EDITRICE
INCONTRI NAUTICI
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Pagina 1
MENSILE
271
www.bolina.it
4,50
Svizzera Tic. 10 FS
Inserzioni gratuite
• N. 271 • GENNAIO 2010
Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46)
art. 1 comma 1, DCB Roma
ANNO 26
16:38
MARE EGEO • LEGNO: IL TAGLIO DEL TEAK • CORROSIONE GALVANICA
11-12-2009
Voglia
d’alto mare
GENNAIO 2010
Cop_Gennaio_2010_B
●
●
Teoria
●
●
Accessori
C O M E SI L E G G E
LA CARTA NAUTICA
ATTREZZATURE
P E R LA C O P E R T A
* pag. 57
* pag. 50
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ADDIO A GIORGIO CASTI
IL “PAPÀ” DI BOLINA
Sommario_Gen_2010
14-12-2009
18:43
Pagina 3
www.bolina.it
Mensile dell’andar per mare
Anno 26 - Numero 271 - Gennaio 2010
SOMMARIO
ATTUALITÀ
Pag. 47
Buon vento Giorgio!
»
50
Attrezziamo la coperta
RUBRICHE
»
5
Lettere a BOLINA
»
8
Spazio aperto
9
Cino Ricci: vela, sicura con prudenza »
»
10
Risposte brevi
16
Giancarlo Basile: la deriva zavorrata »
»
20
Rodolfo Foschi: fuoribordo protetto
21
Botta & risposta: Massimo Bettinelli »
»
24
Notizie, notizie
»
26
Velamondo
Avvisi Nautici
»
29
»
30
Novità e curiosità
»
32
Regate, regate
»
37
Derive che passione!
»
91
Secondo look
»
99
Dizionario
» 101
Inserzioni gratuite
A BORDO
Pag.
I proverbi del tempo
»
L’invenzione del radar
»
La scoperta del Pacifico
»
Leggere la carta nautica
»
I segnali luminosi
»
Team sportivo cercasi
»
Prua verso le Maldive
»
La corrosione galvanica
»
Storia, matematica e vela
Nel silenzio dell’Egeo
»
»
Il taglio del teak
»
Scegliere ancora e calumo
Multiscafi: nato per il giro del mondo »
SAPORE DI MARE
Quando il mare fa paura
»
»
Centomiglia, regata di emozioni
»
Barca salva: magia egizia?
»
Come ti stano il topo a bordo
Quanti ricordi su “Adriatica”
»
41
43
45
57
60
63
67
71
76
77
81
85
89
93
94
95
96
98
Per le condizioni di abbonamento vedere a pagina 13
giunta l’ora del cambio
di guardia. Dopo una
lunga navigazione il Comandante cede la barra e va a riposare.
Quella sulla quale noi, che
siamo il resto dell’equipaggio,
continuiamo a navigare è la sua
barca, un guscio in apparenza
piccolo e fragile, ma preparato
meticolosamente per affrontare
ogni mare.
È lui, il Comandante, ad essersene preso cura e ad averci
istruito su come governarla.
Ed è sempre lui ad avere trac-
ciato attentamente la rotta,
dopo avere analizzato le condizioni meteorologiche ed
avere individuato pericoli e ridossi.
Così se oggi possiamo mantenere la prua sul giusto angolo
di bussola, lo dobbiamo a lui, a
quell’uomo ora steso in quaAL VOSTRO SERVIZIO 24 ORE SU 24
06/6990100
ABBONAMENTO
TELEFONO-INTERNET
www.bolina.it
DECORRENZA DA QUALSIASI MESE
drato e assorto in un sonno che
ci auguriamo gli conceda il meritato riposo.
Chi al timone, chi alle manovre, continuiamo dunque ad accumulare miglia senza cambi di
rotta, preparati a godere del
soffio di venti favorevoli o a
cazzare le scotte qualora questi
dovessero spirare in direzione
contraria.
La tua barca è al sicuro e proseguirà senza indugiare il suo
lungo viaggio tra le onde.
Riposa serenamente.
Buon vento, Comandante.
In copertina: “Despina”, Trieste Epoca 2009 - Foto di Franco Pace
Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
EDITRICE INCONTRI NAUTICI srl - Largo Angelicum, 6 - 00184 ROMA - Tel. 06/6990100 (4 linee) - fax 06/6990137. Internet: www.bolina.it.
E-mail: [email protected] - Redazione: [email protected] - Direttore responsabile: Alberto Casti ([email protected]). Collaboratori: Luigi Arena, Giancarlo
Basile, Hilde Bianchi, Gianpaolo Caris, Marco Cobau, Stefano Colitti, Pasquale De Gregorio, Danilo Fabbroni, Rodolfo Foschi, Augusto Guidobaldi,
Rossella Malaspina, Antonio Pezzoni, Cino Ricci, Gian Carlo Ruggeri, Sauro Servadei, Marco Sassu, Daniela Tempera. In redazione: Fabrizio Coccia,
capo servizio ([email protected]), Sandro Angeloni ([email protected]), David Ingiosi ([email protected]), Filomena Fontanile,
segreteria ([email protected]), Enzo Bella, spedizioni ([email protected]) - Aut. Trib. Roma n. 103/85, 22.2.1985 - Stampa: Stilgrafica,
Roma - Distribuzione edicola: M-Dis Spa - Via Cazzaniga, 1 - 20132 Milano - Tel. 02/2582.1 ([email protected]). Una copia € 4,50,
arretrate € 5,00 Italia (+ sp. postali) - ABBONAMENTO: annuo € 37,50 (Italia), € 47,50 (Europa), versamenti: ccp. n. 14402002 intestato
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Copyright “Bolina”, diritti riservati. Manoscritti e foto ricevuti non vengono restituiti. Garanzia di riservatezza: l’Editore garantisce
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le informazioni custodite nel nostro archivio vengono utilizzate solo per inviare comunicati informativi agli abbonati (Legge 675/96).
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BOLINA Gennaio 2010 3
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13:02
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EDITRICE INCONTRI NAUTICI
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Ordini: <[email protected]> Tel. 06.6990100 - Fax 06.6990137
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Lettere_Gen_2010
15-12-2009
12:59
Pagina 5
Lettori, lettori, qui BOLINA, avanti pure, passo...
NON SI PUBBLICANO
LETTERE ANONIME
Tutta la corrispondenza, anche se via e-mail, deve avere
l’indirizzo completo del mittente. BOLINA non pubblica
racconti, testimonianze, inserzioni e lettere anonime o siglate: i lettori sono benvenuti su
queste pagine solo se dichiarano il loro indirizzo completo.
Il cantiere Najad
non è fallito!
In riferimento alla notizia data
dal vostro giornale, all’interno
dell’articolo a firma Marco Cobau, pubblicato sul numero di dicembre 2009 di BOLINA a pagina
85, laddove si assume sarebbe
stato dichiarato fallito il Cantiere
Najad, confermiamo che la notizia è falsa e inveritiera, oltre che
ovviamente diffamatoria e fuorviante per le gravissime conseguenze pregiudizievoli che la
stessa comporta sia in termini di
immagine che commerciali.
Il cantiere Najadvarvet AB non
è assolutamente fallito.
Ciò detto, per quanto non dovrebbe essere nostro l’onere di
fornire prova a smentita di una
notizia falsa e infondata, in quanto spetterebbe a chi fornisce la
notizia verificarne preventivamente le fonti e l’attendibilità, in
allegato trasmettiamo un comunicato del 30 ottobre 2009 di
Najadvarvet AB in relazione all’attuale assetto societario, che
identifica meglio quanto da noi
affermato. Per il momento ci limitiamo a far rilevare l’estrema gra-
vità di quanto è accaduto, per i
cui danni resta salvo e impregiudicato ogni diritto del cantiere
Najadvarvet AB e di Yachting Si-
QUESTO NUMERO
Il 2010 è arrivato e BOLINA prosegue il suo cammino nel settore dell’informazione nautica nonostante
la dolorosa perdita del suo fondatore Giorgio Casti (A. Casti, pag.
47). Si prosegue quindi con una
carrellata di accessori utili a rendere più funzionale la coperta delle
nostre barche (Coccia, pag. 50) e
alla didattica con lo studio della
carta nautica (Sassu, pag. 57).
