Programma 561 2.Corinzi 8:1-15 Questa settimana vogliamo ancora studiare la seconda epistola ai Corinzi. L'autore di questa lettera è Paolo, e l'ha scritta a Filippi. In questa epistola Paolo apre il suo cuore in un modo meraviglioso. A dir la verità, conosciamo Paolo meglio qui che in ogni altra lettera. La seconda lettera ai Corinzi tratta le condizioni del ministero all’interno della chiesa. E’ difficile fare uno schema di questa seconda lettera ai Corinzi, perché contiene molti dettagli privati. In ogni capitolo si sviluppa un tema minore, che a volte sembra prendere il posto di quello principale e generalmente è espresso in qualche versetto chiave. Questo potrebbe spiegare l’apparente difficoltà nello schematizzare ed organizzare questa epistola. Lo vedremo commentando ogni singolo capitolo. Potremmo comunque dividerla in tre parti: 1. Conforto di Dio e Vita cristiana - nei capitoli da 1 a 7 - questa parte abbiamo già chiuso, 2. Colletta per i poveri santi a Gerusalemme o i Doni cristiani - capitoli 8 e 9 3. Chiamata dell’apostolo Paolo e la battaglia cristiana - capitoli da 10 a 13 Nel capitolo 8 della seconda epistola di Paolo ai Corinzi, il soggetto cambia. Nei primi sette capitoli Paolo ha parlato della consolazione di Dio. Adesso parla della colletta per i credenti poveri di Gerusalemme. Questa sezione, che comprende i cap. 8 e 9, si può dividere nel seguente modo: 1. Esempio di donazione cristiana – 2. Esortazione alla donazione cristiana – 3. Poi la spiegazione della donazione cristiana – ed infine un 4. Incoraggiamento alla donazione cristiana – Vediamo ora un esempio di donazione cristiana nei versetti da 1 a 5 al cap.8 di 2.Corinzi: 1 Ora, fratelli, vogliamo farvi conoscere la grazia che Dio ha concessa alle chiese di Macedonia, 2 perché nelle molte tribolazioni con cui sono state provate, la loro gioia incontenibile e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nelle ricchezze della loro generosità. 3 Infatti, io ne rendo testimonianza, hanno dato volentieri, secondo i loro mezzi, anzi, oltre i loro mezzi, 4 chiedendoci con molta insistenza il favore di partecipare alla sovvenzione destinata ai santi. 5 E non soltanto hanno contribuito come noi speravamo, ma prima hanno dato sé stessi al Signore e poi a noi, per la volontà di Dio. 2.Corinzi 8:1-5 Per prima cosa vorrei spendere alcune parole sulla parola grazia. Paolo sta dicendo che donare è una grazia, è una grazia di Dio, è una disposizione creata dallo Spirito di Dio. Sta scrivendo ai Corinzi dicendo che quelli di Macedonia avevano questa grazia ed egli sperava che anche loro l’avessero. I teologi definiscono la grazia come un favore immeritato di Dio. Potremmo approfondire la definizione dicendo: La grazia di Dio è la passione di Dio nel voler condividere la Sua bontà con altri. Grazia significa che Dio vuole riversare su di noi cose buone, ossia la sua bontà. Vuole renderti nobile e buono e vuole renderti somigliante a Suo Figlio. Questa è la grazia di cui Paolo scrive agli Efesini 2:8-9: “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti;” Noi eravamo peccatori perduti, non avevamo nulla da offrire a Dio per la nostra salvezza, così Egli ci ha salvati per grazia. Era desideroso di salvarci. Ci amava ma non poteva perdonarci in maniera arbitraria, perché è un Dio santo. Doveva provvedere una via e questa via è stata mandare Suo Figlio a morire per noi. Ci viene detto che “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”. (Giov. 3:16) Dio si occupa di dare e non di ricevere. Dobbiamo tenerlo a mente. Sembra quasi che a volte ci facciamo l’idea che Dio sia povero ed abbia bisogno dei nostri doni; non è così. Dio non è povero. Dice il Salmo 50:10-12: “Sono mie infatti tutte le bestie della foresta, mio è il bestiame che sta sui monti a migliaia. Conosco