Archivio
di Stato
di Cremona
I disegni delle acque
tra rappresentazione e gestione del territorio
Mostra documentaria
a cura di Valeria Leoni e Matteo Morandi
Cremona, 21 marzo - 5 aprile 2014
Archivio di Stato di Cremona - Via Antica Porta Tintoria, 2 - Cremona
mostra documentaria
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Archivio
di Stato
di Cremona
I disegni delle acque
tra rappresentazione e gestione del territorio
Mostra documentaria
a cura di Valeria Leoni e Matteo Morandi
Cremona, 21 marzo - 5 aprile 2014
Archivio di Stato di Cremona - Via Antica Porta Tintoria, 2 - Cremona
mostra documentaria
La mostra è stata organizzata da:
A rchivio di Stato di C remona e FA I Fondo A mbiente Italiano - Delegazione di C remona.
Con il contributo e il sostegno di:
Consorzio Irrigazioni Cremonesi
Consorzio di Bonifica Dugali
Naviglio della città di Cremona
Camera di Commercio di Cremona
In giugno 2013 la Delegazione FAI Cremona ha organizzato il convegno “Il latte non è acqua” nell’ambito del progetto nazionale V ia Lattea (www.faivialattea.it), realizzato in collaborazione con Expo
2015. Nel suo intervento l’ingegner Loffi, direttore del Consorzio Irrigazioni Cremonesi, ha sostenuto convintamente che la ricchezza della zootecnia e più in generale dell’agricoltura e del paesaggio cremonesi
sta proprio invece nella secolare disponibilità di acqua irrigua. Ma troppe persone non ne sono consapevoli.
Da qui l’idea di dedicare la XXII Giornata FAI di Primavera a Cremona – che si estende in verità per quasi
un mese, dal 14 marzo al 5 aprile – a questi temi, partendo dall’apertura delle prestigiose Sedi delle magistrature cremonesi delle acque: il Consorzio Dugali Naviglio Adda Serio, già Dugali, nel seicentesco ex
convento dei Gesuiti, il Naviglio Città di Cremona ed il Consorzio Irrigazioni Cremonesi, in palazzo
Zignani.
Alla visita alle Sedi è parso opportuno affiancare una mostra documentaria che illustrasse l’ultracentenaria attività degli Enti preposti alla gestione delle acque e i cui archivi costituiscono un bene prezioso da far
conoscere ma anche da tutelare. L’esposizione quindi è un tassello essenziale del nostro impegno per
divulgare questo prezioso patrimonio e la storia di queste istituzioni, suggerendo anche spunti sul valore
turistico del paesaggio cremonese così tipicamente definito dalle “cose d’acqua”.
La fattiva collaborazione con gli enti ed il sostegno di Camera di Commercio di Cremona, l’entusiasmo e
la competenza delle persone che per mesi a titolo gratuito hanno preparato questa manifestazione saranno, ci auguriamo, ripagati dalla visita di tanti cittadini, invogliati ad andare a vedere, magari in bicicletta, questi segni distintivi sul nostro territorio. Per tutelarli, perché senza conoscere non si ama e non si protegge.
Francesca Bottini
Capo Delegazione FAI Cremona
A ngela Bellardi
Direttore Archivio di Stato di Cremona
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Pr esentazio ne
Una specificità dell’Archivio di Stato di Cremona è senza dubbio costituita dagli archivi prodotti
da istituzioni che fin dal periodo medievale si occuparono della gestione della ricca rete idrica del territorio, con il duplice scopo di contenere gli effetti devastanti di alluvioni e inondazioni e di gestire la rete irrigua, oltre all’approvvigionamento d’acqua in città.
Archivi cosiddetti ‘delle acque’ che tanto interesse suscitano negli studiosi pur nella loro complessità dovuta a ragioni tecniche e nel contempo la conoscenza della terminologia tipica, ma che hanno avuto un grande valorizzatore nella figura dell’ing. Bruno Loffi.
Come ricorda Maria Luisa Corsi “dalla meditata consapevolezza dell’inscindibile legame tra passato e presente nasce la ricerca storica di Bruno Loffi… intesa come arricchimento di conoscenze per i suoi concittadini impegnati nelle ‘vicende d’acque’, e sostegno a migliori scelte operative perché motivate dall’insegnamento sapienziale offerto dalle lunghe trasformazioni tecnico-giuridiche delle maggiori reti idrauliche
cremonesi” (Corsi 2008 - 2009).
E grazie alla passione per la ricerca storica e nella consapevolezza dell’importanza delle ‘carte delle acque’
per la storia cremonese che all’ing. Loffi dobbiamo essere grati per la conservazione di tali materiali e
soprattutto dobbiamo essergli grati per l’impegno profuso nel far sì che questi archivi confluissero in
Archivio di Stato, unico luogo da lui considerato idoneo per la loro conservazione e valorizzazione.
Tra il 1963 e il 1988 ecco la consegna all’Archivio di Stato degli archivi del Naviglio della città di Cremona,
del Naviglio del Condominio Pallavicino, del Consorzio Irrigazioni Cremonesi.
Il suo esempio favorì il deposito di altri archivi tra i quali spicca senza dubbio quello dell’Ufficio Argini e
Dugali, “tanto suggestivo perché conserva il fascino del riordino settecentesco e un ragguardevole corredo iconografico”.
E proprio le Giornate FAI di primavera sono sembrate occasione propizia per raccontare la storia ultracentenaria delle acque cremonesi, delle opere realizzate per il territorio e degli Enti che ancora gestiscono questo patrimonio immutato nei secoli e di grande valore dal punto di vista ambientale.
Poiché le Giornate FAI hanno come scopo principale il far conoscere beni e siti poco noti, quale migliore occasione quindi presentare quelle infrastrutture idrauliche realizzate nei secoli .
Si tratta di una storia raccontata non tanto attraverso i difficili e complessi documenti giuridico-amministrativi (la gestione quotidiana, le numerose liti per l’uso delle acque), ma narrata attraverso preziosi disegni e mappe o rappresentazioni allegoriche che pur nella loro tecnicità permettono di cogliere l’importanza della gestione del territorio, nonché le figure dei tecnici preposti.
Ad una breve scheda sulla storia dei vari Enti preposti alla gestione delle acque fa seguito il catalogo della
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mostra con un ricco apparato fotografico.
È sembrato quindi doveroso ricordare due delle figure più significative che dall’Ottocento fino ai giorni
nostri hanno impresso un marchio indelebile sullo sviluppo delle infrastrutture idrauliche del territorio cremonese: Pietro Vacchelli e Bruno Loffi.
In chiusura gli Enti preposti alla gestione delle acque si presentano illustrando le funzioni attuali e gli interventi attuati.
A ngela Bellardi
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Le istituzioni deLLe acque
Naviglio della città di Cremona
Le prime norme emanate dal Comune di Cremona
per la gestione delle acque del territorio risalgono
al XIII secolo. Nel XIV fu istituito un apposito ufficio comunale, denominato officium stratarum, arzinorum et aquarum con il compito di mantenere e
riparare canali, argini, ponti e strade e di costruire
nuove opere. Alla seconda metà del Trecento, in
piena epoca viscontea, risale la prima legislazione
organica in materia: le Provisiones et statuta stratarum et aquarum costituiscono un’ampia sezione
degli statuti cittadini del 1356, mentre l’ultima compilazione statutaria del 1387-1388 comprende un
gruppo di rubriche intitolate De viis, aggeribus et
aquis (Schiavini 1977, pp. 198-199).
All’origine della costruzione del Naviglio della città
di Cremona, che ebbe inizio nel 1337 sotto la
dominazione di Azzone Visconti, è il famoso diploma del 1329, esposto anche in questa sede e
descritto alla scheda n. 8, con il quale l’imperatore
Ludovico IV riconobbe al Comune di Cremona il
diritto di derivare acqua dal fiume Oglio. Le acque
del Naviglio civico avevano un duplice utilizzo:
erano adoperate, attraverso le derivazioni, per l’irrigazione delle campagne, mentre, giungendo in
città e alimentando la Cremonella, fornivano l’apporto idrico necessario a diverse attività e in particolare al funzionamento di mulini e imprese artigianali. Spesso tuttavia l’utilizzo di acque per l’irrigazione della pianura alta era causa di penuria idrica in
città: di qui l’esigenza spesso ripropostasi nel corso
dei secoli di creare nuove derivazioni di acque
dall’Oglio, come documenta il privilegio di Gian
Galeazzo Sforza del 1481, qui esposto (doc. 9),
relativo alla costruzione, mai realizzata, del
Naviglio “novo” presso Soncino (Petracco 1998,
pp. XVIII, 3-83).
L’Ufficio del Naviglio ebbe la sua struttura definitiva nel 1551 con l’emanazione delle Provisiones
Navigii magnificae communitatis C remonae (cfr.
doc. 10 per la versione volgare del 1565)
Inizialmente ad esso furono affidati due ordini di
competenze: la gestione delle acque del Naviglio e
la cura di ponti, chiuse e argini di tutto il territorio
cremonese; dal 1568 parte di questi compiti furono attribuiti all’Ufficio Argini e Dugali di nuova istituzione (si veda oltre il relativo profilo istituzionale). A capo del Naviglio vi erano sei prefetti e un
commissario, eletti con mandato biennale dal
Consiglio generale della città. Esso aveva anche
competenze giurisdizionali nella materia di sua
competenza e poteva quindi procedere contro
coloro che non pagavano i contributi imposti, alteravano le “bocche” di derivazione, estraevano
acqua illegalmente o commettevano altre infrazioni. Le tasse erano imposte dall’Ufficio agli utilizzatori in misura proporzionale alla quantità d’acqua
estratta dal Naviglio attraverso bocche ‘modulate’,
dotate cioè di un edificio idraulico, il modello,
appunto, che consente di definire la portata della
bocca di erogazione (Loffi 1996a, pp. 97-100; Loffi
7
1996b, pp. 120-121).
Nel 1786, in applicazione delle riforme di Giuseppe
II che modificarono profondamente gli assetti dell’amministrazione cittadina, l’Ufficio fu soppresso e
le sue competenze passarono alla Congregazione
municipale.
