Storie di uomini, donne e zanzare
La campagna per l’accesso ai farmaci essenziali
INDICE
Testo: Michela Sonego
disegni: Valeria De Caterini
grafica: Giovanna Mathis
Tipografia: Arti Grafiche La Moderna, Roma
Un progetto a cura di Medici Senza Frontiere Italia LUGLIO 2004
Per informazioni: progetti scuola
e-mail: [email protected]
medici senza frontiere
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INTRODUZIONE
pag.04
CAPITOLO I Autobiografia di una zanzara
pag.06
CAPITOLO II
La Malaria
pag.16
CAPITOLO III Non ti dimenticare
pag.26
CAPITOLO IV Le Malattie Trascurate
pag.36
CAPITOLO V Tamburi sulla spiaggia
pag.44
CAPITOLO VI L’AIDS e i farmaci antiretrovirali
pag.64
La campagna per l’accesso ai farmaci essenziali
INTRODUZIONE
Storie di uomini, donne e zanzare
Oggi nel mondo molte persone muoiono perché non possono comprarsi le medicine.
La maggior parte dei quattordici milioni di persone che muoiono ogni anno per malattie infettive
potrebbe essere ancora in vita se solamente avesse avuto a disposizione le cure e una prevenzione
adeguata. Si tratta quindi di morti evitabili, risultato della profonda ingiustizia della nostra società.
Ovviamente il mancato accesso ai farmaci è solo uno dei tanti aspetti del problema: la gente muore perché
è povera, perché non ha accesso all’acqua potabile o a strutture sanitarie adeguate, o perché è malnutrita
o viene uccisa dalla guerra. Nel nostro mondo privilegiato, inoltre, c’è molta indifferenza per ciò che non
ci tocca direttamente e coloro che avrebbero il potere di migliorare le sorti delle persone più povere
raramente si interessano al problema, oppure propongono soluzioni di facciata, che tendono a lasciare le
cose esattamente come stanno.
Insomma non si muore solo perché non si hanno a disposizione i farmaci. In questo libretto però
vogliamo concentrarci sul problema dell’accesso ai farmaci, fornire materiale di riflessione, e speriamo
anche di piacevole lettura, a chi vuole sapere perché la gente muore per malattie curabili.
L’organizzazione umanitaria internazionale Medici Senza Frontiere (MSF), lavorando da trent’anni a fianco
delle popolazioni più povere, si è trovata spesso a dover fronteggiare il problema di farmaci troppo
cari o la cui produzione è in pericolo. Nel 1999 è stato conferito a MSF il premio Nobel per la pace: il
denaro del premio è stato interamente dedicato alla Campagna per l’Accesso ai Farmaci Essenziali, con
la quale MSF si propone di studiare, divulgare e cercare soluzioni al problema del mancato accesso ai
farmaci che affligge un terzo dell’umanità. Questo libretto, rivolto in modo particolare ai giovani, è uno
degli strumenti con cui la Campagna si prefigge di far conoscere il problema.
L’argomento è complesso e non può essere esaurito qui, ma abbiamo
comunque provato a dare un’idea della situazione con tre esempi: la malaria,
le malattie trascurate e l’AIDS. Si è cercato di usare un linguaggio semplice,
comprensibile anche a chi non ha dimestichezza con l’argomento, e di introdurre
ognuna di queste tre tematiche con un racconto di fantasia di lettura gradevole, prima di addentrarsi
in spiegazioni e dati sulla situazione attuale.
Così, nel primo capitolo si racconta la storia della malaria vista dal punto di vista di una zanzara,
mentre nel secondo si spiega la situazione attuale della malaria e dei farmaci anti-malarici. Il terzo
capitolo porterà il lettore in Africa, al tempo degli schiavi, per poi ritornare ai giorni nostri e raccontare
cosa succede a chi si ammala di malattia del sonno. Il quarto spiega perché i farmaci non sono
disponibili per curare le malattie dei poveri. Il quinto capitolo trascinerà il lettore a ritmo di tamburo
sulle coste dell’Honduras, raccontando di una nonna e della sua giovane nipote appartenenti al popolo
dei Garìfuna. Dopo la lettura del sesto e ultimo capitolo, si avrà più chiaro perché, nei paesi poveri, la
gente muore di AIDS molto più frequentemente che da noi.