tutti gli uccelli dei monti, e quel che si muove per la campagna è a mia disposizione. Se avessi fame, non lo direi a te, perché mio è il mondo, con tutto quel che contiene.” A Dio non viene fame. Ma se anche accadesse non lo direbbe a noi! Dio non ha bisogno di niente. La chiesa primitiva considerava il poter donare una grazia. Era una passione, un grande desiderio di condividere le cose di Dio con gli altri. Paolo sta scrivendo in modo specifico per una situazione locale, e questo dobbiamo ricordarcelo. La chiesa di Gerusalemme era stata la prima a portare il vangelo agli altri – il vangelo aveva avuto inizio lì. Gesù aveva detto ai discepoli che avrebbero dovuto essere Suoi testimoni a cominciare da Gerusalemme. Gli apostoli amavano Gerusalemme e circondarono di cure questa città fin quando la persecuzione non li allontanò, li sparse tutti intorno, fino in Giudea ed in Samaria e fino ai confini della terra. La chiesa di Gerusalemme si era indebolita a causa della persecuzione. Mentre Paolo era impegnato nel suo terzo viaggio missionario, raccoglieva una colletta proprio per la chiesa di Gerusalemme. Paolo non aveva ancora la possibilità di andare a Corinto, così in questa lettera manda loro delle istruzioni su come donare. Visto che aveva intenzione di andare da loro, non voleva parlare di soldi una volta che si trovava in loro compagnia. Questa colletta andava fatta prima, e poi al suo arrivo, avrebbe passato il tempo predicando la Parola di Dio. Ora abbiamo visto la situazione precisa e quello che c’è dietro questo insegnamento. La situazione può essere diversa, ma i principi che Paolo detta rimangono validi. Credo che siano validi e freschi oggi come lo erano allora. Nel primo versetto Paolo cita i fratelli della Macedonia come esempio nella donazione cristiana, questo si riferisce alla chiesa di Filippi. Nel versetto 2 elenca le loro motivazioni ed i modi di donare. I Macedoni hanno donato nella loro “estrema povertà”, non avevano ricchezze. Non diedero quello che avevano in più, diedero parte di ciò di cui loro stessi avevano bisogno. Il dono che avevano raccolto i Macedoni era una grazia, ed era comunione, il che significa che era una condivisione delle cose di Cristo. Forse non possiamo realizzare l’amore che avevano gli uni verso gli altri. Oggi parliamo molto di azione sociale nelle nostre chiese; è meraviglioso donare alle missioni, ma per questo dobbiamo trascurare le persone che sono intorno a noi e che hanno bisogno? Vediamo cosa hanno fatto questi credenti in Macedonia perché è insolito. Paolo dice che questo non era qualcosa che si aspettava. Prima di tutto avevano dato sè stessi al Signore, questo è basilare; secondo avevano dato sé stessi apparentemente in qualche opera locale per Cristo. Avevano dato sé stessi a Paolo per la volontà di Dio, il che significa che lo avevano aiutato nel portare il vangelo. Si erano dedicati a Dio. Nella sua prima lettera ai Corinzi Paolo aveva scritto della resurrezione e del cielo (potreste vedere il cap. 15) poi li riporta sulla terra dicendo: “Quanto poi alla colletta per i santi, come ho ordinato alle chiese di Galazia, così fate anche voi.” (1° Cor.16:1). Voleva parlare loro di qualcosa di molto pratico. In questa seconda lettera ai Corinzi dice loro che non devono donare di malavoglia. I credenti in Macedonia donarono con estrema gioia se pure in povertà. Dio ama un donatore allegro ed è quello che vediamo qui; essi condivisero quello che avevano. Erano in debito verso la chiesa di Gerusalemme di ogni benedizione spirituale. Avevano ricevuto il vangelo da quei credenti ed ora danno dei doni materiali a quella chiesa che era in una situazione così triste. Paolo scrive in Galati 6:6: “Chi viene istruito nella parola faccia parte di tutti i suoi beni a chi lo istruisce”, il che