sabato domenica 13 dic 08 14 dic 08 28-11-2008 ore 21.15 turno oro, turno a ore 16.00 turno b Le Villi di Giacomo Puccini Opera ballo in due atti Libretto di Ferdinando Fontana Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano Personaggi e interpreti Anna Maria José Siri | Guglielmo Wulf, suo padre Gezim Myshketa Roberto Ernesto Grisales | Voce recitante Federica Restani 10:12 Pagina 1 193a stagione lirica e balletto 08 09 LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 Maestro concertatore e direttore d’orchestra Ezio Rojatti Regia Massimo Pezzutti Costumi Stefania Battaglia Movimenti coreografici Evgeni Stoyanov Lighting designer Jean Paul Carradori Maîtres de ballet Bruno Vescovo, Cristina Molteni Orchestra Filarmonica Italiana Coro e Corpo di Ballo del Teatro Coccia Maestro del coro e coordinamento musicale Giancarlo Cavallaro altro maestro del coro Armando Calvia Teatro Coccia di Novara: direttore organizzativo Giancarlo Stellin - direttore tecnico di palcoscenico Jean Paul Carradori - maestri collaboratori Mirco Godio, Elisa Triulzi, Alba Pepe capo macchinista Pasquale Zanellato - tecnici di palcoscenico Helenio Talato, Bruno Carlin, Alessio Onida - reparto trucco e acconciature Emanuela Porzio, Rosa Purri - reparto sartoria Ada Del Conte, Antonella Pertugi, Francesca Milan. Teatro Sociale di Rovigo: direttore di palcoscenico Federico Bertolani - direttore musicale di palcoscenico Andrea Attucci - direttore tecnico di palcoscenico Roberto Lunari - capo elettricista Gianluca Quaglio - capo macchinista Matteo Fasano - capo attrezzista Giulio Magnetto - capo sarta Mirella Magagnini - capo parrucchiera Daniela Berto - capo truccatrice Monica Salomoni. Scene, costumi e attrezzerie Fondazione Teatro Coccia Novara. Calzature Artistiche Sacchi S.n.c., Firenze. Produzione Fondazione Teatro Coccia di Novara in coproduzione con il Teatro Sociale di Rovigo e il Teatro Sociale di Mantova Le Villi, preannuncio del teatro pucciniano LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 28-11-2008 10:12 Pagina 2 di Sergio Garbato All’inizio c’era un giovane Giacomo Puccini, fresco di studi e sicuramente dotato di talento, che ha già fatto parlare di sé per un suo Capriccio sinfonico scritto come saggio di diploma e che aspetta la sua occasione, senza ben sapere come e quando. C’era anche un concorso, promosso dalla rivista “Teatro Illustrato”, ma di fatto dal suo editore Sonzogno, e rivolto ai giovani compositori italiani «per un’opera in un atto di soggetto idillico, serio o giocoso, a scelta del concorrente, col premio di L. 2000, oltre la rappresentazione in un teatro di Milano per cura e a spese del giornale». Va da sé, che il giovane musicista, che già aveva bussato ancora senza esito alla porta di Giovannina Lucca e che non era riuscito a interessare Giulio Ricordi, avesse deciso di partecipare al concorso, pur senza avere nulla di pronto in cassetto e neppure un progetto in testa, ma potendo contare sull’aiuto generoso del suo maestro Amilcare Ponchielli, che ne aveva presto intuito il talento. Insomma, ogni cosa pareva congiurare perché Puccini iniziasse la sua carriera di operista vincendo il concorso Sonzogno. Tanto più che il buon Ponchielli aveva presentato il giovane musicista a un librettista già noto e di sicuro avvenire come Ferdinando Fontana, che alcuni anni dopo così descrisse l’incontro: «Era il luglio del 1883. Una mattina mi ero recato da Caprino Bergamasco a Lecco. Nel tornare alla stazione di Lecco, m’imbattei nella colonna artistico-estiva di Maggianico che rincasava. C’erano professoroni del Conservatorio e giovani maestri: Ponchielli, Dominiceti, Saladino e altri. Fra essi Puccini, salito nella stessa vettura ferroviaria con Ponchielli, questi mi parlò delle intenzioni del suo allievo per il Concorso Sonzogno, e mi propose di preparargli un libretto. Lì per lì, vivo nella memoria il ricordo del successo del suo Capriccio sinfonico, mi parve che per il giovane maestro ci volesse un argomento fantastico e gli spiegai il canovaccio delle Villi. Puccini accettò» (1). A quel primo e casuale incontro, aveva fatto seguito un altro, decisivo, nella casa di campagna di Ponchielli a Lecco, nel corso del quale Fontana si era impegnato a fornire il libretto a condizioni economicamente vantaggiose (100 lire alla consegna e 200 in caso di vittoria). A questo va aggiunto poi il fatto che nella giuria del concorso, oltre al direttore d’orchestra Francesco Faccio che aveva assai apprezzato il Capriccio sinfonico al punto di includerlo nei programmi di alcuni concerti, c’era lo stesso Ponchielli. Eppure, questo predisporsi troppo favorevole di ogni elemento, fin dall’inizio, aveva una sua ambiguità, come se il destino stesse preparando nell’ombra un colpo a sorpresa. Così andarono le cose. Per la verità, Fontana aveva proposto per il libretto un soggetto che già aveva proposto a un altro musicista, citato nelle lettere come «40» (si trattava, presumibilmente, del napoletano Francesco Quaranta noto specialmente come autore di romanze da salotto). Ma già, il 2 agosto 1883, poteva scrivere a Puccini: «Ho potuto riavere dal N. 40 l’argomento che sa» (2). Poiché, la scadenza improrogabile per la consegna dell’opera era il 31 dicembre, non restava molto tempo. Il musicista, dal canto suo, aveva finito per convincersi che quell’argomento imbevuto di romanticismo fosse adatto alla sua ispirazione: «Il soggettino mi piace molto davvero, essendoci parecchio da lavorare nel genere sinfonico descrittivo, che a me garba assai perché mi pare di doverci riuscire» (3). A metà settembre, il libretto era già stato consegnato a Puccini, che ritornò a Lucca per lavorare con maggiore tranquillità a questa sua prima opera. Opera in un atto, come prevedeva il concorso, il cui soggetto era stato desunto da una novella, Les Willis (1852), del giornalista e romanziere francese Alphonse Karr, che a sua volta si era rifatto al celebre balletto Giselle (1846) di Adolphe Adam basato su un libretto di Théophile Gautier che aveva trovato la sua fonte di ispirazione in una leggenda dell’Europa centrale, riportata da Heinrich Heine in Über Deutschland II: Elementärgeister und Dämonen (1824). Puccini, come farà sempre, lavorò alternando, per tre mesi e più, foga e svogliatezza, passione e disamore, fino a recapitare alla commissione il plico con l’opera, proprio LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 28-11-2008 10:12 Pagina 4 l’ultimo giorno, il 31 dicembre 1883, come risulta dalla nota autografa della commissione apposta sulla prima pagina della partitura. Quanto alla proverbiale illeggibilità del manoscritto, va detto che numerose pagine, e in particolare i due intermezzi sinfonici, erano di mano di un copista, mentre le altre non erano certo indecifrabili. La stima di cui godeva negli ambienti musicali milanesi, il buon rapporto con quasi tutti i componenti della giuria e una certa consapevolezza delle proprie capacità, avevano indotto Puccini a sentirsi abbastanza sicuro di un esito positivo, ma ormai in prossimità del verdetto, eccolo confessare alla madre: «alla fin del mese è la decisione del concorso, ma spero poco» (4). E, difatti, ai primi di aprile 1884, la commissione rese noto che tra i ventotto lavori presentati, cinque erano stati giudicati degni di segnalazione e di questi due ritenuti degni di essere rappresentati in teatro: Anna e Gualberto (su libretto dello stesso Ferdinando Fontana) di Luigi Mapelli e La fata del Nord di Guglielmo Zuelli. Nessuna menzione per Le Willis. È proprio a questo punto che il vento del destino comincia a girare diversamente e non certo in modo avverso. C’è un succedersi di situazioni che non appartengono all’ordinario. Dapprima, nel corso di una serata appositamente organizzata da Fontana nel salotto del critico musicale e compositore Marco Sala, il giovane Puccini riuscì a presentare, suonando e cantando, le sue Willis a un pubblico eletto, in cui figuravano fra gli altri Alfredo Catalani, Arrigo Boito e Giovannina Lucca, titolare della casa editrice che di lì a poco sarebbe passata nelle mani di Ricordi. Il successo non mancò e si contestò duramente la decisione