Molti fanno regate, ma pochi conoscono i ruoli dell’equipaggio in
gara, facciamo luce su questo
aspetto della vela agonistica (Ingiosi, pag. 63). Prosegue il giro del
mondo di Barca Pulita con una
tappa in direzione delle Maldive
(Auriemma, Eördegh pag. 67), così come l’itinerario nel Mar Egeo
(Salamina, pag. 77). Il teak che abbonda sulla coperta di molte barche può essere di buona o cattiva
qualità, dipende dal taglio (Cobau,
pag. 81). Quindi ancora articoli
sull’ancoraggio, sulla corrosione
galvanica, schede di barche, lettere, notizie, curiosità... per un mese
❏
ricco di sane letture veliche!
stema quale importatore esclusivo per l’Italia delle imbarcazioni
Najad.
GIORGIO BERNARDI
Yachting Sistema - Najad Italia
Milano
Ci scusiamo con il cantiere
Najad e con i nostri lettori per il
grossolano errore commesso.
Nell’articolo citato il celebre cantiere svedese è stato confuso
con Sweden Yachts
e portato ad
esempio di
quell’eccellenza del settore della nautica da diporto
costretta a fare
i conti con la
grave crisi economica che attanaglia il mercato globale. Fortunatamente Najadvarvet AB non
ha affatto chiuso i battenti ma
prosegue senza interruzione di
continuità la produzione delle
sue pregiate imbarcazioni.
Ancora Danforth
o Fortress?
Gradirei venissero illustrate da
un esperto le differenti caratteristiche di impiego ed efficacia
BOLINA Gennaio 2010 5
Lettere_Gen_2010
15-12-2009
12:59
Pagina 6
LUNA DI GENNAIO: PIENA IL 15, NUOVA IL 30
FASI LUNARI
Gennaio 2010
Luna
piena
Ultimo
quarto
Luna
nuova
Primo
quarto
Giorno
7
15
23
30
Levata
-----
07:31
10:40
17:47
Transito
05:38
12:17
17:55
00:51
Tramonto
11:03
17:09
----
07:08
Altezza
delle ancore Danforth e Fortress,
che a me sembrano abbastanza
simili, ma con punti altamente a
favore della Fortress.
GIORGIO STROMMER
Bellagio (CO)
+37° 01’ 10” +26° 59’ 23” +66° 07’ 14” +59° 18’ 37”
Distanza km
377.040
405.582
387.141
356.979
Orari e dati sono riferiti alla latitudine 42° Nord e alla longitudine 15°
Est del meridiano centrale del nostro fuso orario, e tengono conto
dell’ora invernale. L’altezza della Luna sull’orizzonte e la distanza
Terra-Luna sono quelle al momento del transito al meridiano. La Luna è al perigeo il giorno 1 con 358.682 km; all’apogeo il giorno 17
con 406.433 km; è calante dal giorno 1 al 15 e il 31, crescente dal
giorno 16 al 30.
POSIZIONI DELLA LUNA AL TRANSITO SUL MERIDIANO
90°
80°
70°
Luna piena
Primo quarto
60°
50°
Ultimo quarto
40°
30°
Luna nuova
20°
10°
5
Giorni
10
15
20
25
30
PIANETI, CREPUSCOLI, LEVATE E TRAMONTI
inizio crepuscolo
05:49-05:39
fine crepuscolo
18:21-18:50
70°
8)
21
:3
1)
23
:2
0-
19 M
:2 art
9- e
16
:3
(L
(T
22
:4
120 Gi
20
o
:2 v
4- e
:4
19
9)
:0
0)
orizzonte
Nettuno
-10° (T 20:15-18:23)
Ore 17 18 19 20 21 22 23 24 1 2
0°
Levata (07:28-07:14)
10°
o
(T
no
20°
an
(L
30°
Ur
tu
r
40°
Sa
50°
Tramonto (16:39-17:13)
60°
3
4
5
6
7
8
L’altezza dei pianeti il 15 gennaio. Le ore delle levate (L) e dei tramonti (T)
sono quelle d’inizio e fine mese, così come le ore di fine e inizio dei crepuscoli serali e mattutini. Si guadagnano 48 minuti di luce diurna.
6 BOLINA Gennaio 2010
Se ci fosse un esperto o una
pubblicazione in grado di stabilire senza alcun dubbio che
un’ancora è in assoluto migliore
di un’altra probabilmente il mercato non sarebbe così ricco di
differenti modelli, né ne verrebbero costantemente progettati e
prodotti di nuovi.
Esistono dei test di comparazione eseguiti per esempio dall’inglese Royal National Lifeboat Institution così come prove
documentate da importanti riviste di settore. Certamente sia la
Danforth che la Fortress sono
ancore di provata affidabilità.
È comunque bene considerare sempre che quel che fa la differenza nella tenuta di un ancoraggio non è solo la tipologia di
ancora, ma il tipo di fondale, il
peso del calumo, le condizioni
meteorologiche in atto, la presenza di correnti. Per approfondimenti su questo tema rimandiamo all’articolo di pagina 85
dal titolo “Scegliere ancora e calumo” di Luigi Arena che prosegue la sua analisi sullo studio
delle variabili che possono influire negativamente sulla tenuta di un ancoraggio.
Relativamente al confronto
tra i due modelli in oggetto sono in molti, oltre all’amico Giorgio, a preferire la Fortress alla
Danforth. Se non altro perché la
Lettere_Gen_2010
15-12-2009
12:59
Fortress è in lega
leggera ed è smontabile, quindi più facilmente stivabile. Il
confronto tuttavia
può essere effettuato solo sul campo e
non può essere a nostro avviso nettamente in favore dell’una o dell’altra soluzione. La Danforth,
benché in inox e non
smontabile, è sul
mercato da oltre 70
anni e ha permesso
a generazioni di diportisti di tutto il mondo di dormire sonni
tranquilli. Non è certo un risultato da poco. Cogliamo comunque l’invito del lettore e promettiamo di tornare presto sull’argomento se non altro per scoprire la storia e le caratteristiche
dei modelli di ancora più diffusi
su mercato. Buon vento!
Pagina 7
mezzi di soccorso come la Guardia Costiera?
LIVIO TERPIN
Trieste
Avaria in mare
chi può rimorchiare?
Vorrei sapere quali sono le regole riguardo il rimorchio di un’imbarcazione in avaria: un diportista
in barca a vela o un motoscafo in
avaria, può essere rimorchiato da
un altro diportista fino al più vicino
approdo, oppure deve chiamare i
Una barca in avaria può essere
rimorchiata da qualsiasi mezzo,
compresa l’imbarcazione di un
altro diportista. Se quando si è in
difficoltà ci si rivolge alla Guardia
Costiera o altre forze dell’ordine,
si avrà garanzia che saranno
tratte in salvo le persone, ma non
la barca per la quale non c’è da
parte loro obbligo di intervento.
Nel rivolgersi a eventuali soccorritori tuttavia c’è da prestare
molta attenzione. Il Codice della
Navigazione così come i regolamenti internazionali, prevedono
che chi rimorchia un’imbarcazione in avaria possa pretendere un risarcimento da parte di
chi è soccorso, fino al valore
della barca, dei beni stivati e all’entità degli sforzi del soccorri-
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C.R. 4700KG
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€ 124,50
€ 39,50
€ 14,50
Lettere_Gen_2010
15-12-2009
12:59
Pagina 8
SPAZIO APERTO
In questa rubrica i lettori possono dialogare tra loro, chiedere aiuto, organizzare incontri. Sono graditi messaggi
telegrafici da recapitare in redazione entro il 20 di ogni
mese.
Cerco propietari di una barca
svedese, il Marieholm MS20,
progetto di Olle Enderlein, per
scambio di opinioni e consigli.
MAURIZIO GAMBA
<[email protected]>
Padova
Ringrazio la commissione FIV
IV Zona-Lazio composta da
Alessandro Mei, Roberto Rogge, Stefano Amadei e Paolo
Scainetti dell’omonima scuola
di vela di Roma, per la professionalità, la cortesia e l’ospitalità offerta in occasione dell’esame di Esperti Velisti svoltosi
ad Ostia il 14 novembre.
