la Repubblica VENERDÌ 27 GENNAIO 2012 LA CRISI FINANZIARIA ECONOMIA ■2 Oggi Palazzo Chigi vara il provvedimento che alleggerisce i meccanismi della burocrazia italiana Sempre più spazio al ruolo di Internet Passera: raccolti i suggerimenti delle aziende e dei consumatori IL DOSSIER. Le misure del governo Il decreto Certificati in tempo reale Via oltre 300 leggi inutili e torna la “social card” Semplificata così la vita di cittadini e imprese LUISA GRION Dopo una consultazione lampo con i consumatori e le aziende, il governo è pronto a varare il decreto che dovrebbe semplificare, liberare la vita degli italiani. Monti punta sulla Rete. Chi vorrà partecipare ad un concorso manderà la candidatura via Internet, il docente verbalizzerà per via telematica l’esame dello studente. Ma anche gli uffici pubblici saranno tenuti ad un dialogo digitale, così da accelerare la concessone dei certificati come residenza o matrimonio. Spazzate via 333 leggi inutili se non dannose (alcune del 1947, altre relative ai rapporti tra Italia e Zimbawe). Sarà possibile vendere il pane fresco la domenica e guidare il proprio Tir di sabato (via i divieti). In tempi di vacche magrissime, il decreto trova 50 milioni per rifinanziare la “social card”. Più agevole per le piccole aziende ottenere il “bollino verde”, mentre le automobili rinnoveranno quello blu solo in coincidenza con la revisione Il web Università, libretto online domanda web per i concorsi LA STRADA per battere la burocrazia ed eliminare lunghi e inutili passaggi passa attraverso la Rete. E online infatti la parola magica sulla quale il governo punta per avviare la semplificazione delle procedure. Una delle misure più importanti prevede che tutte la trasmissione di dati fra enti pubblici avvenga «esclusivamente tramite modalità telematica». Telematico sarà anche il libretto universitario, visto che la trascrizione dei risultati dell’esame sarà online. Un salto tecnologico è richiesto anche ai candidati dei concorsi pubblici banditi dalla amministrazioni dall’entrata in vigore del decreto: addio cartelle e foglietti, tutta la documentazione richiesta per avervi accesso dovrà essere trasmessa alla amministrazione solo per via telematica. Stessa procedura per le prove selettive. Anche alle imprese sarà richiesto di adeguarsi in fretta ai nuovi canali: entro il 30 giugno di quest’anno, se già non lo hanno fatto, dovranno dotarsi di un indirizzo di posta elettronica certificata al registro delle imprese. © RIPRODUZIONE RISERVATA I certificati Imprese e lavoro Le panetterie Stato civile e residenza documenti senza attese Lavoratori extra-comunitari l’assunzione è velocizzata Pane fresco la domenica salta l’obbligo di chiusura UN TAGLIO netto ai certificati: ci avevano provato diversi anni fa i decreti Bassanini, ora il governo torna all’attacco con una nuova ondata di semplificazioni. Il fatto che le singole amministrazioni debbano dialogare in rete permetterà di eliminare i tempi di attesa per certificati di matrimonio, residenza e quant’altro. Ci sarà meno burocrazia per le persone disabili: il decreto elimina inutili duplicazioni di documenti e di adempimenti nelle certificazioni sanitarie per l'accesso ai vari benefici. Si accorciano i tempi per ottenere il cambio di residenza: il passaggio, grazie alla comunicazione informatica fra le amministrazioni, avverrà in tempo reale e quindi sarà reso immediatamente applicabile. Più facile anche ricordarsi di rinnovare il proprio documento di identità, perché basterà far riferimento al compleanno: la carta avrà infatti una validità maggiore rispetto ad oggi, la scadenza sarà estesa fino alla data di nascita del titolare nell’anno successivo. LE IMPRESE avranno un anno di tempo per attivare percorsi sperimentali di semplificazione amministrativa, ma la partecipazione è volontaria e riguarderà ambiti delimitati. Le aziende coinvolte in un progetto di ricerca potranno individuare una “capofila”, una sorta di regista, che rappresenta le altre nei rapporti con la Pubblica Amministrazione. In materia di appalti, arriva poi la “responsabilità solidale” tra datore di lavoro, appaltatore ed eventuali subappaltatori. Mentre le piccole e medie aziende potranno avvalersi della dichiarazione unica ambientale. Controlli meno asfissianti e soprattutto più trasparenti: le amministrazioni dovranno pubblicare sul proprio sito e su www.impresainungiorno.gov.it la lista dei controlli a cui sono assoggettate le imprese. Si semplifica la procedura per l’astensione anticipata delle donne dal lavoro in caso di gravidanze più complesse. Così come le procedure per l’assunzione di lavoratori extraeuropei. PANE e panettieri liberati. L’obbligo di chiusura domenicale, che ci toglieva il piacere della pagnotta fragrante nella giornata della festa, viene a cadere. E non solo. Sarà anche più facile vendere cibi e bevande alle sagre di paese. L’avvio delle attività commerciali – in occasione proprio di feste e sagre – viene profondamente liberalizzato. Per questi particolari eventi, il provvedimento del governo Monti cancella l’articolo 71 di un decreto legislativo del 2010 (il numero 59). L’effetto è che anche «delinquenti abituali», condannati per delitto non colposo grave, ricettatori, rapinatori potranno esercitare «l’attività commerciale di vendita e somministrazione». Resta da capire, adesso, se siano autorizzati ad aprire un chiosco o un bancarella nel paesini due categoria di ex malfattori: i pluri condannati per frode nella preparazione o nel commercio degli alimenti e i responsabili di reati contro l’igiene e la sanità pubblica. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica @ VENERDÌ 27 GENNAIO 2012 PER SAPERNE DI PIÙ www.governo.it www.funzionepubblica.gov.it ■3 Patroni Griffi: il provvedimento va alla Camera per evitare interferenze con quello sulle liberalizzazioni La social card ELLEKAPPA Stanziati 50 milioni di euro per aiutare i meno abbienti Patroni Griffi Il ministro della Funzione Pubblica: “Lo scambio dei dati tra le amministrazioni per via telematica consentirà di avere in tempo reale alcuni importanti certificati, come ad esempio il cambio di residenza” TORNA la «social card»: la carta acquisti, messa a disposizione dei meno abbienti per contrastare il fenomeno della povertà in crescita, sarà di nuovo «sperimentata», per 12 mesi, nei Comuni con più di 250 mila abitanti. Il progetto sarà finanziato con 50 milioni di euro. Entro novanta giorni dalla entrata in vigore del decreto il Ministero del Lavoro assieme a quello dell’Economia dovrà stabilire i criteri per identificare chi - attraverso i Comuni - avrà diritto all’aiuto. Un decreto varato ad hoc stabilirà anche il valore della carta stessa; le modalità attraverso le quali le amministrazioni potranno distribuirla; la data di avvio della sperimentazione. L’anno in cui lo strumento resterà in vigore permetterà al governo di capire se la social card potrà essere in futuro «generalizzata» come strumento di contrasto alla povertà assoluta. Per valutarne il funzionamento è previsto che i Comuni raccolgano informazioni sull’uso e effettuino controlli sui beneficiari. Il progetto ha come fine anche l’inclusione sociale del titolare. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le leggi Passera Secondo il ministro dello Sviluppo Economico, “con il decreto semplificazioni verrà resa più facile la vita a cittadini e imprese. Tutti i ministeri hanno dato il loro contributo” Profumo Per il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, il decreto servirà tra l’altro “a sburocratizzare, a rendere l'Italia un Paese normale in grado di confrontarsi con i competitors più alti” Cancellate norme senza senso la più vecchia è del 1947 IL DECRETO sulle semplificazioni che oggi sarà varato dal governo mette in conto di tagliare 333 leggi considerate ormai inutili. Fra quelle destinate a scomparire - nella bozza in 66 articoli che entrerà stamattina al Consiglio dei ministri - la più “vecchia” risulterebbe essere una datata al 1946, che dettava «disposizioni concernenti l'Ente nazionale di previdenza e di assistenza per i lavoratori dello spettacolo». L’abrogazione più recente riguarderebbe invece un provvedimento entrato in vigore solo cinque anni fa, nel 2006, riguardante «la convocazione dei comizi per le elezioni di Camera e Senato». Il pacchetto di tagli voluto dal ministro della Semplificazione Patroni Griffi va ad aggiungersi a quello dettato dall’ex ministro Calderoli. Molti dei tagli riguardano la burocrazia legata all’attività imprenditoriale, al lavoro e all’artigianato. Si cancellano anche norme che abrogavano altre norme. Come, ad esempio, il decreto del '79 che cancellava un altro decreto che proibiva rapporti economici con l’attuale Zimbabwe. «Abbiamo raschiato il fondo del barile», ha commentato il ministro. © RIPRODUZIONE RISERVATA I Tir L’ambiente La scuola Il commissario Camion, anche di sabato libertà di circolazione Per le piccole aziende agevole il bollino verde Atenei, iscrizione telematica pagelle per tutte le Facoltà Un controllore ad hoc contro i ritardi degli uffici TIR sulle autostrade anche di sabato, anche di lunedì. Il decreto del governo Monti cancella il divieto che impediva ai camion di viaggiare il giorno prima e il giorno dopo il festivo. Le aziende del trasporto potranno organizzare diversamente il loro lavoro, le autostrade saranno forse meno sicure in quelle giornate. Novità anche per il “bollino blu” delle auto. Oggi questo lasciapassare ecologico – rilasciato dalle officine autorizzate - è obbligatorio ogni anno. Va rifatto, insomma, ogni 12 mesi a scadenza. E tanti cittadini lo richiedono per ottenere delle agevolazioni (come il permesso di parcheggiare sotto casa, rilasciato dal Comune). Una volta approvato il decreto del nuovo governo, il “bollino blu” andrà fatto solo al momento della revisione della macchina. La vettura nuova, in base alle norme del Codice della Strada, è tenuta alla prima revisione dopo i primi 4 anni di vita. Poi la revisione diventa biennale. SARÀ più facile e meno costoso per le piccole e medie imprese ottenere la certificazione ambientale. Un regolamento del governo, da adottare entro sei mesi, disciplinerà “l’autorizzazione unica ambientale” che dovrà essere rilasciata da un unico ente e non più da una serie di burocrazie. Inoltre l’autorizzazione sostituirà ogni altro «atto di comunicazione notifica ed autorizzazione previsto dalla legislazione ambientale vigente» e al tempo stesso il nuovo regolamento abolirà tutte le norme e le leggi collegate finora in vigore. Un occhio anche ai tempi e ai costi per le Pmi devono sostenere per adeguarsi alle norme ambientali: le richieste della pubblica amministrazione devono essere «proporzionali» alle dimensioni delle imprese e non prevedere nuovi oneri. Semplificazioni anche per settori “inquinanti” come i produttori di olii usati e di pneumatici il cui sistema autorizzativo viene delegato alle regioni UNA buona parte del decreto sulle semplificazioni riguarda la materia scolastica: il valore legale delle lauree sarà ridotto (non del tutto annullato), il che significa - in concreto - che nei concorsi pubblici sarà attribuito minor peso al voto conseguito o che cadranno le distinzioni fra lauree dello stesso genere (per esempio potranno essere ammessi alle stesse prove sia i laureati in scienze politiche che quelli in