della giuria di escludere Puccini dal premio, tanto che si decise, al termine della serata e sempre su impulso di Fontana, di indire una sottoscrizione per far rappresentare l’opera al teatro Dal Verme di Milano. Sottoscrizione aperta nientemeno che dallo stesso Boito, che offriva una cifra che da sola avrebbe coperto la nona parte del costo previsto (5). Le Willis andarono in scena al Dal Verme la sera del 31 marzo 1884, con una compagnia di canto che prevedeva nel ruolo principale il tenore portoghese Antonio D’Andrade allora agli inizi della carriera, il soprano Rosina Caponetti e il baritono Erminio Peltz, la direzione era stata affidata ad Arturo Panizza. Questa prima versione dell’opera era costituita da sette numeri: un preludio, un coro d’introduzione, il duetto tra Anna e Roberto, la preghiera, la Tregenda per orchestra sola, il preludio e scena di Guglielmo, la grande scena con duetto finale. Tutti e sette i numeri suscitarono applausi e talora entusiasmo. Un telegramma di Puccini, spedito alla madre la sera stessa, dà conto della buona riuscita: «Successo clamoroso. Diciotto chiamate. Ripetuto tre volte finale primo. Sono felice» (6). Il successo di pubblico, che si protrasse per le quattro repliche, trovò riscontro nell’accoglienza dei critici. Primo fra tutti, quel Filippo Filippi, che un anno avanti non aveva lesinato gli apprezzamenti al Capriccio sinfonico e che, in questa occasione, scrisse sulla “Perseveranza”: «Le Willis entusiasmano. Applausi di tutto, tuttissimo il pubblico, dal principio alla fine. Si volle udire tre volte il brano sinfonico che chiude la prima parte e si è domandato tre volte il bis, non ottenuto, del duetto fra tenore e soprano, e della leggenda», per poi ribadire qualche giorno più tardi quella che riteneva essere la propensione verso il sinfonismo del giovane musicista: «Il Puccini è una natura di compositore essenzialmente sinfonico e, come dissi l’altro ieri, abusa del sinfonismo, e sovraccarica spesso il piedestallo a detrimento della statua». Più interessante e, per così dire, presago Antonio Gramola sul “Corriere della Sera”: «Nella musica del giovane maestro lucchese c’è la franchezza della fantasia, ci sono frasi che toccano il cuore perché dal cuore devono essere uscite, e c’è una fattura delle più eleganti, delle più finite, a un punto tale che a quando a quando non pare di aver davanti a noi un giovane allievo, ma un Bizet, un Massenet». Non sarebbe mancato, qualche giorno appresso, l’autorevole e cauto parere di Giuseppe Verdi, che però avrebbe ricevuto lo spartito solamente nel febbraio dell’anno successivo: «ho sentito dir molto bene del musicista Puccini. Ho visto una lettera che ne dice tutto il bene. Segue le tendenze moderne, ed è naturale, ma si mantiene attaccato alla melodia che non è moderna né antica. Pare però che predomini in lui l’elemento sinfonico! niente di male. Soltanto bisogna andar cauti in questo. L’opera è l’opera: la sinfonia è la sinfonia, e non credo che in un’opera sia LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 28-11-2008 10:12 Pagina 6 bello fare uno squarcio sinfonico, pel sol piacere di far ballare l’orchestra» (7). Ma, quel che più conta, sulla “Gazzetta Musicale di Milano” dell’8 giugno 1884 l’editore Ricordi annunciò l’acquisizione dei diritti dell’opera. Ma non era un fulmine a ciel sereno, perché sicuramente c’era stato un accordo precedente, come testimonia la presenza del marchio di Casa Ricordi sul libretto della “prima”, che spiega meglio anche il senso di una lettera con la quale Fontana avverte Puccini della sua intenzione di inviare il libretto a Ricordi accompagnandolo «con una lettera co’ fiocchi» (8). E significativo, a questo punto, appare anche l’annuncio al pubblico della rappresentazione delle Willis al teatro Dal Verme con la precisazione che si trattava di «un’altra delle opere presentate al concorso del “Teatro Illustrato” che non ebbero né premio né menzione». Forse la cecità di una commissione che avrebbe dovuto essere favorevolissima al lavoro del giovane musicista e l’esito negativo del concorso non erano casuali. Sia Ponchielli che Faccio erano legati a Casa Ricordi e d’accordo con l’editore avrebbero potuto sottrarre a Sonzogno l’opera prima di un giovane musicista che aveva sicuramente una marcia in più e avrebbe potuto inserirsi facilmente in quella schiera di compositori tra i quali si cercava l’erede di Verdi. L’unico modo di far acquisire Le Willis a Ricordi era quello di non segnalare in nessun modo l’opera nel concorso bandito da Sonzogno ed anzi farla rappresentare sfruttando una presunta ingiustizia o svista della commissione giudicatrice. L’eventuale successo avrebbe garantito Ricordi ad essere sfruttato per una ripresa del lavoro in una prospettiva più ampia. Infatti, nel febbraio del 1884, un mese e mezzo prima che l’esito del concorso venisse reso noto, Ponchielli aveva accompagnato Puccini da Ricordi e si spiega così anche la consapevolezza del musicista, nella citata lettera alla madre del marzo successivo, di non nutrire speranze per una vittoria. Michele Girardi ha ben riassunto i termini della questione: «Il musicista aveva dunque incontrato l’editore prima che il concorso fosse concluso, e per giunta in compagnia del suo giudice, che mentre lo raccomandava si apprestava a bocciarlo! Giulio Ricordi stava da tempo cercando un nuovo talento per rinvigorire la propria ditta [...] Se Le Villi avessero vinto il concorso sarebbero state pubblicate da Sonzogno, ma in caso di sconfitta avrebbero avuto il vantaggio di un comodo lancio pubblicitario: bocciata dalla casa rivale l’opera si sarebbe presa una trionfale rivincita pochi mesi dopo, e sarebbe finita nelle mani di un editore illuminato, cioè Giulio Ricordi» (9). Vale la pena, a questo punto, di ricordare che situazioni simili si sarebbero ripetute con una certa frequenza lungo gran parte della carriera di Puccini, che in più di un caso si peritò di percorrere o ripercorrere le strade che già erano state indicate da altri musicisti, senza esitare a strappare di mano i libretti ai colleghi. Ecco, allora, terminate le quattro recite delle Willis al Dal Verme, Puccini e Fontana nella villa sul lago di Como di Giulio Ricordi a discutere con l’editore di una nuova opera e, nel frattempo, della trasformazione della presente in un lavoro di maggior respiro, dando corpo a quei due atti, che già erano in qualche modo adombrati. Al musicista venne anche offerto uno stipendio mensile di 200 lire che per un paio d’anni gli avrebbe garantito una base economica. Era l’inizio di una collaborazione contrassegnata da un più profondo legame di amicizia, che si sarebbe interrotto solamente con la morte dell’editore nel 1912. Nonostante (o forse proprio per questo) l’acuto dolore per la morte della madre, scomparsa a soli cinquantaquattro anni il 17 luglio del 1884, Puccini attese abbastanza rapidamente alla revisione della sua opera, che mutò il titolo in Le Villi e il sottotitolo in “Opera ballo in due atti”. Soprattutto, aggiunse una cavatina per il soprano, ritoccò il movimento lento dell’intermezzo (“L’abbandono”), così da permettere il passaggio del corteo funebre di Anna dietro un velario, dilatò la grande scena drammatica destinata ad aprire il secondo atto con il monologo drammatico di Roberto che precede il duetto di tenore e soprano. L’opera, nella nuova versione, andò in scena la sera del 26 dicembre 1884 al teatro Regio di Torino, con un risultato non proprio soddisfacente, forse a causa di un’esecuzione alquanto dimessa diretta da Giovanni Bolzoni e di un allestimento LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 28-11-2008 10:12 Pagina 8 mediocre, che scontentarono Puccini, che ebbe solamente quattro chiamate. Quasi contemporaneamente Ricordi pubblicò la prima edizione per canto e pianoforte. Un mese più tardi, il 24 gennaio 1885, fu la volta della Scala. Questa volta, sul podio c’era Franco Faccio e il ruolo di Anna era stato affidato a Romilda Pantaleoni, che fu, pare, l’unico elemento valido del cast vocale. L’opera ebbe successo, che si protrasse per altre tredici repliche. In questa occasione, Puccini aggiunse