Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base al personale per funzione Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base al personale per funzione RETRIBUZIONE PERSONALE A TERMINE ONERI PER RIMBORSO RETRIBUZIONI PERSONALE COMANDATO SALARIO ACCESSORIO COMPENSI PER ATTIVITA' PROFESSIONALI DEL PERSONALE (RIFERIMENTO CONTRATTO) b) ONERI SOCIALI E ASSISTENZIALI ONERI PREVIDENZIALI E ASSISTENZIALI PERS. DIPENDENTE Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base al personale per funzione Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base al personale per funzione Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base al personale per funzione Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base al personale per funzione Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base al personale per funzione c) ACCANTONAMENTI AL TFR ACCANTONAMENTO TFR INDENNITA' DI ANZIANITA' Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base al personale per funzione Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base al personale per funzione Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base al personale per funzione PREVIDENZA COMPLEMENTARE ACCANTONAMENTO QIUESCIENZA (QUOTA CAMERA) d) ALTRI COSTI DEL PERSONALE INTERVENTI ASSISTENZIALI, CASSA MUTUA E BORSE DI STUDIO Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base al personale per funzione Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base al personale per funzione Onere direttamente imputabile a tutte le ONERI PERSONALE DISTACCATO funzione in base al personale per funzione Onere direttamente imputabile a tutte le INDENNITA' E RIMBORSI SPESE funzione in base al personale per funzione PER MISSIONI Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base al personale per funzione BUONI PASTO Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base al personale per funzione FORMAZIONE DEL PERSONALE Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base al personale per funzione ONERI PER CONCORSI Onere direttamente imputabile a tutte le COMPENSI PER LAVORATORI funzione in base al personale per funzione INTERINALI Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base al personale per funzione IRAP ANNO IN CORSO Onere direttamente imputabile a tutte le ALTRI ONERI PER IL PERSONALE funzione in base al personale per funzione 7) FUNZIONAMENTO a) PRESTAZIONE SERVIZI Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base alle previsioni dei dirigenti CO.CO.CO./PRO. 117 Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base alle previsioni dei ONERI CONSULENTI ED ESPERTI dirigenti Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base alle previsioni dei ONERI CONSULENZE LEGALI dirigenti Onere direttamente imputabile a tutte le ONERI PREVIDENZIALI E funzione in base alle previsioni dei ASSISTENZIALI dirigenti b) GODIMENTO DI BENI DI TERZI Onere comune da ripartire tra tutte le funzione in base ai metri quadri per AFFITTI E LOCAZIONI IMMOBILI funzione Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base alle previsioni dei AFFITTI E LOCAZIONI MOBILI dirigenti Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base alle previsioni dei CANONI LEASING dirigenti c) ONERI DIVERSI DI GESTIONE UTENZE Onere comune da ripartire tra tutte le funzione in base al numero di dipendenti ONERI TELEFONICHE per funzione Onere comune da ripartire tra tutte le funzione in base ai metri quadri per ONERI DI ENERGIA ELETTRICA funzione Onere comune da ripartire tra tutte le funzione in base ai metri quadri per ONERI CONSUMO ACQUA funzione Onere comune da ripartire tra tutte le ONERI RISCALDAMENTO E funzione in base ai metri quadri per CONDIZIONAMENTO funzione PULIZIA, VIGILANZA, NOLEGGIO CON CONDUCENTE Onere comune da ripartire tra tutte le funzione in base ai metri quadri per ONERI PULIZIA LOCALI funzione Onere comune da ripartire tra tutte le ONERI PER SERVIZI DI funzione in base ai metri quadri per VIGILANZA funzione Onere direttamente imputabile alla Funzione A "Organi Istituzionali e ONERI PER AUTONOLEGGIO Segreteria Generale" MANUTENZIONI Onere comune da ripartire tra tutte le ONERI PER MANUTENZIONI ORD. funzione in base ai metri quadri per IMMOBILI funzione BENI DI CONSUMO ABBONAMENTO RIVISTE E QUOTIDIANI ONERI PER ACQUISTO CANCELLERIA MATERIALE DI CONSUMO 118 Onere direttamente imputabile a tutte le funzione in base alle previsioni dei dirigenti Onere comune da ripartire tra tutte le funzione in base al numero di dipendenti per funzione Onere comune da ripartire tra tutte le funzione in base al numero di dipendenti ONERI PER MODULISTICA ONERI VESTIARIO DI SERVIZIO ASSICURAZIONI ONERI ASSICURAZIONI BENI MOBILI ONERI ASSICURAZIONI MEZZI DI TRASPORTO ONERI ASSICURAZIONE PERSONALE ONERI ASSICURAZIONE ORGANI ALTRI ONERI ASSICURATIVI per funzione Onere direttamente imputabile alle Funzioni in relazione alle previsioni dei dirigenti Onere direttamente imputabile alla Funzione B "Servizi di Supporto" Onere direttamente imputabile alla Funzione B "Servizi di Supporto" Onere direttamente imputabile alla Funzione B "Servizi di Supporto" Onere comune da ripartire tra tutte le funzione in base al numero di dipendenti per funzione Onere direttamente imputabile alla Funzione A "Organi Istituzionali e Segreteria Generale" Onere direttamente imputabile alla Funzione B "Servizi di Supporto" AUTOMAZIONE SERVIZI CANONI SERVIZI AUTOMAZIONE CANONI SERVIZI CONNESSIONE Onere comune (software generalisti) / diretto (software specialistico per servizi) Onere comune da ripartire tra tutte le funzione in base al numero di personal computer per funzione Onere comune da ripartire tra tutte le CANONI SERVIZI MANUTENZIONE funzione in base al numero di personal HARDWARE computer per funzione CANONI SERVIZI MANUTENZIONE Onere comune (software generalisti) / SOFTWARE diretto (software specialistico per servizi) Onere direttamente imputabile alle SERVIZI DI ARCHIVIAZIONE Funzioni che utilizzano i servizi di OTTICA archiviazione ottica Onere comune (software e hardware generalisti) / diretto (software e hardware CANONI DI HOSTING E HOUSING specialistico per servizi) ALTRI COSTI ONERI DI RAPPRESENTANZA ONERI POSTALI E DI RECAPITO Onere direttamente imputabile alla Funzione A "Organi Istituzionali e Segreteria Generale" Onere comune (in generale) – diretto (per specifici progetti) ONERI PER LA RISCOSSIONE DEI Onere direttamente imputabile alla PROVENTI Funzione B "Supporto" ONERI PER MANUTENZIONE MEZZI DI TRASPORTO ONERI PER FACCHINAGGIO 119 Onere direttamente imputabile alla Funzione B "Servizi di Supporto" Onere direttamente imputabile alla Funzione B "Servizi di Supporto" ONERI PER STAMPA PUBBLICAZIONI ONERI DI PUBBLICITA' ALTRI COSTI DI FUNZIONAMENTO Onere direttamente imputabile a tutte le funzioni in base alle previsioni dei dirigenti Onere direttamente imputabile a tutte le funzioni in base alle previsioni dei dirigenti Onere direttamente imputabile a tutte le funzioni in base alle previsioni dei dirigenti IMPOSTE E TASSE IRPEG ANNO IN CORSO ICI ANNO IN CORSO ALTRE IMPOSTE E TASSE Onere comune da ripartire tra tutte le funzioni in base al numero dipendenti Onere comune da ripartire tra tutte le funzioni in base ai metri quadri per funzione Onere comune da ripartire tra tutte le funzioni in base al numero dipendenti d) QUOTE ASSOCIATIVE QUOTE ASSOCIATIVE ISTITUZIONALI Onere direttamente imputabile alla Funzione A "Organi Istituzionali e Segreteria Generale" PARTECIPAZ. AL F.DO PEREQUATIVO L.580 Direttamente attribuito per convenzione alla Funzione B "Servizi di Supporto" e) ORGANI ISTITUZIONALI COMPENSI E INDENNITA' CONSIGLIO Onere direttamente imputabile alla Funzione A "Organi Istituzionali e Segreteria Generale" Onere direttamente imputabile alla Funzione A "Organi Istituzionali e COMPENSI E INDENNITA' GIUNTA Segreteria Generale" Onere direttamente imputabile alla COMPENSI,INDENNITA',RIMB.SP. Funzione A "Organi Istituzionali e PRESIDENTE Segreteria Generale" Onere direttamente imputabile alla COMPENSI E INDENNITA' Funzione A "Organi Istituzionali e COLLEGIO REVISORI Segreteria Generale" Onere direttamente imputabile alla COMPENSI E IND. COMPONENTI Funzione C "Anagrafe e servizi di COMMISSIONI regolazione del mercato" Onere direttamente imputabile alla COMPENSI NUCLEO DI Funzione A "Organi Istituzionali e VALUTAZIONE Segreteria Generale" ONERI PREVIDENZIALI E Onere direttamente imputabile alle ASSISTENZIALI Funzioni A e C 8) INTERVENTI ECONOMICI QUOTE ASSOCIATIVE CONTRIBUTI AD INIZIATIVE DI TERZI CONTRIBUTI ALLE IMPRESE 120 Onere direttamente imputabile alla Funzione D "Studio, formazione, informazione e promozione economica" Onere direttamente imputabile alla Funzione D "Studio, formazione, informazione e promozione economica" Onere direttamente imputabile alla Funzione D "Studio, formazione, informazione e promozione economica" CONTRIBUTI E TRASFERIMENTI ALLE AZIENDE SPECIALI ONERI PER INIZIATIVE DIRETTE ALTRI COSTI DI PROMOZIONE Onere direttamente imputabile alla Funzione D "Studio, formazione, informazione e promozione economica" Onere direttamente imputabile alla Funzione D "Studio, formazione, informazione e promozione economica" Onere direttamente imputabile alla Funzione D "Studio, formazione, informazione e promozione economica" 9) AMMORTAMENTI E ACCANTONAMENTI a) IMMOBILIZZ. IMMATERIALI AMMORTAMENTO SOFTWARE AMMORTAMENTO CONCESSIONI E LICENZE AMMORTAMENTO DIRITTI D'AUTORE AMMORTAMENTO PUBBLICITA' PLURIENN. AMMORTAMENTO MANUTENZIONI SU BENI DI TERZI AMMORTAMENTO ALTRE IMMOBILIZZ. IMMATERIALI Onere comune (software generalisti) / diretto (software specialistico per servizi) Onere comune (software generalisti) / diretto (software specialistico per servizi) Onere direttamente imputabile alla Funzione che ha acquisito i diritti d’autore Onere direttamente imputabile alla Funzione B "Servizi di Supporto" Onere direttamente imputabile alla Funzione B "Servizi di Supporto" Onere direttamente imputabile alla Funzione B "Servizi di Supporto" b) IMMOBILIZZ. MATERIALI AMMORTAMENTO FABBRICATI AMMORTAMENTO COSTRUZIONI LEGGERE AMMORTAMENTO IMPIANTI GENERICI AMMORTAMENTO IMPIANTI SPECIFICI AMMORTAMENTO MACCHINARI NON AUT. Onere comune da ripartire tra tutte le funzioni in base ai metri quadri per funzione Onere direttamente imputabile a tutte le funzioni in base agli acquisti realizzati dai dirigenti Onere comune da ripartire tra tutte le funzioni in base ai metri quadri per funzione Onere comune da ripartire tra tutte le funzioni in base ai metri quadri per funzione Onere direttamente imputabile alla Funzione nell’ambito della quale sono utilizzati Onere comune (in generale) - diretto (se disponibile l’inventario per CDC/CDR/Funzioni) AMMORTAMENTO MOBILI, ARREDI E DOTAZ. D'UFF. AMMORTAMENTO MACCH. D'UFF. ELETTROM., ELETTRON. E Onere comune (hardware generalisti) / CALCOLAT. diretto (hardware specialistico per servizi) Onere direttamente imputabile alla AMMORTAMENTO. AUTOVEICOLI Funzione A "Organi Istituzionali e E MOTOVEICOLI Segreteria Generale" c) SVALUTAZ. CREDITI Onere direttamente imputabile alla SVALUTAZIONE CREDITI Funzione B " Servizi di Supporto" d) FONDI SPESE FUTURE 121 FONDI SPESE FUTURE Onere direttamente imputabile alla Funzione B "Servizi di Supporto" TOTALE ONERI CORRENTI risultato della gestione corrente (AB) C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI 10) PROVENTI FINANZIARI DIVIDENDI DA PARTECIPAZIONI AZIONARIE INTERESSI ATTIVI SCONTI ATTIVI E ALTRI PROVENTI FINANZIARI Provento per convenzione direttamente imputabile alla Funzione B " Servizi di Supporto" Provento per convenzione direttamente imputabile alla Funzione B " Servizi di Supporto" Provento per convenzione direttamente imputabile alla Funzione B " Servizi di Supporto" 11) ONERI FINANZIARI Onere per convenzione direttamente imputabile alla Funzione B "Servizi di INTERESSI PASSIVI Supporto" Onere per convenzione direttamente SCONTI PASSIVI ED ALTRI ONERI imputabile alla Funzione B "Servizi di FINANZIARI Supporto" risultato della gestione finanziaria (10-11) D) PROVENTI E ONERI STRAORDINARI 12) PROVENTI STRAORDINARI RIMBORSO SPESE LEGALI Non previsti a preventivo SOPRAVVENIENZE ATTIVE Non previsti a preventivo SCONTI E ABBUONI SU ACQUISTI Non previsti a preventivo RESTITUZIONE DI TRIBUTI E DIRITTI Non previsti a preventivo ALTRI PROVENTI STRAORDINARI Non previsti a preventivo RISARCIMENTI CONTENZIOSO LEGALE SOPRAVVENIENZE PASSIVE Non previsti a preventivo Non previsti a preventivo SCONTI E ABBUONI SU VENDITE Non previsti a preventivo ALTRI ONERI STRORDINARI risultato della gestione straordinaria (12-13) AVANZO / DISAVANZO ECONOMICO DI ESERCIZIO (A - B +/- C +/- D) Non previsti a preventivo 13) ONERI STRAORDINARI PIANO DEGLI INVESTIMENTI Importo attribuibile direttamente a tutte le funzioni in base alla previsione dei dirigenti E) IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI 122 Importo attribuibile direttamente a tutte le funzioni in base alla previsione dei dirigenti Importo attribuibile direttamente alla funzione “Segreteria Generale e Organi Istituzionali” F) IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI G) IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE APPROVAZIONE DEL PREVENTIVO ECONOMICO Il preventivo economico, così predisposto ad opera della giunta, deve essere approvato entro il 30 novembre dal consiglio ai sensi dell’articolo 11, comma 1, della legge 29 dicembre 1993, n. 580. Allegato al Preventivo la giunta deve inoltre predisporre una Relazione illustrativa che rechi informazioni su: - importi contenuti nelle voci di provento e onere. In particolare la relazione conterrà le motivazioni che giustifichino se e perché l’importo previsto per l’anno si discosta dal dato relativo all’esercizio precedente, come nell’esempio che segue. ANNO T-1 ANNO T Δ% NOTE Prevista per l’anno una lieve ripresa dell’economia e del fatturato delle società PROVENTI DA DIRITTO di 7,56 mil € 7,6 € 0,6% ANNUALE capitali congiunturali come relativi emerge dai ai settori dati di principale interesse per la provincia. Il miglioramento si ripercuote sull’entità dei proventi da diritto annuale che si prevede di incassare nell’anno. L’analisi deve riguardare tutti i mastri del preventivo economico che saranno determinati nelle modalità precedentemente esposte. Gli importi contenuti nel piano degli investimenti sono già stati definiti all’interno della relazione previsionale e programmatica. All’interno della relazione però gli investimenti dovranno essere dettagliati voce per voce, ed ad essi si dovrà necessariamente accompagnare una analisi delle fonti di copertura finanziaria 123 degli investimenti stessi, così come effettuata durante la predisposizione della relazione previsionale e programmatica, mettendo in evidenza anche l’eventuale assunzione di mutui. La relazione al preventivo economico può inoltre presentarsi come la sede più adatta per la stesura dei piani di azione. Partendo infatti dai programmi selezionati per l’esercizio, per ciascuna delle azioni previste per l’attuazione dei programmi stessi, sarebbe opportuno dettagliarne un piano operativo di realizzazione. Infatti, il relativo poco tempo che intercorre tra l’approvazione della relazione previsionale e programmatica e l’approvazione del preventivo economico, rende necessario configurare, specificatamente, le scelte operative di ciascuna azione, valorizzando gli oneri, i proventi e gli investimenti, il piano delle attività e i tempi di realizzazione (GANTT), gli obiettivi operativi e l’unità organizzativa responsabile, sin dalla stesura del preventivo economico. Il Piano di azioni rappresenta infatti lo strumento più operativo del preventivo economico e permette la declinazione dei programmi individuati nella relazione previsionale e programmatica in prodotti a cui sono assegnati obiettivi e risorse. Esso rappresenta cioè lo strumento per ricondurre gli obiettivi strategici a iniziative operative definite su indicazione della Giunta. Il piano azioni rappresenta un valido strumento di pianificazione strategica e di budgeting in quanto consente: - di definire le attività/iniziative/progetti/contributi da seguire per realizzare le iniziative individuate; - di determinare le risorse necessarie (oneri e proventi) - di stimare gli investimenti - di fissare il tempo occorrente - dare prime indicazioni sul referente delle iniziative Le informazioni che devono essere presenti nel Piano Azioni sono relative al titolo che deve essere chiaro ed esplicativo del contenuto dell’iniziativa e alla descrizione dell’iniziativa. 