INCONTRO
Novembre 2015
a cura della parrocchia S. Martino V. - Biassono
VIENI SIGNORE GESù
All’inizio dell’ Avvento sentiamo
sempre la forza e la bellezza delle
parole che concludono la Bibbia
nel libro dell’Apocalisse: "Vieni
signore Gesù, amen vieni
signore Gesù". Sono parole che
stando al testo ebraico possono
essere letti in due prospettive.
Quella “futura” innanzitutto:
noi siamo in attesa del ritorno del
Signore, in attesa della Sua venuta. La venuta che compirà la
nostra salvezza e la salvezza di ogni realtà creata. L’Avvento
è nato nella Chiesa proprio per questo: per non dimenticare
la promessa che Gesù ha fatto ai discepoli quando ha detto:
“ritornerò e vi prenderò con me”. Si, Gesù è già presente, la
redenzione è in già in atto ma sentiamo che manca qualcosa,
che non siamo ancora felici come vorremmo essere, sentiamo
ancora e incerti giorni in maniera molto forte, la lacerazione
che il peccato ha creato dentro di noi. Sentiamo proprio il
bisogno di gridare Vieni signore Gesù, Vieni a salvarci":
è il grido che la liturgia di Avvento ci farà continuamente
ripetere. L’attesa di una vita pienamente compiuta è dentro
ciascuno di noi, sentiamo che ci manca qualche cosa, sentiamo
che quanto già abbiamo, per quanto bello sia non ci basta,
vorremmo ancora “di più”. Questo volere di più” è un
desiderio scritto nella nostra umanità: un desiderio dei credenti
ma che mi capita di “leggere” anche in certe confidenze che
mi sento fare da persone che dicono di non avere la fede: tutti,
proprio tutti, aneliamo al “di più”. Noi cristiani per grazia,
abbiamo la certezza che questo umanissimo desiderio del “di
più” si compirà un giorno quando vedremo il Signore “faccia
a faccia” e Dio sarà “tutti tutti”. Allora capiremo bene quelle
parole misteriose di Gesù nel Vangelo secondo Giovanni: “Io
sono venuto perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in
abbondanza” Non sempre il Signore compie i nostri desideri
ma sempre compie le sue promesse. Non ci assicura sempre
una vita facile qui sulla terra, ma ci assicura una vita piena
in cielo; è la promessa che la Madonna fa ai tre pastorelli
di Fatima, ma la stessa promessa vale anche per noi e per il
mondo intero. Al ritorno del Signore questa “Abbondanza
di vita” avrà il suo sigillo definitivo. Dicendo questo non
vogliamo affatto fuggire dal mondo, pur tra tante difficoltà,
di ogni giorno, amiamo la vita, la prendiamo sul serio, siamo
contenti di impegnarla per gli altri, ma tutto questo non fa
tacere quel desiderio di pienezza che portiamo dentro e che
Gesù assicura al suo ritorno. Personalmente ho letto questo
anelito al “di più”, all’infinto, qualche tempo fa visitando
la P.zza straordinaria di fronte alla Stazione Garibaldi di
Milano. Sì, è vero, quei grattaceli possono richiamare anche
la Torre di Babele, la torre che sfida Dio, la sua onnipotenza,
la sua grandezza… ma quell’altissima guglia più alta anche
della guglia della Madonnina, non vorrei sembrare troppo
ingenuo, potrebbe significare quel “di più” , quel desiderio di
compimento e di pienezza che ciascuno, uomo e donna porta
nel cuore e che il Signore al Suo ritorno renderà realtà.
Ma le parole dell’Apocalisse: "Vieni signore Gesù, Amen
vieni Signore Gesù" possono essere lette anche al “presente”
che significa: è vero che il Signore verrà nella gloria, ma
sappiamo che è già venuto, è già presente e opera già nella
vita e nel cuore degli uomini; già ora abbiamo uomini e donne
che lo hanno accolto, lo seguono e sono felici di essere suoi
discepoli. Uomini e donne che vivono della luce e della fede in
Gesù e trovano in Lui la risposta alle domande, anche le più
inquietanti, che tutti noi portiamo in cuore. La missione della
Chiesa nel mondo è quella mostrare come la sequela di Cristo
rende già adesso pienamente umana la vita di chi ha deciso
di affidarsi a Lui. Vorremmo poter dire a tutti con umiltà e
dolcezza, che è proprio conveniente credere, rende più umana
la nostra vita. Anzi vorremmo dire anche agli amici che
dicono di non credere: prova anche tu a vivere come se Dio
ci fosse, non ci perderai nulla. Voglio concludere con una frase
di Romano Guardini che mi sembra chiudere bene la nostra
riflessione “Comprendiamo ora l’umile e pur così eccelso
nome che il Messia porta: ‘Il Figlio dell’Uomo’. Nessuno è
così intimamente, così sapientemente, così altamente uomo
come lui. Per questo egli ci conosce. Per questo la sua parola
va alla sostanza delle cose. Per questo l’uomo è radicalmente
compreso nella parola di Gesù più di quanto egli stesso non
sia in grado di comprendersi. Per questo l’uomo può riporre
la sua fiducia nella parola di Cristo più profondamente che in
quella dei più grandi sapienti”. Buon Avvento
Don Giuseppe
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INCONTRO
EDUCAZIONE,
FAMIGLIA ED
ECOLOGIA
Appunti sul percorso educativo
proposto dall'enciclica del Papa
"Laudato sii" seconda parte
Il percorso, che propone Francesco nei sei capitoli della sua
lettera "Laudato sii", pubblicata nel giugno scorso, è innanzitutto
educativo. Come abbiamo notato in uno degli ultimi numeri di
Incontro, esso prende le mosse da un ascolto attento dei migliori
risultati scientifici oggi disponibili in materia ambientale (cap I).
Prosegue con il risveglio della consapevolezza della tradizione
giudeo-cristiana rispetto alla creazione (cap II) e con una lettura
della situazione attuale in profondità (cap. III ) «in modo da
coglierne non solo i sintomi ma anche le cause più profonde»,
nella prospettiva dell’ecologia integrale (cap. IV). Infine
conclude, dopo aver considerato le responsabilità e i doveri della
politica e dell’economia (cap. V), mettendo a tema "Educazione
e spiritualità ecologica" nella consapevolezza che l’educazione e
la formazione sono le sfide centrali per “ umanità che ha bisogno
di cambiare”. L'educazione è il motivo conduttore dell’enciclica.
Il Papa lo dice chiaramente: la questione ecologica è una
questione culturale e, quindi, profondamente educativa. Non
è sufficiente possedere una sensibilità ecologica e tantomeno
basta consegnare alle giovani generazioni un corretto discorso
sulla cura della terra come casa comune: «I giovani hanno una
nuova sensibilità ecologica e uno spirito generoso, e alcuni di loro
lottano in modo ammirevole per la difesa dell’ambiente, ma sono
cresciuti in un contesto di altissimo consumo e di benessere che
rende difficile la maturazione di altre abitudini».
Occorre loro che qualcuno li aiuti ad acquisire e verificare una
cultura che si opponga al paradigma tecnocratico di quanti
detengono il potere e della mentalità comune secondo cui tutto
ciò che la scienza e la tecnica possono fare, si deve fare.