I vari capitoli sono comunque fatti in modo da poter essere letti in qualsiasi ordine. Si può cominciare
indifferentemente dai capitoli di narrativa oppure da quelli di saggistica. Quello che speriamo però,
è che alla fine il lettore se li legga tutti, che non si annoi e che, una volta chiuso il libretto, senta di
saperne qualcosa in più.
Buona lettura
Michela Sonego
Storie di uomini, donne e zanzare
Roma, 20 novembre 2003.
Note:
1. Nel 1898 Giovanni Battista
Grassi, Amico Bignami
e Giuseppe Bastianelli
dimostrarono che solo il genere
Anopheles poteva agire come
ospite intermedio del parassita
malarico umano, e descrissero
quindi i cicli di sviluppo
nell’uomo e nella zanzara delle
tre specie di parassiti malarici
presenti in Italia. (Nota del
Curatore, Armando Rosselli, in
seguito NdC).
2. Il 18 dicembre 1897,
il British Medical Journal
segnalava che il medico
coloniale inglese Ronald Ross,
mentre si trovava in India,
aveva scoperto cisti malariche
nello stomaco di una zanzara
che aveva punto un paziente
affetto da malaria. (NdC).
Mi chiamo Zara Anopheles Funestus e sono nata il 16 ottobre 2003, cioè 35 giorni fa. Visto che la nostra vita media è di
40-45 giorni, sono già una zanzara di età più che rispettabile,
anche se, me lo dicono tutti, non dimostro i giorni che ho.
Se voi umani avrete un giorno l’onore di leggere questa mia
autobiografia, dovrete ringraziare lo studioso di insetti Armando
Rosselli, emerito professore di entomologia, che mi catturò in
Africa due giorni fa, mi chiuse in questa gabbietta con le pareti di tela e mi portò in Italia. Stamane io e
il professore abbiamo fatto un patto d’onore: quando gli consegnerò il testo della mia storia terminato e
corretto, mi libererà e mi riporterà in Africa. Devo affrettarmi dunque, se voglio fare in tempo a rivedere
la mia famiglia prima di morire.
La mia è un’antica e nobilissima famiglia di zanzare, i cui membri, in segno di distinzione e alto
lignaggio, hanno tutti il nome proprio che inizia con la “zeta”. Forse avrete sentito parlare di mia zia
Zelvira Anopheles Funestus, abile e sanguinaria succhiatrice, che ottenne due anni fa la medaglia al
valore e fu insignita del titolo di “vamp”, ambito e invidiatissimo titolo nobiliare, che deriva etimologicamente dal termine “vampiro”.
Non stupitevi se nel breve excursus che vi farò della gloriosa storia delle zanzare, troverete solo
nomi femminili. Il fatto è che solo noi femmine siamo ematofaghe, cioè in grado di succhiarvi il sangue.
I nostri maschi sono per natura inferiori, nonostante svolgano anch’essi un ruolo non disprezzabile:
tengono in ordine la casa e ci servono per il trastullo e la riproduzione.
Il mio cognome, “Anopheles”, dovrebbe incutervi una certa soggezione e farvi capire che non ap-
L’ATTACCO DI MALARIA
Da: “Ebano”, Ryszard Kapu ci ski
...talvolta anche di colpo e senza preavviso, arriva l’attacco
sotto forma di un’improvvisa e violenta sensazione di freddo.
Un freddo artico, polare, come se qualcuno ci avesse
prelevati nudi e surriscaldati dall’inferno del Sahel o del
Sahara gettandoci di schianto su un’altura ghiacciata della
Groenlandia o dello Spitzbergen tra nevi, venti e bufere.
Che colpo, che scossa! In men che non si dica sentiamo
freddo, ma un freddo atroce, penetrante, insopportabile.