124 Successivamente si deve provvedere a fornire una descrizione sintetica dell’attività, che contenga in poche righe - i punti essenziali ed il fine dell’iniziativa - l’ambito o il campo di intervento - le fonti di finanziamento - i tempi relativi alla sua realizzazione Il piano azioni, così formulato, assolve ad una duplice funzione: - ex-ante, delinea lo strumento attraverso cui la direzione camerale procede, coerentemente con le indicazioni generali, alla formulazione di una serie di proposte programmatiche, esplicitandone le caratteristiche (obiettivi, costi, ecc.) e la valenza strategica al fine di sponsorizzarne l’approvazione da parte del Consiglio Camerale; - ex-post, descrive la logica operativa che ha tracciato le cornici entro cui definire il budget per la realizzazione delle iniziative “promosse”. L’insieme delle stesse, analizzato attraverso il ricorso a specifici strumenti di supporto alla pianificazione strategica, consente di avere ben presente il quadro complessivo delle decisioni dell’Ente, nonché i criteri con cui si è proceduto a discriminare le proposte ai fini di una loro selezione. Ciò rappresenta quindi una sorta di “cartina di tornasole”, in quanto, se nel corso dell’anno dovessero verificarsi una serie di eventi inattesi, è anche possibile valutare l’impatto di questi rispetto ai programmi di intervento in via di attuazione e rivedere facilmente, ove si rivelasse indispensabile, alcuni degli obiettivi (ad esempio, ritardare l’avvio di alcune iniziative a favore di altre che in una prima fase erano state valutate meno prioritarie). Questo modo di procedere sottende un importante approccio metodologico. La pianificazione strategica è, infatti, un processo che si avvale pienamente del supporto e del contributo della Dirigenza Camerale, che a sua volta coinvolge i propri stretti collaboratori: si parte dal basso, per arrivare con una serie di proposte ben motivate all’organo decisionale, il quale si riserverà di valutarle, completarle, rivederle in alcune componenti, ecc.. Seguendo tale processo, il livello di coinvolgimento della struttura nell’iter decisionale 125 risulta essere molto più elevato che non in passato, con la conseguente assicurazione di una maggiore coerenza tra pensiero strategico ed azione operativa. Scheda ESEMPIO DI PIANO AZIONE Programma: E-government - attivazione dei canali internet e call center per l’erogazione e la fruizione di servizi amministrativi alle imprese Azioni,Progetti, Iniziative, contributi:: Fase 1: valutazione dei canali di contatto “AS-IS” in camera di commercio Fase 2: valutazione del canale Call Center a supporto dei servizi informativi all’utenza Fase 3: valutazione del canale portale internet per l’erogazione dei servizi amministrativi alle imprese e a supporto dell’informazione all’utenza Fase 4: decisione Fase 5: realizzazione e test del/i canale/i Fase 6: avvio della sperimentazione, integrazione con i sistemi di pagamento on line e test di usabilità con un campione di utenti Fase 7: avvio a regime dei servizi Fase 8: promozione e incentivazione all’uso dello sportello virtuale Fase 9: monitoraggio e valutazione dei risultati Responsabili delle diverse fasi: ……. Pianificazione economica del progetto e investimenti: Per rappresentare sinteticamente l’attività programmatica prevista per l’anno, una volta che sono state identificate anche le singole iniziative per ciascuno dei programmi, si può ricorrere ad una rappresentazione tramite diagramma di GANTT che il servizio di controllo di gestione può utilizzare per monitorare lo stato di avanzamento delle singole azioni nel corso dell’anno. 126 Scheda ESEMPIO DI GANTT DEL PIANO AZIONI MESE MESE MESE 1 2 3 PROGRAMMA 1 INIZIATIVA 1.A Fase 1.A.1 Fase 1.A.2 Fase 1.A.3 Fase 1.A.4 Fase 1.A.5 Fase 1.A.6 Fase 1.A.7 Fase 1.A.8 Fase 1.A.9 ... MESE 12 ….. ….. ….. ….. ….. …. 127 7. IL BUDGET DIREZIONALE IL BUDGET DIREZIONALE L’articolo 8 del Nuovo Regolamento di Contabilità stabilisce che “entro il 31 dicembre la Giunta, dopo l’approvazione del preventivo da parte del Consiglio, su proposta del Segretario Generale, approva il budget direzionale di cui all’allegato B. Le aree organizzative corrispondono ai centri di responsabilità individuati all’interno delle funzioni istituzionali indicate nello schema di cui all’allegato A. Ciascuna funzione istituzionale comprende una o più aree organizzative. Il segretario generale, sulla base del budget direzionale di cui al comma 1, assegna ai dirigenti, con formale provvedimento, la competenza in ordine all’utilizzo delle risorse in esso previste. Con il provvedimento di cui al comma 1, la giunta, su indicazione dell’organo di valutazione strategica, determina i parametri per la valutazione dei risultati da conseguire nello svolgimento dei progetti da realizzare, in attuazione dei programmi prefissati nella relazione previsionale e programmatica e dei servizi o attività assegnati alla competenza delle diverse aree organizzative.” COS’E’ IL BUDGET DIREZIONALE Il budget direzionale è lo strumento tecnico contabile con il quale si intende: 1. attribuire le risorse del preventivo economico ai dirigenti responsabili della spesa 2. individuare e assegnare, in conseguenza dell’attribuzione delle risorse, gli obiettivi e i relativi parametri di valutazione dei dirigenti. La parola chiave per la predisposizione del budget direzionale è la “responsabilità”. Se con il preventivo economico gli oneri e proventi previsti sono attribuiti alle funzioni istituzionali in base a driver di ripartizione basati sulla capacità delle stesse di assorbire o generare risorse, con il budget direzionale sono individuate le responsabilità di coloro che, attraverso le decisioni relative alla gestione delle risorse, dovranno poi rispondere dei risultati conseguiti. 128 Il budget direzionale rappresenta lo strumento con cui tali risorse sono messe a disposizione dei dirigenti, nella misura di quanto previsto essere necessario per la realizzazione delle attività tipiche di ciascuna delle aree organizzative presidiate. Il budget direzionale si configura, inoltre, come strumento di governo dell’Ente creando un legame diretto tra la responsabilità di spesa, gli obiettivi e i risultati attesi dalla dirigenza camerale nell’esercizio. IL PROCESSO DI PREDISPOSIZIONE DEL BUDGET DIREZIONALE Le principali fasi del processo di predisposizione del budget direzionale sono: L’owner di tutto il processo, vale a dire colui che coordina e supervisiona tutte le attività del processo verificandone il rispetto delle scadenze, è il responsabile del servizio controllo di gestione in collaborazione con il Segretario Generale ed i dirigenti. FASE 1: Aggiornamento delle responsabilità di budget Attività 1 Aggiornamento dell’architettura delle aree organizzative Output - Struttura delle aree organizzative (centri di responsabilità) - L’elenco aggiornato dei “prodotti” associati a ciascun centro di responsabilità Ruolo Servizio Controllo di gestione in collaborazione con il Responsabile Vincoli Fonti Segretario Generale e i dirigenti Coerenza tra CDR e allegato B del nuovo regolamento - Organigramma della Camera - Ordini di servizio relativi all’organizzazione e alle responsabilità dei servizi - preventivo economico e relazione previsionale e 129 Metodologie programmatica per l’identificazione dei prodotti e Design dell’architettura del sistema di contabilità analitica strumenti FASE 2: Attribuzione di oneri e proventi ai CDR Attività 1 Attribuzione di oneri e proventi del preventivo economico ai CDR Output Budget direzionale (Allegato B): budget per area organizzativa Ruolo Dirigenti con la collaborazione del servizio controllo di Responsabile Vincoli Fonti gestione Completamento della FASE 1 - Relazione previsionale e programmatica Metodologie - Preventivo economico e Budgeting strumenti FASE 3: Definizione dei risultati e dei parametri di valutazione Attività 1 Definizione dei risultati e dei parametri di valutazione Output Elenco degli obiettivi assegnati alla dirigenza e relativo criterio di valutazione Ruolo Segretario Generale che si avvale del servizio controllo di Responsabile Vincoli Fonti gestione Completamento della FASE 2 - Relazione previsionale e programmatica Metodologie strumenti e - Budget direzionale Gestione per obiettivi - Controllo di gestione FASE 4: Approvazione del budget direzionale Attività 1 Approvazione del budget direzionale Output Delibera di Giunta con il budget direzionale approvato Ruolo Giunta Responsabile Vincoli Fonti Metodologie Attività 2 Entro il 31 dicembre dell’esercizio OUTPUT delle fasi 1, 2 e 3 e Riunione della Giunta strumenti Assegnazione del budget direzionale Output Provvedimento del 130 Segretario Generale per Ruolo Responsabile Vincoli Fonti Metodologie strumenti l’assegnazione del budegt e degli obiettivi operativi Segretario Generale Entro il 31 dicembre dell’esercizio successivo OUTPUT delle fasi 1, 2, 3 e 4 e Riunione del Comitato direttivo presieduto dal Segretario Generale LA DEFINIZIONE DELLE AREE ORGANIZZATIVE Le aree organizzative corrispondono ai centri di responsabilità presidiati da ciascun dirigente. L’allegato B del Regolamento con cui si sintetizzerà il budget direzionale di una Camera, inoltre, prevede che le Aree organizzative non possano ritrovarsi a cavallo di due o più funzioni istituzionali. E poiché nella realtà organizzativa di ciascuna Camera di Commercio si verifica normalmente che un dirigente si trovi ad essere responsabile di più uffici che ricadono – sulla base della natura delle attività svolte – sotto il cappello di una diversa funzione istituzionale, ecco che un dirigente può trovarsi ad essere responsabile di più centri di responsabilità, uno per ciascuna delle funzioni istituzionali all’interno delle quali ricadono i propri uffici. Metodologicamente possiamo immaginare di procedere come segue: 1. costruire una matrice che riporta sulle righe l’elenco degli uffici, articolati sulla base dell’organigramma camerale e sulle colonne le quattro funzioni istituzionali; 2. procedere con la collocazione di ciascun ufficio sotto la funzione (funzioni) istituzionale nell’ambito della quale ricadono, per natura, le attività svolte; 3. l’area organizzativa (centro di responsabilità) sarà composta dall’insieme degli uffici che hanno come responsabile il medesimo dirigente e che ricadono sotto la stessa funzione istituzionale. Ne consegue che ciascun dirigente sarà a capo di almeno una area organizzativa (nel caso in cui tutti gli uffici di cui è responsabile ricadono sotto la medesima funzione istituzionale) ed al più di quattro aree organizzative (nel caso in cui esiste almeno un ufficio di cui è responsabile che ricade in ciascuna delle funzioni istituzionali); 131 4. qualora un dirigente si ritrovi nella circostanza di essere responsabile di un ufficio che non è univocamente riconducibile ad una sola funzione, va valutato quanto segue: a. è possibile determinare con accuratezza le attività e, conseguentemente, i relativi budget, di ciascuna delle componenti che ricadono sotto funzioni istituzionali distinte. In questo caso, e solamente da un punto di vista del budget direzionale, è necessario immaginare l’ufficio disarticolato in due parti, ciascuna delle quali va a ricadere nell’ambito del centro di responsabilità di quel dirigente in quella funzione. b. esiste una marcata prevalenza di una componente dell’ufficio che è univocamente riconducibile a un’unica funzione istituzionale, ragion per cui, senza grosse approssimazioni, tutto il budget relativo a quell’ufficio può ricadere in un unico centro di responsabilità. In ogni caso, va sottolineato che la struttura organizzativa e quella contabile non devono coincidere ma, semplicemente, essere coerenti tra loro. Il Regolamento non prevede che la Camera riveda la struttura organizzativa, l’organizzazione degli uffici e il sistema delle deleghe e delle responsabilità per rendere il tutto coerente con il modello delle funzioni istituzionali né, tanto meno, prevede che vi sia un dirigente per ciascuna area organizzativa. Al fine di chiarire la logica di costruzione dell’architettura delle aree organizzative, consideriamo, a titolo esemplificativo, il caso di una Camera di Commercio strutturata in quattro aree dirigenziali, di cui una occupata dal segretario generale e le altre da tre dirigenti. Le attività di ciascuna area possono essere articolate come segue: A. Segretario Generale • Segreteria generale • Segreteria Organi • AA.GG. • Direzione del personale • Promozione dell’innovazione e dell’internazionalizzazione B. Dirigente 1 • Provveditorato 132 • Ragioneria • Regolazione del Mercato C. Dirigente 2 • URP • Arbitrato e conciliazione • Promozione D. Dirigente 3 • Registro Imprese • Albo Imprese Artigiane • Albi, ruoli ed elenchi camerali. Schematicamente, l’organigramma corrisponde a quella della figura di seguito riportata. 133 Al fine di individuare le aree organizzative e i corrispondenti centri di responsabilità coerentemente con quanto previsto dall’Allegato B del Regolamento per la redazione del budget direzionale, è necessario verificare come gli uffici di ciascun dirigente si distribuiscono all’interno delle funzioni istituzionali. Nell’esempio riportato, applicando la procedura esposta, si distinguono per ciascuna funzione istituzionale le seguenti aree organizzative: FUNZIONE ISTITUZIONALE A Area Organizzativa 1 = CDR1, responsabile il segretario generale, comprende - Segreteria generale, - Segreteria Organi - AA.GG. Area Organizzativa 2 = CDR2, responsabile il dirigente 2, comprende - URP FUNZIONE ISTITUZIONALE B Area Organizzativa 3 = CDR3, responsabile il segretario generale, comprende - Direzione del personale Area Organizzativa 4 = CDR4, responsabile il dirigente 1, comprende - Ragioneria - Provveditorato FUNZIONE ISTITUZIONALE C Area Organizzativa 5 = CDR5, responsabile il dirigente 1, comprende - Regolazione del Mercato Area Organizzativa 6 = CDR6, responsabile il dirigente 2, comprende - Arbitrato e Conciliazione Area Organizzativa 7 = CDR7, responsabile il dirigente 3, comprende - Registro Imprese - Albo Imprese Artigiane - Albi, Ruoli ed Elenchi camerali FUNZIONE ISTITUZIONALE D 134 Area Organizzativa 8 = CDR8, responsabile il segretario generale, comprende - Promozione dell’innovazione e dell’internazionalizzazione Area Organizzativa 9 = CDR9, responsabile il dirigente 2, comprende - Promozione. Pertanto si considerano ai fini del budget direzionale centri di responsabilità l’insieme delle attività/uffici che hanno un unico responsabile, di norma una figura dirigenziale, e che ricadono nell’ambito della medesima funzione istituzionale. Ogni CDR può contenere uno o più Centri di costo elementari. Tutti gli oneri, proventi e investimenti gestiti nell’ambito delle attività proprie del centro di responsabilità, rappresentano il budget direzionale dello stesso, nell’ambito del quale il dirigente riceve gli obiettivi (esplicitando i criteri con cui saranno valutati i risultati a fine esercizio) e assume la piena autonomia gestionale. La struttura dell’allegato B, per la Camera di cui all’esempio, si presenterà come segue: 135 136 LA METODOLOGIA PER LA REDAZIONE DEL BUDGET DIREZIONALE Nonostante il budget direzionale sia formalmente approvato a valle del preventivo economico, di fatto non è possibile redigere il preventivo se prima non si è formalizzata almeno una bozza del documento di budget. Lo stesso regolamento, infatti, fa discendere il budget direzionale direttamente dalla relazione previsionale e programmatica. Il criterio guida che esplicita il legame tra quest’ultima ed il budget direzionale è contenuto nell’art. 10 comma 1 che stabilisce che “la formazione del budget direzionale avviene sulla base dei seguenti principi: a. le previsioni di oneri, di proventi e di acquisti di beni di investimento per i progetti e le attività delle singole aree organizzative sono determinati in coerenza con quanto esposto nella relazione previsionale e programmatica e sulla base dei programmi operativi proposti dal segretario generale anche su indicazione dei responsabili di area”; b. i progetti di cui alla lettera a) sono preceduti da una valutazione dell’impatto organizzativo, dei benefici attesi e tengono conto anche delle eventuali fonti di finanziamento esterne; c. la previsione delle singole voci di onere e di investimento è formulata in relazione alle previste esigenze funzionali, agli obiettivi concretamente perseguibili dalle singole aree e non sul calcolo della spesa storica. Tali principi evidenziano in sostanza che la previsione di oneri e di investimenti debba essere realizzata prima a livello di singole aree organizzative in modo da prevedere i budget necessari a realizzare attività, progetti e iniziative proprie di ciascuna area, e debba essere successivamente riclassificata per funzioni, addivenendo alla formulazione del preventivo economico. Relativamente agli oneri comuni, invece, l’articolo 9, comma 4, stabilisce che questi “sono assegnati in sede di budget direzionale alla responsabilità del dirigente dell’area economicofinanziaria”, il quale, quindi, provvede alla valutazione e stima previsionale degli stessi. In pratica, il preventivo economico è un “prodotto” derivato dal budget direzionale. 137 La logica con cui deve essere redatto il budget direzionale segue il principio dell’autonomia gestionale di ciascun dirigente che quindi è responsabile della previsione delle risorse che, una volta approvato il budget direzionale, gli saranno assegnate con formale provvedimento del segretario generale. Determinati quindi i valori previsionali di oneri, proventi e investimenti, si ricorre alla imputazione diretta delineando opportune linee guida che mettano in relazione le voci del piano dei conti con i vari CDR all’interno della struttura organizzativa esaminata. Il budget non deve essere quindi orientato ad ottenere un comportamento forzato di risparmio costringendo i dirigenti a tagli sulla spesa a danno degli utenti, né a trasformare i dirigenti in “contabili”, ma a predisporre un sistema adatto al perseguimento di obiettivi. Ci sono alcune condizioni necessarie affinché però il budget possa essere adottato quale strumento efficace per la gestione dell’ente: 1. Ambiente Organizzativo: è cioè necessario che la gestione della Camera segua uno stile manageriale piuttosto che tecnico-contabile; 2. Condivisione: il budget non può essere assegnato unidirezionalmente ma deve essere il risultato di negoziazioni e condivisione di obiettivi; 3. Delega: non si può pensare di assegnare un budget senza autonomia decisionale. Il criterio su cui si fonda l’attribuzione di un budget ad un responsabile di CDR è quello quindi della responsabilità oggettiva e dei risultati che con tali risorse si impegna a conseguire. Per procedere con la costruzione del budget direzionale procediamo con la classificazione di oneri e proventi in comuni e diretti. Si ricorda che tale classificazione costituisce solo una ipotesi per agevolare le Camere nella compilazione del budget direzionale. Trattandosi però di un documento gestionale si lascia alle Camere piena autonomia decisionale. Sono da ritenere comuni quegli oneri e proventi strettamente correlati al funzionamento della struttura camerale e che, per loro natura, non sono univocamente afferibili alla responsabilità di un solo dirigente in quanto risorse generate (proventi) o assorbite (oneri) indistintamente da tutte le attività camerali. 