Intervista A Marco Pandin Di Catfood Press
Scritto da Joel
Martedì 30 Novembre 2010 07:00
http://www.sullamaca.it/musica/catfood-press/
Sull'Amaca
Marco Pandin dopo aver chiuso il ciclo di Rockgarage (fanzine ed allegati sonori), ha
proseguito creando una nuova etichetta indipendente, la
Catfood Press
. L'idea era di continuare a stampare nuovo materiale pero' distribuendolo diversamente, senza
intermediari. Ho fatto quattro chiacchiere con
Marco
sulla
Catfood Press
, che ha rappresentato un importante passo per arrivare all'attuale etichetta
Stella*Nera
.
Enrico: Marco, dopo la chiusura della fanzine e della etichetta discografica Rockgarag
e
, non sei
riuscito a stare fermo, vero?
Marco: Non e' andata proprio cosi', non si e' trattato di un semplice voltare pagina, o di un
improvviso cambiamento di scena e di progetti. Per spiegare meglio la situazione va fatta una
premessa, certo un po' troppo lunga ma necessaria.
Nel giro di un paio d'anni Rockgarage aveva cambiato dimensioni, da una fanzine a
mentalita' e diffusione locale sembrava diventare un affare nazionale, o perlomeno ci si stava
arrivando.
Andavo spesso a Roma per lavoro e li' ho incontrato piu' volte Marcello Baraghini
, che gia' ci aveva offerto la copertura legale di
Stampa Alternativa
: si pensava di dare a
Rockgarage
una periodicita' regolare e con il suo sostegno tecnico sarebbe stato possibile. L'idea era di fare
press'a poco come qualche anno dopo avrebbe fatto
Giacomo Spazio
con
Vinile
, un contenitore con dentro un disco 7" e un numero di pagine standard, il tutto fatto circolare a
basso prezzo.
A partire dal terzo numero, quindi dal 1983, abbiamo affidato una parte della tiratura di Rockg
arage
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alla distribuzione commerciale. Lo stesso passo e' stato fatto coi dischi: avevamo partecipato
nel 1984 al primo
meeting delle etichette indipendenti
a Firenze e stabilito contatti con un sacco di gente, la voce girava, sono comparse su giornali e
altre fanzine le prime recensioni e segnalazioni.
Ritrovarsi segnalati su Sound Choice o Maximum Rock'n'Roll significava avere posta in
arrivo da gestire per settimane e quindi contatti e spedizioni e scambi che andavano avanti per
mesi.
C'e' una cosa da sottolineare: vorrei ricordare che eravamo un gruppo improvvisato di
ventenni, dilettanti, dopolavoristi. Il successo di Rockgarage era senz'altro un'esperienza
positiva, ma gestirlo era sempre piu' difficile e impegnativo. Io, che pure ne ero radicalmente
coinvolto da prima del primo numero e del primo disco,
Rockgarage
non l'ho mai vissuto come
un lavoro
o
un obbligo
, era solo una parte della mia vita, non il nodo in cui si concentrava tutta la mia vita. Era una
buona idea, questo si', ma ne avevo anche altre in testa, e anche altri pensieri tipo la scarsa
salute dei miei genitori, avevo altri problemi, per dire, casa e lavoro e sopravvivenza spicciola,
altri interessi.
Arrivavano lettere e richieste ogni giorno e quindi c'erano pacchi da fare e da spedire ogni
giorno, e nelle buste delle lettere c'erano spesso anche dei soldi o dei francobolli, arrivavano
vaglia, insomma c'era quel minimo di contabilita' da tenere e col volontariato e l'improvvisazione
e il dilettantismo si arrivava fino a un certo punto ma poi basta. Ci voleva insomma una quantita'
di tempo e di attenzione sempre maggiore, tempo ed attenzione che nessuno di noi aveva, io
meno che meno, cosi' abbiamo trovato chi poteva mettere a disposizione un po' del suo tempo
e della sua attenzione per noi, in cambio di soldi ovviamente.