giurisprudenza). L’iscrizione all’Università potrà avvenire usando solo per via telematica. Grazie ad un sistema di valutazione mutuato dall’«Invalsi» sarà possibile stilare una graduatoria sulla qualità degli atenei. Novità per il corpo docente: nelle scuole sarà introdotta una dotazione extra di «organico di rete» composta da supplenti o docenti di sostegno messi a disposizione di più istituti. Previsti anche interventi a sostegno dell’edilizia scolastica: le imprese private potranno ristrutturare edifici in disuso e metterli a reddito fornendo in cambio alle scuole nuove strutture. LA BUROCRAZIA, si sa, è dura a morire: per evitare che, come già avvenuto in passato le buone intenzioni vadano ad infrangersi contro il muro dell’indifferenza e dell’ignoranza delle novità introdotte, il decreto prevede un organo di controllo ad hoc messo a disposizione del cittadino. In caso di lungaggini ingiustificate da parte della amministrazione il privato «vessato» potrà infatti rivolgersi ad un commissario. Sotto controllo saranno anche le singole amministrazioni: l’articolo 3 della bozza di decreto che entra oggi al Consiglio dei ministri prevede infatti che entro il 31 gennaio di ogni anno gli enti debbano trasmettere a Palazzo Chigi una relazione «sul bilancio complessivo degli oneri amministrativi, a carico di cittadini e imprese, introdotti o eliminati» nell’anno precedente. Ciò permetterà di monitorare - e controllare se siano o meno indispensabili - le richieste fatte in termini di «produzione, trasmissione e conservazione dei dati richiesti». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica VENERDÌ 27 GENNAIO 2012 @ LA CRISI FINANZIARIA ECONOMIA ■4 Nel 2011 aumenti medi in busta paga all’1,8%. Nello stesso periodo il costo della vita è cresciuto del 2,8% PER SAPERNE DI PIÙ www.istat.it www.cgiamestre.com Gli italiani lavorano sempre di più solo per coprire le spese base: casa, auto, bollette e alimentari IL DOSSIER. Il potere d’acquisto degli italiani Il reddito Divario salari-prezzi al record dal 1995 le retribuzioni sono ai minimi da 12 anni cessione. Le imprese chiudono e licenziano. Salari e consumi fermi. Una situazione meglio assimilabile alla fine degli anni ’70, allo shock energetico». VALENTINA CONTE SALARI che crescono poco. Prezzi che crescono troppo. E lo “spread” che si allarga fino ad arrivare ai livelli degli anni ’90 quando c’era la lira, l’Italia rischiava il default, i conti erano disastrati e le manovre “lacrime e sangue” mettevano le mani nelle tasche (e nei conti correnti) degli italiani. Situazione non così lontana dall’Italia di oggi che l’Eurispes ritrae come un Paese “depresso”. SALARI TROPPO BASSI Negli ultimi sedici anni, in realtà lo “spread” retribuzioniprezzi ha colpito poco. Solo nei primi anni duemila (dal 2000 al 2003) la forbice si è invertita a sfavore dei lavoratori, ma di pochi decimali di punto. Grazie all’euro, l’inflazione è stata domata e le buste paga in media sono cresciute del 3% e dunque il potere d’acquisto preservato, seppur senza sfarzo. Poi la crisi ha cambiato tutto e ci ha riportati al 1995, quando i prezzi correvano del 5,4%, ben più dei salari. Anno che ora addirittura superiamo. Non sono i prezzi oggi, quindi, a decidere la partita. Quanto gli stipendi sempre più bassi. Che giustificano l’indicatore della fiducia dei consumatori stabile a 91,6 a gennaio (come dicembre), il valore più basso dal 1996. DIVARIO RECORD Buste paga sempre più povere e inflazione galoppante ci riportano dunque indietro di tre lustri. E’ tutto nei numeri diffusi ieri dall’Istat. Nel mese di dicembre le retribuzioni, ferme rispetto a novembre, salgono solo dell’1,4% rispetto allo stesso mese del 2010, più che doppiate dai prezzi (+3,3%), la distanza maggiore dall’agosto del 1995. La musica non cambia se si considera l’intero anno: in tutto il 2011 i salari aumentano di appena l’1,8% sul 2010, mai così poco dagli albori del Giubileo (1999), mentre l’inflazione beatamente si impenna del 2,8%, segnando anche in questo caso uno scarto record tra salari-prezzi, più forte di quello registrato nel 1995. ESEMPI La Cgia di Mestre ha confrontato due anni chiave (1995 e 2011) per valutare l’impatto del “costo della vita” sulle decisioni di spesa degli italiani, ovvero quanti giorni o mensilità di reddito occorrono per comprare le “cose”. Il risultato (vedi grafico in pagina) è abbastanza confortante per quanto riguarda il carrello della spesa, le bollette, abbigliamento e calzatu- POTERE D’ACQUISTO AI MINIMI Cosa significa tutto questo? Quale impatto sulla vita di tutti i giorni? Innanzitutto, una for- te erosione di potere d’acquisto e dunque la possibilità di comprare meno cose con lo stesso stipendio. Come conseguenza, consumi ancora più depressi, Pil ancora più basso, ammontare di debito pubblico più difficile da scalfire. «L’inflazione è molto elevata per la forte componente energetica. E’ questo che genera la forbice. E in un anno di recessione, come il 2012, mi aspetto che le retribuzioni crescano ancora meno», spiega Luigi Guiso, economista e docente allo European University Institute di Firenze. «Ma attenzione. Il paragone con il 1995 regge fino a un certo punto. In comune c’è la forte inflazione determinata da uno shock esterno: lì dovuta alla svalutazione del cambio (che però ci aiutava nelle esportazioni), ora tassa occulta pagata ai Paesi produttori di petrolio. Ma nel 1995 uscivamo da una grave crisi, già avviati verso la ripresa. Qui usciamo dalla stagnazione per rituffarci nella re- re, istruzione. Meno su altre voci. Ad esempio nel 2011 occorrono 5,3 paghe mensili in media per acquistare un’utilitaria contro le 4,8 nel 1995. Mentre servono 80 mensilità, quasi sette anni, rispetto alle 55 degli anni Novanta per un appartamento di circa 90 metri quadri. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica VENERDÌ 27 GENNAIO 2012 LA RIVOLTA DEI CAMIONISTI CRONACA ■ 10 La Fiat ferma per il terzo giorno. Bloccati anche gli stabilimenti al Sud di Barilla e Coca-Cola Da Roma a Napoli, aumenti ingiustificati del carburante: il diesel arriva a due euro IL DOSSIER. Le conseguenze dello stop La protesta Tir, chiudono le fabbriche e sui prezzi di frutta e benzina ora dilaga la speculazione PAOLO BERIZZI Fabbriche chiuse e lavoratori in cassa integrazione, rincari di frutta e benzina con speculazione, truffe, denunce delle associazioni dei consumatori e interventi della Guardia di Finanza. Banchi vuoti nei mercati ortofrutticoli e scaffali sguarniti nei supermercati di tutta Italia. Rifiuti in strada a Napoli. È l’effetto a catena della protesta degli autotrasportatori. Quasi tutti i blocchi autostradali sono stati sciolti o sgomberati, ma molti Tir restano fermi e la mancanza di materie prime mette in crisi molti settori dell’economia. In particolare quello degli alimenti. Interviene la Finanza. Banchi vuoti nei mercati SARÀ il vuoto intorno e l’aria da vita sospesa che si respira tra i padiglioni. Sarà che le poche cassette che arrivano, sopravvissute ai forconi, alla trincee autostradali, ai bestioni ancora accasciati sui caselli – e comunque la merce proviene in larga parte dal Nord – vengono accolte come fossero scorte di cui fare incetta: i blocchi dei Tir sono in via di scioglimento o di sgombero, è vero, ma non sai ancora come andrà a finire e l’Italia, al quarto giorno di proteste, è un Paese sotto sopra. Un’immagine del caos sono i box mezzi deserti e i bancali sguarniti dell’Ortomercato di Milano, il più grande d’Italia coi suoi 120 grossisti e i 300 camion che ogni giorno si infilano in questo gigantesco suk dove in 72 ore è stato bruciato un milione di euro. Hanno contato 70 Tir in due giorni, roba da minimo storico, frutta e verdura sono rimaste al Sud, bloccate dall’embargo imposto dagli autotrasportatori. Che adesso rilascia tutto il suo effetto impazzito: supermercati e negozi sguarniti e prezzi dei prodotti alimentari alle stelle; pompe di benzina a secco con code, incidenti e truffe diffuse a macchia di leopardo; grandi aziende ferme; nuova emergenza rifiuti per la mancata raccolta e lo smaltimento a singhiozzo. I disagi riguardano soprattutto il Sud, ma la paralisi dei collegamenti e lo stop delle merci hanno messo in seria difficoltà anche le regioni del Nord. «La situazione si sta lentamente risolvendo, in due giorni si tornerà alla normalità», fa sapere Federdistribuzione. Quella di ieri, però, è stata un’altra giornata critica. I FURBETTI DELLA BENZINA Uno dei problemi maggiori riguarda le scorte di carburante. La carenza provocata dallo sciopero dei Tir ha innescato il tipico effetto domino con conseguenze da sciopero selvaggio: lunghe code di automobilisti per fare rifornimento alle pompe di benzina. E speculazioni da parte di alcuni benzinai che hanno approfittato della situazione per alzare Gli arresti Rifornimenti ridotti 13 Diminuita del 40 % la distribuzione di prodotti deperibili (carne, ortofrutta, formaggi) ai supermercati Gli arresti tra gli autotrasportatori nelle ultime 48 ore, 5 le denunce I danni economici 200 milioni Il danno all'intera filiera agroalimentare per lo sciopero dei tir 1 milione Le perdite quotidiane al Porto di Genova 30% Il rincaro medio dei prodotti ortofrutticoli nei mercati Produzioni ferme 100 mila I lavoratori impegnati nella raccolta, nel confezionamento e nel magazzinaggio rimasti a casa 30 milioni il valore delle retribuzioni perse Coca-Cola HBC e FIAT hanno fermato o ridotto la produzione il prezzo del carburante. Su richiesta del Codacons la Guardia di Finanza è intervenuta in diverse città, pizzicando e multando i furbetti. C’è chi ha venduto la benzina anche a 2 euro al litro (Roma e provincia, Massa Carrara e Napoli) e chi ha aperto depositi abusivi con prezzi scontati (Caiazzo, nel casertano). Riscontrate mediamente differenze di 4-5 centesimi tra le tariffe esposte sui cartelli e quelle sulle pompe. Il prefetto di Crotone – in Calabria le riserve di carburante sono al minimo – con un’ordinanza ha dovuto riservare un deposito per permettere ai mezzi delle forze dell’ordine e di soccorso di potersi rifornire. A Catanzaro le Poste hanno messo in congedo parte del personale perché non arriva corrispondenza. Scorte della polizia per le cisterne di carburante in viaggio a Napoli e provincia, mentre a Catania e Palermo due persone sono rimaste 29 distributori su 124 controllati a Roma scoperti a vendere benzina a prezzi più alti di quelli indicati ustionate per l’esplosione di scorte di benzina. GLI SCAFFALI VUOTI Molti prodotti di largo consumo sono spariti dagli scaffali di negozi e supermercati: sia al Nord che al Sud. Soprattutto uova, farina, e altri prodotti deperibili come carne e formaggi. Per tutti gli altri generi alimentari non ci sono garanzie di rimpiazzi a breve termine. banchi di frutta e verdura, in molti esercizi di Napoli, sono vuoti. Scarseggia anche il latte fresco. A Roma si teme che le derrate alimentari nei magazzini di piccoli e grandi punti vendita non possano bastare a coprire il week end. Altrovei disagi sono più limitati: la consegna delle merci nei negozi di Coop adriatica, ad esempio, è tornata quasi alla normalità. Sono stati ripristinati i rifornimenti nei 171 tra ipercoop e supermercati in Emilia Romagna, Veneto, Marche e Abruzzo. I blocchi ancora attivi o parzialmente attivi riguardano soprattutto il centro Italia – che