FABRIZIO CECCHINI
<[email protected]>
Sasso Marcon (Bo)
Sono grata alla Capitaneria
di Porto di Monfalcone ufficio
Naviglio, per la rapidità, gentilezza e professionalità dimostrata nell’espletare la completa pratica amministrativa
relativa all’acquisto del mio
nuovo Comet 13.
STEFANIA ZACCARIA
Thiene (Vi)
Segnalo che non è più necessaria la domiciliazione in Francia per gli italiani che battono
bandiera francese. Terminato il
leasing, ho mantenuto la bandiera d’Oltralpe alla mia barca
come indicato dalla compagnia
di leasing (Sgb Finance) senza
necessità di un indirizzo valido
su territorio francese.
SIMONE CAVAZZUTI
Milano
8 BOLINA Gennaio 2010
tore. Può accadere dunque che
una volta in banchina si debbano pagare conti salatissimi a
prescindere che a recuperare la
barca sia stato un peschereccio,
una barca da diporto o un’unità
privata di soccorso. È preferibile
stipulare un accordo con una
società di assicurazione che
preveda questo genere di interventi o per lo meno pattuire il
compenso con il soccorritore
(basta la parola e una stretta di
mano, meglio se in presenza di
un testimone) prima che questo
assicuri il cavo di rimorchio alla
barca in avaria.
Tra “forza” del vento
e “stato” del mare
Ho ricevuto il libro del Comandante Basile, che stimo molto e
col quale ho avuto il piacere di
scambiare delle e-mail.
Ho dato uno sguardo preliminare, e ho apprezzato molto i richiami in rosso delle cattive abitudine o dell’uso scorretto di alcuni termini, in particolare mi
sono soffermato a rileggere più
volte quello che riguarda la forza del vento e la forza del mare.
Ho sempre criticato il cattivo
uso che ne fanno i giornalisti in
genere, anche qualcuno che
commenta le regate di Coppa
America , ma non sapevo che
tali espressioni fossero usate
anche nella Marina Militare e
Marcantile, se ho ben capito.
Sicuramente il Comandante
ha ragione se ha scritto il libro
con l’intento di riportare in auge
la terminologia della marineria
dei tempi passati, però la fisica
è sempre la stessa,mi spiego
meglio: il vento è la causa che
determina lo stato del mare per
cui il vento è una forza che agisce sul mare ed il moto ondoso
ne è l’effetto, quindi non può essere un forza.
La forza è una grandezza vettoriale con le quattro caratteristiche che la contraddistinguono ed il mare no. Semplificando,il vento è una forza che agiExtrait de la publication
sce su una superficie, almeno
tali sono le mie reminiscenze
scolastiche. Pertanto io continuerò a dire: la “forza” del vento
e lo “stato” del mare pur rispettando quanto affermato dal Comandante Basile per quanto riguarda le nostre marine. Se
sbaglio sono pronto a correg-
Pronto intervento
con Medico a bordo
Più che di un libro si tratta
di un prontuario medico per il
primo soccorso in mare. Si
chiama Medico a bordo (Edizioni Pan Pan, 33 euro) ed è un
volume realizzato in collaborazione con il Cirm, il centro
di assistenza radio e telefonica
per le emergenze mediche in
mare, la Cattedra di Medicina
del Mare, il Centro Studi Ragazzi del “Parsifal”, ErgoProject e SafetyWorld. Stampato interamente in materiale
plastico impermeabile Medico
a bordo è composto da tre sezioni contraddistinte da colori
diversi. La prima descrive le
situazioni che richiedono un
intervento immediato; la seconda i malanni che devono
essere curati e monitorati, la
terza la teoria medica di base
relativa al lavaggio delle ferite, alla disinfezione, alle posizioni in cui fare adagiare il degente, il controllo dei parametri vitali, l’immobilizzazione
di parti del corpo che hanno
subito traumi, etc. L’intero volume è corredato da illustrazioni chiare ed efficaci, testi
concisi e un pratico indice alfabetico delle differenti patologie e procedure mediche.
Info: <www.panpan.it>.
❏
Lettere_Gen_2010
15-12-2009
12:59
Pagina 9
Giri di chiglia
Vela, sport sicuro
con prudenza
di CINO RICCI
N
Il Vocabolario del Velista di Giancarlo
Basile è un volume indirizzato al recupero del linguaggio marinaresco.
germi, sono un Galileiano.
ALESSANDRO FERRACANE
Montignoso (Ms)
Risponde Giancarlo Basile:
La ringrazio per le belle parole
di apprezzamento del vocabolario e vengo al chiarimento.
Fermo restando il fatto che le
denominazioni delle due scale
sono esattamente quelle tra virgolette, in Marina, sia Militare
che Mercantile, si usa dire “vento forza 7”, ad esempio, ma mai
"mare stato 5", suona proprio
male. Si dice “mare forza 5”, tutto qui, e non c’è alcun pericolo
di fare confusione, come invece
accade quasi sempre quando
sono i giornalisti a dirlo, attribuendo allo stato del mare la
forza del vento che in genere è
alquanto maggiore.
Dire “mare forza 5” perciò non
è affatto un’eresia, come è stato
detto e ridetto da chi si dava arie
di marinaio negli anni passati,
ma che marinaio evidentemente
non era.
È solo una questione di uso e
costume in Marina che, se andiamo ad analizzare, non è poi
così scorretto. Infatti le onde
hanno la loro energia, anche
molto grande, in grado di produrre effetti devastanti, come
ben sappiamo. Questa energia
è il lavoro che le onde possono
EGLI ULTIMI ANNI NELLA VELA
come in altri campi è stato
fatto molto per aumentare la sicurezza. Ci sono mute galleggianti, salvagenti quasi invisibili
che si posso mettere sotto gli indumenti e capi d’abbigliamento
tecnico che proteggono dal freddo anche se si cade in acqua d’inverno. Le federazioni veliche, sia
quella internazionale che quella
nazionale, richiedono che chi va
per mare si sottoponga a visite
mediche e che si premonisca partecipando ad appositi corsi preparatori.
Nonostante questo la vela, come
tutti gli altri sport, lascia una porta aperta al pericolo: in acqua, è
evidente, non si può respirare e
chi cade fuori bordo per un colpo
di boma o una sbandata improvvisa, corre il rischio di fare una
brutta fine. Eric Tabarly, il navigatore francese la cui fama e bravura era riconosciuta in tutto il
mondo, è caduto in acqua perché
il boma l’ha colpito nel petto e
non indossava il giubotto di salvataggio. È bastato un momento
di distrazione per causarne la
morte.
È dunque fondamentale che, oltre tutte le precuazioni che si possono prendere, chi va per mare
presti la massima attenzione a
quello che si fa a bordo. Del resto
anche quando attraversiamo le
strisce pedonali non possiamo
concederci il lusso di farlo distrattamente solo perché le auto
si devono fermare. Da parte del
pedone è richiesta sempre la
massima attenzione.
Chi va in barca, anche solo per
l’uscita domenicale, deve essere
inoltre sempre preparato ad affrontare le emergenze, tanto
quanto chi naviga attraverso l’oceano, perché la casualità, l’imprevisto è in agguato anche mezExtrait de la publication
zo miglio fuori dal porto. Capo
Horn non è solo all’estrema punta del Cile, ma è lo scoglio da evitare, il capo da scapolare anche
nelle acque di casa nostra. In barca insomma, non sono ammesse
distrazioni.
La prima cosa che da sempre si
insegna a chi vuole andare a vela
è che non bisogna assolutamente
cadere in acqua, perché una volta
in mare è difficile ritrovare un
naufrago e recuperarlo. Nel malaugurato caso che ciò accada è
tassativo che chi si trova in acqua
sia attrezzato con tutto ciò che
serve a stare a galla e a segnalare
la propria posizione. Ma prima di
tutto, è bene ribadirlo, in mare
non bisogna proprio caderci.
E chi va in barca questo le deve
imparare subito. Non è un caso
che ai bambini che partecipano ai
corsi delle scuole di vela si insegni prima di tutto a raddrizzare le
barche scuffiate. Si fanno rovesciare e raddrizzare in continuazione affinché capiscano cosa
succede quando si è in acqua e
sappiano cosa fare per salire senza problemi di nuovo a bordo.