Uno degli ultimi provvedimenti degli ufficiali preposti al Naviglio fu il riordino dell’archivio e la compilazione del relativo inventario, affidati a Gaetano
Benini, cui si deve la realizzazione del “Repertorio
delle scritture dell’archivio dell’Ufficio del Naviglio
della città di Cremona”, ancor oggi guida per la
consultazione di questo prezioso complesso documentario.
Nel corso del XIX secolo si ripresentò più volte la
vertenza fra i navilisti e il Comune di Cremona
riguardo alla proprietà e alla gestione del canale.
Già sul finire del secolo precedente gli utenti, perlopiù nobili proprietari, avevano invocato il ripristino di quelle forme di autonomia di cui avevano
goduto per tutto l’antico regime, deviandone le
competenze dagli uffici comunali. Nel 1864 l’assessore municipale Pietro Vacchelli, amministratore
esperto anche in fatto di acque, i cui progetti erano
già orientati verso la costruzione di un canale, a lui
poi intitolato, che derivasse acqua dall’Adda, confermò la proprietà del Naviglio al Comune di
Cremona, aggiungendo che “in attesa di realizzare
la derivazione dall’Adda è opportuno che la città
mantenga i suoi diritti anche per poter facilitare
quell’opera” (cit. in Loffi 1992, p. 15).
Dopo lunghe a articolate discussioni, tra il 1876 e il
1877 fu prospettata una nuova organizzazione del8
l’azienda Naviglio, entrata in vigore nel 1881, che
mediando fra entrambe le posizioni, quella privatista e quella municipalista, contemplasse la presenza, al vertice, di un consiglio d’amministrazione presieduto dal sindaco, con funzioni di rappresentanza
e di attività ordinaria, e di un consiglio dei delegati,
composto dai rappresentanti delle rogge collettate,
cui sarebbe spettato di deliberare i conti, nonché le
tasse e le modifiche statutarie.
Nel 2001 una modifica statutaria ha consegnato
definitivamente ai navilisti il diritto di nominare il
consiglio d’amministrazione, il presidente e il vicepresidente.
Ufficio Argini e Dugali
L’Ufficio Argini e Dugali fu istituito con decreto del
Senato di Milano del 13 marzo 1568.
Già da qualche anno il Consiglio generale della città
di Cremona rifletteva sull’opportunità di erigere
una nuova magistratura che assumesse le iniziative
necessarie ad evitare le frequenti inondazioni che
affliggevano la pianura inferiore. La conformazione
del territorio cremonese - caratterizzata da una
netta distinzione tra la pianura alta, principalmente
preoccupata dai problemi legati all’irrigazione del
terreno facilmente permeabile, e la parte inferiore,
il cui terreno digradante verso il fiume Po è invece
soggetto ad alluvioni, necessitando di opere di arginamento e scolo - rendeva infatti opportuno che
tali diversi ordini di problemi, fino a quel momento
affidati all’unico Ufficio del Naviglio, fossero suddi-
visi tra due organi specifici.
Alla nuova magistratura furono quindi affidate la
gestione e la cura della rete dei dugali e delle seriole che scorrevano nella ‘provincia inferiore’ cremonese, delimitata dal Naviglio civico a ovest, dal
fiume Oglio a nord e dal fiume Po a sud, oltre alla
manutenzione degli argini dei fiumi Po e Oglio.
L’Ufficio aveva funzioni amministrative, fiscali e giudiziarie per le materie di sua competenza ed era
formato da sei prefetti e dal commissario nominati
dal Consiglio generale della città; disponeva di un
cancelliere e aveva la possibilità di prendere al proprio servizio uno o più ingegneri o architetti. I prefetti e il commissario stabilivano le tasse e i contributi necessari a sostenere le spese per il funzionamento dell’Ufficio e per i lavori di riparazione e
ricostruzione degli argini e dei dugali. L’imposta non
era strettamente legata, come nel caso dell’Ufficio
del Naviglio, alla quantità d’acqua utilizzata, ma era
dovuta da tutti i soggetti i cui beni godevano in
modo diretto o indiretto delle opere effettuate
dall’Ufficio stesso.
Gli interventi di riparazione e manutenzione necessari erano stabiliti in seguito alle visite che una commissione formata da due prefetti e dal commissario
svolgevano con regolarità agli argini, mentre la
custodia di argini e chiuse era affidata a campari,
affiancati, se necessario da architetti o ingegneri. La
struttura dell’Ufficio rimase sostanzialmente invariata fino alle riforme settecentesche, avviate dall’imperatrice Maria Teresa e proseguite dal figlio
Giuseppe II, che nel 1786 ne stabilì la definitiva soppressione attribuendo le sue competenze alla
Congregazione municipale.
All’avvio delle operazioni del nuovo Catasto dello
Stato di Milano, nel secondo e terzo decennio del
Settecento, è da collegare probabilmente l’intervento di sistemazione e di capillare descrizione dell’archivio, completato dal ragionato dell’Ufficio
Pietro Maria Semenzi nel 1724, oltre alla realizzazione del “Nuovo Catasto” dei Dugali portata a
termine dallo stesso Semenzi nel 1736.
L’inventariazione dell’archivio si concretizzò nella
redazione di quattro tomi: i primi tre contenenti la
descrizione dei documenti, l’ultimo l’indice dell’inventario stesso. È opportuno in questa sede rilevare la particolare cura grafica ed estetica che caratterizza l’opera del Semenzi: i volumi sono arricchiti
da immagini con figure allegoriche (docc. 1-4), oltre
che da disegni tecnici finemente ornati, quasi tutti
esposti in mostra (docc. 17-19, 21).
Dopo la soppressione dell’Ufficio, durante il periodo napoleonico, le competenze sugli argini e i
dugali rimasero inizialmente in carico all’amministrazione municipale.
Nel 1809, in applicazione del decreto napoleonico
6 maggio 1806 relativo alla “sistemazione ed amministrazione generale delle acque e delle strade” e
del successivo “Regolamento per le società degli
scoli e bonificazioni” del 20 maggio dello stesso
anno, la gestione dei dugali fu affidata al neoistituito Comprensorio dei dugali inferiori cremonesi,
consorzio comprendente 102 località del territorio.
Nel 1940, con decreto 4 dicembre n. 5353 del
Ministero di Agricoltura e Foreste, in applicazione
del regio decreto 215/1933, il Comprensorio
9
Dugali fu qualificato ente di bonifica, mentre, in
virtù dell’art. 59 dello stesso decreto, “assunse la
figura di ente di diritto pubblico” e fu successivamente denominato Consorzio di bonifica dugali.
gni tecnici e rappresentazioni cartografiche dei territori attraversati dal Naviglio, alcuni dei quali esposti anche in questa sede (docc. 5, 6, 12, 22), di particolare interesse sia per l’antichità sia per la qualità
della realizzazione.
Condominio o Naviglio Pallavicino
Consorzio irrigazioni cremonesi
La rete irrigua dei Pallavicino ebbe origine dall’iniziativa del marchese Galeazzo I Pallavicino che, nel
1484, entrò in possesso di una porzione della
seriola Pumenenga e di beni nella Calciana. Tra il
1505 e il 1511 egli costruì il Naviglio Pallavicino,
allargando la seriola Pumenenga e introducendovi
acque derivate dal fiume Oglio, grazie alla concessione ottenuta dal Comune di Cremona nel 1515;
gli eredi allungarono il corso del Naviglio, acquisendo la Calciana e altre rogge derivate dall’Oglio o alimentate da sorgenti. Successivamente la rete si
allargò anche alla parte inferiore della provincia;
essa era gestita in condominio dai marchesi
Pallavicino del ceppo cremonese, soprattutto in
forza della clausola testamentaria del 3 settembre
1569, con cui Adalberto Pallavicino, figlio di
Galeazzo, stabilì che i canali del casato e i diritti
connessi fossero legati in fedecommesso e non
potessero essere divisi tra i diversi membri. Nel
1893 il Condominio cedette la rete irrigua al
Consorzio irrigazioni cremonesi (si veda oltre il
relativo profilo istituzionale).
Il complesso documentario prodotto dal
Condominio è anch’esso depositato presso
l’Archivio di Stato di Cremona e comprende dise10
Il Consorzio per l’incremento dell’irrigazione nel territorio cremonese, altrimenti noto come Consorzio
irrigazioni cremonesi (CIC), si costituì il 26 marzo
1883 allo scopo di derivare acqua dall’Adda, irrigando la campagna circostante, mediante un canale,
detto inizialmente di Marzano dal nome della località dove ha origine, nel comune di Merlino (Lodi),
e in seguito (1913) intitolato al senatore Pietro
Vacchelli, che ne fu ideatore intelligente e tenace in
veste di promotore e primo presidente dell’ente
(doc. 28). Egli, sulla base di precedenti progetti (si
veda, ad es., il documento qui esposto al n. 7), fin
dal 1875 aveva lanciato appunto l’idea di riunire in
consorzio un buon numero di comuni cremonesi
interessati a garantire al territorio le condizioni indispensabili per una produttività adeguata al suo sviluppo vocazionale: la zootecnia.
Raccolte le adesioni di 58, poi 59 comuni e ottenute dal Governo le autorizzazioni necessarie, grazie
soprattutto al peso politico esercitato da Vacchelli,
il Consorzio proseguì tra il 1886 e il 1893 (docc. 2426), fronteggiandosi “fra mille angustie e deprimenti assenze” (Loffi 1993, p. 182), nella realizzazione di
un corso d’acqua artificiale, che da Marzano attra-
versasse tutto il Cremasco, scavalcando il fiume
Serio, fino a Genivolta. Qui avrebbe incontrato i
canali derivatori dall’Oglio – Naviglio civico e
Naviglio grande Pallavicino, fino ad allora i principali
acquedotti del territorio cremonese – oltre alle
innumerevoli rogge provenienti da monte. Nel
1893 l’opera di costruzione, la più imponente per
l’irrigazione della provincia, fu sigillata dall’acquisto
dei canali Pallavicino, antica e importante rete idraulica privata che, alimentata prevalentemente dal
fiume Oglio, si sviluppava, allora come oggi, dalla
bassa pianura orientale bergamasca, con andamento grossomodo parallelo all’Oglio medesimo, fino a
Piadena.