danneggia anche parte del la Repubblica @ VENERDÌ 27 GENNAIO 2012 PER SAPERNE DI PIÙ www.mit.gov.it/mit/site.php www.repubblica.it Spariti dagli scaffali uova, farina, latte e formaggi. A Firenze listini ritoccati del 30 per cento Il caso Federdistribuzione: situazione migliore, due giorni per tornare alla normalità L’Ue: l’Italia risolva il problema oggi sciopero dei mezzi pubblici FABIO TONACCI ROMA — L’Italia è a un passo dall’apertura di una procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea. «Intervenite subito per risolvere rapidamente il problema e assicurare la libera circolazione delle merci», ha detto ieri il vicepresidente della Commissione Antonio Tajani al ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri in una telefonata, la seconda dall’inizio della protesta dei tir. Bruxelles alza la voce dopo quattro giorni di manifestazioni. È vero che i disagi alla circolazione, Sud a parte, si stanno affievolendo, ma rimangono gravi gli effetti: fabbriche ferme, arresti ai presidi (13 negli ultimi due giorni), carenze di carburante, prezzi gonfiati. «In un paio di giorni — prevede Federdistribuzione, l’associazione che sta monitorando l’andamento della consegna delle I SUPERMERCATI Nella grande distribuzione mancano soprattutto beni deperibili come frutta, verdura, carne e latte fresco Nord – e la Liguria: in particolare il porto di Genova dove le perdite si aggirano sul milione al giorno. «Il danno all’economia portuale avrà conseguenze per diversi giorni», denuncia il presidente dell’Autorità portuale di Genova, Luigi Merlo. Il Codacons intanto lancia l’allarme-prezzi. «In tutto il Paese – spiega Carlo Rienzi – registriamo aumenti anomali dei listini al dettaglio del settore alimentare, con incrementi che raggiungono anche il 50% in più». prodotti deperibili come i fiori e la frutta e la verdura che non hanno potuto recarsi al lavoro a causa del blocco della circolazione. Al danno economico – aggiunge – salito a 150 milioni per l’agroalimentare Made In Italy, si aggiunge quello occupazionale che colpisce particolarmente giovani e immigrati, ovvero buona parte dei lavoratori impegnati nel settore, a tempo determinato». LO STOP DELLE GRANDI AZIENDE Cinquantamila tonnellate di prodotti alimentari deperibili che rischiano di essere buttati, ogni giorno, perché rimangono fermi nei camion, nei campi, nelle stalle, nei magazzini delle industri e dei mercati generali. Sono le stime che Colidiretti fa dell’effetto stop-trasporti. Nei principali mercati ortofrutticoli italiani – Milano, Fondi, Vittoria per citarne solo alcuni – a causa del blocco dei Tir le consegne di frutta e verdura sono crollate del 40-60%. Il che, ovviamente, ha fatto lievitare i prezzi. Al mercato di Firenze aumenti medi del 30%. Così come a Milano e Vittoria. Nel caos generale c’è da registrare che il mercato di Fondi da ieri è tornato alla normalità. In tutto, secondo la Cia (Confederazione italiana agricoltori), i danni per il settore agroalimentare ammonterebbero a 200milioni. L’ondata di proteste e di blocchi forzati degli autotreni si sta ripercuotendo anche sulle grandi aziende. Gli stabilimenti Fiat di Melfi, Cassino, Pomigliano Mirafiori e Sevel sono stati fermi anche ieri (terzo giorno di stop) e lo saranno anche oggi, al primo turno. La mancata consegna dei componenti da assemblare nelle linee di produzione ha avuto effetti pesanti: in tutto sono 12.600 le auto non prodotte in questi giorni di stop forzato. Si ferma anche Coca-Cola Hbc Italia: bloccati gli impianti di Marcianise (Caserta) e Rionero in Volture (Potenza), 130 dipendenti, perché i blocchi sulla Napoli-Brindisi impediscono l’arrivo delle materie prime. Un’altra industria in forte difficoltà è Barilla: in tutti i nove stabilimenti si va a rilento, soprattutto al Sud. Produzione bloccata a Melfi e a Foggia. Nella città pugliese e anche a Caserta l’azienda è stata costretta a avviare le procedure di cassa integrazione per i lavoratori (su Melfi si deciderà nei prossimi giorni). E comunque: se i Tir continueranno a scarseggiare – fanno sapere dalla sede di Barilla – si potrebbe arrivare anche al blocco di tutti i siti produttivi. In generale, le ripercussioni di Tir Selvaggio sui lavoratori sono decisamente pesanti. In particolare nel settore alimentare. Dice Sergio Marini, presidente di Coldiretti: «Sono almeno 100mila gli addetti impegnati nella raccolta, nel confezionamento, nel magazzinaggio e nella trasformazione dei A RISCHIO FRUTTA E VERDURA I RIFIUTI IN STRADA A NAPOLI Rifiuti fermi in strada, smaltimento a rilento: la nuova emergenza (che nuova non è), adesso, soprattutto a Napoli e provincia, potrebbe essere quella della monnezza. In città non sono state raccolte 600 tonnellate di rifiuti e 50 sono gli autocompattatori in coda in attesa di scaricare agli impianti (22 mezzi lunedì scorso hanno subito il taglio delle gomme). Il Comune ha previsto un piano straordinario di raccolta per riuscire a recuperare le quantità rimaste sull’asfalto da quando i Tir hanno iniziato la loro protesta. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il ministro Cancellieri merci — si tornerà alla normalità». Il terreno di scontro si sposta dalle autostrade alla politica. Il segretario della Cgil Susanna Camusso invita tutti a «ragionare con serenità sul fatto che la protesta è giusta e legittima, ma i modi devono sempre essere rispettosi dell’esistenza collettiva del Paese». La Lega Nord fa un passo verso gli autotrasportatori in rivolta. Alla Ca- mera Umberto Bossi si è incontrato con una delegazione di camionisti di Trasportounito. Sarà costituito un tavolo tecnico e la Lega «si farà portatrice — si legge nel comunicato emesso dopo l’incontro — degli emendamenti della conversione del decreto per risolvere i problemi dell’autotrasporto in Italia ed in Padania». Oggi, in concomitanza con lo sciopero generale di 24 ore proclamato dai sindacati di base (disagi previsti nel trasporto pubblico, metropolitane e autobus), dovrebbe essere l’ultima giornata di mobilitazione dei tir. Anche se Trasportounito, con un comunicato sibillino, lascia intendere qualcos’altro: «Faremo il possibile perché il fermo rientri — scrivono — ma quello che succederà per strada non lo sappiamo perché questo Governo non ha avuto il buon senso di ascoltarci». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica VENERDÌ 27 GENNAIO 2012 @ I COSTI DELLA POLITICA La riduzione colpirà inizialmente chi incassa per le presidenze delle varie commissioni da 1000 a 4000 euro PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it www.camera.it ■ 13 Evitato il paradosso dell’aumento di stipendio netto legato al passaggio dal vitalizio al sistema contributivo IL DOSSIER. Le misure Il Parlamento Taglio del 15% alle indennità di 200 onorevoli vip ma ora il deputato non vuole più finanziare il partito CARMELO LOPAPA Doppi incarichi Taglio del 15% per tutte le indennità aggiuntive percepite da circa 200 parlamentari, tra componenti degli uffici di presidenza di Camera e Senato, presidenti, vice e segretari di commissioni e giunte. L’input di Gianfranco Fini ieri pomeriggio è stato recepito dai collegi dei questori dei due rami del Parlamento, riuniti per mettere a punto le misure che lunedì saranno varate in via definitiva. Si parte da subito col taglio ai più privilegiati tra i privilegiati (da mille a 4 mila euro al mese in più). Ma nel vertice è stato anche deciso che il rimborso per il “portaborse” resterà forfettario per il 50 per cento, senza bisogno di alcuna «pezza giustificativa». Nonostante la marcia indietro rispetto alla stretta iniziale, in Transatlantico monta il malessere in tutti i gruppi. Perché a quel budget i deputati hanno attinto finora per versare il contributo ai rispettivi partiti. Ora che duemila euro andranno coperti da contratti e bollette “veri”, gli onorevoli non vogliono più devolvere i restanti 1.800 ai loro tesorieri. Confermato invece il passaggio dal vitalizio al sistema contributivo, evitando però il conseguente aumento del netto in busta paga che già più di un imbarazzo stava provocando in tempi di magra. Il varo ufficiale a Montecitorio è previsto lunedì, a Palazzo Madama slitta a martedì. Presidenti, questori, segretari ecco la sforbiciata sugli extra È LA novità delle ultime ore nella cura dimagrante pianificata da Montecitorio e Palazzo Madama, in procinto di essere varata e annunciata in pompa magna la prossima settimana. Taglio con ogni probabilità del 15 per cento per i 140 deputati e cento senatori che ricoprono cariche particolari nelle due Camere. Costituiscono il 20 per cento del totale e incassano tra i mille euro mensili di un segretario di com240 missione e i 4 mila di un presidente di Camera e I GRADUATI Senato. Rientrano nel noSono 140 alla vero infatti, oltre alla seCamera e circa conda e terza carica dello 100 al Senato i Stato, anche gli otto viceparlamentari con presidenti, i sei questori, i cariche e indennità 25 segretari. E poi i presiaggiuntive, dai denti, i vice e i segretari mille ai 4 mila euro delle 28 commissioni dei due rami, i vertici delle tre bicamerali e delle cinque giunte. Un esercito. A Palazzo Madama avrebbero preferito limitare per ora il taglio ai soli componenti del consiglio di presidenza e rinviare per le commissioni. L’accelerazione di Montecitorio (e di Fini) ha avuto la meglio. Non fosse altro perché si tratta di colpi di forbici da 250 a 500-600 euro al massimo, commisurati all’indennità aggiuntiva e non al totale della retribuzione del parlamentare. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Le quote ai partiti I vitalizi Nelle commissioni L’effetto-Irpef Calano i contributi per i portaborse e in molti si ribellano alla “tassa” Sistema contributivo per tutti ed età pensionabile a 65 anni Diaria solo con presenza firmata il Senato si adegua alla Camera Con le imposte limitate all’indennità prelievo sul lordo ridotto del 53% I PARLAMENTARI del Pd versano ogni mese 1.500 euro al partito. Come i loro colleghi dell’Udc. Alla Lega la quota sale a 1.800 euro. Più light la “tassa” nel Pdl, 800 euro solo su base volontaria. Ora però la scure sul contributo per il “portaborse”, divenuto contributo per l’esercizio del mandato (3.690 euro alla Camera, 4.100 al Senato), sta per spaccare parlamentari e loro gruppi di apIl taglio alla 1.500euro partenenza. fine sarà inferiore al previsto, gli onorevoli doAI GRUPPI vranno giustificare con È quanto versano contratti e bollette solo la ai gruppi i parlamentari di Pd metà di quel budget, dunque continueranno a ese Udc (nella Lega 1.800), attingendo sere corrisposti loro a forfait tra i 1800 e i 2000 euro al budget per i al mese. Ma è poco più portaborse della cifra che dovrebbero continuare a corrispondere ai loro partiti. Molti sono pronti ad aprire il caso. Intanto, come spiega il questore del Senato Benedetto Adragna, la figura del portaborse sarà disciplinata da un ddl messo a punto dagli stessi questori o dagli uffici di presidenza, non da iniziative individuali (vedi Moffa). In ogni caso, sarà esclusa la possibilità di ricorrere al giudice del lavoro per i collaboratori ai quali non viene rinnovato il contratto. I QUESTORI di Camera e Senato hanno confermato l’adeguamento delle nuove pensioni (col sistema contributivo e non più vitalizi) alle figure «non contrattualizzate» della pubblica amministrazione. Ovvero