la romanza di Roberto “Torna ai felici dì”, come attesta la ristampa per canto e pianoforte del marzo 1885. Successivamente ci furono: l’aggiunta di nove battute alla fine del duetto tra Anna e Roberto nel secondo atto, il taglio del monologo di Roberto “Per te quaggiù sofferse ogni amarezza” e modifiche di piccola entità nel duetto del primo atto, nella romanza “Torna ai felici dì” e nel finale. Fra gli allestimenti che seguirono negli anni, vale la pena di ricordare quello del 29 novembre 1892 ad Amburgo diretto da Gustav Mahler e quello del Metropolitan di New York del 17 dicembre 1908 diretto da Arturo Toscanini. Le Villi tornarono a riaffacciarsi nella mente di Puccini nel gennaio del 1917, quando il musicista pensò di ritornare su quella sua prima opera per associarla al Tabarro, che da solo non “faceva serata” (10). Le Villi, nella versione 1884-1892, si propongono con la denominazione di opera-ballo in due atti, secondo la voga che nel secondo Ottocento si rifaceva al grand opéra. Ma la struttura musicale si riallaccia alla tradizionale articolazione in “numeri chiusi”, che qui sono dieci e ben caratterizzati: Preludio; Atto primo: Coro d’introduzione, Romanza di Anna “Se come voi piccina», Duetto di Anna e Roberto, Preghiera e finale con Guglielmo, Anna, Roberto e il coro, Interludio orchestrale in due parti (L’abbandono e La tregenda, danza infernale); Atto secondo: Preludio e scena di Guglielmo, Scena drammatica e romanza di Roberto (“Ecco la casa… Dio che orrenda notte”, “Torna ai felici dì”), Grande scena e duetto finale. Al di là di talune ingenuità e di inevitabili scorie, Le Villi già ci offrono una definizione attendibile del mondo pucciniano e dei principali caratteri del musicista: i forti contrasti, la flessibilità della melodia, certi procedimenti armonici di sorprendente modernità e citazioni che diventano funzionalissime e perdono il rapporto con la loro origine, il ricorso a leitmotiv e a temi che definiscono i personaggi, la scrittura orchestrale di straordinario interesse che privilegia sovente i legni, ma anche l’arpa e le percussioni e taluni strumenti di timbro esotico. Le danze previste dall’operaballo non si limitano a determinate situazioni sceniche (la festa di fidanzamento e la ridda delle Villi), ma riprendono certi ritmi di valzer che adombrano colori sensuali. C’è poi quella «cornice notturna», che come ha felicemente notato Daniele Martino, «apre (Le Villi) e chiude (Turandot) il corpus librettistico pucciniano, incastonando la breve e particolarissima esperienza verista tra due calate agli Inferi dell’inconscio, là dove si annidano le paure, le angosce che il giorno disperde» (11). Solo che l’eredità romantica (Heine e Gautier) filtrata attraverso la sensibilità scapigliata del librettista Ferdinando Fontana, un poco stinge nelle linee musicali art-nouveau che già rimandano a Manon e addirittura a Madama Butterfly. Puccini riprende il tema romantico della «Belle Dame sans merci» e dei fantasmi fatali che abitano la notte trapunta di fuochi fatui e voci misteriose, alla luce del tema della colpa e dell’espiazione, che permettono di mettere in campo i due poli di una femminilità che costituisce la dialettica stessa del mondo artistico del grande musicista: la cortigiana e la pura fanciulla che soggiace all’amore che si spezza. Se la cortigiana è appena indicata, pallida ombra della corruzione e cieco strumento di un destino avverso, la fanciulla vittima è ben presente ed è anzi l’unico personaggio definito, capace di proporsi nei termini della tradizione (le amorose tradite di Verdi, ma anche le fragili eroine di Bellini e Donizetti), ma anche nell’imminenza di una nuova e dolorosa incrinatura psicologica che investirà tante protagoniste femminili del teatro pucciniano. Né saranno da meno i personaggi maschili. Certamente, Guglielmo, il padre offeso e LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 28-11-2008 10:12 Pagina 10 ferito, è baritono che ha ancora il vigore e gli accenti verdiani e che progressivamente sfumerà fino a scomparire nelle opere successive (Scarpia è ben altra cosa), ma Roberto già presenta l’attonita e crudele pusillanimità di Pinkerton, anche se il tronfio compiacimento di quest’ultimo, qui è ancora incapacità di capire cosa succede, nostalgia di un paradiso agreste perduto, fuga verso l’espiazione. Insomma, il musicista appena venticinquenne è immerso, forse senza neppure saperlo, in quello che con tocco felice Fedele D’Amico ha definito «verismo sentimentale» (12). (1) Citato in Arnaldo Marchetti, Puccini com’era, Edizioni Curci, Milano 1973, p. 37, senza precisare la fonte. (2) Ibidem. (3) Lettera alla madre del luglio 1883, in Carteggi pucciniani, a cura di Eugenio Gara, Ricordi, Milano, 1958, p. 6. (4) Lettera alla madre del marzo 1884 in Arnaldo Marchetti, Puccini com’era, cit., p. 44. (5) «Infatti ecco il conto di quello su cui possiamo contare finora: Vimercati L. 60, Marco Sala L. 50, Arrigo Boito L. 50, Fratelli Sala L. 20, la «incognita» di Marco Sala L. 50. Sono L. 230. E restano ancora il Duca Litta, Noseda, il Conte Sola, Biraghi. Metti che diano fra tutti almeno 100 lire e faranno 330. E il Melzi? Così saranno 430. Le spese essendo di L. 450 (250 abiti e 200 copiatura), tu vedi che al massimo tu arrischieresti 20 lire», lettera a Fontana dell’aprile 1884, in Carteggi pucciniani, cit., p. 9. (6) Telegramma del 31 marzo 1884 in Arnaldo Marchetti, Puccini com’era, cit., p. 45. (7) Lettera del 10 giugno 1884 a Opprandino Arrivabene, in Carteggi pucciniani, cit., p. 14. (8) Lettera di Fontana a Puccini dell’aprile 1884, in Carteggi pucciniani, cit., p. 9. (9) Michele Girardi, Giacomo Puccini. L’arte internazionale di un musicista italiano, Marsilio, Venezia, 1995, pp. 35-36. (10) Lettera ad Alfredo Vandini dell’11 gennaio 1917, in Carteggi pucciniani, cit., lett. 702. (11) Daniele Martino, Catastrofi sentimentali, Puccini e la sindrome pucciniana, Edt, Torino, 1993, p. 12. (12) Fedele D’Amico, L’albero del bene e del male. Naturalismo e decadentismo in Puccini, Maria Pacini Fazzi editore, Lucca, 2000, p. 35. LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 28-11-2008 10:12 Pagina 12 Dalla leggenda di Heine a Giselle e Le Villi di Sergio Garbato Spettri femminili che popolano le notti delle foreste, o che attraversano a cavallo il cielo di tenebra o affiorano come la schiuma dalle buie acque del mare o del lago. Da sempre questi rabbrividenti ectoplasmi, che sanno quando è tempo trovare la consistenza del corpo e le lusinghe del sesso in irresibili danze mostruose, popolano i nostri incubi. La civiltà occidentale ha saputo relegarli nelle caverne dell’inconscio e nei repertori del folklore, ma di tanto in tanto riescono a fuggire dalla loro prigione e a riaffacciarsi tra i versi di una poesia o nelle note in libertà di un poema sinfonico, in una incisione al bulino o in un balletto sulle punte. E c’è stato un tempo, che grosso modo copre per intero il secondo Ottocento, tra romanticismo e decadentismo, in cui le ondine scivolavano sui vetri con le gocce di pioggia, le sirene irretivano fatalmente i marinai e streghe e ninfe notturne cantavano come uccelli del malaugurio nei boschi. Prendiamo le Willi, vale a dire gli ondeggianti fantasmi delle spose morte che tornano di notte nei boschi per vendicarsi del male che hanno arrecato loro gli uomini. Vendetta terribile, quella delle Willi che abitano una antica leggenda dell’Europa Centrale, assai diffusa nell’Austria dell’ottocento, perché ogni malcapitato che le incontra viene indotto e costretto a danzare fino al completo sfinimento e alla morte. A raccontarcela con un piglio saggistico, ma eminentemente romantico, era stato nel 1834 il grande poeta tedesco Heinrich Heine in Über Deutschland II: Elementärgeister und Dämonen, vale a dire una sorta di inventario con descrizione e classificazione degli spiriti e dei demoni del nord dell’Europa e della Germania in particolare. Alle pagine di Heine, aveva attinto a piene mani un altro poeta, questa volta in terra di Francia, Théophile Gautier che amava la danza e le danzatrici e che aveva abbozzato il soggetto per un balletto, che