Di lì a poco, proprio lungo il corso di tali canali
venne prospettata l’ipotesi di produrre energia elettrica sfruttando i salti d’acqua disponibili (doc. 27),
originariamente impiegati per azionare le macine dei
mulini, e nel 1902 entrò in funzione la centralina
idroelettrica di Rezza (Genivolta) sul Naviglio grande, con una potenza iniziale di 105 kw. Due anni
dopo fu attivata anche la centrale di Mirabello
(Casalmorano) sullo stesso Naviglio, con potenza di
140 kw, via via aumentata, mentre nel 1923 venne
inaugurata la terza centrale a Campagnola Visconti
sulla Ciria nuova. Tutte e tre le centrali, che producevano energia per l’Azienda elettrica municipalizzata di Soresina, dopo un iniziale contratto col
Comune di Cremona, furono di-smesse negli anni
Quaranta, a seguito della nazionalizzazione della
produzione di energia elettrica, perché ritenute non
più redditizie.
Nel frattempo, dal 1891 l’ente, già parificato ai con-
sorzi d’irrigazione costituiti fra gli interessati (da
intendersi come i proprietari dei terreni serviti)
secondo la legge 29 maggio 1873 n. 1387, era stato
eretto in corpo morale con personalità giuridica privata, indipendente dai comuni fondatori, per quanto ad essi saldamente legato attraverso la nomina
dei componenti dell’assemblea. Tuttavia, la natura
dell’ente sarebbe rimasta a lungo incerta, finché,
richiesto più volte il parere di illustri esperti, nel
1977 il Ministero del lavoro lo avrebbe considerato
di diritto pubblico, sia pure ai soli effetti dell’individuazione dell’istituto di previdenza cui ascrivere i
dipendenti.
Quanto al fiume Oglio, il Consorzio chiese, sulla
base del decreto luogotenenziale 20 novembre
1916 n. 1664, che gli fosse riconosciuto il diritto di
derivarvi acqua, in forza degli antichi titoli di cui
godevano i Pallavicino, cui lo stesso Consorzio era
subentrato. Ugualmente si comportava il Naviglio
civico, avanzando i titoli vantati dalla città di
Cremona fin dal 1329 (cfr. il relativo profilo istituzionale), e così tutte le utenze bresciane e bergamasche aperte sul fiume a monte delle cremonesi.
Avvertita ben presto l’opportunità di coordinare il
proprio comportamento, CIC e Naviglio intrapresero un’azione in gran parte comune, che si protrasse,
fra alti e bassi, fino al 1937 con la stipula della cosiddetta ‘pace dell’Oglio’, poi sanzionata nel 1960.
Il complesso documentario, depositato presso
l’Archivio di Stato di Cremona, comprende le carte
dell’ente, precedute dagli atti prodotti e raccolti dai
Comitati promotore ed esecutivo, attivi tra il 1875
e il 1883.
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n. 1
n. 2
n. 3
n. 4
12
schede dei documenti esposti
1.
Allegoria dell’Ufficio Argini e Dugali. La figura femminile in primo piano regge una lancia e una cornucopia, simboli rispettivamente della difesa dalla
furia delle acque e dell’abbondanza della piana irrigua; un elmo le adorna il capo, mentre col piede
blocca un leone ammansito. Nell’angolo a destra
campeggia lo stemma della città di Cremona, richiamata nell’epigrafe sottostante: “Stabit in aggeribus
constans tutela Cremonae stante per, et rivos
ubere pinguis aquae”.
1724
Ufficio Argini e Dugali, Platea dell’archivio, indice, mm 470 x
360, c. 4v, disegno a carboncino attribuibile a Pietro Maria
Semenzi.
2.
Allegoria degli Argini costruiti a difesa della pianura
dalle inondazioni del Po. La figura femminile in
primo piano è rappresentata armata di elmo, scudo
e lance; sullo sfondo il fervere delle attività di
costruzione e manutenzione delle arginature del
fiume. Al piede alcuni versi, probabilmente composti da Francesco Arisi, erudito e letterato cremonese, cui si deve il sonetto celebrativo del riordinamento dell’archivio dell’Ufficio Argini e Dugali, contenuto nel tomo dell’Indice di cui sopra: “Allor che
gonfio il Pò batte la sponda, | E ai Campi, e alla
Città minaccia offesa, | Gli Argini solo, a rintuzzar
dell’onda | le ruine son atti alla difesa”.
1724
Ufficio Argini e Dugali, Platea dell’archivio, tomo I, mm 480 x
370, c. 4v, disegno a china acquarellato attribuibile a Pietro
Maria Semenzi.
3.
Allegoria dei Dugali che bagnano il territorio. La
figura femminile in primo piano è personificazione
della Fertilità, con corona e mazzo di spighe nella
mano sinistra; con la destra indica i Dugali, rappresentati in forme antropomorfe, i quali, sdraiati sulle
acque, versano acque nella pianura coltivata. Al
piede alcuni versi, sempre attribuibili all’Arisi: “Se
sterili non vuoi le tue Campagne, | Fà che dalli
Dugali in abbondanza | Scorrano l’acque, onde il
Terren si bagne, | E delusa, non fia la tua speranza”.
1724
Ufficio Argini e Dugali, Platea dell’archivio, tomo II, mm 480 x
370, c. 4v, disegno a china acquarellato attribuibile a Pietro
Maria Somenzi.
4.
Allegoria della Misura che presiede alle opere d’irregimentazione delle acque. La figura femminile in
primo piano reca in mano un metro e un registro,
strumenti del tecnico idraulico; sullo sfondo raffigurazione stilizzata della geometria del territorio
13
attraversato da cavi e seriole. Al piede alcuni versi,
sempre attribuibili all’Arisi: “Questa la norma
porge, ed assicura | Coll’acque sue delle Campagne
il frutto: | Poiché il numero, il tempo, e la misura |
Reggono il Mondo, e danno legge al Tutto”.
1724
Ufficio Argini e Dugali, Platea dell’archivio, tomo III, mm 480
x 370, c. 4v, disegno a china acquarellato attribuibile a Pietro
Maria Somenzi.
5.
Disegno in forme allegoriche della nuova bocca che
estrae acqua dal fiume Oglio “di contro alla Torre
Pallavicina per sussidiare il Naviglio Pallavicino in
tempo di scarsezza”. Dal corso dell’Oglio un putto
alato deriva l’acqua destinata ad alimentare la
bocca di derivazione. L’immagine correda la
“Relazione degl’ingegneri Ferrante Giussani austriaco e Girolamo Francesco Cristiani veneto intorno
alla nuova bocca di Suppeditazione eseguita a
beneficio de nobili signori marchesi Pallavicini sul
fiume Ollio nell’anno 1785”.
1785
Naviglio Pallavicino, Volumi, registri, disegni, n. 53, registro
cartaceo, mm 300 x 200, c. 8r, disegno a china acquarellato.
6.
Disegno del corso della seriola Ciria e dei manufatti idraulici attorno all’abitato e al mulino di
Campagnola Ariberti. Al piede scena ad acquarello,
14
nella quale un contadino conduce un asino carico
di grano da macinare al mulino. La rappresentazione cartografica illustra una delle 56 tavole che compongono il “Dissegno geometrico del Naviglio
Pallavicino e fontane Navilletto, Bobbio, Grumelli e
Facina con le roggie Calzana, Filibera e Geronda,
seriola Ciria Vecchia e Nuova delineato dall’ingegnere signor Giovan Giacomo Spinelli con l’intervento del signor Lorenzo Gambaretti ingegnere di
esso Naviglio nel biennio 1727 e 1728”.
1727-1728
Naviglio Pallavicino, Volumi, registri, disegni, n. 11, registro
cartaceo, mm 375 x 252, tav. 44, disegno a china acquarellato.
L’uso di accompagnare le rappresentazioni cartografiche, ora rigorosamente geometriche, del territorio con scene ispirate alla vita quotidiana, di
genere bucolico, fu introdotto dai disegnatori
impegnati tra il 1721 e il 1723 nelle rilevazioni del
nuovo Catasto dello Stato di Milano.
7.
Allegoria della Cremona irrigua. Davanti al centro
urbano, da cui svetta il Torrazzo, figure allegoriche,
maschili e femminili, rappresentano lo scorrere dei
fiumi e la fertilità della campagna. La litografia, stampata a Cremona da Pietro Fezzi, è di Paolo
Marchelli. Il disegno decora le copertine degli allegati e relativo indice del Progetto, a firma degli
ingegneri Eugenio Pietro Nogarina, Alessandro
Fieschi e Luigi Pezzini, “di una derivazione d’acqua
dal fiume Adda presso Rivolta per provvedere alla
deficenza (sic) di acque irrigue nel Cremonese”.
1863
Consorzio irrigazioni cremonesi, b. 4, volume cartaceo, litografia di mm 140 x 160.
8.
Diploma dell’imperatore Ludovico IV il quale, per
ricompensare Ponzino Ponzone e altri nobili cremonesi che, in rappresentanza della città, lo hanno
accolto e accompagnato quando nell’aprile del
1329 era in viaggio dalla Toscana verso Milano,
concede al Comune di Cremona tutti i diritti spettanti all’Impero sul fiume Oglio su entrambe le rive
per l’intera estensione del territorio cremonese,
concede a Cremona il diritto di derivare acqua
dall’Oglio verso qualunque parte del suo territorio
e annulla privilegi concessi dai suoi predecessori, in
particolare dall’imperatore Enrico VI al Comune di
Brescia. Il documento accorda inoltre ai Cremonesi
la giurisdizione su Guastalla e Luzzara, annullando
precedenti privilegi emanati a favore di Giberto da
Correggio di Parma e Passarino Bonacolsi di
Mantova.
1329 giugno 21, Pavia
re capitali: “+ ROMA CAPUT MUNDI – REGIT
ORBIS FRENA ROTUNDI”. Sul verso immagine
dell’imperatore in trono, con la scritta: “+ LODOVICUS QUARTUS DEI GRACIA ROMANORUM
IMPERATOR SEMPER AUGUSTUS”.
I diritti sul fiume Oglio furono oggetto di lunghe
controversie con le comunità confinanti e la vertenza con Brescia si trascinò fino addirittura al
1960; in giudizio fu ripetutamente esibito anche il
diploma qui esposto quale titolo costitutivo della
giurisdizione cremonese sul fiume.
9.
Privilegio del duca Giovanni Galeazzo Maria Sforza
il quale, su richiesta della città di Cremona, emana
alcune norme relative alla costruzione e alla manutenzione del Naviglio “Novo”, che dovrebbe essere realizzato estraendo acqua dall’Oglio presso
Soncino.
1481 settembre 18, Milano
Naviglio della città di Cremona, parte II, sc. 86, pergamena,
mm 410 x 475, sigillo aderente.
Comune di Cremona, Fondo segreto, pergamena 1905, mm
265 x 440.
Il progetto, mai realizzato, di costruire un naviglio
“Novo” rispondeva alla necessità di assicurare
abbondante e sicuro approvvigionamento di acqua
alla città di Cremona e alle sue attività manifatturiere.
Il diploma è convalidato da sigillo aureo, nel cui
recto è rappresentata una veduta stilizzata della
città di Roma, circondata dal verso leonino in lette-
10.
Disegno del corso del Naviglio civico dalla bocca
15
del fiume Oglio a Cremona con le derivazioni e le
seriole. L’incisione, opera dell’intagliatore Giovanni
Antonio Galletti, riprodotta a stampa ne Le provisioni del Naviglio della Magnifica C omunità di
C remona tradotte in volgare e aggiontovi il dissegno d’esso Naviglio (Cremona 1565) da Vincenzo
Conti, “il miglior tipografo che abbia avuto la città
nel Cinquecento”, costituisce “il più antico documento cartografico a stampa finora noto”
(Barbisotti 1985, p. 334).
Raccolta statale, Dono Bruno Loffi, cass. 5, n. 23, allegato a
volume cartaceo, c. *4, incisione di mm 192 x 282.
11.
“Dissegno qual dimostra chiaro la boccha del
Naviglio di Cremona esser situata nel territorio
bergamasco”. Illustrazione delle bocche di derivazione del Naviglio civico e della seriola Antegnata
dal fiume Oglio e del “fosso Bergamasco”, confine
tra il territorio di Cremona e quello di Bergamo. Il
documento, firmato dall’ingegner Pietro Lissa perito dell’Ufficio, è conservato tra le carte prodotte
dall’ente negli anni 1626-1627.
Naviglio della città di Cremona, parte I, sc. 73, disegno ad
acquarello, mm 465 x 642.
12.
“Dissegno della visita delle bocche che si cavano
fuori dal fiume Oio”. La mappa, sottoscritta dall’ingegner Pietro Antonio Barca, rappresenta il fiume
16
Oglio con le bocche da esso derivate lungo i territori di confine tra lo Stato di Milano e la Repubblica
di Venezia. In particolare, si notano a nord il
Naviglio civico e più a sud il Naviglio Pallavicino,
con indicazione analitica dei manufatti idraulici che
ne punteggiano il corso, descritti nella legenda a
sinistra. Il disegno, che segue le convenzioni del
tempo nella descrizione idrografica e corografica
(fiume, canali, seriole e stilizzazioni dei centri abitati), introduce nello stesso tempo notazioni di carattere politico, definendo con colori diversi i due
Stati confinanti (“il colore gialdo si è del Stato de
signori Venetiani et il verde del Stato de Milano”).
1600 maggio 15, 16
Naviglio Pallavicino, Volumi, registri, disegni, n. 54/2, disegno
a china acquarellato, mm 490 x 780.
13.
“Dissegno di quella parte del fiume Olio da dove si
estrahe l’acqua per il Navilio di Cremona e per la
roggia d’Antignate”. La mappa, eseguita da Carlo
Giuseppe Merlo, ingegnere collegiato di Milano, su
incarico della comunità di Antegnate, rappresenta
le bocche di derivazione del Naviglio civico e della
seriola Antegnata dal fiume Oglio.
1730 febbraio 11
Documento conservato presso la sede del Naviglio civico,
disegno a china acquarellato, mm 475 x 740.
14.
“Prospetto del piano lastricato avanti la bocca
Castelvisconti a Fontanella”. La perizia, effettuata da
Giacomo Verdelli, ingegnere collegiato di Cremona
e camerale di Milano, è corredata da disegno ad
acquarello che illustra la bocca di erogazione detta
Castelvisconta a Fontanella. Essa fu richiesta in
occasione della vertenza fiscale tra l’ufficio e il
Capitolo di Santa Maria della Scala, feudatario di
Castelvisconti.
1784 giugno 28
Documento conservato presso la sede del Naviglio civico,
mm 467 x 580, con disegno a china acquarellato.
15.
Disegno del corso del Naviglio civico e delle bocche di erogazione nel territorio di Fontanella.
prima metà sec. XIX
Documento conservato presso la sede del Naviglio civico,
disegno a china acquarellato, mm 580 x 880.
16.
“Tipo rappresentante la pianta e sezioni del tratto
di cavo Borromeo d’abbassarsi dall’estrazione di S.
Angelo a tutta la testa principale ... non che le piante e spaccati de’ ponti che sulla medesima linea
debbono essere distrutti e rifatti”. Il disegno, eseguito da Claudio Marcello Galosio, ingegnere dell’ufficio, rappresenta la porzione del cavo
Borromeo che scorre in territorio bergamasco tra
Fara Olivana e Romano di Lombardia.
1832 aprile 9
Documento conservato presso la sede del Naviglio civico,
disegno a china acquarellato, mm 540 x 1565.
17.
“Profilo del cavo Delmonzina di sopra del molino
di Rivarolo per dimostrare l’effetto delle acque di
sopra e di sotto del molino sostenute dalle paradore del medesimo e deposizione del terreno in
esso cavo cagionato dalle acque rese morte per
l’altezza d’esse paradore”. Il disegno tecnico, attribuibile a Pietro Maria Semenzi, compilatore della
Platea dell’archivio dell’Ufficio Argini e Dugali, da
cui esso è tratto, è suddiviso in tre moduli. Nel
primo da destra rappresentazione del profilo altimetrico del cavo; nel secondo il corso del cavo tra
i territori di Rivarolo e Casteldidone, con particolari del “soradore” che devia le acque della
Delmoncina a vantaggio del mulino; nel terzo
descrizione analitica prospettica dello stesso “soradore”. La raffigurazione è impreziosita da elementi
decorativi, quali le cornici e i cartigli che inquadrano i disegni e le relative legende.
1724
Ufficio Argini e Dugali, Raccolta mappe e disegni, n. 6, disegno a matita e china, mm 470 x 1100, già contenuto nel tomo
II della Platea, dov’era collocato tra c. 446 e c. 447.
18.
“Dissegno del cavo da farsi di Monticelli”. La planimetria, sempre attribuibile a Pietro Maria Semenzi,
presenta il progetto per la costruzione di un nuovo
17
cavo dalla Delmona nel territorio di Cà de’
Quinzani fino all’Oglio presso Monticelli. Si tratta
della copia del disegno allegato alla relazione dell’ingegner Maffina, conservata tra le carte prodotte
dall’ente negli anni 1644-1645.
1724
Ufficio Argini e Dugali, Raccolta mappe e disegni, n. 7, disegno a matita e china, mm 465 x 1430, già contenuto nel tomo
II della Platea, dov’era collocato tra c. 68 e c. 69. Originale ivi,
parte I, sc. 76, filza 43, n. 154.
maggio 1802 dal mulino di Rivarolo Fuori fino alle
chiaviche di San Matteo”. I due disegni uniti rappresentano il corso dei fiumi Oglio e Po e la rete
dei dugali tra San Giovanni in Croce e Cizzolo.
1802 marzo 2; maggio 23
Ufficio Argini e Dugali, Raccolta mappe e disegni, n. 13, disegno e china acquarellato su supporto di tela, mm 1560 x 540.
19.
“Dissegno dell’argine maestro con il principio degli
argini di Serraglio e Chiaviche de dugali”. Il disegno,
sempre attribuibile a Pietro Maria Semenzi, rappresenta il percorso dell’argine maestro del fiume Po
dalle vicinanze di Cremona a Torricella del Pizzo.
Due cornici racchiudono le legende con indicazione degli argini secondari e delle chiuse dei dugali
segnalati sulla mappa.
1724
21.
“Dissegno della provincia inferiore cremonese con
suoi cavi e seriole, dugali, argini ed altro”.
Rappresentazione cartografica dei corsi d’acqua
che attraversano la “provincia inferiore” da
Cremona a Casalmaggiore, con indicazione dei
centri abitati e dei manufatti idrici presenti. Sul
bordo destro legenda dei sostegni e dei mulini dislocati sul territorio, delimitato dal Naviglio civico
ad ovest, dal fiume Oglio a nord e dal Po a sud,
definito appunto ‘inferiore’ o ‘basso’ perché digradante verso quest’ultimo.
1724
Ufficio Argini e Dugali, Raccolta mappe e disegni, n. 5, disegno a matita acquarellata, mm 685 x 630, già contenuto nel
tomo II della Platea, dov’era collocato tra c. 120 e c. 121.
Ufficio Argini e Dugali, Raccolta mappe e disegni, n. 10, disegno a matita e china, mm 450 x 1080, già contenuto nel tomo
dell’Indice della Platea, dov’era collocato tra c. 10 e c. 11.
20.
“Tipo a colpo d’occhio delli dugali e mulino di
Rivarolo che in questo si scorgono”; “Tipo a colpo
d’occhio eseguito nella visita come da relazione 23
22.
“Abbozzo del Naviglio e Cavo nuovo Pallavicino”.
Rappresentazione cartografica del corso del canale
Pallavicino e dei cavi da esso derivati dal fiume
18
Oglio a Casalbuttano. La mappa risente dell’evoluzione delle modalità descrittive introdotte dai tecnici del Catasto settecentesco.
seconda metà sec. XVIII
Relazione tecnica con planimetria generale del territorio interessato dalla derivazione presso Cascina
Busta all’immissione presso Olmeneta.
1896
Naviglio Pallavicino, Volumi, registri, disegni, n. 54/3, disegno
acquarellato, mm 375 x 985.
Consorzio irrigazioni cremonesi, b. 52, fascicolo cartaceo con
disegno a stampa di mm 320 x 845.
23.
“Schizzi indicanti le luci per due ponti esistenti sulla
roggia Alchina” per il canale Marzano, ora Vacchelli.
1885 aprile
26.
“Variante alla planimetria generale” di cui sopra.
Descrizione delle opere idrauliche di derivazione
da realizzarsi presso Soncino. Entrambi i progetti
sono firmati dall’ingegner Antonio Valcarenghi, già
collaboratore di Luigi Villoresi nella costruzione del
canale Marzano, direttore del Consorzio dal 1897
al 1926.
1901 novembre 13, Cremona
Consorzio irrigazioni cremonesi, b. 7, disegno a china, mm
325 x 215.
24.
“Opere di presa dal fiume Adda” per la costruzione del canale Marzano. Relazione tecnica con
“sezione trasversale della chiusa secondo il progetto approvato dal Governo”.
1890 luglio 12
Consorzio irrigazioni cremonesi, b. 18, fascicolo cartaceo con
disegno a china acquarellato di mm 310 x 650.
25.
“Studi preliminari per un progetto di derivazione
dal fiume Oglio in territorio di Soncino da immettersi nella Ciria Nuova presso Olmeneta”.
Consorzio irrigazioni cremonesi, b. 52, disegno a china acquarellato, mm 370 x 700.
27.
“Piano di massima a corredo della relazione sommaria sulla utilizzazione di salti d’acqua disponibili
sul tronco del Naviglio Grande Pallavicino scorrente fra I Tredici Ponti e Mirabello”.
Rappresentazione della porzione di territorio in cui
sono presenti i dislivelli da sfruttare per la produzione di energia elettrica e “Progetto per un
impianto idro-elettrico” proposto dalla Società Ing.
A. Riva Monneret & C di Milano.
1900 giugno 6, Cremona; 1902 gennaio 16, Milano
19
Consorzio irrigazioni cremonesi, b. 40, disegni tecnici contenuti in unico foglio di mm 335 x 6000, particolare; disegno a
china acquarellato, mm 565 x 480.
28.
Prospetto e sezione della facciata fronte valle dell’edificio di derivazione del canale Vacchelli in località Marzano (Merlino, Lo), con monumento e intitolazione a Pietro Vacchelli, primo presidente del
n. 28
20
Consorzio per l’incremento delle irrigazioni del territorio cremonese. Epigrafi collocate sulla stessa a
ricordo dei fondatori dell’ente promotore, dei
comuni aderenti all’impresa e dell’opera di
Vacchelli
1915
Consorzio irrigazioni cremonesi, b. 110, disegno a china
acquarellato, mm 320 x 840; fogli a stampa, mm 290 x 230.
i protagonisti deLLe acque cremonesi
Pietro Vacchelli
Proveniente da una distinta famiglia di professionisti
legali dediti alla cosa pubblica, tradizionalmente affiliata alla Massoneria e implicata dal 1848 nel moto
risorgimentale, Pietro Vacchelli nacque a Cremona il
21 aprile 1837 da Giuseppe e Ignazia Nicolaj.
Iscritto alla Facoltà di legge a Pavia, nel 1859 entrò
in Piemonte, arruolandosi nel 2° Reggimento dei
Cacciatori delle Alpi, agli ordini di Giacomo Medici,
di cui era luogotenente Giovanni Cadolini. Col
Corpo combatté a Varese e a San Fermo. Nel 1860,
ormai laureato, vestì la camicia rossa, sempre con
Cadolini, in qualità di ufficiale a Milazzo e luogotenente al Volturno, dove assunse il comando della
Compagnia cremonese in sostituzione del capitano
Antonio Germani, rimasto ferito. Il “molto accorgimento e molto ardore” dimostrati nell’occasione
fecero sì che Cadolini lo segnalasse per il conferimento della medaglia d’argento al valor militare,
decorazione “che poi non gli fu data perché il
Ministero in quel tempo fu molto avaro di onorificenze verso l’Esercito meridionale” (testimonianza
dello stesso Cadolini in Loffi 1982, p. 55 nt. 3).
Rientrato a Cremona, si mise in luce in tutti gli
organismi patriottici. Dal 1859 era membro della
Società del Tiro a segno, strumento – in linea con
l’insegnamento di Garibaldi – di educazione del cittadino e del buon patriota. Nel 1861 fu tra i fondatori della Società operaia di mutuo soccorso e
l’anno successivo aderì alla locale Associazione
emancipatrice. Tra il 1879 e il 1881 fu consigliere
della Società dei reduci.
Dall’ottobre 1863 sedette in Consiglio comunale e
dall’agosto seguente in quello provinciale.
Ripetutamente confermato, assunse da subito nei
due consessi una posizione di grande rilievo e autorevolezza, esercitando inoltre le funzioni di sindaco
di Cremona dal settembre 1874 al novembre 1875
e dal maggio al settembre 1878, nonché la presidenza del Consiglio provinciale dal giugno 1895 al
luglio 1899. Come amministratore, manifestò una
linea di estremo rigore burocratico e forte contenimento delle spese, interessandosi di opere pubbliche e di questioni di bilancio e pronunciandosi altresì a favore della laicità dell’insegnamento e della libera (ma non sfrenata) concorrenza in economia.
Nel 1865 fondò, insieme ad altri benemeriti concittadini - e testimone il bresciano Giuseppe Zanardelli
-, la Società popolare di mutuo credito (la futura
Banca Popolare), di cui divenne il primo presidente
(1865-1883). Nel 1876 promosse la costituzione
della Banca Sociale, con lo scopo, di fatto complementare a quello statutario della Popolare, di esercire il credito ordinario specializzato.
Nel marzo 1868 fu eletto deputato nel collegio di
Pizzighettone, dimettendosi nell’estate dell’anno
seguente per non essere stato riconfermato nel
ruolo di consigliere provinciale dagli stessi elettori
del mandamento. “Le votazioni – spiegava – ... mi
chiariscono che non esiste tra me e considerevole
parte della cittadinanza, pel cui voto siedo in
21
Parlamento, quel consenso di idee che deve correre fra gli elettori ed il loro deputato” (Loffi 1982, p.
56 nt. 7). Ripetutamente proposto per le elezioni
dal 1870 al 1874, rinunciò sempre, invitando anzi a
concentrare i voti su altri candidati. Tornò alla
Camera, esponente della Sinistra costituzionale, nel
1879, battendo al ballottaggio, nel collegio di
Cremona, l’amico Cadolini, ormai spostato su posizioni di centrodestra. A Montecitorio rimase fino al
1895, ricavandone l’impressione “che non vi fosse
tutto quell’amore per l’unità della Patria che [...] era
in tutti [...] nei tempi in cui insieme ci siamo trovati
a combattere” (ivi, p. 51). Espresse più concretamente le proprie convinzioni politiche, privilegiando gli aspetti economico-sociali, a partire dalla campagna elettorale del 1880. Contrario al suffragio
universale “se prima non precede d’assai l’istruzione delle masse” (ivi, p. 50), sostenne però la necessità di allargare la base elettorale e di applicare lo
scrutinio di lista, perché gli interessi generali prevalessero su quelli di campanile; nel contempo, auspicò una soluzione moderata della questione sociale,
nel timore che “lasciata dimenticata [si alzasse] un
giorno minacciosa” (ibidem). Nell’attività parlamentare lavorò alle leggi per il riordinamento del credito agrario, per la riforma e la riscossione delle
imposte dirette, per la riforma della legge comunale e provinciale, per l’ordinamento degli istituti di
emissione, per la circolazione monetaria e per l’abolizione del corso forzoso. Inoltre, concorse alla
definizione delle questioni relative alla statizzazione
delle Ferrovie, all’imposta daziaria e alle modifiche
delle leggi elettorali. Operò su più fronti a favore
22
del mutuo soccorso e della Cassa pensione per gli
operai. Di lui scrisse Telesforo Sarti, il noto compilatore ottocentesco di profili di parlamentari italiani: “Io credo che oggi giorno pochi in Italia conoscano come lui, con tanta perfezione e con tanta
sicurezza, tutto l’enorme meccanismo della cosa
pubblica, in qualunque ramo, per piccolo che sia, e
in ogni sua forma, divisione e suddivisione. Non
avrà una vasta coltura né letteraria, né storica; non
si sarà torturato il cervello nello approfondire i problemi economici dal lato disputabilissimo delle teorie, ma qui nel labirinto intricato e vasto dell’organamento amministrativo, nella rete multiforme, infinita dei pubblici servizi – che infine costituiscono il
sotto suolo dello Stato – lui è re nel significato più
anticostituzionale della parola” (Sarti 1890, p. 941).
Dette prova particolare della propria preparazione
tecnica tra il luglio 1883 e il marzo 1884, chiamato
come segretario generale del Ministero di
Agricoltura, industria e commercio (ministro
Domenico Berti), nel quinto governo Depretis. Nel
1894 fu presidente della Commissione dei 15, incaricata di esaminare i provvedimenti finanziari predisposti da Sonnino. Zanardelliano, nell’ottobre 1896
fu nominato senatore, esordendo a palazzo
Madama con un applauditissimo discorso sul disegno di legge per il risanamento degli istituti di emissione e le guarentigie della circolazione bancaria.
Nel giugno 1898 divenne ministro del Tesoro nel
governo Pelloux e nel dicembre 1905 assunse il
dicastero delle Finanze nel governo Fortis, che però
non ottenne la fiducia.
Frattanto, dal 1883 aveva creato, nella sua città, il
Consorzio per l’incremento dell’irrigazione nel territorio cremonese, costituito fra 59 Comuni della
provincia allo scopo di creare un importante canale a servizio dell’agricoltura locale, detto inizialmente di Marzano (dal nome della località in cui si trova
la presa sull’Adda) e in seguito ribattezzato
Vacchelli. Esercitò la presidenza dell’ente fino al
1905, quando, trasferitosi a Roma, ne fu proclamato presidente onorario. Nell’impresa, alla quale
consacrò tutta la sua competenza in materia tecnica e amministrativa, fu agevolato dal sopporto della
‘sua’ Banca Popolare, indispensabile nel garantire le
operazioni finanziarie a medio e breve termine.
Segnalatosi particolarmente “nel miglioramento
fondiario” (Loffi 1982, p. 53), fu nominato nel 1902
cavaliere del Lavoro.
Alla sua morte, avvenuta a Roma il 3 febbraio 1913,
su iniziativa della Banca Popolare e del Consorzio
Irrigazioni un comitato esecutivo, presieduto dal
senatore Alfonso Barinetti, presidente del Consiglio
provinciale di Cremona, (e presidente onorario il
ministro Ettore Sacchi) ne onorò la figura.
Il presente profilo biografico è tratto dalla voce curata da
Matteo Morandi per il Dizionario biografico del Risorgimento
cremonese, numero monografico del «Bollettino storico cremonese», n.s., 18 (2011-2012 [ma 2013]), pp. 411-413. Ad
essa si rimanda anche per le fonti e la bibliografia a riguardo.
Bruno Loffi
“Sono nato a Trento, ‘per sbaglio’, il 31 dicembre
1922, perché mio papà, ferroviere macchinista, era
stato trasferito, per qualche anno, alla stazione di
quella città. Nel 1928, mentre già avevo iniziato la
prima elementare, la mia famiglia tornò a Cremona.
Dopo il liceo, ho cominciato a frequentare il
Politecnico di Milano, ma presto è arrivata la chiamata alle armi: l’Italia era entrata in guerra.”. A chi
chiedeva notizie della sua vita, Bruno Loffi cominciava sempre così, per rimarcare alcuni tratti ai quali
teneva particolarmente: l’essere cremonese, nonostante quel ‘nato a Trento’; il duro lavoro del suo
papà Rinaldo, che riuscì comunque a farlo studiare;
la scuola; la laurea al Politecnico di Milano, ... la
guerra. Poi si ritraeva in sbrigative sintesi nel racconto della sua intensa e lunga attività da ingegnere delle ‘cose d’acqua’ (com’era uso tradurre la sua
specializzazione in ingegneria idraulica) e da pubblico amministratore, quasi volesse evitare di sembrar
vanitoso nell’elencare i grandi traguardi raggiunti.
Per conoscere i dettagli, lo si doveva sempre ‘assalire’ con precise domande! Rigorosamente evitava
di citare i titoli ottenuti, tutti, per iniziativa di tanti
che lo stimavano.
Nacque il 31 dicembre del 1922, alle dieci e mezzo
di sera. Alla sua mamma Attilia proposero di farlo
risultare nato il primo gennaio 1923: “ ... così sarà
più giovane...!”; lei si oppose e, molto probabilmente, lo salvò dalla tragedia che colpì gran parte dei
coscritti del ’23. La chiamata alle armi giunse nel
1943, quando fu arruolato, con il grado di sottote23
nente, nei Lupi di Toscana, Gruppo artiglieria da
montagna, di stanza in Sud Italia. Fatto prigioniero e
poi integrato nelle truppe alleate come ufficiale
interprete, risalì la Penisola, sino al termine del conflitto, ma per il congedo dovette attendere l’esaurirsi del periodo di leva, nel quale non gli fu riconosciuto il tempo della prigionia. Una nuova difficoltà,
inattesa e poco comprensibile, che lo costrinse a
concentrare gli studi universitari, esaurendo gli
esami del quinquennio in tre anni.
Dopo una breve esperienza in una ditta di costruzioni prefabbricate, Bruno Loffi entrò, il primo gennaio 1950, al Consorzio irrigazioni cremonesi
(CIC), prima come ingegnere aggiunto, poi con l’incarico di direttore, sino al 1977, quando decise di
lasciar spazio ad altri, ma senza abbandonare le
amatissime ‘cose d’acqua’, con costante e particolare attenzione a quelle cremonesi. Fu convinto
assertore dell’importanza di realizzare un riordino
24
conservativo del sistema irriguo cremonese, che
non ne stravolgesse l’impostazione fondamentale,
frutto di secolari fatiche ed altrettanta preziosissima
esperienza, che non poteva essere persa. Come
direttore del CIC seppe ideare brillanti soluzioni
progettuali, alcune delle quali, seppure ancora validissime, attendono tutt’oggi d’essere realizzate.
Grazie al sostegno dell’amico fraterno, senatore
prof. Giovanni Lombardi, poté trovare i necessari
fondi statali per realizzare molte sue idee, migliorando la rete irrigua principale, assicurando acqua a
fondi asciutti, rendendo più efficiente la distribuzione della preziosa risorsa. Le sue capacità lo resero
presenza autorevolissima ben oltre i confini cremonesi, tanto da assumere, dopo aver lasciata la direzione del Consorzio, la carica di presidente del
Consorzio dell’Oglio e poi del Consorzio
dell’Adda, enti che regolano le acque dei laghi di
Iseo e di Como. Anche al Politecnico di Milano la
sua opinione era tenuta in gran conto, soprattutto
dai più rappresentativi accademici della scienza
idraulica del suo tempo: il prof. Giulio De Marchi
ed il prof. Duilio Citrini, ai quali lo legava una deferente amicizia.
Cresciuto, come tantissimi giovani, negli ambienti
del Collegio Sfondrati, a Cremona, sotto la guida di
monsignor Giglio Bonfatti, entrò nelle formazioni
giovanili cattoliche, per giungere, all’inizio dell’attività lavorativa, nelle file della Democrazia cristiana. Fu
assessore ai Lavori pubblici, nel Comune di
Cremona, eletto nel 1951 con il sindaco Ottorino
Rizzi e poi, una seconda volta, al fianco dello stesso Giovanni Lombardi, che succedette a Rizzi. Tra
le tante realizzazioni, ricordiamo il piano regolatore
di Cremona, la sistemazione di piazza Cadorna e di
porta Romana.
Nel 1970 fu eletto presidente della Camera di
commercio. Per dodici anni guidò questo ente, così
importante per l’economia provinciale, impostando
le attività di monitoraggio delle realtà economiche
locali, che volle pubblicare in un periodico, edito
ancor oggi. Il suo valore lo portò, in forza di questo
incarico, alla nomina di vicepresidente dell’Unione
regionale delle Camere di commercio.
Con i vescovi Assi e Nicolini fu nominato membro
della Commissione economica diocesana. Durante
questo incarico, venne scelto per porgere il dono
della diocesi di Cremona al papa, Giovanni Paolo II,
nella visita a Cremona e a Caravaggio, del 21 giugno 1992.
Dal 1993 al 1995, per nomina del Consiglio provinciale, Bruno Loffi fu amministratore della
Fondazione Cassa di risparmio delle province lombarde di Milano, dove ebbe modo di farsi apprezzare, tanto da essere nominato, dal 1995 al 1998,
membro del Consiglio di amministrazione della
stessa Cariplo nonché del Fondo pensioni del
medesimo istituto.
Svolse altri numerosi incarichi ma, per tutta la sua
lunga vita attiva (la salute lo ha costretto ad abbandonare ogni attività solo ben oltre gli ottant’anni),
mai ha smesso di condurre studi e ricerche sulle
vicende cremonesi, con una particolare attenzione
alle ‘cose d’acqua’. Magistrale è il suo C onsorzio
irrigazioni cremonesi: cento anni, in due volumi,
edito dalla Camera di commercio nel 1986, dove
racconta il primo secolo di vita di questo ente, al
quale ha sempre dimostrato un attaccamento quasi
paterno. Pur essendo un testo ricchissimo di annotazioni, riferimenti, citazioni, la lettura è agevole,
grazie ad uno stile incalzante ed arguto, con passi in
cui l’autore non ha voluto trattenersi nella critica
salace, mai irriverente, di tanti episodi di povertà
umana in cui cadono anche coloro che siedono sui
più alti scranni. Ricordiamo anche A ppunti per una
storia delle irrigazioni cremonesi (1990), opera la
cui natura non merita certo la modestia del titolo:
si tratta infatti di un compendio storico che,
seguendo lo sviluppo dei sistemi di governo delle
acque nel territorio, porta testimonianza delle
vicende storiche e sociali che lo influenzarono, più
o meno positivamente.
Assieme alla storia del primo secolo di vita del
Consorzio irrigazioni cremonesi, passò alle stampe
anche il C atasto delle acque irrigue della provincia
di C remona (1986), che, di primo acchito, può
suscitare soprattutto perplessità, perché, a differenza di tutti i suoi scritti, sembra quasi illeggibile, presentando soprattutto pagine e pagine di numeri. Si
tratta di un ciclopico lavoro ventennale, condotto
assieme a dipendenti ed ‘ex’ del Consorzio irrigazioni cremonesi, di dettagliatissime analisi territoriali, che hanno portato a suddividere la provincia di
Cremona in 768 parti (detti Comizi), per ciascuna
delle quali fu individuata l’acqua che ne garantiva
l’irrigazione, definita in quantità e fonti. Un lavoro
unico nel suo genere, ancor oggi punto di partenza
essenziale per affrontare il perpetuo problema della
definizione del bilancio idrologico delle nostre
25
terre. Ebbene, anche nel C atasto delle acque irrigue della provincia di C remona, come in tutti gli
scritti di Bruno Loffi, traspare la sua grande preoccupazione di trovare forme ed argomenti adeguati
per cogliere l’interesse del lettore, soprattutto delle
nuove generazioni, affinché si possano ricordare e
comprendere le vicende di un passato che ancora
stende effetti sulla loro vita, perché ha concorso a
determinare l’assetto socio-economico della collettività.
Bruno Loffi ha lasciato due opere incompiute, sebbene già portate a termine, che non hanno sino ad
ora ottenuto l’onore della stampa: Storia del
C onsorzio dell’O glio e Storia del Naviglio della città
di C remona. Non fu per lui motivo di consolazione il sapere che, quantomeno, non sono andate...
perse!
Il suo interesse per le vicende passate si conferma
nell’adesione, sin dall’origine, alla Società storica
cremonese, nel cui periodico Bollettino spesso
comparivano gli esiti delle sue ricerche, che era uso
chiamare ‘lavoretti’, frutto, spesso, di un lavoro
intenso e meticoloso. Precisione e puntiglio gli
erano abituali in ogni attività ed altrettanto chiedeva ai suoi collaboratori, ricevendone, in cambio,
sentimenti di stima, di apprezzamento se non
anche d’affetto; a volte burbero ed anche irruente,
26
manteneva un tratto cortese e riservato, senza mai
rinunciare alla cordialità di una battuta, né mai
negare un consiglio o un aiuto.
Dei suoi innumerevoli ‘lavoretti’, alcuni sono pubblicati sul sito www.consorzioirrigazioni.it, a cura
dell’attuale direttore, ing. Stefano G. Loffi, uno dei
suoi cinque figli. Nella sua riservatezza, non ha mai
dato a vedere i veri sentimenti, provati in questi
ultimi dieci anni, nel vedere uno dei propri figli
impegnato nell’incarico che svolse per lungo
tempo: siamo convinti che ne sia stato immensamente compiaciuto.
Sposato, dal 1949, con Paola Motta, ha avuto cinque figli: Guido, Margherita, Carlo, Stefano e Letizia.
Con loro, i rispettivi coniugi ed i numerosi nipoti,
ha vissuto sino all’ultimo istante serenamente, confidando nell’amore infinito di Dio, che ora l’ha
accolto. A sua memoria, il Consorzio irrigazioni
cremonesi, in data 9 aprile 2010, gli ha dedicato
uno dei propri canali, che si stacca dal ‘Pietro
Vacchelli’, in località Tombe Morte (Genivolta), e
che termina al santuario di Ariadello (Soresina): il
diramatore ‘Bruno Loffi’.
Stefano G. Loffi
Il presente profilo biografico è pubblicato sul sito
www.cic.cr.it.
n. 5
n. 6
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n. 8
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n. 10
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n. 13
n. 14
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n. 17
n. 21
31
n. 22
n. 27
32
BiBLiograFia essenziaLe
Barbisotti 1985
R. Barbisotti, Libri illustrati, intagliatori e incisori a
C remona nel C inquecento, in M. Gregori, a cura di,
I C ampi e la cultura artistica cremonese del
C inquecento, Milano, Electa, pp. 333-346.
Conti 1996
S. Conti, Il C onsorzio di Bonifica Dugali nel ventesimo secolo: tracce per una storia, in C ontributo
allo studio delle acque della provincia di C remona,
Cremona, Linograf, pp. 301-321.
Bellabarba 1985
M. Bellabarba, Seriolanti e arzenisti. G overno delle
acque e agricoltura a C remona tra C inque e
Seicento , Cremona, Linograf (Annali della
Biblioteca Statale e Libreria Civica di Cremona,
XXXVI/1).
Corsi 2008 - 2009
M.L. Corsi, Ricordando Bruno Loffi (1922 - 2010),
in “Bollettino storico cremonese”, n. s. , XV - XVI
(2008 - 2009 [in realtà 2010]), pp. 11-16.
Bellardi 2001
A. Bellardi, Le fonti documentari per la storia delle
acque, in L’architettura delle acque cremonesi. Atti
della Giornata di studio (Cremona, 26 febbraio
1999) organizzata dai Consorzi di bonifica Dugali,
Navarolo, Naviglio e dal Consorzio per l’incremento della irrigazione del territorio cremonese,
Cremona, Fantigrafica, pp. 69-73.
Bellardi 2010
A. Bellardi, Fonti per la storia delle acque e del territorio. Prospettive della digitalizzazione in database
degli inventari dei fondi cartografici, in L. Masotti, a
cura di, Il paesaggio dei tecnici. A ttualità della cartografia storica per il governo delle acque. Atti del
Convegno internazionale (Bologna-Cremona, 3-4
aprile 2008), Venezia, Marsilio, pp. 71-74.
Leoni 1999
V. Leoni, a cura di, Inventario dell’A rchivio
dell’Ufficio A rgini e Dugali 1568-1821. Sezione
prima dell’archivio storico del C onsorzio di Bonifica
Dugali di C remona, Cremona, Linograf.
Leoni 2003
V. Leoni, Il Naviglio documentato. Catalogo della
Mostra (Cremona, 12-25 maggio 2003), Cremona,
Archivio di Stato.
Loffi 1982
B. Loffi, Pietro V acchelli (1837-1913), in “Cremona.
Rassegna della Camera di commercio, industria,
artigianato e agricoltura”, XII, 3-4, pp. 49-61.
Loffi 1986
B. Loffi, C onsorzio irrigazioni cremonesi: cento anni,
Cremona, Linograf, voll. 3.
33
Loffi 1990
B. Loffi, A ppunti per una storia delle acque cremonesi, Cremona, Pizzorni.
Loffi 1992
B. Loffi, Naviglio della città di C remona: a chi apparteneva?, in “Ricerche. Istituto cremonese per la storia del movimento di liberazione”, IV, pp. 7-49.
Loffi 1993
B. Loffi, Le acque: irrigazio ne e bo nifica, in
O ttocento cremonese, III: T emi di architettura e
urbanistica, Cremona, Turris, pp. 177-186.
Loffi 1996a
B. Loffi, A ppunti preliminari, in C ontributo allo studio delle acque della pro vincia di C remo na,
Cremona, Linograf.
34
Loffi 1996b
B. Loffi, Le acque nel contado cremonese; l’opera
della C omunità di C remona e dei Pallavicino, in
C ontributo allo studio delle acque della provincia di
C remona, Cremona, Linograf, pp. 111-152.
Petracco 1998
F. Petracco, L’acqua plurale. I progetti di canali navigabili e la gestione del territorio a C remona nei
secoli XV -XV III, Cremona, Linograf (Annali della
Biblioteca Statale e Libreria Civica di Cremona,
XLVIII).
Schiavini 1977
J. Schiavini, La politica cremonese delle acque nella
seconda metà del ’300, in “Studi di storia medievale e di diplomatica”, II, pp. 195-227.
gLi enti si presentano
NAVIGLIO DELLA
CITTà DI
CREMONA
Il Naviglio della Città di Cremona, come recita l’art.
2 dello Statuto “ha lo scopo di effettuare la manutenzione e la gestione dei canali navigliari, nonché la
distribuzione delle acque”.
Il Naviglio è titolare del riconoscimento d’uso antico delle acque derivate dal fiume Oglio e riceve
acque da un complesso reticolo di fontanili ed ha
un impinguamento tramite acque del fiume Adda
derivate dal Canale Vacchelli.
Tutte queste acque vengono suddivise proporzionalmente alle bocche poste sul Naviglio che formano altrettante rogge costituenti il reticolo secondario che serve all’irrigazione degli appezzamenti di
terreno.
L’insieme delle aste dei canali gestiti dall’Amministrazione del Naviglio della Città di Cremona comporta un’estensione di circa 200 Km., sono per la
maggior parte alvei in terra che seguono un antico
percorso storico, di conseguenza la manutenzione
ordinaria e straordinaria è particolarmente onerosa
per l’intrinseca struttura del canale e per la presenza sulle sponde e scarpate di alberature e cespugli
che, per altro verso, formano la componente paesaggistica tipica del Cremonese.
Lungo l’asta del Naviglio sono presenti molti manufatti storici che raccontano la memoria dell’architettura ed ingegneria idraulica, per la loro conservazione vengono impegnate considerevoli risorse.
Durante il periodo estivo è attivo un minuzioso
controllo delle acque tramite il personale esterno e
d’ufficio, giornalmente vengono calcolate le portate
presenti e diramati gli ordini di consegna d’acqua
alle bocche.
Durante gli eventi meteorici di pioggia di una certa
entità tutto il personale tecnico è in stato d’allerta
in quanto i canali navigliari sono sottoposti alla presenza di grandi quantità idriche.
CONSORZIO IRRIGAZIONI
CREMONESI
Il Consorzio irrigazioni cremonesi (CIC) distribuisce
acqua per le irrigazioni su un’area di oltre 65.000
ettari, prevalentemente estesa nella parte centroorientale della provincia di Cremona.
L’acqua distribuita viene presa da tre fonti:
1. il fiume Oglio, per massimi 16,79 m3/s, con i
canali: roggia Calciana; Naviglio Grande Pallavicino;
Roggia Molinara; Cavo di Suppeditazione, che si
originano nel territorio storicamente noto come
‘Terra della Calciana’, oggi compreso nei Comuni di
Calcio, Pumenengo e Torre Pallavicina, tutti in provincia di Bergamo. Roggia Molinara e Cavo di
Suppeditazione formano, dopo breve tratto, il
Naviglio Nuovo Pallavicino, canale che scorre ai
piedi delle mura della città fortificata di Soncino.
2. i fontanili, per massimi 2,90 m3/: tutti nella ‘Terra
della Calciana’ – con l’unica eccezione della fontana
Facina, in territorio di Soncino – le cui acque accre35
scono la dotazione dei predetti due Navigli
Pallavicino;
3. il fiume Adda, per massimi 38,5 m3/s, con il canale Pietro Vacchelli, massima opera idraulica del territorio cremonese.
La nominale massima acqua disponibile per il CIC è
di m3/sec 57,78.
Da questi canali derivatori/dispensatori si origina la
rete dei seguenti canali principali: Roggia Geronda,
Diramatore Bruno Loffi, Ciria Vecchia, Ciria Nuova,
Canobbia Vecchia, Canobbia Nuova, Diversivo
Magio, Cavo Bolla, Canale Nuovo Delmona. Lo sviluppo complessivo dei canali è di 261 chilometri.
Oltre all’attività di dispensa irrigua, il Consorzio partecipa alla produzione di energia idroelettrica, assicurando l’alimentazione, compatibilmente alle esigenze irrigue, di due centrali sullo scaricatore di
Genivolta, e di una piccola a Casalbuttano. È in fase
di avvio una quarta centrale idroelettrica a
Mirabello Ciria.
La dotazione idrica massima del Consorzio è quindi di moduli 577,79, pari a m3/sec 57,779.
La principale attività del Consorzio consiste nel
mantenere in efficienza la rete dei propri canali, con
gli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione.