Cominciamo a battere i denti, a tremare, a sussultare,
sentendo perfettamente che non si tratta di un tremito
provato in altre circostanze, per esempio l’inverno che
congelammo, ma di scosse e convulsioni che ci scrollano
violentemente e che stanno per farci a pezzi. Allora, per
salvarci, cominciamo ad invocare aiuto.
Che cos’è che reca più sollievo in momenti come questo?
L’unica cosa capace di giovarci: qualcuno che ci copra. Ma
non in modo normale, con i soliti plaid, trapunte e coperte:
Autobiografia di una zanzara
AUTOBIOGRAFIA DI UNA ZANZARA
partengo a una famiglia come le altre. Infatti, solo noi
zanzare Anopheles siamo in grado di trasmettervi la
malaria, come scoprirono il vostro Giovanni Battista
Grassi e i suoi amici1.
Ma cosa potete capire voi del nostro lignaggio e nobiltà? Vi ostinate a non voler affrontare la realtà e considerarci solamente dei noiosi insetti. La qualcosa sarebbe forse
perdonabile se fossimo ancora al tempo dei romani, quando si pensava che la malaria fosse causata dalla collera divina e da congiunzioni sfavorevoli dei pianeti, oppure nel
Medio Evo, e anche oltre, quando la malaria era imputata
all’aria malsana; ma ormai sono passati più di cento anni
da quando il vostro medico Ronald Ross si rese conto del
ruolo di noi zanzare nella trasmissione della malaria2. Da
allora avreste dovuto capire la nostra grandezza e pericolosità, ma tant’è, siete solo degli arroganti, che non sanno
riconoscere il potenziale distruttivo altrui.
Non posso raccontarvi la mia vita senza prima spiegare che la trasmissione della malaria, flagello dell’umanità
conosciuto fin dai tempi antichi, è il primo e più grande
obiettivo di ogni zanzara anophele. In questa eroica e
temeraria impresa ci serviamo dei Plasmodi, nostri fedeli
vassalli che trasportiamo da un essere umano all’altro.
Solo alle zanzare più valorose e combattive è concesso
di farsi servire dal tipo di Plasmodio più pericoloso che
esista: il Plasmodium Falciparum. Il plasmodio non è che
un parassita ai nostri ordini, ma siamo noi, insetti vettori, quelli che davvero diffondono la malaria: senza di noi
Anopheles, la malaria non potrebbe esistere.
Uno dei vostri scrittori ha descritto l’attacco di
malaria in un modo che mi riempie di orgoglio ogni
volta che lo rileggo. Vi riporto il pezzo perchè è una
lampante dimostrazione di ciò che siamo capaci di
fare noi zanzare.
Capitolo primo
La campagna per l’accesso ai farmaci essenziali
CAPITOLO
PRIMO
[..] Dopo un attacco di malaria sei un rottame. Giaci in una
pozza di sudore, hai la febbre alta, non riesci a muovere un
dito. Sei tutto un dolore, hai la nausea, ti gira la testa. Sei
stremato, debole, molle. Se qualcuno ti prende in braccio
per trasportarti, sembri un sacco di cenci senza ossa nè
muscoli. E dovranno passare molti giorni prima che tu possa
rimetterti in piedi.
E questo non è che un attacco di malaria semplice!
Dovreste vedere quelli di malaria cerebrale: convulsioni, vomito, coma e poi, molto spesso, la morte.
Nell’azione di sterminio di voi esseri umani,
ci siamo sempre fatte grande onore nella Storia.
Partendo dall’Africa3, siamo riuscite a conquistare tutti
i continenti, anche se lì dove la temperatura scende
sotto i 18 °C4, ci siamo dovute accontentare di agire e
dominare soltanto durante la bella stagione.
Mentre voi vi pavoneggiavate tutti tronfi per
la scoperta dell’America, noi vi utilizzavamo per
trasportare il Plasmodio alle nostre cugine americane,
riuscendo a far arrivare la malaria anche nel nuovo
continente ed espandendo così il nostro dominio.
Riuscimmo a raggiungere e conquistare perfino
parte della terra di Russia dove, ci tengo a dirlo,
governò la mia illustre antenata ZanZarina Anofelovska
Funestoviç.
Nel 1809 mettemmo in ginocchio addirittura il
vostro grande Napoleone, decimando le sue truppe
nell’estuario dell’Escaut.
Come non ricordare poi la grande battaglia di
4. A temperature inferiori
a 18 ºC, il ciclo di
trasmissione della malaria
si arresta. (NdC).
5. La femmina fecondata
della zanzara può deporre
le uova solo dopo un pasto
di sangue. (NdC).
Autobiografia di una zanzara
odi
plasm
3. “Con molta probabilità la
malaria si estese dall’Africa
verso il Mediterraneo, la
Mesopotamia, le Indie e
il sud-est dell’Asia.” S.
Squarcione, T.Troiano,
D’Amato Cenni storici sulla
campagna di eradicazione
della malaria in Italia. 1998.
Disponibile su: http://
www.cesmet.com/html/
docuscieno3.htm
Capitolo primo
Storie di uomini, donne e zanzare
[...] I più disgraziati di tutti sono quelli che hanno un
attacco di malaria senza niente con cui coprirsi. Se ne
vedono spesso lungo le strade, nella boscaglia o nelle
capanne: sdraiati per terra semisvenuti, madidi di sudore,
ottenebrati, il corpo ritmicamente scosso dalle ondate di
convulsioni. Ma anche dopo essere stati avvolti in dozzine
di coperte, giubbe e cappotti, battiamo ugualmente
i denti e gemiamo di dolore, perchè sentiamo che il
freddo non viene dall’esterno (dove il termometro segna
quaranta gradi all’ombra), ma da noi stessi; che quella
Groenlandia e quello Spitzbergen sono in noi e che tutti
quei blocchi, lastre e iceberg di ghiaccio li abbiamo nelle
vene, nei muscoli, nelle ossa. Un pensiero che, se solo
fossimo in grado di sentire qualcosa, forse ci riempirebbe
di paura. Ma è un pensiero che viene solo dopo, quando
in capo a qualche ora l’apice dell’attacco pian piano si
attenua e cominciamo a sprofondare in uno stato di totale
prostrazione e impotenza.
Byton, negli Stati Uniti, nell’estate del 1828, quando il nostro esercito, sotto la guida della colonnella
Zilly Mac Anoph de Funestis, sterminò i costruttori del canale di Rideau? Un vero massacro!
E che bello ripensare agli anni della guerra civile degli Stati Uniti (dal 1861 al 1865) in cui riuscivamo
ogni anno a far ammalare la metà dei soldati bianchi e l’80% dei neri!
Quelli sì che erano bei tempi, anche se non è che adesso ci possiamo lamentare con i nostri 500
milioni di casi di malaria all’anno, di cui la maggior parte in Africa. Ogni anno uccidiamo da uno a due
milioni di persone (voi sostenete che si tratta di un milione, ma noi sappiamo benissimo che sono
almeno due). Le vittime sono quasi tutte bambini e sono sicura che quando il lettore umano leggerà
questa cosa, inorridirà dicendo: “Che disumane!”. Questa esclamazione è una vera dimostrazione della
vostra dabbenaggine, primo perchè dire disumana a una zanzara è assurdo – anzi, per noi risulta essere
quasi un complimento – e secondo perchè se non siete capaci di proteggere i vostri bambini, è inutile
che poi ci lanciate delle accuse ipocrite. La verità è che noi amiamo i nostri piccoli molto più di quanto
voi uomini amiate i vostri. Mai e poi mai noi zanzare permetteremmo questa strage degli innocenti.
Noi lavoriamo tutta la notte succhiandovi il sangue per poter mettere al mondo i nostri piccoli5. Non
abbiamo nulla di personale contro i vostri bambini, ma ci servono per nutrire i nostri. È la guerra, lo
volete capire o no?
Sì, sono sicura che questo lo capite, perchè voi lottate da sempre, anche se con scarsi risultati,
per cercare di fermare la malaria. Prima ancora di sapere che eravamo noi Anopheles a trasmetterla,
scopriste che la corteccia di un albero delle foreste del Perù, la Chinchona, poteva impedire la morte
delle vittime della malaria.