Il nostro principale punto di riferimento per la distribuzione era un ragazzo di Venezia che si
era inventato praticamente dal niente un lavoro, uno con cui s'era fatta una certa amicizia e che
era entrato nel nostro giro, e noi un po' nei suoi. La scena indipendente di allora era costituita in
grande parte da gente cosi', ragazzi piu' o meno come noi per cui c'era una certa tendenza alla
fiducia reciproca ed alla collaborazione perche' ci si riconosceva ciascuno nell'altro, eravamo
ciascuno a suo modo impegnati a costruire un mondo.
Erano ragazzi come noi quelli che suonavano nei gruppi e stampavano le fanzine, ed erano
anche ragazzi come noi che aprivano dei piccoli negozi di dischi e dei piccoli locali: negozi
come il Backdoor di Torino, locali come il Banale di Padova e il Victor Charlie di Pisa, sono
tutte cose che sono state messe in piedi e fatte funzionare da gente che negli anni Ottanta
aveva vent'anni.
Purtroppo la fiducia e' stata spesso mal riposta: noi siamo stati particolarmente sfigati,
diciamocelo pure, ma non siamo stati certo un caso isolato, Rockgarage e' stata solo una delle
tante iniziative costrette a chiudere perche' ci si ritrovava improvvisamente senza soldi e
soprattutto senza che ce ne fosse un motivo, perche' il materiale andava si' richiesto dai vari
distributori e negozi e poi diffuso e venduto, pero' non veniva praticamente mai pagato. A dirne
una
Vittore Baroni e
Piermario Ciani
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, sebbene
Trax
fosse un progetto molto meno traballante e disorganizzato di
Rockgarage
, hanno avuto esattamente gli stessi nostri problemi nel recuperare i crediti. Il non pagare era
una pratica diffusa e comune sia ai negozi e distributori tradizionali che ai cosiddetti
alternativi
.
I primi prendevano il grosso del materiale in nero, tipo cinquanta-cento-duecento copie, e solo
cinque-dieci-venti fatturate, qualcuno magari ti dava un'elemosina di anticipo e se sollecitavi il
saldo spesso ricevevi solo risate, tante volte a malapena riuscivi a presentarti che il telefono te
lo sbattevano in faccia. Mica potevi prendere il treno e andare a Firenze o a Zurigo o a Tokyo e
piazzarti li' davanti al negozio e piantare un casino: in fin dei conti le ricevute quando c'erano
erano banali pezzi di carta con un timbro e una firma del cazzo sopra, e sarebbe stato
controproducente sostenere i costi di una causa legale per recuperare quella miseria che
risultava regolarmente fatturata.
Con gli alternativi era meno complicato, si facevano degli scambi: certe cose importate erano
solo in vendita, e questo e' comprensibile, ma se concordavi uno scambio per dire con la
Diavlery
di Bologna poteva succedere, e infatti succedeva, che ti arrivava solo una parte del materiale
perche' nel frattempo le loro scorte si erano esaurite, e poi andava tutto a dissolversi in una
nebbia di dimenticanze e pressapochismo. Quelli del
Virus
di Milano erano senz'altro piu' coerenti: non hanno mai rispettato gli accordi, prendevano il
materiale ma poi non ti davano un cazzo, a me non e' mai arrivato un pacchetto che sia stato
uno.
All'estero mica era diverso: anche negozi e distributori affermati come Blacklist Mailorder in
California, che avevano preso contatto con me inviando un biglietto di referenze su carta
intestata di
Alternative Tentacles
firmato da
Jello Biafra
, e addirittura i compagni insospettabili di
No Man's Land
,
Rec Rec
,
Eastern Works
e
Ayaa Disques
(rispettivamente le basi tedesca, svizzera, giapponese e francese della
Recommended
inglese, non so se mi spiego) hanno richiesto e preso centinaia di copie di dischi e cd senza
pagare un soldo ne' offrire neanche qualche fondo di magazzino in scambio.
