Archivio di Stato di Cremona I disegni delle acque tra rappresentazione e gestione del territorio Mostra documentaria a cura di Valeria Leoni e Matteo Morandi Cremona, 21 marzo - 5 aprile 2014 Archivio di Stato di Cremona - Via Antica Porta Tintoria, 2 - Cremona mostra documentaria 4 Archivio di Stato di Cremona I disegni delle acque tra rappresentazione e gestione del territorio Mostra documentaria a cura di Valeria Leoni e Matteo Morandi Cremona, 21 marzo - 5 aprile 2014 Archivio di Stato di Cremona - Via Antica Porta Tintoria, 2 - Cremona mostra documentaria La mostra è stata organizzata da: A rchivio di Stato di C remona e FA I Fondo A mbiente Italiano - Delegazione di C remona. Con il contributo e il sostegno di: Consorzio Irrigazioni Cremonesi Consorzio di Bonifica Dugali Naviglio della città di Cremona Camera di Commercio di Cremona In giugno 2013 la Delegazione FAI Cremona ha organizzato il convegno “Il latte non è acqua” nell’ambito del progetto nazionale V ia Lattea (www.faivialattea.it), realizzato in collaborazione con Expo 2015. Nel suo intervento l’ingegner Loffi, direttore del Consorzio Irrigazioni Cremonesi, ha sostenuto convintamente che la ricchezza della zootecnia e più in generale dell’agricoltura e del paesaggio cremonesi sta proprio invece nella secolare disponibilità di acqua irrigua. Ma troppe persone non ne sono consapevoli. Da qui l’idea di dedicare la XXII Giornata FAI di Primavera a Cremona – che si estende in verità per quasi un mese, dal 14 marzo al 5 aprile – a questi temi, partendo dall’apertura delle prestigiose Sedi delle magistrature cremonesi delle acque: il Consorzio Dugali Naviglio Adda Serio, già Dugali, nel seicentesco ex convento dei Gesuiti, il Naviglio Città di Cremona ed il Consorzio Irrigazioni Cremonesi, in palazzo Zignani. Alla visita alle Sedi è parso opportuno affiancare una mostra documentaria che illustrasse l’ultracentenaria attività degli Enti preposti alla gestione delle acque e i cui archivi costituiscono un bene prezioso da far conoscere ma anche da tutelare. L’esposizione quindi è un tassello essenziale del nostro impegno per divulgare questo prezioso patrimonio e la storia di queste istituzioni, suggerendo anche spunti sul valore turistico del paesaggio cremonese così tipicamente definito dalle “cose d’acqua”. La fattiva collaborazione con gli enti ed il sostegno di Camera di Commercio di Cremona, l’entusiasmo e la competenza delle persone che per mesi a titolo gratuito hanno preparato questa manifestazione saranno, ci auguriamo, ripagati dalla visita di tanti cittadini, invogliati ad andare a vedere, magari in bicicletta, questi segni distintivi sul nostro territorio. Per tutelarli, perché senza conoscere non si ama e non si protegge. Francesca Bottini Capo Delegazione FAI Cremona A ngela Bellardi Direttore Archivio di Stato di Cremona 3 Pr esentazio ne Una specificità dell’Archivio di Stato di Cremona è senza dubbio costituita dagli archivi prodotti da istituzioni che fin dal periodo medievale si occuparono della gestione della ricca rete idrica del territorio, con il duplice scopo di contenere gli effetti devastanti di alluvioni e inondazioni e di gestire la rete irrigua, oltre all’approvvigionamento d’acqua in città. Archivi cosiddetti ‘delle acque’ che tanto interesse suscitano negli studiosi pur nella loro complessità dovuta a ragioni tecniche e nel contempo la conoscenza della terminologia tipica, ma che hanno avuto un grande valorizzatore nella figura dell’ing. Bruno Loffi. Come ricorda Maria Luisa Corsi “dalla meditata consapevolezza dell’inscindibile legame tra passato e presente nasce la ricerca storica di Bruno Loffi… intesa come arricchimento di conoscenze per i suoi concittadini impegnati nelle ‘vicende d’acque’, e sostegno a migliori scelte operative perché motivate dall’insegnamento sapienziale offerto dalle lunghe trasformazioni tecnico-giuridiche delle maggiori reti idrauliche cremonesi” (Corsi 2008 - 2009). E grazie alla passione per la ricerca storica e nella consapevolezza dell’importanza delle ‘carte delle acque’ per la storia cremonese che all’ing. Loffi dobbiamo essere grati per la conservazione di tali materiali e soprattutto dobbiamo essergli grati per l’impegno profuso nel far sì che questi archivi confluissero in Archivio di Stato, unico luogo da lui considerato idoneo per la loro conservazione e valorizzazione. Tra il 1963 e il 1988 ecco la consegna all’Archivio di Stato degli archivi del Naviglio della città di Cremona, del Naviglio del Condominio Pallavicino, del Consorzio Irrigazioni Cremonesi. Il suo esempio favorì il deposito di altri archivi tra i quali spicca senza dubbio quello dell’Ufficio Argini e Dugali, “tanto suggestivo perché conserva il fascino del riordino settecentesco e un ragguardevole corredo iconografico”. E proprio le Giornate FAI di primavera sono sembrate occasione propizia per raccontare la storia ultracentenaria delle acque cremonesi, delle opere realizzate per il territorio e degli Enti che ancora gestiscono questo patrimonio immutato nei secoli e di grande valore dal punto di vista ambientale. Poiché le Giornate FAI hanno come scopo principale il far conoscere beni e siti poco noti, quale migliore occasione quindi presentare quelle infrastrutture idrauliche realizzate nei secoli . Si tratta di una storia raccontata non tanto attraverso i difficili e complessi documenti giuridico-amministrativi (la gestione quotidiana, le numerose liti per l’uso delle acque), ma narrata attraverso preziosi disegni e mappe o rappresentazioni allegoriche che pur nella loro tecnicità permettono di cogliere l’importanza della gestione del territorio, nonché le figure dei tecnici preposti. Ad una breve scheda sulla storia dei vari Enti preposti alla gestione delle acque fa seguito il catalogo della 5 mostra con un ricco apparato fotografico. È sembrato quindi doveroso ricordare due delle figure più significative che dall’Ottocento fino ai giorni nostri hanno impresso un marchio indelebile sullo sviluppo delle infrastrutture idrauliche del territorio cremonese: Pietro Vacchelli e Bruno Loffi. In chiusura gli Enti preposti alla gestione delle acque si presentano illustrando le funzioni attuali e gli interventi attuati. A ngela Bellardi 6 Le istituzioni deLLe acque Naviglio della città di Cremona Le prime norme emanate dal Comune di Cremona per la gestione delle acque del territorio risalgono al XIII secolo. Nel XIV fu istituito un apposito ufficio comunale, denominato officium stratarum, arzinorum et aquarum con il compito di mantenere e riparare canali, argini, ponti e strade e di costruire nuove opere. Alla seconda metà del Trecento, in piena epoca viscontea, risale la prima legislazione organica in materia: le Provisiones et statuta stratarum et aquarum costituiscono un’ampia sezione degli statuti cittadini del 1356, mentre l’ultima compilazione statutaria del 1387-1388 comprende un gruppo di rubriche intitolate De viis, aggeribus et aquis (Schiavini 1977, pp. 198-199). All’origine della costruzione del Naviglio della città di Cremona, che ebbe inizio nel 1337 sotto la dominazione di Azzone Visconti, è il famoso diploma del 1329, esposto anche in questa sede e descritto alla scheda n. 8, con il quale l’imperatore Ludovico IV riconobbe al Comune di Cremona il diritto di derivare acqua dal fiume Oglio. Le acque del Naviglio civico avevano un duplice utilizzo: erano adoperate, attraverso le derivazioni, per l’irrigazione delle campagne, mentre, giungendo in città e alimentando la Cremonella, fornivano l’apporto idrico necessario a diverse attività e in particolare al funzionamento di mulini e imprese artigianali. Spesso tuttavia l’utilizzo di acque per l’irrigazione della pianura alta era causa di penuria idrica in città: di qui l’esigenza spesso ripropostasi nel corso dei secoli di creare nuove derivazioni di acque dall’Oglio, come documenta il privilegio di Gian Galeazzo Sforza del 1481, qui esposto (doc. 9), relativo alla costruzione, mai realizzata, del Naviglio “novo” presso Soncino (Petracco 1998, pp. XVIII, 3-83). L’Ufficio del Naviglio ebbe la sua struttura definitiva nel 1551 con l’emanazione delle Provisiones Navigii magnificae communitatis C remonae (cfr. doc. 10 per la versione volgare del 1565) Inizialmente ad esso furono affidati due ordini di competenze: la gestione delle acque del Naviglio e la cura di ponti, chiuse e argini di tutto il territorio cremonese; dal 1568 parte di questi compiti furono attribuiti all’Ufficio Argini e Dugali di nuova istituzione (si veda oltre il relativo profilo istituzionale). A capo del Naviglio vi erano sei prefetti e un commissario, eletti con mandato biennale dal Consiglio generale della città. Esso aveva anche competenze giurisdizionali nella materia di sua competenza e poteva quindi procedere contro coloro che non pagavano i contributi imposti, alteravano le “bocche” di derivazione, estraevano acqua illegalmente o commettevano altre infrazioni. Le tasse erano imposte dall’Ufficio agli utilizzatori in misura proporzionale alla quantità d’acqua estratta dal Naviglio attraverso bocche ‘modulate’, dotate cioè di un edificio idraulico, il modello, appunto, che consente di definire la portata