Detto ciò la vela resta uno sport
sicuro; più sicuro di molti altri.
Emotivamente rimaniamo colpiti
quando leggiamo la notizia di una
persona che muore in mare, perché è un fatto talmente raro e strano da lasciarci attoniti. Non è la
stessa cosa se veniamo a sapere
che una persona muore cadendo
in motocicletta, durante un fuori
pista con gli sci o nel corso di
un’arrampicata in montagna, perché sono incidenti più frequenti.
I velisti sanno di dovere essere
prudenti. Tutti quelli che vanno in
barca dal bambino di 6 anni che
comincia con l’Optimist allo skipper che solca periodicamente gli
oceani, sanno che il mare non solo
va rispettato, ma temuto.
❏
BOLINA Gennaio 2010 9
Lettere_Gen_2010
15-12-2009
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RISPOSTE BREVI
Calcolare la lunghezza delle scotte
• Gabriele Serafini, Roma – La lunghezza delle scotte può essere facilmente calcolata con misurazioni empiriche. Quella del fiocco deve essere lunga una volta e mezzo la lunghezza fuori tutto della barca; quella della randa va misurata moltiplicando la distanza tra
il boma lascato e il punto di recupero in pozzetto per il numero di
vie del paranco che viene utilizzato. I cavi vanno periodicamente lavati con acqua dolce. Nel momento in cui, nonostante risciacqui abbondanti tendono a restare rigidi, significa che è giunto il tempo di
sostituirli.
• Giovanni Magistro, Marina di Ginosa (Ta) – I giubbotti di salvataggio En 395 (corrispondenti a 100 Newton) già presenti sulle
unità da diporto, conservano la loro validità per la navigazione entro le 6 miglia dalla costa e non devono essere sostituiti con i nuovi modelli.
• Roberto Pandolfi, Torino – I carrelli per il trasporto di piccole
unità da diporto, identificati anche dalla sigla (Tats) dal 2003 non
sono più soggetti all’obbligo di
iscrizione al Pra (Pubblico Registro
Automobilistico). Rimane l’obbligo
di immatricolazione, di assicurazione, di aggiornare la carta di circolazione quando si effettua la compravendita e di pagare la tassa automobilistica prevista. Essendo considerati come parti integranti delle automobili, come queste sono soggetti
anche a revisione periodica, quindi
dopo quattro anni dalla data di prima
immatricolazione e successivamente ogni due anni.
• Michele Marinella, Napoli – La
cassetta dei medicinali è obbligatoria
a bordo di tutte le imbarcazioni che
navigano oltre le 12 miglia dalla costa.
Il contenitore deve esere di materiale
rigido, galleggiante, a chiusura stagna
e facilmente trasportabile. L’elenco minimo dei medicinali prevede
un flacone di ammoniaca; cinque confezioni di bende di varie dimensioni; una confezione di cerotti adesivi e una di cerotti medicati; un
pacco da 250 grammi di cotone idrofilo; una forbice comune; una
confezione di garza idrofila compressa; una di garza vaselinata compressa; un laccio emostatico e una confezione di stecche per fratture.
• Alessandro Viola, Bari – I natanti non hanno l’obbligo di esporre la bandiera nazionale. Mentre le imbarcazioni superiori ai 10 metri devono mostrarla a poppa su apposita asta o sul paterazzo. ❏
compiere e il lavoro non è che
forza per spostamento secondo
la Fisica. Ciò è dimostrato dalle
onde che, rompendo contro un
oggetto, riescono a spostarlo
sulla battigia: vi esercitano
evidentemente una bella forza,
visto che l’oggetto può essere
ben pesante! In conclusione
10 BOLINA Gennaio 2010
sono giuste le denominazioni di
“forza del vento” e di “stato del
mare” relative rispettivamente
alle scale Beaufort e Douglas,
ma rispettiamo il linguaggio
corrente dei marinai che da
sempre usano le suddette chiarissime espressioni, senza mai
confondere l’una con l’altra.
Extrait de la publication
Libretto fuoribordo
meglio protestare
Mi inserisco nella discussione
aperta dal lettore Fabio Baldessari su Bolina di novembre
(pag. 21 “Libretto fuoribordo,
duplicato e stangata”), che lamenta di avere pagato, per il
certificato di potenza del suo
fuoribordo Yamaha, la somma
di 180 euro (il 20 per cento del
valore del motore).
Due anni fa ho acquistato una
barca battente bandiera austriaca con installato un entrobordo
Farymann da 10 hp del 1980.
La ditta Nanni di Roma, che era
ai tempi l’assemblatore
de i m o t o r i
Farymann, mi
ha inviato il
certificato di
potenza del
motore per
80 euro, inclusa plastificazione del
documento e
spese postali.
Non ho quindi subito il furto patito dal
si g n o r B a ldessari. Certo, anche gli
80 euro non
sono pochi,
pur volendo tenere conto che il
motore in questione è un oggetto di un valore (all’origine)
ben superiore a quello di un
fuoribordo, e che non so se la
Nanni ha mandato un impiegato in archivio a verificare, matricola alla mano, i dati del mio
motore vecchi di quasi 30 anni.
Comunque devo riconoscere
che la Nanni (che da tempo non
monta nemmeno più i motori
Farymann) mi ha fornito un servizio valido a fronte di un problema che mi preoccupava, quello
di potere navigare con bandiera
italiana e l’aggiunta anche di
una gradita dose di cortesia.
Suggerisco all’amico Fabio di
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inviare una e-mail di rimostranze alla casa madre.
DAVIDE BOSCHI
Dalmine (Bg)
Il balzello che i costruttori di
motori marini o, più spesso, i loro distributori in Italia, fanno pagare agli utenti per duplicare il
Certificato di Potenza è ingiustificabile. Questi documenti e le
matricole dei motori ormai sono
conservati in archivi elettronici e
basta poco per richiamare i dati
e stamparli. Un “fastidio” che non
legittima costi così esosi.
Mercato in crisi
prezzi sempre alti
Sul numero di dicembre di BOLInella rubrica “Notizie, notizie,
notizie…” leggo a pagina 28 che i
cantieri navali segnano il passo.
La crisi ha colpito anche l’industria navalmeccanica, quella che
si occupa della costruzione delle
grandi navi da crociera. Nella
speranza che il settore, come del
resto tutta l’economia del nostro
paese, si riprenda alla grande,
vorrei fare solo una semplice osservazione su quella che è la situazione cantieristica della nostra
nautica da diporto. Ultimamente
ho contattato diversi cantieri artigiani per avere un preventivo per
una costruzione, semplice e veloce, in legno strip planking, di un
piccolo cutter aurico a chiglia lunga con scafo di soli 7,30 metri.
Stiamo parlando di una barchettina senza fronzoli, fatta solo per
NA
navigare. Pensavo che anche la
piccola cantieristica artigianale
non fosse immune dalla crisi e
che questo potesse essere un
momento favorevole per aiutare il
settore con una commessa, seppur di modesta entità, magari
strappando anche un buon prezzo. Evidentemente mi sbagliavo:
si parte da richieste di minimo 80
mila euro, per una barca nuda e
cruda, fino ad arrivare a oltre 100
mila euro (Iva esclusa ovviamente) per una scafo con motore entrobordo e un minimo di attrezzatura per navigare.
Un blasonato cantiere del Nord
Est, allineato sulle stesse cifre,
mi ha comunque precisato che,
in ogni caso, non hanno “finestre” se non a partire dall’estate
del 2012! Finalmente ho scoperto un settore che non conoscerà
mai crisi.
MARCO BIASUCCI
Roma
Ringraziamo l’amico Marco
per l’interessante testimonianza. Sono note e non dovrebbe-
ro sorprendere le
differenze che corrono tra l’opera di
un artigiano e quella di un’industria. In
qualsiasi settore
commerciale il prodotto realizzato su
specifica commessa, quindi non in
serie, risulta più costoso di uno esposto nei grandi magazzini. Lo si vede
nei mobili per la casa per esempio, nei prodotti alimentari e lo si
vede anche nelle barche. E le
differenze di prezzo non le fanno
solo le finiture e il costo dei materiali che in un cantiere artigiano si presume siano superiori
rispetto a un cantiere con catene di montaggio e centinaia di
operai.