Pensa che dalle cassette dei Crass , pubblicate e ci tengo a sottolinearlo con regolare
autorizzazione da
Catfood Press, quelli di Blacklist
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hanno ricavato e stampato prima in vinile e poi in cd un bootleg. Tuttora lo si trova in vendita su
siti anarchici e antagonisti tipo
amazon.com
, so che ne hanno vendute un bel po' ma so anche che alla
Dial House
non hanno mai mandato un cazzo.
Tornando alla tua domanda, nella mia linea del tempo la fanzine e l'etichetta Rockgarage , Ca
tfood Press
e poi
P.E.A.C.E.
e le attivita' con la
A/Rivista Anarchica
e
stella*nera
si sovrappongono, coesistono, sono una la prosecuzione, la mutazione, la degenerazione
dell'altra.
Un giorno io e i miei compagni di Rockgarage ci siamo ritrovati improvvisamente senza soldi,
ma non e' stata quella la catastrofe, non credo che a farci smettere sia stato il vuoto improvviso
in cassa: il problema e' stata la tristezza, l'amarezza per essere stati derubati di tutto. E' stata
senza dubbio un'occasione per crescere, per smetterla una buona volta con i cazzeggi e
guardare in faccia la realta', cominciare a fare sul serio con la vita. Ho continuato a scrivere e a
interessarmi di musica perche' mi e' sempre piaciuto farlo, non e' che non ero capace di stare
fermo e allora dopo
Rockgarage mi sono
inventato un qualche altro giocattolo.
In tutta onesta' mi sembra di aver fatto praticamente sempre la stessa cosa, magari
adattandomi meglio all'ambiente, cercando di ripararmi meglio dal maltempo.
Enrico: La prima pubblicazione della Catfood Press fu il libro dedicato ai Crass e al
movimento anarcopunk inglese.
Marco: Ho messo insieme un'intervista e le traduzioni dei loro testi, fatte da me e da altri amici
e compagni, piu' un indirizzario di fanzine, gruppi, etichette, associazioni e centri culturali inglesi
frutto di contatti presi personalmente e tramite
Rockgarage ed A/Rivista Anarchica .
Ho raccolto il tutto in un centinaio di pagine fotocomposte da me nei ritagli di tempo libero e che
ho fatto stampare alla tipografia
Utopia
, dove stampavamo
Rockgarage
. A ogni copia ho allegato un flexi che qualche tempo prima veniva diffuso con la fanzine
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Toxic graffiti
curata da
Andy Palmer
, uno dei chitarristi dei
Crass
.
In quell'anno, nel 1984, ho iniziato a collaborare regolarmente con la A/Rivista Anarchica . Per
via di quel che ci siamo detti finora ero davvero in serie difficolta' economiche e non potevo
mandargli dei soldi come avrei voluto, cosi' un giorno ho pensato che sarebbe stato bello
sostenerla tramite quelle produzioni discografiche ed editoriali che sapevo fare e che mi
piaceva fare. Direi che e' nato tutto da qui, e che la cosa sta andando avanti da allora, con alti e
bassi, anzi devo dire con alti e basta, e pure con delle grosse soddisfazioni.
Enrico: Leggendo i titoli delle uscite della Catfood Press noto che i contenuti sono piu'
politici e anarchici, vero?
Marco: Con gli anarchici mi sono sempre trovato bene, per me e' una buona compagnia.
Avevo cominciato a frequentarne quando a sedici-diciott'anni bazzicavo a
Radio
Mestre 103
,
era tutta gente piu' vecchia di me ma che mi trattava con rispetto anche se ero solo uno
sbarbatello, pensa che con qualcuno ci si vede e ci si sente ancora adesso. Poi mi fermavo
spesso e volentieri alla libreria
Utopia
di Venezia quando andavo all'universita'. Insomma mi s'era innescata una miccia da qualche
parte dentro al cuore e mi sentivo attratto da quei giri e da quelle frequentazioni.
