L’OPERA NON HA CONFINI
2012 . 2013
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DER FLIEGENDE HOLLÄNDER
(L’olandese volante)
Opera romantica in tre atti
Musica: Richard Wagner
Libretto: Richard Wagner
Prima rappresentazione:
Dresda, Königlich Sächsisches Hoftheater,
2 gennaio 1843
IN BIBLIOTECA
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SPIGOLATURE
TRAMA
L’OPERA NON HA CONFINI
2012 . 2013
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DER FLIEGENDE HOLLÄNDER
Oltre al libretto, contenuto in Tutti i libretti di Wagner con prefazione di Quirino Principe, vi proponiamo alcune letture di
approfondimento disponibili presso la Biblioteca del CRAL o reperibili presso altre biblioteche:
SULL’OPERA:
SUL COMPOSITORE:
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Giorgio Pestelli, Gli immortali, 2004, pag. 37
Michele Porzio (a cura di), Dizionario dell’opera lirica, 1991,
pagg. 274-276
Rubens Tedeschi, Invito all’ascolto di Wagner, 1983, pagg.
103-110 nuovo acquisto
Gualtiero Petrucci, Manuale wagneriano, 1938, pagg. 54-59
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Carl Dahlhaus, I drammi musicali di Richard Wagner, 1984,
pagg. 19-32
Ernest Newman, Le opere di Wagner, 1981, pagg. 7-58
http:/bct.comperio.it
http://sbam.erasmo.it
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Alberto Basso (diretto da), Dizionario enciclopedico
universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol.
VIII, 1988, pagg. 344-375
Rubens Tedeschi, Invito all’ascolto di Wagner, 1983
nuovo acquisto
Massimo Mila, Breve storia della musica, 1977, pagg.
243-250
René Leibowitz, Wagner e la tradizione operistica in
Storia dell’opera, 1966, pagg. 235-270
Marcel Schneider, Wagner, 1962
René Dumesnil, Wagner: vita e arte, 1960
Gualtiero Petrucci, Manuale wagneriano, 1938
SULLE FONTI DEL LIBRETTO:

Heinrich Heine, Dalle memorie del signor von Schnabelewopski, 1991
http://bct.comperio.it
NARRATIVA E DINTORNI:
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Richard Wagner, La mia vita (introduzione e traduzione di Massimo Mila), 1982
http://bct.comperio.it
ALL’INIZIO
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NUOVI ACQUISTI
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Rubens Tedeschi, Invito all’ascolto di Wagner
La collana propone a tutti coloro che intendono accostarsi alla musica di tutti i tempi un «invito» allo studio e all'analisi dei
vari autori, fornendo gli strumenti necessari per penetrare nel mondo espressivo dei musicisti e coglierne i rapporti con la
loro epoca. Ogni volume, dedicato a un singolo artista, è così articolato: le cronologie parallele, che danno risalto alle
corrispondenze significative tra la biografia dell'artista e i fatti della storia politica, musicale e culturale; il profilo della vita
del musicista e della sua personalità artistica e intellettuale; la produzione musicale, analizzata opera per opera in un
panorama completo e inquadrata criticamente; gli orientamenti della critica; la bibliografia essenziale; il catalogo dell'opera
dell'artista; la discografia essenziale; l'indice dei nomi; l'indice delle opere.
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SPIGOLATURE
1/3
Ispirazione dell’ Olandese volante
“La leggenda originale dell'Olandese volante rispecchia un irresistibile amore per il mare e l'avventura: l'uno e l'altra affascinarono Wagner.
La decisione di musicarla avvenne dopo la sofferta tempesta scatenatasi nel viaggio compiuto nel 1839 da Pillau a Londra o dopo la lettura
del racconto di Enrico Heine? Difficile rispondere, ma la leggenda del maledetto da Dio che vuole doppiare il Capo di Buona Speranza
dovette certamente conquistare l'artista. « Continuerai a errare senza tregua fino al giorno del Giudizio»: questa la condanna che sembra
rispecchiarsi per molti aspetti nella vita di Wagner. "(1)
“Il capitano olandese […] è lo stesso Wagner, ribelle alle convenzioni, impegnato nella sfida al cielo e alla terra, sballottato dalle tempeste
della vita ed anelante ad un porto d'amore e di pace. […]
L'identificazione è tanto stretta che ben presto Wagner comincia a trovare fastidioso il debito verso Heine, di cui ha seguito con minuziosa
fedeltà lo scenario. Di conseguenza, col suo caratteristico miscuglio di ingenuità e megalomania, si dà a cancellare progressivamente ogni
traccia del poeta dalle memorie autobiografiche. […]
Nella prima versione - lo Schizzo autobiografico […] - il debito verso il poeta è pienamente riconosciuto: «Il modo veramente drammatico in
cui Heine, con invenzione sua, tratta la redenzione dell'Assuero dell'Oceano [l'Olandese] mi offrì quanto occorreva per trarre dalla leggenda
un libretto d'opera. In proposito mi accordai con Heine stesso, stesi l'abbozzo e lo consegnai a Léon Pillet...»