della bocca di erogazione (Loffi 1996a, pp. 97-100; Loffi 7 1996b, pp. 120-121). Nel 1786, in applicazione delle riforme di Giuseppe II che modificarono profondamente gli assetti dell’amministrazione cittadina, l’Ufficio fu soppresso e le sue competenze passarono alla Congregazione municipale. Uno degli ultimi provvedimenti degli ufficiali preposti al Naviglio fu il riordino dell’archivio e la compilazione del relativo inventario, affidati a Gaetano Benini, cui si deve la realizzazione del “Repertorio delle scritture dell’archivio dell’Ufficio del Naviglio della città di Cremona”, ancor oggi guida per la consultazione di questo prezioso complesso documentario. Nel corso del XIX secolo si ripresentò più volte la vertenza fra i navilisti e il Comune di Cremona riguardo alla proprietà e alla gestione del canale. Già sul finire del secolo precedente gli utenti, perlopiù nobili proprietari, avevano invocato il ripristino di quelle forme di autonomia di cui avevano goduto per tutto l’antico regime, deviandone le competenze dagli uffici comunali. Nel 1864 l’assessore municipale Pietro Vacchelli, amministratore esperto anche in fatto di acque, i cui progetti erano già orientati verso la costruzione di un canale, a lui poi intitolato, che derivasse acqua dall’Adda, confermò la proprietà del Naviglio al Comune di Cremona, aggiungendo che “in attesa di realizzare la derivazione dall’Adda è opportuno che la città mantenga i suoi diritti anche per poter facilitare quell’opera” (cit. in Loffi 1992, p. 15). Dopo lunghe a articolate discussioni, tra il 1876 e il 1877 fu prospettata una nuova organizzazione del8 l’azienda Naviglio, entrata in vigore nel 1881, che mediando fra entrambe le posizioni, quella privatista e quella municipalista, contemplasse la presenza, al vertice, di un consiglio d’amministrazione presieduto dal sindaco, con funzioni di rappresentanza e di attività ordinaria, e di un consiglio dei delegati, composto dai rappresentanti delle rogge collettate, cui sarebbe spettato di deliberare i conti, nonché le tasse e le modifiche statutarie. Nel 2001 una modifica statutaria ha consegnato definitivamente ai navilisti il diritto di nominare il consiglio d’amministrazione, il presidente e il vicepresidente. Ufficio Argini e Dugali L’Ufficio Argini e Dugali fu istituito con decreto del Senato di Milano del 13 marzo 1568. Già da qualche anno il Consiglio generale della città di Cremona rifletteva sull’opportunità di erigere una nuova magistratura che assumesse le iniziative necessarie ad evitare le frequenti inondazioni che affliggevano la pianura inferiore. La conformazione del territorio cremonese - caratterizzata da una netta distinzione tra la pianura alta, principalmente preoccupata dai problemi legati all’irrigazione del terreno facilmente permeabile, e la parte inferiore, il cui terreno digradante verso il fiume Po è invece soggetto ad alluvioni, necessitando di opere di arginamento e scolo - rendeva infatti opportuno che tali diversi ordini di problemi, fino a quel momento affidati all’unico Ufficio del Naviglio, fossero suddi- visi tra due organi specifici. Alla nuova magistratura furono quindi affidate la gestione e la cura della rete dei dugali e delle seriole che scorrevano nella ‘provincia inferiore’ cremonese, delimitata dal Naviglio civico a ovest, dal fiume Oglio a nord e dal fiume Po a sud, oltre alla manutenzione degli argini dei fiumi Po e Oglio. L’Ufficio aveva funzioni amministrative, fiscali e giudiziarie per le materie di sua competenza ed era formato da sei prefetti e dal commissario nominati dal Consiglio generale della città; disponeva di un cancelliere e aveva la possibilità di prendere al proprio servizio uno o più ingegneri o architetti. I prefetti e il commissario stabilivano le tasse e i contributi necessari a sostenere le spese per il funzionamento dell’Ufficio e per i lavori di riparazione e ricostruzione degli argini e dei dugali. L’imposta non era strettamente legata, come nel caso dell’Ufficio del Naviglio, alla quantità d’acqua utilizzata, ma era dovuta da tutti i soggetti i cui beni godevano in modo diretto o indiretto delle opere effettuate dall’Ufficio stesso. Gli interventi di riparazione e manutenzione necessari erano stabiliti in seguito alle visite che una commissione formata da due prefetti e dal commissario svolgevano con regolarità agli argini, mentre la custodia di argini e chiuse era affidata a campari, affiancati, se necessario da architetti o ingegneri. La struttura dell’Ufficio rimase sostanzialmente invariata fino alle riforme settecentesche, avviate dall’imperatrice Maria Teresa e proseguite dal figlio Giuseppe II, che nel 1786 ne stabilì la definitiva soppressione attribuendo le sue competenze alla Congregazione municipale. All’avvio delle operazioni del nuovo Catasto dello Stato di Milano, nel secondo e terzo decennio del Settecento, è da collegare probabilmente l’intervento di sistemazione e di capillare descrizione dell’archivio, completato dal ragionato dell’Ufficio Pietro Maria Semenzi nel 1724, oltre alla realizzazione del “Nuovo Catasto” dei Dugali portata a termine dallo stesso Semenzi nel 1736. L’inventariazione dell’archivio si concretizzò nella redazione di quattro tomi: i primi tre contenenti la descrizione dei documenti, l’ultimo l’indice dell’inventario stesso. È opportuno in questa sede rilevare la particolare cura grafica ed estetica che caratterizza l’opera del Semenzi: i volumi sono arricchiti da immagini con figure allegoriche (docc. 1-4), oltre che da disegni tecnici finemente ornati, quasi tutti esposti in mostra (docc. 17-19, 21). Dopo la soppressione dell’Ufficio, durante il periodo napoleonico, le competenze sugli argini e i dugali rimasero inizialmente in carico all’amministrazione municipale. Nel 1809, in applicazione del decreto napoleonico 6 maggio 1806 relativo alla “sistemazione ed amministrazione generale delle acque e delle strade” e del successivo “Regolamento per le società degli scoli e bonificazioni” del 20 maggio dello stesso anno, la gestione dei dugali fu affidata al neoistituito Comprensorio dei dugali inferiori cremonesi, consorzio comprendente 102 località del territorio. Nel 1940, con decreto 4 dicembre n. 5353 del Ministero di Agricoltura e Foreste, in applicazione del regio decreto 215/1933, il Comprensorio 9 Dugali fu qualificato ente di bonifica, mentre, in virtù dell’art. 59 dello stesso decreto, “assunse la figura di ente di diritto pubblico” e fu successivamente denominato Consorzio di bonifica dugali. gni tecnici e rappresentazioni cartografiche dei territori attraversati dal Naviglio, alcuni dei quali esposti anche in questa sede (docc. 5, 6, 12, 22), di particolare interesse sia per l’antichità sia per la qualità della realizzazione. Condominio o Naviglio Pallavicino Consorzio irrigazioni cremonesi La rete irrigua dei Pallavicino ebbe origine dall’iniziativa del marchese Galeazzo I Pallavicino che, nel 1484, entrò in possesso di una porzione della seriola Pumenenga e di beni nella Calciana. Tra il 1505 e il 1511 egli costruì il Naviglio Pallavicino, allargando la seriola Pumenenga e introducendovi acque derivate dal fiume Oglio, grazie alla concessione ottenuta dal Comune di Cremona nel 1515; gli eredi allungarono il corso del Naviglio, acquisendo la Calciana e altre rogge derivate dall’Oglio o alimentate da sorgenti. Successivamente la rete si allargò anche alla parte inferiore della provincia; essa era gestita in condominio dai marchesi Pallavicino del ceppo cremonese, soprattutto in forza della clausola testamentaria del 3 settembre 1569, con cui Adalberto Pallavicino, figlio di Galeazzo, stabilì che i canali del casato e i diritti connessi fossero legati in fedecommesso e non potessero essere divisi tra i diversi membri. Nel 1893 il Condominio cedette la rete irrigua al Consorzio irrigazioni cremonesi (si veda oltre il relativo profilo istituzionale). Il complesso documentario prodotto dal Condominio è anch’esso depositato presso l’Archivio di Stato di Cremona e comprende dise10 Il Consorzio per l’incremento dell’irrigazione nel territorio cremonese, altrimenti noto come Consorzio irrigazioni cremonesi (CIC), si costituì il 26 marzo 1883 allo scopo di derivare acqua dall’Adda, irrigando la campagna circostante, mediante un canale, detto inizialmente di Marzano dal nome della località dove ha origine, nel comune di Merlino (Lodi), e in seguito (1913) intitolato al senatore Pietro Vacchelli, che ne fu ideatore intelligente e tenace in veste di promotore e primo presidente dell’ente (doc. 28). Egli, sulla base di precedenti progetti (si veda, ad es., il documento qui esposto al n. 7), fin dal 1875 aveva lanciato appunto l’idea di riunire in consorzio un buon numero di comuni cremonesi interessati a garantire al territorio le condizioni indispensabili per una produttività adeguata al suo sviluppo vocazionale: la zootecnia. Raccolte le adesioni di 58, poi 59 comuni e ottenute dal Governo le autorizzazioni necessarie, grazie soprattutto al peso politico esercitato da Vacchelli, il Consorzio proseguì tra il 1886 e il 1893 (docc. 2426), fronteggiandosi “fra mille angustie e deprimenti assenze” (Loffi 1993, p. 182), nella realizzazione