presto si sarebbe intitolato con il nome della sua protagonista Giselle ou Les Willis. Alla nascita di Giselle, nel 1841, oltre a Gautier, avevano collaborato alcuni dei maggiori artisti dell’ottocento romantico: il drammaturgo Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges che aveva elaborato il libretto, il musicista Adolphe Adam autore di una partitura generosa ed espressiva, il direttore dei balletti dell’Opéra di Parigi Jean Coralli, che, con la complicità occulta e determinante del celebre coreografo Jules Perrot, preparò l’architettura delle danze e dei passi a due, così come dei momenti solistici, tutti giocati, come è stato rilevato, sull’arabesque, che costituisce il segreto emblema e l’autentico fascino di questo balletto. Ma, al centro di tutto, c’era una musa di soli ventidue anni, quella Carlotta Grisi che, proprio con Giselle, consacrò il suo talento e stabilì la sua fama di somma interprete, insieme a Maria Taglioni e Fanny Elssler, del balletto romantico. E il personaggio, se vogliamo dar retta a Théophile Gautier che ne aveva sposato la sorella ma che soggiaceva al suo fascino, era tagliato proprio sulla sua indole, che conciliava «una ingenuità infantile e una gaiezza felice e comunicativa a una sottile malinconia imbronciata». Né, per dirla tutta, erano estranei alla nascita di «Giselle» altri mostri sacri del tempo, vale a dire il LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 28-11-2008 10:12 Pagina 14 ballerino Lucien Petipa (fratello maggiore del più celebre Marius) primo interprete di Albrecht e l’impresario Philippe Taglioni (il padre di Maria) che era in stretto contatto con Adolphe Adam e Jules Perrot, amante e compagno della Grisi, che aveva accettato di lavorare oscuramente e senza compenso alcuno alla coreografia. A tutto questo fervore e a questi personaggi, va aggiunto un soggetto che più romantico non si può. Si provi a immaginare un villaggio dorato nella valle del Reno, con la vendemmia e i contadini, tra i quali c’è anche la delicatissima fanciulla Giselle, innamorata del giovane Albrecht, che non potrà mai sposarla, perchè in realtà è un principe promesso a Bathilde, figlia del duca di Courland. E c’è Hilarion, il guardiacaccia che ama invano Giselle e brucia di gelosia. Ecco le danze e la caccia, ma anche la letale rivelazione della verità, alla quale Giselle non sopravvive. Si provi, ora, a immaginare il regno della notte e delle Villi, le fanciulle danzanti e morte per l’inganno del loro innamorato, costrette a vagare nella foresta per trovare uomini con cui ballare fino all’alba e che soggiaceranno a questa follia. Non c’è lieto fine, ma solo un patetico trionfo del bene e dell’amore vedovo della sua realizzazione. A una versione narrativa del balletto e della stessa leggenda, mise mano una decina d’anni dopo, lo scrittore e giornalista parigino Alphonse Karr (1808 - 1890), già redattore capo del “Figaro” e fondatore del settimanale satirico Guêpes, noto anche per un tipo di dalia da lui ibridato. E proprio nel racconto di Karr, qualche anno fa, il musicologo Julian Budden ha identificato la fonte prima del libretto che uno dei protagonisti della seconda Scapigliatura milanese, Ferdinando Fontana, scrisse per l’opera che Giacomo Puccini avrebbe messo in musica a soli venticinque anni nel 1883: Le Villi. Naturalmente, Fontana non lavorò di bulino, ma neppure di accetta: semplificò la trama, eliminando la figura del fratello della protagonista, Konrad, che muore battendosi in duello col protagonista Heinrich, ribattezzato Roberto. Ma soprattutto, a differenza dell’originario Heinrich che sposa un’ereditiera, figlia dello zio che va a trovare a Magonza, Roberto viene invece sedotto da una donna di facili costumi che vuole impadronirsi dei suoi beni. Quando mi fu proposta la regia de Le Villi, mi resi conto di quanto fosse stimolante affrontare un lavoro così particolare giacchè, alle consuete interazioni delle varie Arti che costituiscono l’impianto di uno spettacolo di Opera lirica, si aggiungevano l’inserzione della voce recitante e l’impiego di due pagine sinfonico-descrittive; oltretutto, l’utilizzo della danza quale elemento drammaturgico e non come semplice segno estetico-decorativo, che ne definisce il genere con il nome, appunto, di Opera-ballo. Per la costruzione del libretto, Ferdinando Fontana attinse dai soggetti leggendari del romanticismo tedesco e si ispirò guardando principalmente alla drammaturgia presente in due importantissimi balletti. Il primo, La Sylphide di Jean Schneitzhöffer (libretto originale di Adolphe Nourrit dal romanzo di Charles Nodier Trilby e con riferimenti al Robert le Diable di Meyerbeer e Scribe/Delavigne), considerato capostipite del balletto romantico o ballet blanc per le sue connotazioni estetiche; è il primo balletto in cui compare il costume tipico della ballerina, il tutù, costume rimasto pressoché identico fino ai giorni nostri. Da La Sylphide in poi, quasi tutti i balletti di repertorio conterranno quello che si chiama l'atto bianco (perché danzato con il tutù). Per la prima volta, inoltre, la ballerina protagonista sale sulle punte quasi nella totalità dell'esecuzione; il ruolo, infatti, richiede un certo tipo di leggerezza e di tecnicismo, stile creato dalla coreografia di Filippo Taglioni e che, con le rappresentazioni all’Opéra National de Paris del 1832, rese celebre Maria Taglioni (prima interprete). Il secondo, Giselle di Charles Adam del 1841 (coreografia di Coralli). Thèophile Gautier uno dei poeti di punta della scuola romantica nonché promettente critico di teatro e danza, ammiratore appassionato di Carlotta Grisi (ballerina formatasi al Teatro alla Scala di Milano e poi trasferitasi all’Opéra de Paris), scrive per lei la sceneggiatura del balletto note di regia di Massimo Pezzutti 28-11-2008 10:13 Pagina 16 prendendo spunto da una leggenda germanica riportata da Heinrich Heine ne L’Alemagne che narra di spiriti della notte (Willis) che attraggono verso un crudele destino giovani ignari ed anche da alcuni versi di Victor Hugo che raccontano di un giovane condotto a morte dalla passione per la danza. Puccini e Fontana, per altro, avevano a disposizione l’esempio di un’altra opera che utilizzò le tematiche sopra esposte: Elda di Catalani del 1880 (tratta dalla leggenda di Loreley), riveduta in seguito e presentata quale Loreley nel 1890 (a sua volta tributaria del balletto Coppellia di Delibes). Nella realizzazione dell’allestimento, ho così cercato di salvaguardare tutti gli elementi iconografici (dai quali penso non si debba e non si possa prescindere giacchè così chiari e precisi riferimenti di un momento storico-culturale) ma, al contempo, di rivisitarli attraverso una lettura stilizzata, asciutta, simbolica, che ne esalti la drammaturgia intrinseca per poterla comprendere in modo ancora più netto. L’azione si compie su due piani: il mondo della realtà (primo atto) e quello degli spiriti, il soprannaturale (secondo atto ma realmente, terzo, giacchè il secondo è quello che ci viene “raccontato” dalla voce recitante, l’atto di Magonza) e conservando scenicamente i parallelismi tra la natura e la simbologia ad essa corrisposta (il cambio di stagione, le rocce, la foresta, la luna). Anche per la recitazione ho voluto un’impostazione quasi “cinematografica” con l’ausilio di una vera e ricercata regia delle luci, anch’esse a funzione drammaturgica (che, grazie alle odierne possibilità tecniche, considero uno degli aspetti determinanti della messinscena). Infine, la figura delle Villi che, a differenza di come solitamente viene rappresentata, si evidenzia con spiriti poco “romantici” e di forte concezione profana (in forte opposizione al sacro di cui è pregna la vicenda e, soprattutto, priva di due punti cardine della “cristianità”, la pietà ed il perdono). In Germania, nella Foresta Nera. Atto primo Guglielmo Wulf festeggia assieme agli amici il fidanzamento della figlia Anna con un giovane boscaiolo, Roberto. La festa è però interrotta bruscamente dalla notizia che la madrina di Roberto è morta lasciandogli una ricca eredità e che il giovane deve partire immediatamente per prenderne