Andate raccontando in giro che
la corteccia grattugiata della Chinchona fu importata in Europa nel
1632 dalla moglie del vicerè del
Perù, la Contessa di Chinchón. Secondo le vostre frottole, la contessa
guarì miracolosamente dalla malaria
contratta in Sudamerica. Mi fate ridere, mi fate! Posso dimostrarvi che
quella vostra contessa morì proprio
di febbri malariche sulla via del ritorno, in quanto ad assistere al decesso vi era una mia antenata sudamericana, anche lei contessa come
zanzarina anofelovska funestoviç
La campagna per l’accesso ai farmaci essenziali
dev’essere una copertura che pesi addosso, che fasci come
una legatura, che comprima. In quei momenti non si sogna che
di essere schiacciati, di stare sotto un rullo compressore.
Storie di uomini, donne e zanzare
10
8. L’ OMS lanciò i
suoi programmi per
l’eradicazione della malaria
su scala mondiale a metà
degli anni ’50. (NdC).
Quando la curva della mortalità per malaria tornò a crescere, i nostri eserciti sfilarono vittoriosi per
le strade del mondo, cantando quello che è poi diventato il nostro inno. Non posso rinunciare al piacere
di cantarvelo qui, in questa biografia:
Suonate fanfare
alle belle zanzare
che insieme ai lor prodi
vassalli plasmodi
sempre dan prove
di grande eroismo
portando ogni dove
il fatal paludismo.
Non c’è clorochina
che fermi né opprima
l’anophele fiera
che punge alla sera.
Ma passiamo ora ai tempi moderni e parliamo di me, ché delle antenate s’è detto a sufficienza.
Sono, come vi dicevo, una zanzara nobile e guerriera. Mia madre, la duchessa Zulia Anopheles Funestus, sostiene che l’uovo da cui nacqui causò nell’acqua in cui lo depose una serie così strabiliante
di cerchi concentrici, che subito capì che da quell’uovo le sarebbe nata una figlia eccezionale. Da larva
vissi un’infanzia felice e serena, tanto che ci si dimenticò di quel segno premonitore. Ma quando, una
volta adulta, iniziai la mia attività ematofaga, tutti si accorsero delle mie straordinarie capacità guerriere: quando la media di punture infestanti durante l’intera vita di una zanzara standard è di 10 (di
cui solo una o due riescono a causare un attacco di malaria) io posso modestamente vantarmi di 17
punture infestanti e gloriarmi, a soli 35 giorni di vita, di aver causato ben 7 casi di malaria, due dei
quali mortali e uno con sequele neurologiche. Immaginate dove sarei potuta arrivare se la mia brillante
carriera non fosse stata stroncata dal suddetto entomologo Armando Rosselli!
Ma il merito, devo confessarlo, non è solo mio. Il fatto è che sono stata inviata a combattere in un
paese dell’Africa dove voi uomini continuate stupidamente a usare la clorochina, quando i miei servi
fedeli plasmodi le sono tutti ormai resistenti da anni, come stanno ormai diventando resistenti a quell’altro farmaco di vostra invenzione, il Fansidar. Mi sono sempre chiesta perchè continuiate a usare la
clorochina. Secondo me i casi sono due: o vi si è liquefatto il cervello o a voi dei bambini che muoiono
di malaria importa meno di uno zenzero.
A proposito di bambini, è giunto il momento di raccontarvi che, oltre che un’intrepida guerriera,
sono stata anche una madre prolifica, mettendo al mondo un numero considerevole di figlie femmine,
le maggiori delle quali stanno già onorando con le loro imprese il nobile nome della nostra famiglia.
Sono stata una madre molto premurosa. Di notte, dopo il lavoro, mettevo a letto le mie figliole raccontando loro favole, filastrocche e storie vere. Ah, che bei momenti! Dovevate vedere quelle graziose
zanzarine, che si mettevano intorno a me e dicevano:
Autobiografia di una zanzara
La campagna per l’accesso ai farmaci essenziali
7. DDT (dicloro-difeniltricloroetano).
la sua vittima. Si tratta della nobile Zuana Beatriz de los Anòpheles de Veracruz, che tenne un diario
durante la traversata e documentò nei minimi dettagli i patimenti e la morte della vostra contessa6.
È vero però che la corteccia di Chinchón, chiamata per questa vostra fandonia “polvo de la Condesa”, ci creò non pochi problemi. Dalla corteccia venne estratto il chinino che riuscì a guarire molti dei
vostri dalla malaria da Falciparum, cosa incredibile a quell’epoca, devo ammetterlo. E ancora oggi il
chinino è una delle vostre armi che più temiamo.
Ma lì dove veramente abbiamo tremato, perchè avete quasi ottenuto la vittoria, è stato negli anni
‘50, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ci dichiarò guerra aperta e, distribuendo
ovunque il micidiale insetticida DDT7 al grido di “vi schiacceremo come zanzare!”, proclamò solennemente che avrebbe ottenuto l’eradicazione della malaria8. Per un momento lo tememmo anche noi:
quell’insetticida ci faceva soffocare come talpe. Caddero molte delle nostre soldatesse e quelle di noi
che non morirono furono costrette ad abbandonare le proprie case.
Ma nel giro di qualche anno, ed è lì che si è visto di che pasta guerriera siamo fatte, noi zanzare
organizzammo la Resistenza. Le nostre ricercatrici partigiane, studiando il materiale genetico di migliaia
di volontari, riuscirono a selezionare e a far riprodurre quelle di noi più capaci di resistere al vostro
veleno (che nel frattempo, sia detto per inciso, stava appestando pure voi umani). E se siete riusciti a
cacciarci dall’Europa e da molte zone dell’Asia, nel resto del mondo continuiamo a dominare indisturbate, specialmente in Africa.
Vi fu, lo ammetto, un altro brutto momento nel 1969, quando l’OMS, visto che non era riuscita a eliminarci con il DDT, decise di usare su larga scala quel farmaco, la clorochina. No, certo, non ci uccidevate direttamente, come con il DDT, ma (vigliacchi!) cominciaste a far fuori i nostri fedeli parassiti, i nostri piccoli
Plasmodi, e i malati guarirono a migliaia. La curva della mortalità per malaria, tra DDT e clorochina, ebbe
una paurosa caduta. Ma, come avevano
organizzato la Resistenza contro il DDT,
così i nostri scienziati partigiani riuscirono
a selezionare i Plasmodi resistenti. Ci volle un po’ di tempo, ma adesso la clorochina non fa più paura a nessuno.
Mi porto sempre dietro la riproduzione di un quadro che, quando mi sento
giù di morale, tolgo dal portafoglio e
contemplo a lungo. S’intitola: “Ripresa
della mortalità per malaria”. Eccolo qui,
ve lo faccio vedere.
11
Capitolo primo
6. Effettivamente pare
che quella della contessa
di Chinchón sia una
storia fasulla. Molto più
probabilmente furono i
missionari gesuiti che
si trovavano in Amerca
Latina a portare in Europa
il chinino verso il 1630.
(NdC).
Storie di uomini, donne e zanzare
12
Ma, tornando a quei dolci momenti in cui raccontavo la storia alle mie bambine, vi dirò che quelle
creature se ne stavano a bocca aperta ad ascoltare queste mie parole:
“Una volta, non tanto tempo fa, i nostri nemici uomini avevano scoperto un’arma temibile per noi
zanzare: il cocktail ACT.”
Un “oh” di terrore si levava dalle spaventatissime zanzarine, ma io continuavo imperterrita:
“Le zanzare, al solo sentir pronunciare questa sigla, si sentivano svenire: era un’arma mortale, che
non solo eliminava in un battibaleno i plasmodi dal sangue infettato, ma addirittura impediva che si
riproducessero. Le nostre leggendarie e spesso fatali punture non trasmettevano più la malaria da un
essere umano all’altro, ma erano solo fonte di un piccolo e innocuo puntino rosso, nemmeno tanto
pruriginoso. Vi potete immaginare lo sconforto delle povere zanzare, che si sentivano ormai impotenti
e colpite in quello che è l’obiettivo stesso della loro vita: la trasmissione della malaria”.
Quasi quasi le povere piccole si mettevano a piangere di compassione per il popolo delle zanzare,
ma poi, per fortuna, la storia si faceva più allegra:
“Ma gli uomini, come ben sapete, non sono esseri molto intelligenti, per cui in moltissimi paesi
dell’Africa, proprio lì dove ne avrebbero avuto più bisogno, continuarono a comportarsi esattamente
come prima e a usare la clorochina e il Fansidar per curare le vittime della malaria. E a chi chiedeva loro
come mai non usassero l’ACT, rispondevano: “Usiamo la clorochina perchè costa meno”.
A questo punto della storia alle piccole veniva un tale attacco di ridarella, che era difficile fermarle.
E ogni volta, tra le risa, mi facevano la stessa obiezione, pur sapendo benissimo cosa avrei risposto,
visto che avevo raccontato quella storia decine di volte.
- Ma dài mamma, avevi detto che ci raccontavi una storia vera!
- Ma è vera, verissima – protestavo. - Gli uomini, che con tutti i soldi che spendono in armi e cannoni
potrebbero comprare quintali di ACT, continuano a usare la clorochina perchè costa meno.
Però, sapete, questa storia non fa ridere solo i piccoli: anche su noi adulti ha un effetto esilarante.
Siete davvero buffi, voi esseri umani: usare la clorochina perchè costa meno! E perchè allora non curate
la malaria con la polenta, che costa ancora meno?
Comunque, tornando a noi, trovavo istruttivo spiegare alle mie figlie, sangue del mio sangue (e anche
un po’ del vostro) che voi uomini avete creato un divertente circolo vizioso. I produttori vendono l’ACT ad
un prezzo 10 volte superiore a quello della clorochina. Allora i vostri combattenti contro la malaria chiedono
ai produttori di abbassare il prezzo, ma quelli rispondono: noi abbasseremo il prezzo quando ci verranno
richiesti grandi quantitativi di ACT, sennò ci guadagniamo troppo poco. Ma perchè vengano richiesti grandi
quantitativi di ACT, bisogna che i paesi africani cambino i loro protocolli contro la malaria, cioè che impongano ai loro medici di prescrivere l’ACT quando gli arriva un paziente con la malaria. E i paesi africani dicono:
ma noi non possiamo cambiare i protocolli e ordinare grandi quantità di ACT; con quello che costa!
Autobiografia di una zanzara
- Dài, mamma, raccontaci la favola del Lacitì.
Al che le correggevo affettuosamente:
- Non Lacitì, figliuole, ma ACT, che sta per Artemisinin Combination Therapy9. E non è una favola,
ma una storia vera.
- Raccontacela, mammina, raccontacela ti prego – dicevano in coro quelle tesorucce.
Le bambine non si stancavano mai di sentir raccontare questa storia, perchè trovavano molto
divertente che voi uomini, in piena coscienza, usaste farmaci che ai nostri plasmodi facevano solo
il solletico. E la cosa più buffa è che avete continuato a usarli anche dopo aver scoperto quell’arma
micidiale che è il cocktail ACT. Ce ne avete messo del tempo, ma alla fine l’avete capita che noi siamo
molto più vulnerabili di fronte a farmaci usati in combinazione. Se un farmaco antimalarico viene usato
in combinazione con i derivati dell’artemisinina, per noi è morte sicura.
13
Capitolo primo
La campagna per l’accesso ai farmaci essenziali
9. Artemisinin Combination
Therapy = Terapia di
Combinazione a base di
derivati dell’Artemisinina
(NdT)
Storie di uomini, donne e zanzare
14
Alla fiera del Nord
per due soldi
la clorochina mio padre comprò.
Alla fiera del Nord
per due soldi
la clorochina mio padre comprò.
E disse il farmacista
Venite tutti qui
Per venti soldi
Vi do l’ACT.
E disse il produttore
Il prezzo calerà
Se il dottore
Lo prescriverà.