di un corso d’acqua artificiale, che da Marzano attra- versasse tutto il Cremasco, scavalcando il fiume Serio, fino a Genivolta. Qui avrebbe incontrato i canali derivatori dall’Oglio – Naviglio civico e Naviglio grande Pallavicino, fino ad allora i principali acquedotti del territorio cremonese – oltre alle innumerevoli rogge provenienti da monte. Nel 1893 l’opera di costruzione, la più imponente per l’irrigazione della provincia, fu sigillata dall’acquisto dei canali Pallavicino, antica e importante rete idraulica privata che, alimentata prevalentemente dal fiume Oglio, si sviluppava, allora come oggi, dalla bassa pianura orientale bergamasca, con andamento grossomodo parallelo all’Oglio medesimo, fino a Piadena. Di lì a poco, proprio lungo il corso di tali canali venne prospettata l’ipotesi di produrre energia elettrica sfruttando i salti d’acqua disponibili (doc. 27), originariamente impiegati per azionare le macine dei mulini, e nel 1902 entrò in funzione la centralina idroelettrica di Rezza (Genivolta) sul Naviglio grande, con una potenza iniziale di 105 kw. Due anni dopo fu attivata anche la centrale di Mirabello (Casalmorano) sullo stesso Naviglio, con potenza di 140 kw, via via aumentata, mentre nel 1923 venne inaugurata la terza centrale a Campagnola Visconti sulla Ciria nuova. Tutte e tre le centrali, che producevano energia per l’Azienda elettrica municipalizzata di Soresina, dopo un iniziale contratto col Comune di Cremona, furono di-smesse negli anni Quaranta, a seguito della nazionalizzazione della produzione di energia elettrica, perché ritenute non più redditizie. Nel frattempo, dal 1891 l’ente, già parificato ai con- sorzi d’irrigazione costituiti fra gli interessati (da intendersi come i proprietari dei terreni serviti) secondo la legge 29 maggio 1873 n. 1387, era stato eretto in corpo morale con personalità giuridica privata, indipendente dai comuni fondatori, per quanto ad essi saldamente legato attraverso la nomina dei componenti dell’assemblea. Tuttavia, la natura dell’ente sarebbe rimasta a lungo incerta, finché, richiesto più volte il parere di illustri esperti, nel 1977 il Ministero del lavoro lo avrebbe considerato di diritto pubblico, sia pure ai soli effetti dell’individuazione dell’istituto di previdenza cui ascrivere i dipendenti. Quanto al fiume Oglio, il Consorzio chiese, sulla base del decreto luogotenenziale 20 novembre 1916 n. 1664, che gli fosse riconosciuto il diritto di derivarvi acqua, in forza degli antichi titoli di cui godevano i Pallavicino, cui lo stesso Consorzio era subentrato. Ugualmente si comportava il Naviglio civico, avanzando i titoli vantati dalla città di Cremona fin dal 1329 (cfr. il relativo profilo istituzionale), e così tutte le utenze bresciane e bergamasche aperte sul fiume a monte delle cremonesi. Avvertita ben presto l’opportunità di coordinare il proprio comportamento, CIC e Naviglio intrapresero un’azione in gran parte comune, che si protrasse, fra alti e bassi, fino al 1937 con la stipula della cosiddetta ‘pace dell’Oglio’, poi sanzionata nel 1960. Il complesso documentario, depositato presso l’Archivio di Stato di Cremona, comprende le carte dell’ente, precedute dagli atti prodotti e raccolti dai Comitati promotore ed esecutivo, attivi tra il 1875 e il 1883. 11 n. 1 n. 2 n. 3 n. 4 12 schede dei documenti esposti 1. Allegoria dell’Ufficio Argini e Dugali. La figura femminile in primo piano regge una lancia e una cornucopia, simboli rispettivamente della difesa dalla furia delle acque e dell’abbondanza della piana irrigua; un elmo le adorna il capo, mentre col piede blocca un leone ammansito. Nell’angolo a destra campeggia lo stemma della città di Cremona, richiamata nell’epigrafe sottostante: “Stabit in aggeribus constans tutela Cremonae stante per, et rivos ubere pinguis aquae”. 1724 Ufficio Argini e Dugali, Platea dell’archivio, indice, mm 470 x 360, c. 4v, disegno a carboncino attribuibile a Pietro Maria Semenzi. 2. Allegoria degli Argini costruiti a difesa della pianura dalle inondazioni del Po. La figura femminile in primo piano è rappresentata armata di elmo, scudo e lance; sullo sfondo il fervere delle attività di costruzione e manutenzione delle arginature del fiume. Al piede alcuni versi, probabilmente composti da Francesco Arisi, erudito e letterato cremonese, cui si deve il sonetto celebrativo del riordinamento dell’archivio dell’Ufficio Argini e Dugali, contenuto nel tomo dell’Indice di cui sopra: “Allor che gonfio il Pò batte la sponda, | E ai Campi, e alla Città minaccia offesa, | Gli Argini solo, a rintuzzar dell’onda | le ruine son atti alla difesa”. 1724 Ufficio Argini e Dugali, Platea dell’archivio, tomo I, mm 480 x 370, c. 4v, disegno a china acquarellato attribuibile a Pietro Maria Semenzi. 3. Allegoria dei Dugali che bagnano il territorio. La figura femminile in primo piano è personificazione della Fertilità, con corona e mazzo di spighe nella mano sinistra; con la destra indica i Dugali, rappresentati in forme antropomorfe, i quali, sdraiati sulle acque, versano acque nella pianura coltivata. Al piede alcuni versi, sempre attribuibili all’Arisi: “Se sterili non vuoi le tue Campagne, | Fà che dalli Dugali in abbondanza | Scorrano l’acque, onde il Terren si bagne, | E delusa, non fia la tua speranza”. 1724 Ufficio Argini e Dugali, Platea dell’archivio, tomo II, mm 480 x 370, c. 4v, disegno a china acquarellato attribuibile a Pietro Maria Somenzi. 4. Allegoria della Misura che presiede alle opere d’irregimentazione delle acque. La figura femminile in primo piano reca in mano un metro e un registro, strumenti del tecnico idraulico; sullo sfondo raffigurazione stilizzata della geometria del territorio 13 attraversato da cavi e seriole. Al piede alcuni versi, sempre attribuibili all’Arisi: “Questa la norma porge, ed assicura | Coll’acque sue delle Campagne il frutto: | Poiché il numero, il tempo, e la misura | Reggono il Mondo, e danno legge al Tutto”. 1724 Ufficio Argini e Dugali, Platea dell’archivio, tomo III, mm 480 x 370, c. 4v, disegno a china acquarellato attribuibile a Pietro Maria Somenzi. 5. Disegno in forme allegoriche della nuova bocca che estrae acqua dal fiume Oglio “di contro alla Torre Pallavicina per sussidiare il Naviglio Pallavicino in tempo di scarsezza”. Dal corso dell’Oglio un putto alato deriva l’acqua destinata ad alimentare la bocca di derivazione. L’immagine correda la “Relazione degl’ingegneri Ferrante Giussani austriaco e Girolamo Francesco Cristiani veneto intorno alla nuova bocca di Suppeditazione eseguita a beneficio de nobili signori marchesi Pallavicini sul fiume Ollio nell’anno 1785”. 1785 Naviglio Pallavicino, Volumi, registri, disegni, n. 53, registro cartaceo, mm 300 x 200, c. 8r, disegno a china acquarellato. 6. Disegno del corso della seriola Ciria e dei manufatti idraulici attorno all’abitato e al mulino di Campagnola Ariberti. Al piede scena ad acquarello, 14 nella quale un contadino conduce un asino carico di grano da macinare al mulino. La rappresentazione cartografica illustra una delle 56 tavole che compongono il “Dissegno geometrico del Naviglio Pallavicino e fontane Navilletto, Bobbio, Grumelli e Facina con le roggie Calzana, Filibera e Geronda, seriola Ciria Vecchia e Nuova delineato dall’ingegnere signor Giovan Giacomo Spinelli con l’intervento del signor Lorenzo Gambaretti ingegnere di esso Naviglio nel biennio 1727 e 1728”. 1727-1728 Naviglio Pallavicino, Volumi, registri, disegni, n. 11, registro cartaceo, mm 375 x 252, tav. 44, disegno a china acquarellato. L’uso di accompagnare le rappresentazioni cartografiche, ora rigorosamente geometriche, del territorio con scene ispirate alla vita quotidiana, di genere bucolico, fu introdotto dai disegnatori impegnati tra il 1721 e il 1723 nelle rilevazioni del nuovo Catasto dello Stato di Milano. 7. Allegoria della Cremona irrigua. Davanti al centro urbano, da cui svetta il Torrazzo, figure allegoriche, maschili e femminili, rappresentano lo scorrere dei fiumi e la fertilità della campagna. La litografia, stampata a Cremona da Pietro Fezzi, è di Paolo Marchelli. Il disegno decora le copertine degli allegati e relativo indice del Progetto, a firma degli ingegneri Eugenio Pietro Nogarina, Alessandro Fieschi e Luigi Pezzini, “di una derivazione d’acqua dal fiume Adda presso Rivolta per provvedere alla deficenza (sic) di acque irrigue nel Cremonese”. 1863 Consorzio irrigazioni cremonesi, b. 4, volume cartaceo, litografia di mm 140 x 160. 8. Diploma dell’imperatore Ludovico IV il quale, per ricompensare Ponzino Ponzone e altri nobili cremonesi che, in rappresentanza della città, lo hanno accolto e accompagnato quando nell’aprile del 1329 era in viaggio dalla Toscana verso Milano, concede al Comune di Cremona tutti i diritti spettanti all’Impero sul fiume Oglio su entrambe le rive per l’intera estensione del territorio cremonese, concede a Cremona il diritto di derivare acqua dall’Oglio verso qualunque parte del suo territorio e annulla privilegi concessi dai suoi predecessori, in particolare dall’imperatore Enrico VI al Comune di Brescia. Il documento accorda inoltre ai Cremonesi la giurisdizione su Guastalla e Luzzara, annullando precedenti privilegi emanati a favore di Giberto da Correggio di Parma e Passarino Bonacolsi di Mantova. 