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Marta Vigili de Kreutzenberg
Anni ’40:
amore in tempo di guerra
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(06) 93781065
isbn
978–88-548-6441-2
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I edizione: ottobre 2013
Ai miei cinque figli
Prefazione
Il libretto Anni ’40: amore in tempo di guerra di Marta
Vigili de Kreutzenberg è una narrazione della Storia
vista dalla particolare angolazione di coloro che, pur
travolti dal tragico corso degli eventi, l’hanno subita
senza perdere mai la purezza e la costanza dei propri
sentimenti. Così l’idillio tra il tenentino siciliano e
la signorina trentina di buona famiglia – la scrittrice – assume una dimensione eroica di accettazione
non rassegnata del futuro, da affrontare insieme, pur
nella lontananza imposta dalle necessità della guerra. Il matrimonio, il viaggio di nozze preludono nelle
fantasie dei giovani sposi a un sereno futuro familiare quando la guerra – si pensa a breve – sarà finita.
Siamo nel 1940 e l’Italia è entrata in guerra a fianco
della Germania. Dopo l’attacco alla Francia, già prostrata e vinta dai tedeschi, Mussolini pensa a un’altra
impresa militare, l’aggressione alla Grecia. La guerra alla nazione ellenica è assolutamente immotivata
dal punto di vista politico e strategico, ma la smania
mussoliniana di competere con l’alleato germanico
lo spinge all’impresa. Le truppe italiane varcano il
confine greco-albanese (è il 1941) e vengono subito
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Prefazione
fermate dall’eroica resistenza greca. I soldati italiani
vengono mandati allo sbaraglio a causa della superficialità con cui i comandi hanno preparato l’attacco.
Mancano le armi, il numero delle divisioni impiegate
è insufficiente, il vestiario inadatto all’inverno greco. Il freddo uccide quanto le pallottole del nemico.
L’esercito italiano sta per essere respinto ben oltre
le basi di partenza, quando interviene l’alleato germanico e ribalta le sorti della guerra che si conclude
con l’armistizio e l’occupazione della Grecia. Il Regio Esercito ha il compito di presidiare le isole ioniche, parte della Grecia oltre naturalmente l’Albania
e i territori balcanici adriatici. La situazione sembra
stabilizzata anche se la nascente guerriglia partigiana
in Grecia, nei Balcani e anche nella stessa Albania cominciano a mordere i fianchi dell’esercito occupante.
La guerra per l’Italia non va bene: nel 1941 cadono
l’Etiopia, la Somalia e l’Eritrea. Alla fine del 1942
giungono tre pesanti sconfitte per le nazioni del Patto
Tripartito (Germania, Italia e Giappone): Stalingrado, El Alamein e la battaglia delle Midway. La sconfitta di El Alamein e la successiva perdita della Libia
e la resa delle truppe dell’Asse in Tunisia aprono la
via per l’invasione della Sicilia. Nel frattempo l’Italia
è devastata dai bombardamenti terroristici dell’aviazione anglo-americana. Il paese è stanco e la stella
di Mussolini è ormai tramontata: il 25 luglio viene
deposto e arrestato. Nasce il nuovo governo Badoglio che maldestramente tenterà di barcamenarsi tra
il minaccioso alleato tedesco e i prepotenti vincitori.
L’8 settembre travolge le speranze della giovane cop8
Prefazione
pia. Lei attende il primo figlio, lui, che nel frattempo
è stato promosso capitano, è, insieme ai suoi uomini
su cui ha un forte ascendente, tra coloro che resistono
all’imperioso comando dell’ex alleato di consegnare
le armi. In quei giorni drammatici si consuma la gloriosa epopea della Divisione Acqui a perenne infamia
del nazismo. Anche il capitano Mongiovì della Divisione Brennero viene catturato e in quanto resistente
viene messo al muro per la fucilazione: ma un tedesco
riconosce in lui colui che l’aveva risparmiato durante
un combattimento: gli viene concessa la salvezza. Il
giovane capitano però pretende e ottiene che anche i
suoi uomini vengano risparmiati. Di questo episodio
si verrà a sapere attraverso una lettera ritrovata dopo
la sua morte avvenuta nel 1980: è una lettera datata
1951 del suo attendente dove, insieme alle peripezie
della prigionia, viene narrato il generoso comportamento del giovane ufficiale. Catturato dai tedeschi
viene deportato prima in Germania, poi in Polonia.
Riesce a rientrare in Italia in quanto segnalato come
insostituibile elemento tecnico dell’Istituto Geografico Militare. È l’occasione per ritrovare la moglie e
conoscere il figlio nato durante la prigionia. Il capitano Mongiovì collabora con la Resistenza e contribuisce a salvare l’ingente patrimonio documentario
dell’Istituto, che i tedeschi intendevano depredare.
Questa impresa gli ha consentito di fregiarsi del nastrino della Guerra di Liberazione. Nel dopoguerra
ricopre vari incarichi, tra cui quello di responsabile del gruppo sportivo della Regione Militare Sicilia, andando in pensione con il grado di generale. Un
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Prefazione
uomo e un soldato di tempra eccezionale affiancato
da una compagna di grande temperamento e sensibilità che ha raccolto con infinito amore le testimonianze di quel travagliato periodo, che oggi a distanza
di più di settant’anni, costituiscono un documento
storico prezioso per la sua genuinità. È la tessera di
un mosaico più grande che, se fosse possibile ricomporre, darebbe alla Storia un significato molto meno
astratto e molto più umano.
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Mario Guarino
Introduzione
Nel 2009, quando mi ero messa per passatempo a
scrivere i miei ricordi di bambina con tanto piacere,
mi convinsero a farne un libro. Nacque così “Il regno
del nonno. Ricordi di un mondo antico”.
Dopo un paio di anni, durante le mie notti insonni,
ho sentito nuovamente il desiderio di riprendere la penna per raccontare come, nel 1940, ho conosciuto l’uomo della mia vita.
Le mie figlie Maria Stella e Irene mi hanno aiutata
standomi vicine: si sono occupate delle attività al computer. Irene si è perfino messa a cercare sull’atlante
le tappe del viaggio che suo papà fece in quel periodo
buio attraversando l’Europa e le ha riportate su una
cartina. Grazie, grazie di cuore a tutte e due per tutto
questo aiuto.
Io alla mia età non avrei certo saputo fare queste cose
e non sento nemmeno il desiderio di impararle perché, in
fondo, non penso che in futuro possano essermi utili. Ammiro moltissimo tutte le nuove tecnologie, ma io, con i miei
novantadue anni suonati, è meglio che mi accontenti della
memoria ancora viva che mi è rimasta e ne ringrazio Iddio.
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