possesso. Anna non sa nascondere la sua tristezza: ha sognato di dover morire lontana da Roberto e ora, oppressa da cupi presagi, teme di non rivedere mai più il fidanzato. Roberto cerca di consolarla ricordandole il suo amore, del quale non dovrà mai dubitare. Un intermezzo sinfonico in due parti (dai titoli L’abbandono e La tregenda) descrive ciò che è avvenuto dopo la partenza. Affascinato dalla bellezza di una cortigiana, Roberto ha dimenticato Anna, che è morta di dolore. Ogni notte nella Foresta Nera le Villi (gli spiriti delle fanciulle rimaste vittime del loro amore tradito) danzano instancabilmente e il fidanzato spergiuro, che osa tornare a cercarle, è costretto a partecipare ad una ridda paurosa, finché muore sfinito; anche Anna è fra esse, sicura che il fidanzato tornerà nella selva. In una notte d’inverno, Roberto, che dopo aver dissipato tutte le sue ricchezze è stato abbandonato dalla cortigiana, si aggira pieno di rimorsi nella Foresta Nera, non osando avvicinarsi alla casa di Anna della quale ignora la morte. Intermezzo Prima parte: l’Abbandono Seconda parte: la Tregenda la vicenda LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 28-11-2008 10:13 Pagina 18 Atto secondo Frattanto Guglielmo, sulla soglia di casa, ripensa disperato alla figlia e implora la vendetta di Dio sul giovane che le ha causato tanto dolore. Rientrato in casa, giunge Roberto, ma una forza misteriosa gli impedisce di bussare alla porta. Sconvolto, si inoltra nuovamente nella foresta, ma subito gli appare il fantasma di Anna, che gli ricorda le sue promesse d’amore e lo rimprovera del suo tradimento. Ad un tratto il giovane è circondato da un gruppo di Villi e, trascinato da una forza irresistibile, è spinto ad una danza vorticosa. Sfinito e angosciato, riesce a lanciarsi verso la casa di Guglielmo per chiedergli aiuto, ma le Villi lo travolgono ancora nella tragica danza finché muore ai piedi del fantasma di Anna, che, finalmente placato, svanisce nell’aria. Poco dopo Guglielmo esce di casa e, scorgendo il corpo inanimato di Roberto, si convince che il cielo stesso ha punito il traditore e rende omaggio alla giustizia divina. il libretto LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 Le Villi Opera-ballo in due atti Libretto Ferdinando Fontana Prima rappresentazione 31 maggio 1884, Teatro Dal Verme di Milano Personaggi Anna Guglielmo Wulf, suo padre Roberto soprano baritono tenore Coro montanari e montanare, villi, spiriti Luogo piccolo villaggio della Foresta Nera Epoca secolo XIX LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 ATTO PRIMO Spianata nel Bosco. A destra, sul dinanzi, una casa modesta, quella di Guglielmo. In fondo, a sinistra, un sentiero che si perde nel folto d’una boscaglia salendo una rupe. Da questa ad un’altra rupe un ponticello. È primavera. Festoni di fiori pendono da ogni parte. La scena è pavesata a festa. Guglielmo, Anna e Roberto sono seduti a capotavola. MONTANARI Evviva! Evviva! Evviva! Evviva i fidanzati! Anna e Roberto si allontanano dal fondo dandosi il braccio. MONTANARI Della vecchia di Magonza Roberto è ereditier! I tesori accumulati Son molti davver! Dunque povero stasera Roberto partirà E a sposar la fidanzata Ei ricco tornerà! Evviva! Evviva! Evviva! Evviva i fidanzati! Gira! Gira! Gira! Balza! Gira! Balza! 28-11-2008 10:13 Pagina 20 La musica freme e delira, La danza sospinge ed incalza! Oh, volano rapide l’ore Se il piede alla danza è legger! Il ballo è rival dell’amore: Il core fa batter davver! Gira! Gira! Gira! Balza! Gira! Balza! a Guglielmo Ohè! Babbo Guglielmo! Venite voi pure a danzar! GUGLIELMO Ebben, perchè no? Poffar mio! Son vecchio, ma in gambe so star! Va a prendere una ragazza e la invita a ballare con galanteria. MONTANARI Gira! Gira! Gira! Balza! Gira! Balza! Fra gli applausi e le risa, Guglielmo esce con danzatrice. Poco a poco tutti lo seguono. La scena rimane vuota per un momento, poi Anna rientra sola dal fondo, con un mazzolino di Nontiscordardime. ANNA Se come voi piccina io fossi, O vaghi fior, sempre sempre Vicina potrei stare al mio amor. Allor, dirgli vorrei: ‘Io penso sempre a te!’ Ripeter gli potrei: ‘Non ti scordar di me!’ Voi, di me più felici, Lo seguirete, o fior; Per valli e per pendici Seguirete il mio amor. Ah, se il nome che avete Menzognero non è, Deh, al mio amor ripetete: ‘Non ti scordar di me!’ Anna va a mettere il mazzolino nella valigia di Roberto. ROBERTO vedendo l’atto di Anna e avvicinandosele sorridendo Ah, ti ho còlta! ANNA Tu! ROBERTO prendendo dalla valigia il mazzolino, lo bacia, poi lo ripone Grazie, Anna mia. Ma un più gentil ricordo Io chiederti vorrei. ANNA Quale? ROBERTO Un sorriso. Anna scuote mestamente la testa Non esser, Anna mia, mesta sì tanto: Passeran pochi giorni e tornerò. ANNA lo tento invan di trattenere il pianto, Ho una tristezza che vincer non so. Foschi presagi mi turban la mente. Mi par ch’io non ti debba più veder. ROBERTO Anna! ANNA Stanotte sognai Che morente t’attendevo. ROBERTO Suvvia! Quali pensier! Pensa invece ai dì lieti Che il destino ci promette, Benigno al nostro amor! ANNA Ma, m’ami tu davver? ROBERTO Mio cherubino, perché LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 Dell’amor mio dubiti ancor? Tu dell’infanzia mia Le gioie dividesti e le carezze; Da te soave e pia imparai Della vita le dolcezze; Ero povero, e tu l’affetto mio Più d’ogni ricco volesti pregiar. Ah! Dubita di Dio, Ma no, dell’amor mio non dubitar! Io t’amo! ANNA Dolci e soavi accenti, deh, Vi scolpite nel mio mesto cor, E nei foschi momenti dell’attesa Alleviate il mio dolor! Dolci e soavi accenti, Oh, quante volte il labbro mio Vi dee mormorar: Ah! Dubita di Dio, Ma no, dell’amor mio non dubitar! Io t’amo! I montanari rientrano con Guglielmo. MONTANARI Presto! Presto in viaggio! E l’ora di partir! Pria che il giocondo raggio Del sole abbia a svanir si parta! ROBERTO Anna, coraggio! 28-11-2008 10:13 Pagina 22 ANNA Io mi sento morir! ROBERTO Padre, Anna, addio! MONTANARI a Roberto Della foresta al limite Noi verrem con te. ANNA, GUGLIELMO e MONTANARI Addio, Roberto, addio! ROBERTO a Guglielmo Padre mio, benediteci! Roberto si avvia con alcuni amici. INTERMEZZO Prima Parte: l’Abbandono GUGLIELMO Tutti qui intorno, intorno a me. Anna e Roberto s’inginocchiano ai piedi di Guglielmo; tutti li imitano Angiol di Dio, Che i vanni rivolgi al ciel stasera, Reca questa preghiera Al trono del Signor! ANNA, ROBERTO e GUGLIELMO Sia propizio il cammino Ad ogni pellegrino! Non serbi disinganni Ogni sogno d’amor! Reca questa preghiera Al trono del Signor! Guglielmo abbraccia Roberto, poi Roberto abbraccia Anna e stringe la mano e saluta Montanari e Montanare. IL NARRATORE Di quei giorni a Magonza una sirena I vecchi e i giovinetti affascinava. Ella trasse Roberto all’orgia oscena E l’affetto per Anna ci vi obliava. Intanto, afflitta da ineffabil pena, La fanciulla tradita lo aspettava. Ma invan l’attese: ed al cader del verno Ella chiudeva gli occhi al sonno eterno. Si vede, dietro un velo, passare il corteggio funebre di Anna, che uscendo dalla casa di Guglielmo, attraversa la scena. FEMMINA Come un giglio reciso Dentro la bara giace. Raggio di luna è il candor del suo viso. O pura virgo, requiesce in pace! Seconda Parte: la Tregenda IL NARRATORE V’è nella Selva Nera una leggenda Che delle Villi la leggenda è detta E ai spergiuri d’amor suona tremenda. Se muor d’amore qualche giovinetta Nella selva ogni notte la tregenda Vieni a danzare, e il traditor vi aspetta; Poi, se l’incontra, con lui danza e ride E, colla foga del danzar, l’uccide. Or per Roberto venne un triste giorno. Dalla sirena in cenci abbandonato Egli alla Selva pensò far ritorno, E questa notte appunto ei v’è tornato. Già nel bosco s’avanza: intorno, intorno Riddan le Villi nell’aer gelato. Ei, tremando di freddo e di paura, È già nel mezzo della Selva oscura. Durante la Seconda Parte si scorge lo stesso paesaggio dell’Atto Primo, ma è il verno. È notte. Gli alberi, sfrondati e stecchiti, sono sovraccarichi di neve. Il cielo è sereno e stellato: la luna illumina il tetro paesaggio. Le Villi vengono a danzare, precedute da fuochi fatui che guizzano da ogni parte e percorrono la scena. LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 ATTO SECONDO Guglielmo siede sulla porta di casa in atto di dolore profondo. GUGLIELMO No, possibil non è Che invendicata resti la colpa sua! Vivea beata e tranquilla Al mio fianco la mia dolce figliola, Ed egli venne e, Colla sua parola, d’amor Le smanie in lei destò. alzandosi con impeto Chi dunque, o scellerato, Chi l’amor tuo ti chiese? Quali orribili offese T’abbiami mai fatto noi Per uccider quell’angelo E agli estremi miei giorni Serbar cotanta angoscia? No, possibil non è Che invendicata resti colpa sì grande! Anima santa della figlia mia, Se la leggenda delle Villi è vera, Deh, non esser con lui, qual fosti, pia, Ma qui l’attendi al cader della sera. S’io potessi saperti vendicata Lieto saluterei l’ultimo dì. Ah, perdona, Signor, l’idea spietata Che dal mio cor che sanguina, fuggì. rientra in casa 28-11-2008 10:13 Pagina 24 LE VILLI interno Ei giunge! Anna! Anna! Anna! Di morte alla condanna Ei viene il traditor! Eccolo, s’avvicina! Su, dannato, cammina! guarda verso la casa, poi va verso di essa come avesse presa una decisione Bussiam! fa per bussare, ma indietreggia come se una forza ignota glielo impedisse Qual brivido mi colse! Invan di quella soglia Tentai sul limite levar la man! Roberto appare sul ponticello e avanza. VILLI Su, dannato, cammina! ROBERTO fra sè Ecco la casa. Dio, che orrenda notte! Strane voci m’inseguon. Le Villi: evvia! Son fole! scende No, delle Villi me non perseguita La vendetta fatal! Tu sol m’insegui, rimorso, Vipera infernal! Vipera dal veleno infernal! Torna ai felici dì Dolente il mio pensier, Ridean del maggio i fior, Fioria l’amor, fioria per me l’amor! Or tutto si coprì Di lugubre mister, Ed io non ho nel cor Che tristezza e terror! Forse ella vive! ROBERTO Pur d’intender parmi Davvero un canto lugubre! si inginocchia, come estenuato, per pregare O sommo Iddio! Del mio cammino, Del mio destin quest’è la mèta. Fa che il perdono la renda lieta Un solo istante, E poi morrò! balzando in piedi Pregar non posso! Ah, maledetto il dì, Il dì che andai lontan di qui! Maledetta sia la tua bellezza, O cortigiana vil! Maledetta in eterno! Maledetta! VILLI Cammina! Cammina! Cammina! ANNA interno Roberto! ROBERTO Ciel! La sua voce! Dunque morta non è! ANNA appare sul ponticello Non son più l’amor. Son la vendetta! ROBERTO cade affranto su un sasso Gran Dio! ANNA Ricordi quel che dicevi Nel mese dei fiori? ‘Tu dell’infanzia mia Le gioie dividesti e le carezze; Da te soave e pia imparai Della vita le dolcezze; Ah, dubita di Dio, Ma no, dell’amor mio non dubitar!’ T’amai: mi tradisti. T’attesi: e non venisti. Ma è tremendo dolore In silenzio soffrir! Senza speranze in cuore Mi facesti morir! ROBERTO La scordai, l’ho tradita, E per me perdè la vita. Ah, è tremendo il dolore Che mi tocca soffrir! Col rimorso nel cuore Io mi sento morir! Roberto va verso Anna come spinto da una forza ignota. Poi fa per vincere il fascino che lo investe, ma non può e si slancia verso di lei. Anna avanzandosi, stende le braccia e lo attira a sè. Intanto le Villi accorrono, circondano Roberto ed Anna e li trascinano, danzando vertiginosamente, fuori della scena. SPIRITI interni Qui noi t’aspettiam, traditor! Da noi non attender pietà! SPIRITI e VILLI Chi in vita fu sordo all’amor In morte perdono non ha! Traditor, t’aspettiam! Gira! Balza! Gira! Balza! Roberto accorrendo ansimante, coi capelli irti, va a bussare alla casa di Guglielmo. Poi, scorgendo le Villi, che lo inseguono venendo dalla destra, fa per fuggire dalla parte opposta, ma Anna 28-11-2008 10:13 Pagina 26 appare alla sinistra. Ella lo riafferra e lo travolge nuovamente in una ridda, fra le Villi che sopraggiungono. ROBERTO sfinito, cadendole ai piedi Anna, pietà! ANNA disparendo Sei mio! SPIRITI e VILLI Osanna! Osanna! Osanna! i protagonisti LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 28-11-2008 10:13 Pagina 28 EZIO ROJATTI direttore d’orchestra Studia organo e composizione organistica. Frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia D.A.M.S. dell’Università di Bologna, dove particolarmente fecondi saranno i contatti con i docenti Aldo Clementi e Francesco Donatoni (di cui più tardi seguirà anche i corsi tenuti all’Accademia Chigiana di Siena). Approfondisce lo studio della composizione con il Maestro Daniele Zanettovich, si diploma in Musica corale e Direzione di Coro al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e successivamente in Composizione al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano sotto la guida del Maestro Giacomo Manzoni. Ottiene importanti riconoscimenti al «Concorso Internazionale di Composizione Viotti» e alcuni suoi lavori vengono eseguiti dall’Orchestra dell’Angelicum di Milano (Traslazioni per orchestra, opera selezionata nell’ambito della Rassegna Giovani Compositori Lombardi indetta dai Pomeriggi Musicali e dall’Angelicum). Si perfeziona per la Direzione d’Orchestra con Carlo Maria Giulini e Leonard Bernstein svolgendo contemporaneamente l’attività di Maestro Collaboratore al Teatro alla Scala di Milano. Dal 1982 insegna Lettura della Partitura al Conservatorio J. Tomadini di Udine. Giovanissimo, vince (con votazione 100/100) il Primo Premio al «Concorso Internazionale di Stresa» (1985). Dal 1985 ricopre il ruolo di Direttore Artistico e Musicale dell’Orchestra Haydn Philharmonia. Viene segnalato al «Concorso Internazionale di Direzione d’Orchestra A. Pedrotti» e nel dicembre 1993 vince il Primo Premio Assoluto al «Concorso di Direzione d’Orchestra Mario Gusella», prestigioso riconoscimento cui sono seguiti numerosi inviti di istituzioni sinfoniche italiane ed internazionali. Nel 1994 inaugura, su invito dei Pomeriggi Musicali, il «Festival Milano Milhaud». Nel ruolo di Direttore d’Orchestra, svolge un’intensa attività concertistica e discografica alla guida di importanti orchestre con lusinghieri riconoscimenti dalla critica specializzata. Nell’autunno 1999 assume il ruolo di Direttore Artistico e Direttore Musicale della Mitteleuropa Philharmonia, orchestra di carattere internazionale con sede a Milano. Ha al suo attivo numerose incisioni discografiche per la Sonoton di Monaco di Baviera, la Bongiovanni, la Nuova Era, la Rivo Alto, la Real Sound e per la Collana i Maestri della Musica edito dalla De Agostini. Ha effettuato registrazioni per la Süddeutscher Rundfunk, per la ORF Radiotelevisione Austriaca e per la RAI Radiotelevisione Italiana. Al Mozarteum di Salisburgo, invitato a dirigere la serata finale del Festival Aspekte, in collaborazione con la ORF austriaca, realizza dal vivo la prima registrazione mondiale del Concerto dell’Albatro di G.F. Ghedini. Ha collaborato con prestigiosi solisti tra i quali citiamo Susanna Mildonian, Severino Gazzelloni, Carl Anderson, Anna Caterina Antonacci, Michelle Breeth, il Duo Franco e Bruno Mezzena, Aldo Bennici, Eteri Gvazava, Nicola Piovani, lo Jess Trio di Vienna, I Fiati Solisti della Scala, Renato Bruson, l’Orchestra da Camera dei Berliner Philharmoniker. Alla guida dell’Orchestra Sinfonica del Friuli Venezia Giulia, in qualità di Direttore Artistico e Musicale, ha svolto un’intensa attività sia concertistica che discografica. Nel mese di febbraio 2002, una prestigiosissima tournée lo ha visto presente alla Sala d’Oro del Musikverein a Vienna e nella stagione del Teatro alla Scala di Milano. Ha diretto con grande successo l’Orchestra da Camera dei Berliner Philharmoniker. Nel 2005 è stato pubblicato il DVD del Concerto di Natale dal Duomo di Milano, con Renato Bruson e Monserrat Caballè, trasmesso anche dalle emittenti televisive La7 e Rai2. Ha ottenuto un importante successo al Politeama di Catanzaro il 21 marzo 2006 inaugurando l’attività dei Solisti del Teatro alla Scala di Milano. MASSIMO PEZZUTTI regista Inizia l’attività musicale da bambino cantando nel Coro di voci bianche del Teatro alla Scala di Milano. Studia Canto lirico al Conservatorio di musica di Milano, frequenta l’Accademia Lirica Internazionale di Katia Ricciarelli e i Corsi di Formazione Superiore della Fondazione Toscanini di Parma. Nel 1991 consegue il 1° Premio alla IX