1329 giugno 21, Pavia re capitali: “+ ROMA CAPUT MUNDI – REGIT ORBIS FRENA ROTUNDI”. Sul verso immagine dell’imperatore in trono, con la scritta: “+ LODOVICUS QUARTUS DEI GRACIA ROMANORUM IMPERATOR SEMPER AUGUSTUS”. I diritti sul fiume Oglio furono oggetto di lunghe controversie con le comunità confinanti e la vertenza con Brescia si trascinò fino addirittura al 1960; in giudizio fu ripetutamente esibito anche il diploma qui esposto quale titolo costitutivo della giurisdizione cremonese sul fiume. 9. Privilegio del duca Giovanni Galeazzo Maria Sforza il quale, su richiesta della città di Cremona, emana alcune norme relative alla costruzione e alla manutenzione del Naviglio “Novo”, che dovrebbe essere realizzato estraendo acqua dall’Oglio presso Soncino. 1481 settembre 18, Milano Naviglio della città di Cremona, parte II, sc. 86, pergamena, mm 410 x 475, sigillo aderente. Comune di Cremona, Fondo segreto, pergamena 1905, mm 265 x 440. Il progetto, mai realizzato, di costruire un naviglio “Novo” rispondeva alla necessità di assicurare abbondante e sicuro approvvigionamento di acqua alla città di Cremona e alle sue attività manifatturiere. Il diploma è convalidato da sigillo aureo, nel cui recto è rappresentata una veduta stilizzata della città di Roma, circondata dal verso leonino in lette- 10. Disegno del corso del Naviglio civico dalla bocca 15 del fiume Oglio a Cremona con le derivazioni e le seriole. L’incisione, opera dell’intagliatore Giovanni Antonio Galletti, riprodotta a stampa ne Le provisioni del Naviglio della Magnifica C omunità di C remona tradotte in volgare e aggiontovi il dissegno d’esso Naviglio (Cremona 1565) da Vincenzo Conti, “il miglior tipografo che abbia avuto la città nel Cinquecento”, costituisce “il più antico documento cartografico a stampa finora noto” (Barbisotti 1985, p. 334). Raccolta statale, Dono Bruno Loffi, cass. 5, n. 23, allegato a volume cartaceo, c. *4, incisione di mm 192 x 282. 11. “Dissegno qual dimostra chiaro la boccha del Naviglio di Cremona esser situata nel territorio bergamasco”. Illustrazione delle bocche di derivazione del Naviglio civico e della seriola Antegnata dal fiume Oglio e del “fosso Bergamasco”, confine tra il territorio di Cremona e quello di Bergamo. Il documento, firmato dall’ingegner Pietro Lissa perito dell’Ufficio, è conservato tra le carte prodotte dall’ente negli anni 1626-1627. Naviglio della città di Cremona, parte I, sc. 73, disegno ad acquarello, mm 465 x 642. 12. “Dissegno della visita delle bocche che si cavano fuori dal fiume Oio”. La mappa, sottoscritta dall’ingegner Pietro Antonio Barca, rappresenta il fiume 16 Oglio con le bocche da esso derivate lungo i territori di confine tra lo Stato di Milano e la Repubblica di Venezia. In particolare, si notano a nord il Naviglio civico e più a sud il Naviglio Pallavicino, con indicazione analitica dei manufatti idraulici che ne punteggiano il corso, descritti nella legenda a sinistra. Il disegno, che segue le convenzioni del tempo nella descrizione idrografica e corografica (fiume, canali, seriole e stilizzazioni dei centri abitati), introduce nello stesso tempo notazioni di carattere politico, definendo con colori diversi i due Stati confinanti (“il colore gialdo si è del Stato de signori Venetiani et il verde del Stato de Milano”). 1600 maggio 15, 16 Naviglio Pallavicino, Volumi, registri, disegni, n. 54/2, disegno a china acquarellato, mm 490 x 780. 13. “Dissegno di quella parte del fiume Olio da dove si estrahe l’acqua per il Navilio di Cremona e per la roggia d’Antignate”. La mappa, eseguita da Carlo Giuseppe Merlo, ingegnere collegiato di Milano, su incarico della comunità di Antegnate, rappresenta le bocche di derivazione del Naviglio civico e della seriola Antegnata dal fiume Oglio. 1730 febbraio 11 Documento conservato presso la sede del Naviglio civico, disegno a china acquarellato, mm 475 x 740. 14. “Prospetto del piano lastricato avanti la bocca Castelvisconti a Fontanella”. La perizia, effettuata da Giacomo Verdelli, ingegnere collegiato di Cremona e camerale di Milano, è corredata da disegno ad acquarello che illustra la bocca di erogazione detta Castelvisconta a Fontanella. Essa fu richiesta in occasione della vertenza fiscale tra l’ufficio e il Capitolo di Santa Maria della Scala, feudatario di Castelvisconti. 1784 giugno 28 Documento conservato presso la sede del Naviglio civico, mm 467 x 580, con disegno a china acquarellato. 15. Disegno del corso del Naviglio civico e delle bocche di erogazione nel territorio di Fontanella. prima metà sec. XIX Documento conservato presso la sede del Naviglio civico, disegno a china acquarellato, mm 580 x 880. 16. “Tipo rappresentante la pianta e sezioni del tratto di cavo Borromeo d’abbassarsi dall’estrazione di S. Angelo a tutta la testa principale ... non che le piante e spaccati de’ ponti che sulla medesima linea debbono essere distrutti e rifatti”. Il disegno, eseguito da Claudio Marcello Galosio, ingegnere dell’ufficio, rappresenta la porzione del cavo Borromeo che scorre in territorio bergamasco tra Fara Olivana e Romano di Lombardia. 1832 aprile 9 Documento conservato presso la sede del Naviglio civico, disegno a china acquarellato, mm 540 x 1565. 17. “Profilo del cavo Delmonzina di sopra del molino di Rivarolo per dimostrare l’effetto delle acque di sopra e di sotto del molino sostenute dalle paradore del medesimo e deposizione del terreno in esso cavo cagionato dalle acque rese morte per l’altezza d’esse paradore”. Il disegno tecnico, attribuibile a Pietro Maria Semenzi, compilatore della Platea dell’archivio dell’Ufficio Argini e Dugali, da cui esso è tratto, è suddiviso in tre moduli. Nel primo da destra rappresentazione del profilo altimetrico del cavo; nel secondo il corso del cavo tra i territori di Rivarolo e Casteldidone, con particolari del “soradore” che devia le acque della Delmoncina a vantaggio del mulino; nel terzo descrizione analitica prospettica dello stesso “soradore”. La raffigurazione è impreziosita da elementi decorativi, quali le cornici e i cartigli che inquadrano i disegni e le relative legende. 1724 Ufficio Argini e Dugali, Raccolta mappe e disegni, n. 6, disegno a matita e china, mm 470 x 1100, già contenuto nel tomo II della Platea, dov’era collocato tra c. 446 e c. 447. 18. “Dissegno del cavo da farsi di Monticelli”. La planimetria, sempre attribuibile a Pietro Maria Semenzi, presenta il progetto per la costruzione di un nuovo 17 cavo dalla Delmona nel territorio di Cà de’ Quinzani fino all’Oglio presso Monticelli. Si tratta della copia del disegno allegato alla relazione dell’ingegner Maffina, conservata tra le carte prodotte dall’ente negli anni 1644-1645. 1724 Ufficio Argini e Dugali, Raccolta mappe e disegni, n. 7, disegno a matita e china, mm 465 x 1430, già contenuto nel tomo II della Platea, dov’era collocato tra c. 68 e c. 69. Originale ivi, parte I, sc. 76, filza 43, n. 154. maggio 1802 dal mulino di Rivarolo Fuori fino alle chiaviche di San Matteo”. I due disegni uniti rappresentano il corso dei fiumi Oglio e Po e la rete dei dugali tra San Giovanni in Croce e Cizzolo. 1802 marzo 2; maggio 23 Ufficio Argini e Dugali, Raccolta mappe e disegni, n. 13, disegno e china acquarellato su supporto di tela, mm 1560 x 540. 19. “Dissegno dell’argine maestro con il principio degli argini di Serraglio e Chiaviche de dugali”. Il disegno, sempre attribuibile a Pietro Maria Semenzi, rappresenta il percorso dell’argine maestro del fiume Po dalle vicinanze di Cremona a Torricella del Pizzo. Due cornici racchiudono le legende con indicazione degli argini secondari e delle chiuse dei dugali segnalati sulla mappa. 1724 21. “Dissegno della provincia inferiore cremonese con suoi cavi e seriole, dugali, argini ed altro”. Rappresentazione cartografica dei corsi d’acqua che attraversano la “provincia inferiore” da Cremona a Casalmaggiore, con indicazione dei centri abitati e dei manufatti idrici presenti. Sul bordo destro legenda dei sostegni e dei mulini dislocati sul territorio, delimitato dal Naviglio civico ad ovest, dal fiume Oglio a nord e dal Po a sud, definito appunto ‘inferiore’ o ‘basso’ perché digradante verso quest’ultimo. 1724 Ufficio Argini e Dugali, Raccolta mappe e disegni, n. 5, disegno a matita acquarellata, mm 685 x 630, già contenuto nel tomo II della Platea, dov’era collocato tra c. 120 e c. 121. Ufficio Argini e Dugali, Raccolta mappe e disegni, n. 10, disegno a matita e china, mm 450 x 1080, già contenuto nel tomo dell’Indice della Platea, dov’era collocato tra c. 10 e c. 11. 20. “Tipo a colpo d’occhio delli dugali e mulino di Rivarolo che in questo si scorgono”; “Tipo a colpo d’occhio eseguito nella visita come da relazione 23 22. “Abbozzo del Naviglio e Cavo nuovo Pallavicino”. Rappresentazione cartografica del corso del canale Pallavicino e dei cavi da esso derivati dal fiume 18 Oglio a Casalbuttano. La mappa risente dell’evoluzione delle modalità descrittive introdotte dai tecnici del Catasto settecentesco. seconda metà sec. XVIII Relazione tecnica con planimetria generale del territorio interessato dalla derivazione presso Cascina Busta all’immissione presso Olmeneta. 