Chi produce in serie ha maggiori sconti sulle forniture e può
concedersi il lusso di essere
competitivo rispetto a chi lavora
su numeri ridotti.
Ma in un momento come quello attuale in cui l’intero settore industriale, dalla produzione alla
distribuzione è andato in crisi
molti cantieri chiudono, le maestranze vanno a casa e le barche
nuove e usate rimangono nei
piazzali in attesa che vengano
coperti i debiti.
Alcune piccole realtà, anche nel
settore nautico riescono a continuare la loro opera, ma con il costo della materia prima alle stelle
e con così poco personale da
non poter spesso fare fronte agli
MACGREGOR 26M
CARRELLO
VELA
Euro 23.000 !!! (escl. IVA e FB)
Extrait de la publication
MOTORE
www.macgregoritalia.com
BOLINA Gennaio 2010 11
Lettere_Gen_2010
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ordini in tempi ragionevoli. Ecco
quindi che i costi del prodotto finito risultano alti e a pagarne le dirette conseguenze sono sempre
le tasche degli acquirenti. La seria crisi c’è insomma ed è ancora
nera.
Ci auguriamo, assieme al lettore Marco, che finisca al più presto e che il costo delle barche
possa essere effettivamente dimensionato al loro valore reale.
12:59
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ovvio che non stringerà come
un First o similari, ma almeno è
decorosa?
GIUSEPPE ARIENZO
Roma
Probabilmente il lettore si riferisce al MacGregor 26M, cabinato
MacGregor 26
barca decorosa?
Per vicissitudini personali, a
parte qualche Laser e un glorioso Meteor, ho praticato sprattutto una “nautica guardona”, nel
senso che a parte BOLINA, non mi
sono potuto permettere altro. Ricordo una vecchia poesia che
avete pubblicato e che parlava di
un uomo che aveva perso il suo
amore e tutto ciò che che amava
e gli era rimasto il mare. Perciò,
bando alla malinconia, ora posso
acquistare almeno un cabinato
per iniziare da quasi zero.
Avevo pensato al MacGregor,
ma sono incorso nelle ire dei
velisti puristi con poche eccezioni. Avevo pensato a questa
barca perché comunque lavoro
e nel fine settimana se cala il
vento posso almeno rientrare a
motore. Che ne dite circa le
prestazioni a vela? Mi sembra
MacGregor 26M
12 BOLINA Gennaio 2010
Bordeggiando
nel Mare Adriatico
Una rotta a zig-zag attraverso
il Mare Adriatico seguendo la
luce dei fari che ne illuminano
le coste, da Santa Maria di
Leuca, la punta meridionale
della Puglia, all’Albania e alla
Grecia, da Bari al Montenegro, dalle Marche alla Croazia,
dal Veneto all’Istria e alla Dalmazia. Questo il contentuto
del volume Luci Sull'Adriatico, Fari tra le due sponde
(Editori Laterza, 112 pagine,
12 euro). Un diario di bordo
tascabile corredato da spettacolari immagini fotografiche
che oltre a raccontare la storia
dei fari che nei secoli hanno
guidato navi e velieri, descrive
rotte attuali e antiche, usi e costumi del passato, leggende e
miti di un mare che sin dalla
più remota antichità è stato
teatro di scontri, ma anche di
scambio tra i popoli di questa
parte di Mediterraneo. Un utile compendio per chiunque,
navigando in Adriatico, non
voglia perdersi le straordinarie
ricchezze archeologiche e culturali del territorio costiero.
Info: <www.laterza.it>.
❏
di 7,87 metri costruito dall’omonimo cantiere statunitense; una
barca più che decorosa. Si tratta
infatti di uno dei più venduti natanti carrellabili al mondo, prodotto in decine di migliaia di esemplari. È ben realizzata, in sandwich di vetroresina riempito di
schiuma sintetica che la rende
inaffondabile, ha la deriva a baionetta sollevabile e un pratico sistema di zavorra liquida: i serbatoi si riempiono quando è in acqua e si svuotano quando si trasporta in strada.
Ha la prua fine e slanciata, il
bordo libero piuttosto alto, la
poppa piatta, una tuga voluminosa e doppia pala del timone. La
carena è studiata per navigare
anche con motori fuoribordo di
una certa potenza (a motore può
superare i 20 nodi) non ha quindi la manovrabilità e le capacità
boliniere di una barca sportiva,
ma la discreta superficie velica e
l’albero rotante consentono buone navigazioni a vela. È una barca, quindi, dalle caratteristiche
ben definite, da tenere in considerazione se incontra le proprie
esigenze.
Meteo: su internet
io risparmio così
Ho seguito con molto interesse
gli articoli relativi al collegamento tramite cellulare ai siti meteorologici in Croazia. Tutti sanno
che partire con le previsioni meteo aggiornate è imperativo per
una navigazione sicura, ma attendere i bollettini, esposti in bacheca dai marina, ci fa perdere
del tempo prezioso dal momento
che spesso vengono esposti dopo l’apertura degli uffici del Marina, ritardando di conseguenza la
partenza.
Avere quindi le informazioni
aggiornate durante la navigazione (sottocosta), oppure quando
siamo alla fonda in qualche baia,
ci permette di guadagnare tempo e di essere indipendenti. Cer(segue a pag. 14)
Lettere_Gen_2010
15-12-2009
12:59
Pagina 13
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❏ Allego assegno bancario; ❏ attendo vostro avviso di pagamento; ❏ ho versato
l’importo su c/c postale n. 14402002 intestato a: EDITRICE INCONTRI NAUTICI Srl
Largo Angelicum, 6 - 00184 Roma; ❏ rinnovo abbonamento; ❏ circolo velico*
(sconto: € 5,00); ❏ scuola di vela* (sconto € 5,00); ❏ LNI* (sconto € 5,00).
(*) Sconti non cumulabili e riservati a coloro che ne faranno richiesta su carta intestata dell’Associazione
SPEDIRE A:
nome
cognome
indirizzo
città
firma
cap
e-mail:
tel.
data
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Pagina 14
(segue da pag. 12)
cando in internet ho trovato un
interessante articolo “Come collegarsi a internet in Croazia” di
Alessio Vremec datato settembre 2009, quindi abbastanza recente, che spiega in dettaglio,
modalità di connessione, i costi
relativi nonché il volume di traffico compreso nelle varie offerte
degli operatori Croati.
Però con 50 o 100 Mb di traffico disponibile non è che ci sia
tanto da “scialare”, dal momento
che per una sessione di internet
con i browser forniti per default
dai vari sistemi operativi: Microsoft, Linux, MacOS, ingoiano 510 Mb a botta, lasciandoci a secco dopo poche connessioni.
Esistono però, per i suddetti sistemi operativi, dei browser in
formato testuale, che si connettono sprecando pochissima della preziosa banda disponibile.
Personalmente uso un eeePC
con Linux come sistema operativo, ho installato il programma
Lynx (Lince) e dalla console digitando <lynx http://prognoza.hr/
jadran_t.html> ecco la previsione in italiano sul mio netbook con
un costo di 650 byte (meno di 1
Kb), provare per credere.
Naturalmente Lynx esiste in
versione sia per Linux che per
Microsoft o Mac, basta cercare
sul motore di Google <www.google.it>. In questo modo, i 50 Mb
forniti dai gestori croati con 1215 euro, mi bastano anche per
vedere le ultime notizie Ansa o
altro.
GIAMPAOLO BERTOLI
Padova
Ringraziamo il lettore Giampaolo per questo ulteriore consiglio che permette di collegarsi a
internet, a costi contenuti, per chi
naviga lungo le coste croate. Il
dibattito resta aperto. Si attendono altri contributi.
Una bussola storica
con quadranti di 90°
Invio la foto (vedi immagine accanto) del quadrante di una bus-
14 BOLINA Gennaio 2010
GIUBBOTTO SALVAGENTE ULTRALEGGERO
C
rewfit 190 è un giubbotto autogonfiabile
di taglio corto con cinghie regolabili,
studiato appositamente per risultare meno ingombrante possibile e per adattarsi a persone di altezze e taglie differenti.
Prodotto dall’omonima ditta inglese questo salvagente è provvisto di
sistema di gonfiaggio automatico
(con bombola di CO2 da 38 grammi
e pastiglia di carta protetta da copertura in neoprene) che grazie a un apposito collare, offre il massimo supporto intorno al capo portando l’eventuale naufrago con la testa in posizione
di sicurezza anche se cade fuori bordo in
stato di incoscienza.
Nella versione Plus il giubbotto Crewfit 190 è provvisto anche di un cappuccio di protezione per riparare il viso da
schizzi d’acqua o di pioggia. Info:
<www.negrinautica.it>.
❏
quale le rose delle bussole magnetiche passavano dalla suddivisione tradizionale dell’angolo
giro in quadranti, venti, quarte e
quartine a quella in gradi sessagesimali. Vi fu all’inizio più d’una
proposta, prima di giungere a
quella definitiva, di suddividere
l’angolo giro in 360 gradi in senso orario, partendo dallo zero
coincidente con la direzione del
Nord bussola. Vi fu anche una
Risponde Giancarlo Basile
proposta di suddividere l’angolo
giro in 400 gradi, ciascuno quinAzzardo un’ipotesi: deve essedi di ampiezza leggermente infere una bussola che ha circa un
riore a quella del grado sessagesecolo. Risale cioè al periodo nel
simale, in modo che il
quadrante avesse l’ampiezza di 100 gradi che,
secondo alcuni, avrebbe
semplificato le cose. Ma
non ebbe un seguito.
In particolare la bussola
in questione, che suddivide l’angolo giro in quattro
quadranti di 90 gradi sessagesimali partendo dal
Nord e dal Sud verso l’Est e l’Ovest, con una graduazione di 2 gradi in 2
gradi, risente dell’antico
La foto della bussola col quadrante diviso in 4 modo di individuare una
rotta o un rilevamento,
archi da 90 gradi inviata da Michele Dragagna.
sola che ha la particolarità di essere graduato in quattro archi di
90 gradi con lo “0” in corrispondenza di Nord e Sud e 90 gradi
in corrispondenza di Est e Ovest. Sarei curioso di conoscerne
l’impiego. Avevo pensato inizialmente alle quarte ma non credo
sia nata per questo uso.
MICHELE DRAGAGNA
Padova
Extrait de la publication
Lettere_Gen_2010
15-12-2009
che prevedeva un gruppo di lettere e cifre, talvolta piuttosto
lungo.
Se non altro con il nuovo sistema si sarebbe semplificato questo gruppo, essendo sufficienti la
lettera N o S seguita da due cifre
e dalla lettera finale E o W per individuare una rotta o un rilevamento. Ma questa proposta non
resse paragonata a quella definitiva della suddivisione in 360
gradi, che individua l’angolo desiderato semplicemente in tre cifre e che tra l’altro semplifica i
calcoli, per passare per esempio
dai Rilevamenti polari ai Rilevamenti bussola. La bussola in
questione perciò riveste una certa importanza storica, starebbe
bene in un museo navale.
Regate vinte
ma con che barca?
Sono un lettore di BOLINA da circa venti anni e vado per mare da
circa trenta. Per curiosità, quando le pubblicate, scorro le classifiche delle regate. Sempre, considero che più importante del nome dell’armatore e della barca,
sia interessante il nome del cantiere di costruzione e il modello,
si scoprirebbe che molte volte
barche di venti anni e oltre sopravanzano in classifica le tanto
magnificate barche di ultima generazione. Ciò non farà piacere,
forse, agli armatori che hanno
12:59
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POESIA
Mare
Mare
dove la libertà naviga
nobile e pura nell’orizzonte
libera e fiera nel vento
senza padroni
né limiti e né confini
umile
nel preferir naufragare
con la maledetta sorte
dall’esser presa schiava
da facili basse passioni
e se così fosse
Navigherei oltre l’inferno
per raggiungerla
nell’impeto di mari tempestosi
purché l’anima mia
non abbia catene
Percy Wochiecevich
speso un mare di soldi per apparire nelle regate “sotto casa” e
che cambiano barca, così come
con l’auto, a ogni uscita di un
modello reclamizzato come più
performante. Ma gratificherà chi
sa condurre efficacemente la
propria barca, scelta, magari
tanti anni prima, come proiezione della propria cultura, esperienza e sincera passione, così
come deve essere per veri marinai. Affisse nei circoli organizzatori, per esempio, in questo periodo di campionato invernale,
vengono esposte le classifiche
delle regate, e mi è capitato di
constatare che viene citato anche cantiere e modello delle barche classificate, sarebbe sicuramente gradito a molti vederlo riportato anche su BOLINA.
GIANCARLO VOLANTE
Milano
Ha ragione il lettore Giancarlo
che ringraziamo per il suggerimento. Sicuramente per un lettore è molto più interessante capire
che modello di imbarcazione ha primeggiato in una regata
che conoscere il nome dell’armatore o
quello dello sponsor.
Reperire informazioExtrait de la publication
BOLINA Gennaio 2010 15
Lettere_Gen_2010
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Parola
di skipper
La deriva zavorrata
di GIANCARLO BASILE
P
ER “DERIVA ZAVORRATA” SI INtende il tipo di imbarcazione
dotato di deriva mobile e di una opportuna zavorra che assicura la necessaria stabilità. Questa zavorra è
necessariamente maggiore di quella normalmente costituita dalla pesante pinna di deriva di un normale scafo di pari dimensioni e caratteristiche e dal bulbo, spesso collegato alla sua estremità inferiore. La
profondità della pinna e del bulbo
infatti influenza notevolmente la
posizione del centro di gravità dell’imbarcazione, che è un fattore
determinante della stabilità.
Tuttavia l’aumento del dislocamento della deriva zavorrata rispetto a quello dell’imbarcazione
con pinna e bulbo, pur essendo
consistente, non è così accentuato
come si potrebbe pensare, per cui
questo svantaggio può essere ritenuto accettabile. Un altro svantaggio della deriva zavorrata è costituito dalla necessità della cassa
della deriva che inevitabilmente va
a condizionare la disposizione degli interni, anche se gli architetti le
studiano tutte per minimizzarlo.
C’è poi il sistema di estensione
e retrazione della deriva che, se
per una piccola imbarcazione non
presenta particolari problemi, per
quelle più grandi impone un adeguato impianto idraulico. A fronte di questi svantaggi vi sono tuttavia vantaggi così rilevanti da
consigliare questo tipo di soluzione, specialmente per la barca di
chi voglia cimentarsi in crociere
impegnative in mari lontani, andando a visitare zone del pianeta
prive di qualunque assistenza e
sostando in rade solitarie. Il primo grande vantaggio è quello ovvio del ridottissimo pescaggio
con deriva retratta, che consente
16 BOLINA Gennaio 2010
di navigare e ancorare in zone
proibite alle barche a bulbo. Ed è
davvero un grande vantaggio, come dimostrato da un navigatore
del calibro di Jimmy Cornell la
cui barca, dotata di deriva mobile, ha attraversato gli oceani con
equipaggio famigliare, raggiungendo anche l’Antartide partendo
da Capo Horn.
Altro vantaggio è la facilità con
cui si viene normalmente fuori da
un incaglio, una situazione spesso
problematica se non drammatica
per una barca a bulbo. Da non sottovalutare, c’è poi la possibilità di
trovare la salvezza portando la barca ad arenarsi, come facevano i
bragozzi dell’Alto Adriatico quando venivano colti da un violentissimo colpo di bora che non dava loro altra scelta.
Un altro vantaggio ancora è la facilità di approfittare della bassa
marea per mettere a secco la barca
dovendo controllare la carena, ripulirla o farci delle riparazioni. E
ce n’è un altro, poco conosciuto ma
ormai accertato: chi naviga per
davvero prima o poi incappa in una
vera tempesta, nella quale diverse
barche condotte da esperti navigatori hanno scuffiato, colpite da
grosse onde frangenti che le hanno
traversate e rovesciate.