E disse il governo
Nulla si può far
Troppi soldi
Verrebbe a costar.
Alla fiera del Nord
per due soldi
la clorochina mio padre comprò.
E alla fiera del Nord
per due soldi
la clorochina mio padre comprò.
E disse il dottore
Non prescrivo l’ACT:
Il governo
Ha deciso così.
Finito di scrivere il 25 novembre 2003
da Zara Anopheles Funestus
Autobiografia di una zanzara
Alla fiera del Nord
per due soldi
la clorochina mio padre comprò.
E quando arrivavo a questo ultimo “comprò”, alle piccoline si chiudevano gli occhietti e dovevo
concludere velocemente:
“E così”, dicevo loro parlando piano piano perchè si addormentassero, “il prezzo dell’ACT rimase
alto, i paesi africani continuarono a usare farmaci che non funzionavano più e noi zanzare potemmo
continuare a sterminare gli uomini in santa pace”.
Le bambine a questo punto dormivano tutte e io ora qui, chiusa nella mia gabbietta, ripenso con
nostalgia al loro tranquillo russare nella notte scura: bzzzzz, bzzzzz.
15
Nota per il lettore.
Come le era stato promesso, la zanzara Zara Anopheles Funestus venne liberata e riportata in Africa.
Accolta con grandi onori, folle intere di zanzare accorsero da tutto il mondo per conoscerla e sentire dalla
sua viva voce la storia della sua prigionia e della successiva scarcerazione in seguito alla scrittura delle sue
gesta. Morì serenamente di vecchiaia la notte del 6 dicembre del 2003, circondata dalle sue amate figlie.
La sua autobiografia rimane ancora oggi un documento di eccezionale rilevanza storica, entomologica e
letteraria.
Professor Armando Rosselli
Cattedra di Entomologia
Università la Pazienza, Roma
Capitolo primo
La campagna per l’accesso ai farmaci essenziali
Le bambine quasi non mi lasciavano finire e, arrivate alla fine del circolo vizioso, reclamavano a
gran voce:
- La filastrocca, mamma, cantiamo la filastrocca.
E davvero questo è un momento che amo ricordare più ancora di tutte le mie gloriose battaglie,
perchè ci mettevamo tutte insieme a cantare in coro:
La campagna per l’accesso ai farmaci essenziali
Altre sfide
Storie di uomini, donne e zanzare
78
Oltre che cercare soluzioni politiche ed economiche, è necessario impegnarsi anche su altri fronti,
come quello della ricerca clinica e farmaceutica. Per esempio è necessario semplificare il trattamento, in
modo che i malati possano assumere la terapia in una sola pillola due volte al giorno, invece che con
numerose pastiglie a varie ore del giorno, come ora succede.
È indispensabile inoltre sviluppare formulazioni farmaceutiche più adatte ai bambini, come sciroppi o pillole frazionabili. Attualmente infatti gli anti-retrovirali sono pensati per gli adulti e non
esistono formulazioni facili da somministrare anche ai bambini. Su questo punto è fondamentale
l’impegno delle istituzioni pubbliche, perché la ricerca ad opera delle industrie farmaceutiche private,
come abbiamo visto nel quarto capitolo, è orientata al mercato dei Paesi ricchi, dove, grazie alla
prevenzione della trasmissione del virus dalla madre al figlio sono pochissimi i bambini sieropositivi.
Nel Sud del mondo, al contrario, i bambini al di sotto dei 15 anni infettati dal virus dell’AIDS sono
circa due milioni e mezzo56.
56. Le point sur l’épidémie
de SIDA. ONUSIDA Ginevra,
dicembre 2003.
Si è voluto illustrare l’esempio dell’AIDS perché particolarmente significativo, date le dimensioni
dell’epidemia. Ma il problema dell’alto prezzo dei nuovi farmaci coperti da brevetto, ovviamente non
riguarda solo l’AIDS. Polmonite, diarrea, meningite e tumori sono solo alcuni altri esempi di come milioni di morti potrebbero essere evitate con un prezzo più equo dei farmaci.
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Untitled - Giovanna Mathis