1896 Naviglio Pallavicino, Volumi, registri, disegni, n. 54/3, disegno acquarellato, mm 375 x 985. Consorzio irrigazioni cremonesi, b. 52, fascicolo cartaceo con disegno a stampa di mm 320 x 845. 23. “Schizzi indicanti le luci per due ponti esistenti sulla roggia Alchina” per il canale Marzano, ora Vacchelli. 1885 aprile 26. “Variante alla planimetria generale” di cui sopra. Descrizione delle opere idrauliche di derivazione da realizzarsi presso Soncino. Entrambi i progetti sono firmati dall’ingegner Antonio Valcarenghi, già collaboratore di Luigi Villoresi nella costruzione del canale Marzano, direttore del Consorzio dal 1897 al 1926. 1901 novembre 13, Cremona Consorzio irrigazioni cremonesi, b. 7, disegno a china, mm 325 x 215. 24. “Opere di presa dal fiume Adda” per la costruzione del canale Marzano. Relazione tecnica con “sezione trasversale della chiusa secondo il progetto approvato dal Governo”. 1890 luglio 12 Consorzio irrigazioni cremonesi, b. 18, fascicolo cartaceo con disegno a china acquarellato di mm 310 x 650. 25. “Studi preliminari per un progetto di derivazione dal fiume Oglio in territorio di Soncino da immettersi nella Ciria Nuova presso Olmeneta”. Consorzio irrigazioni cremonesi, b. 52, disegno a china acquarellato, mm 370 x 700. 27. “Piano di massima a corredo della relazione sommaria sulla utilizzazione di salti d’acqua disponibili sul tronco del Naviglio Grande Pallavicino scorrente fra I Tredici Ponti e Mirabello”. Rappresentazione della porzione di territorio in cui sono presenti i dislivelli da sfruttare per la produzione di energia elettrica e “Progetto per un impianto idro-elettrico” proposto dalla Società Ing. A. Riva Monneret & C di Milano. 1900 giugno 6, Cremona; 1902 gennaio 16, Milano 19 Consorzio irrigazioni cremonesi, b. 40, disegni tecnici contenuti in unico foglio di mm 335 x 6000, particolare; disegno a china acquarellato, mm 565 x 480. 28. Prospetto e sezione della facciata fronte valle dell’edificio di derivazione del canale Vacchelli in località Marzano (Merlino, Lo), con monumento e intitolazione a Pietro Vacchelli, primo presidente del n. 28 20 Consorzio per l’incremento delle irrigazioni del territorio cremonese. Epigrafi collocate sulla stessa a ricordo dei fondatori dell’ente promotore, dei comuni aderenti all’impresa e dell’opera di Vacchelli 1915 Consorzio irrigazioni cremonesi, b. 110, disegno a china acquarellato, mm 320 x 840; fogli a stampa, mm 290 x 230. i protagonisti deLLe acque cremonesi Pietro Vacchelli Proveniente da una distinta famiglia di professionisti legali dediti alla cosa pubblica, tradizionalmente affiliata alla Massoneria e implicata dal 1848 nel moto risorgimentale, Pietro Vacchelli nacque a Cremona il 21 aprile 1837 da Giuseppe e Ignazia Nicolaj. Iscritto alla Facoltà di legge a Pavia, nel 1859 entrò in Piemonte, arruolandosi nel 2° Reggimento dei Cacciatori delle Alpi, agli ordini di Giacomo Medici, di cui era luogotenente Giovanni Cadolini. Col Corpo combatté a Varese e a San Fermo. Nel 1860, ormai laureato, vestì la camicia rossa, sempre con Cadolini, in qualità di ufficiale a Milazzo e luogotenente al Volturno, dove assunse il comando della Compagnia cremonese in sostituzione del capitano Antonio Germani, rimasto ferito. Il “molto accorgimento e molto ardore” dimostrati nell’occasione fecero sì che Cadolini lo segnalasse per il conferimento della medaglia d’argento al valor militare, decorazione “che poi non gli fu data perché il Ministero in quel tempo fu molto avaro di onorificenze verso l’Esercito meridionale” (testimonianza dello stesso Cadolini in Loffi 1982, p. 55 nt. 3). Rientrato a Cremona, si mise in luce in tutti gli organismi patriottici. Dal 1859 era membro della Società del Tiro a segno, strumento – in linea con l’insegnamento di Garibaldi – di educazione del cittadino e del buon patriota. Nel 1861 fu tra i fondatori della Società operaia di mutuo soccorso e l’anno successivo aderì alla locale Associazione emancipatrice. Tra il 1879 e il 1881 fu consigliere della Società dei reduci. Dall’ottobre 1863 sedette in Consiglio comunale e dall’agosto seguente in quello provinciale. Ripetutamente confermato, assunse da subito nei due consessi una posizione di grande rilievo e autorevolezza, esercitando inoltre le funzioni di sindaco di Cremona dal settembre 1874 al novembre 1875 e dal maggio al settembre 1878, nonché la presidenza del Consiglio provinciale dal giugno 1895 al luglio 1899. Come amministratore, manifestò una linea di estremo rigore burocratico e forte contenimento delle spese, interessandosi di opere pubbliche e di questioni di bilancio e pronunciandosi altresì a favore della laicità dell’insegnamento e della libera (ma non sfrenata) concorrenza in economia. Nel 1865 fondò, insieme ad altri benemeriti concittadini - e testimone il bresciano Giuseppe Zanardelli -, la Società popolare di mutuo credito (la futura Banca Popolare), di cui divenne il primo presidente (1865-1883). Nel 1876 promosse la costituzione della Banca Sociale, con lo scopo, di fatto complementare a quello statutario della Popolare, di esercire il credito ordinario specializzato. Nel marzo 1868 fu eletto deputato nel collegio di Pizzighettone, dimettendosi nell’estate dell’anno seguente per non essere stato riconfermato nel ruolo di consigliere provinciale dagli stessi elettori del mandamento. “Le votazioni – spiegava – ... mi chiariscono che non esiste tra me e considerevole parte della cittadinanza, pel cui voto siedo in 21 Parlamento, quel consenso di idee che deve correre fra gli elettori ed il loro deputato” (Loffi 1982, p. 56 nt. 7). Ripetutamente proposto per le elezioni dal 1870 al 1874, rinunciò sempre, invitando anzi a concentrare i voti su altri candidati. Tornò alla Camera, esponente della Sinistra costituzionale, nel 1879, battendo al ballottaggio, nel collegio di Cremona, l’amico Cadolini, ormai spostato su posizioni di centrodestra. A Montecitorio rimase fino al 1895, ricavandone l’impressione “che non vi fosse tutto quell’amore per l’unità della Patria che [...] era in tutti [...] nei tempi in cui insieme ci siamo trovati a combattere” (ivi, p. 51). Espresse più concretamente le proprie convinzioni politiche, privilegiando gli aspetti economico-sociali, a partire dalla campagna elettorale del 1880. Contrario al suffragio universale “se prima non precede d’assai l’istruzione delle masse” (ivi, p. 50), sostenne però la necessità di allargare la base elettorale e di applicare lo scrutinio di lista, perché gli interessi generali prevalessero su quelli di campanile; nel contempo, auspicò una soluzione moderata della questione sociale, nel timore che “lasciata dimenticata [si alzasse] un giorno minacciosa” (ibidem). Nell’attività parlamentare lavorò alle leggi per il riordinamento del credito agrario, per la riforma e la riscossione delle imposte dirette, per la riforma della legge comunale e provinciale, per l’ordinamento degli istituti di emissione, per la circolazione monetaria e per l’abolizione del corso forzoso. Inoltre, concorse alla definizione delle questioni relative alla statizzazione delle Ferrovie, all’imposta daziaria e alle modifiche delle leggi elettorali. Operò su più fronti a favore 22 del mutuo soccorso e della Cassa pensione per gli operai. Di lui scrisse Telesforo Sarti, il noto compilatore ottocentesco di profili di parlamentari italiani: “Io credo che oggi giorno pochi in Italia conoscano come lui, con tanta perfezione e con tanta sicurezza, tutto l’enorme meccanismo della cosa pubblica, in qualunque ramo, per piccolo che sia, e in ogni sua forma, divisione e suddivisione. Non avrà una vasta coltura né letteraria, né storica; non si sarà torturato il cervello nello approfondire i problemi economici dal lato disputabilissimo delle teorie, ma qui nel labirinto intricato e vasto dell’organamento amministrativo, nella rete multiforme, infinita dei pubblici servizi – che infine costituiscono il sotto suolo dello Stato – lui è re nel significato più anticostituzionale della parola” (Sarti 1890, p. 941). Dette prova particolare della propria preparazione tecnica tra il luglio 1883 e il marzo 1884, chiamato come segretario generale del Ministero di Agricoltura, industria e commercio (ministro Domenico Berti), nel quinto governo Depretis. Nel 1894 fu presidente della Commissione dei 15, incaricata di esaminare i provvedimenti finanziari predisposti da Sonnino. Zanardelliano, nell’ottobre 1896 fu nominato senatore, esordendo a palazzo Madama con un applauditissimo discorso sul disegno di legge per il risanamento degli istituti di emissione e le guarentigie della circolazione bancaria. Nel giugno 1898 divenne ministro del Tesoro nel governo Pelloux e nel dicembre 1905 assunse il dicastero delle Finanze nel governo Fortis, che però non ottenne la fiducia. Frattanto, dal 1883 aveva creato, nella sua città, il Consorzio per l’incremento dell’irrigazione nel territorio cremonese, costituito fra 59 Comuni della provincia allo scopo di creare un importante canale a servizio dell’agricoltura locale, detto inizialmente di Marzano (dal nome della località in cui si trova la presa sull’Adda) e in seguito ribattezzato