Oggi si tende a credere in modo sempre più acritico, ribadisce
il Papa citando il grande teologo del Novevento, Romano
Guardini, che «ogni acquisto di potenza sia semplicemente
progresso, accrescimento di sicurezza, di utilità, di benessere,
di forza vitale, di pienezza di valori», come se la realtà, il bene
e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della
tecnologia e dell’economia.
Il fatto è che «l’uomo moderno non è stato educato al retto uso della
potenza» (Guardini). Per questo l’immensa crescita tecnologica
non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per
quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza.
Che fare dunque?
Il Papa più che a fare ci invita innanzitutto ad essere e quindi a
guardare con occhi nuovi il creato, se stessi, le proprie relazioni,
le proprie responsabilità nella società e nella storia: «Occorre
uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma
educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad
una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico»,
convinti che «la libertà umana è capace di limitare la tecnica, di
orientarla, e di metterla al servizio di un altro tipo di progresso,
più sano, più umano, più sociale e più integrale».
Un simile sguardo ed un siffatto uso della libertà è frutto di un’
educazione, che ha come protagonisti, in primis, «la scuola, la
famiglia, i mezzi di comunicazione, la catechesi». Soffermiamoci,
per il momento, sulla famiglia che Papa Francesco, ripetendo
le parole di Giovanni Paolo II, considera come fattore centrale
per il cambiamento, di cui c’è bisogno oggi. Infatti «la famiglia
è il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente
accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta, e può
svilupparsi secondo le esigenze di un'autentica crescita umana.
Contro la cosiddetta cultura della morte, la famiglia costituisce la
sede della cultura della vita».
Nella famiglia si coltivano le prime abitudini di amore e cura per
la vita, come per esempio l’uso corretto delle cose, l’ordine e la
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INCONTRO
pulizia, il rispetto per l’ecosistema locale e la protezione di tutte
le creature. La famiglia è «il luogo della formazione integrale,
dove si dispiegano i diversi aspetti, intimamente relazionati tra
loro, della maturazione personale. In essa si impara a chiedere
permesso senza prepotenza, a dire "grazie" come espressione di
sentito apprezzamento per le cose che riceviamo, a dominare
l’aggressività o l’avidità, e a chiedere scusa quando facciamo
qualcosa di male.
Questi piccoli gesti di sincera cortesia aiutano a costruire una
cultura della vita condivisa e del rispetto per quanto ci circonda».
Non è semplicismo.
E neppure un modo di eludere la questione. Il Papa ci ricorda
che un autentico e profondo cambiamento degli stili di vita e
delle scelte di consumo ha grandi potenzialità di «pressione su
chi detiene il potere politico, economico e sociale»: «Quando
siamo capaci di superare l'individualismo, si può effettivamente
produrre uno stile di vita alternativo e diventa possibile un
cambiamento rilevante nella società».
Mettendo a fuoco la necessità e la possibilità di gesti
quotidiani in famiglia nella sua lettera, il Papa non
sottovaluta l’importanza di percorsi di educazione
ambientale pubblici, capaci di incidere su gesti e
abitudini quotidiane, dalla riduzione del consumo
di acqua, alla raccolta differenziata dei rifiuti fino a
«differenziare i rifiuti» e «spegnere le luci inutili».
A questo punto Papa Francesco, sull’esempio di Giovanni Paolo
II, parla di una conversione ecologica globale e precisamente
di una "trasformazione del cuore", a cui offre un magnifico
contributo la «grande ricchezza della spiritualità cristiana,
generata da venti secoli di esperienze personali e comunitarie».
Infatti «ciò che il Vangelo ci insegna ha conseguenze sul nostro
modo di pensare, di sentire e di vivere.
Non si tratta tanto di parlare di idee, quanto soprattutto delle
motivazioni che derivano dalla spiritualità al fine di alimentare
una passione per la cura del mondo. […] Dobbiamo riconoscere
che non sempre noi cristiani abbiamo raccolto e fatto fruttare le
ricchezze che Dio ha dato alla Chiesa, dove la spiritualità non
è disgiunta dal proprio corpo, né dalla natura o dalle realtà di
questo mondo, ma piuttosto vive con esse e in esse, in comunione
con tutto ciò che ci circonda». La famiglia può e deve educare
a questi atteggiamenti, di cui per esempio, «un’espressione è
fermarsi a ringraziare Dio prima e dopo i pasti». Fin qui i primi
tre paragrafi del sesto capitolo dell’enciclica.
Nel prossimo numero di Incontro ci soffermeremo su gli altri
sette cercando di approfondire gli atteggiamenti e le virtù
della "conversione ecologica" come la gratitudine, la gratuità,
la sobrietà, la consapevolezza che «la felicità richiede di saper
limitare alcune necessità che ci stordiscono, restando così
disponibili per le molteplici possibilità che offre la vita».
M.R.
DOMENICA 20 DICEMBRE
PRESEPE VIVENTE PER LE VIE DI BIASSONO
Ritrovo ore 15.45 presso "La Curt dal Lazaret". Partenza ore 16.00. Il presepe si concluderà
presso i giardini di Villa Verri.
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INCONTRO
PRIMO DOVERE DELLA CHIESA:
PROCLAMARE LA MISERICORDIA DI DIO
Pubblichiamo ampi stralci del discorso del Papa a conclusione dei lavori della XIV Assemblea
Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi dedicato alla famiglia.
scandalo. In realtà, le culture sono molto diverse tra loro e ogni
principio generale (…) ha bisogno di essere inculturato, se vuole
essere osservato e applicato. (…) L’inculturazione non indebolisce
i valori veri, ma dimostra la loro vera forza e la loro autenticità,
poiché essi si adattano senza mutarsi, anzi essi trasformano
pacificamente e gradualmente le varie culture.
Abbiamo visto, anche attraverso la ricchezza della nostra
diversità, che la sfida che abbiamo davanti è sempre la stessa:
annunciare il Vangelo all’uomo di oggi, difendendo la famiglia da
tutti gli attacchi ideologici e individualistici. E, senza mai cadere
nel pericolo del relativismo oppure di demonizzare gli altri,
abbiamo cercato di abbracciare pienamente e coraggiosamente
la bontà e la misericordia di Dio che supera i nostri calcoli umani
e che non desidera altro che «tutti gli uomini siano salvati»
(1 Tm 2,4), per inserire e per vivere questo Sinodo nel contesto
dell’Anno Straordinario della Misericordia che la Chiesa è
chiamata a vivere.
Cari Confratelli, l’esperienza del Sinodo ci ha fatto anche capire
meglio che i veri difensori della dottrina non sono quelli che
difendono la lettera ma lo spirito; non le idee ma l’uomo; non
le formule ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono.
Ciò non significa in alcun modo diminuire l’importanza
delle formule: sono necessarie; l’importanza delle leggi e dei
comandamenti divini, ma esaltare la grandezza del vero Dio,
che non ci tratta secondo i nostri meriti e nemmeno secondo
le nostre opere, ma unicamente secondo la generosità illimitata
della sua Misericordia (cfr Rm 3,21-30; Sal 129; Lc 11,37-54).
(…) In questo senso il doveroso pentimento, le opere e gli sforzi
umani assumono un significato più profondo, non come prezzo
dell’inacquistabile Salvezza, compiuta da Cristo gratuitamente
sulla Croce, ma come risposta a Colui che ci ha amato per primo
e ci ha salvato a prezzo del suo sangue innocente, mentre eravamo
ancora peccatori (cfr Rm 5,6).
Il primo dovere della Chiesa non è quello di distribuire condanne
o anatemi, ma è quello di proclamare la misericordia di Dio,
di chiamare alla conversione e di condurre tutti gli uomini alla
salvezza del Signore (cfr Gv 12,44-50). (…) Sotto questa luce e
grazie a questo tempo di grazia che la Chiesa ha vissuto, parlando
e discutendo della famiglia, ci sentiamo arricchiti a vicenda; e
tanti di noi hanno sperimentato l’azione dello Spirito Santo, che
è il vero protagonista e artefice del Sinodo. Per tutti noi la parola
"famiglia" non suona più come prima del Sinodo, al punto che
in essa troviamo già il riassunto della sua vocazione e il significato
di tutto il cammino sinodale. In realtà, per la Chiesa concludere
il Sinodo significa tornare a “camminare insieme” realmente
per portare in ogni parte del mondo, in ogni Diocesi, in ogni
comunità e in ogni situazione la luce del Vangelo, l’abbraccio
della Chiesa e il sostegno della misericordia di Dio!
(…) Vorrei innanzitutto ringraziare il Signore che ha guidato
il nostro cammino sinodale in questi anni con lo Spirito Santo,
che non fa mai mancare alla Chiesa il suo sostegno. (…) Mentre
seguivo i lavori del Sinodo, mi sono chiesto: che cosa significherà
per la Chiesa concludere questo Sinodo dedicato alla famiglia?
Certamente non significa aver concluso tutti i temi inerenti
la famiglia, ma aver cercato di illuminarli con la luce del
Vangelo, della tradizione e della storia bimillenaria della Chiesa,
infondendo in essi la gioia della speranza senza cadere nella facile
ripetizione di ciò che è indiscutibile o già detto. Sicuramente non
significa aver trovato soluzioni esaurienti a tutte le difficoltà e ai
dubbi che sfidano e minacciano la famiglia, ma aver messo tali
difficoltà e dubbi sotto la luce della Fede (…)
Significa aver sollecitato tutti a comprendere l’importanza
dell’istituzione della famiglia e del Matrimonio tra uomo e
donna, fondato sull’unità e sull’indissolubilità, e ad apprezzarla
come base fondamentale della società e della vita umana.
Significa aver ascoltato e fatto ascoltare le voci delle famiglie e
dei pastori della Chiesa che sono venuti a Roma portando sulle
loro spalle i pesi e le speranze, le ricchezze e le sfide delle famiglie
di ogni parte del mondo. Significa aver dato prova della vivacità
della Chiesa Cattolica, che non ha paura di scuotere le coscienze
anestetizzate o di sporcarsi le mani discutendo animatamente e
francamente sulla famiglia. (…) Significa aver testimoniato a tutti
che il Vangelo rimane per la Chiesa la fonte viva di eterna novità,
contro chi vuole “indottrinarlo” in pietre morte da scagliare
contro gli altri. Significa anche aver spogliato i cuori chiusi
che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della
Chiesa, o dietro le buone intenzioni, per sedersi sulla cattedra di
Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità,
i casi difficili e le famiglie ferite. Significa aver affermato che la
Chiesa è Chiesa dei poveri in spirito e dei peccatori in ricerca del
perdono e non solo dei giusti e dei santi, anzi dei giusti e dei santi
quando si sentono poveri e peccatori.
Significa aver cercato di aprire gli orizzonti per superare ogni
ermeneutica cospirativa o chiusura di prospettive, per difendere e
per diffondere la libertà dei figli di Dio, per trasmettere la bellezza
della Novità cristiana, qualche volta coperta dalla ruggine di un
linguaggio arcaico o semplicemente non comprensibile.
Nel cammino di questo Sinodo le opinioni diverse che si sono
espresse liberamente – e purtroppo talvolta con metodi non
del tutto benevoli – hanno certamente arricchito e animato il
dialogo, offrendo un’immagine viva di una Chiesa che non usa
“moduli preconfezionati”, ma che attinge dalla fonte inesauribile
della sua fede acqua viva per dissetare i cuori inariditi[1]. E
aldilà delle questioni dogmatiche ben definite dal Magistero della
Chiesa, abbiamo visto anche che quanto sembra normale per un
vescovo di un continente, può risultare strano, quasi come uno
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INCONTRO
LA FAMIGLIA DIVENTI
IL LUOGO NORMALE
DELL'ANNUNCIO
DELLA BELLEZZA,
DELLA BONTà E DELLA
VERITà DI SEGUIRE
CRISTO!
Secondo il nostro Arcivescovo,
è questa consapevolezza il
risultato più importante delle tre
settimane di lavoro dei Vescovi.
Carissime e carissimi,
questa reciprocità l’altro possa essere effettivamente conosciuto,
amato e nel matrimonio, attraverso l’unione corporale e spirituale
degli sposi, si realizzi il perpetuarsi della stirpe umana e la crescita
della famiglia ecclesiale.
La presenza del figlio nel grembo della madre dice che l’amore tra
gli sposi è talmente sovrabbondante da dare vita a un altro essere
che lo possa ricevere. Durante tutto il Sinodo abbiamo vissuto
un clima di grande collaborazione, di instancabile dialogo per
arrivare a comprendere le ragioni gli uni degli altri giungendo a
trovare - anche sulle questioni più delicate - non tanto una parola
conclusiva (che alla fine spetterà al Santo Padre), ma un percorso
da cui emerge - da parte di tutti i Padri - l’intento dell’accoglienza,
dell’accompagnamento e della partecipazione di tutti i fedeli alla
vita della Chiesa alla quale appartengono.
Si tratterà ora, ascoltando il Magistero, di vedere se e come
sia possibile coniugare il grande bene dell’indissolubilità - da
nessuno messo in discussione - con l’esame delle singole situazioni
delicate. Nella nostra Chiesa ambrosiana abbiamo creato
l’Ufficio Diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati che
ha risposto a un’esigenza fortemente sentita, dal momento che in
poco più di un mese circa 140 persone vi hanno già cercato aiuto
e accompagnamento.
In attesa del documento papale, riprenderemo in Diocesi i temi
del Sinodo, perché è necessario che il risultato più importante
del lavoro sinodale - la consapevolezza che la famiglia diventi,
nel quotidiano, il luogo normale dell’annuncio della bellezza,
della bontà e della verità di seguire Cristo - si realizzi per tutte le
famiglie credenti e per tutte le famiglie di buona volontà.
i lavori dell’Assemblea Sinodale sono terminati con una relazione
finale consegnata a Papa Francesco e resa pubblica secondo le sue
indicazioni. Quali sono, a mio giudizio, i frutti più importanti,
al termine di queste tre settimane di intenso lavoro? Da questa
grande e davvero "cattolica" Assemblea la famiglia è emersa con
una fisionomia più convincente, in tutta la sua ricchezza e nel
suo ruolo insostituibile entro la vita della Chiesa e della società.
Come ha detto il Papa, si è entrati al Sinodo con una certa idea
di famiglia e se ne è usciti con un’idea profondamente rinnovata.
La famiglia, concepita come l’unione fedele, stabile, aperta alla
vita tra un uomo e una donna, non è solo il pilastro portante
della Chiesa e della società, ma il luogo in cui, fin da bambini, si
possono imparare i lineamenti costitutivi della relazione in ogni
sua forma.
Il rapporto tra marito e moglie, quello tra genitori e figli, tra fratelli,
con i nonni e gli altri parenti sono la prima scuola di gratuità e il
grembo in cui ogni "io" si forma e matura. La differenza tra le
generazioni fa emergere la capacità di comunicare la ricchezza
della storia familiare inserita nel contesto di una comunità
ecclesiale e civile, l’importanza del vivere con un senso gli affetti,
di affrontare il lavoro, la festa, la gioia, il riposo, la malattia, la
sofferenza, la morte, la condivisione dei bisogni a partire dagli
ultimi, la preoccupazione per l’edificazione di una città più equa
e giusta.
La famiglia è anche il luogo in cui si sperimenta la decisiva
insostituibilità della differenza sessuale, elemento costitutivo della
persona, una dimensione dell’io che consente l’apertura all’altro.
Siamo stati fatti da Dio come uomini e come donne perché in
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INCONTRO
"DA PHILADELPHIA CON UNA CARICA
DI ENERGIA PER LA FAMIGLIA"
Aurelio Mosca, psicologo di Macherio, ha partecipato col figlio all’VIII Incontro mondiale svoltosi
negli Usa: «Un momento di riflessione nel quale tante sensibilità, accentuazioni, esperienze,
difficoltà, pur diverse tra loro, non sono state motivo di divisione, ma di unione».
C’erano anche Aurelio Mosca, psicologo di Macherio, e il suo
figlio maggiore all’VIII Incontro mondiale delle famiglie che si
è svolto a Philadelphia dal 22 al 27 settembre. Al rientro parla
della sua esperienza e, rispetto a Family 2012 ospitato a Milano,
dice: «Quello di Filadelfia si è posto in continuità per il richiamo
alla sensibilità e all’attenzione rivolte ai temi della famiglia, al suo
ruolo nella società e alla sua importanza per il cammino di fede
degli uomini e delle donne del nostro tempo».
Ha colto differenze tra i due eventi?
Le più evidenti sono legate al contesto sociale e culturale in cui
l’incontro si è svolto, per esempio la seconda lingua di traduzione
dall’inglese è stato il vietnamita. Il “respiro” ecclesiale e culturale
è stato caratterizzato dalla partecipazione di esponenti di Chiese
protestanti, evangeliche e di altre confessioni religiose, l’approccio
comunicativo e di contenuto è stato molto “americano”, con oltre
50 workshop su tanti aspetti e dimensioni concrete della vita
familiare. L’incontro è stato anche la tappa conclusiva della visita
ufficiale del Papa negli Usa e all’Onu e, se questo ha contribuito
ad amplificare almeno sui media la visibilità dell’evento, le sue
risonanze politiche e sulle vicende della Chiesa nordamericana
hanno forse un po’ attenuato la centralità dei temi dell’incontro.
E rispetto ai temi affrontati?
Sono tante le suggestioni e i contenuti che l’incontro ha proposto
come arricchimento culturale ed ecclesiale. Credo occorra un
giusto tempo di approfondimento per una loro più completa
comprensione. Se devo individuare un elemento è quello della
pluralità: sono state giornate e occasioni di riflessione sulla
famiglia nelle quali le tante sensibilità, accentuazioni, esperienze,
difficoltà che vivono le famiglie non hanno significato divisione e
frammentazione.
La famiglia unisce, non divide, ed è questo che ne fa una risorsa
per la società e la convivenza sociale, un “bene comune” per tutti
e per i credenti, una “chiesa domestica” aperta sulla ricerca della
salvezza e che costruisce la santità.
Che cosa l’ha colpita di più nelle giornate a Philadelphia?
Le dimensioni e l’ampiezza dell’evento, sia per i temi affrontati,
sia per l’articolazione dei contributi e delle voci proposte. Difficile
riuscire a farsi un’idea di sintesi, ma forse è proprio questo che
ha meglio rappresentato la ricchezza, la complessità e la bellezza
della famiglia rappresentata a Philadelphia. La pluralità delle
esperienze familiari, dei percorsi di comunione ecclesiale,
di accompagnamento pastorale e di sostegno concreto delle
famiglie, delle difficoltà e delle "ferite" che le famiglie vivono, sono
l’elemento che ha caratterizzato di più l’incontro.
Una pluralità che ha saputo, nella comune esperienza di fede e di
vita della famiglia, unirsi in una preghiera e in una comunione di
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INCONTRO
fede nella celebrazione eucaristica conclusiva, che ha rappresentato
la sintesi spirituale, la profonda unione con il Papa e la comune
appartenenza alla Chiesa.
Qual è il bagaglio che “ha portato” a casa da questa
esperienza?
La "batteria" della speranza, con cui credo ciascuno di noi alimenta
il proprio “fare famiglia”, ha avuto una ricarica poderosa che
servirà sia sul piano personale, sia la mia famiglia ad affrontare le
fatiche, gli scoraggiamenti, ma anche i progetti, le disponibilità, le
attenzioni della nostra quotidianità. La famiglia, definita dal Papa
«fabbrica di speranza, vita e futuro», non è solo un’efficacissima
sintesi o una definizione a uso e consumo dei media, è il senso più
vero e profondo di ogni esperienza di famiglia.
Papa Francesco ha ricordato che l’amore in famiglia si
esprime con gesti di tenerezza nella vita quotidiana: la
cena pronta, la prima colazione, un abbraccio al rientro
la sera... È così?
La "fabbrica della speranza" produce il "miracolo dell’amore" che
non è un evento straordinario, eccezionale, unico, ma è intriso di
quella quotidianità cui ci richiama il Papa.
Questa vicinanza e conoscenza di Francesco alla realtà quotidiana
della famiglia è straordinaria: il "miracolo" si costruisce attraverso
la cura dei legami e delle relazioni, la comunicazione diretta delle
emozioni e degli affetti di cui, i gesti indicati dalle sue parole, sono
intrisi.
È questa la “cura” che, nella condivisione della vita familiare,
aiuta ad affrontare le fatiche, i ritmi lavorativi, la dispersione
dei tempi e degli impegni di ciascuno, le preoccupazioni della
quotidianità. Trovo nelle parole del Papa una sintonia profonda,
vera con la mia esperienza familiare (e anche professionale)
perché riconciliano le dimensioni autenticamente umane della
vita familiare con quell’orizzonte di fede in un Dio dell’amore e
della misericordia entro il quale vivo come marito e padre con
mia moglie e i miei figli.
FAMIGLIA E SOCIETà
COSA EMERGE DAL SINODO DEI VESCOVI
La famiglia è da tempo al centro del dibattito politico e culturale.
Le leggi in discussione sulle unioni civili, il “gender”, il cosiddetto
“utero in affitto”, la tutela della vita in tutte le sue fasi. Ci sembra
opportuno evidenziare alcune importanti riflessioni in merito
che sono state messe a disposizione di tutti i fedeli da parte dei
Vescovi riuniti nel Sinodo dedicato alla famiglia in unità con
papa Francesco. Dalla Relazione finale:
I parte: La chiesa in ascolto della famiglia
Capitolo I - La famiglia e il contesto antropologico-culturale. Le contraddizioni
culturali.
8. (…..) emerge da quell’ideologia del “gender” che nega la
differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa
prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base
antropologica della famiglia. Questa ideologia induce progetti
educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità
personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla
diversità biologica fra maschio e femmina. L’identità umana
viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutevole
nel tempo. Nella visione della fede, la differenza sessuale umana
porta in sé l’immagine e la somiglianza di Dio (cf. Gn 1,26-27)
Capitolo III: Famiglia, inclusione e società
27. (….) Lo sfruttamento delle donne e la violenza esercitata
sul loro corpo sono spesso unite all’aborto e alla sterilizzazione
forzata. A ciò si aggiungano le conseguenze negative di pratiche
connesse alla procreazione, quali l’utero in affitto o il mercato
dei gameti e degli embrioni. L’emancipazione femminile
richiede un ripensamento dei compiti dei coniugi nella loro
reciprocità e nella comune responsabilità verso la vita familiare.
Il desiderio del figlio ad ogni costo non ha portato a relazioni
familiari più felici e solide, ma in molti casi ha aggravato di fatto
la diseguaglianza fra donne e uomini.
III parte: La missione della famiglia
Capitolo II: Famiglia, generatività, educazione
64. (….) La vita è dono di Dio e mistero che ci trascende.
Per questo, non si devono in alcun modo scartarne
gli inizi e lo stadio terminale. Al contrario, è necessario
assicurare a queste fasi una speciale attenzione. Oggi, troppo
facilmente si considera l’essere umano in se stesso come un bene
di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio
alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. A
questo riguardo, è compito della famiglia, sostenuta dalla società
tutta, accogliere la vita nascente e prendersi cura della sua fase
ultima. Riguardo al dramma dell’aborto, la Chiesa anzitutto
afferma il carattere sacro e inviolabile della vita umana e si
impegna concretamente a favore di essa.
Capitolo III: Famiglia e accompagnamento Pastorale. Situazioni complesse.
76. (…..) Circa i progetti di equiparazione al matrimonio
delle unioni tra persone omosessuali, non esiste
fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie,
neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno
di Dio sul matrimonio e la famiglia. Il Sinodo ritiene in
ogni caso del tutto inaccettabile che le Chiese locali subiscano
delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali
condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di
leggi che istituiscano il "matrimonio" fra persone dello stesso sesso.
A cura di Leslie e Roberto
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INCONTRO
ASCOLTO E SOSTEGNO
ALLE POVERTà:
RIFLESSIONI IN OCCASIONE DELLA GIORNATA CARITAS
paese, alcuni già seguono spontaneamente con aiuti
concreti e consigli le persone in difficoltà, costituire
una rete amicale tra questi e i volontari del centro di
ascolto è estremamente importante ed è un obiettivo da
perseguire.
Per approfondire il problema dell'ascolto e sostegno alle povertà
in collaborazione con la Società Alspes e il Politecnico di Milano
abbiamo condotto una indagine conoscitiva usando nuove schede
elaborate da loro i cui risultati saranno presentati entro l'anno.
Questo progetto si concluderà entro dicembre e di seguito potete
leggere le spese previste per il periodo settembre 2014 - dicembre
2015 e le spese sostenute effettivamente nei primi sette mesi (da
settembre 2014 a marzo 2015).
Era il mese di Settembre dello scorso anno quando iniziò questo
progetto che prevede tra le altre cose la figura di tutor all'interno
del centro di ascolto e per questo abbiamo partecipato ad un
corso di "Elementi di Coaching Umanistico per volontari Caritas:
esserci senza sostituirsi".
Questo rappresenta un punto di svolta nella attività del nostro
centro di ascolto caritas e influenzerà il nostro modo operativo
per i prossimi anni. In generale il livello qualitativo del lavoro
di chi si trova in difficoltà non risente dei pur timidi segnali di
ripresa e le difficoltà persistono; in alcuni casi occorrerà verificare
la possibilità di accompagnare queste persone alla ricerca di un
miglioramento della loro situazione.
Ci sono a questo proposito delle belle realtà nel nostro
Importo in Euro
Consuntivo
Preventivo
presentato
01-09-14 31-03-15
Voci di costo
Latte per neonati
500
282,16
Buoni acquisto alimenti
8000
2625
Pannolini per neonati
1000
780,8
Energie (Luce e gas)
9000
6381,51
Acqua
300
183,3
Spese mediche e medicine
1500
721,08
Mensa scolastica
3000
2424,2
Corso formazione
400
400
Cancelleria
200
73,57
Monitoraggio disagio sociale
250
-
Totale
24150
14121,63
Centro di Ascolto Caritas - Gianpiero Moro
8
INCONTRO
IL MIRACOLO DELLA CARITà
Nella nostra parrocchia c'è un "miracolo" che si ripete ogni
primo sabato del mese. Sono le "famiglie solidali". Cosa
sono le Famiglie Solidali? Sono famiglie che una volta al mese
fanno la spesa per chi è più povero e, molte volte, non riesce ad
avere il necessario per alimentarsi.
Le famiglie bisognose, in questo caso, sono seguite dal Banco
Solidarietà Mario e Costanza Biassono che è nato per
aiutare con generi alimentari le famiglie che hanno bisogno di
questo aiuto.
I generi alimentari provengono al Banco Solidarietà in gran
parte dal Banco Alimentare di Muggiò e dai prodotti che
l'Unione Europea produce per aiuto agli indigenti. Tre anni fa,
venuto a mancare l'aiuto europeo il Banco Solidarietà Mario e
Costanza ha proposto, in occasione della fiera di San Martino,
l'adesione alle famiglie solidali.
E questo è il miracolo: in un giorno abbiamo avuto l'adesione
di circa 80 famiglie che hanno scelto di fare la spesa una volta
al mese e donarla ai volontari del Banco che consegneranno
Il Banco di
ai bisognosi un pacco di generi alimentari composto da: pasta,
riso, pelati, legumi, tonno o carne in scatola, latte, biscotti, olio.
Le famiglie in questi tre anni sono diventare circa 180.
Ogni primo sabato del mese presso il Centro Culturale don
Passamonti, dalle 15 alle 18, più di 100 famiglie regolarmente
ci consegnano la loro spesa.
È il miracolo della carità che vediamo ripetersi ogni mese e che
ci fa render conto che tutto questo è voluto dal Signore che ci
indica la strada della condivisione con tutti i nostri fratelli.
Il Banco Solidarietà segue mensilmente circa 140 famiglie
consegnando loro il pacco di generi alimentari.
Se volete aderire alle famiglie solidali potete incontrarci tutti
i mercoledì dalle 18,30 alle 19,30 presso il Centro Culturale
oppure mandare una mail a [email protected];
riceverete ogni mese una mail con l'indicazione dei prodotti che
più necessitano; il quantitativo della spesa è libero e può variare
ogni mese a vostra discrezione.
Venite e vedete:
fare laa carità
porta
Bene! alla:
Solidarietà
propone
TUTTI
dialaderire
Vieni con
noi come
Volontario!
dai la tua adesione:
- Presso la sede il
mercoledì dalle 18.30
alle 19.30
- Telefonando al
039.2754007
- Inviando una mail a
[email protected]
____________________________________________________________________________________________________________
9
INCONTRO
Accoglienza dei profughi
su invito di papa francesco
Relazione dell'incontro con Don Augusto Panzeri responsabile della Caritas di Zona e indicazioni
concrete per l'accoglienza dei profughi.
•
È necessario ribaltare il punto di partenza.
•
Occorre considerare la situazione non come un "problema".
•
È un'esperienza dalla quale la nostra comunità può trarne
Informazioni generali
Attorno alla Caritas della zona V di Monza ruotano circa
400/500 persone accolte.
Le persone che verranno accolte hanno già effettuato un periodo
di circa due mesi in centri di accoglienza.
Nel contempo la Prefettura effettua tutte le ricerche al fine di
valutarne l'idoneità e vengono effettuati i controlli sanitari. Le
persone accolte hanno comunque a disposizione un arco di
tempo (circa 9 mesi/un anno) in cui la Prefettura può verificare e
definire il loro permesso di soggiorno. Per i primi 6 mesi per legge
non possono effettuare alcun tipo di lavoro dipendente.
Le spese gestionali sono a completo carico della Caritas. La Caritas
ha a disposizione per ogni persona accolta un sussidio giornaliero
di 35 euro che serviranno appunto al loro mantenimento.
Le persone ospitate saranno affiancate quotidianamente da un
educatore Caritas, che settimanalmente, a sua volta, relazionerà
l'equipe.
Al di là di questi problemi strettamente tecnici,
alla comunità parrocchiale spetta tutto il lavoro di
integrazione.
dei benefici.
•
È un'esperienza educante ed arricchente.
•
Ècertamente una grande occasione per vivere concretamente
il proprio essere fedele ad un Vangelo vissuto sulla propria
pelle.
•
È una situazione di "necessità " e di "diritto".
•
È indispensabile pertanto evitare "l'assistenzialismo".
In concreto
Una volta presi i contatti con la Caritas viene informata la
Diocesi. Viene effettuato un sopralluogo dell'appartamento che
si intende mettere a disposizione, da un rappresentante della
Caritas e da uno del Consorzio Farsi Prossimo. Viene valutata
l'agibilità e l'eventuale adeguatezza dell'appartamento.
Di conseguenza si formalizza il tipo di accoglienza che può essere
effettuata. Costituzione di un'equipe di lavoro: stesura progetto
10
INCONTRO
LO SPORT IN ORATORIO
MINICALCIO E MINIVOLLEY DEL DECANATO
in vista della riuscita personale. Si realizza la dosatura delle
proprie capacità primarie (oggettive e creative) e la identificazione
dei propri limiti al fine di potenziare l’impegno cognitivo e pratico
per superarli e per esprimersi al meglio, attraverso l’accoglienza
della «disciplina» sportiva. Lo sport in tal caso funziona come
«radiografia» di se stessi e come stimolo di potenziamento
continuativo di se stessi verso obiettivi possibili (il «successo»
di sé). Sport e socializzazione-relazionalità mediata. Si
struttura il rapporto con l’altro/altri rispetto ad un obiettivo
da raggiungere insieme o rispetto al superamento competitivo
dell’altro/altri (l’avversario); si costruisce il rapporto con l’adulto/
autorità (arbitro, allenatore, dirigente) con cui fare i conti attraverso
la sottomissione, l’obbedienza, la dipendenza, la collaborazione; la
ricerca del consenso; l’assolvimento dei compiti nel progressivo
passaggio dall’eteronomia all’autonomia; la collocazione nel gioco
di squadra. Sport… potenziale luogo di evangelizzazione.
Per queste ragioni lo sport può diventare «scuola di vita» e
«palestra di virtù». Infatti non è difficile edificare su questi criteri/
valori umani dello sport altrettante virtù cristiane, attraverso quel
«circuito virtuoso» che qualifica la testimonianza evangelica e che
si impernia sulla persona concreta. Ad esempio la gratuità del dono
della vita (corpo-anima), il riconoscimento dell’atto creativo di Dio,
l’ascesi e la disciplina, come via perfettiva di sé, la temperanza, il
rispetto di sé e degli altri, e la pietà.
Al riguardo di quest’ultima virtù, è interessante l’esortazione di San
Paolo: «Esercitati nella pietà, perché l’esercizio fisico è utile a poco,
mentre la pietà è utile a tutto, portando con sé la promessa della
vita presente come di quella futura» (Tim4,8-9). La pietà è virtù
religiosa ma non esclude la «pietas» umana che nello sport traduce
altre parole, quali la gratuità, la magnanimità, la convivialità, la
fraternità, e l’intero grappolo di virtù umane che fanno grande
l’uomo di sport. Queste attitudini poi possono efficacemente e
coerentemente edificare «un cittadino degno del vangelo» (Fil
2,3) che vive nel «mondo dello sport» la sua testimonianza di fede
pubblica, secondo principi etici e civili di ineludibile riferimento.
Il decanato offre spazio ai nostri gruppi sportivi per collaborare
e aiutare i ragazzi dei nostri oratorii ad interagire fra di loro.
Come avvenuto già nel mese di ottobre il nostro Oratorio San
Luigi ha ospitato le squadre del decanato per un pomeriggio di
divertimento e sfida. L’evento si ripeterà ancora durante l’anno.
Diventa allora per noi importante chiederci: che senso ha fare
sport in oratorio? Il criterio d’oro è: «Lo sport è per l’uomo e
non l’uomo per lo sport» (cf SVC n. 12 che cita Giovanni Paolo
II). Qui è apertamente indicata la centralità della persona rispetto
a tutto il contesto sportivo, è chiarita l’imprescindibile relazione tra
uomo e sport attraverso quel «per» decisivo e discriminante. Lo
sport porta con sé un insieme di valori, articolati e complessi, con
diversi livelli di profondità, affidati all’attenzione e alla cura di tutti
gli operatori dello sport: sono costoro che, con competenza e abilità,
possono rendere attuali le potenzialità educative e far parlare in
modo nuovo il Vangelo del Dio della vita. Sport ed esercizio
fisico-motorio. È il livello più elementare che mira allo sviluppo
armonico dell’organismo corporeo e al suo benessere fisico;
richiede una certa competenza specialistica che adatti gli esercizi
alle differenziate tipologie dei soggetti. Sport e articolazione
sincronica e volontaria tra mente (psiche) e corpo. Si
attua per lo sviluppo della circolarità dinamica tra la sfera psichica
della persona e la sfera organica, in modo rispettoso delle diverse
condizioni dei soggetti e del grado evolutivo della personalità.
Aiuta a coordinare l’intelligenza, la volontà, l’affettività, l’istintività
con il movimento corporeo e a fondere in unità tutte le risorse
personali, sperimentando, «in corpore vivo», l’unità psicosomatica
della persona umana. Sport e conoscenza del «mondo
interiore». Avviene attraverso il simmetrico riflesso del «gesto»
tecnico-atletico nell’ambito del temperamento, della reattività,
della carica conflittiva (emozioni, sensazioni, pulsioni, sentimenti,
affettività, ecc. e loro contrari). È importante per lo sviluppo
del controllo di sé, dell’ordinamento al fine sportivo di energie
psichiche, di costruzione graduale del carattere. In tal senso lo sport
rivela la struttura personale interiore e ne manifesta gli aspetti di
«correggibilità» e di miglioramento. Sport e misurazione di sé
Don Simone
11
INCONTRO
MARIA CAREZZA E SORRISO DI DIO
Riflessioni sulla devozione mariana e sulla pastorale in occasione della visita nelle parrocchie
della Comunità Pastorale della Madonna Pellegrina di Fatima dal 10 al 17 aprile 2016.
Come assistente spirituale nazionale e delegato
regionale per la Lombardia dell’Apostolato mondiale di
Fatima, vivo spesso la gioia , la commozione, la responsabilità,
il privilegio, l’onore di accompagnare da vicino il Pellegrinaggio
della Madonna Pellegrina di Fatima in tante Parrocchie in tutta
Italia. L’ho tenuta in braccio, l’ho guardata da vicino negli occhi,
l’ho accompagnata nei viaggi in elicottero, l’ho consegnata ai
Parroci all’arrivo e ripresa in custodia alla partenza; ho partecipato
ad alcune celebrazioni solenni serali, presiedendo quella di
spiegazione dei messaggi di Fatima; ho incrociato e raccolto, non
senza emozioni, gli sguardi commossi e devoti di migliaia di
ragazzi, giovani, uomini e donne che cercavano negli
occhi dolci di Maria il sorriso, la Tenerezza, l’Amore di
Dio; ho cercato di spiegare e attualizzare il messaggio di Fatima
per la vita e la fede di oggi; ho pregato a lungo anch’io come
tanti la mamma del cielo; spesso ho sentito il cuore ardere dentro!
Sono proprio un prete fortunato!
E poi…. Che emozione e che gioia grande accompagnare
e accogliere più volte come Pastore, Parroco, la Madonna
Pellegrina di Fatima nella mia Chiesa Parrocchiale,
nella nostra Comunità Cristiana; per le nostre famiglie e
per la nostra gente la visita ben preparata e ben gestita infatti
della Madonna Pellegrina di Fatima in una Comunità Cristiana
è la sana devozione mariana fanno sbocciare miracolosamente
i doni di Dio: diventa l’incredibile occasione di vivere intense
giornate di veri e propri Esercizi Spirituali è una potente
missione popolare. Maria mamma non sta mai con le mani
in mano, riesce ad attirare e richiamare ovunque e sempre
migliaia di persone, regalando alla Chiesa e noi suoi sacerdoti
l’opportunità di predicare il Vangelo, di celebrare i sacramenti,
di guidare la preghiera, di consolare i cuori, di esortare a scelte
di vita cristiana, di parlare del Signore Gesù a tantissima gente
ben disposta ad ascoltare con il cuore e a rispondere con la vita.
Mi sono spesso chiesto: che cosa cerca tutta questa folla di
persone? Di che cosa ha bisogno? Non certo di una statua, o
di epidermiche emozioni o di riti puramente esteriori … E’ gente
che ha bisogno di speranza, di positività, di fiducia, di fede … di
amore! Di Amare e di essere amata. Ha bisogno di Dio! Cerca
Gesù! Chiede: di non desiderare di vivere in un altro mondo,
ma di vivere in un altro mondo, quello degli amici e dei discepoli
di Gesù.
Ci invia i suoi messaggi, per ricordare ciò che Suo Figlio ci ha detto
nel Vangelo: vincere l’ateismo teorico e pratico ridando a Dio il
Suo giusto primato; vincere il relativismo etico e il disimpegno
prendendo parte al progetto della Redenzione del mondo; vincere
la solitudine e il delirio di onnipotenza consegnando, affidando il
cuore al Suo Cuore Immacolato. Maria, prima pellegrina della
fede e modello del discepolato cristiano, ci protegge, ci dona
l’esempio, parla di noi al Suo Gesù. Ci aiuta a essere meglio
e di più umani e cristiani. Ci è vicina, per accarezzare i nostri
cuori, per farci sentire il cielo più amico e più vicino, per regalarci
il sorriso di Dio, per portarci Gesù, per portarci a Gesù! Lodo e
ringrazio Dio, il Signore del mio cuore, per questo grande Dono
che ci ha concesso di accogliere e di vivere. Magnificat!
Don Vittori De Paoli
Assistente spirtuale nazionale
Apostolato mondiale di Fatima
12
INCONTRO
RICORDO DI DON LUIGI GAIANI
Incontrai per la prima volta Don Luigi un pomeriggio del giugno
1954. Erano da poco iniziate le vacanze scolastiche e mi trovavo
nel cortile dell’oratorio di Via dei Tintori (il vecchio oratorio) seduto
su una panca a leggere, credo, Il Vittorioso (giornalino allora
molto diffuso tra i ragazzi). Egli mi si avvicinò e cominciammo a
conoscerci. Si formò presto un gruppo di giovani fra i 15 e i 20 anni
che, insieme ad altri con qualche anno in più, sarebbero diventati
i suoi stretti collaboratori nei vari campi di attività a cui si sarebbe
dedicato. Don Luigi, oltre che nelle sue funzioni di guida spirituale,
si rivelò da subito, nonostante l’ancor giovane età (aveva 25 anni),
un eccellente maestro per la nostra crescita, oltre che morale,
culturale, sociale e civica. All’epoca, le contrapposizioni politiche
fra "bianchi" e “rossi” erano ancora notevoli, ma il mondo,
anche a livello locale, stava rapidamente cambiando. Si può dire
che Don Luigi avesse, fra l’altro, una spiccata passione anche
per la politica e quindi ci spronò ad impegnarci pure nel partito
(D.C.) che doveva essere strumento per prepararci ad assumere
responsabilità nell’Amministrazione Comunale. Non pochi di noi
divennero infatti Sindaci, Assessori e Consiglieri Comunali. Anche
in questo contesto fu uomo del dialogo con tutti infondendo anche
in noi questo imprescindibile valore. I meno giovani ricorderanno
ancor oggi che non disdegnava di colloquiare con chiunque e in
qualsiasi luogo ad esempio facendo visita, se invitato, anche presso
la Cooperativa dei "compagni". E’ con questo spirito, si direbbe
oggi ecumenico, che ritenne importante rilanciare presso il campo
sportivo del nuovo oratorio l’attività calcistica con la Polisportiva
Biassonese (poi divenuta A.C. Biassono). Insomma, fra le missioni di
Don Luigi, c’era anche quella per cui, o in casa propria o andando
in casa degli avversari, si doveva avvicinare il più gran possibile di
persone per poter di loro una buona parola indirizzandole vero
l’oratorio e, quindi verso la Chiesa. Delle molteplici iniziative
intraprese non si può dimenticare la costituzione, verso il 1960,
del primo centro Culturale Biassonese con cineforum, conferenze,
incontri con vari personaggi (come Ermanno Olmi), concorsi di
pittura, gite culturali. Concedendo le sedi presso l’oratorio, favorì
la nascita del CAI e dello Sci club. Non si può infine dimenticare
l’organizzazione dei campeggi estivi: S. Caterina Valfurva,
Chiareggio, Alleghe, Solda (3 anni con vista sull’Ortles e il Gran
Zebrù), Plampincieux (3 anni alla base del Monte Bianco).
Naturalmente si andava e si ritrovava con il pullman strapieno. Si
potrebbe dire, per concludere, che il motto riassuntivo dell’azione
di Don Luigi nei circa dieci anni di permanenza a Biassono sia
stato: pregare, studiare, conoscere oltre i propri confini, impegnarsi
anche nella vita civica e relazionarsi con tutti.
Eugenio Riboldi
Ultima lettera di Don Luigi a Don Giuseppe
Mio caro Don Giuseppe, Ti ringrazio anzitutto dal profondo
del cuore per il tuo tenero invito per la indimenticabile festa della
Madonna della Cintura: mi rimane sempre impressa in cuore con
tutti i biassonesi. Sono passati tanti anni, ma non gli affetti, gli
indimenticabili affetti, i volti…. Quasi mi sento forestiero! Verrei
volentieri (quattro salti e sono lì) ma sono del tutto infermo e
vivo tra letto e carrozzina: è questa la mia messa quotidiana, che
celebro come se fosse la mia prima Messa sacerdotale, svolgendo
la preghiera per tutti, proprio tutti. Rinnovo il ringraziamento più
sentito a te ed a tutti voi miei carissimi.
Di gran cuore Don Luigi Gaiani
Arcore 9 settembre 2015
13
INCONTRO
Fiera S. Martino
14
INCONTRO
IL GIUBILEO DELLA
MISERICORDIA
La Diocesi di Milano ha
stabilito che per tutta la durata
dell’Anno Santo, a partire
dalla domenica 13 dicembre
2015, venga aperta una Porta
della Misericordia» in 9 chiese
nelle sette zone pastorali.
Segnaliamo il Duomo di
Milano. L’Arcivescovo ha
inoltre stabilito che «per tutta
la durata dell’Anno Santo,
siano costituite in Diocesi
alcune chiese in cui offrire con maggiore continuità la
possibilità di accedere al sacramento della Penitenza
(con lettera in data 1 settembre 2015 il Santo Padre
ha concesso "a tutti i sacerdoti per l’Anno Giubilare
la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti
lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il
perdono"), che pertanto assumono la qualifica di chiese
penitenziali».
Per la nostra zona Pastorale sono:
Chiesa Giubilare:
Santuario di S. Pietro da Verona (Seveso)
Chiesa Penitenziali:
Chiesa parrocchiale Santi Pietro, Marcellino
ed Erasmo (Besana in Brianza)
Santuario della Beata Vergine dei Miracoli (Cantù)
Chiesa parrocchiale Santi Siro e Materno (Desio)
Chiesa parrocchiale Santi App. Pietro e Paolo (Lissone)
Chiesa parrocchiale S. Giovanni Battista
(Duomo di Monza)
Santuario di S. Maria delle Grazie (Ordine Frati
Minori) (Monza)
Chiesa di S. Teresa del Bambino Gesù (Carmelitani)
(Monza)
Santuario di S. Pietro Martire (Seveso)
Santuario della B. Vergine del Rosario (Vimercate)
Mons. Warduni Al Seme
Anche in Iraq, anche fra i profughi nel Kurdistan, c'è chi pensa al
fratello più debole. Una decina di comunità in tutto il Paese, ma
il pensiero principale ora è per quella decina di handicappati con
le loro famiglie riparate da più di un anno a Mosul.
La visita al laboratorio è come un sogno: "Sarebbe bello che voi
un giorno poteste venire a trovarci, magari a Erbil". Sarebbe bello
che i nostri educatori potessero venire a Biassono a imparare e
confrontarsi su come lavorate qui in Italia". La foto per i saluti
una mezz'ora dopo: il seme è stato gettato.
Una stretta di mano, una sintonia subito trovata: noi, con la
cooperativa "Il seme". Imad Hasseb, l'amico iracheno giunto a
Biassono con il vescovo ausiliare di Baghdad Shlemon Warduni,
con il simbolo della comunità "Amore e gioia". Una piccola lastra
di vetro montata su un piedistallo con dipinto sopra una colomba
con l'ala spezzata, ma non per questo meno felice. La mano che
la accarezza è il simbolo dei volontari che aiutano la colomba
mentre il cerchio che avvolte tutto è il progetto di Dio.
Il cuneo è il segno dei movimenti dello Spirito Santo.
15
INCONTRO
AVVENTO 2015
Iniziative e proposte
Per la preghiera quotidiana è a disposizione in fondo alla chiesa il libretto "Vieni Gesù"
Ogni domenica alle 16.55 vespro, riflessione, benedizione
Ogni giorno (da lunedì a sabato) in Chiesa parrocchiale dalle ore 8.05 alle ore 8.10 per i ragazzi delle elementari "Cinque minuti con
Gesù" è gradita anche la presenza dei genitori o dei nonni che li accompagnano. Ai ragazzi verrà regalato il libretto della preghiera insieme
Per la carità di Avvento è proposta anche quest’anno l’iniziativa che ha come titolo: "Ancora solidali con le famiglie in difficoltà: non
lasciamole sole". La cassetta è presso l’Altare della Madonna. Quanto raccolto sarà per le famiglie in difficoltà della Parrocchia
Novena di Natale per ragazzi e comunità. Dal 16 dicembre in parrocchia dalle ore 17,00 alle 17,30. Conclusione con la
S. Messa di Vigilia giovedì 24 dicembre alle 16,30
Lanciamo anche quest’anno la proposta del Presepe nei quartieri che saranno benedetti la settimana prima di Natale.
Segnalare in parrocchia la via e il numero civico
Domenica 29 novembre mercatino di Natale preparato all’oratorio femminile
Domenica 6 dicembre mercatino degli amici di S. Prospero di Suzzara per la Chiesa terremotata
Ritiri spirituali e incontri vari
15/11
Giornata insieme 4° elementare e incontro genitori al femminile alle ore 11.30
22/11
Giornata insieme 5° elementare e incontro genitori al femminile alle ore 15.00
21-22/11 Ritiro giovani e 18/19enni
29/11
Giornata insieme 1° media e incontro genitori al femminile alle ore 15.00
5-6-7/12 Pellegrinaggio ad Assisi per la 2° media
6/12
Giornata insieme 3° elementare e incontro genitori al femminile alle ore 15.00
8/12
Alla S. Messa delle ore 10.15 l'A.C.R. fa la promessa a Maria
13/12
Giornata insieme 2° elementare e incontro genitori al femminile alle ore 15.00
Alle 16,30 in chiesa parrocchiale preghiera con le famiglie e consegna dell’acqua benedetta con la preghiera
da recitare in famiglia. Sono attese in modo particolare le famiglie non visitate dai sacerdoti in avvento.
18/12
Sante confessioni 2° e 3° media in parrocchia ore 20.30
19/12
Alle ore 19.30 in oratorio femminile "Spazio Aperto" con la Festa di Natale
20/12
Alle ore 15.45 Presepe Vivente
21/12
A Macherio ore 21.00 Sante confessioni Adolescenti, 18/19enni, Giovani
16
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VIENI SIGNORE GESù - Oratorio di Biassono