Un’esperienza di questo tipo, che
può essere l’ultima per una barca e
il suo equipaggio, è più difficile che
accada a un’imbarcazione di questo tipo con la deriva sollevata in
quanto, non offrendo resistenza laterale quando si viene a trovare traversata sul ripidissimo pendio anteriore dell’onda frangente che l’ha
colpita, vi scivola sopra senza scuffiare. L’onda si rompe infine sulla
coperta, che naturalmente deve essere a prova di frangente.
❏
Extrait de la publication
ni di questo tipo tuttavia non è facile come può sembrare. Basta
consultare le classifiche diffuse
da gran parte dei circoli velici per
rendersene conto. Spesso accanto al nome della barca manca
il nome dell’armatore e quasi
sempre il modello. Da parte nostra faremo il possibile per dare
spazio queste informazioni e renderle pubbliche. In nome di una
maggiore completezza dell’informazione invitiamo anche i circoli
velici organizzatori delle competizioni a diffonderle.
A vela o a motore?
La formula giusta
Chiedo ulteriori delucidazioni in
merito alla lettera del lettore Aldo
Musanti di Cagliari (BOLINA n. 270,
pag. 11 “La patente a motore che
vale per la vela”) in merito alla
conduzioni di imbarcazioni a vela
con il solo possesso di patente
nautica a motore. Il decreto del
29/07/2008 n. 146, riporta all’art.
25 comma 3 che “sono considerate a motore quelle unità in cui il
rapporto tra la superficie velica in
metri quadrati di tutte le vele che
possono essere bordate contemporaneamente in navigazione su
idonee attrezzature fisse, compresi l’eventuale fiocco genoa e le
vele di strallo, escluso lo spinnaker, e la potenza del motore in
cavalli o in kilowatt è inferiore, rispettivamente, a 1 o a 1,36. Orbene, dalla vostra risposta alla
Lettere_Gen_2010
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Pagina 17
“Emma II” di Filippo Genito
Quindi, sarebbe mio interesse e
non solo, capire quale sia l’operazione idonea da eseguire.
VINCENZO D’ALESSANDRO
Castronno (Va)
LA MIA BARCA – La barca del numero di BOLINA di Gennaio 2010 è Emma II, un’Alpa 11,50 del 1976, dello storico cantiere di Offanengo (Cr), proprietario Filippo Genito di Nettuno, Roma. La foto è stata scattata il 1° novembre nel corso di una regata del Campionato invernale tra Anzio e Nettuno. Complimenti a Filippo! Chi tra i lettori volesse pubblicare su BOLINA
una foto della propria barca in navigazione può farlo inviando alcune copie
ad alta risoluzione (300 dpi) all’indirizzo <[email protected]>. Le foto ritenute
più belle e adatte alla stampa verranno pubblicate. La barca deve essere in
navigazione a vela e le foto vanno accompagnate dalle generalità dell’armatore (nome, cognome, indirizzo) e della barca (anno di costruzione, nome, misura, modello), località e data in cui è stata ripresa l’immagine.
lettera, si evince però che il rapporto dei due parametri - metri
quadrati di velatura e potenza del
motore - avviene eseguendo la
divisione tra potenza motore e superficie velica, in contrasto con
quanto citato nell’art. 25 che met-
te in rapporto i due elementi al
contario, ovvero, superficie velica
diviso potenza del motore. Ben si
intende che il quoziente sarà diverso a secondo di quale sarà il
divisore e il dividendo, ai fini di
rientrare nel rapporto tra 1 e 1,36.
Extrait de la publication
Nella risposta al lettore Aldo Musanti c’è
stato un errore
di calcolo. Invece di dividere,
come corretto, la
cifra della superficie velica (75 mq)
per quella della potenza del motore (70 hp) abbiamo fatto il contrario. Il risultato è stato un quoziente inferiore a 1 è quindi ne è uscita una barca a “motore”, invece
che a “vela” come realmente è.
Ce ne scusiamo con l’interessato
e con i lettori.
Tangone telescopico
made in Ikea
Ho letto sul numero di novembre (n. 269, pag. 16 “Parola di
Skipper”) del suggerimento di
Giancarlo Basile sull’utilizzo di
un tangone regolabile (telescopico) da utilizzare sul genoa quando si naviga con vento in poppa
e vele a farfalla. Per ovviare al
costo eccessivo di questo acces-
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RICORDO
Per la scomparsa di Giorgio Casti
C
on commozione mi accingo a scrivere queste righe, dopo aver
appreso della fine prematura di un amico.
Avevo conosciuto Giorgio molti anni fa, nell’ottobre dell’84,
quando mi capitò per le mani il numero zero di BOLINA. Intravidi
subito tra le righe un grande entusiasmo e una gran voglia di fare
questa rivista che “si proponeva come ritrovo di tutti coloro che
amano andare per mare utilizzando il vento”, per usare le sue parole, il cui contenuto sarebbe stato deciso dai lettori con le loro
scelte, preferenze e suggerimenti. Notai una pagina bianca tra le
prime della rivista, intitolata “Richieste, critiche, consigli”, da ritagliare e spedire alla redazione, che metteva subito in pratica il
proponimento con il quale BOLINA si presentava ai lettori e la cosa
mi piacque. Mi piacque anche la semplicità, l’assenza di carta patinata, il bianco e nero, il formato tascabile.
Era la rivista che mancava, destinata agli appassionati di mare e
di vela dalle risorse limitate, il cui numero era in forte crescita.
Scrissi poche righe su quella paginetta, con le quali condividevo
l’idea del tipo di rivista e consigliavo di farla crescere con collaboratori ben preparati sugli argomenti da trattare. Dopo pochi giorni
mi arrivò una bella lettera di Giorgio, con la quale mi convocava in
redazione, a Piazza in Campo Marzio, dove ci conoscemmo e intraprendemmo fin dal primo numero una lunga collaborazione, che
presto diventò amicizia. Non sempre eravamo d’accordo, ma prima
o poi finiva col prevalere la motivazione giusta.
I collaboratori competenti nelle varie materie pian piano aumentarono di numero e di qualità, facendo migliorare costantemente
BOLINA che mantenne la promessa di essere davvero dei lettori,
come è tutt’ora.
La perdita di Giorgio sarà difficile da colmare. Alberto, il figlio
che ha preso da alcuni anni la direzione della rivista, ha questo
non facile compito, aiutato dai redattori e collaboratori. Seguendo
gli indirizzi consolidati dal padre, sono tuttavia certo che riuscirà
a portarla avanti nel migliore dei modi. Ma Giorgio ci mancherà
con la sua instancabile voglia di far crescere la sua creatura, nella
quale credette fin dall’inizio, quando diversi giornalisti lo sconsigliavano di fondarla perché di riviste nautiche ce n’erano già fin
troppe. Ci mancherà il suo ottimismo, la sua tenacia, la sua forza.
Ci mancheranno i suoi articoli e i suoi pensieri su BOLINA che, mese dopo mese, rivelavano il suo animo semplice, il suo ottimismo,
la sua capacità di farci sognare e anche di realizzare i sogni, come
egli stesso seppe fare partendo con il Miranda V per il tanto desiderato giro del mondo, e andando a visitare con quella barca assieme alla moglie Hilde le favolose isole del Pacifico.
(Giancarlo Basile)
sorio, personalmente ho risolto il
problema costruendomi in casa
con pochi euro un piccolo tangone allungabile per la mia barca di
26 piedi. Ho utilizzato proprio un
tubo di alluminio allungabile a
piacere (diametro 5 centimetri)
acquistato presso una nota catena di mobili svedesi (Ikea), che
serviva ne più ne meno che come appendi abiti. Ho inserito alle
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estremità del “tangone” due viti
perpendicolari ai tubi per fissare
due moschettoni a ghiera (per la
vela e l’albero) e non fidandomi
troppo della tenuta del fissaggio
svedese (in trazione e compressione) ho eseguito tre fori lungo
la lunghezza del tubo interno e
uno su quello esterno da poterci
infilare una vite (o una spinetta)
di blocco una volta decisa la lunExtrait de la publication
ghezza. Chiuso, il tangone misura due metri, tutto aperto circa
3,5 metri misura accettabile per
barche sotto i 30 piedi. Naturalmente il sistema non è utilizzabile per lo spinnaker.