Vacchelli. Esercitò la presidenza dell’ente fino al 1905, quando, trasferitosi a Roma, ne fu proclamato presidente onorario. Nell’impresa, alla quale consacrò tutta la sua competenza in materia tecnica e amministrativa, fu agevolato dal sopporto della ‘sua’ Banca Popolare, indispensabile nel garantire le operazioni finanziarie a medio e breve termine. Segnalatosi particolarmente “nel miglioramento fondiario” (Loffi 1982, p. 53), fu nominato nel 1902 cavaliere del Lavoro. Alla sua morte, avvenuta a Roma il 3 febbraio 1913, su iniziativa della Banca Popolare e del Consorzio Irrigazioni un comitato esecutivo, presieduto dal senatore Alfonso Barinetti, presidente del Consiglio provinciale di Cremona, (e presidente onorario il ministro Ettore Sacchi) ne onorò la figura. Il presente profilo biografico è tratto dalla voce curata da Matteo Morandi per il Dizionario biografico del Risorgimento cremonese, numero monografico del «Bollettino storico cremonese», n.s., 18 (2011-2012 [ma 2013]), pp. 411-413. Ad essa si rimanda anche per le fonti e la bibliografia a riguardo. Bruno Loffi “Sono nato a Trento, ‘per sbaglio’, il 31 dicembre 1922, perché mio papà, ferroviere macchinista, era stato trasferito, per qualche anno, alla stazione di quella città. Nel 1928, mentre già avevo iniziato la prima elementare, la mia famiglia tornò a Cremona. Dopo il liceo, ho cominciato a frequentare il Politecnico di Milano, ma presto è arrivata la chiamata alle armi: l’Italia era entrata in guerra.”. A chi chiedeva notizie della sua vita, Bruno Loffi cominciava sempre così, per rimarcare alcuni tratti ai quali teneva particolarmente: l’essere cremonese, nonostante quel ‘nato a Trento’; il duro lavoro del suo papà Rinaldo, che riuscì comunque a farlo studiare; la scuola; la laurea al Politecnico di Milano, ... la guerra. Poi si ritraeva in sbrigative sintesi nel racconto della sua intensa e lunga attività da ingegnere delle ‘cose d’acqua’ (com’era uso tradurre la sua specializzazione in ingegneria idraulica) e da pubblico amministratore, quasi volesse evitare di sembrar vanitoso nell’elencare i grandi traguardi raggiunti. Per conoscere i dettagli, lo si doveva sempre ‘assalire’ con precise domande! Rigorosamente evitava di citare i titoli ottenuti, tutti, per iniziativa di tanti che lo stimavano. Nacque il 31 dicembre del 1922, alle dieci e mezzo di sera. Alla sua mamma Attilia proposero di farlo risultare nato il primo gennaio 1923: “ ... così sarà più giovane...!”; lei si oppose e, molto probabilmente, lo salvò dalla tragedia che colpì gran parte dei coscritti del ’23. La chiamata alle armi giunse nel 1943, quando fu arruolato, con il grado di sottote23 nente, nei Lupi di Toscana, Gruppo artiglieria da montagna, di stanza in Sud Italia. Fatto prigioniero e poi integrato nelle truppe alleate come ufficiale interprete, risalì la Penisola, sino al termine del conflitto, ma per il congedo dovette attendere l’esaurirsi del periodo di leva, nel quale non gli fu riconosciuto il tempo della prigionia. Una nuova difficoltà, inattesa e poco comprensibile, che lo costrinse a concentrare gli studi universitari, esaurendo gli esami del quinquennio in tre anni. Dopo una breve esperienza in una ditta di costruzioni prefabbricate, Bruno Loffi entrò, il primo gennaio 1950, al Consorzio irrigazioni cremonesi (CIC), prima come ingegnere aggiunto, poi con l’incarico di direttore, sino al 1977, quando decise di lasciar spazio ad altri, ma senza abbandonare le amatissime ‘cose d’acqua’, con costante e particolare attenzione a quelle cremonesi. Fu convinto assertore dell’importanza di realizzare un riordino 24 conservativo del sistema irriguo cremonese, che non ne stravolgesse l’impostazione fondamentale, frutto di secolari fatiche ed altrettanta preziosissima esperienza, che non poteva essere persa. Come direttore del CIC seppe ideare brillanti soluzioni progettuali, alcune delle quali, seppure ancora validissime, attendono tutt’oggi d’essere realizzate. Grazie al sostegno dell’amico fraterno, senatore prof. Giovanni Lombardi, poté trovare i necessari fondi statali per realizzare molte sue idee, migliorando la rete irrigua principale, assicurando acqua a fondi asciutti, rendendo più efficiente la distribuzione della preziosa risorsa. Le sue capacità lo resero presenza autorevolissima ben oltre i confini cremonesi, tanto da assumere, dopo aver lasciata la direzione del Consorzio, la carica di presidente del Consorzio dell’Oglio e poi del Consorzio dell’Adda, enti che regolano le acque dei laghi di Iseo e di Como. Anche al Politecnico di Milano la sua opinione era tenuta in gran conto, soprattutto dai più rappresentativi accademici della scienza idraulica del suo tempo: il prof. Giulio De Marchi ed il prof. Duilio Citrini, ai quali lo legava una deferente amicizia. Cresciuto, come tantissimi giovani, negli ambienti del Collegio Sfondrati, a Cremona, sotto la guida di monsignor Giglio Bonfatti, entrò nelle formazioni giovanili cattoliche, per giungere, all’inizio dell’attività lavorativa, nelle file della Democrazia cristiana. Fu assessore ai Lavori pubblici, nel Comune di Cremona, eletto nel 1951 con il sindaco Ottorino Rizzi e poi, una seconda volta, al fianco dello stesso Giovanni Lombardi, che succedette a Rizzi. Tra le tante realizzazioni, ricordiamo il piano regolatore di Cremona, la sistemazione di piazza Cadorna e di porta Romana. Nel 1970 fu eletto presidente della Camera di commercio. Per dodici anni guidò questo ente, così importante per l’economia provinciale, impostando le attività di monitoraggio delle realtà economiche locali, che volle pubblicare in un periodico, edito ancor oggi. Il suo valore lo portò, in forza di questo incarico, alla nomina di vicepresidente dell’Unione regionale delle Camere di commercio. Con i vescovi Assi e Nicolini fu nominato membro della Commissione economica diocesana. Durante questo incarico, venne scelto per porgere il dono della diocesi di Cremona al papa, Giovanni Paolo II, nella visita a Cremona e a Caravaggio, del 21 giugno 1992. Dal 1993 al 1995, per nomina del Consiglio provinciale, Bruno Loffi fu amministratore della Fondazione Cassa di risparmio delle province lombarde di Milano, dove ebbe modo di farsi apprezzare, tanto da essere nominato, dal 1995 al 1998, membro del Consiglio di amministrazione della stessa Cariplo nonché del Fondo pensioni del medesimo istituto. Svolse altri numerosi incarichi ma, per tutta la sua lunga vita attiva (la salute lo ha costretto ad abbandonare ogni attività solo ben oltre gli ottant’anni), mai ha smesso di condurre studi e ricerche sulle vicende cremonesi, con una particolare attenzione alle ‘cose d’acqua’. Magistrale è il suo C onsorzio irrigazioni cremonesi: cento anni, in due volumi, edito dalla Camera di commercio nel 1986, dove racconta il primo secolo di vita di questo ente, al quale ha sempre dimostrato un attaccamento quasi paterno. Pur essendo un testo ricchissimo di annotazioni, riferimenti, citazioni, la lettura è agevole, grazie ad uno stile incalzante ed arguto, con passi in cui l’autore non ha voluto trattenersi nella critica salace, mai irriverente, di tanti episodi di povertà umana in cui cadono anche coloro che siedono sui più alti scranni. Ricordiamo anche A ppunti per una storia delle irrigazioni cremonesi (1990), opera la cui natura non merita certo la modestia del titolo: si tratta infatti di un compendio storico che, seguendo lo sviluppo dei sistemi di governo delle acque nel territorio, porta testimonianza delle vicende storiche e sociali che lo influenzarono, più o meno positivamente. Assieme alla storia del primo secolo di vita del Consorzio irrigazioni cremonesi, passò alle stampe anche il C atasto delle acque irrigue della provincia di C remona (1986), che, di primo acchito, può suscitare soprattutto perplessità, perché, a differenza di tutti i suoi scritti, sembra quasi illeggibile, presentando soprattutto pagine e pagine di numeri. Si tratta di un ciclopico lavoro ventennale, condotto assieme a dipendenti ed ‘ex’ del Consorzio irrigazioni cremonesi, di dettagliatissime analisi territoriali, che hanno portato a suddividere la provincia di Cremona in 768 parti (detti Comizi), per ciascuna delle quali fu individuata l’acqua che ne garantiva l’irrigazione, definita in quantità e fonti. Un lavoro unico nel suo genere, ancor oggi punto di partenza essenziale per affrontare il perpetuo problema della definizione del bilancio idrologico delle nostre 25 terre. Ebbene, anche nel C atasto delle acque irrigue della provincia di C remona, come in tutti gli scritti di Bruno Loffi, traspare la sua grande preoccupazione di trovare forme ed argomenti adeguati per cogliere l’interesse del lettore, soprattutto delle nuove generazioni, affinché si possano ricordare e comprendere le vicende di un passato che ancora stende effetti sulla loro vita, perché ha concorso a determinare l’assetto socio-economico della collettività. Bruno Loffi ha lasciato due opere incompiute, sebbene già portate a termine, che non hanno sino ad ora ottenuto l’onore della stampa: Storia del C onsorzio dell’O glio e Storia del Naviglio della città di C remona. Non fu per lui motivo di consolazione il sapere che, quantomeno, non