a magistrati, prefetti e generali dell’esercito. Come pure viene confermato lo slittamento dell’età pensionabile ai 60 anni (con più legislature) o 65 (con una sola) sia nell’uno 18 che nell’altro ramo del Parlamento. Misura RICORSI drastica che fa scivolare Sono i ricorsi anche di un decennio la contro la quiescenza per una gecancellazione del nerazione di cinquanvitalizio presentati tenni. Infatti alla Camealla Camera. Saranno esaminati ra pendono già 18 ricorsi che il Consiglio di giuil primo febbraio risdizione interna, presieduto da Giuseppe Consolo (Fli), esaminerà il primo febbraio. Se i ricorsi, per lo più di ex parlamentari, saranno accolti, altre decine se non centinaia ne seguiranno. I collegi dei questori hanno messo nero su bianco anche il passaggio al sistema contributivo per tutto il personale delle rispettive amministrazioni. Il presidente del Senato Schifani ha già varato un decreto in materia. DEPUTATI e senatori continueranno a percepire i loro 3.500 euro netti mensili a titolo di diaria, per le spese di mantenimento a Roma. Adesso anche il Senato, come già la Camera da qualche mese, introduce il registro delle presenze che consentirà di penalizzare con una decurtazione da 200-300 euro ogni assenza del parlamentare in commissione. Finora la penalità era in vigore solo per quelle in aula. Il nuovo si3.500 stema entrerà in vigore a febbraio e comporterà MENSILI La somma prevista anche a Palazzo Madama il ricorso appunto a un recome diaria per il soggiorno a Roma. gistro da firmare. Da quando il meccanismo è Ne hanno diritto stato adottato a Montecianche quanti torio, in autunno, le prerisiedono senze alle riunioni di nella capitale commissione fino ad allora al lumicino sono aumentate in misura esponenziale. Molto probabile che il fenomeno si ripeta al Senato. Così come la diaria, anche l’indennità netta di circa 5 mila euro mensili resta comunque intatta. Voci che sommate alla quota forfaittaria rimasta a titolo di rimborso per il portaborse (1.800 alla Camera, 2000 al Senato), compongono uno “stipendio” netto che per gli onorevoli si aggirerà adesso attorno ai 10.300-10.500 euro. DIARIA e rimborso spese esentasse. Deputai e senatori pagano l’Irpef solo sull’indennità in senso stretto, una delle tre voci del loro “stipendio”. Di conseguenza, si avvantaggiano di un risparmio del 53 per cento rispetto agli altri contribuenti. La stima è stata elaborata da Fiscoequo.it, sito dell’associazione per la legalità e l’equità fiscale. «Per i parlamentari — si legge nello studio — il benefit è sempre esentasse. Gra44.600 zie ad una interpretazioTASSAZIONE ne estensiva della norUn deputato versa ma da parte dei due rami di Irpef 44.600 del Parlamento ogni aneuro. Se fossero no deputati e senatori tassate anche le incassano circa 110.000 somme extra euro senza pagare l’Irsi arriverebbe pef, con un risparmio a oltre d’imposta di circa 95 mila euro 50.000 euro. Il deputato tipo riceve in un anno complessivamente 246.295 euro (indennità lorda annua di 135.400 euro e altri benefits pari a 110.895) e subisce una tassazione ai fini Irpef pari a 44.628 Euro. Se le stesse somme, a titolo di stipendio e di benefit, fossero corrisposte a qualsiasi altro cittadino, manager o alto dirigente, l’imposta Irpef dovuta ammonterebbe a 95.031 Euro». Conclusione: «Un risparmio di imposta di 50.403 euro». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica VENERDI 27 GENNAIO 2012 @ POLITICA E GIUSTIZIA INTERNA ■ 14 Il primo presidente Lupo: “È venuto meno il malcelato intento di ridurre il controllo di legalità sul potere” PER SAPERNE DI PIÙ www.cortedicassazione.it www.anm.it “Arduo accertare responsabilità penali prima che i tempi scadano, anche per reati che creano grave allarme sociale” IL DOSSIER. I dati della Cassazione L’annogiudiziario “Prescrizione più lunga, carcere extrema ratio” L’apertura dei magistrati: c’è un clima nuovo PRESCRIZIONE troppo breve e carcere disumano. Due gravi falle della giustizia italiana. Il primo presidente della Cassazione Ernesto Lupo apre l’anno giudiziario, in un’impeccabile aula magna della Suprema Corte, davanti a Napolitano e Monti. La sua è una denuncia ferma: «È arduo accertare le responsabilità penali con sentenza definitiva di condanna prima che maturi la prescrizione per molti reati anche di grave allarme sociale». A Repubblica il vice presidente del Csm Michele Vietti ha dichiarato: «La prescrizione è una sconfitta dello Stato». Berlusconi è alle spalle, l’Anm vede «un clima nuovo», Lupo plaude alla Costituzione «in salvo». L’ARRETRATO LA PRESCRIZIONE I numeri Quei nove milioni di processi che “schiacciano i giudici” SONO ben nove milioni i processi penali (5,5) e civili (3,4) che, al 30 giugno del 2011, secondo le statistiche, gravavano sui giudici italiani. «Una montagna che li schiaccia», secondo il primo presidente Ernesto Lupo, nonostante essi «detengano primati di produttività più alti tra i loro colleghi europei». Questo risulta, come ha scritto il vice presidente del Csm Michele Vietti, dal rapporto della Commissione europea per l’efficienza della giustizia (Cepej) che documenta come, nel 2008, essi abbiano smaltito «un milione di processi in più rispetto ai colleghi francesi e spagnoli». © RIPRODUZIONE RISERVATA IL CARCERE Stipati 68 mila in celle per 45 mila così viene violata la Costituzione VA CONTRO l’articolo 27 della Costituzione, che vieta «trattamenti contrari al senso di umanità», e alla Convenzione per i diritti umani, «stipare 68mila detenuti in condizioni logistiche adeguate per 45mila persone». Questo denuncia Lupo, per il quale «siamo di fronte a un limite che attiene al senso di umanità e, dunque, a quel minimo