IL CAFFÈ 8 giugno 2014 La scienza Le differenze 1 2 3 A LUNGO TERMINE La memoria a lungo termine (abbreviata in Mlt) è definita come quella memoria, contenuta nel cervello, che ha una durata variabile da qualche minuto a decenni A BREVE TERMINE È quella parte di memoria in grado di conservare una piccola quantità di informazioni chiamata span (tra i 5 e i 9 elementi) per una durata di 20 secondi circa I DANNI La sindrome di Down, il morbo di Alzheimer e la perdita di memoria correlata all’età avanzata sono esempi delle molte malattie che danneggiano la memoria 4 LE CONSEGUENZE i disturbi della memoria contribuiscono anche all’insorgenza di disordini psichiatrici: la schizofrenia, la depressione e gli stati d’ansia Bisogna ricordarsi di ricordare... ecco come fare Piccole, banali o frequenti amnesie sono normali e si evitano facilmente N on c’è niente da fare. Che sia scritto nel nostro Dna, che sia a causa della stanchezza, che sia l’inevitabile neurogenesi del lobo temporale del cervello o semplicemente lo stress, la nostra memoria va in tilt. E, stando alle statistiche, fa difetto soprattutto nei casi di “smarrimenti seriali”. Ognuno di noi, mediamente, ogni giorno è vittima di almeno nove piccole amnesie. Smarrimenti di memoria provvisori che vanno dal luogo in cui si è posteggiata l’auto a dove sono stati riposti occhiali, chiavi di casa, la pratica di lavoro, il documento o semplicemente il numero di telefono che fino a ieri componevamo a menadito. Non a caso sta riscuotendo un certo successo l’agile libretto “How to Find Lost Objects”, scaricabile gratuitamente sul sito dell’autore, l’americano Michael Solomon, con tutti i trucchi (vedi infografia in alto) cui dovrebbero ricorrere gli smemorati per ritrovare gli oggetti perduti. Se vogliamo, invece, essere tranquillizzati sul fatto che dietro queste piccole amnesie momentanee non siano annidate patologie mentali di una certa gravità (un principio d’Alzheimer, per esempio) corre in nostro soccorso la scienza. Una ricerca tedesca, infatti, sostiene che tre persone su quattro hanno una variante del gene “dopamina D2” che incide sulla precisione dei ricordi. Ma visto che il problema riguarda un po’ tutti, e non necessariamente è legato all’età avanzata, si sono pronunciati pure filosofi, neurologi e psicologi. Il Wall Stret Journal nei mesi scorsi ha dedicato diversi articoli al “potere della memoria”, recensendo anche gli studi più importanti sul tema, pubblicati da accademici di prestigiose università, da Bonn a Princeton, fino alla Washington University. Daniel Schacter, docente di psicologia Dimenticare a volte dona sollievo al nostro cervello, non più costretto a tenere a mente tutto all’università Harvard, noto per le sue ricerche nel campo della memoria, non esita a definire “peccati” le anomalie che generano le amnesie improvvise. Anomalie che non devono preoccuparci più di tanto, anzi. Infatti, riassume Schacter nel suo The Seven Sins of Memory, se apparentemente risultano dannosi, in realtà questi aspetti producono “un sollievo per il cervello, non più costretto a ricordare tutto di tutto, compresi i dettagli più inutili, ma libero di ricordare solo le informazioni più importanti”. È anche vero che non pochi elementi estranei contribuiscono ad alimentare la BĢĘ ½ŔùŔţ½ űĘ ŔĢĉ ĵʤùļ BĢĘ ½ŔùŔţ½ űĘ ŔĢĉĢ ¤ĉù½Ęţ½ļ R½Ŏ łű½ŔţĢ ĉ XX ĘĢĘ Ä űĘŋŔŔù¤űŎƉùĢĘ½ ēĉţţù ĵ½Ŏ ¤ĉù½Ęţùļ ½ĘŔþ ĵ½Ŏ ĵ½ŎŔĢĘ½ļ ù Ģ¤¤űĵùēĢ ²½ĉĉ ƀĢŔţŎ Ŕĉűţ½ ùĘ ƀŎù ēĢ²ùļ ² ½Ŕ½ēĵùĢ¯ ĵŎţ½¤ùĵĘ²Ģ ù ¤ĢŔţù ²ù űĘ ĢĘē½ĘţĢ ÔùţĘ½ŔŔ Ģ ²ù űĘ ¤ĢŎŔĢ ²ù ƄĢáļ Tù¤óù½²½ţ½ ĉ ĘĢŔţŎ ¤ĢĘŔűĉ½ĘƉ® ùĘ űĘ ²½ĉĉ½ ĬŮƍ á½ĘƉù½¯ ¤óùēĘ²Ģ ĉĢ ƍÅÞÞ ŮŜŜ ŮŜŜ Ģ Ŕű ƁƁƁļ¤ŔŔļ¤óļ X½ēĵŎ½ ĵ½ŎŔĢĘĉ½ļ