significa che dovremmo sostenere colui dal quale riceviamo benedizioni spirituali. Dovremmo sempre dare con gioia e con amore, non perché dobbiamo farlo. Dovremmo avere un forte desiderio di dare , così che la Parola di Dio possa raggiungere altri. Ricordiamoci il Signore Gesù nel tempio, quando stava da un lato e guardava le persone che davano le offerte e guardava come offrivano. Penso che lo faccia ancora. I ricchi andavano e lasciavano grandi offerte, ma la povera vedova diede solo le sue due monete. Il Signore disse che lei aveva dato di più di tutti gli altri . Questo fatto è riportato nel Vangelo di Marco cap.12. Lei era povera e diede tutto quello che aveva. Misurando il valore di quelle poche monete rispetto al tesoro del tempio, certo era ben poco. Ma il Signore Gesù diede la valutazione di Dio “e disse: “In verità vi dico che questa povera vedova ha messo più di tutti; perché tutti costoro hanno messo nelle offerte del loro superfluo; ma lei vi ha messo del suo necessario, tutto quello che aveva per vivere”. Così dice Luca riportando il medesimo episodio nel suo Vangelo, cap. 21 versetti 3-4. Si racconta che una volta, in una chiesa scozzese, si era organizzata una raccolta di fondi per costruire un nuovo edificio. Uno dei membri della chiesa era un ricco scozzese che aveva un patrimonio di 50.000 sterline. Sapete che la fama degli scozzesi è quella di essere tirchi. (Spero che nessun scozzese all'ascolto si offenda per questo). Quello scozzese, comunque, era abbastanza tirchio. Uno dei diaconi andò a trovarlo e gli chiese: “Fratello, quanto hai intenzione di donare per la nuova chiesa?” Lo scozzese replicò: “Oh, penso che riuscirò a dare l’offerta della vedova”. Il diacono organizzò l’incontro successivo e lo aprì dichiarando: “Fratelli, abbiamo tutto il denaro che ci occorre, Questo fratello donerà 50.000 sterline”. L’uomo era allibito: “Un momento, non ho mai detto di voler dare 50.000 sterline; ho detto che avrei dato l’offerta della vedova”. Il diacono replicò: “Be, la vedova diede tutto ciò che aveva e pensavo che tu intendessi fare questo!” E’ interessante il fatto che Dio noti sì quello che diamo, ma anche quello che teniamo per noi! Le benedizioni vengono solo quando sentiamo di donare . I credenti della Macedonia diedero sé stessi a Dio; e se Dio non ha noi, non vuole nemmeno niente da noi. Se Dio non possiede la mano, non vuole nemmeno il dono che la mano offre. Paolo prosegue con altre raccomandazioni, versetti da 6 a 8, sempre in 2.Corinzi 8: 6 Così, noi abbiamo esortato Tito a completare, anche tra voi, quest'opera di grazia, come l'ha iniziata. 7 Ma siccome abbondate in ogni cosa, in fede, in parola, in conoscenza, in ogni zelo e nell'amore che avete per noi, vedete di abbondare anche in quest'opera di grazia. 8 Non lo dico per darvi un ordine, ma per mettere alla prova, con l'esempio dell'altrui premura, anche la sincerità del vostro amore. 2.Corinzi 8:6-8 Paolo dice che la grazia che ha motivato i macedoni dovrebbe motivare anche i Corinzi. Un test per la spiritualità di una persona è in ciò che essa dona. Qualcuno ha detto che ci sono tre libri essenziali per un culto di adorazione: la Bibbia, il libro degli inni ed il libretto degli assegni. Donare fa parte della nostra adorazione a Dio. Se non abbiamo la grazia di donare, dovremmo pregare Dio e chiederGli di darci uno spirito generoso. Perciò Paolo fa un’esortazione alla donazione cristiana! Paolo sta lodando i Corinzi. Abbondavano in fede; erano buoni testimoni; avevano conoscenza e diligenza ed erano pieni di amore per Paolo e per gli altri apostoli. Ora Paolo chiede loro di abbondare anche in questa grazia. A che cosa si riferisce? Alla grazia di donare. Paolo sta dicendo qui che donare non è una legge, un obbligo o un rituale. Paolo non sta chiedendo ai Corinzi di donare perché è un comandamento. Paolo dà due ragioni per le quali chiede loro di dare. La prima è “l’esempio dell’altrui premura” – che sarebbe l’esempio che avevano dato i macedoni. La seconda ragione è “mettere alla prova … la sincerità del vostro amore.” E’ vero ancora oggi che il portafoglio è la prova dell’amore di un uomo; è la zona più sensibile di un cristiano. Paolo non lascia le cose nel vago. Nei versetti da 9 a 15 di 2.Corinzi 8 ci viene presentato un modello e qualche consiglio. 