138 Come indicato dal Regolamento, la responsabilità del budget di tali risorse è assegnata al dirigente dell’area economico-finanziaria. Sono da ritenere diretti quegli oneri e proventi strettamente correlati con le esigenze funzionali e con gli obiettivi propri dalle singole aree. Come indicato dal Regolamento, la responsabilità del budget di tali risorse è assegnata a ciascun dirigente. Indicativamente, si suggerisce la seguente classificazione delle voci di oneri e provento: VOCI DI ONERI/PROVENTI E INVESTIMENTO CLASSIFICAZIONE A) PROVENTI CORRENTI 1) DIRITTO ANNUALE SANZIONI DIRITTO ANNUALE Diretto per convenzione al CDR del dirigente dell’area economico finanziaria Diretto per convenzione al dirigente dell’area economico finanziaria DIRITTI DI SEGRETERIA Diretto ai CDR di tutti i dirigenti a capo dei servizi amministrativi alle imprese DIRITTO ANNUALE 2) DIRITTI DI SEGRETERIA 3) CONTRIBUTI TRASFERIMENTI E ALTRE ENTRATE CONTRIBUTI E TRASFERIMENTI (PROGETTI) Diretto ai CDR responsabili dei progetti CONTRIBUTI F.DO PEREQUATIVO Diretto per convenzione al CDR del (LG 580/93) dirigente dell’area economico finanziaria CONTRIBUTI F.DO PEREQUATIVO (PROGETTI) Diretto ai CDR responsabili dei progetti RIMBORSI DA REGIONE PER Diretto ai CDR di tutti i dirigenti a capo ATTIVITA' DELEGATE dei servizi delegati RIMBORSI E RECUPERI DIVERSI Diretto SANZIONI AMMINISTRATIVE Diretto ALTRE ENTRATE Diretto PROVENTI CESSIONE BENI Diretto per il CDR del dirigente dell’area economico finanziaria 4) PROVENTI CESSIONE BENI E PRESTAZIONE SERVIZI PROVENTI PRESTAZIONI SERVIZI Diretto per i CDR che vendono servizi 139 PROVENTI VENDITA PUBBLICAZIONI AFFITTI ATTIVI Diretto Diretto per il CDR del dirigente dell’area economico finanziaria ALTRI PROVENTI ATT. COMMERCIALE Diretto per i CDR che svolgono attività commerciale 5) VARIAZ. DELLE RIMAN. (prod. finiti e semilav.) (RIMANENZE INIZIALI) RIMANENZE FINALI Diretto per il CDR del dirigente dell’area economico finanziaria Diretto per il CDR del dirigente dell’area economico finanziaria TOTALE PROVENTI CORRENTI B) ONERI CORRENTI 6) PERSONALE a) COMPETENZE AL PERSONALE Diretto a tutti i CDR RETRIBUZIONE ORDINARIA RETRIBUZIONE STRAORDINARIA RETRIBUZIONE PERSONALE A TERMINE ONERI PER RIMBORSO RETRIBUZIONI PERSONALE COMANDATO SALARIO ACCESSORIO COMPENSI PER ATTIVITA' PROFESSIONALI DEL PERSONALE (RIFERIMENTO CONTRATTO) b) ONERI SOCIALI E ASSISTENZIALI ONERI PREVIDENZIALI E ASSISTENZIALI PERS. DIPENDENTE Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del personale) Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del personale) Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del personale) Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del personale) Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del personale) Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del personale) c) ACCANTONAMENTI AL TFR PREVIDENZA COMPLEMENTARE Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del personale) Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del personale) Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del personale) ACCANTONAMENTO QIUESCIENZA (QUOTA CAMERA) Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del personale) ACCANTONAMENTO TFR INDENNITA' DI ANZIANITA' d) ALTRI COSTI DEL PERSONALE 140 INTERVENTI ASSISTENZIALI, CASSA MUTUA E BORSE DI STUDIO Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del personale) Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del ONERI PERSONALE DISTACCATO personale) Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura INDENNITA' E RIMBORSI SPESE dell’ufficio trattamento economico del PER MISSIONI personale) Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del BUONI PASTO personale) Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del FORMAZIONE DEL PERSONALE personale) Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del ONERI PER CONCORSI personale) Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura COMPENSI PER LAVORATORI dell’ufficio trattamento economico del INTERINALI personale) Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del IRAP ANNO IN CORSO personale) Diretto a tutti i CDR (previsioni a cura dell’ufficio trattamento economico del ALTRI ONERI PER IL PERSONALE personale) 7) FUNZIONAMENTO a) PRESTAZIONE SERVIZI CO.CO.CO./PRO. ONERI CONSULENTI ED ESPERTI ONERI CONSULENZE LEGALI ONERI PREVIDENZIALI E ASSISTENZIALI b) GODIMENTO DI BENI DI TERZI Diretto a tutti i CDR Diretto a tutti i CDR Diretto a tutti i CDR Diretto a tutti i CDR AFFITTI E LOCAZIONI IMMOBILI Diretto (se attribuibile a specifiche iniziative) – Comune (se per impieghi isituzionali) AFFITTI E LOCAZIONI MOBILI Diretto CANONI LEASING c) ONERI DIVERSI DI GESTIONE UTENZE Diretto ONERI TELEFONIA FISSA Comune ONERI TELEFONIA MOBILE Diretto ONERI DI ENERGIA ELETTRICA Comune ONERI CONSUMO ACQUA ONERI RISCALDAMENTO E CONDIZIONAMENTO PULIZIA, VIGILANZA, NOLEGGIO CON CONDUCENTE ONERI PULIZIA LOCALI ONERI PER SERVIZI DI VIGILANZA Comune ONERI PER AUTONOLEGGIO Diretto 141 Comune Comune Comune MANUTENZIONI ONERI PER MANUTENZIONI ORD. IMMOBILI Comune ONERI PER MANUTENZIONE HARDWARE Comune ONERI PER MANUTENZIONE SOFTWARE Comune ONERI PER MANUTENZIONE MEZZI DI TRASPORTO Comune BENI DI CONSUMO ABBONAMENTO RIVISTE E QUOTIDIANI ONERI PER ACQUISTO CANCELLERIA MATERIALE DI CONSUMO Direttp Diretto (se per specifiche iniziative) Comune Diretto (se per specifiche iniziative) – Comune ONERI PER MODULISTICA Diretto ONERI VESTIARIO DI SERVIZIO ASSICURAZIONI ONERI ASSICURAZIONI BENI MOBILI ONERI ASSICURAZIONI MEZZI DI TRASPORTO ONERI ASSICURAZIONE PERSONALE Diretto ONERI ASSICURAZIONE ORGANI ALTRI ONERI ASSICURATIVI Comune Comune Comune Comune Comune AUTOMAZIONE SERVIZI CANONE SISTEMI SOFTWARE Diretto (se per specifici servizi) – Comune CANONE CONNETTIVITA’ SERVIZI DI ARCHIVIAZIONE OTTICA CANONI PER SERVIZI DI HOSTING E HOUSING ALTRI COSTI Comune ONERI DI RAPPRESENTANZA Diretto Diretto (se per specifiche iniziative) – Comune ONERI POSTALI E DI RECAPITO Diretto (se per specifici servizi) – Comune Diretto (se per specifici servizi) – Comune ONERI PER LA RISCOSSIONE DEI PROVENTI Diretto ONERI PER FACCHINAGGIO ONERI PER STAMPA PUBBLICAZIONI ONERI DI PUBBLICITA' ALTRI COSTI DI FUNZIONAMENTO IMPOSTE E TASSE Comune Diretto (se per specifiche iniziative) – Comune Diretto (se per specifiche iniziative) – Comune (se istituzionale) Diretto IRPEG ANNO IN CORSO Comune ICI ANNO IN CORSO Comune 142 ALTRE IMPOSTE E TASSE Comune d) QUOTE ASSOCIATIVE QUOTE ASSOCIATIVE ISTITUZIONALI PARTECIPAZ. AL F.DO PEREQUATIVO L.580 e) ORGANI ISTITUZIONALI COMPENSI E INDENNITA' CONSIGLIO Diretto al CDR del Segretario Generale Diretto per convenzione al CDR del dirigente dell’area economico finanziaria Diretto al CDR del Segretario Generale COMPENSI E INDENNITA' GIUNTA Diretto al CDR del Segretario Generale COMPENSI,INDENNITA',RIMB.SP. PRESIDENTE Diretto al CDR del Segretario Generale COMPENSI E INDENNITA' COLLEGIO REVISORI COMPENSI E IND. COMPONENTI COMMISSIONI COMPENSI NUCLEO DI VALUTAZIONE ONERI PREVIDENZIALI E ASSISTENZIALI Diretto al CDR del Segretario Generale Diretto al CDR del Segretario Generale Diretto al CDR del Segretario Generale Diretto al CDR del Segretario Generale 8) INTERVENTI ECONOMICI QUOTE ASSOCIATIVE CONTRIBUTI AD INIZIATIVE DI TERZI CONTRIBUTI ALLE IMPRESE CONTRIBUTI E TRASFERIMENTI ALLE AZIENDE SPECIALI ONERI PER INIZIATIVE DIRETTE ALTRI COSTI DI PROMOZIONE Diretto Diretto Diretto Diretto Diretto Diretto 9) AMMORTAMENTI E ACCANTONAMENTI a) IMMOBILIZZ. IMMATERIALI AMMORTAMENTO SOFTWARE AMMORTAMENTO CONCESSIONI E LICENZE AMMORTAMENTO DIRITTI D'AUTORE AMMORTAMENTO PUBBLICITA' PLURIENN. AMMORTAMENTO MANUTENZIONI SU BENI DI TERZI AMMORTAMENTO ALTRE IMMOBILIZZ. IMMATERIALI b) IMMOBILIZZ. MATERIALI AMMORTAMENTO FABBRICATI AMMORTAMENTO COSTRUZIONI LEGGERE AMMORTAMENTO IMPIANTI GENERICI 143 Diretto – Comune Diretto – Comune Diretto – Comune Diretto Comune Diretto Comune Comune – Diretto Comune AMMORTAMENTO IMPIANTI SPECIFICI AMMORTAMENTO MACCHINARI NON AUT. AMMORTAMENTO MOBILI, ARREDI E DOTAZ. D'UFF. AMMORTAMENTO MACCH. D'UFF. ELETTROM., ELETTRON. E CALCOLAT. AMMORTAMENTO. AUTOVEICOLI E MOTOVEICOLI c) SVALUTAZ. CREDITI SVALUTAZIONE CREDITI d) FONDI SPESE FUTURE FONDI SPESE FUTURE Comune Diretto Comune – Diretto Comune – Diretto Diretto Diretto per convenzione al CDR del dirigente dell’area economico finanziaria Diretto TOTALE ONERI CORRENTI risultato della gestione corrente (AB) C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI 10) PROVENTI FINANZIARI DIVIDENDI DA PARTECIPAZIONI AZIONARIE INTERESSI ATTIVI SCONTI ATTIVI E ALTRI PROVENTI FINANZIARI Diretto Diretto Diretto 11) ONERI FINANZIARI INTERESSI PASSIVI Diretto SCONTI PASSIVI ED ALTRI ONERI FINANZIARI Diretto risultato della gestione finanziaria (10-11) D) PROVENTI E ONERI STRAORDINARI 12) PROVENTI STRAORDINARI RIMBORSO SPESE LEGALI Non previsti a preventivo SOPRAVVENIENZE ATTIVE Non previsti a preventivo SCONTI E ABBUONI SU ACQUISTI Non previsti a preventivo RESTITUZIONE DI TRIBUTI E DIRITTI Non previsti a preventivo ALTRI PROVENTI STRAORDINARI Non previsti a preventivo RISARCIMENTI CONTENZIOSO LEGALE SOPRAVVENIENZE PASSIVE Non previsti a preventivo Non previsti a preventivo SCONTI E ABBUONI SU VENDITE Non previsti a preventivo ALTRI ONERI STRORDINARI risultato della gestione straordinaria (12-13) AVANZO / DISAVANZO ECONOMICO Non previsti a preventivo 13) ONERI STRAORDINARI 144 DI ESERCIZIO (A - B +/- C +/- D) 145 PIANO DEGLI INVESTIMENTI E) IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI Diretto – Comune (se per la generalità dell’Ente) Diretto – Comune (se per la generalità dell’Ente) Diretto – Comune (se per la generalità dell’Ente) Diretto – Comune (se per la generalità dell’Ente) 1) Software 2) Licenze d’uso 3) Diritti d’autore 4) Altre F) IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI 5) Immobili 6) Opere di manutenzione straordinaria Comune 7) Impianti 10) Arredi e immobili Comune Diretto - Comune (se per la generalità dell’Ente) Diretto - Comune (se per la generalità dell’Ente) Diretto - Comune (se per la generalità dell’Ente) 11) Automezzi Diretto 12) Biblioteca Diretto 13) Altre Diretto 14) Partecipazioni e quote Diretto al CDR del Segretario Generale 15) Altre partecipazioni mobiliari Diretto al CDR del Segretario Generale 8) Attrezzature Informatiche 9) Attrezzature non Informatiche Comune G) IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE Ai fini del budget direzionale, la previsione e la gestione degli oneri e proventi comuni è responsabilità del dirigente dell’area economico-finanziaria il quale si avvale del contributo di tutti gli altri dirigenti per formulare stime prudenti e attendibili. Per quanto concerne alcune voci di onere, come riportato in tabella, si può avere che la previsione è in parte attribuibile ad oneri comuni (costi generali dell’ente) e in parte attribuibile al budget di uno specifico dirigente che prevede di realizzare specifiche iniziative per le quali è necessario disporre di un budget diretto su quella voce di onere. 146 Infatti, sebbene tale responsabilità sia concentrata in questa figura dirigenziale, molte delle informazioni necessarie per realizzare tali previsioni sono distribuite nei singoli uffici (ad esempio, per una stima dei proventi da diritto annuale, sono necessarie anche le indicazioni sulla congiuntura economica da parte dell’ufficio studi, le indicazioni sui saldi tra imprese iscritte e cancellate distinte per società e ditte individuali da parte del registro imprese, etc.). Pertanto, sarebbe buona norma, per ciascuna delle principali voci di oneri e proventi, individuare le variabili determinanti i valori economici e predisporre delle griglie di rilevazione da fornire di volta in volta ai vari uffici in grado di popolare le informazioni. Esse possono rappresentare infatti un efficace strumento di pianificazione operativa, in quanto consentono di: - standardizzare gli output dei diversi dirigenti; - identificare, eventualmente, criteri e parametri di monitoraggio; - avere una visione budgetaria unitaria. A titolo esemplificativo, si analizzano alcuni esempi: Scheda ESEMPIO SCHEDA “Previsioni Diritto annuale” (previsioni per l’anno t+1) Proventi Mastro: Diritto annuale Conto: Diritto annuale Trend storico: Anno t-1 Anno t Anno t+1 € 7.000.000,00 € 7.300.000,00 € 7.600.000,00 Analisi quantitativa Composizione Registro Imprese Tipologia Anno 147 t-1 Anno T Anno T+1 Valorizzazione minima unitaria Dir. Ann. Incremento per fatturato n. società di capitali di cui: n. imprese spa n. imprese srl n. imprese …. € € € n. società di persone di cui: n. imprese sas n. imprese snc n. imprese …. € € € n. ditte individuali € Previsione Analisi qualitativa Riflessioni su: - andamento dell’economia locale - congiuntura economica - sviluppo di nuovi settori produttivi e/o a nuove forme imprenditoriali; - iniziative specifiche per favorire gli investimenti esteri sul territorio; - etc. Nota esplicativa: Per poter stimare i proventi da Diritto Annuo occorre partire da una analisi del trend storico del dato. Tale trend fornisce una prima indicazione che deve essere integrata con una analisi di tipo quali-quantitativa. L’analisi quantitativa si basa sulla rilevazione di alcuni dati dal registro imprese: saldo tra imprese iscritte e cancellate, distinto per natura giuridica. Il processo potrebbe prevedere che il dirigente dell’area economico-finanziaria, responsabile della previsione, si attiva presso l’ufficio coinvolto (Registro Imprese) chiedendo una serie di informazioni sulla composizione e sull’evoluzione rispetto agli ultimi anni, del database del Registro Imprese. L’analisi del trend storico dei proventi, integrata con una analisi sulle tendenze evolutive del Registro Imprese consentono di formulare una prima stima dei proventi. Per avvalorare maggiormente tale stima, si può procedere con analisi di tipo qualitativo basate su alcune variabili in grado di influenzare i dati di interesse; ad esempio: - l’andamento dell’economia locale e la congiuntura economica più generale; 148 - considerazioni relative allo sviluppo di nuovi settori produttivi e/o a nuove forme imprenditoriali; - iniziative specifiche per favorire gli investimenti esteri sul territorio; - etc. Questo permette di ipotizzare l’influenza di tali scenari sulle stime quantitative effettuate e ipotizzare, in sintesi, una situazione in regressione, stagnazione o crescita. Scheda ESEMPIO SCHEDA “Previsioni Diritti di Segreteria” (previsioni per l’anno t+1) Proventi Mastro: Diritto di Segreteria Conto: Diritto di Segreteria Trend storico: Anno t-1 Anno t Anno t+1 € 1.000.000,00 € 1.100.000,00 € 1.200.000,00 Analisi quantitativa Elenco servizi per Diritti di Segreteria Servizi Servizio Servizio Servizio Servizio Servizio Anno t-1 Anno T Anno T+1 Valore medio dei Diritti di Segreteria per tipo di servizio 1 2 3 4 n : : : : : Volumi transazioni Volumi transazioni Volumi transazioni Volumi transazioni Volumi transazioni € € € € € Previsione Analisi qualitativa 149 Riflessioni su: - Evoluzione quadro normativo (ad es. nuovo diritto societario, riforma cooperative, incrementi previsti dalla finanziaria, etc.) Nota esplicativa: Per poter stimare i proventi da Diritti di Segreteria occorre partire da una analisi del trend storico del dato. Tale trend fornisce una prima indicazione che deve essere integrata con una analisi di tipo quali-quantitativa. L’analisi quantitativa si basa sulla rilevazione dei volumi di transazioni per tipo di servizio per cui è previsto il pagamento di un Diritto di Segreteria. Il processo potrebbe prevedere che il dirigente dell’area di Servizi amministrativi alle imprese, responsabile della previsione, si attiva per raccogliere le informazioni quantitative necessarie dai referenti dei singoli uffici. L’analisi del trend storico dei proventi, integrata con una analisi dell’evoluzione delle norme che impattano sui diritti di segreteria, consente di formulare una prima stima dei proventi. Scheda ESEMPIO SCHEDA “Previsioni Costi per la formazione” (previsioni per l’anno t+1) Oneri Mastro: Personale Conto: Altri costi del personale Sottoconto: Formazione del personale Trend storico: Anno t-1 Anno t Anno t+1 € 50.000,00 € 65.000,00 € 71.000,00 Analisi quantitativa Formazione per CDR Categoria Anno t-1 150 Anno T Anno T+1 Costo Standard Dirigente Giornate € Giornate € Giornate € Giornate € Giornate € Giornate € Giornate € Giornate € P.O. D3 D1 C1 B3 B1 A Analisi qualitativa - Nuove competenze - GAP di professionalità - Innovazione ed evoluzione normativa, tecnologia, etc.. - Progressioni - Etc Nota esplicativa: Per poter stimare i costi della formazione occorre partire da una analisi del trend storico del dato. Tale trend fornisce una prima indicazione che deve essere integrata con una analisi di tipo qualiquantitativa. L’analisi quantitativa si basa sulla rilevazione delle giornate di formazione erogate per categoria negli anni passati individuandone il costo standard. Il processo potrebbe prevedere che i dirigenti dei vari CDR, responsabili della previsione, si attivano per raccogliere una serie di bisogni formativi per poi trasferirli, per conoscenza, al referente della formazione nell’ambito dell’area del Personale. Per avvalorare maggiormente tale stima, si può procedere con analisi di tipo qualitativo basate su alcune variabili in grado di influenzare i dati di interesse; ad esempio: - Nuove competenze previste dalla Relazione Previsionale e Programmatica - Adeguatezza delle professionalità - Innovazione ed evoluzione normativa, tecnologica, etc.. 151 - Progressioni Le previsioni dei costi di formazione dipendono dalle valutazioni dei singoli dirigenti nell’ambito di ciascuna attività associata ai CDR di propria competenza. È determinante quindi capire se le attività nel CDR stanno cambiando, le professionalità sono aggiornate, etc. Inoltre, tali costi, a livello unitario, sono fortemente dipendenti dal fornitore, dalle modalità di erogazione, dai contenuti, etc.. In generale, la direzione del personale, dovrebbe essere in grado di fornire una tabella di riferimento dei costi standard per giornata di formazione. Scheda ESEMPIO SCHEDA “Previsioni Costi prestazione servizi” (previsioni per l’anno t+1 Co.Co.Co, consulenti ed esperti, consulenti legali, oneri accessori Oneri Mastro: Funzionamento Conto: Prestazioni servizi Trend storico: Anno t-1 Anno t Anno t+1 € 350.000,00 € 290.000,00 € 280.000,00 Analisi quantitativa Prestazioni Servizi Categoria Anno t-1 Anno T Anno T+1 Costo unitario Standard Co.Co.Co./Pro Giornate € consulenti ed esperti Giornate € consulenti legali Giornate € oneri accessori Giornate € 152 Analisi qualitativa - Relazione previsionale e programmatica - Dimensionamento organico - Contenzioso - Operazioni strategiche - Etc Nota esplicativa: Per poter stimare i costi per le prestazione dei servizi occorre partire da una analisi del trend storico del dato. Tale trend fornisce una prima indicazione che deve essere integrata con una analisi di tipo quali-quantitativa. L’analisi quantitativa si basa sulla rilevazione delle giornate fruite negli anni passati individuandone il costo standard per tipologia di figura professionale impiegata. Il processo potrebbe prevedere che i dirigenti dei vari CDR, responsabili della previsione, si attivano per raccogliere le informazioni necessarie. Per avvalorare maggiormente tale stima, si può procedere con analisi di tipo qualitativo basate su alcune variabili in grado di influenzare i dati di interesse; ad esempio: - Esigenze emerse dalla relazione previsionale e programmatica e professionalità specifiche - Copertura temporanea organico - Contenzioso - Operazioni strategiche Attività progettuali In particolare per le attività che assumono forma di progetto, iniziativa, contributo, etc., il dettato regolamentare (art. 10, comma b) prevede che sia valutato anche l’”impatto organizzativo, i benefici attesi, le eventuali fonti di finanziamento esterne”. I dirigenti procedono con l’elaborazione di una scheda di budget di oneri, proventi e investimenti per i progetti di propria competenza, coerentemente con la relazione previsionale e programmatica approvata, e la trasmettono al servizio controllo di gestione. A tal fine può essere utile utilizzare una scheda “budget di progetto” rivolto alla stesura del budget direzionale ad opera dei dirigenti. 153 Scheda ESEMPIO BUDGET DI PROGETTO Programma: “E-GOVERMENT” (va riportata la medesima denominazione del programma identificato nell’ambito della Relazione Previsionale e Programmatica) Denominazione del progetto: PORTALE DEI SERVIZI AMMINISTRATIVI ALLE IMPRESE Responsabile: MARIO ROSSI Area Organizzativa: CDR5 Breve descrizione del progetto: il portale intende rendere accessibili alle imprese e ai cittadini i servizi amministrativi dell’area anagrafica, direttamente da qualsiasi terminale collegato ad internet, 24 ore su 24, consentendo il completamento di tutto il procedimento, compreso il pagamento, on line. I servizi interessati saranno progressivamente il Registro Imprese, l’Albo Imprese Artigiane, gli Albi, i Ruoli e gli Elenchi della Camera. Sezione 1: Esplicitazione dei benefici attesi Descrizione benefici Imprese e cittadini Camera di Commercio Accessibilità ai servizi continuativamente 24 su 24 Accessibilità ai servizi da un qualunque terminale internet Riduzione dei flussi di clienti agli sportelli “fisici” Recupero di spazi precedentemente occupati dagli sportelli “fisici” ….. Sezione 2: Valutazione degli impatti organizzativi sul personale camerale (valutazione dell’impegno professionale previsto per il team dei partecipanti al progetto, delle implicazioni sulle competenze e sulle professionalità del personale degli uffici e valutazione dei fabbisogni formativi) Team di progetto (nome e cognome) Categoria Impegno previsto (gg) bisogni formativi (conseguenti alla conclusione del progetto) sull’organizzazione degli uffici (valutazione dell’impatto sui processi operativi, sulla ripartizione degli spazi negli uffici, sulle responsabilità dei procedimenti, etc.) sui sistemi informativi (valutazione dell’impatto sui sistemi informativi camerali, sulla compatibilità e sulla adeguatezza dei Personal Computer, etc.) 154 Sezione 3: Valutazione Economica Fonti di finanziamento (esplicitazione delle eventuali fonti di finanziamento proprie del progetto e dei rispettivi proventi) Descrizione Proventi (da conto economico) Fonti di finanziamento Proventi (€) Contributi e trasferimenti Ministero dell’Innovazione Tecnologica 80.000,00 Contributo fondo perequativo per progetti Unioncamere 45.000,00 Altre entrate …. … Costi di progetto (esplicitazione della natura e dell’entità dei costi esterni propri del progetto) Descrizione Oneri (da conto economico) Natura Oneri (€) Co.Co.Co Coinvolgimento di una risorsa per 6 mesi con competenze tecnico-informatiche 10.000,00 Consulenti ed esperti Progettista ICT 25.000,00 Stampa pubblicazioni 3000 copie della guida ai servizi on-line 12.000,00 Pubblicità Brochure e inserzioni pubblicitarie 20.000,00 Automazione servizi Canoni di manutenzione, Assistenza, Hosting e Connettività 25.000,00 Investimenti (esplicitazione degli eventuali investimenti propri del progetto e del loro ammontare) Descrizione Investimenti Natura Investimenti (€) Immobilizzazioni Immateriali Licenze e sviluppi SW 80.000,00 Immobilizzazioni Materiali HW 15.000,00 Immobilizzazioni Finanziarie …. … 155 LA DEFINIZIONE DEI PARAMETRI DI VALUTAZIONE Il budget direzionale è accompagnato in giunta da una relazione del nucleo di valutazione in virtù del comma 4 dell’art. 8 del regolamento che cita: “Con il provvedimento di cui al comma 1, la giunta, su indicazione dell’organo di valutazione strategica, determina i parametri per la valutazione dei risultati da conseguire nello svolgimento dei progetti da realizzare, in attuazione dei programmi prefissati nella relazione previsionale e programmatica e dei servizi o attività assegnati alla competenza delle diverse aree organizzative”. In un siffatto contesto, l’approvazione del budget direzionale rappresenta anche il momento per la formalizzazione degli obiettivi alla dirigenza a fronte dell’assegnazione delle corrispondenti risorse economiche da impiegare per il loro conseguimento. Il budget direzionale, pertanto, viene ad assumere anche una valenza organizzativa e motivazionale oltre che amministrativa e si configura come “step” fondamentale del processo che, a cascata, permette di tradurre gli obiettivi strategici in obiettivi operativi, fino a coinvolgere tutto il personale camerale. Il modello gestionale di riferimento trova il suo fondamento nella teoria dell’MBO1. In generale, gestire un’organizzazione implica realizzare ciclicamente un processo distinto in tre fasi: fissare gli obiettivi, guidare il loro raggiungimento e misurare i risultati. Una definizione di gestione per obiettivi che aiuta a fare chiarezza su questo approccio è quella fornita da uno dei più autorevoli professionisti in materia: - la gestione per obiettivi è un approccio sistematico alla gestione dell’organizzazione; - i responsabili della gestione di un’organizzazione stabiliscono dove vogliono portare l’organizzazione, o che cosa vogliono che essa realizzi durante un particolare periodo; - tutto il personale chiave è invitato, autorizzato e incoraggiato a contribuire con il massimo impegno al raggiungimento degli obiettivi complessivi; - i risultati individuali dei singoli responsabili (dirigenti) devono nel loro insieme contribuire al conseguimento dei risultati generali dell’organizzazione; - è necessario istituire un meccanismo di verifica e monitoraggio dell’andamento degli obiettivi, per verificare i progressi, confrontarli con i risultati attesi e quindi fornire feedback ai manager che devono poter attuare decisioni coerenti. 1 Per MBO si intende Management by objectives 156 Il nuovo regolamento di contabilità stabilisce due condizioni particolarmente favorevoli in relazione all’applicazione con successo dell’approccio della gestione per obiettivi: 1. si basa su un processo partecipativo che coinvolge il personale camerale e, in particolare, la dirigenza dalla fase di programmazione fino a quella di budgeting; compito fondamentale della dirigenza è fare in modo che il personale si trovi nella condizione di indirizzare i suoi sforzi verso gli obiettivi dell’organizzazione. Il processo consiste soprattutto nel creare opportunità, lasciare libera espressione ai potenziali, rimuovere gli ostacoli, incoraggiare lo sviluppo, fornire direttive; 2. stabilisce, attraverso la relazione sul budget direzionale del nucleo di valutazione alla Giunta, una chiara associazione tra i risultati attesi e i dirigenti responsabili della loro realizzazione. Ovviamente, i risultati di cui un dirigente può essere responsabile sono quelli, e solo quelli, coerenti con l’autorità che gli è stata delegata. Per obiettivo si intende una precisa descrizione del risultato atteso. Esso, pertanto, esplicita che cosa deve essere conseguito (lo specifico risultato finale da raggiungere) e quando (una data o un periodo di riferimento entro il quale l’obiettivo sarà raggiunto). Gli obiettivi non specificano mai “il come” intendono essere conseguiti, vale a dire ricorrendo a quali specifiche iniziative. Il come, è una componente fondamentale del piano d’azione per l’attuazione di uno specifico obiettivo, non è l’obiettivo. Un errore comunemente commesso è quello di confondere l’obiettivo con l’iniziativa, sicché l’obiettivo diventa la realizzazione di una determinata iniziativa. Nel caso delle Camere di Commercio è il caso tipico del settore della promozione in cui frequentemente sono assegnati obiettivi che coincidono con il programma delle iniziative da realizzare nell’anno. In realtà l’iniziativa rappresenta il “come”, il “mezzo”, la “modalità” con cui si intende perseguire un determinato obiettivo. Quindi, per esempio, l’obiettivo non è “partecipare ad una determinata fiera internazionale”, bensì, - accrescere di un X% le esportazioni delle imprese che hanno partecipato all’iniziativa fieristica; - assicurare che almeno il 50% dei partecipanti ad una iniziativa fieristica non abbiano partecipato negli ultimi 5 anni ad altre iniziative camerali; 157 - monitorare quanti dei contatti attivati durante l’evento fieristico da parte di ciascuna delle imprese partecipanti si sia tradotto in una reale transazione commerciale. In generale, potremmo asserire che è compito degli amministratori stabilire gli obiettivi con il supporto metodologico del nucleo di valutazione, mentre è responsabilità dei dirigenti (il management) progettare ed attuare le migliori iniziative possibili per conseguirli. I criteri che devono essere soddisfatti per formulare obiettivi efficaci sono: a) specificità. Gli obiettivi devono essere quantificati quanto più è possibile, devono cioè essere esplicitamente indicati i risultati attesi (target) dei parametri quali-quantitativi in grado di misurare la performance (differenza tra il risultato atteso e il risultato ottenuto). Scheda ESEMPI Iniziativa 1. iniziative Parametro di valutazione per la trasformazione delle società di persone in società di capitali 1. incremento del tasso di natività di imprese societarie del 3% rispetto alla 2. iniziative per l’imprenditorialità giovanile media degli ultimi tre anni. 2. aumento del tasso di natività di imprese 3. iniziative per la semplificazione amministrativa giovanili nella provincia del 5% rispetto all’ anno precedente 3. almeno il 50% delle istanze relative ai 4. iniziative per l’incentivazione del personale servizi amministrativi alle imprese evase on-line durante l’anno 4. per ciascuna area dirigenziale, la forchetta tra max e min per l’incentivo per produttività, a parità di categoria, deve essere almeno pari al doppio b) realismo. Gli obiettivi devono essere possibili, raggiungibili e quindi compatibili con i vincoli derivanti dalle risorse disponibili per il loro raggiungimento e dal tempo a disposizione. Scheda ESEMPI Iniziativa 1. iniziative Parametro di valutazione NON realistico per la trasformazione delle 158 1. incremento del tasso di natività di società di persone in società di capitali imprese societarie del 30% rispetto alla 2. iniziative per l’imprenditorialità giovanile media degli ultimi tre anni 2. aumento del tasso di natività di imprese societarie giovanili nella provincia del 25% 3. iniziative per la semplificazione amministrativa rispetto ad anno precedente 3. il 100% delle istanze relative ai servizi amministrativi alle imprese evase on-line 4. iniziative per l’incentivazione del personale 4. per ciascuna area dirigenziale, la forchetta tra max e min per l’incentivo per produttività, a parità di categoria, deve essere almeno pari a 5 volte c) coerenza con il livello di responsabilità e autonomia. Gli obiettivi di ciascun dirigente devono essere coerenti con il livello di autonomia e delega che gli è stato conferito. Incaricare un dirigente in relazione ad un obiettivo irraggiungibile è frustrante, demotivante e, spesso, causa di contrasto con i colleghi. Scheda ESEMPI Obiettivo Parametro di valutazione incoerente con il livello di responsabilità e autonomia del dirigente 1. incremento del tasso di natività di imprese societarie del 3% rispetto alla media degli 1. responsabilità del dirigente dell’area economico-finanziaria ultimi tre anni 2. aumento del tasso di natività di imprese societarie giovanili nella provincia del 5% 2. responsabilità del dirigente a capo del registro imprese rispetto all’anno precedente 3. il 50% delle istanze relative ai servizi amministrativi alle imprese evase on-line 3. responsabilità 4. per ciascuna area dirigenziale, la forchetta promozione tra max e min per l’incentivo del dirigente della per produttività, a parità di categoria, deve 4. responsabilità del solo dirigente del personale essere almeno pari al doppio 159 d) inequivocabilità nel significato. Gli obiettivi devono essere formulati in termini facilmente comprensibili da parte del dirigente e della Giunta e devono essere univocamente interpretabili. Scheda ESEMPIO Potrebbe non essere inequivocabile il significato di un obiettivo espresso come segue: - minimizzare i tempi di pagamento dei fornitori in modo da soddisfare al meglio le necessità di - servizio dell’amministrazione; aumentare il più possibile la produttività individuale media del personale del registro imprese per minimizzare l’accumulo di arretrato. In entrambi i casi possono verificarsi condizioni per cui mentre il dirigente ritiene di aver raggiunto l’obiettivo pienamente, il suo capo può reputarlo insufficiente. Infatti, nel primo caso dovendo il dirigente della contabilità fare i conti con diverse variabili (disponibilità di cassa, vincoli di pagamento imposti dalla legge, rapporto con il fornitore, etc.), aver pagato nell’80% dei casi i fornitori non oltre 30 giorni le scadenze contrattualizzate, può rappresentare il raggiungimento del risultato; mentre il Nucleo di Valutazione intendeva che non solo fossero rispettate le scadenze contrattualizzate ma che, in alcuni casi, si potesse addirittura fare meglio. Nel secondo caso, potrebbe verificarsi che nonostante il dirigente del registro imprese sia riuscito ad incrementare la produttività media dei propri collaboratori di un 10% ritenendo di avere pienamente conseguito l’obiettivo, si sia comunque accumulato nuovo arretrato per effetto di un incremento dei volumi, per cui il Nucleo di Valutazione ritiene che l’obiettivo sia stato solo parzialmente raggiunto. e) sfidanti. Gli obiettivi devono essere sfidanti nel senso che devono determinare una continua tensione verso il miglioramento e verso il raggiungimento. Pertanto il livello di difficoltà e di risultato deve richiedere al dirigente un impegno superiore alla norma. Non creano tensione gli obiettivi di mantenimento di una determinata prestazione che sono ripetuti, immutati, negli anni. Scheda ESEMPIO Non creano tensione nel management degli obiettivi del tipo: - mantenere il tasso di evasione delle pratiche del servizio allo stesso livello degli - anni precedenti, a parità di risorse umane disponibili; continuare a rispettare le scadenze di pagamento dei fornitori come negli anni precedenti; - etc. 160 Infine, è opportuno ricordare che la gestione di una organizzazione per obiettivi deve assicurare che questi siano: - compatibili verticalmente e orizzontalmente, vale a dire che sia garantita coerenza sia tra gli obiettivi del segretario generale e quelli dei suoi dirigenti (così come quelli dei dirigenti con quelli dei collaboratori), sia tra i vari dirigenti (non vi sia sperequazione in termini di complessità, di difficoltà, di numero, etc.); - comunicati in tempo utile, vale a dire immediatamente dopo l’approvazione dei documenti di pianificazione e previsione dell’Amministrazione; -monitorati costantemente nel corso dell’esercizio attraverso l’acquisizione delle informazioni quantitative necessarie. Sarà compito del servizio controllo di gestione fornire a ciascun dirigente le informazioni necessarie per valutare l’andamento degli obiettivi, mediante un report periodico contente i soli dati di proprio interesse; - se necessario, cambiati nel corso dell’esercizio, dove il cambiamento deve essere determinato da un improvviso cambiamento nelle priorità. Scheda SCHEDA ESEMPIO PARAMETRI DI VALUTAZIONE DEGLI OBIETTIVI PER CDR Programma di riferimento (derivato dalla Relazione Previsionale e Programmatica): Semplificare i procedimenti per adempiere agli obblighi amministrativi delle imprese e accrescere l’accessibilità ai servizi camerali Elenco delle iniziative previste per l’anno (T+1): 1. attivazione del call center camerale – (uff. resp. URP) 2. progetto per il portale dei servizi amministrativi – (uff. resp. RI, Albi e Ruoli) 3. ristrutturazione per la riorganizzazione degli spazi (uff. resp. Provveditorato) 4. distribuzione e diffusione della CNS alle imprese (uff. resp. RI, Albi e Ruoli) 5. etc. Parametri di valutazione degli obiettivi: 1. Almeno il 70% in meno, entro l’anno, delle richieste di informazioni telefoniche dell’utenza, direttamente agli uffici camerali 2. Attivazione del portale on-line con tutti i servizi a regime entro il 31/12/(T+1) rispettando il budget assegnato 161 3. Razionalizzare gli spazi per gli uffici per recuperare la ex-sala borsa attualmente utilizzata per ospitare il front-end dei servizi anagrafici, da destinare a sala convegni 4. CNS distribuita in almeno il 90% delle società di capitali e in almeno il 30% delle società di persone IL PROCESSO DI APPROVAZIONE DEL BUDGET DIREZIONALE Una volta elaborati i budget di Area organizzativa, il responsabile del servizio controllo di gestione redige, sulla base delle indicazione dei dirigenti, una bozza del budget direzionale e la trasmette al Segretario Generale e al dirigente dell’area economico-finanziaria. Il dirigente dell’area economico-finanziaria redige una bozza del preventivo economico e la trasmette al Segretario Generale che predispone la relazione illustrativa della Giunta di cui all'art. 5 del Regolamento di Contabilità. La Giunta trasmette la bozza di preventivo economico e la Relazione illustrativa al collegio dei Revisori ai sensi dell'art. 6 comma 2 del Regolamento di Contabilità. Sulla base della bozza del preventivo economico e della relazione illustrativa della Giunta, il Collegio dei Revisori esprime il proprio parere per il Consiglio che approva lo stesso preventivo. Il Segretario Generale, sulla base del preventivo economico approvato dal Consiglio, definisce con il Servizio controllo di gestione e con i singoli dirigenti (negoziazione) le modifiche da apportare alle schede di budget delle rispettive aree di competenza. Il Segretario Generale, sulla base delle modifiche comunicate dai singoli dirigenti, predispone la bozza del budget direzionale e la invia alla Giunta ed al Nucleo di Valutazione. Il Nucleo di Valutazione formalizza gli standard di valutazione dei risultati della CCIAA previsti per l'esercizio seguente e predispone una relazione alla Giunta ai sensi dell'art. 8, comma 4, del Regolamento di Contabilità. La Giunta approva il budget direzionale ai sensi dell’art. 8, comma 1, e la Relazione del Nucleo di Valutazione e assegna gli obiettivi di risultato al Segretario Generale. Al termine della redazione del budget direzionale complessivo sarà possibile formalizzare i vari Budget per Dirigente articolati nei vari CDR di appartenenza. Di seguito si riportano i budget per i singoli dirigenti. 162 Budget Segretario Generale 163 164 Budget Dirigente 1 165 166 Budget Dirigente 2 167 Budget Dirigente 3 168 BUDGET DIREZIONALE DELLA CAMERA 169 8. GESTIONE DEL BUDGET DIREZIONALE AUTONOMIA DEL DIRIGENTE NELLA GESTIONE DEL BUDGET DIREZIONALE L’articolo 12, comma 3, del nuovo regolamento di contabilità stabilisce che “l’aggiornamento del budget Direzionale, a seguito di variazioni comportanti maggiori oneri complessivi nella gestione corrente, è approvato dalla giunta a condizione che sia assicurata la sua copertura mediante la previsione di proventi di pari importo”. Al comma successivo si prevede, invece, che “per le variazioni che non comportano maggiori oneri complessivi, l’aggiornamento è disposto con provvedimento del segretario generale, su proposta dei responsabili delle aree organizzative”. Il dettato regolamentare stabilisce quindi che, nel caso in cui si rendano necessarie delle variazione di budget direzionale con implicazioni sulla parte corrente del preventivo economico, l’iter di approvazione della variazione è diverso a seconda della tipologia della stessa. In particolare sono tre i casi contemplati dal legislatore: 1. la variazione prevista comporta maggiori oneri complessivi nella gestione corrente coperti però da un uguale aumento dei proventi. Il risultato della variazione non ha quindi effetto sull’avanzo/disavanzo della gestione corrente e le variazioni devono essere approvate con provvedimento dalla giunta. Nell’esempio riportato in figura, si immagina di dover far fronte ad una attività progettuale relativa all’avvio dello sportello regionale per l’internazionalizzazione i cui costi sono interamente coperti da un contributo regionale, grazie ad una direttiva che prevede la delega di alcune attività alle camere di commercio. Tale attività, anche se la camera ne discuteva da tempo con la Regione, non era stata cautelativamente prevista a bilancio in quanto le variabili relative a tale decisione, dipendevano da molti soggetti e non potevano essere controllati dalla camera. La chiusura positiva della trattativa ha reso necessaria una variazione agli oneri di euro 230.000,00 sul mastro “interventi economici” per l’esercizio corrente a cui corrisponde un incremento dei proventi di pari importo sul mastro “contributi, trasferimenti ed altre entrate”. 170 Non appare congruente il riferimento del legislatore alla sola gestione corrente. In primis, in quanto le esigenze di nuovi oneri (o il conseguimento di maggiori proventi) può realizzarsi anche nella gestione finanziaria e in quella straordinaria e, poi in quanto la ratio più volte richiamata di esigenza continua di perseguimento dell’equilibrio economico nell’allocazione delle risorse mal si concilierebbe con la possibilità di prevedere nelle altre due gestioni presenti nel preventivo economico (finanziaria e straordinaria) la possibilità di determinare oneri non coperti da corrispondenti proventi ( ovviamente sia relativi alla stesse gestioni che a quella corrente) o di non allocare risorse aggiuntive finanziarie o straordinarie accertate nel corso dell’anno. 171 2. la variazione prevista comporta maggiori oneri complessivi non coperti da un uguale aumento dei proventi. Il risultato della variazione ha quindi un effetto negativo sull’avanzo/disavanzo della gestione corrente e le variazioni devono essere approvate con proprio provvedimento dal Consiglio in sede di assestamento. Nell’esempio riportato in figura, si immagina di dover far fronte ad una attività progettuale relativa all’avvio dello sportello regionale per l’internazionalizzazione i cui costi sono solamente in parte coperti da un contributo regionale, grazie ad una direttiva che prevede la delega di alcune attività alle camere di commercio. Tutto ciò determina un incremento degli oneri di euro 230.000,00 sul mastro “interventi economici” per l’esercizio corrente a cui può non corrispondere un incremento dei proventi di pari importo (nell’esempio euro 160.000,00) sul mastro “contributi, trasferimenti ed altre entrate”. 172 3. La variazione non comporta maggiori oneri complessivi ed è neutrale rispetto al risultato della gestione corrente previsto in sede di approvazione del preventivo economico. Le variazioni che non comportano un aumento degli oneri possono essere approvate con provvedimento degli stessi dirigenti o del Segretario Generale a seconda della tipologia di variazione da apportare, con eccezione di quelle riguardanti nuovi interventi di promozione economica che devono essere preliminarmente approvate dalla Giunta ai sensi dell’articolo 13, comma 3, del D.p.r. 254/05. Il prospetto sopra riportato sintetizza i tre casi appena presentati. Con riferimento al terzo caso cerchiamo ora di capire quando il potere autorizzatorio è nell’autonomia del dirigente e quando, invece, debba passare attraverso il Segretario Generale. - Caso A: la variazione avviene tra sottoconti diversi all’interno dello stesso “conto”, nell’ambito di un medesimo Centro di Responsabilità. In questo caso, il dirigente 173 ha piena autonomia e può pertanto, con proprio provvedimento, decidere di spostare risorse inutilizzate da un sottoconto ad un altro purché il totale degli oneri a livello di “conto” resti invariato. Nell’esempio il Dirigente dell’area 2 può decidere di spostare parte delle risorse destinate a consulenti ed esperti per bilanciare maggiori oneri per compensi per CO.CO.CO purché l’importo totale, nell’ambito del conto “a) prestazione servizi e del mastro “7) Funzionamento” , resti invariato. - Caso B: la variazione avviene tra “conti” diversi nell’ambito di un medesimo “mastro”, all’interno di uno stesso Centro di Responsabilità. In questo caso, il dirigente non ha piena autonomia (il valore iscritto nei conti è stato approvato 174 dalla Giunta) e l’autorizzazione allo spostamento di risorse deve avvenire previa autorizzazione del Segretario Generale. Nell’esempio che segue, se il Dirigente dell’area 2 volesse utilizzare, nell’ambito del mastro “7) Funzionamento” parte delle risorse destinate al conto “a)prestazioni e servizi” per bilanciare maggiori oneri non previsti sul conto “c) oneri diversi di gestione“ deve chiedere l’autorizzazione al Segretario Generale. - Caso C: la variazione avviene tra “mastri” diversi nell’ambito di un medesimo CDR. In questo caso, il dirigente non ha piena autonomia e l’autorizzazione allo spostamento di risorse deve avvenire previa autorizzazione del Segretario Generale. Nell’esempio che segue, se il Dirigente dell’area 2 volesse utilizzare parte delle risorse destinate al mastro “6)Personale” 175 per bilanciare maggiori oneri non previsti sul mastro “7) Funzionamento”, dovrebbe chiedere l’autorizzazione al Segretario Generale. - Caso D: la variazione avviene all’interno dello stesso conto ma tra CDR diversi (afferenti a due diverse funzioni isituzionali), appartenenti però allo stesso dirigente. In questo caso, il dirigente deve farsi autorizzare dal Segretario Generale l’utilizzo delle risorse inizialmente previste nell’ambito del budget di un CDR, in attività relative ad un altro CDR . Ad esempio il dirigente potrebbe aver bisogno di spostare risorse allocate sul conto “a) Prestazioni e servizi” dall’AREA 4 all’AREA 5, avendo conseguito delle economie di gestione da una parte e avendo bisogno di risorse aggiuntive per far fronte ad una situazione relativamente più critica dall’altra. 176 - Caso E: la variazione avviene all’interno dello stesso conto ma tra CDR appartenenti a dirigenti diversi. In questo caso, il dirigente non ha piena autonomia e l’autorizzazione allo spostamento di risorse deve avvenire previa autorizzazione del Segretario Generale, che attiva e modera un processo di negoziazione tra i due dirigenti. Ad esempio, il dirigente dell’AREA 2, motivando dettagliatamente l’opportunità del provvedimento, richiede al segretario generale, la necessità di maggiori risorse nell’ambito del conto “a) Prestazioni e servizi”. Il segretario generale, valutata attentamente la richiesta in collaborazione con il responsabile del servizio del controllo di gestione per verificare l’effettiva disponibilità di risorse presso altri budget dirigenziali, procede, in caso affermativo, col segnalare la necessità al dirigente a cui si andrebbe a detrarre il budget (ad esempio al dirigente dell’AREA 5) e, dopo previa negoziazione, 177 procede, autorizzando il servizio per il controllo di gestione ad apportare le modifiche al budget. - Caso F: la variazione avviene all’interno di conti diversi nell’ambito dello stesso mastro, ma tra CDR diversi appartenenti a differenti dirigenti. In questo caso, il dirigente non ha piena autonomia e l’autorizzazione allo spostamento di risorse deve avvenire previa autorizzazione del Segretario Generale, che attiva e modera un processo di negoziazione tra i due dirigenti come quello di cui al caso E) (vedi esempio in figura). 178 - Caso G: la variazione avviene all’interno di mastri diversi, tra CDR diversi appartenenti a differenti dirigenti. In questo caso, il dirigente non ha piena autonomia e l’autorizzazione allo spostamento di risorse deve avvenire previa autorizzazione del Segretario Generale, che attiva e modera un processo di negoziazione tra i due dirigenti come quello di cui al caso E) (vedi esempio in figura). - Caso H: la variazione avviene tra la “gestione caratteristica” e la “gestione finanziaria e/o straordinaria”. Se tale variazione comporta variazioni, cioè maggiori oneri, coperti da maggiori proventi, l’autorizzazione allo spostamento di risorse deve avvenire previa autorizzazione della Giunta. Analogamente si ritiene che pur in presenza di variazioni 179 compensative tra la gestione corrente e la gestione finanziaria e/o straordinaria sia opportuno che le stesse debbano essere approvate dalla Giunta Un tale orientamento, pur potendo apparire in contrasto con quanto espressamente indicato al comma 4 dell’articolo 12, trova giustificazione nel fatto che nell’ipotesi appena descritta lo spostamento di risorse può cambiare comunque significativamente la struttura del budget direzionale a suo tempo approvato. Infatti, non può lasciare indifferente la Giunta la circostanza che per intervenute esigenze di natura straordinaria vengono prodotti “tagli” corrispondenti alle risorse destinate alla gestione corrente (funzionamento, promozione) con nocumento all’equilibrio complessivo economico individuato in sede di preventivo (e all’impossibilità di realizzare pienamente il programma politico) e alla definizione e quantificazione dei parametri di valutazione individuati dalla stessa Giunta in colaborazione con l’Organo di controllo strategico (nonché ovviamente con l’esigenza di rivedere, da parte del Segretario Generale, l’assegnazione del budget ai dirigenti) 180 Il legislatore, all’articolo 13, comma 3, impedisce, altresì, che il Segretario generale (o il dirigente competente) possa procedere a finanziare interventi promozionali non espressamente previsti nella relazione di cui all’articolo 7 attraverso contestuali riduzioni di oneri nelle altre voci e sezioni del documento previsionale. L’articolo 13, comma 3, infatti nel disporre che “Nei limiti previsti dal budget direzionale e con riferimento agli interventi di promozione non espressamente definiti in sede di relazione al preventivo, l’utilizzo è disposto dal dirigente, previa approvazione della giunta, su proposta del segretario generale” non stabilisce solo un vincolo nella gestione del budget, ma aggiunge un ulteriore e preliminare regola procedimentale nelle operazioni di aggiornamento del documento. Gli importi di tali interventi promozionali potranno essere assegnati dal Segretario generale ai dirigenti solo dopo l’approvazione da parte della Giunta. Per quanto concerne la gestione del budget degli investimenti, il DPR 254/05 prevede, ai sensi dell’art.13, che è affidata ai dirigenti, nell’ambito delle competenze previste dal regolamento interno sull’organizzazione degli uffici e dei servizi. Poiché qualunque variazione sugli investimenti rispetto a quanto approvato dal Consiglio in sede di delibera di approvazione del Preventivo Economico, ha effetti sulla configurazione dello Stato patrimoniale dell’Ente, la gestione delle variazioni sui budget degli investimenti vanno gestite con molta cautela. Pur non essendoci espliciti riferimenti nell’ambito del dettato regolamentare, si può assumere quanto segue: - a parità di importi complessivi degli investimenti assegnati alla responsabilità di un CDR, nell’ambito della medesima categoria di beni patrimoniali (ad esempio nella categoria F “Immobilizzazioni materiali” da “Attrezzature informatiche” ad “Attrezzature non informatiche”), le variazioni vanno autorizzate con uno specifico provvedimento del Segretario Generale; - a parità di importi complessivi degli investimenti assegnati alla responsabilità di un CDR, nell’ambito di diverse categorie di beni patrimoniali (ad esempio da “Immobilizzazioni immateriali a “Immobilizzazioni materiali”), le variazioni vanno autorizzate con uno specifico provvedimento della Giunta; 181 - per variazioni in aumento del budget degli investimenti, la variazione va deliberata dal Consiglio nell’ambito dell’aggiornamento del Preventivo Economico ai sensi dell’articolo 12, comma 1. Tutte le variazioni in aumento del budget degli investimenti vanno accompagnate con apposita relazione del dirigente dell’area economico-finanziaria in cui si valuta la sostenibilità finanziaria dello stesso da parte della Camera. IL PROCESSO DI GESTIONE DEL BUDGET DIREZIONALE L’articolo 13, comma 1, del regolamento di contabilità stabilisce che “la gestione del budget direzionale, ivi compresi gli investimenti, è affidata ai dirigenti, nell’ambito delle competenze previste dal regolamento interno sull’organizzazione degli uffici e dei servizi.” Al comma 2, lo stesso articolo prevede che “L’effettivo utilizzo delle somme di cui al comma 1 è disposto con provvedimento dirigenziale da inviare all’ufficio ragioneria e alla struttura incaricata del servizio per il controllo di gestione dopo che sono state espletate, tramite il provveditore, ove prescritte, le procedure di cui al titolo VI”. “Il dirigente dell’area economica-finanziaria provvede direttamente a liquidare, …, senza necessità di emanare specifici provvedimenti, i seguenti oneri: a. Trattamento economico fondamentale e accessorio del personale dipendente e relativi oneri riflessi b. Trattamento di quiescenza e previdenza cessato dal servizio c. Emolumenti e rimborsi previsti per i componenti degli organi collegiali e per i membri delle commissioni o comitati previsti dalla legge o dai regolamenti camerali d. Canoni derivanti da contratti di utenza e. Quote associative, nei limiti di quanto indicato nel budget direzionale f. Quote di ammortamento e di preammortamento dei mutui e prestiti contratti g. Obblighi derivanti da contratti in essere di competenza dell’area economico-finanziaria o da disposizioni di legge o regolamenti. E’ necessario, invece, emanare specifici provvedimenti, per autorizzare la spesa relativamente a tutti gli altri oneri previsti a budget, che non rientrano nelle specie su indicate. In questo caso, al fine di gestire correttamente tali spese nell’ambito dell’autonomia del dirigente, si propone di adottare un processo “tipo” che, a partire dai bisogni pianificati 182 nell’ambito dei documenti di programmazione, di previsione e di budget direzionale, si articoli in tre fasi principali: 1. approvvigionamento 2. acquisto 3. liquidazione. Con l’inizio dell’esercizio, il Dirigente, nell’ambito del proprio budget direzionale e dei propri obiettivi e attività, può attivare il processo di “acquisto-spesa”. La fase di approvvigionamento ha inizio con il dirigente che, individuata la sua specifica esigenza, emette una Richiesta d’Acquisto (RdA) mediante un atto di gestione che ne sintetizzi le informazioni rilevanti (vedi Scheda RdA). Tale atto corrisponde ad una prenotazione di spesa che, da un punto di vista del sistema di contabilità, equivale a rendere indisponibili gli importi corrispondenti. Scheda SCHEDA RdA Camera di commercio industria artigianato e agricoltura di …………… Budget direzionale anno …….. Prenotazione spesa n. __________ 183 All’Ufficio Ragioneria Al Servizio controllo di gestione Il Dirigente Visto l’art. 11 del DPR 2.11.2005, n. 254; Vista la DSG n... del …………….. con la quale sono stati assegnati alla dirigenza i budget direzionali per l’esercizio ……. Valutato che sussiste la disponibilità economica di risorse (pari a € ____________) necessaria a sostenere la spesa in oggetto; dispone l’utilizzo delle somme previste sul suddetto budget relativamente a: • oggetto della fornitura (tipo di bene e servizio che si intende acquisire): ____________________________________________________________________ • destinazione (progetto, attività, prodotto in cui si intende impiegare l’oggetto della fornitura): ___________________________________________________ • importo stimato € _______________________________________________ • Conto (barrare le caselle interessate) Oneri correnti: Personale Formazione Funzionamento Prestazione servizi Godimento di beni di terzi Oneri diversi di gestione Quote associative Organi istituzionali Interventi economici Investimenti: Immobilizzazioni immateriali: Software Licenze d'uso Diritti d'autore 184 Altre Immobilizzazioni materiali: Immobili Opere di manutenzione straordinaria Impianti Attrezzature informatiche Attrezzature non informatiche Arredi e mobili Automezzi Biblioteca Altre Immobilizzazioni finanziarie: Partecipazioni e quote Altri investimenti mobiliari La RdA è inviata al provveditore e per conoscenza al servizio controllo di gestione (per il monitoraggio degli stati di avanzamento). Il provveditore provvede alla selezione dei fornitori (supportato anche dal dirigente che ha fornito la RdA, specialmente se è necessario definire un capitolato tecnico per la fornitura) ed all’espletamento delle procedure di acquisto. La seconda fase è quella di acquisto che succede a quella di approvvigionamento. Il provveditore, una volta individuato il fornitore, provvede alla definizione del contratto e all’emissione dell’ordine di acquisto o ordine di lavoro (OdA, OdL). Alla “consegna” dei beni e delle prestazioni di servizio, il dirigente che ha attivato il processo di “approvvigionamento” ha l’obbligo di verificare che la fornitura rispetti gli standard economici, quantitativi, qualitativi previsti dall’accordo di fornitura, ai sensi dell’art. 15 comma 1 e di quanto previsto dall’art. 55 “le forniture di beni e sevizi sono soggette a collaudo in forma individuale o collegiale. Il collaudo è eseguito dal dirigente dell’area, destinatario della fornitura o del servizio” (liquidazione tecnica). Di seguito il processo procede con la fase di liquidazione. Una volta completata la fornitura, ai sensi di quanto concordato contrattualmente tra il cliente ed il fornitore, e dopo l’esecuzione del collaudo, la ragioneria riceverà le fatture corrispondenti alla fornitura e provvederà ad inviarle al dirigente responsabile per le verifiche e le autorizzazioni del caso. 185 In caso di riscontro positivo, il dirigente compila l’atto di liquidazione e lo invia in ragioneria che provvederà ai controlli ed ai riscontri contabili e fiscali ed al pagamento del fornitore. Per realizzare operativamente gli adempimenti previsti dall’art. 15 comma 1, il dirigente responsabile o un suo delegato, compila l’atto di liquidazione attraverso il quale certifica l’esatto importo dovuto, il soggetto creditore, collauda e verifica la regolarità della fornitura o prestazione nonchè la rispondenza delle stessa ai requisiti quantitativi e qualitativi, ed ai termini e alle condizioni pattuite. Scheda ATTO DI LIQUIDAZIONE Camera di commercio industria artigianato e agricoltura di …………… Il Dirigente_____________________ responsabile del CDR___________________________________ All’Ufficio Ragioneria Visto l’art. 15 comma 1 del D.P.R. 254/05; vista la “RdA” n.________ vista la fattura n. _______ del _______ relativa alla suddetta “RdA” determina: □ l’esatto importo dovuto in fattura pari a euro _____, riscontra: □ la regolarità della fornitura o della prestazione □ la rispondenza delle stessa ai requisiti quantitativi e qualitativi, ai termini e alle condizioni pattuite eseguito: □ il collaudo a norma dell’art. 55 del D.P.R. 254/05 liquida ed autorizza il pagamento del fornitore 186 __________________________________ Firma del dirigente ____________________________ Scheda ESEMPIO: ACQUISTO DI MATERIALE PROMOZIONALE Nell’ambito di un intervento promozionale (fiera Vinitaly) si è previsto nella scheda budget di progetto, di acquistare materiale promozionale (magliette, gadget, …) da distribuire ai partecipanti durante la fiera. Il dirigente responsabile del budget all’avvio del progetto provvede ad attivare il processo di approvvigionamento interno alla Camera per l’acquisto di tale materiale. Il dirigente emette una richiesta di acquisto utilizzando la scheda “RdA” nella quale viene valutato che sussiste la disponibilità economica di risorse e si dispone l’utilizzo delle somme previste sul suddetto budget. Tale scheda viene inviata sia al servizio controllo di gestione che al provveditore. Il provveditore provvede in questo caso alla selezione dei fornitori secondo le procedure di acquisto coerenti previste per gli importi in questione. In questa fase il provveditore può essere supportato dal dirigente responsabile per la stesura del capitolato tecnico e, eventualmente, per l’indicazione di alcuni possibili fornitori. Una volta individuato e selezionato il fornitore, il provveditore provvede alla definizione dei contratti e alla relativa emissione dell’ordine di acquisto. Il dirigente responsabile del “progetto-fiera Vinitaly”, riceve la fornitura del materiale promozionale, verifica la quantità e la qualità della merce e provvede all’accettazione ed al collaudo della fornitura. Il fornitore invia la fattura corrispondente alla fornitura (citando in oggetto il riferimento all’ordine) che viene recapitata in ragioneria. La ragioneria, a sua volta, si fa autorizzare il pagamento previa liquidazione del dirigente responsabile del budget, inviando allo stesso copia della fattura e richiedendo la compilazione dell’atto di liquidazione. LA GESTIONE DEI FLUSSI FINANZIARI NELL’ESERCIZIO L’articolo 18, comma 1, del regolamento di contabilità stabilisce che “Il dirigente dell’area economico-finanziaria controlla se la riscossione e il versamento delle entrate sono 187 effettuati tempestivamente e integralmente e riferisce trimestralmente al segretario generale sulla situazione di cassa motivando i significativi scostamenti rilevati nel trimestre su base annua per le singole voci del preventivo e con riferimento al grado di esigibilità dei crediti e dei debiti”. La pianificazione finanziaria per la gestione dell’esercizio è uno strumento utile per assicurare una gestione della cassa equilibrata e per evitare, nei limiti possibili, il ricorso ad anticipazioni di cassa e, conseguentemente, l’aggravio di oneri finanziari. In generale, la pianificazione finanziaria ha l’obiettivo, appunto, di “pianificare” le entrate e le uscite in modo da collocarle temporalmente (in sostanza si tratterà di pianificare gli acquisti e/o negoziare condizioni di pagamento più vantaggiose), nel momento in cui vi sono disponibilità di cassa adeguate. Ciò anche in considerazione della specificità delle camere di commercio che vedono una forte stagionalizzazione della loro principale fonte di entrata: il diritto annuale. Per procedere con la pianificazione finanziaria, è necessario disporre della mensilizzazione dei flussi monetari in entrata e in uscita dalla cassa. A tale scopo, all’inizio dell’esercizio, è necessario dare risposta alle seguenti domande: - Quando si pensa di incassare le somme preventivate? - Quando si pensa di avere bisogno delle prestazioni e dei beni previsti dal budget e quindi di dover pagare i fornitori? Da un punto di vista del processo, si suggerisce (non appena approvato il budget direzionale) che il dirigente dell’area economico-finanziaria, provveda a distribuire ai singoli dirigenti delle schede per la pianificazione finanziaria mensilizzata. 188 Scheda PIANIFICAZIONE FINANZIARIA MENSILIZZATA PER CDR Esempio Camera di commercio industria artigianato e agricoltura di …………… Il Dirigente_____________________ responsabile del CDR___________________________________ Tale strumento ha la finalità di prevedere i flussi di cassa mese per mese e di verificare che siano bilanciati nel tempo. I dirigenti provvedono alla distribuzione del budget in termini di previsioni di spesa mensilizzata (stima degli esborsi monetari mese per mese) ed entro gennaio riconsegnano le schede compilate all’area economico-finanziaria con una previsione annuale delle entrate e uscite del proprio CDR. 189 Le previsioni di ciascun dirigente vengono sintetizzate in un documento di programmazione finanziaria degli esborsi monetari di tutta la Camera, consentendo al dirigente dell’area economico-finanziaria di assolvere ai seguenti controlli previsti dall’art. 18: - verificare trimestralmente, la situazione di cassa effettiva rispetto a quella prevista; - analizzare le cause e i motivi degli scostamenti rilevati nel trimestre; - riferire tramite un report strutturato al segretario generale sullo stato attuale. Scheda REPORT MONITORAGGIO PIANIFICAZIONE FINANZIARIA MENSILIZZATA Esempio Camera di commercio industria artigianato e agricoltura di …………… Il Dirigente dell’area economico-finanziaria_____________________ Tale report viene aggiornato trimestralmente e consegnato al segretario generale per la verifica e l’analisi degli scostamenti tra i flussi previsti e quelli effettivi. L’attività di reportistica (come quella di pianificazione da parte dei dirigenti) diventa fondamentale anche per rivedere (contestualmente all’analisi di tutti gli altri fattori che generano aumenti o diminuzioni di liquidità) l’analisi prospettica del cash flow effettuata al momento della redazione del preventivo (in questo modo è possibile avvicinare il metodo sintetico basato sull’analisi di bilancio con quello analitico appena riportato) e gli effetti di tali 190 scostamenti sulla fonti di copertura degli investimenti (nonché conseguentemente sulle stesse scelte di investimento). LA GESTIONE DELLA DELEGA AI FUNZIONARI L’articolo 19, del regolamento di contabilità stabilisce che 1. “Per la realizzazione di particolari iniziative o per l’effettuazione di talune spese il dirigente responsabile autorizza, entro i limiti prestabiliti dal budget direzionale, l’anticipazione di fondi a favore di funzionari incaricati della spesa. 2. Il segretario generale, con proprio provvedimento, determina l’ammontare massimo di spesa e le tipologie di oneri di competenza dei funzionari delegati. 3. I funzionari delegati sono personalmente responsabili delle somme loro anticipate, delle spese ordinate e dei pagamenti effettuati, sono soggetti agli obblighi imposti ai depositari del codice civile e presentano il relativo rendiconto. 4. Il rendiconto presentato dal funzionario delegato al dirigente che ha disposto l’anticipazione, competente per il controllo di merito, è ammesso a discarico dopo che ne sia stata riconosciuta la regolarità contabile da parte dell’ufficio ragioneria. Le somme non sono ammesse al discarico ove rivelate tra i crediti in attesa dell’accantonamento delle eventuali connesse responsabilità. 5. Ai responsabili delegati è preclusa qualsiasi attività gestionale riguardante le entrate. Le somme eventualmente acquisite, a qualsiasi titolo, sono direttamente e immediatamente versate all’ente”. Il segretario generale, con l’assegnazione del budget direzionale, individua anche l’ammontare massimo dell’anticipazione e le tipologie di oneri che potranno sostenere i funzionari delegati. In considerazione di tali criteri, il dirigente responsabile di un CDR può autorizzare, per la realizzazione di particolari iniziative o per l’effettuazione di talune spese, l’anticipazione di fondi a favore di un funzionario delegato. Al termine di tale attività, il funzionario delegato è tenuto a presentare al dirigente responsabile del CDR un rendiconto per il controllo di merito e, una volta che sia stata riconosciuta la regolarità contabile da parte dell’ufficio ragioneria, è ammesso a discarico. Scheda SCHEDA ANTICIPAZIONE A FUNZIONARIO DELEGATO Camera di commercio industria artigianato e agricoltura di …………… 191 CDR …….. All’Ufficio Ragioneria Al Servizio controllo di gestione Il Dirigente Visto l’art. 19 del DPR 2.11.2005, n. 254; Vista la DSG n... del …………….. con la quale sono stati determinate le tipologie di spesa e l’ammontare massimo che i funzionari delegati possono effettuare qualora specificamente autorizzati Visto il proprio budget, assegnato con DSG n... del …………….. Autorizza L’anticipazione della somma di euro ....... al Sig. .................... da impiegare per le seguenti finalità: • destinazione (progetto, attività, prodotto in cui si intende impiegare l’oggetto della fornitura): ___________________________________________________ Firma del dirigente _____________________________ IL SISTEMA DI GESTIONE E VALUTAZIONE DEI DIRIGENTI Per organizzare il funzionamento di una amministrazione sulla base di budget e obiettivi è necessario assicurare che anche i sistemi di gestione di coloro che sono deputati a ricoprire il ruolo di responsabili dell’organizzazione, i dirigenti, siano coerenti con l’impianto generale. In tal senso, già da tempo il dettato contrattuale della dirigenza ha introdotto degli istituti che recepiscono due indicazioni: 1. prevedere una componente retributiva del dirigente collegata con la valutazione del peso della posizione organizzativa 2. prevedere una componente retributiva del dirigente collegata con la valutazione dei risultati in relazione agli obiettivi e alle risorse che gli sono state assegnate. Anche se non previsto dal nuovo regolamento di contabilità, in generale, si può assumere come modello del sistema di valutazione della dirigenza il seguente. 192 Per quanto concerne la valutazione delle posizioni, un contributo alla sua determinazione ci deriva anche da alcune considerazioni, relative alla dimensione “istituzionale” e organizzativa degli impegni e delle responsabilità dirigenziali, che si possono dedurre dalla documentazione prodotta per l’attuazione del nuovo regolamento di contabilità. Infatti, il peso della posizione dirigenziale, essendo determinato da elementi di responsabilità di gestione del dirigente, non può prescindere da considerazioni legate a: - il peso relativo del budget dirigenziale - il numero di collaboratori gestiti - le responsabilità amministrative e penali associate all’attività - la complessità (in termini di numerosità e di variabilità) dell’attività di cui si è responsabile. Il nuovo regolamento, pertanto, rappresenta anche un opportunità per acquisire ulteriori elementi informativi (ad esempio, il budget direzionale) per declinare tali criteri generali, in concreto. Anche per quanto concerne la valutazione dei risultati, il nuovo regolamento di contabilità diventa uno strumento di supporto operativo che punta a superare gli ostacoli finora incontrati dalla piena attuazione di tale istituto contrattuale. Infatti, la valutazione dei risultati dei dirigenti nelle Camere di Commercio si pone le seguenti finalità: 1. indirizzare l’azione dirigenziale verso il conseguimento degli obiettivi strategici dell’ente, discendenti dall’attività di pianificazione strategica e programmazione operativa; 193 2. stimolare il miglioramento costante delle performance dell’ente, mediante il rafforzamento del contributo dirigenziale al risultato complessivo della Camera; 3. sollecitare processi emulativi tra i dirigenti camerali che facciano crescere le capacità individuali degli stessi e, in generale, la professionalità del gruppo dirigenziale camerale; 4. esplicitare, per ciascun dirigente, responsabilità e impegni connessi con la programmazione annuale delle attività; 5. orientare l’impegno individuale e le risorse professionali verso gli obiettivi di breve e di lungo periodo della Camera di Commercio. Trattandosi di un sistema atto a valutare i risultati della dirigenza in relazione agli obiettivi che l’amministrazione si è prefissata ad inizio anno, gli elementi che lo compongono devono essere in grado di misurare il livello di raggiungimento degli obiettivi nonché le capacità manageriali messe in gioco dal dirigente allo scopo. Su tali basi, possiamo ipotizzare di articolare il sistema di valutazione dei risultati in tre elementi fondamentali, come di seguito rappresentati in figura. valutazione dei dirigenti valutazione della posizione obiettivi generali di ente valutazione dei risultati obiettivi programmatici di area atteggiamenti ed attitudini manageriali Obiettivi generali di ente 194 Sono obiettivi che, superando lo specifico ambito organizzativo dell’area dirigenziale, mirano a conseguire risultati trasversali su tutta la Camera e servono a caratterizzare l’attuazione di comportamenti omogenei e corresponsabili da parte di tutti i dirigenti. La valutazione della gestione dell’Ente si basa su una analisi dei risultati conseguiti in relazione alle principali linee d’azione attraverso cui l’intervento manageriale della dirigenza dell’Ente sta trovando concreta attuazione, ad esempio: a) Obiettivi economico-finanziari b) Obiettivi sul livello di servizio ai clienti c) Obiettivi di carattere organizzativo e sul personale Tali dimensioni consentono di avere una prospettiva più ampia ed integrata della gestione dell’Ente in quanto supportano l’identificazione delle correlazioni (cause ed effetti) esistenti tra le diverse dimensioni gestionali. Inoltre, lo stabilire obiettivi di carattere trasversale produce l’effetto di far cooperare i dirigenti su aree di interesse non direttamente ascrivibili alle competenze del proprio settore. Scheda DIMENSIONI DI VALUTAZIONE DELLA GESTIONE DELL’ENTE Obiettivi economico-finanziari Il target degli indicatori assunti come risultato atteso devono consentire di conseguire obiettivi di contenimento della spesa, di outsourcing, di equilibrio economico e finanziario, di ridurre l’incidenza degli oneri finanziari, etc.. Gli obiettivi sui livelli di servizio ai clienti I target assunti come obiettivi possono, ad esempio, fare riferimento ai risultati dell’indagine annuale di customer satisfaction. Gli indicatori selezionati devono essere in grado di monitorare il livello di attenzione della Camera verso l’innovazione e/o la semplificazione dei servizi all’utenza, verso l’impiego di supporti informatici per migliorare l’accessibilità ai servizi (multicanalità), la capacità di soddisfare efficacemente i bisogni manifestati dal territorio. Obiettivi di carattere organizzativo e sul personale I target assunti come obiettivo possono, ad esempio, fare riferimento all’implementazione di un nuovo sistema di gestione (ad es. il nuovo regolamento di contabilità, un sistema di valutazione dei risultati per il personale, etc.) oppure rilevare l’intensità dell’attività formativa per ciascun dipendente. 195 Obiettivi programmatici di area Al fine di orientare gli sforzi dell’Amministrazione coerentemente con quanto sancito nell’ambito degli obiettivi programmatici prefissati dagli Amministratori con l’approvazione del preventivo economico e del documento di programmazione, la valutazione dei risultati per i dirigenti non può prescindere dal grado di conseguimento degli obiettivi programmatici. In particolare, per il Segretario Generale, si tratta di una verifica del grado di attuazione delle aree di intervento identificate come prioritarie dalla Giunta Camerale nei documenti di previsione e programmazione. Tali obiettivi, perché siano effettivamente oggetto di valutazione, vanno opportunamente esplicitati attraverso un processo di formalizzazione che evidenzi alcune aree di risultato (che cosa mi aspetto che sia realizzato entro l’anno). Ovviamente, data la loro natura, questi obiettivi possono anche essere di tipo pluriennale. In tal caso va esplicitato, anno per anno, le corrispondenti aree di risultato. Per i Dirigenti, il Segretario Generale procede con l’identificazione degli obiettivi sia mediante una specificazione dei propri obiettivi in relazione a ciascuna area di attività del dirigente in questione (quindi dettagliando il più possibile i risultati che concretamente si aspetta siano conseguiti nell’ambito di quell’area), sia individuando delle aree di miglioramento proprie di quell’area dirigenziale, quindi formalizzando degli obiettivi in grado di cogliere i miglioramenti auspicati. Nella tabella che segue si riportano alcuni esempi di obiettivi programmatici per area dirigenziale. Scheda ESEMPI DI OBIETTIVI PROGRAMMATICI PER AREA DIRIGENZIALE PRIORITA’ 1. INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE DESCRIZIONE OBIETTIVO GENERALE 1.1. Internazionalizzare le imprese del settore agroalimentare favorendo sia una espansione dei mercati di export delle produzioni, sia la creazione di imprese 196 OBIETTIVI TARGET Riuscire ad esportare, alla fine TRIENNIO 2004-2006 del triennio, almeno il 50% della produzione agro-alimentare (Attualmente solo il 20%) Almeno il 3% delle società del settore agro-alimentare ha concluso una acquisizione o la creazione di una filiale all’estero (attualmente meno dell’1%) Azione 1.1.1 1.1.2 Descrizione Partecipazione a internazionali di settore Obiettivi Operativi Fiere Almeno il 10% delle imprese societarie di settore coinvolte nelle varie iniziative Progettazione del sistema di certificazione di filiera e realizzazione di almeno un progetto pilota Attivazione di un fondo (modalità da definire) di incentivazione per gli investimenti delle imprese societarie agricole all’estero 1.1.3 Raggiungimento della certificazione di filiera almeno in uno specifico settore con non meno di 10 operatori certificati Definizione del regolamento e delle linee guida di valutazione delle domande, istituzione di una commissione di valutazione delle richieste, pubblicità del bando e sottoscrizione del capitale da parte del fondo in almeno 10 casi Promozione e comunicazione Almeno 20 articoli su quotidiani e periodici degli eventi e attivazione di una dedicati a queste specifiche iniziative della sezione dedicata del sito internet Camera in spazi non a pagamento. 1.1.4 Almeno 10.000 accessi al sito internet nella sezione dedicata alle iniziative per l’internazionalizzazione dell’agroalimentare PRIORITA’ 2. E-GOV DESCRIZIONE OBIETTIVO GENERALE 2.1. Semplificare le procedure amministrative per aumentare l’accessibilità e l’efficienza ai servizi camerali OBIETTIVI TARGET Indice sintetico di gradimento dei TRIENNIO 2004-2006 servizi camerali non inferiore a 8/10 (da verificare mediante indagine di CS annuale) Evasione dei servizi camerali online in almeno l’80% delle istanze presentate dall’utenza Eliminazione dell’arretrato in ogni forma (code agli sportelli, tempi di evasione protocolli superiori rispetto a quanto previsto dalla norma, etc.) Azione Descrizione Obiettivi Operativi 197 1.1.1 Estensione e incentivazione all’uso del telematico anche per le ditte individuali del registro imprese - eliminazione delle iscrizioni con Fedra nel caso delle società - almeno il 20% delle istanze relative alle ditte individuali inoltrate via Telemaco 1.1.2 Formazione degli utenti - riduzione dell’80% dei sospesi professionali all’impiego corretto - coinvolgimento di almeno 50 utenti delle procedure telematiche professionali per mediamente 3 giornate di formazione 1.1.3 Aggiornamento del sito internet camerale con servizi di carattere informativo, disponibilità di modulistica e con l’automazione di procedimenti amministrativi 1.1.4 - incremento del numero dei contatti del sito del 50% - riduzione del traffico telefonico per richiesta di informazioni del 50% - l’80% della modulistica rilasciata scaricata telepaticamente dal sito Progettazione della - presentazione del progetto esecutivo telematizzazione degli albi e ruoli entro l’anno Atteggiamenti ed attitudini manageriali Le abilità e gli atteggiamenti di natura individuale attengono strettamente alla persona del singolo dirigente e coinvolgono la dimensione organizzativa per le conseguenze sulla dimensione manageriale: oggi, più che mai in passato, esse sono importanti nel determinare i livelli di performance delle singole persone e dei loro collaboratori e, più in generale, il loro successo nell’organizzazione. Attraverso l’identificazione di tali capacità organizzative si definisce, di fatto, il profilo manageriale attraverso cui rendere riconoscibile la propria organizzazione: rendere oggetto di valutazione ai fini del risultato talune capacità e non altre significa scegliere quali sono gli attributi che desideriamo caratterizzino il profilo della direzione della Camera. Scheda IL PROFILO MANAGERIALE DEL DIRIGENTE CAMERALE Prima di procedere con l’esplorazione degli elementi caratterizzanti un sistema di valutazione dei risultati è opportuno soffermarsi ancora un momento sulla descrizione del profilo del dirigente camerale e, in particolare, su quali siano le sue principali aree di responsabilità e le sue principali aree chiave di risultato. Tali elementi rappresentano i confini entro cui dovrà concretizzarsi l’azione manageriale focalizzata al conseguimento degli obiettivi dell’amministrazione. Le principali aree di responsabilità di un dirigente camerale possono essere riassunte nelle seguenti: 198 a) assicurare da un punto di vista formale e sostanziale il funzionamento dei servizi istituzionali di propria competenza: comprende, ad esempio, le responsabilità della legittimità degli atti, della qualità del servizio, della soddisfazione del cliente, del rispetto delle norme, dell’organizzazione del funzionamento, della gestione della documentazione, etc. b) contribuire a definire gli obiettivi dell’ente e attivarsi per il loro conseguimento: comprende, ad esempio, le responsabilità della raccolta e sistematizzazione delle informazioni a supporto delle decisioni, del supporto alla definizione degli obiettivi e del loro conseguimento, della definizione dei budget, delle decisioni relative a come raggiungerli, dei piani per raggiungerli, della gestione degli obiettivi dei collaboratori, etc. c) gestire le risorse: comprende, ad esempio, le responsabilità della gestione dei budget di spesa e di entrata di competenza, dei propri collaboratori e del loro sviluppo professionale, dell’adeguatezza delle risorse strumentali in relazione ai propri servizi, etc. d) gestire l’innovazione e il cambiamento: comprende, ad esempio, le responsabilità della ricerca attiva di occasioni di innovazione in relazione ai servizi offerti, della creazione di nuovi servizi, di favorire e non ostacolare l’adozione di soluzioni avanzate dal punto di vista tecnologico e organizzativo, etc. e) promuovere il ruolo della Camera come attore strategico: comprende, ad esempio, le responsabilità dell’accreditamento in rapporto con le altre istituzioni del territorio, del consolidamento di un ruolo forte e attivo dell’Ente per la promozione economica e lo sviluppo del territorio, di rappresentare l’ente in pubblico, di difendere gli interessi istituzionali dell’ente, etc. Le aree chiave di risultato, invece, identificano i risultati di riferimento legati alle responsabilità proprie di ciascun dirigente in relazione al ruolo organizzativo che questi ricopre. Esse, pertanto, pur non essendo esaustive di tutti i possibili obiettivi di un dirigente, rappresentano molto efficacemente la cornice di riferimento generale per la definizione dei risutlati attesi da un dirigente. Inoltre, nella descrizione delle aree di risultato, ci si limita a rappresentare il tipo di prestazione oggetto di un possibile obiettivo senza tuttavia indicare i target di risultato atteso, che rientrano, invece, nella formulazione vera e propria dell’obiettivo. In relazione alle principali aree di responsabilità, esempi di aree chiave di risultato per un dirigente camerale possono essere: AREA DI RESPONSABILITA’ ESEMPI DI AREE CHIAVE DI RISULTATO a) Assicurare da un punto di vista formale e sostanziale il funzionamento dei servizi 199 istituzionali di propria competenza Migliorare il servizio: 1) riducendo le rilavorazioni delle pratiche; 2) riducendo gli arretrati; 3) diminuendo il costo unitario per pratica; 4) aumentando la soddisfazione del cliente; 5) diversificando i canali di accesso al servizio; 6) diminuendo il numero di ricorsi; 7) riducendo i tempi medi di evasione delle istanze; 8) aumentando la trasparenza; 9) etc. b) Contribuire a definire le strategie dell’ente e conseguire gli obiettivi prefissati Migliorare la pianificazione e la programmazione: 1) rispettando le scadenze previste dal processo di pianificazione; 2) fornendo informazioni di supporto ai processi decisionali; 3) costruendo budget realistici Conseguire gli obiettivi strategici: 4) realizzando gli obiettivi operativi; 5) organizzando i propri collaboratori e assegnando loro obiettivi individuali coerenti; 6) verificando periodicamente l’avanzamento degli obiettivi; 7) etc. c) Gestire le risorse Migliorare economicità, efficacia ed efficienza nell’utilizzazione delle risorse: 1) rispettando i budget preventivati; 2) accrescendo lo sviluppo di nuove professionalità nei propri collaboratori; 3) aumentando la produttività individuale dei collaboratori; 4) aggiornando, in relazione ai reali fabbisogni dei servizi, la dotazione di risorse strumentali; 5) adottando un sistema di incentivazione fortemente premiante; 6) negoziando efficacemente con i fornitori; 7) assicurando una equilibrata gestione economica e finanziaria; 8) assicurando un buono stato di conservazione e funzionalità dei beni strumentali del patrimonio camerale, 9) etc. d) Gestire l’innovazione e il cambiamento Sviluppare il portafoglio, le modalità di erogazione/fruizione dei servizi camerali per i clienti: 2) ideando, progettando e attivando nuove linee di servizi; 3) automatizzando procedure standard; 4) diffondendo la multicanalità per l’accesso ai servizi; 5) incrementando l’evasione di istanze via canali innovativi (call center e internet) rispetto a quelli tradizionali (sportello); 6) etc. Migliorare l’organizzazione e aggiornare le professionalità dei collaboratori: 1) assicurando un certo numero di giornate di formazione all’anno; 2) attivando iniziative per la diffusione dell’innovazione; 200 3) mantenendo un buon clima organizzativo; 4) pubblicando contributi su riviste di settore; 5) etc. e) Promuovere il ruolo della Camera come attore strategico Migliorando le relazioni con gli altri attori istituzionali pubblici e privati: 1) acquisendo la leadership di progetti che vedono in partenariato diversi attori pubblici e privati; 2) aumentando il numero di iniziative realizzate in sinergia con altri rispetto a quelle realizzate individualmente; 3) aumentando il numero di iniziative promosse dalla Camera che trovano l’adesione di altri soggetti; 4) affermando una leadership sulla base di competenze distintive; 5) entrando a far parte di reti internazionali e acquisendo progetti con finanziamenti comunitari; 6) dando visibilità e credibilità alla Camera; 7) sottoscrivendo e attuando protocolli d’intesa; 8) partecipando a consorzi e a iniziative per la promozione dell’economia locale; 9) etc. 201 9. IL CONTROLLO STRATEGICO E DI GESTIONE UN QUADRO DEI SISTEMI DI GOVERNANCE DELL’ENTE Il sistema di governance per una Camera è l’insieme di regole (leggi, delibere, regolamenti, etc.) strutture organizzative, sistemi informativi, procedure e modelli di gestione, che consente ai vertici dell’ente di governare, ovvero di garantire la missione istituzionale e di realizzare il programma politico, facendo funzionare con criteri di efficacia, efficienza ed economicità la macchina amministrativa, e gestendo la rete estesa di attori esterni che in modo diretto o indiretto hanno o possono avere un impatto sugli esiti dell’azione di governo. Gli strumenti da predisporre al fine di consentire alla Camera di assolvere alla propria funzione di governo devono poter garantire il presidio di tre aree principali di competenza: - Controllo strategico: sono i sistemi di monitoraggio e di verifica dello stato di attuazione del programma pluriennale e annuale anche in considerazione dell’evoluzione del contesto esterno ed interno in cui l’Ente opera; includono: - la programmazione pluriennale la relazione previsionale e programmatica; il preventivo economico la valutazione e il controllo strategico Governo della rete: sono i sistemi che consentono all’amministrazione di assumere decisioni coerenti con quelle assunte dalle organizzazioni interconnesse sia a livello locale (ad es., regione, provincia, comuni, comunità montane, patti territoriali, distretti, etc.), sia a livello centrale ( ad es., sistema camerale, amministrazioni centrali, etc.); includono: I programmi pluriennali e annuali dei vari soggetti istituzionali territoriali e centrali con cui la Camera interopera; le modalità di relazione e gli accordi interamministrativi le gestioni associate dei servizi pubblici con altri soggetti pubblici e privati gli accordi e le modalità di relazione con le parti sociali (tavoli di concertazione, relazioni con associazioni delle imprese e dei lavoratori, …) le modalità di relazione con i cittadini e con le associazioni dei cittadini (associazioni dei consumatori, associazioni ambientaliste, comunità del volontariato, …); 202 - Controllo di gestione: sono i sistemi per il governo della macchina amministrativa finalizzati ad assicurare un miglioramento continuo delle performance dei servizi (economiche, qualitative, di efficacia e di efficienza), per le quali il nuovo regolamento prevede la determinazione di opportuni standard di riferimento il budget direzionale la contabilità analitica il sistema degli indicatori il sistema di valutazione dei dirigenti le verifiche di regolarità amministrative e contabili gli altri strumenti manageriali che, pur essendo utilizzati prevalentemente dal management, forniscono informazioni al vertice dell’ente (ad es. strumenti di controllo della qualità, di certificazione, di customer satisfaction, di people satisfaction, etc.). Con tale articolazione, l’architettura del sistema di controllo strategico e di gestione si propone più come un insieme di strumenti di gestione, manageriali, al servizio di chi è chiamato, a vari livelli, a prendere decisioni strategiche ed operative, che non come un insieme di strumenti burocratici e prescrittivi. Mentre il recente passato è stato caratterizzato da una evoluzione del quadro normativo di riferimento (Legge 7 agosto 1990, N. 241, DL 29/1993, Decreto 286/1999, DL 76/2000, etc.) che ha completamente riconfigurato i sistemi di programmazione e controllo della PA italiana, il quadro odierno intende focalizzarsi maggiormente sul livello applicativo, per la definizione di modelli operativi che consentano l’implementazione e la messa in opera dei principi e delle indicazioni fornite dal legislatore. Ed è proprio in questa prospettiva che si inserisce il nuovo regolamento di contabilità. IL CONTROLLO STRATEGICO L’art. 35 del nuovo regolamento di contabilità istituisce l’attività di valutazione e controllo strategico. In particolare, il comma 1 prevede che “L’attività di valutazione e di controllo strategico, da compiersi con cadenza periodica, è finalizzata ad evidenziare gli scostamenti delle attività e dei risultati rispetto ai programmi individuati dal consiglio e agli standard prefissati, con lo scopo di determinare modalità di miglioramento nell’espletamento delle 203 attività e dei servizi camerali”. Tale attività prevede, pertanto, la predisposizione di un cruscotto di monitoraggio e di valutazione degli obiettivi e dei programmi indicati in sede di programmazione dal consiglio e deve anche servire per rilevare eventuali scostamenti e verificare l’opportunità di procedere con interventi correttivi ai sensi del comma 2 “l’attività è altresì finalizzata alle eventuali correzioni da apportare alle linee di indirizzo e ai documenti di programmazione”. Gli elementi fondamentali del sistema di monitoraggio che dovranno essere riportati sono: - la descrizione dell’obiettivo, così come dedotta dalla scheda riportata nel documento di programmazione (pluriennale e annuale) - l’identificazione dei criteri di valutazione, che devono consentire di effettuare una misurazione oggettiva del grado di conseguimento dell’obiettivo rispetto ad un determinato target; - il target, che rappresenta il risultato atteso, espresso quantitativamente - lo stato di attuazione, che esprime, in termini percentuali, il