Nella prima categoria ricadono tutte le incombenze legate: al contenimento dello sviluppo della
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vegetazione in alveo e sulle sponde; alla rimozione
dei depositi di fango; alla riparazione delle frane di
sponda ed in alveo; alla sistemazione delle strutture mobili delle opere di presa sui fiumi costituite
dalle scogliere di smorzamento a valle di ogni sbarramento.
Della manutenzione straordinaria si può ricordare
l’impegno nella ricostruzione delle opere ormai
deteriorate dal tempo e, soprattutto, dallo scorrere delle acque: ponti, rivestimenti, paratoie, meccanismi.
Durante la stagione irrigua il CIC provvede alla dispensa delle utenze, singole e soprattutto collettive,
in numero superiore a 550, attraverso 264 bocche
di presa sui canali consortili. Il personale di campagna, sette giorni su sette, gestisce il flusso idrico
continuo, agendo sulle manovre idrauliche e rilevando, almeno due volte al giorno, 35 punti di
misura, distribuiti lungo la rete, comunicandoli quotidianamente all’ufficio, perché si possa decidere,
senza soluzione di continuità, eventuali manovre
correttive.
A fianco di questo principale impegno, si deve citare la cura e la conservazione del patrimonio immobiliare, costituito dai seguenti immobili strumentali
all’attività istituzionale dell’ente:
- la sede principale dell’ente, in Cremona;
- il centro operativo di Pozzaglio-Brazzuoli (Cr);
- le case delle Camperie di: Merlino (Lo), Crema,
Tombe Morte (Genivolta), Pumenengo (Bg), Torre
Pallavicina (Bg), Mirabello Ciria, Pozzaglio-Brazzuoli,
Torre de’ Picenardi.
Ai suddetti immobili si aggiungono alcuni fabbricati
non più utilizzati, alcuni dei quali affidati in concessione a terzi.
Merita una particolare citazione il mulino di Torre
Pallavicina (Bg), che il Consorzio ha donato al Parco
Oglio Nord, nel 2005, in uno stato di particolare
degrado con alcune parti ormai pericolanti. Il Parco
ha eseguito la totale ristrutturazione del complesso
principale, lasciando in proprietà al Consorzio il
salone ‘Severino Rossetti’, perfettamente attrezzato
per ospitare sino a cento persone, concesso in uso
al Parco stesso, così come al Consorzio è consentito di utilizzare tutte le strutture necessarie all’uso
del proprio salone. Negli edifici recuperati, il Parco
Oglio Nord ha realizzato la sede delle Guardie ecologiche volontarie, gli uffici, l’ostello, con servizio di
ristorazione ed ospitalità, e rimesso in perfetto funzionamento il mulino, nelle cui sale ospita laboratori didattici rivolti soprattutto alle scolaresche.
Il patrimonio del Consorzio, inoltre, comprende le
proprietà di terreni, in parte costituiti dagli alvei,
dalle aree di pertinenza ed accessorie agli immobili
e delle strade alzaie, che corrono lungo una parte
dei canali, per complessivi 415 ettari, dei quali 214
concessi a titolo oneroso, prevalentemente con
affittanza agricola.
I dipendenti del Consorzio sono venticinque, dei
quali due a tempo parziale.
Le entrate del Consorzio sono sostanzialmente
costituite:
- dalle quote di rimborso del servizio irriguo, para-
metrate ai litri al secondo dispensati ad ogni utenza. Il costo medio nel 2014 è pari a 28,68 € per
ettaro irrigato, esclusa l’Iva al 10%;
- dai proventi del patrimonio e da altre attività ad
esso legate, che costituiscono il 22% delle entrate
complessive.
Il Consorzio opera quale ente morale senza scopo
di lucro; pertanto gli introiti sono interamente
destinati alla copertura delle spese, secondo il bilancio che, nella versione di conto consuntivo, è anche
pubblicata sul sito Internet.
Il Consorzio irrigazioni cremonesi fa parte:
- del Consorzio dell’Adda, regolatore del lago di
Como;
- del Consorzio dell’Oglio, regolatore del lago di
Iseo;
- dell’Unione regionale bonifiche, irrigazioni e
miglioramenti fondiari (URBIM).
Notizie dettagliate dell’ente, delle sue attività e di
tutto quanto possa interessare i propri compiti istituzionali, quindi tutte le ‘cose d’acqua’, sono disponibili sul sito www.cic.cr.it che, dal 1° marzo 2014
ha sostituito il precedente www.consorzioirrigazioni.it, attivo dal dicembre 2002. Nel sito sono disponibili: Notizie e scadenze; Dati idraulici della rete;
Organizzazione ed attività; Storia del Consorzio;
Informazioni sui canali; Documenti sulle ‘Cose d’acqua’; Biografie di idraulici illustri; Testi e tesi, molti
scaricabili; Immagini; Itinerari turistici lungo i canali;
Elenco dei testi presso il Consorzio; La Storia dell’i37
draulica (325 pp.); Il video Il sentiero dell’irrigazione (9 min.); La rivista “Cose d’acqua”, nata nel
dicembre 2013.
I CONSORZI
DI BONIFICA E DI IRRIGAZIONE, CUSTODI
DELLE ACQUE E DEL TERRITORIO
In Lombardia la distribuzione dell’acqua caratterizza il paesaggio di pianura e nutre un’agricoltura che
vanta importanti primati in Italia e in Europa. Registi
e artefici della circolazione controllata delle acque
lombarde, lungo un reticolo di oltre 20mila chilometri lineari, sono i Consorzi di bonifica, alcuni con
una storia più che centenaria, come nel caso del
Consorzio di bonifica Dugali, Naviglio, Adda Serio
di Cremona. Novità di rilievo sono intervenute di
recente a modificarne l’assetto e a ridefinirne il
ruolo, confermandone i compiti storici di salvaguardia idraulica e di gestione dell’acqua irrigua. Nel
2013, infatti, i Consorzi di bonifica lombardi sono
stati riordinati, in esecuzione dell’intesa StatoRegioni del 2008, che ne prevedeva la riduzione
del numero a livello nazionale e la conseguente
razionalizzazione di risorse e competenze. Ai dodici nuovi consorzi di bonifica (rispetto ai venti preesistenti) partiti il 1° gennaio 2013 è stato affidato un
più articolato ruolo di tutela ambientale, facendone
dei veri e propri custodi dell’ambiente, del territorio e del paesaggio.
“Acqua da levare, acqua da portare, acqua da gestire” è, in sintesi, il ruolo dei Consorzi di bonifica per
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rendere sicuro e produttivo un territorio altrimenti difficile e insalubre.
Eredi di una cultura plurisecolare di gestione delle
acque impegnata sui fronti della bonifica, dell’irrigazione e della salvaguardia dell’ambiente, i Consorzi
di bonifica rivestono un ruolo centrale non solo
nella promozione della tutela del patrimonio
ambientale e agricolo, ma anche delle infrastrutture e delle opere urbanistiche, preservando ampi
territori dagli allagamenti e dal ristagno idrico, mantenendo continuamente in efficienza pompe e
impianti costruiti nel corso dei secoli. Un compito
del tutto speciale nel Cremonese, dove la difesa del
territorio è indispensabile alla vita e all’economia
agricola, per la configurazione idrogeologica della
pianura e per la particolarità del clima che spesso
sfocia in ‘eventi estremi’ (siccità da un lato, piogge
eccessive e concentrate in breve tempo dall’altro).
Inoltre, la travolgente trasformazione dell’assetto
abitativo, conseguente all’intensa urbanizzazione di
terre bonificate, pone oggi problemi sempre più
pressanti per scolare le acque e difendere il territorio in modo tempestivo ed efficace.
L’attività organizzativa e di programmazione della
bonifica si articola tradizionalmente su due filoni:
costruire e mantenere opere di regolazione idraulica e di arginatura, raccogliere e smaltire le acque
meteoriche nei fiumi, limitando i fenomeni di ristagno.
All’attività di bonifica si aggiunge, altrettanto importante, l’attività irrigua. La pianura padana è caratterizzata da estati calde con piogge scarse e mal dis-
tribuite, così che occorre portare sul terreno molta
acqua per irrigare i campi.
Questa funzione richiede consolidate capacità di
programmazione e di progettualità gestionale, oltre
alla concreta possibilità di attuare politiche e azioni
coordinate per vaste aree.
I Consorzi di bonifica e di irrigazione provvedono
quindi all’irrigazione dei comprensori di competenza, gestendo il servizio con modalità differenziate in
funzione della morfologia del territorio, delle caratteristiche dei suoli e delle colture, nonché delle
specifiche tradizioni locali.
Oggi, i compiti dei Consorzi si sono ulteriormente
ampliati: ai ruoli tradizionali fondamentali e prioritari si aggiungono la salvaguardia e la valorizzazione
del paesaggio, la conservazione dei fontanili, la rinaturalizzazione dei canali e dei loro argini, la costruzione di numerose piste ciclo-pedonali, la produzione di energia idroelettrica grazie allo sfruttamento dei piccoli salti d’acqua. Tutte funzioni riconosciute dalla legge regionale, che assegna ai Consorzi
di bonifica la natura di ente pubblico economico a
carattere associativo operante secondo i seguenti
principi: autogoverno, autofinanziamento, sussidiarietà, efficienza, economicità, efficacia di risultato.
Per effetto del riordino regionale, il Consorzio di
bonifica Dugali, Naviglio, Adda Serio di Cremona è
nato nel 2013 dall’accorpamento di tre preesistenti consorzi: il Consorzio di bonifica dugali (il più
antico, risalente al 1568); il Consorzio di bonifica
Naviglio Vacchelli (costituito nel 1990 scorporando
una porzione del territorio Dugali, sempre per
volontà regionale); il Consorzio di miglioramento
fondiario di II grado Adda Serio di Crema.
La sede è quella storica del Consorzio Dugali, in via
Ponchielli a Cremona, alla quale fa capo l’ufficio
decentrato di Crema in via Verdi. Da qui viene
gestito un territorio di 167.537 ettari, il secondo
della Lombardia per estensione, articolato in 133
comuni, compresi nel perimetro di cinque province: Cremona, Mantova, Bergamo, Lodi, Milano.
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Stampato presso la litografia MANNGRAF - Cremona
marzo 2014
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libretto mostra - Consorzio di Bonifica Dugali