La cosa e' poi continuata, ho partecipato alle riunioni della redazione della A/Rivista
Anarchica
e
conosciuto tanti compagni. Sono sempre stato accolto a braccia aperte quando mi presentavo
in una libreria o in un qualche centro o collettivo anarchico all'estero con una copia di
A
e gli mostravo il mio nome scritto li' sopra. Tante delle persone con cui mi sento piu' legato ed a
mio agio le ho conosciute ed incontrate in giri anarchici.
Enrico: Come selezionavi il materiale da pubblicare?
Marco: Ho concentrato l'attenzione su quello che mi stava succedendo allora, sulle mie
frequentazioni inglesi, i miei nuovi amici: nel 1982 ho conosciuto
John Loder e dal
1983 sono stato piu' volte dai
Crass
a
Dial House
, poi loro tramite ho potuto incontrare personalmente anche altri musicisti e gruppi che mi
piacevano come
Adrian Sherwood
,
Flux of Pink Indians
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,
Omega Tribe
e
Poison Girls
etc.
Riuscivo ad andare a Londra anche tre o quattro volte in un anno spendendo pochissimo con
l'aiuto di un'amica che lavorava in un'agenzia di viaggi: spesso le riusciva di imbucarmi in una
comitiva, a volte saltava fuori un biglietto a scrocco ma dovevo partire tipo la sera stessa e
tornare due-tre giorni dopo. Dormire a Londra non e' mai stato un problema: case occupate,
una branda in ostello, il divano di qualcuno conosciuto per caso. In breve sono riuscito a
recuperare molto materiale, dischi e cassette soprattutto, ma anche fanzine, libretti e volantini,
tutte cose che qui non giravano granche'.
Ho cominciato a raccogliere le traduzioni dei testi dei Crass perche' mi interessavano
personalmente, poi mi sono reso conto che era una storia troppo grossa per tenerla per me,
bisognava condividerla, bisognava far sapere che a mille chilometri di distanza c'era della gente
che stava facendo certe cose che per me erano importanti, ero convinto sarebbe stato possibile
adattarne l'ispirazione alla nostra diversa sensibilita' e magari fare non dico altrettanto ma
almeno provarci.
Dei Flux ho tradotto uno scritto diffuso ai loro concerti del 1984, qualche tempo prima avevo
conosciuto
Annie Anxiety cosi' ho tradotto alcune cose scritte da lei, poi nell'ottobre
1984 l'ho accompagnata durante un breve giro in Italia durante i giorni del convegno
internazionale anarchico a Venezia.
Di Pete Wright ho tradotto un articolo pubblicato dal quindicinale pacifista Peace News . Un
paio di altre cassette erano in lavorazione, erano registrazioni di
Current 93
e
Nurse With Wound
che mi aveva mandato
David Tibet
, ma avevo ricevuto solo autorizzazioni piuttosto vaghe cosi' ho lasciato stare.
Nel corso del 1986 ho lavorato a F/Ear this!, che ho pubblicato l'anno successivo e che e'
stata l'ultima cosa in cui e' stata coinvolta
Catfoo
d Press
.
Enrico: In quali altri aspetti si differenzia la Catfood da Rockgarage ?
Marco: Catfood Press non era un'etichetta indipendente, nel senso che non si e' occupata di
musica e di dischi quanto piuttosto di ragionamenti. Per me c'era essenzialmente l'esigenza di
trovare un modo per far circolare delle idee, per forza di cose veicolate tramite un supporto
cartaceo o discografico, senza passare obbligatoriamente per i centri di distribuzione, ne' quelli
commerciali ne' quelli alternativi. Mica c'era internet, allora: si andava avanti a fotocopie, posta,
cose cosi'. Rispetto a
Rockgarage le tirature erano piu' basse:
trecento copie la cassetta dei
Deat
h in June
, complessivamente seicento copie il concerto per
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Peace News
, i libretti con le traduzioni di
Flux
,
Annie
e
Pete
sono circolati in tirature di due-trecento copie ciascuno. Ho osato alzare il tiro con
F/Ear this!
, milleduecento copie in vinile e non so se trecento o cinquecento cassette, dovrei andare a
vedere le vecchie carte.
Enrico: Avevi collaboratori o hai preferito non coinvolgere nessuno?
Marco: Vittore Baroni mi ha aiutato enormemente con la realizzazione di F/Ear this!
curando il libretto che e' stato allegato all'edizione su vinile, anche il nome della raccolta l'ha
pensato lui. Non ho fatto io alcune delle traduzioni dei testi dei
Crass
pubblicate nel libro, per il resto direi che ho fatto tutto da solo, dalle registrazioni dei concerti
all'impaginazione, alla stampa, alla confezione. E buona parte delle spedizioni.
Enrico: Parliamo della distribuzione dei materiali Catfood, hai fatto come per Rockgara
ge
o...
Marco: Purtroppo non sono riuscito a mandare avanti da solo anche la distribuzione e sono
stato proprio un coglione, ho continuato per troppo tempo ancora a fidarmi dei giri
alter
nativi
. Tra i punks e gli indipendenti di Milano, Venezia, Torino e Bologna sono state diffuse piu' di
ottocento copie del libro dei
Crass
, due terzi della tiratura quindi, ma non e' ritornata una lira. Anzi no, non e' corretto: solo dopo
un bel po' di mesi mi e' arrivato da Bologna come scambio un pacco semidistrutto con dentro
delle copie ondulate insuonabili e invendibili di un picture disc dei
CCCP
.
I libretti con le traduzioni dei Flux , di Annie e di Pete li ho fatti girare da solo. Ho cercato di
arrangiarmi da solo anche con la diffusione delle cassette del concerto benefit per
Peace News
, purtroppo mi sono state fregate quasi tutte quelle dei
Death in June
. Pensa che ne e' stata fatta anche un'edizione taroccata (la cassetta originale era
accompagnata da un libretto e un badge) e poi anche un bootleg su cd,
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Douglas Pearce
temeva che fossi coinvolto, figuriamoci.
Per ritornare brevemente al discorso di prima sui rapporti non sempre corretti con i distributori,
i flexi da allegare al libro erano stati inviati dai Crass ai Raf Punk assieme ad altro materiale
che avevano ordinato, e
Gia
mpi
ha preteso da me 120mila lire giustificandole come costo vivo del materiale, soldi che io gli ho
dato subito e senza fiatare. Poco tempo dopo, parlando con i
Crass
, sono rimasti tutti molto sorpresi di questo fatto perche' i flexi erano un regalo, mica erano da
pagare. Mettiamola cosi', diciamo che e' stato un altro contributo per la causa. Non so se si
capisce il sarcasmo, forse dovrei metterci degli emoticon per stemperare la delusione e rendere
tutto piu' simpatico.
Difficile dimenticare quel tizio di Sottosopra di Grosseto che dopo un paio di lettere e varie
telefonate ha ordinato roba per quasi mezzo milione inviando per fax alla
A/Rivista Anarchica
la ricevuta di un versamento che e' poi risultato non essere mai stato effettuato. Ho tenuto per
ricordo un bel pacco di fotocopie di ricevute, resoconti, lettere senza risposta e fax spediti a
vuoto: non c'e' mai stato nessuno dall'altra parte, neanche quando qui si e' trattato di affrontare
emergenze per cure mediche e funerali.
Enrico: Cosa facevi per far conoscere le uscite della Catfood Press?
Marco: Avevo accumulato un bel giro di posta girando a Londra e in Francia, c'era
l'indirizzario di
Rockgarage , stavo prendendo molti nuovi contatti grazie alla A/Rivista
Anarchica
. Ho usato il passaparola, innanzitutto: fotocopiavo dei bigliettini che mettevo nella posta in
uscita. Poi era importante arrivare ad occupare un po' di spazio su certa stampa musicale: una
segnalazione su
Rockerilla
o sul
Mucchio
ha sempre garantito un bel numero di richieste.