Qualche anno dopo, nella Comunicazione ai miei amici (del 1851), il rapporto è sapientemente attenuato: «A Riga conobbi per la prima
volta la leggenda dell'Olandese volante; Heine l'ha raccontata di sfuggita a proposito di una rappresentazione teatrale cui aveva assistito,
credo, ad Amsterdam ».
La frase è maliziosamente equivoca: Wagner si mostra insicuro del luogo della recita, ma soprattutto dimentica che essa fa parte del
racconto fantastico di Heine.
Passano altri vent'anni e, raccogliendo i propri scritti in volume, Wagner si preoccupa di eliminare le differenze tra le due versioni alterando
la prima: «l'invenzione sua» scompare nella ristampa dello Schizzo autobiografico. Ancora un passo e, nella Mia vita, il definitivo
testamento spirituale, anche il nome di Heine viene soppresso." (2)
(1) Mario Rinaldi, Wagner senza segreti, Leo S. Olschki Editore, 1983
(2) Rubens Tedeschi, Invito all’ascolto di Wagner, Mursia, 1983
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SPIGOLATURE
2/3
Le sinfonie di Beethoven affascinano Wagner
“Le sinfonie di Beethoven, di cui ebbi la rivelazione verso i quindici anni, determinarono infine la mia ardente vocazione per la musica, che,
del resto, aveva sempre agito fortemente su di me. (Una comunicazione ai miei amici, 1851.)
[…]
È strano che siano state le sinfonie di Beethoven e non il Fidelio e che, d'altra parte, sia stato Beethoven e non Mozart o Weber a
determinare la sua vocazione. Il futuro riformatore dell'arte lirica è convertito dalla musica pura, non dalla musica di teatro. Impara la
composizione copiando e ricopiando le sinfonie di Beethoven, soprattutto la Nona che, congiungendo le voci umane e le voci degli
strumenti, esercita su Wagner un fascino determinante […]. Essa gli serve da modello, da pietra di paragone, da specchio e da simbolo.
Cosi, quando alla conclusione del suo destino inaugurerà il teatro di Bayreuth, il solo lavoro in programma oltre a quelli di Wagner, sarà la
Nona sinfonia di Beethoven.” (3)
Il cane Robber
“Questo magnifico animale [un cane di Terranova di nome Robber, ndr], dapprima proprietà d'un commerciante di Riga, s'era preso di
particolare affetto per me, contrariamente alle abitudini della sua razza. Quand'io avevo lasciato Riga per un lungo soggiorno a Mitau,
Robber aveva continuamente assediato la mia casa vuota, e con il suo attaccamento aveva tanto commosso il padrone di casa e i vicini,
ch'essi me lo mandarono a Mitau per mezzo del postiglione. Qui lo ricevetti con vera commozione, e mi ripromisi di non separarmene più,
ad onta d'ogni difficoltà. In qualunque modo ora il gigantesco animale doveva venire con me a Parigi; ma già caricarlo in vettura sembrava
semplicemente impossibile, e con pena sempre più grande dovetti vederlo correre accanto alla vettura sotto la canicola, con la sua pesante
pelliccia nordica, finché, fattasi insostenibile la mia compassione, entrai nell'ingegnosa determinazione di issar di forza il cagnone sulla
vettura a pieno carico e farcelo stare in un modo qualsiasi. In questo modo arrivammo alla frontiera russa […].” (4)
(3) Marcel Schneider, Wagner, Arnoldo Mondadori Editore, 1962
(4) Richard Wagner, La mia vita (introduzione e traduzione di Massimo Mila), EDT, 1982
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SPIGOLATURE
3/3
Ricordo di Wagner a Palermo
Maupassant, durante un soggiorno palermitano, alloggia all'Hotel des Palmes.
“Un viaggiatore seduto su una panchina […] nel corso di una frase, dice:
«Era quando Wagner abitava qui.»
Sono sorpreso:
«Come, qui, in questo hotel?»
«Certo. È qui che ha scritto le ultime note del Parsifal e che ha corretto le bozze.»