DANIELE DAVOLIO
Venezia
Tangonare il genoa
dalle sartie
Relativamente all’articolo del
comandante Basile pubblicato a
pagina 16 sul numero di novembre 2009 di BOLINA che tratta del
tangonare il genoa nelle andature in poppa con vento leggero,
non disponendo di un tangone
allungato o allungabile, generalmente lo muro a una sartia anziché all’albero. Due morsetti volanti o un elastico per fissarlo alla giusta altezza, l’amantiglio già
c’è, il cariabbasso fissato alla base della sartia.
La compressione che esercita
è solo quella per tenere fuori il
genoa finché prende il vento;
con la scotta ben regolata non
c’è trazione sulla sartia. È possibile venire all’orza senza modifiche; il limite è dato dalla lunghezza del tangone rispetto alla lunghezza della base del genoa.
SANDRO SANTINELLO
Mestre (Ve)
Ringraziamo sia Daniele Davolio che Sandro Santinello per i
suggerimenti pratici inviati che
possono aiutare a tangonare il
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genoa senza utilizzare accessori costosi.
Come acquistare
una barca svedese
Sono interessato ad acquistare
un Hallberg Rassy 352 del 1980
con bandiera svedese. Vorrei
avere le seguenti informazioni:
se è richiesto il pagamento dell’iva ed eventualmente come va
effettuato; se è possibile, dopo
l’eventuale acquisto, conservare
la bandiera svedese e, in tal caso, quale prassi va seguita. In alternativa, quali pratiche vanno
effettuate e i relativi costi, se si
decide di immatricolare la barca
in Italia.
GIUSEPPE GIORDANO
Roma
Supponendo che l’acquisto sia
effettuato presso un privato, il
pagamento dell’Iva, nel caso di
unità da diporto usate, non è dovuto. Se l’acquisto è invece effettuato presso un operatore commerciale, la barca è soggetta a
imposta nel Paese del cedente,
quindi la Svezia, mentre per l’acquirente non incombono altri obblighi.
È possibile conservare la bandiera svedese, il Paese fa infatti
parte dell’Unione Europea. Tutta-
Un’immagine del genoa murato sulla
sartia a bordo della barca del lettore
di Mestre Sandro Santinello.
via è bene informarsi se in Svezia
ci sono disposizioni particolari da
osservare per i non residenti, proprietari di imbarcazioni iscritte nei
registri locali (per esempio effettuare un’elezione di domicilio in
territorio nazionale).
Per una eventuale immatricolazione in Italia, occorre invece
presentare in Capitaneria di Porto l’apposita domanda (scaricabile dal sito delle capitanerie di
porto <www.guardiacostiera.it>)
corredata dal titolo di proprietà
registrato presso un’Agenzia
delle Entrate (le spese di registrazione in questo caso sono di
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607 euro), dal certificato di cancellazione del registro straniero,
da un’attestazione di idoneità rilasciata da un ente tecnico autorizzato, due versamenti, di 55 e
61,97 euro, intestati alla Tesoreria Provinciale dello Stato nella
cui giurisdizione si trova l’ufficio
di iscrizione e due marche da
bollo da 14,62 euro.
Il titolo di proprietà, per le barche che battono bandiera di uno
dei Paesi dell’Unione Europea,
può essere sostituito dal certificato di cancellazione del registro
del Paese di provenienza a condizione che riporti le generalità
del proprietario e i dati tecnici
dell’unità. Buon vento!
In Slovenia e Croazia
con patente italiana
Sono in possesso della patente di abilitazione al comando di
unità da diporto per la navigazione entro le 12 miglia dalla
costa. Mi chiedo se tale documento è valido in Croazia e in
Slovenia (naturalmente nel rispetto del limite delle 12 miglia).
GIORDANO CASCO
Udine
La patente nautica italiana per
la navigazione entro le 12 miglia
è valida per navigare sia nelle
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Quesiti
L’Architetto risponde
di RODOLFO FOSCHI
Un paracolpi
per il fuoribordo
Possiedo un cabinato a vela in
alluminio al quale ho tolto il motore entrobordo diesel per sostituirlo con un motore fuoribordo.
Sto pensando però che durante le
manovre in porto, il motore potrebbe urtare accidentalmente
sulla banchina e che pertanto sarebbe utile una protezione all’esterno per non danneggiarlo.
La protezione potrebbe essere
realizzata con due tubi di acciaio
inox da imbullonare allo specchio
di poppa, ma mi immagino che
esteticamente non sia molto bella.
Avete voi un’idea migliore?
Un’altra informazione: devo
costruire la protezione con l’acciaio inox 316 dei pulpiti e dei
candelieri, onde evitare che nei
punti di saldatura si formi quella
patina rugginosa? Quale trattamento devo eventualmente fare
all’acciaio?
GIOVANNI BARTOLOMMEI
Arezzo
Suppongo che, per essere mossa da un fuoribordo, la barca sia
piuttosto piccola. Se così è, sarà
piccola anche l’inerzia e si può
immaginare di non mettere nessuna protezione, bastando la
mano di un uomo per smorzare
l’abbrivo e salvare il motorino
dai graffi.
Se invece si tratta di uno scafo
di un dislocamento tale che mettere la mani in mezzo non salva
il motore e rompe anche le ossa,
ben venga il paracolpi. In tal caso mi pare più una questione
estetica che tecnica. Viste le foto
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della barca propongo a seguire
lo schizzo di un’idea (vedi immagine in basso, ndr). Il paracolpi
potrebbe essere realizzato col tubo da un pollice che si usa normalmente per i pulpiti. Consiglierei di creare gli attacchi vicino ai bordi dove il pannello dello specchio è più rigido per la
prossimità dello spigolo. Questo
dovrebbe ridurre la necessità di
grossi rinforzi e, se ci piace, far
posto a due triangolini di carabottino, come fosse una plancetta. Per semplicità converrebbe
avvitarlo, ma si tenga presente
che, ciò che non è smontabile a
mani nude, rientra nella lunghezza della barca.
Quanto alla patina dell’acciaio, il sistema per ostacolarne
la formazione consiste nella lucidatura del metallo. Dopo deposto il cordone di saldatura, va
spianato con la lima a taglio
dolce, poi si passa con la carta
abrasiva di finezza crescente, infine con la pasta abrasiva finissima fino a ottenere una lucidatura a specchio. Così trattato l’inox è quasi immune dalla patina
rugginosa, ma una strofinatura
ogni tanto è bene darla.
❏
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acque territoriali slovene che in
quelle croate. Le autorità slovene, infatti, a questo scopo richiedono solo un documento che
“comprovi la capacità del capitano di manovrare il natante”,
mentre le norme croate prevdono una patente nautica valida,
“entro le 6 miglia, oppure la patente rilasciata dalla Repubblica
di Croazia (tipo A, B o C)”.
Quale barca
per il giro del mondo?
In vista del giro del mondo
che intendiamo effettuare a
partire dal 2011, siamo alla ricerca della barca più adatta alla navigazione oceanica per un
gruppo di 4-6 persone. Cerchiamo una barca d’occasione
solida, sicura e confortevole,
armata a ketch, con pozzetto
centrale ben riparato, gestibile
anche da 2 persone. Ora, sulla
base delle nostre ricerche i modelli che in Europa si avvicinano meglio alle nostre esigenze
sono Amel Supermaramu e
Hallberg Rassy 49.
Tuttavia, probabilmente vi sono
altri cantieri altrettanto validi, non
solo in Europa ma magari anche
negli Stati Uniti dove il cambio
sarebbe addirittura molto favorevole. Potreste fornirci qualche
consiglio circa dei modelli che si
addicono alla navigazione di
questo genere?
ROMANO PIAZZINI
Riazzino Ticino (Svizzera)
Nella scelta della barca per una
navigazione tanto ambiziosa
quanto un giro del mondo non
c’è una regola. La selezione va
effettuata in base a esigenze
soggettive legate al tipo di percorso che si intende fare, al numero di persone imbarcate, alla
quantità di tempo che si intende
spendere a bordo, etc.
Certo è che in linea generale
una barca da giro del mondo deve potere affrontare l’oceano
con ogni tempo e deve pertanto
dare garanzie di solidità sia
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editrice incontri nautici