livello fino a quel momento conseguito in termini di risultato (in particolare, per gli obiettivi pluriennali, tale indicazione dovrebbe essere crescente nel tempo ed approssimarsi il più possibile al target prefissato, se non addirittura superarlo). Poiché gli obiettivi strategici sono conseguiti per mezzo di iniziative operative specifiche, la valutazione dell’andamento degli obiettivi programmatici deve anche servire per valutare l’efficacia delle singole iniziative in relazione alla loro capacità di contribuire positivamente al conseguimento degli obiettivi programmatici. Completano tali considerazioni, valutazioni relative all’evoluzione del contesto in cui la Camera opera per garantire la coerenza delle linee di indirizzo definite e l’eventualità di apportarvi dei correttivi. “La valutazione strategica è affidata alla giunta” (art. 35 comma 3) il quale, altresì, enfatizza e completa (art. 35 comma 4) la descrizione del ruolo dell’organo di valutazione strategica prevedendo per esso: in fase di definizione del budget direzionale: - un supporto alla giunta per formulare gli obiettivi della dirigenza (cfr. art 8 comma 4) successivamente, 204 - analizza il funzionamento dell’ente, utilizzando appositi indicatori di attività e di risultato e redigendo relazioni periodiche ed annuali al presidente, alla giunta e al collegio dei revisori dei conti sull’andamento delle stesse attività; - effettua un monitoraggio sulla qualità dei servizi erogati e sul grado di soddisfacimento dell’utenza - fornisce alla giunta elementi di giudizio per la valutazione del segretario generale e allo stesso per la valutazione dei dirigenti - utilizza, come indicato dal comma 5 dell’art. 35, le informazioni fornite allo scopo dalla struttura incaricata del servizio per il controllo di gestione di cui all’articolo 36, anche sulla base degli indicatori standard che l’apposita commissione provvederà a definire (art. 35 comma 6). Tra gli indicatori si collocano quelli previsti all’interno del Sistema informativo nazionale per l’efficienza e l’efficacia dei servizi Camerali, denominato Pareto, che sarà opportunamente rivisitato alla luce delle innovazioni introdotte dal nuovo regolamento di contabilità e in base alle indicazioni fornite dalla apposita commissione Unioncamere. Da un punto di vista operativo, anche il sistema di controllo e valutazione strategico si basa sulle attività del servizio controllo di gestione che viene istituito dall’art. 36 e posto alle dirette dipendenze del segretario generale. IL CONTROLLO DI GESTIONE Le funzioni principali del controllo di gestione in un’amministrazione pubblica possono essere sintetizzate come segue: - controllo direzionale, per il raggiungimento degli obiettivi programmatici assegnati a ciascun dirigente; - controllo operativo, per il miglioramento continuo dei processi operativi; - governo dell’innovazione e del cambiamento, per favorire l’evoluzione della Camera coerentemente con il contesto in cui opera. Per assolvere a queste funzioni, la base di partenza dei sistemi di controllo di gestione non può che essere una base informativa estesa, che include tradizionalmente quattro macrogruppi di informazioni: 205 1. la contabilità generale, il bilancio e le analisi per indici e per flussi; 2. la contabilità analitica e le analisi di valore; 3. il budget e le determinazioni economico-finanziarie prospettiche; 4. le informazioni extra-contabili. Sebbene il cuore dei sistemi di controllo di gestione sia rimasto necessariamente la contabilità analitica, negli ultimi anni si è passati da un focus sugli aspetti puramente economici, all’enfasi sulla generazione del valore in senso più ampio e quindi ad indicazioni di carattere extra-contabile. L’art. 36 del regolamento di contabilità prevede che: 1. “L’attività del controllo di gestione verifica periodicamente la realizzazione dei servizi e dei progetti affidati ai dirigenti sulla base del sistema degli obiettivi annuali gestionali loro assegnati e degli indicatori di efficienza, di efficacia e di economicità dell’azione amministrative camerale prefissati. 2. La struttura incaricata dell’attività di cui al comma 1, è posta alle dirette dipendenze del segretario generale, al quale riferisce nell’ambito delle sue competenze; lo stesso servizio, inoltre, supporta l’organo di valutazione strategica nell’attività di valutazione dei dirigenti 3. La struttura definisce, altresì, nell’ambito della programmazione operativa, modalità e tempi del processo di pianificazione della camera di commercio collaborando, altresì, con i dirigenti nella predisposizione dei preventivi per le singole aree organizzative e, secondo la periodicità fissata dal regolamento per il funzionamento degli uffici e dei servizi, nell’analisi dei dati di verifica del budget direzionale” . La finalità principali del sistema di controllo direzionale sono quindi quelle di garantire autonomia gestionale ai dirigenti, responsabilizzandoli sui risultati, fornendo loro le informazioni nei tempi e nelle modalità opportune per consentire l’attivazione di misure correttive e consentendo loro di avere una più approfondita conoscenza delle attività e dei processi operativi di propria competenza. 206 Il sistema si caratterizza per essere un processo organizzativo (di “direzione e controllo”), e non un evento “spot”, nel quale gli attori chiave sono i dirigenti (e i responsabili delle unità organizzative). Le attività che costituiscono il processo di controllo di direzione sono quindi: - Monitorare le variabili chiave della gestione; - Identificare gli scostamenti tra gli obiettivi, definiti in fase di pianificazione e programmazione, e i risultati di periodo - Identificare (ove possibile) gli scostamenti rispetto agli standard predefiniti - Evidenziare i punti ‘di attenzione’ della gestione, segnalando gli scostamenti rilevanti in tempo utile per attuare le (eventuali) misure correttive; - Migliorare la qualità delle informazioni a supporto dei successivi cicli di programmazione e di pianificazione. Il sistema complessivo di pianificazione e controllo si caratterizza, quindi, come un ciclo ricorsivo, caratterizzato dalle seguenti attività: - pianificazione - azione - controllo - esecuzione di interventi correttivi Implementazione Interventi correttivi Pianificazione Sistema di Budgeting Sistema di Reporting Analisi degli Scostamenti Sistema di Controllo di Gestione Verifica dei Risultati 7 Progettare il sistema di controllo di gestione 207 COSTRUIRE IL SISTEMA DI CONTROLLO DI GESTIONE Per definire l’architettura del sistema di controllo di gestione, si considerano due distinte dimensioni di analisi - la prima fa riferimento alla struttura organizzativa della Camera - l’altra è relativa all’alberatura dei prodotti/servizi/progetti istituzionali e commerciali della Camera. La scelta di assumere un modello di analisi multidimensionale, in grado di evidenziare la stretta relazione esistente tra la struttura organizzativa e il portafoglio servizi, è coerente con una visione della pubblica amministrazione che pone i servizi ai cittadini ed alle imprese al centro del proprio agire amministrativo, nel rispetto dei criteri di efficacia, efficienza e qualità. La dimensione della struttura organizzativa considera, al livello più alto, l’articolazione in aree organizzative e, quindi, in centri di responsabilità in cui: - si svolgono più tipologie di attività, - c’è un unico responsabile - al responsabile sono assegnati obiettivi dell’area. Tale dimensione consente di presidiare il controllo della spesa e delle risorse utilizzate. E’ nell’ambito di tale dimensione che è possibile porsi obiettivi di miglioramento di efficienza e di economicità. Viceversa, la dimensione dei prodotti/servizi/progetti, scaturisce dalla necessità di individuare gli elementi che, “consumando le risorse disponibili”, generano valore per il cliente. Si tratta, pertanto, di individuare una gerarchia delle “destinazioni” delle risorse a partire dalla classificazione generale nelle funzioni istituzionali. Infatti, tale aggregazione consente: - di distinguere i prodotti/servizi/progetti a valore aggiunto per il cliente finale rispetto a quelli di supporto e di direzione - di valutare in termini di contabilità analitica (individuando opportuni driver di costo), l’incidenza dei costi delle attività di supporto e di direzione sui prodotti/servizi/progetti al cliente finale (costi diretti vs costi pieni). - di determinare indicazioni sull’efficacia e sulla qualità dei servizi. 208 L’adozione di tale architettura, soprattutto grazie alla possibilità di assumere in maniera univoca per tutte le camere ad un livello significativo la stessa alberatura prodotti/servizi/progetti, permette di predisporre le basi per una lettura univoca a livello di sistema camerale di informazioni contabili ed extra-contabili per alimentare un sistema di benchmarking. Organizzazione IDENTIFICAZIONE DEGLI OGGETTI DI CALCOLO Servizi ALLOCAZIONE DI COSTI E RICAVI 43 Progettare il sistema di controllo di gestione LE ATTIVITÀ CHE COINVOLGONO IL CONTROLLO DI GESTIONE Dall’analisi del regolamento di contabilità è possibile evincere il quadro delle attività che fanno riferimento direttamente ad un coinvolgimento del servizio controllo di gestione. Nell’ambito dell’art. 9 comma 2, si prevede che il servizio controllo di gestione provveda alla determinazione degli elementi necessari a ripartire gli oneri comuni a più funzioni. Nell’ambito dell’art. 13 comma 2 si prevede di coinvolgere il servizio controllo di gestione nelle fasi di utilizzo delle risorse previste dal budget direzionale per l’approvvigionamento e l’acquisto dei beni e servizi, inviandogli per conoscenza copia dei provvedimenti dirigenziali “richiesta d’acquisto” e “autorizzazione al pagamento”. 209 Nell’ambito dell’art. 28 si evidenziano i sistemi automatizzati e le procedure manuali a supporto dell’attività di controllo di gestione: a) sistemi e procedure relativi alle rendicontazioni contabili per funzioni e aree organizzative (report periodici; b) sistemi e procedure relativi alla gestione del personale (di tipo economico, finanziario e di attività – presenze, assenze, attribuzione a centri di responsabilità) c) sistemi e procedure relativi al fabbisogno e al dimensionamento del personale d) sistemi e procedure di rilevazione qualitativa e quantitativa delle unità di misurazione dei servizi e delle attività svolti dalla Camera di Commercio e) sistemi e procedure relativi alla analisi delle spese di funzionamento (personale, beni e servizi) f) sistemi e procedure di contabilità analitica. Nell’ambito dell’art. 35 comma 5 si definisce che il servizio controllo di gestione supporti l’organo di valutazione strategica in tutte le sue attività sia in fase di previsione sia in fase di controllo e valutazione. 210 10.RILEVAZIONE DEI RISULTATI DELLA GESTIONE DOCUMENTI E SISTEMI A SUPPORTO DELLA VALUTAZIONE DELL’ESERCIZIO Oltre al prospetto del bilancio d’esercizio costituito dal conto economico (art. 21), stato patrimoniale (art. 22) e nota integrativa (art. 23), il nuovo regolamento di contabilità sancisce che il bilancio di esercizio vada corredato, come espresso dall’art. 24 comma 1, “da una relazione della giunta sull’andamento della gestione, nella quale sono individuati i risultati conseguiti rispetto agli obiettivi e ai programmi prefissati dal consiglio con la relazione previsionale e programmatica”. Tale relazione è la cartina di “tornasole” rispetto alla relazione al preventivo nella quale, art. 7 comma 1, si “determina, altresì, le assegnazioni delle risorse complessive ai programmi individuati in sede di relazione previsionale e programmatica ed in relazione ai risultati che si intendono raggiungere”. Si tratta della premessa metodologica per formalizzare la adozione da parte delle camere, di un sistema di rendicontazione socio-economica che valuti i risultati conseguiti rispetto agli obiettivi e ai programmi prefissati dal consiglio nel breve periodo (attraverso la relazione revisionale e programmatica) e nel medio termine (attraverso il programma pluriennale) non solo in termini economici (rispetto del budget e delle previsioni del preventivo economico) ma anche in termini di impatto sociale con riferimento all’economia locale, al sistema delle imprese e, in generale, al sistema degli stakeholders camerali. Anche se non formalmente previsto come tale, questo allegato rappresenta sostanzialmente il bilancio sociale della camera e, in questa logica, possiamo integrare la documentazione prevista dal regolamento, anche con le metodologie proprie di questo strumento che prevedono la determinazione del valore aggiunto ed una valutazione della sua ripartizione per stakeholder. Ad estensione di tale concetto, è possibile immaginare di redigere anche un bilancio consolidato socioeconomico di mandato, attraverso il quale poter valutare l’efficacia dell’azione amministrativa della camera sul territorio in relazione agli obiettivi pluriennali che gli amministratori avevano predefinito all’inizio del mandato. Più semplicemente, il conto economico di esercizio descrive sinteticamente come il risultato economico si sia formato valorizzando i costi e i ricavi di competenza. 211 Il conto economico, come esplicitato nell’art. 21 comma 1, deve essere redatto in conformità all’allegato C, dimostrando la formazione del risultato economico dell’esercizio e la consistenza dei singoli elementi del reddito alla scadenza dell’esercizio. Anche se non esplicitamente previsti dall’allegato C, possono assumere particolare rilevanza l’analisi dell’evoluzione del bilancio dalla sua previsione iniziale, al dato di assestamento, fino al consuntivo di fine esercizio, e la rilevazione degli scostamenti per le singole voci di provento, onere e investimento. Il report che ne deriva può assumere la forma prevista nella scheda seguente: Scheda ALLEGATO C INTEGRATO 212 Inoltre, come riportato dall’art. 24 comma 2, “alla relazione di cui al comma1 è allegato il consuntivo dei proventi, degli oneri e degli investimenti, relativamente alle funzioni istituzionali ….”. Si tratta di una riclassificazione del conto economico in base al criterio del reale assorbimento/generazione delle risorse da parte di ciascuna funzione istituzionale. Anche in questo caso, la modalità di redazione di tale prospetto può seguire un procedimento analogo a quello effettuato in fase di preventivo per la stesura dell’allegato A. Vanno rilevati oneri e proventi direttamente imputabili alle diverse funzioni istituzionali opportunamente quantificati dal servizio controllo di gestione: laddove in fase di preventivo si è fatto riferimento a costi standard, in fase di consuntivo, essendo noto il costo reale di ciascuna risorsa, è possibile imputare i costi effettivi. Inoltre, per tutti quanti gli oneri e i proventi indiretti, bisogna utilizzare i medesimi criteri e driver di ripartizione adottati in fase di preventivo. In tal modo, oltre a poter affinare progressivamente la qualità delle informazioni per migliorare il processo di imputazione in fase di programmazione, è possibile confrontare, in quanto grandezze omogenee, le informazioni ex ante con quelle ex post e dedurre un valore informativo dall’analisi degli scostamenti. Allo scopo di redigere tale prospetto di consuntivo, è possibile utilizzare un allegato tipo quello riportato nella figura seguente. 213 Scheda CONSUNTIVO PER FUNZIONI ISTITUZIONALI INTEGRATO 214 A completamento del quadro economico, manca un ultimo report – anche esso non obbligatorio - che sia in grado di fornire sinteticamente informazioni sulla gestione evidenziando i principali scostamenti tra budget direzionale e consuntivi di spesa direzionali. Si tratta, di fatto, di un conto economico consuntivo per centro di responsabilità, in grado di valutare come ciascun dirigente abbia gestito la spesa inizialmente prevista a budget per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Di seguito si fornisce un schema di tale report, direttamente derivato dall’allegato B in cui i dati riportano i rispettivi consuntivi. 215 Scheda FUNZIONI ISTITUZIONALI VOCI DI ONERI/PROVENTI E INVESTIMENTO PREVISIONE AL 31-12-(T) Organi Istituzionali e Segreteria Generale (A) Servizi di Supporto (B) Anagrafe e servizi di regolazione del mercato (C) Studio, formazione, informazione e promozione economica (D) AREA 1 AREA 2 AREA3 AREA4 AREA5 AREA6 AREA7 AREA8 AREA9 Prev. Cons. Delta Prev. Cons. Delta Prev. Cons. Delta Prev. Cons. Delta Prev. Cons. Delta Prev. Cons. Delta Prev. Cons. Delta Prev. Cons. Delta Prev. Cons. Delta A) PROVENTI CORRENTI 1) DIRITTO ANNUALE 2) DIRITTI DI SEGRETERIA 3) CONTRIBUTI TRASFER.TI E ALTRE ENT. 4) PROVENTI CESSIONE BENI E PREST. SERVIZI 5) VARIAZ. DELLE RIMAN. (prod. finiti e semilav.) TOTALE PROVENTI CORRENTI B) ONERI CORRENTI 6) PERSONALE a) COMPETENZE AL PERSONALE b) ONERI SOCIALI E ASSISTENZIALI c) ACCANTONAMENTI AL TFR d) ALTRI COSTI DEL PERSONALE 7) FUNZIONAMENTO a) PRESTAZIONE SERVIZI b) GODIMENTO DI BENI DI TERZI c) ONERI DIVERSI DI GESTIONE d) QUOTE ASSOCIATIVE e) ORGANI ISTITUZIONALI 8) INTERVENTI ECONOMICI 9) AMMORTAMENTI E ACCANTONAMENTI a) IMMOBILIZZ. IMMATERIALI b) IMMOBILIZZ. MATERIALI c) SVALUTAZ. CREDIT d) FONDI SPESE FUTURE TOTALE ONERI CORRENTI risultato della gestione corrente (A-B) C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI 10) PROVENTI FINANZIARI 11) ONERI FINANZIARI risultato della gestione finanziaria (10-11) D) PROVENTI E ONERI STRAORDINARI 12) PROVENTI STRAORDINARI 13) ONERI STRAORDINARI risultato della gestione straordinaria (12-13) AVANZO / DISAVANZO ECONOMICO DI ESERCIZIO (A - B +/- C +/- D) Tale prospetto integrato fornisce un quadro più dettagliato dell’allegato B. Infatti si opera un raffronto tra i valori di chiusura di esercizio con la previsione effettuata a inizio anno, evidenziando gli eventuali scostamenti avvenuti. Tale raffronto permette di verificare gli scostamenti tra la previsione e il consuntivo sia nel complesso che per singolo CdR. PIANO DEGLI INVESTIMENTI E) IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI F) IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI G) IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE 216