9 Infatti voi conoscete la grazia del nostro Signore Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventare ricchi. 10 Io do, a questo proposito, un consiglio utile a voi che, dall'anno scorso, avete cominciato per primi non solo ad agire ma anche ad avere il desiderio di fare: 11 fate ora in modo di portare a termine il vostro agire; come foste pronti nel volere, siate tali anche nel realizzarlo secondo le vostre possibilità. 12 La buona volontà, quando c'è, è gradita in ragione di quello che uno possiede e non di quello che non ha. 13 Infatti non si tratta di mettere voi nel bisogno per dare sollievo agli altri, ma di seguire un principio di uguaglianza; 14 nelle attuali circostanze, la vostra abbondanza serve a supplire al loro bisogno, perché la loro abbondanza supplisca altresì al vostro bisogno, affinché ci sia uguaglianza, secondo quel che è scritto: 15 “Chi aveva raccolto molto non ne ebbe di troppo, e chi aveva raccolto poco, non ne ebbe troppo poco”. 2.Corinzi 8:9-15 Se stiamo cercando un modello da dare e da seguire , eccolo: il Signore Gesù stesso. Era ricco, ma si è fatto povero. E’ venuto quaggiù in una situazione di povertà. Proviamo ad immaginare di lasciare il cielo e venire su questa terra per nascere a Betlemme, vivere a Nazaret, morire su una croce fuori dalle mura di Gerusalemme ed essere messo nel buio di una tomba! Era ricco, ma si è fatto povero per noi. Sembra che i Corinzi avessero preso un certo impegno ed avessero cominciato a donare per questa colletta un anno prima. Alcuni credenti pensano che non sia giusto prendere degli impegni a lungo termine per queste cose, ma che dovremmo limitarci ad azioni impulsive. Per molte cose prendiamo degli impegni, perché non possiamo farlo con Dio? Paolo dice che dovrebbero andare fino in fondo nel loro impegno. Ricordiamoci che questo non è un comandamento; prendere un impegno non è certo obbligatorio, ma questo versetto ci porta a capire che se prendiamo un impegno lo dobbiamo portare fino in fondo. C’è qualcosa di molto importante da notare. Ognuno dovrebbe dare “secondo ciò che possiede” e lo deve fare volentieri. Nessuno è chiamato a dare secondo quello che non possiede. La decima di cui spesso si parla era una misura di base nel Vecchio Testamento e generalmente un cristiano che ha un buon stipendio e che sia generoso non darà meno di un decimo di ciò che guadagna. In un tempo di abbondanza poi un credente arriverà a dare anche più della decima. Paolo dice però che a nessuno deve essere imposto un peso, una decima, o di meno o di più. Forse siamo stati benedetti con molti mezzi e dobbiamo dividere quello che abbiamo con gli altri. Quelli che sono in grado di dare dovrebbero dare senza mettere un peso su coloro che non possono farlo. Paolo dà l’esempio della raccolta della manna nel deserto. Ognuno doveva raccoglierne abbastanza per quel giorno. Se qualcuno ne raccoglieva più del necessario, il rimanente sarebbe andato a male durante la notte. Era nella volontà di Dio che ognuno ne avesse solo il necessario. Nel cap. 9:6 vedremo che : “chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente.” Dio non ci vuole mettere sotto la legge perché vuole che il nostro donare sia una grazia, una passione, un desiderio di condividere. Dovrebbe essere un’esperienza gioiosa.