Recensioni teatrali | Teatro.Persinsala.it
Daniele
Rizzo
dicembre 7, 2013
Don Giovanni, de I Sacchi di Sabbia, in scena per Dominio
Pubblico al Teatro Argot di Roma.
Con il Don Giovanni, presentato all’interno della stagione di Dominio
Pubblico, I Sacchi di Sabbia incantano anche il pubblico del Teatro Argot di
Roma.
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Nei confronti dell’Opera, quella con la iniziale maiuscola, esistono due
fondamentali forme di aspettative. Accanto a quella dei cultori della
materia, che – capaci di valutarne virtuosismi tecnici e complessità
compositive – guardano solitamente con diffidenza innovazioni e
contaminazioni del ”verbo” originale e si esaltano per la purezza delle
esecuzioni, esiste infatti quella dei ”più”, che – lontani dall’elitarismo di cui
questo genere d’arte è espressione – non possono fare altro che
confessare la propria ignoranza e impreparazione.
A ”spaventare” dell’Opera spesso è proprio la difficoltà di comprensione
legata alla ”sintesi” dei diversi linguaggi artistici che va dalla partitura
musicale ai costumi, dalla drammaturgia alla messinscena, fino ad arrivare
all’interpretazione (anche gestuale) dei cantanti.
Il registro linguistico (il libretto), poi, è talmente elevato e piegato a
esigenze ”sonore” da risultare sostanzialmente incomprensibile e
impossibile da seguire a meno che non si conosca a perfezione la scrittura
o si abbia con sé il testo.
Un genere, quello dell’Opera, che fa diretto riferimento a un pubblico,
dunque, estremamente colto perché capace di ”permettersi” la
formazione di un giudizio di ”gusto” culturalmente adeguato, ma allo
stesso tempo fondamentalmente di classe ché richiede un ”impegno”
verso il quale, spesso, i giovani mostrano un atteggiamento di
comprensibile e quasi ”dovuto” disinteresse, se non proprio di rifiuto, vista
la lontananza dai canoni di interesse e piacere ”popular”.
È proprio questa complessità/distanza che il Don Giovanni de I Sacchi di
Sabbia mette in crisi, smontandone il fondamento stesso su cui essa si
regge, appunto la fusione dei linguaggi, rivoluzionandone il genere senza
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mai comprometterne l’alto livello di rigore e attenzione richiesto, e
assicurando inoltre una qualità artistica di pregevolissima fattura.
La vicenda di Don Giovanni, il farfallone libertino, gioioso e mai pentito,
che fa incetta delle altrui donne è rispettata nella sua atmosfera di
equilibrio tra serietà e scanzonatura, e i sei interpreti ”vocali” in scena
riescono a renderne con incredibile somiglianza lo svolgimento, grazie a
una sconcertante mimica e una spassosa rumoristica sempre pertinente.
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Il testo proiettato sullo sfondo rende la storia perfettamente intellegibile a
chiunque (merito anche della comica anticipazione di Giovanni Guerrieri
nei panni di un assistente di volo che spiega le ”indicazioni di viaggio”),
mentre il piano musicale ed espressivo viene affidato al ”capriccio per
boccacce e rumorini” che meravigliosamente ricostruisce con sommo
rigore e grandi capacità musicali i temi, le melodie e le armonie scritte da
Mozart.
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La restituzione dei ”caratteri” musicali attraverso i versi e
l’accompagnamento delle espressioni facciali costituiscono espedienti
mirabili per tenere alta la tensione e la dinamica scenica, che mai affatica
o stanca. Diverse trovate sono memorabili, come l’assolo cagnesco di
Elvira e il Don Giovanni che si estranea dal contesto con spirito quasi
brechtiano per protestare contro chi gli ha imposto una parte di soli «po po
po».
Le composizioni, originariamente per canto e orchestra, adattate al nulla
con cui I Sacchi di Sabbia decidono di interpretare arie sempre
riconoscibili, risultano talmente varie ed elaborate da non far sentire
affatto la mancanza degli strumenti, mentre ulteriori dettagli palesano la
geniale parodia cui si sta assistento, come l’immediata e convulsa ripresa
del secondo atto e l’utilizzo dei costumi (camicia, gonnelline e calzoncini)
con cui gli interpreti calcano la scena.
Uno sfacciato e impertinente ”atto di amore” sorto da una idea semplice
ma affatto banale nella sua realizzazione, che fa nascere irresistibile la
curiosità su quello che sarà il prossimo passo di questa compagnia capace
di muoversi con portentosa disinvoltura tra tradizione e innovazione.
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Teatro Argot Studio
via Natale del Grande, 27 – Roma
fino a domenica 8 dicembre
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Don Giovanni
di Wolfgang Amadeus Mozart
progetto di Giovanni Guerrieri, Giulia Solano, Giulia Gallo
con la collaborazione di Giulia Gallo e Giulia Solano
con Arianna Benvenuti, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Maria Pacelli,
Matteo Pizzanelli, Federcio Polacci, Giulia Solano
tecnico Federico Polacci
produzione I Sacchi di Sabbia/Compagnia Sandro Lombardi
in collaborazione con Teatro Sant’Andrea, La Città del Teatro,
Armunia Festival Costa degli Etruschi con il sostegno della Regione
Toscana
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Don Giovanni | Dominio Pubblico