che va rispettato perché il nostro Paese conservi il suo posto tra le nazioni civili». La colpa del legislatore sta in una «concezione “panpenalistica” che assegna alla risposta penale la sanzione di ogni comportamento deviante». © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI AVVOCATI 240 mila legali sono troppi incentivano il contenzioso UN’ANOMALIA italiana. Il presidente Lupo definisce così la presenza in Italia di ben 240 mila avvocati: è il numero più alto in Europa se paragonato a quello degli abitanti. Di questi ben 50 mila sono anche abilitati ad esercitare in Cassazione. Il numero, come rivelano le statistiche, cresce ogni anno. Secondo Lupo «questo numero esorbitante, se non costituisce un diretto fattore di incentivazione del contenzioso, certamente non contribuisce a deflazionarlo, giacché risulta del tutto insufficiente l’attività di filtro della classe forense». Il dubbio da chiarire è se effettivamente questo numero risponda a una reale esigenza di giustizia. 1.375 208.182.306 MAGISTRATI MANCANTI LEGGE PINTO Su un organico sulla carta di 10.109 magistrati, quelli mancanti sono ben 1.375, di cui 1.146 negli uffici giudiziari. Idem per gli amministrativi, 39.198 rispetto ai 46.220 del ‘90 A 208 milioni ammonta, a giugno 2011, il debito dello Stato per indennizzare chi ha subito un processo irragionevolmente lungo e ha fatto causa. Ma sono solo 20 i milioni disponibili 51.921 1.780 MEDIAZIONE NOTIZIE DISCIPLINARI Dal marzo a novembre 2011 tanti sono stati i casi di mediazione civile. 32.685 definiti. Ne restano 19.978. 5.886 contrasti di locazione, 4.757 bancari, 4.221 sulle assicurazioni Tante sono le segnalazioni giunte al pg della Suprema corte per possibili comportamenti anomali delle toghe. Il 93% è stato archiviato. Il 7% va sotto processo disciplinare IL GOVERNO RISPONDA SUBITO LIANA MILELLA E ADESSO, sulla prescrizione, bisogna passare subito dalle parole ai fatti. Senza perdere un giorno, visto che proprio ogni giorno “muoiono” per scadenza della prescrizione decine e decine di processi. Due istituzioni, il Csm e la Cassazione, hanno parlato con una voce sola, che è poi quella dell’Europa. L’Italia, se vuole garantire l’esercizio dell’azione penale, deve congelare, o quantomeno allungare, i termini della prescrizione. Che, tocca ricordarlo, furono dimezzati da Berlusconi con la legge Cirielli del 2005. Adesso urge una marcia indietro. Il “contenitore” è già disponibile: il ddl anti corruzione, firmato da Alfano ma nel freezer da due anni, può essere emendato. Il Pd ha già proposto come farlo. Manca all’appello solo la volontà politica. E qui i segnali si fanno inquietanti. Il governo invece di tacere, si muova. Anziché considerare la giustizia soltanto un terreno su cui non andare allo scontro, prenda atto dell’emergenza. La Severino, invece, sembra non voler prendere ancora posizione. Riservatamente si accapiglia con il collega Patroni Griffi, “reo” di aver promosso una commissione per rendere il ddl anticorruzione non un vuoto simulacro, ma uno strumento idoneo a contrastare un’antica e costante piaga italiana. La commissione chiude i lavori e propone di allungare la prescrizione, visto che per reati scoperti a distanza di molto tempo la prescrizione breve equivale a un’impunità permanente. Ma poi l’idea scompare. Invece ora è tempo di mettere le carte sul tavolo e dire subito un sì o un no. Altrimenti parlare di «clima nuovo sulla giustizia» e «di sintonia tra governo e toghe» significa solo fare propaganda. Italia contro gli standard Ue grave anomalia delle leggi QUANDO ogni anno vanno in fumo 169mila processi vuol dire che c’è «un’ulteriore anomalia negativa nell’ordinamento italiano». Lupo cita espressamente la legge Cirielli del 5 dicembre 2005, che ha tagliato a metà i tempi della prescrizione. Ma una sentenza della Corte dei diritti umani del marzo 2011 affronta «la compatibilità del sistema italiano di prescrizione dei reati con gli standard internazionali di tutela dei diritti fondamentali» e rileva l’anomalia del nostro Paese. L’Ocse, il 12 gennaio 2011, ci raccomanda di «realizzare un adeguato prolungamento dei termini della prescrizione». © RIPRODUZIONE RISERVATA I PROCESSI Tanti 3 milioni, urge depenalizzare di più ne celebra solo la Russia IL DATO è scioccante. In Italia 50 milioni di abitanti, in Russia 143 milioni. Ma il nostro Paese è al secondo posto dopo la Russia per il numero di processi che sopravvengono in primo grado. Ecco le cifre: poco più di dieci milioni in Russia, quasi tre milioni in Italia. Il Rapporto Cepej del 2010 ci assegna il secondo posto. Colpa di una mancata e adeguata depenalizzazione che adesso viene invocata come assolutamente indispensabile dal vice presidente Vietti, il quale si augura che venga messa da parte l’idea che «introdurre nuovi reati sia l’unica risposta per far fronte all’emergenza totale». © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI UFFICI Duemila sedi, un costo alto che lo Stato non può reggere SARÀ la sfida prossima ventura del Guardasigilli Paola Severino. Trasformare la mappa della geografia giudiziaria italiana e ridurre gli uffici. Dice Vietti: «Duemila uffici ospitati in tremila edifici rappresentano un costo insostenibile». Si augura Lupo: «L’interesse generale alle resistenze localistiche che non mancheranno da parte di ambienti politici, forensi e anche giudiziari non sia anteposto al mantenere l’impegno». La Severino promette che «entro pochi mesi la nuova geografia prenderà il via con l’esercizio della delega per ridurre e razionalizzare gli uffici». Ma il Parlamento molti parlamentari scalpitano e si oppongono. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA