INCONTRO Novembre 2015 a cura della parrocchia S. Martino V. - Biassono VIENI SIGNORE GESù All’inizio dell’ Avvento sentiamo sempre la forza e la bellezza delle parole che concludono la Bibbia nel libro dell’Apocalisse: "Vieni signore Gesù, amen vieni signore Gesù". Sono parole che stando al testo ebraico possono essere letti in due prospettive. Quella “futura” innanzitutto: noi siamo in attesa del ritorno del Signore, in attesa della Sua venuta. La venuta che compirà la nostra salvezza e la salvezza di ogni realtà creata. L’Avvento è nato nella Chiesa proprio per questo: per non dimenticare la promessa che Gesù ha fatto ai discepoli quando ha detto: “ritornerò e vi prenderò con me”. Si, Gesù è già presente, la redenzione è in già in atto ma sentiamo che manca qualcosa, che non siamo ancora felici come vorremmo essere, sentiamo ancora e incerti giorni in maniera molto forte, la lacerazione che il peccato ha creato dentro di noi. Sentiamo proprio il bisogno di gridare Vieni signore Gesù, Vieni a salvarci": è il grido che la liturgia di Avvento ci farà continuamente ripetere. L’attesa di una vita pienamente compiuta è dentro ciascuno di noi, sentiamo che ci manca qualche cosa, sentiamo che quanto già abbiamo, per quanto bello sia non ci basta, vorremmo ancora “di più”. Questo volere di più” è un desiderio scritto nella nostra umanità: un desiderio dei credenti ma che mi capita di “leggere” anche in certe confidenze che mi sento fare da persone che dicono di non avere la fede: tutti, proprio tutti, aneliamo al “di più”. Noi cristiani per grazia, abbiamo la certezza che questo umanissimo desiderio del “di più” si compirà un giorno quando vedremo il Signore “faccia a faccia” e Dio sarà “tutti tutti”. Allora capiremo bene quelle parole misteriose di Gesù nel Vangelo secondo Giovanni: “Io sono venuto perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” Non sempre il Signore compie i nostri desideri ma sempre compie le sue promesse. Non ci assicura sempre una vita facile qui sulla terra, ma ci assicura una vita piena in cielo; è la promessa che la Madonna fa ai tre pastorelli di Fatima, ma la stessa promessa vale anche per noi e per il mondo intero. Al ritorno del Signore questa “Abbondanza di vita” avrà il suo sigillo definitivo. Dicendo questo non vogliamo affatto fuggire dal mondo, pur tra tante difficoltà, di ogni giorno, amiamo la vita, la prendiamo sul serio, siamo contenti di impegnarla per gli altri, ma tutto questo non fa tacere quel desiderio di pienezza che portiamo dentro e che Gesù assicura al suo ritorno. Personalmente ho letto questo anelito al “di più”, all’infinto, qualche tempo fa visitando la P.zza straordinaria di fronte alla Stazione Garibaldi di Milano. Sì, è vero, quei grattaceli possono richiamare anche la Torre di Babele, la torre che sfida Dio, la sua onnipotenza, la sua grandezza… ma quell’altissima guglia più alta anche della guglia della Madonnina, non vorrei sembrare troppo ingenuo, potrebbe significare quel “di più” , quel desiderio di compimento e di pienezza che ciascuno, uomo e donna porta nel cuore e che il Signore al Suo ritorno renderà realtà. Ma le parole dell’Apocalisse: "Vieni signore Gesù, Amen vieni Signore Gesù" possono essere lette anche al “presente” che significa: è vero che il Signore verrà nella gloria, ma sappiamo che è già venuto, è già presente e opera già nella vita e nel cuore degli uomini; già ora abbiamo uomini e donne che lo hanno accolto, lo seguono e sono felici di essere suoi discepoli. Uomini e donne che vivono della luce e della fede in Gesù e trovano in Lui la risposta alle domande, anche le più inquietanti, che tutti noi portiamo in cuore. La missione della Chiesa nel mondo è quella mostrare come la sequela di Cristo rende già adesso pienamente umana la vita di chi ha deciso di affidarsi a Lui. Vorremmo poter dire a tutti con umiltà e dolcezza, che è proprio conveniente credere, rende più umana la nostra vita. Anzi vorremmo dire anche agli amici che dicono di non credere: prova anche tu a vivere come se Dio ci fosse, non ci perderai nulla. Voglio concludere con una frase di Romano Guardini che mi sembra chiudere bene la nostra riflessione “Comprendiamo ora l’umile e pur così eccelso nome che il Messia porta: ‘Il Figlio dell’Uomo’. Nessuno è così intimamente, così sapientemente, così altamente uomo come lui. Per questo egli ci conosce. Per questo la sua parola va alla sostanza delle cose. Per questo l’uomo è radicalmente compreso nella parola di Gesù più di quanto egli stesso non sia in grado di comprendersi. Per questo l’uomo può riporre la sua fiducia nella parola di Cristo più profondamente che in quella dei più grandi sapienti”. Buon Avvento Don Giuseppe 1 INCONTRO EDUCAZIONE, FAMIGLIA ED ECOLOGIA Appunti sul percorso educativo proposto dall'enciclica del Papa "Laudato sii" seconda parte Il percorso, che propone Francesco nei sei capitoli della sua lettera "Laudato sii", pubblicata nel giugno scorso, è innanzitutto educativo. Come abbiamo notato in uno degli ultimi numeri di Incontro, esso prende le mosse da un ascolto attento dei migliori risultati scientifici oggi disponibili in materia ambientale (cap I). Prosegue con il risveglio della consapevolezza della tradizione giudeo-cristiana rispetto alla creazione (cap II) e con una lettura della situazione attuale in profondità (cap. III ) «in modo da coglierne non solo i sintomi ma anche le cause più profonde», nella prospettiva dell’ecologia integrale (cap. IV). Infine conclude, dopo aver considerato le responsabilità e i doveri della politica e dell’economia (cap. V), mettendo a tema "Educazione e spiritualità ecologica" nella consapevolezza che l’educazione e la formazione sono le sfide centrali per “ umanità che ha bisogno di cambiare”. L'educazione è il motivo conduttore dell’enciclica. Il Papa lo dice chiaramente: la questione ecologica è una questione culturale e, quindi, profondamente educativa. Non è sufficiente possedere una sensibilità ecologica e tantomeno basta consegnare alle giovani generazioni un corretto discorso sulla cura della terra come casa comune: «I giovani hanno una nuova sensibilità ecologica e uno spirito generoso, e alcuni di loro lottano in modo ammirevole per la difesa dell’ambiente, ma sono cresciuti in un contesto di altissimo consumo e di benessere che rende difficile la maturazione di altre abitudini». Occorre loro che qualcuno li aiuti ad acquisire e verificare una cultura che si opponga al paradigma tecnocratico di quanti detengono il potere e della mentalità comune secondo cui tutto ciò che la scienza e la tecnica possono fare, si deve fare. Oggi si tende a credere in modo sempre più acritico, ribadisce il Papa citando il grande teologo del Novevento, Romano Guardini, che «ogni acquisto di potenza sia semplicemente progresso, accrescimento di sicurezza, di utilità, di benessere, di forza vitale, di pienezza di valori», come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia. Il fatto è che «l’uomo moderno non è stato educato al retto uso della potenza» (Guardini). Per questo l’immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza. Che fare dunque? Il Papa più che a fare ci invita innanzitutto ad essere e quindi a guardare con occhi nuovi il creato, se stessi, le proprie relazioni, le proprie responsabilità nella società e nella storia: «Occorre uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico», convinti che «la libertà umana è capace di limitare la tecnica, di orientarla, e di metterla al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale». Un simile sguardo ed un siffatto uso della libertà è frutto di un’ educazione, che ha come protagonisti, in primis, «la scuola, la famiglia, i mezzi di comunicazione, la catechesi». Soffermiamoci, per il momento, sulla famiglia che Papa Francesco, ripetendo le parole di Giovanni Paolo II, considera come fattore centrale per il cambiamento, di cui c’è bisogno oggi. Infatti «la famiglia è il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta, e può svilupparsi secondo le esigenze di un'autentica crescita umana. Contro la cosiddetta cultura della morte, la famiglia costituisce la sede della cultura della vita». Nella famiglia si coltivano le prime abitudini di amore e cura per la vita, come per esempio l’uso corretto delle cose, l’ordine e la 2 INCONTRO pulizia, il rispetto per l’ecosistema locale e la protezione di tutte le creature. La famiglia è «il luogo della formazione integrale, dove si dispiegano i diversi aspetti, intimamente relazionati tra loro, della maturazione personale. In essa si impara a chiedere permesso senza prepotenza, a dire "grazie" come espressione di sentito apprezzamento per le cose che riceviamo, a dominare l’aggressività o l’avidità, e a chiedere scusa quando facciamo qualcosa di male. Questi piccoli gesti di sincera cortesia aiutano a costruire una cultura della vita condivisa e del rispetto per quanto ci circonda». Non è semplicismo. E neppure un modo di eludere la questione. Il Papa ci ricorda che un autentico e profondo cambiamento degli stili di vita e delle scelte di consumo ha grandi potenzialità di «pressione su chi detiene il potere politico, economico e sociale»: «Quando siamo capaci di superare l'individualismo, si può effettivamente produrre uno stile di vita alternativo e diventa possibile un cambiamento rilevante nella società». Mettendo a fuoco la necessità e la possibilità di gesti quotidiani in famiglia nella sua lettera, il Papa non sottovaluta l’importanza di percorsi di educazione ambientale pubblici, capaci di incidere su gesti e abitudini quotidiane, dalla riduzione del consumo di acqua, alla raccolta differenziata dei rifiuti fino a «differenziare i rifiuti» e «spegnere le luci inutili». A questo punto Papa Francesco, sull’esempio di Giovanni Paolo II, parla di una conversione ecologica globale e precisamente di una "trasformazione del cuore", a cui offre un magnifico contributo la «grande ricchezza della spiritualità cristiana, generata da venti secoli di esperienze personali e comunitarie». Infatti «ciò che il Vangelo ci insegna ha conseguenze sul nostro modo di pensare, di sentire e di vivere. Non si tratta tanto di parlare di idee, quanto soprattutto delle motivazioni che derivano dalla spiritualità al fine di alimentare una passione per la cura del mondo. […] Dobbiamo riconoscere che non sempre noi cristiani abbiamo raccolto e fatto fruttare le ricchezze che Dio ha dato alla Chiesa, dove la spiritualità non è disgiunta dal proprio corpo, né dalla natura o dalle realtà di questo mondo, ma piuttosto vive con esse e in esse, in comunione con tutto ciò che ci circonda». La famiglia può e deve educare a questi atteggiamenti, di cui per esempio, «un’espressione è fermarsi a ringraziare Dio prima e dopo i pasti». Fin qui i primi tre paragrafi del sesto capitolo dell’enciclica. Nel prossimo numero di Incontro ci soffermeremo su gli altri sette cercando di approfondire gli atteggiamenti e le virtù della "conversione ecologica" come la gratitudine, la gratuità, la sobrietà, la consapevolezza che «la felicità richiede di saper limitare alcune necessità che ci stordiscono, restando così disponibili per le molteplici possibilità che offre la vita». M.R. DOMENICA 20 DICEMBRE PRESEPE VIVENTE PER LE VIE DI BIASSONO Ritrovo ore 15.45 presso "La Curt dal Lazaret". Partenza ore 16.00. Il presepe si concluderà presso i giardini di Villa Verri. 3 INCONTRO PRIMO DOVERE DELLA CHIESA: PROCLAMARE LA MISERICORDIA DI DIO Pubblichiamo ampi stralci del discorso del Papa a conclusione dei lavori della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi dedicato alla famiglia. scandalo. In realtà, le culture sono molto diverse tra loro e ogni principio generale (…) ha bisogno di essere inculturato, se vuole essere osservato e applicato. (…) L’inculturazione non indebolisce i valori veri, ma dimostra la loro vera forza e la loro autenticità, poiché essi si adattano senza mutarsi, anzi essi trasformano pacificamente e gradualmente le varie culture. Abbiamo visto, anche attraverso la ricchezza della nostra diversità, che la sfida che abbiamo davanti è sempre la stessa: annunciare il Vangelo all’uomo di oggi, difendendo la famiglia da tutti gli attacchi ideologici e individualistici. E, senza mai cadere nel pericolo del relativismo oppure di demonizzare gli altri, abbiamo cercato di abbracciare pienamente e coraggiosamente la bontà e la misericordia di Dio che supera i nostri calcoli umani e che non desidera altro che «tutti gli uomini siano salvati» (1 Tm 2,4), per inserire e per vivere questo Sinodo nel contesto dell’Anno Straordinario della Misericordia che la Chiesa è chiamata a vivere. Cari Confratelli, l’esperienza del Sinodo ci ha fatto anche capire meglio che i veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera ma lo spirito; non le idee ma l’uomo; non le formule ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono. Ciò non significa in alcun modo diminuire l’importanza delle formule: sono necessarie; l’importanza delle leggi e dei comandamenti divini, ma esaltare la grandezza del vero Dio, che non ci tratta secondo i nostri meriti e nemmeno secondo le nostre opere, ma unicamente secondo la generosità illimitata della sua Misericordia (cfr Rm 3,21-30; Sal 129; Lc 11,37-54). (…) In questo senso il doveroso pentimento, le opere e gli sforzi umani assumono un significato più profondo, non come prezzo dell’inacquistabile Salvezza, compiuta da Cristo gratuitamente sulla Croce, ma come risposta a Colui che ci ha amato per primo e ci ha salvato a prezzo del suo sangue innocente, mentre eravamo ancora peccatori (cfr Rm 5,6). Il primo dovere della Chiesa non è quello di distribuire condanne o anatemi, ma è quello di proclamare la misericordia di Dio, di chiamare alla conversione e di condurre tutti gli uomini alla salvezza del Signore (cfr Gv 12,44-50). (…) Sotto questa luce e grazie a questo tempo di grazia che la Chiesa ha vissuto, parlando e discutendo della famiglia, ci sentiamo arricchiti a vicenda; e tanti di noi hanno sperimentato l’azione dello Spirito Santo, che è il vero protagonista e artefice del Sinodo. Per tutti noi la parola "famiglia" non suona più come prima del Sinodo, al punto che in essa troviamo già il riassunto della sua vocazione e il significato di tutto il cammino sinodale. In realtà, per la Chiesa concludere il Sinodo significa tornare a “camminare insieme” realmente per portare in ogni parte del mondo, in ogni Diocesi, in ogni comunità e in ogni situazione la luce del Vangelo, l’abbraccio della Chiesa e il sostegno della misericordia di Dio! (…) Vorrei innanzitutto ringraziare il Signore che ha guidato il nostro cammino sinodale in questi anni con lo Spirito Santo, che non fa mai mancare alla Chiesa il suo sostegno. (…) Mentre seguivo i lavori del Sinodo, mi sono chiesto: che cosa significherà per la Chiesa concludere questo Sinodo dedicato alla famiglia? Certamente non significa aver concluso tutti i temi inerenti la famiglia, ma aver cercato di illuminarli con la luce del Vangelo, della tradizione e della storia bimillenaria della Chiesa, infondendo in essi la gioia della speranza senza cadere nella facile ripetizione di ciò che è indiscutibile o già detto. Sicuramente non significa aver trovato soluzioni esaurienti a tutte le difficoltà e ai dubbi che sfidano e minacciano la famiglia, ma aver messo tali difficoltà e dubbi sotto la luce della Fede (…) Significa aver sollecitato tutti a comprendere l’importanza dell’istituzione della famiglia e del Matrimonio tra uomo e donna, fondato sull’unità e sull’indissolubilità, e ad apprezzarla come base fondamentale della società e della vita umana. Significa aver ascoltato e fatto ascoltare le voci delle famiglie e dei pastori della Chiesa che sono venuti a Roma portando sulle loro spalle i pesi e le speranze, le ricchezze e le sfide delle famiglie di ogni parte del mondo. Significa aver dato prova della vivacità della Chiesa Cattolica, che non ha paura di scuotere le coscienze anestetizzate o di sporcarsi le mani discutendo animatamente e francamente sulla famiglia. (…) Significa aver testimoniato a tutti che il Vangelo rimane per la Chiesa la fonte viva di eterna novità, contro chi vuole “indottrinarlo” in pietre morte da scagliare contro gli altri. Significa anche aver spogliato i cuori chiusi che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa, o dietro le buone intenzioni, per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite. Significa aver affermato che la Chiesa è Chiesa dei poveri in spirito e dei peccatori in ricerca del perdono e non solo dei giusti e dei santi, anzi dei giusti e dei santi quando si sentono poveri e peccatori. Significa aver cercato di aprire gli orizzonti per superare ogni ermeneutica cospirativa o chiusura di prospettive, per difendere e per diffondere la libertà dei figli di Dio, per trasmettere la bellezza della Novità cristiana, qualche volta coperta dalla ruggine di un linguaggio arcaico o semplicemente non comprensibile. Nel cammino di questo Sinodo le opinioni diverse che si sono espresse liberamente – e purtroppo talvolta con metodi non del tutto benevoli – hanno certamente arricchito e animato il dialogo, offrendo un’immagine viva di una Chiesa che non usa “moduli preconfezionati”, ma che attinge dalla fonte inesauribile della sua fede acqua viva per dissetare i cuori inariditi[1]. E aldilà delle questioni dogmatiche ben definite dal Magistero della Chiesa, abbiamo visto anche che quanto sembra normale per un vescovo di un continente, può risultare strano, quasi come uno 4 INCONTRO LA FAMIGLIA DIVENTI IL LUOGO NORMALE DELL'ANNUNCIO DELLA BELLEZZA, DELLA BONTà E DELLA VERITà DI SEGUIRE CRISTO! Secondo il nostro Arcivescovo, è questa consapevolezza il risultato più importante delle tre settimane di lavoro dei Vescovi. Carissime e carissimi, questa reciprocità l’altro possa essere effettivamente conosciuto, amato e nel matrimonio, attraverso l’unione corporale e spirituale degli sposi, si realizzi il perpetuarsi della stirpe umana e la crescita della famiglia ecclesiale. La presenza del figlio nel grembo della madre dice che l’amore tra gli sposi è talmente sovrabbondante da dare vita a un altro essere che lo possa ricevere. Durante tutto il Sinodo abbiamo vissuto un clima di grande collaborazione, di instancabile dialogo per arrivare a comprendere le ragioni gli uni degli altri giungendo a trovare - anche sulle questioni più delicate - non tanto una parola conclusiva (che alla fine spetterà al Santo Padre), ma un percorso da cui emerge - da parte di tutti i Padri - l’intento dell’accoglienza, dell’accompagnamento e della partecipazione di tutti i fedeli alla vita della Chiesa alla quale appartengono. Si tratterà ora, ascoltando il Magistero, di vedere se e come sia possibile coniugare il grande bene dell’indissolubilità - da nessuno messo in discussione - con l’esame delle singole situazioni delicate. Nella nostra Chiesa ambrosiana abbiamo creato l’Ufficio Diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati che ha risposto a un’esigenza fortemente sentita, dal momento che in poco più di un mese circa 140 persone vi hanno già cercato aiuto e accompagnamento. In attesa del documento papale, riprenderemo in Diocesi i temi del Sinodo, perché è necessario che il risultato più importante del lavoro sinodale - la consapevolezza che la famiglia diventi, nel quotidiano, il luogo normale dell’annuncio della bellezza, della bontà e della verità di seguire Cristo - si realizzi per tutte le famiglie credenti e per tutte le famiglie di buona volontà. i lavori dell’Assemblea Sinodale sono terminati con una relazione finale consegnata a Papa Francesco e resa pubblica secondo le sue indicazioni. Quali sono, a mio giudizio, i frutti più importanti, al termine di queste tre settimane di intenso lavoro? Da questa grande e davvero "cattolica" Assemblea la famiglia è emersa con una fisionomia più convincente, in tutta la sua ricchezza e nel suo ruolo insostituibile entro la vita della Chiesa e della società. Come ha detto il Papa, si è entrati al Sinodo con una certa idea di famiglia e se ne è usciti con un’idea profondamente rinnovata. La famiglia, concepita come l’unione fedele, stabile, aperta alla vita tra un uomo e una donna, non è solo il pilastro portante della Chiesa e della società, ma il luogo in cui, fin da bambini, si possono imparare i lineamenti costitutivi della relazione in ogni sua forma. Il rapporto tra marito e moglie, quello tra genitori e figli, tra fratelli, con i nonni e gli altri parenti sono la prima scuola di gratuità e il grembo in cui ogni "io" si forma e matura. La differenza tra le generazioni fa emergere la capacità di comunicare la ricchezza della storia familiare inserita nel contesto di una comunità ecclesiale e civile, l’importanza del vivere con un senso gli affetti, di affrontare il lavoro, la festa, la gioia, il riposo, la malattia, la sofferenza, la morte, la condivisione dei bisogni a partire dagli ultimi, la preoccupazione per l’edificazione di una città più equa e giusta. La famiglia è anche il luogo in cui si sperimenta la decisiva insostituibilità della differenza sessuale, elemento costitutivo della persona, una dimensione dell’io che consente l’apertura all’altro. Siamo stati fatti da Dio come uomini e come donne perché in 5 INCONTRO "DA PHILADELPHIA CON UNA CARICA DI ENERGIA PER LA FAMIGLIA" Aurelio Mosca, psicologo di Macherio, ha partecipato col figlio all’VIII Incontro mondiale svoltosi negli Usa: «Un momento di riflessione nel quale tante sensibilità, accentuazioni, esperienze, difficoltà, pur diverse tra loro, non sono state motivo di divisione, ma di unione». C’erano anche Aurelio Mosca, psicologo di Macherio, e il suo figlio maggiore all’VIII Incontro mondiale delle famiglie che si è svolto a Philadelphia dal 22 al 27 settembre. Al rientro parla della sua esperienza e, rispetto a Family 2012 ospitato a Milano, dice: «Quello di Filadelfia si è posto in continuità per il richiamo alla sensibilità e all’attenzione rivolte ai temi della famiglia, al suo ruolo nella società e alla sua importanza per il cammino di fede degli uomini e delle donne del nostro tempo». Ha colto differenze tra i due eventi? Le più evidenti sono legate al contesto sociale e culturale in cui l’incontro si è svolto, per esempio la seconda lingua di traduzione dall’inglese è stato il vietnamita. Il “respiro” ecclesiale e culturale è stato caratterizzato dalla partecipazione di esponenti di Chiese protestanti, evangeliche e di altre confessioni religiose, l’approccio comunicativo e di contenuto è stato molto “americano”, con oltre 50 workshop su tanti aspetti e dimensioni concrete della vita familiare. L’incontro è stato anche la tappa conclusiva della visita ufficiale del Papa negli Usa e all’Onu e, se questo ha contribuito ad amplificare almeno sui media la visibilità dell’evento, le sue risonanze politiche e sulle vicende della Chiesa nordamericana hanno forse un po’ attenuato la centralità dei temi dell’incontro. E rispetto ai temi affrontati? Sono tante le suggestioni e i contenuti che l’incontro ha proposto come arricchimento culturale ed ecclesiale. Credo occorra un giusto tempo di approfondimento per una loro più completa comprensione. Se devo individuare un elemento è quello della pluralità: sono state giornate e occasioni di riflessione sulla famiglia nelle quali le tante sensibilità, accentuazioni, esperienze, difficoltà che vivono le famiglie non hanno significato divisione e frammentazione. La famiglia unisce, non divide, ed è questo che ne fa una risorsa per la società e la convivenza sociale, un “bene comune” per tutti e per i credenti, una “chiesa domestica” aperta sulla ricerca della salvezza e che costruisce la santità. Che cosa l’ha colpita di più nelle giornate a Philadelphia? Le dimensioni e l’ampiezza dell’evento, sia per i temi affrontati, sia per l’articolazione dei contributi e delle voci proposte. Difficile riuscire a farsi un’idea di sintesi, ma forse è proprio questo che ha meglio rappresentato la ricchezza, la complessità e la bellezza della famiglia rappresentata a Philadelphia. La pluralità delle esperienze familiari, dei percorsi di comunione ecclesiale, di accompagnamento pastorale e di sostegno concreto delle famiglie, delle difficoltà e delle "ferite" che le famiglie vivono, sono l’elemento che ha caratterizzato di più l’incontro. Una pluralità che ha saputo, nella comune esperienza di fede e di vita della famiglia, unirsi in una preghiera e in una comunione di 6 INCONTRO fede nella celebrazione eucaristica conclusiva, che ha rappresentato la sintesi spirituale, la profonda unione con il Papa e la comune appartenenza alla Chiesa. Qual è il bagaglio che “ha portato” a casa da questa esperienza? La "batteria" della speranza, con cui credo ciascuno di noi alimenta il proprio “fare famiglia”, ha avuto una ricarica poderosa che servirà sia sul piano personale, sia la mia famiglia ad affrontare le fatiche, gli scoraggiamenti, ma anche i progetti, le disponibilità, le attenzioni della nostra quotidianità. La famiglia, definita dal Papa «fabbrica di speranza, vita e futuro», non è solo un’efficacissima sintesi o una definizione a uso e consumo dei media, è il senso più vero e profondo di ogni esperienza di famiglia. Papa Francesco ha ricordato che l’amore in famiglia si esprime con gesti di tenerezza nella vita quotidiana: la cena pronta, la prima colazione, un abbraccio al rientro la sera... È così? La "fabbrica della speranza" produce il "miracolo dell’amore" che non è un evento straordinario, eccezionale, unico, ma è intriso di quella quotidianità cui ci richiama il Papa. Questa vicinanza e conoscenza di Francesco alla realtà quotidiana della famiglia è straordinaria: il "miracolo" si costruisce attraverso la cura dei legami e delle relazioni, la comunicazione diretta delle emozioni e degli affetti di cui, i gesti indicati dalle sue parole, sono intrisi. È questa la “cura” che, nella condivisione della vita familiare, aiuta ad affrontare le fatiche, i ritmi lavorativi, la dispersione dei tempi e degli impegni di ciascuno, le preoccupazioni della quotidianità. Trovo nelle parole del Papa una sintonia profonda, vera con la mia esperienza familiare (e anche professionale) perché riconciliano le dimensioni autenticamente umane della vita familiare con quell’orizzonte di fede in un Dio dell’amore e della misericordia entro il quale vivo come marito e padre con mia moglie e i miei figli. FAMIGLIA E SOCIETà COSA EMERGE DAL SINODO DEI VESCOVI La famiglia è da tempo al centro del dibattito politico e culturale. Le leggi in discussione sulle unioni civili, il “gender”, il cosiddetto “utero in affitto”, la tutela della vita in tutte le sue fasi. Ci sembra opportuno evidenziare alcune importanti riflessioni in merito che sono state messe a disposizione di tutti i fedeli da parte dei Vescovi riuniti nel Sinodo dedicato alla famiglia in unità con papa Francesco. Dalla Relazione finale: I parte: La chiesa in ascolto della famiglia Capitolo I - La famiglia e il contesto antropologico-culturale. Le contraddizioni culturali. 8. (…..) emerge da quell’ideologia del “gender” che nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia. Questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo. Nella visione della fede, la differenza sessuale umana porta in sé l’immagine e la somiglianza di Dio (cf. Gn 1,26-27) Capitolo III: Famiglia, inclusione e società 27. (….) Lo sfruttamento delle donne e la violenza esercitata sul loro corpo sono spesso unite all’aborto e alla sterilizzazione forzata. A ciò si aggiungano le conseguenze negative di pratiche connesse alla procreazione, quali l’utero in affitto o il mercato dei gameti e degli embrioni. L’emancipazione femminile richiede un ripensamento dei compiti dei coniugi nella loro reciprocità e nella comune responsabilità verso la vita familiare. Il desiderio del figlio ad ogni costo non ha portato a relazioni familiari più felici e solide, ma in molti casi ha aggravato di fatto la diseguaglianza fra donne e uomini. III parte: La missione della famiglia Capitolo II: Famiglia, generatività, educazione 64. (….) La vita è dono di Dio e mistero che ci trascende. Per questo, non si devono in alcun modo scartarne gli inizi e lo stadio terminale. Al contrario, è necessario assicurare a queste fasi una speciale attenzione. Oggi, troppo facilmente si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. A questo riguardo, è compito della famiglia, sostenuta dalla società tutta, accogliere la vita nascente e prendersi cura della sua fase ultima. Riguardo al dramma dell’aborto, la Chiesa anzitutto afferma il carattere sacro e inviolabile della vita umana e si impegna concretamente a favore di essa. Capitolo III: Famiglia e accompagnamento Pastorale. Situazioni complesse. 76. (…..) Circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Il Sinodo ritiene in ogni caso del tutto inaccettabile che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il "matrimonio" fra persone dello stesso sesso. A cura di Leslie e Roberto 7 INCONTRO ASCOLTO E SOSTEGNO ALLE POVERTà: RIFLESSIONI IN OCCASIONE DELLA GIORNATA CARITAS paese, alcuni già seguono spontaneamente con aiuti concreti e consigli le persone in difficoltà, costituire una rete amicale tra questi e i volontari del centro di ascolto è estremamente importante ed è un obiettivo da perseguire. Per approfondire il problema dell'ascolto e sostegno alle povertà in collaborazione con la Società Alspes e il Politecnico di Milano abbiamo condotto una indagine conoscitiva usando nuove schede elaborate da loro i cui risultati saranno presentati entro l'anno. Questo progetto si concluderà entro dicembre e di seguito potete leggere le spese previste per il periodo settembre 2014 - dicembre 2015 e le spese sostenute effettivamente nei primi sette mesi (da settembre 2014 a marzo 2015). Era il mese di Settembre dello scorso anno quando iniziò questo progetto che prevede tra le altre cose la figura di tutor all'interno del centro di ascolto e per questo abbiamo partecipato ad un corso di "Elementi di Coaching Umanistico per volontari Caritas: esserci senza sostituirsi". Questo rappresenta un punto di svolta nella attività del nostro centro di ascolto caritas e influenzerà il nostro modo operativo per i prossimi anni. In generale il livello qualitativo del lavoro di chi si trova in difficoltà non risente dei pur timidi segnali di ripresa e le difficoltà persistono; in alcuni casi occorrerà verificare la possibilità di accompagnare queste persone alla ricerca di un miglioramento della loro situazione. Ci sono a questo proposito delle belle realtà nel nostro Importo in Euro Consuntivo Preventivo presentato 01-09-14 31-03-15 Voci di costo Latte per neonati 500 282,16 Buoni acquisto alimenti 8000 2625 Pannolini per neonati 1000 780,8 Energie (Luce e gas) 9000 6381,51 Acqua 300 183,3 Spese mediche e medicine 1500 721,08 Mensa scolastica 3000 2424,2 Corso formazione 400 400 Cancelleria 200 73,57 Monitoraggio disagio sociale 250 - Totale 24150 14121,63 Centro di Ascolto Caritas - Gianpiero Moro 8 INCONTRO IL MIRACOLO DELLA CARITà Nella nostra parrocchia c'è un "miracolo" che si ripete ogni primo sabato del mese. Sono le "famiglie solidali". Cosa sono le Famiglie Solidali? Sono famiglie che una volta al mese fanno la spesa per chi è più povero e, molte volte, non riesce ad avere il necessario per alimentarsi. Le famiglie bisognose, in questo caso, sono seguite dal Banco Solidarietà Mario e Costanza Biassono che è nato per aiutare con generi alimentari le famiglie che hanno bisogno di questo aiuto. I generi alimentari provengono al Banco Solidarietà in gran parte dal Banco Alimentare di Muggiò e dai prodotti che l'Unione Europea produce per aiuto agli indigenti. Tre anni fa, venuto a mancare l'aiuto europeo il Banco Solidarietà Mario e Costanza ha proposto, in occasione della fiera di San Martino, l'adesione alle famiglie solidali. E questo è il miracolo: in un giorno abbiamo avuto l'adesione di circa 80 famiglie che hanno scelto di fare la spesa una volta al mese e donarla ai volontari del Banco che consegneranno Il Banco di ai bisognosi un pacco di generi alimentari composto da: pasta, riso, pelati, legumi, tonno o carne in scatola, latte, biscotti, olio. Le famiglie in questi tre anni sono diventare circa 180. Ogni primo sabato del mese presso il Centro Culturale don Passamonti, dalle 15 alle 18, più di 100 famiglie regolarmente ci consegnano la loro spesa. È il miracolo della carità che vediamo ripetersi ogni mese e che ci fa render conto che tutto questo è voluto dal Signore che ci indica la strada della condivisione con tutti i nostri fratelli. Il Banco Solidarietà segue mensilmente circa 140 famiglie consegnando loro il pacco di generi alimentari. Se volete aderire alle famiglie solidali potete incontrarci tutti i mercoledì dalle 18,30 alle 19,30 presso il Centro Culturale oppure mandare una mail a [email protected]; riceverete ogni mese una mail con l'indicazione dei prodotti che più necessitano; il quantitativo della spesa è libero e può variare ogni mese a vostra discrezione. Venite e vedete: fare laa carità porta Bene! alla: Solidarietà propone TUTTI dialaderire Vieni con noi come Volontario! dai la tua adesione: - Presso la sede il mercoledì dalle 18.30 alle 19.30 - Telefonando al 039.2754007 - Inviando una mail a [email protected] ____________________________________________________________________________________________________________ 9 INCONTRO Accoglienza dei profughi su invito di papa francesco Relazione dell'incontro con Don Augusto Panzeri responsabile della Caritas di Zona e indicazioni concrete per l'accoglienza dei profughi. • È necessario ribaltare il punto di partenza. • Occorre considerare la situazione non come un "problema". • È un'esperienza dalla quale la nostra comunità può trarne Informazioni generali Attorno alla Caritas della zona V di Monza ruotano circa 400/500 persone accolte. Le persone che verranno accolte hanno già effettuato un periodo di circa due mesi in centri di accoglienza. Nel contempo la Prefettura effettua tutte le ricerche al fine di valutarne l'idoneità e vengono effettuati i controlli sanitari. Le persone accolte hanno comunque a disposizione un arco di tempo (circa 9 mesi/un anno) in cui la Prefettura può verificare e definire il loro permesso di soggiorno. Per i primi 6 mesi per legge non possono effettuare alcun tipo di lavoro dipendente. Le spese gestionali sono a completo carico della Caritas. La Caritas ha a disposizione per ogni persona accolta un sussidio giornaliero di 35 euro che serviranno appunto al loro mantenimento. Le persone ospitate saranno affiancate quotidianamente da un educatore Caritas, che settimanalmente, a sua volta, relazionerà l'equipe. Al di là di questi problemi strettamente tecnici, alla comunità parrocchiale spetta tutto il lavoro di integrazione. dei benefici. • È un'esperienza educante ed arricchente. • Ècertamente una grande occasione per vivere concretamente il proprio essere fedele ad un Vangelo vissuto sulla propria pelle. • È una situazione di "necessità " e di "diritto". • È indispensabile pertanto evitare "l'assistenzialismo". In concreto Una volta presi i contatti con la Caritas viene informata la Diocesi. Viene effettuato un sopralluogo dell'appartamento che si intende mettere a disposizione, da un rappresentante della Caritas e da uno del Consorzio Farsi Prossimo. Viene valutata l'agibilità e l'eventuale adeguatezza dell'appartamento. Di conseguenza si formalizza il tipo di accoglienza che può essere effettuata. Costituzione di un'equipe di lavoro: stesura progetto 10 INCONTRO LO SPORT IN ORATORIO MINICALCIO E MINIVOLLEY DEL DECANATO in vista della riuscita personale. Si realizza la dosatura delle proprie capacità primarie (oggettive e creative) e la identificazione dei propri limiti al fine di potenziare l’impegno cognitivo e pratico per superarli e per esprimersi al meglio, attraverso l’accoglienza della «disciplina» sportiva. Lo sport in tal caso funziona come «radiografia» di se stessi e come stimolo di potenziamento continuativo di se stessi verso obiettivi possibili (il «successo» di sé). Sport e socializzazione-relazionalità mediata. Si struttura il rapporto con l’altro/altri rispetto ad un obiettivo da raggiungere insieme o rispetto al superamento competitivo dell’altro/altri (l’avversario); si costruisce il rapporto con l’adulto/ autorità (arbitro, allenatore, dirigente) con cui fare i conti attraverso la sottomissione, l’obbedienza, la dipendenza, la collaborazione; la ricerca del consenso; l’assolvimento dei compiti nel progressivo passaggio dall’eteronomia all’autonomia; la collocazione nel gioco di squadra. Sport… potenziale luogo di evangelizzazione. Per queste ragioni lo sport può diventare «scuola di vita» e «palestra di virtù». Infatti non è difficile edificare su questi criteri/ valori umani dello sport altrettante virtù cristiane, attraverso quel «circuito virtuoso» che qualifica la testimonianza evangelica e che si impernia sulla persona concreta. Ad esempio la gratuità del dono della vita (corpo-anima), il riconoscimento dell’atto creativo di Dio, l’ascesi e la disciplina, come via perfettiva di sé, la temperanza, il rispetto di sé e degli altri, e la pietà. Al riguardo di quest’ultima virtù, è interessante l’esortazione di San Paolo: «Esercitati nella pietà, perché l’esercizio fisico è utile a poco, mentre la pietà è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente come di quella futura» (Tim4,8-9). La pietà è virtù religiosa ma non esclude la «pietas» umana che nello sport traduce altre parole, quali la gratuità, la magnanimità, la convivialità, la fraternità, e l’intero grappolo di virtù umane che fanno grande l’uomo di sport. Queste attitudini poi possono efficacemente e coerentemente edificare «un cittadino degno del vangelo» (Fil 2,3) che vive nel «mondo dello sport» la sua testimonianza di fede pubblica, secondo principi etici e civili di ineludibile riferimento. Il decanato offre spazio ai nostri gruppi sportivi per collaborare e aiutare i ragazzi dei nostri oratorii ad interagire fra di loro. Come avvenuto già nel mese di ottobre il nostro Oratorio San Luigi ha ospitato le squadre del decanato per un pomeriggio di divertimento e sfida. L’evento si ripeterà ancora durante l’anno. Diventa allora per noi importante chiederci: che senso ha fare sport in oratorio? Il criterio d’oro è: «Lo sport è per l’uomo e non l’uomo per lo sport» (cf SVC n. 12 che cita Giovanni Paolo II). Qui è apertamente indicata la centralità della persona rispetto a tutto il contesto sportivo, è chiarita l’imprescindibile relazione tra uomo e sport attraverso quel «per» decisivo e discriminante. Lo sport porta con sé un insieme di valori, articolati e complessi, con diversi livelli di profondità, affidati all’attenzione e alla cura di tutti gli operatori dello sport: sono costoro che, con competenza e abilità, possono rendere attuali le potenzialità educative e far parlare in modo nuovo il Vangelo del Dio della vita. Sport ed esercizio fisico-motorio. È il livello più elementare che mira allo sviluppo armonico dell’organismo corporeo e al suo benessere fisico; richiede una certa competenza specialistica che adatti gli esercizi alle differenziate tipologie dei soggetti. Sport e articolazione sincronica e volontaria tra mente (psiche) e corpo. Si attua per lo sviluppo della circolarità dinamica tra la sfera psichica della persona e la sfera organica, in modo rispettoso delle diverse condizioni dei soggetti e del grado evolutivo della personalità. Aiuta a coordinare l’intelligenza, la volontà, l’affettività, l’istintività con il movimento corporeo e a fondere in unità tutte le risorse personali, sperimentando, «in corpore vivo», l’unità psicosomatica della persona umana. Sport e conoscenza del «mondo interiore». Avviene attraverso il simmetrico riflesso del «gesto» tecnico-atletico nell’ambito del temperamento, della reattività, della carica conflittiva (emozioni, sensazioni, pulsioni, sentimenti, affettività, ecc. e loro contrari). È importante per lo sviluppo del controllo di sé, dell’ordinamento al fine sportivo di energie psichiche, di costruzione graduale del carattere. In tal senso lo sport rivela la struttura personale interiore e ne manifesta gli aspetti di «correggibilità» e di miglioramento. Sport e misurazione di sé Don Simone 11 INCONTRO MARIA CAREZZA E SORRISO DI DIO Riflessioni sulla devozione mariana e sulla pastorale in occasione della visita nelle parrocchie della Comunità Pastorale della Madonna Pellegrina di Fatima dal 10 al 17 aprile 2016. Come assistente spirituale nazionale e delegato regionale per la Lombardia dell’Apostolato mondiale di Fatima, vivo spesso la gioia , la commozione, la responsabilità, il privilegio, l’onore di accompagnare da vicino il Pellegrinaggio della Madonna Pellegrina di Fatima in tante Parrocchie in tutta Italia. L’ho tenuta in braccio, l’ho guardata da vicino negli occhi, l’ho accompagnata nei viaggi in elicottero, l’ho consegnata ai Parroci all’arrivo e ripresa in custodia alla partenza; ho partecipato ad alcune celebrazioni solenni serali, presiedendo quella di spiegazione dei messaggi di Fatima; ho incrociato e raccolto, non senza emozioni, gli sguardi commossi e devoti di migliaia di ragazzi, giovani, uomini e donne che cercavano negli occhi dolci di Maria il sorriso, la Tenerezza, l’Amore di Dio; ho cercato di spiegare e attualizzare il messaggio di Fatima per la vita e la fede di oggi; ho pregato a lungo anch’io come tanti la mamma del cielo; spesso ho sentito il cuore ardere dentro! Sono proprio un prete fortunato! E poi…. Che emozione e che gioia grande accompagnare e accogliere più volte come Pastore, Parroco, la Madonna Pellegrina di Fatima nella mia Chiesa Parrocchiale, nella nostra Comunità Cristiana; per le nostre famiglie e per la nostra gente la visita ben preparata e ben gestita infatti della Madonna Pellegrina di Fatima in una Comunità Cristiana è la sana devozione mariana fanno sbocciare miracolosamente i doni di Dio: diventa l’incredibile occasione di vivere intense giornate di veri e propri Esercizi Spirituali è una potente missione popolare. Maria mamma non sta mai con le mani in mano, riesce ad attirare e richiamare ovunque e sempre migliaia di persone, regalando alla Chiesa e noi suoi sacerdoti l’opportunità di predicare il Vangelo, di celebrare i sacramenti, di guidare la preghiera, di consolare i cuori, di esortare a scelte di vita cristiana, di parlare del Signore Gesù a tantissima gente ben disposta ad ascoltare con il cuore e a rispondere con la vita. Mi sono spesso chiesto: che cosa cerca tutta questa folla di persone? Di che cosa ha bisogno? Non certo di una statua, o di epidermiche emozioni o di riti puramente esteriori … E’ gente che ha bisogno di speranza, di positività, di fiducia, di fede … di amore! Di Amare e di essere amata. Ha bisogno di Dio! Cerca Gesù! Chiede: di non desiderare di vivere in un altro mondo, ma di vivere in un altro mondo, quello degli amici e dei discepoli di Gesù. Ci invia i suoi messaggi, per ricordare ciò che Suo Figlio ci ha detto nel Vangelo: vincere l’ateismo teorico e pratico ridando a Dio il Suo giusto primato; vincere il relativismo etico e il disimpegno prendendo parte al progetto della Redenzione del mondo; vincere la solitudine e il delirio di onnipotenza consegnando, affidando il cuore al Suo Cuore Immacolato. Maria, prima pellegrina della fede e modello del discepolato cristiano, ci protegge, ci dona l’esempio, parla di noi al Suo Gesù. Ci aiuta a essere meglio e di più umani e cristiani. Ci è vicina, per accarezzare i nostri cuori, per farci sentire il cielo più amico e più vicino, per regalarci il sorriso di Dio, per portarci Gesù, per portarci a Gesù! Lodo e ringrazio Dio, il Signore del mio cuore, per questo grande Dono che ci ha concesso di accogliere e di vivere. Magnificat! Don Vittori De Paoli Assistente spirtuale nazionale Apostolato mondiale di Fatima 12 INCONTRO RICORDO DI DON LUIGI GAIANI Incontrai per la prima volta Don Luigi un pomeriggio del giugno 1954. Erano da poco iniziate le vacanze scolastiche e mi trovavo nel cortile dell’oratorio di Via dei Tintori (il vecchio oratorio) seduto su una panca a leggere, credo, Il Vittorioso (giornalino allora molto diffuso tra i ragazzi). Egli mi si avvicinò e cominciammo a conoscerci. Si formò presto un gruppo di giovani fra i 15 e i 20 anni che, insieme ad altri con qualche anno in più, sarebbero diventati i suoi stretti collaboratori nei vari campi di attività a cui si sarebbe dedicato. Don Luigi, oltre che nelle sue funzioni di guida spirituale, si rivelò da subito, nonostante l’ancor giovane età (aveva 25 anni), un eccellente maestro per la nostra crescita, oltre che morale, culturale, sociale e civica. All’epoca, le contrapposizioni politiche fra "bianchi" e “rossi” erano ancora notevoli, ma il mondo, anche a livello locale, stava rapidamente cambiando. Si può dire che Don Luigi avesse, fra l’altro, una spiccata passione anche per la politica e quindi ci spronò ad impegnarci pure nel partito (D.C.) che doveva essere strumento per prepararci ad assumere responsabilità nell’Amministrazione Comunale. Non pochi di noi divennero infatti Sindaci, Assessori e Consiglieri Comunali. Anche in questo contesto fu uomo del dialogo con tutti infondendo anche in noi questo imprescindibile valore. I meno giovani ricorderanno ancor oggi che non disdegnava di colloquiare con chiunque e in qualsiasi luogo ad esempio facendo visita, se invitato, anche presso la Cooperativa dei "compagni". E’ con questo spirito, si direbbe oggi ecumenico, che ritenne importante rilanciare presso il campo sportivo del nuovo oratorio l’attività calcistica con la Polisportiva Biassonese (poi divenuta A.C. Biassono). Insomma, fra le missioni di Don Luigi, c’era anche quella per cui, o in casa propria o andando in casa degli avversari, si doveva avvicinare il più gran possibile di persone per poter di loro una buona parola indirizzandole vero l’oratorio e, quindi verso la Chiesa. Delle molteplici iniziative intraprese non si può dimenticare la costituzione, verso il 1960, del primo centro Culturale Biassonese con cineforum, conferenze, incontri con vari personaggi (come Ermanno Olmi), concorsi di pittura, gite culturali. Concedendo le sedi presso l’oratorio, favorì la nascita del CAI e dello Sci club. Non si può infine dimenticare l’organizzazione dei campeggi estivi: S. Caterina Valfurva, Chiareggio, Alleghe, Solda (3 anni con vista sull’Ortles e il Gran Zebrù), Plampincieux (3 anni alla base del Monte Bianco). Naturalmente si andava e si ritrovava con il pullman strapieno. Si potrebbe dire, per concludere, che il motto riassuntivo dell’azione di Don Luigi nei circa dieci anni di permanenza a Biassono sia stato: pregare, studiare, conoscere oltre i propri confini, impegnarsi anche nella vita civica e relazionarsi con tutti. Eugenio Riboldi Ultima lettera di Don Luigi a Don Giuseppe Mio caro Don Giuseppe, Ti ringrazio anzitutto dal profondo del cuore per il tuo tenero invito per la indimenticabile festa della Madonna della Cintura: mi rimane sempre impressa in cuore con tutti i biassonesi. Sono passati tanti anni, ma non gli affetti, gli indimenticabili affetti, i volti…. Quasi mi sento forestiero! Verrei volentieri (quattro salti e sono lì) ma sono del tutto infermo e vivo tra letto e carrozzina: è questa la mia messa quotidiana, che celebro come se fosse la mia prima Messa sacerdotale, svolgendo la preghiera per tutti, proprio tutti. Rinnovo il ringraziamento più sentito a te ed a tutti voi miei carissimi. Di gran cuore Don Luigi Gaiani Arcore 9 settembre 2015 13 INCONTRO Fiera S. Martino 14 INCONTRO IL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA La Diocesi di Milano ha stabilito che per tutta la durata dell’Anno Santo, a partire dalla domenica 13 dicembre 2015, venga aperta una Porta della Misericordia» in 9 chiese nelle sette zone pastorali. Segnaliamo il Duomo di Milano. L’Arcivescovo ha inoltre stabilito che «per tutta la durata dell’Anno Santo, siano costituite in Diocesi alcune chiese in cui offrire con maggiore continuità la possibilità di accedere al sacramento della Penitenza (con lettera in data 1 settembre 2015 il Santo Padre ha concesso "a tutti i sacerdoti per l’Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono"), che pertanto assumono la qualifica di chiese penitenziali». Per la nostra zona Pastorale sono: Chiesa Giubilare: Santuario di S. Pietro da Verona (Seveso) Chiesa Penitenziali: Chiesa parrocchiale Santi Pietro, Marcellino ed Erasmo (Besana in Brianza) Santuario della Beata Vergine dei Miracoli (Cantù) Chiesa parrocchiale Santi Siro e Materno (Desio) Chiesa parrocchiale Santi App. Pietro e Paolo (Lissone) Chiesa parrocchiale S. Giovanni Battista (Duomo di Monza) Santuario di S. Maria delle Grazie (Ordine Frati Minori) (Monza) Chiesa di S. Teresa del Bambino Gesù (Carmelitani) (Monza) Santuario di S. Pietro Martire (Seveso) Santuario della B. Vergine del Rosario (Vimercate) Mons. Warduni Al Seme Anche in Iraq, anche fra i profughi nel Kurdistan, c'è chi pensa al fratello più debole. Una decina di comunità in tutto il Paese, ma il pensiero principale ora è per quella decina di handicappati con le loro famiglie riparate da più di un anno a Mosul. La visita al laboratorio è come un sogno: "Sarebbe bello che voi un giorno poteste venire a trovarci, magari a Erbil". Sarebbe bello che i nostri educatori potessero venire a Biassono a imparare e confrontarsi su come lavorate qui in Italia". La foto per i saluti una mezz'ora dopo: il seme è stato gettato. Una stretta di mano, una sintonia subito trovata: noi, con la cooperativa "Il seme". Imad Hasseb, l'amico iracheno giunto a Biassono con il vescovo ausiliare di Baghdad Shlemon Warduni, con il simbolo della comunità "Amore e gioia". Una piccola lastra di vetro montata su un piedistallo con dipinto sopra una colomba con l'ala spezzata, ma non per questo meno felice. La mano che la accarezza è il simbolo dei volontari che aiutano la colomba mentre il cerchio che avvolte tutto è il progetto di Dio. Il cuneo è il segno dei movimenti dello Spirito Santo. 15 INCONTRO AVVENTO 2015 Iniziative e proposte Per la preghiera quotidiana è a disposizione in fondo alla chiesa il libretto "Vieni Gesù" Ogni domenica alle 16.55 vespro, riflessione, benedizione Ogni giorno (da lunedì a sabato) in Chiesa parrocchiale dalle ore 8.05 alle ore 8.10 per i ragazzi delle elementari "Cinque minuti con Gesù" è gradita anche la presenza dei genitori o dei nonni che li accompagnano. Ai ragazzi verrà regalato il libretto della preghiera insieme Per la carità di Avvento è proposta anche quest’anno l’iniziativa che ha come titolo: "Ancora solidali con le famiglie in difficoltà: non lasciamole sole". La cassetta è presso l’Altare della Madonna. Quanto raccolto sarà per le famiglie in difficoltà della Parrocchia Novena di Natale per ragazzi e comunità. Dal 16 dicembre in parrocchia dalle ore 17,00 alle 17,30. Conclusione con la S. Messa di Vigilia giovedì 24 dicembre alle 16,30 Lanciamo anche quest’anno la proposta del Presepe nei quartieri che saranno benedetti la settimana prima di Natale. Segnalare in parrocchia la via e il numero civico Domenica 29 novembre mercatino di Natale preparato all’oratorio femminile Domenica 6 dicembre mercatino degli amici di S. Prospero di Suzzara per la Chiesa terremotata Ritiri spirituali e incontri vari 15/11 Giornata insieme 4° elementare e incontro genitori al femminile alle ore 11.30 22/11 Giornata insieme 5° elementare e incontro genitori al femminile alle ore 15.00 21-22/11 Ritiro giovani e 18/19enni 29/11 Giornata insieme 1° media e incontro genitori al femminile alle ore 15.00 5-6-7/12 Pellegrinaggio ad Assisi per la 2° media 6/12 Giornata insieme 3° elementare e incontro genitori al femminile alle ore 15.00 8/12 Alla S. Messa delle ore 10.15 l'A.C.R. fa la promessa a Maria 13/12 Giornata insieme 2° elementare e incontro genitori al femminile alle ore 15.00 Alle 16,30 in chiesa parrocchiale preghiera con le famiglie e consegna dell’acqua benedetta con la preghiera da recitare in famiglia. Sono attese in modo particolare le famiglie non visitate dai sacerdoti in avvento. 18/12 Sante confessioni 2° e 3° media in parrocchia ore 20.30 19/12 Alle ore 19.30 in oratorio femminile "Spazio Aperto" con la Festa di Natale 20/12 Alle ore 15.45 Presepe Vivente 21/12 A Macherio ore 21.00 Sante confessioni Adolescenti, 18/19enni, Giovani 16