Edizione del «Concorso Nazionale di Canto A. Lazzari» di Genova. Nel 1994 è vincitore della XV Edizione del «Concorso Nazionale di Canto M. Battistini» di Rieti dove debutta, al Teatro Flavio Vespasiano, ne L’Elisir d’Amore (Belcore) di Donizetti con la regia di F. Valeri. Nel 1998 risulta vincitore delle selezioni internazionali «Opera Giovani in Europa» e nel 2001 quelle di «Città Lirica Opera Studio». Partecipa, quale cantante-attore, alla produzione del Faust di Goethe con la regia di Strehler al Teatro Studio di Milano. Registra per il canale culturale Tele +3 lo spettacolo Le Canzoni di Mefisto: un itinerario attraverso alcuni compositori che alla vicenda del Faust goethiano hanno dedicato la loro musica (Lieder di Ludwig van Beethoven, Franz Liszt, Richard Wagner). Nel corso degli anni debutta in oltre quaranta ruoli principali di opere del repertorio settecentesco e ottocentesco affrontando, inoltre, lavori del ‘600 e contemporanei (anche con esecuzioni di prime assolute); interprete di musica liederistica, sacra e sinfonica, canta in importanti teatri italiani e all’estero: Principato di Monaco, Francia, Svizzera, Germania, Danimarca, Perù, Mississippi e Louisiana (Stati Uniti), Brasile e Giappone. Massimo Pezzutti intraprende anche la carriera registica. Per diversi anni è direttore di scena in teatri di tradizione e, come regista assistente, collabora con M. Corradi, M. Scaglione, B. De Tomasi, A. Masella e M. Mirabella. Nel 2001 debutta con la regia de Il maestro di scuola di Telemann, de La Cantata del caffè di Bach e di Livietta e Tracollo di Pergolesi al Teatro LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 28-11-2008 10:13 Pagina 30 Pacini di Pescia; instaura, così, un rapporto di lavoro continuativo che lo impegna in nuove produzioni (2002: Bastiano e Bastiana di Mozart e Una testa senza mondo di O. Lacagnina, in prima esecuzione assoluta; 2003: Il Maestro di musica di Pergolesi; 2004: L’Elisir d’Amore di Donizetti; 2005: Don Pasquale di Donizetti; 2006: Il barbiere di Siviglia di Rossini) e istituisce, con P. Papini, il «Concorso Internazionale per Giovani Cantanti Lirici Giovanni Pacini». Per la stagione lirica del Teatro del Vittoriale di Gardone Riviera dirige Il barbiere di Siviglia. Al «Festival Galuppi», in collaborazione con la Fondazione Gran Teatro La Fenice di Venezia, realizza un nuovo allestimento di Bastiano e Bastiana e de La contadina astuta di Hasse-Pergolesi, dove dirige e affianca, come cantante, il soprano A. Scarabelli. Mette in scena lo spettacolo da lui ideato Nel séparé… Intimità nell’Operetta al Teatro Civico di La Spezia, al Circolo degli Artisti di Torino, al Teatro Manzoni di Pistoia, al Palatenda di Cortina d’Ampezzo e all’Auditorium Comunale di Belluno. Incaricato dal Conservatorio di musica G. Puccini di La Spezia, riprende l’allestimento de La contadina astuta. Al Teatro Comunale di Gubbio, collabora con E. Pandolfi alla regia de Il paese dei campanelli di C. Lombardo e V. Ranzato. Debutta al Piccolo Regio di Torino con la messinscena dell’opera buffa di G. Donizetti Rita. Nell’ambito del «Festival Arlecchino d’oro» di Mantova, in collaborazione con il Teatro Municipale di Piacenza e la Fondazione A. Toscanini di Parma, propone una regia dell’Arlecchinata di Salieri (scene di Guglielminetti) che viene poi replicata al Castello di Vigevano e in Palazzo Farnese a Piacenza. Cura la regia di Don Giovanni di Mozart a Milano e di Lucia di Lammermoor di Donizetti al Teatro Civico di Vercelli. Nel 2003, a fianco di L. Magiera, tiene una opera workshop su Così fan tutte di Mozart, conclusasi con la rappresentazione dell’opera stessa; ne fa poi seguito una su Le Nozze di Figaro di Mozart (2004) e su Suor Angelica di Puccini (2005) per l’«Associazione Culturale Amici di Mozart» di Roma. In occasione del centenario della prima rappresentazione, è chiamato a Fukuoka (Giappone) per l’allestimento di Madama Butterfly di Puccini alla Fukuoka Hall; questo evento viene ripreso dalla TV di Stato giapponese NHK Channel 3, trasmesso in uno special nel programma Teatro d’Arte e, in modo permanente, proiettato al Museo Madama Butterfly di Nagasaki. Dirige, all’Auditorium Comunale S. Barnaba di Brescia, La Cambiale di matrimonio di Rossini. Per «Cortina Inverno 2004-05» di Cortina d’Ampezzo, allestisce Il Maestro di Cappella di Cimarosa e La serva padrona di Pergolesi. A Modena, per il Mu.Vi. Pavarotti International e in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale di Modena, cura la regia de La Bohème di Puccini (direttore d’orchestra L. Magiera); anche questo lavoro viene ripreso e trasmesso in differita TV ed è oggetto in due tesi di laurea discusse all’Università degli Studi di Milano - Facoltà di Lettere e Filosofia (Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali e Corso di Laurea in Scienze Umanistiche per la Comunicazione). Nel 2005 tiene corsi di Arte scenica per la Fondazione Musicale S. Cecilia di Portogruaro e per il Civico Istituto Musicale di Savigliano con l’allestimento, al Teatro Comunale della stessa città, dell’opera Il Telefono di Menotti. È relatore nella conversazione-concerto su Francesco Tamagno promossa dal Circolo degli Artisti di Torino. Pubblica per la rivista culturale «Delta», un saggio dal titolo Orfeo ed Euridice - Frammenti. Inaugura la Stagione lirica 2006 della Fondazione Teatro Coccia con Madama Butterfly (direttore d’orchestra, M. Rota). Al Teatro Sociale di Brescia, è regista dell’opera Rita. Affianca, come relatore, M. Balò, P. Bosisio, L. Fteita, C. Lievi, V. Marzot e L. Spinatelli alla XVIª Edizione della «Settimana del Teatro» sul tema Tendenze della regia lirica contemporanea, organizzata a Rimini dal CUT - Centro Universitario Teatrale di Milano. Prende parte, in qualità di docente in Nozioni di palcoscenico, al Corso di avviamento e perfezionamento professionale per Maestri collaboratori nel teatro lirico, indetto dall’Ente Luglio Musicale Trapanese - Teatro di Tradizione. Per il Teatro Civico di La Spezia è regista de Il barbiere di Siviglia. Firma l’allestimento de La vedova allegra di Lehár nella Stagione lirica 2006-07 della Fondazione Teatro Coccia. È nuovamente invitato a partecipare con M. Scaparro, G. Gori e G. De Bosio, alla «Settimana del Teatro» (XVIIª Edizione) per il tema Musica e poesia: il grande spettacolo dell’opera. Commissario in concorsi internazionali, è docente nei Laboratori dell’Università degli Studi di Milano - Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo. EVEGENI STOYANOV coreografo Nasce in Bulgaria il 14 novembre 1962 dove completa gli studi e consegue il diploma nel 1982. Inizia la sua carriera nei maggiori teatri bulgari, interpretando ruoli del repertorio classico e neo-classico come Chopiniana, Coppelia, Giselle, Orfeo, Cenerentola, La Fille Mal Gardée, Pinocchio, Le Corsaire, Vita Bohème. Dal 1986 è ospite della Compagnia Statale di Danza Contemporanea Arabesque, dove interpreta i ruoli principali in Sagra della Primavera, Carmina Burana, Carmen, Psyco, Bolero. Nel 1988 riceve il riconoscimento come migliore artista dell’anno. Dal 1989 è in Italia, dove prende parte a numerose produzioni, come Don Giovanni, Apres-midi d’un faune, Racconti con Conte, Vita d’eroe, Frange, Donna Laura di Carini. Uno dei ruoli da ricordare, per successo di critica e pubblico, è Zorba in Zorba il Greco prodotto in Grecia. Nella sua carriera come danzatore solista, primo ballerino ed étoile, ha avuto l’opportunità di incontrare artisti, insegnanti e coreografi come F. Alonso, M. LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 28-11-2008 10:13 Pagina 32 Arnoudova, V. Biagi, P. Lucanov, G. Carbone, D. Ezralow, R. Greco, R. Kirova, S. Smailou, A. Gavrilov, M. Zullo, P. Parisov, H. Mechmedov, V. Vladikin, G. Vantaggio, Kwelliar, K. Petrovska, V. Terzieva. Danza nei teatri di Mosca, Pechino, Shangai, Sofia, Oslo, Copenaghen, Berlino, Tunisi, Damasco, San Pietroburgo, Larnaca, Salonicco, Atene, Varna, Plovdiv, Milano, Roma. Arricchisce la sua conoscenza artistica danzando per Moulin Rouge, Rai 1, Rai Sat, televisione bulgara, cinema spagnolo. Nel 1994 inizia la sua attività di Maître