Vengo a sapere che l'illustre maestro tedesco ha passato un intero inverno a Palermo e che ha lasciato questa città solo pochi mesi prima di
morire.
Come altrove, anche qui egli ha mostrato il suo carattere insopportabile, il suo incredibile orgoglio e ha lasciato dietro di sé il ricordo del
più insocievole degli uomini.
Ho voluto vedere l'appartamento occupato da questo musicista geniale […]. Dapprincipio vidi soltanto un bell'appartamento di albergo.
[…] Mi mostrarono, al centro della stanza, il posto in cui stava il grande divano sul quale egli ammucchiava lucenti tappeti ricamati d'oro.
Aprii la porta dell'armadio a specchio. Ne uscì un profumo forte e delizioso, una carezzevole brezza che sembrava provenire da un roseto.
Il direttore dell'hotel, che mi guidava, mi disse:
«È qui che metteva la sua biancheria, dopo averla imbevuta di essenza di rose. Questo profumo non se ne andrà mai più.»
Respiravo l'alito di fiori racchiuso in quel mobile e dimenticato là, prigioniero, e in quel soffio amato mi sembrava di ritrovare qualcosa di
Wagner; in quelle piccole abitudini care e segrete, che fanno parte della vita intima di un uomo, scoprivo qualcosa dei suoi desideri e della
sua anima.” (5)
(5) Guy de Maupassant, La vita errante, Ibis, 2002
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TRAMA
L'azione ha luogo sulle coste norvegesi, in epoca indeterminata.
Atto primo.
Per sottrarsi a una violenta tempesta, la nave di Daland ha cercato scampo in un'insenatura,dove il capitano concede
riposo agli uomini stremati.
Anche il timoniere, lasciato di sentinella, si addormenta. Una nave misteriosa, con le vele color del sangue, si avvicina e
getta l'ancora. Ne scende un personaggio spettrale, avvolto in un ampio mantello: è l'olandese, un navigatore
perseguitato da una maledizione e condannato a navigare senza posa; ogni sette anni gli è concesso di scendere a terra
in cerca di un amore puro che lo salvi nella morte.
Egli invoca l'annichilimento: «Annientamento eterno, prendimi!» invoca in un cupo monologo. Daland, dalla sua nave,
vede il misterioso personaggio e lo interroga. Colpito dalle risposte, ingolosito dalle ricchezze che egli gli mostra, lo invita
alla sua casa, dove l'attende la figlia Senta, «fedele fanciulla». Nella speranza di trovare l'attesa liberazione, lo straniero la
chiede in sposa, e le due navi partono, tra il canto dei marinai, verso il paese ospitale.
Atto secondo.
In una stanza della casa di Daland, le donne stanno allegramente filando la lana, sotto gli occhi vigili di Mary, la vecchia
nutrice.
Senta è in sognante contemplazione davanti al grande ritratto dell'olandese volante e ne rievoca alle amiche la
sventurata storia: un giorno, non riuscendo a doppiare un promontorio proibito a causa dei venti contrari e delle
tempeste, il marinaio maledisse il Cielo. Lo udì Satana ed egli fu dannato a vagare eternamente per i mari, finché l'amore
di una donna non lo redimesse. Senta, esaltata, dichiara di sentirsi votata alla redenzione del navigatore.
Ma ecco Erik, il fidanzato della fanciulla. Egli narra un suo sogno premonitore nel quale uno sconosciuto veniva dal mare
e portava via con sé Senta la sua fidanzata. Quando Erik si allontana, giunge Daland con l'ospite. Senta subito riconosce lo
sventurato olandese nel nuovo venuto; tra i due nasce improvviso un profondo sentimento d'amore: lasciati soli,
repentinamente si abbracciano.
Atto terzo.
Lungo la costa, vicino alla casa di Daland, le due navi sono accostate. Sinistra quella olandese, festosa la norvegese donde
salgono canti per festeggiare il ritorno. Erik tenta di riconquistare l'affetto di Senta e le ricorda la promessa. Vedendoli
insieme, l'olandese si crede tradito. Rivela a tutti la sua vera identità e, disperato, si accinge a salpare. Invano Senta lo
scongiura di restare e gli grida la sua innocenza. Non riuscendo a fermarlo, si uccide gettandosi in mare da una rupe.
Questa è la prova della suprema fedeltà. L'olandese è salvo dalla maledizione e subito la nave popolata di fantasmi si
inabissa. Nel chiarore delle onde si vedono le anime avvinte dei due innamorati.
da: Michele Porzio (a cura di), Dizionario dell’opera lirica, Arnoldo Mondadori Editore, 1991
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