Enrico: Nel catalogo spicca la band dark o gothic inglese dei Death in June , come ci
sono entrati?
Marco: Sono venuti a suonare a Venezia, volevo incontrarli e l'ho fatto: era l'unica maniera
per sapere le cose direttamente dalla fonte. Alla meta' degli anni Ottanta non era come adesso,
che ti piazzi davanti a una tastiera e un monitor e in pochi minuti raccogli informazioni da mezzo
mondo. Le cose si venivano a sapere in ritardo, specie se non viaggiavano tramite i telegiornali
o la stampa ufficiale.
Pensa al punk qui in Italia, noi ragazzi alla fine degli anni Settanta stavamo ancora vivendo la
nostra parte di Sessantotto, io ascoltavo Henry Cow e Stormy Six , in radio e nelle strade
giravano gli
Area ed Eug
enio Finardi
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, si discuteva di aborto, proletari in divisa e obiezione di coscienza, altro che
Sex Pistols
e spillette. A Milano, forse, Torino, Roma, nelle citta' grandi. Ma qua in provincia nel Nordest
non arrivava niente. La nostra era una cultura giovanile lenta, organizzata accumulando libri e
dischi presi in prestito e mai restituiti, fotocopie, ritagli di giornali, lettere, telefonate, cassette
copiate, incontri.
Al tempo giravano voci incontrollate, si diceva che i Death in June fossero degli attivisti o
quantomeno dei simpatizzanti di estrema destra, gente da evitare, anzi da schiacciare, da
annientare. La stampa musicale inglese aveva stroncato il loro album
Nada!
, dentro c'erano canzoni oscure, difficili e misteriose, diverse dall'immediatezza punk caciarona
che andava di moda.
Le informazioni che avevo io erano invece ben diverse, dalle fanzine si sapeva che Douglas
Pearce
e
Tony Wakeford
anni prima erano nei
Crisis
, un gruppo punk che bazzicava piuttosto i giri di
Rock Against Racism
e dell'
Anti Nazi League
, tramite amici e compagni inglesi sapevo anche che i
Death in June
avevano presentato quel loro album cosi' controverso al
100 Club
di Londra in una serata organizzata da
David Tibet
con
Current 93
,
Annie Anxiety
e
D&V
.
Insomma, all'infiltrazione dei fascisti nel punk anarchico non ci credevo mica tanto, la stampa
ha ogni tanto bisogno di streghe da bruciare per distrarre la gente dalla noia. Penso che Rocke
rilla
,
che al tempo ha dedicato alle dichiarazioni di
Douglas Pearce
uno spazio consistente, sebbene leggermente sforbiciato, abbia aiutato a portare un po' di luce
in quelle tenebre di disinformazione.
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Enrico:
La
Catfood
Press
conclude
la
sua
vita
con
la
compilation
F/Ear
this!
purtroppo
non
ho
mai
visto
elinguaggio
ascoltato.
Me
necosi'
vuoi
parlare?
che
Marco:
disegni
tutti
L'
idea
ricollegati
era
raccogliere
o
ricollegabili
indi
giro
a
un
tema
comune,
di
vario
la
genere,
musiche,
canzoni,
testi,
paura.
passato
ma
si
discuteva
comunque
di
centrali
atomiche
eparola
guerra
nucleare,
Ilrevival:
ildi
1984
era
non
futuro
punk
dell'asse
era
diventato
un
buco
nero
disoccupazione
ele
sfruttamento.
Si
viveva
nell'onda
lunga
Reagan
-Thatcher
e
del
possibile
conflitto
tra
i1986-1987
blocchi
dell'Est
evoglia
dell'Ovest
in
Europa,
ilnew
muro
di
Berlino
era
saldamente
in
piedi
e
Yugoslavia
e
la
Cecoslovacchia
e
l'fuori.