sono andate... perse! Il suo interesse per le vicende passate si conferma nell’adesione, sin dall’origine, alla Società storica cremonese, nel cui periodico Bollettino spesso comparivano gli esiti delle sue ricerche, che era uso chiamare ‘lavoretti’, frutto, spesso, di un lavoro intenso e meticoloso. Precisione e puntiglio gli erano abituali in ogni attività ed altrettanto chiedeva ai suoi collaboratori, ricevendone, in cambio, sentimenti di stima, di apprezzamento se non anche d’affetto; a volte burbero ed anche irruente, 26 manteneva un tratto cortese e riservato, senza mai rinunciare alla cordialità di una battuta, né mai negare un consiglio o un aiuto. Dei suoi innumerevoli ‘lavoretti’, alcuni sono pubblicati sul sito www.consorzioirrigazioni.it, a cura dell’attuale direttore, ing. Stefano G. Loffi, uno dei suoi cinque figli. Nella sua riservatezza, non ha mai dato a vedere i veri sentimenti, provati in questi ultimi dieci anni, nel vedere uno dei propri figli impegnato nell’incarico che svolse per lungo tempo: siamo convinti che ne sia stato immensamente compiaciuto. Sposato, dal 1949, con Paola Motta, ha avuto cinque figli: Guido, Margherita, Carlo, Stefano e Letizia. Con loro, i rispettivi coniugi ed i numerosi nipoti, ha vissuto sino all’ultimo istante serenamente, confidando nell’amore infinito di Dio, che ora l’ha accolto. A sua memoria, il Consorzio irrigazioni cremonesi, in data 9 aprile 2010, gli ha dedicato uno dei propri canali, che si stacca dal ‘Pietro Vacchelli’, in località Tombe Morte (Genivolta), e che termina al santuario di Ariadello (Soresina): il diramatore ‘Bruno Loffi’. Stefano G. Loffi Il presente profilo biografico è pubblicato sul sito www.cic.cr.it. n. 5 n. 6 27 n. 8 28 n. 10 29 n. 13 n. 14 30 n. 17 n. 21 31 n. 22 n. 27 32 BiBLiograFia essenziaLe Barbisotti 1985 R. Barbisotti, Libri illustrati, intagliatori e incisori a C remona nel C inquecento, in M. Gregori, a cura di, I C ampi e la cultura artistica cremonese del C inquecento, Milano, Electa, pp. 333-346. Conti 1996 S. Conti, Il C onsorzio di Bonifica Dugali nel ventesimo secolo: tracce per una storia, in C ontributo allo studio delle acque della provincia di C remona, Cremona, Linograf, pp. 301-321. Bellabarba 1985 M. Bellabarba, Seriolanti e arzenisti. G overno delle acque e agricoltura a C remona tra C inque e Seicento , Cremona, Linograf (Annali della Biblioteca Statale e Libreria Civica di Cremona, XXXVI/1). Corsi 2008 - 2009 M.L. Corsi, Ricordando Bruno Loffi (1922 - 2010), in “Bollettino storico cremonese”, n. s. , XV - XVI (2008 - 2009 [in realtà 2010]), pp. 11-16. Bellardi 2001 A. Bellardi, Le fonti documentari per la storia delle acque, in L’architettura delle acque cremonesi. Atti della Giornata di studio (Cremona, 26 febbraio 1999) organizzata dai Consorzi di bonifica Dugali, Navarolo, Naviglio e dal Consorzio per l’incremento della irrigazione del territorio cremonese, Cremona, Fantigrafica, pp. 69-73. Bellardi 2010 A. Bellardi, Fonti per la storia delle acque e del territorio. Prospettive della digitalizzazione in database degli inventari dei fondi cartografici, in L. Masotti, a cura di, Il paesaggio dei tecnici. A ttualità della cartografia storica per il governo delle acque. Atti del Convegno internazionale (Bologna-Cremona, 3-4 aprile 2008), Venezia, Marsilio, pp. 71-74. Leoni 1999 V. Leoni, a cura di, Inventario dell’A rchivio dell’Ufficio A rgini e Dugali 1568-1821. Sezione prima dell’archivio storico del C onsorzio di Bonifica Dugali di C remona, Cremona, Linograf. Leoni 2003 V. Leoni, Il Naviglio documentato. Catalogo della Mostra (Cremona, 12-25 maggio 2003), Cremona, Archivio di Stato. Loffi 1982 B. Loffi, Pietro V acchelli (1837-1913), in “Cremona. Rassegna della Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura”, XII, 3-4, pp. 49-61. Loffi 1986 B. Loffi, C onsorzio irrigazioni cremonesi: cento anni, Cremona, Linograf, voll. 3. 33 Loffi 1990 B. Loffi, A ppunti per una storia delle acque cremonesi, Cremona, Pizzorni. Loffi 1992 B. Loffi, Naviglio della città di C remona: a chi apparteneva?, in “Ricerche. Istituto cremonese per la storia del movimento di liberazione”, IV, pp. 7-49. Loffi 1993 B. Loffi, Le acque: irrigazio ne e bo nifica, in O ttocento cremonese, III: T emi di architettura e urbanistica, Cremona, Turris, pp. 177-186. Loffi 1996a B. Loffi, A ppunti preliminari, in C ontributo allo studio delle acque della pro vincia di C remo na, Cremona, Linograf. 34 Loffi 1996b B. Loffi, Le acque nel contado cremonese; l’opera della C omunità di C remona e dei Pallavicino, in C ontributo allo studio delle acque della provincia di C remona, Cremona, Linograf, pp. 111-152. Petracco 1998 F. Petracco, L’acqua plurale. I progetti di canali navigabili e la gestione del territorio a C remona nei secoli XV -XV III, Cremona, Linograf (Annali della Biblioteca Statale e Libreria Civica di Cremona, XLVIII). Schiavini 1977 J. Schiavini, La politica cremonese delle acque nella seconda metà del ’300, in “Studi di storia medievale e di diplomatica”, II, pp. 195-227. gLi enti si presentano NAVIGLIO DELLA CITTà DI CREMONA Il Naviglio della Città di Cremona, come recita l’art. 2 dello Statuto “ha lo scopo di effettuare la manutenzione e la gestione dei canali navigliari, nonché la distribuzione delle acque”. Il Naviglio è titolare del riconoscimento d’uso antico delle acque derivate dal fiume Oglio e riceve acque da un complesso reticolo di fontanili ed ha un impinguamento tramite acque del fiume Adda derivate dal Canale Vacchelli. Tutte queste acque vengono suddivise proporzionalmente alle bocche poste sul Naviglio che formano altrettante rogge costituenti il reticolo secondario che serve all’irrigazione degli appezzamenti di terreno. L’insieme delle aste dei canali gestiti dall’Amministrazione del Naviglio della Città di Cremona comporta un’estensione di circa 200 Km., sono per la maggior parte alvei in terra che seguono un antico percorso storico, di conseguenza la manutenzione ordinaria e straordinaria è particolarmente onerosa per l’intrinseca struttura del canale e per la presenza sulle sponde e scarpate di alberature e cespugli che, per altro verso, formano la componente paesaggistica tipica del Cremonese. Lungo l’asta del Naviglio sono presenti molti manufatti storici che raccontano la memoria dell’architettura ed ingegneria idraulica, per la loro conservazione vengono impegnate considerevoli risorse. Durante il periodo estivo è attivo un minuzioso controllo delle acque tramite il personale esterno e d’ufficio, giornalmente vengono calcolate le portate presenti e diramati gli ordini di consegna d’acqua alle bocche. Durante gli eventi meteorici di pioggia di una certa entità tutto il personale tecnico è in stato d’allerta in quanto i canali navigliari sono sottoposti alla presenza di grandi quantità idriche. CONSORZIO IRRIGAZIONI CREMONESI Il Consorzio irrigazioni cremonesi (CIC) distribuisce acqua per le irrigazioni su un’area di oltre 65.000 ettari, prevalentemente estesa nella parte centroorientale della provincia di Cremona. L’acqua distribuita viene presa da tre fonti: 1. il fiume Oglio, per massimi 16,79 m3/s, con i canali: roggia Calciana; Naviglio Grande Pallavicino; Roggia Molinara; Cavo di Suppeditazione, che si originano nel territorio storicamente noto come ‘Terra della Calciana’, oggi compreso nei Comuni di Calcio, Pumenengo e Torre Pallavicina, tutti in provincia di Bergamo. Roggia Molinara e Cavo di Suppeditazione formano, dopo breve tratto, il Naviglio Nuovo Pallavicino, canale che scorre ai piedi delle mura della città fortificata di Soncino. 2. i fontanili, per massimi 2,90 m3/: tutti nella ‘Terra della Calciana’ – con l’unica eccezione della fontana Facina, in territorio di Soncino – le cui acque accre35 scono la dotazione dei predetti due Navigli Pallavicino; 3. il fiume Adda, per massimi 38,5 m3/s, con il canale Pietro Vacchelli, massima opera idraulica del territorio cremonese. La nominale massima acqua disponibile per il CIC è di m3/sec 57,78. Da questi canali derivatori/dispensatori si origina la rete dei seguenti canali principali: Roggia Geronda, Diramatore Bruno Loffi, Ciria Vecchia, Ciria Nuova, Canobbia Vecchia, Canobbia Nuova, Diversivo Magio, Cavo Bolla, Canale Nuovo Delmona. Lo sviluppo complessivo dei canali è di 261 chilometri. Oltre all’attività di dispensa irrigua, il Consorzio partecipa alla produzione di energia idroelettrica, assicurando l’alimentazione, compatibilmente alle esigenze irrigue, di due centrali sullo scaricatore di Genivolta, e di una piccola a Casalbuttano. È in fase di avvio una quarta centrale idroelettrica a Mirabello Ciria. La dotazione idrica massima del Consorzio è quindi di moduli 577,79, pari a m3/sec 57,779. La principale attività del Consorzio consiste nel mantenere in efficienza la rete dei propri canali, con gli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione. Nella prima categoria ricadono tutte le incombenze legate: al contenimento dello sviluppo della 36 vegetazione in alveo e sulle sponde; alla rimozione dei depositi di fango; alla riparazione delle frane di sponda ed in alveo; alla sistemazione delle strutture mobili delle opere di presa sui fiumi costituite dalle scogliere di smorzamento a valle di ogni sbarramento. Della manutenzione straordinaria si può ricordare l’impegno nella ricostruzione delle opere ormai deteriorate dal tempo e, soprattutto, dallo scorrere delle acque: ponti, rivestimenti, paratoie, meccanismi. Durante la stagione irrigua il CIC provvede alla dispensa delle utenze, singole e soprattutto collettive, in numero superiore a 550, attraverso 264 bocche di presa sui canali consortili. Il personale di campagna, sette giorni su sette, gestisce il flusso idrico continuo, agendo sulle manovre idrauliche e rilevando, almeno due volte al giorno, 35 punti di misura, distribuiti lungo la rete, comunicandoli quotidianamente all’ufficio, perché si possa decidere, senza soluzione di continuità, eventuali manovre correttive. A fianco di questo principale impegno, si deve citare la cura e la conservazione del patrimonio immobiliare, costituito dai seguenti immobili strumentali all’attività istituzionale dell’ente: - la sede principale dell’ente, in Cremona; - il centro operativo di Pozzaglio-Brazzuoli (Cr); - le case delle Camperie di: Merlino (Lo), Crema, Tombe Morte (Genivolta), Pumenengo (Bg), Torre Pallavicina (Bg), Mirabello Ciria, Pozzaglio-Brazzuoli, Torre de’ Picenardi. Ai suddetti immobili si aggiungono alcuni fabbricati non più utilizzati, alcuni dei quali affidati in concessione a terzi. Merita una particolare citazione il mulino di Torre Pallavicina (Bg), che il Consorzio ha donato al Parco Oglio Nord, nel 2005, in uno stato di particolare degrado con alcune parti ormai pericolanti. Il Parco ha eseguito la totale ristrutturazione del complesso principale, lasciando in proprietà al Consorzio il salone ‘Severino Rossetti’, perfettamente attrezzato per ospitare sino a cento persone, concesso in uso al Parco stesso, così come al Consorzio è consentito di utilizzare tutte le strutture necessarie all’uso del proprio salone. Negli edifici recuperati, il Parco Oglio Nord ha realizzato la sede delle Guardie ecologiche volontarie, gli uffici, l’ostello, con servizio di ristorazione ed ospitalità, e rimesso in perfetto funzionamento il mulino, nelle cui sale ospita laboratori didattici rivolti soprattutto alle scolaresche. Il patrimonio del Consorzio, inoltre, comprende le proprietà di terreni, in parte costituiti dagli alvei, dalle aree di pertinenza ed accessorie agli immobili e delle strade alzaie, che corrono lungo una parte dei canali, per complessivi 415 ettari, dei quali 214 concessi a titolo oneroso, prevalentemente con affittanza agricola. I dipendenti del Consorzio sono venticinque, dei quali due a tempo parziale. Le entrate del Consorzio sono sostanzialmente costituite: - dalle quote di rimborso del servizio irriguo, para- metrate ai litri al secondo dispensati ad ogni utenza. Il costo medio nel 2014 è pari a 28,68 € per ettaro irrigato, esclusa l’Iva al 10%; - dai proventi del patrimonio e da altre attività ad esso legate, che costituiscono il 22% delle entrate complessive. Il Consorzio opera quale ente morale senza scopo di lucro; pertanto gli introiti sono interamente destinati alla copertura delle spese, secondo il bilancio che, nella versione di conto consuntivo, è anche pubblicata sul sito Internet. Il Consorzio irrigazioni cremonesi fa parte: - del Consorzio dell’Adda, regolatore del lago di Como; - del Consorzio dell’Oglio, regolatore del lago di Iseo; - dell’Unione regionale bonifiche, irrigazioni e miglioramenti fondiari (URBIM). Notizie dettagliate dell’ente, delle sue attività e di tutto quanto possa interessare i propri compiti istituzionali, quindi tutte le ‘cose d’acqua’, sono disponibili sul sito www.cic.cr.it che, dal 1° marzo 2014 ha sostituito il precedente www.consorzioirrigazioni.it, attivo dal dicembre 2002. Nel sito sono disponibili: Notizie e scadenze; Dati idraulici della rete; Organizzazione ed attività; Storia del Consorzio; Informazioni sui canali; Documenti sulle ‘Cose d’acqua’; Biografie di idraulici illustri; Testi e tesi, molti scaricabili; Immagini; Itinerari turistici lungo i canali; Elenco dei testi presso il Consorzio; La Storia dell’i37 draulica (325 pp.); Il video Il sentiero dell’irrigazione (9 min.); La rivista “Cose d’acqua”, nata nel dicembre 2013. I CONSORZI DI BONIFICA E DI IRRIGAZIONE, CUSTODI DELLE ACQUE E DEL TERRITORIO In Lombardia la distribuzione dell’acqua caratterizza il paesaggio di pianura e nutre un’agricoltura che vanta importanti primati in Italia e in Europa. Registi e artefici della circolazione controllata delle acque lombarde, lungo un reticolo di oltre 20mila chilometri lineari, sono i Consorzi di bonifica, alcuni con una storia più che centenaria, come nel caso del Consorzio di bonifica Dugali, Naviglio, Adda Serio di Cremona. Novità di rilievo sono intervenute di recente a modificarne l’assetto e a ridefinirne il ruolo, confermandone i compiti storici di salvaguardia idraulica e di gestione dell’acqua irrigua. Nel 2013, infatti, i Consorzi di bonifica lombardi sono stati riordinati, in esecuzione dell’intesa StatoRegioni del 2008, che ne prevedeva la riduzione del numero a livello nazionale e la conseguente razionalizzazione di risorse e competenze. Ai dodici nuovi consorzi di bonifica (rispetto ai venti preesistenti) partiti il 1° gennaio 2013 è stato affidato un più articolato ruolo di tutela ambientale, facendone dei veri e propri custodi dell’ambiente, del territorio e del paesaggio. “Acqua da levare, acqua da portare, acqua da gestire” è, in sintesi, il ruolo dei Consorzi di bonifica per 38 rendere sicuro e produttivo un territorio altrimenti difficile e insalubre. Eredi di una cultura plurisecolare di gestione delle acque impegnata sui fronti della bonifica, dell’irrigazione e della salvaguardia dell’ambiente, i Consorzi di bonifica rivestono un ruolo centrale non solo nella promozione della tutela del patrimonio ambientale e agricolo, ma anche delle infrastrutture e delle opere urbanistiche, preservando ampi territori dagli allagamenti e dal ristagno idrico, mantenendo continuamente in efficienza pompe e impianti costruiti nel corso dei secoli. Un compito del tutto speciale nel Cremonese, dove la difesa del territorio è indispensabile alla vita e all’economia agricola, per la configurazione idrogeologica della pianura e per la particolarità del clima che spesso sfocia in ‘eventi estremi’ (siccità da un lato, piogge eccessive e concentrate in breve tempo dall’altro). Inoltre, la travolgente trasformazione dell’assetto abitativo, conseguente all’intensa urbanizzazione di terre bonificate, pone oggi problemi sempre più pressanti per scolare le acque e difendere il territorio in modo tempestivo ed efficace. L’attività organizzativa e di programmazione della bonifica si articola tradizionalmente su due filoni: costruire e mantenere opere di regolazione idraulica e di arginatura, raccogliere e smaltire le acque meteoriche nei fiumi, limitando i fenomeni di ristagno. All’attività di bonifica si aggiunge, altrettanto importante, l’attività irrigua. La pianura padana è caratterizzata da estati calde con piogge scarse e mal dis- tribuite, così che occorre portare sul terreno molta acqua per irrigare i campi. Questa funzione richiede consolidate capacità di programmazione e di progettualità gestionale, oltre alla concreta possibilità di attuare politiche e azioni coordinate per vaste aree. I Consorzi di bonifica e di irrigazione provvedono quindi all’irrigazione dei comprensori di competenza, gestendo il servizio con modalità differenziate in funzione della morfologia del territorio, delle caratteristiche dei suoli e delle colture, nonché delle specifiche tradizioni locali. Oggi, i compiti dei Consorzi si sono ulteriormente ampliati: ai ruoli tradizionali fondamentali e prioritari si aggiungono la salvaguardia e la valorizzazione del paesaggio, la conservazione dei fontanili, la rinaturalizzazione dei canali e dei loro argini, la costruzione di numerose piste ciclo-pedonali, la produzione di energia idroelettrica grazie allo sfruttamento dei piccoli salti d’acqua. Tutte funzioni riconosciute dalla legge regionale, che assegna ai Consorzi di bonifica la natura di ente pubblico economico a carattere associativo operante secondo i seguenti principi: autogoverno, autofinanziamento, sussidiarietà, efficienza, economicità, efficacia di risultato. Per effetto del riordino regionale, il Consorzio di bonifica Dugali, Naviglio, Adda Serio di Cremona è nato nel 2013 dall’accorpamento di tre preesistenti consorzi: il Consorzio di bonifica dugali (il più antico, risalente al 1568); il Consorzio di bonifica Naviglio Vacchelli (costituito nel 1990 scorporando una porzione del territorio Dugali, sempre per volontà regionale); il Consorzio di miglioramento fondiario di II grado Adda Serio di Crema. La sede è quella storica del Consorzio Dugali, in via Ponchielli a Cremona, alla quale fa capo l’ufficio decentrato di Crema in via Verdi. Da qui viene gestito un territorio di 167.537 ettari, il secondo della Lombardia per estensione, articolato in 133 comuni, compresi nel perimetro di cinque province: Cremona, Mantova, Bergamo, Lodi, Milano. 39 Stampato presso la litografia MANNGRAF - Cremona marzo 2014 3 4