URSS
c'era
appena
stato
l'la
incidente
di
Chernobyl
,pure,
socializzazione.
gruppi
cose
cosi',
pop
col
non
sintetizzatore
Non
e'sperava
che
e'sperimentate
nel
come
non
raccontano
ha
reso
sicontributi
vivesse
gli
alla
anni
televisione
Ottanta
tranquilli,
nei
meno
programmi
difficili.
tra
wave
diprogetto,
epo'
sorrisi
ilma
dilagare
di
di
Nel
pensare
F/Ear
this!
e
la
questa
strada
piu'
disperazione
facile,
attraverso
con
c'era
un
icome
insomma
soliti
slogan
diverso,
la
punk
in
tipo
di
una
raccogliere
si
espaziano
e'
raccontare
cercato
questo
non
passare
malessere
per
fotti-il-sistema
che
comunque
da
mezzo
non
sentivamo
mondo:
poesie,
disegni,
nostri.
S'e'
ore
fatta
ore
girare
di
registrazioni.
la
voce
e
dopo
un
sono
arrivati
al
scritte,
Proprio
rumorismo,
poesie,
come
si
testi,
si
sono
anche
disegni,
qualche
le
forme
collage.
nome
espressive
contaminazioni
Hanno
noto
come
partecipato
sono
gli
e
ibridi
inglesi
piu'
tanti
varie,
sonori,
musicisti
sono
sconosciuti
arrivate
dall'improvvisazione
tantissime
cose
Nurse
With
Wound
ed
i appena
tedeschi
Embryo
.inaspettatamente
limiti,
contributi
pubblicato.
Non
tipo
mi
aspettavo
hanno
stabilire
Il
grosso
continuato
una
una
dei
certa
risposta
contributi
ad
durata
arrivare
di
e'
queste
massima
purtroppo
per
dimensioni
mesi
e
rimasto
una
e
mesi,
data
e
tagliato
per
anche
di
scadenza
forza
quando
di
cose
del
il
ho
disco
dovuto
era
gia'
mettere
tanti
stato
dei
Enrico:
Hai
in
mente
di
ripubblicare
questo
materiale?
Marco:
Buona
parte
delle
traduzioni
dei
testi
dei
Crass
disponibili
sulle
pagine
web
di
,
ben
sistemate
e
corrette,
sono
nera
C'e'
anche
il
testo
di
"A
tissue
of
issues"
di
Pete
Wright
,qualche
tra
qualche
tempo
rivedro'
e
rendero'
disponibili
anche
alcune
traduzioni
di
Anxiety
.Annie
Con
il
supporto
tecnico
di
Marco
Giaccaria,
che
con
Marco
Milanesio
aiutato
a
salvare
alcune
delle
vecchie
bobine
e
cassette
dei
in
questi
anni
mistella*
ha .
Franti
e
raccolte
non
solo
per
destinate
questo
progetto.
alla
corrosione,
sono
riuscito
a
recuperare
buona
parte
delle
registrazioni
Penso
di
riuscire
a
pubblicare
F/Ear
this!"
immagini
un
periodo
e
diciamo
registrazioni
cosi'
che
di
congelamento
non
avevano
dovuto
trovato
su
cd
a
posto
entro
problemi
nell'edizione
qualche
interni
mese,
tra
di
gli
allora.
anche
exLo
con
stesso,
dei
testi,
dopo
Crass
sto
per
pubblicare
il
benefit
per
Peace
News
:.e
le
registrazioni
sono
state
restaurate
e
digitalizzate
da
Harding
,Paul
uno
dei
tecnici
dei
Studios
.Southern
Verranno
foto
allegate
del
concerto
ad
un
e
libretto
le
traduzioni
che
contiene
dei
testi.
un
mio
scritto,
ritagli
di
interviste
anche
recenti,
Riferimenti:
http://www.anarca-bolo.ch/Stellanera%20website/main.htm
.NOTA.
Ringraziamo
Enrico
del blog Sull'Amaca
l'intervista,
come la precedente
intevista sempre
che ci
a ha segnalato e permesso di pubblicare
Marco
quellaParolin
aFringuelli
Simone
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