collaborando con varie compagnie italiane ed estere. Dal 2004 è invitato periodicamente come Maître ed Assistente al Corpo di Ballo della Fondazione Arena di Verona; inoltre, è spesso chiamato a prendere parte come maestro ospite ai progetti ministeriali, mirati alla formazione professionale. La sua prima coreografia viene creata in occasione del Galà di Danza a Trinità dei Monti a Roma, durante le celebrazioni del Giubileo 2000. Da allora ad oggi, le sue coreografie vengono rappresentate in occasione di spettacoli teatrali, celebrazioni istituzionali e produzioni audio-visive. Nel 2005 è fondatore e direttore artistico della Società Cooperativa Artem, la quale collabora con le accademie nazionali di danza di Svezia, Bulgaria e Italia, Thessaly Ballet, Balletto di Milano, A.I.D. - Roma. Dal 2006 è Direttore artistico del «Concorso Internazionale di Danza Sicilia Barocca». GIANMARIO CAVALLARO maestro del coro Coordinatore Musicale, Maestro del Coro e Direttore d’Orchestra della Fondazione Teatro Coccia. Si è esibito con successo in Italia, Francia, Germania, Svizzera, Austria, Turchia, riscuotendo consensi di critica e di pubblico. Ha collaborato con direttori, registi e cantanti di fama internazionale come Claudio Scimone, Marcello Rota, Nello Santi, Beppe De Tomasi, Mario Corradi, Aldo Taraballa, Michele Mirabella, Katia Ricciarelli, Cecilia Gasdia, Giorgio Zancanaro, Tiziana Fabbricini. Fondatore e direttore di Amadeus Kammerchor e Orchestra Filarmonica Amadeus. Ha diretto l’Orchestra Sinfonica Giovanile del Piemonte, la Nova Amadeus Chamber Orchestra di Roma, l’Orchestra Accademia della Sardegna, l’Orchestra Filarmonica Italiana di Piacenza, l’Orchestra di Bergamo. Dal 2008 dirige le orchestre che accompagnano la tournée italiana del Balletto di Mosca. MARIA JOSÉ SIRI soprano Allieva di Ileana Cotrubas, diplomata in pianoforte al Liceo musicale Franz Liszt e in armonia alla Scuola di Opera di Montevideo, il soprano uruguaiano Maria Josè Siri dopo un periodo di perfezionamento del repertorio operistico con Susana Cardonet e di movimento scenico con Anna D’Anna, inizia a calcare i palcoscenici del suo paese agli inizi degli anni 2000. Subito riconosciuta come giovanissimo talento dai concorsi internazionali «Juventudes Musicales» e «Ars Lyrica» di Montevideo che le assegnano il Primo premio assoluto, è poi eletta Rivelazione dell’anno 2003 dall’Associazione dei Critici Musicali Argentini. Appena affacciatasi in Italia, nel 2004 si aggiudica il Primo Premio sia al «Concorso Internazionale dell’Accademia Musicale Umbra» che al «Mattia Battistini» di Rieti, prima di ottenere gli stessi ambitissimi Primi Premi Assoluti ai «Concorsi Nuevas Voces Liricas» al Teatro Colòn di Buenos Aires e al «Concorso Internationale de Bilbao» in Spagna. Nel 2006 si aggiudica anche il Premio Musica Spagnola del «Concorso Manuel Ausensi» del Teatro Liceu di Barcelona, il Primo premio Competizione dell’Opera e il Premio Miglior Cantante scelta dal pubblico alla Semperoper in Germania. I suoi principali impegni del 2006 l’hanno vista protagonista nel ruolo di Leonora ne Il Trovatore al Teatro Argentino de La Plata e al Teatro Municipal di Santiago del Cile, Musetta ne La Bohème al Teatro Colòn di Buenos Aires, Violetta ne La Traviata al Teatro Solis di Montevideo, Liù nella Turandot ancora al Teatro Colón di Buenos Aires. Nel 2007 numerosi impegni in Austria, Germania, Italia e Sud America. È stata selezionata dal Maestro Bartoletti come Leonora per una produzione de Il Trovatore nel 2008 al Teatro Carlo Felice di Genova. GEZIM MYSHKETA baritono Nato in Albania nel 1982, dopo gli studi iniziali di canto a Tirana, si diploma al Conservatorio di Parma. Ha cantato al Coccia di Novara, inaugurando la stagione 2005 nell'Arrighetto dello stesso Coccia. Nella primavera 2006 ha interpretato con successo L'Arlesiana di Cilea per la regia di Vittorio Sgarbi al Sassuolo Musica Festival con repliche al Teatro delle Celebrazioni di Bologna e, in novembre, al Teatro Sociale di Mantova. A seguito della brillante affermazione al Concorso AsLiCo 2006, in cui è risultato vincitore nel Don Giovanni sia per il ruolo del titolo che per il ruolo di Leporello, ha debuttato nel ruolo di Don Giovanni nel novembre 2006 al Teatro Grande di Brescia e nel ruolo di Leporello al Teatro Sociale di Como, riscuotendo unanimi consensi in entrambe le occasioni. Ha successivamente proseguito la produzione AsLiCo nel ruolo Don Giovanni, con recite a Brescia, Massy (Francia), Como, Pavia e Cremona e, sempre per la stessa istituzione, ne L'elisir d'amore (Belcore) nel 2007. Ha recentemente interpretato il ruolo di Ubertone ne La serva padrona di Pergolesi, Guglielmo in Così fan tutte a Pavia, Como, Brescia e Cremona, Guglielmo Wulf ne Le Villi di Puccini al Teatro Coccia di Novara e al Teatro Sociale di Mantova; ha debuttato al Teatro LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 28-11-2008 10:13 Pagina 34 Comunale di Bologna nella produzione di Orphée et Euridice dei fratelli Alagna nel ruolo della Guida e successivamente è stato al Teatro Verdi di Trieste per Iris di Mascagni e per Trouble in Tahiti di Bernstein. Prossimamente sarà impegnato ancora a Trieste per La rondine di Puccini; successivamente sarà a Macerata per Carmen. Nel 2009 parteciperà alle produzione del Giulio Cesare di Händel a Bilbao, sarà Figaro ne Le nozze di Figaro a Palm Beach (Usa) e al Teatro Comunale di Bologna. ERNESTO GRISALES tenore Il tenore Ernesto Grisales ha studiato canto, musica, italiano, francese, inglese, tedesco alla scuola di canto e al Real Conservatorio di musica di Madrid, dove ha ottenuto i titoli di Cantante d’Opera e concerto e professore di canto. Ha vinto diversi premi in concorsi internazionali di canto: Primo premio a Verviers (Belgio); Primo premio a Marsiglia (Francia); Primo premio a Logroño (Spagna); Primo premio a Bilbao (Spagna); Secondo premio al Concorso Viotti (Italia); Mario del Monaco (Italia); a Tolosa (Francia); Francisco Viñas (Barcellona - Spagna). Ha cantato con: Renato Bruson in Traviata - ruolo Alfredo (Opera di Roma 1994); Eva Marton in Turandot - ruolo Calaf (San Paolo del Brasile 1998), Helena Ubrazotwa in Ballo in Maschera - ruolo Riccardo (San Paolo del Brasile 1999) e Le Villi, Tomowa Sinton in Tosca (Leipzig 1996) e Madama Butterfly (Berlino 1999), Daniela Dessì in Aida nel ruolo di Radames (Arena di Verona 2000), con Sherril Milnes in Tosca nel ruolo di Cavaradossi (Florida 1998). Ha partecipato a festival importanti come: Torre del Lago (Cavalleria rusticana - 1994, Turandot - 2001); Avanches (Svizzera) dal 1996 al '98 con Aida, Carmen, Turandot; Saint Margherita dal 1996 al 2004 (Aida, Carmen, Turandot, Otello); Copenair Festival a Vienna. Ha cantato nei teatri più importanti di tutto il mondo: Toulose, Toulon, Marsiglia, Liegi, Leipzig, Bonn, Bratislava, Praga, Novara, Mantova, Venezia e in paesi come: Norvegia, Francia, Olanda, Spagna, Stati Uniti d'America, Canada, Colombia, Perù, Paraguay, Turchia, Slovenia, Italia, Giappone, Finlandia, Svizzera, Katar. Vastissimo il suo repertorio: Leoncavallo I Pagliacci, Mussorgskij Boris Godunov, Puccini Tosca, Madama Butterfly, Le Villi, Manon Lescaut, Verdi Requiem, La Traviata, Rigoletto, Nabucco, Macbeth, La Forza del destino, Un ballo in maschera, Luisa Miller, Aida, Don Carlo, Ponchielli La Gioconda, Giordano Andrea Chenier, Mascagni Cavalleria rusticana, De Falla La vida breve. Da sottolineare anche le sue performance nel repertorio sacro. ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA Fondata nel 1977, l’Orchestra Filarmonica Italiana, formata al completo di circa 120 elementi, ha da sempre attribuito particolare riguardo sia alla tradizione più popolare dei repertori lirico e sinfonico, sia ad un decisivo apporto innovativo al proprio raggio d’attività comprendente titoli raramente eseguiti, anche con importanti incursioni in area contemporanea; a questa impronta varia e decisamente vincente è da aggiungere il costante impegno nella diffusione e valorizzazione della sezione cameristica. La validità di questo organismo, si denota anche dal valore dei direttori che lo hanno e che lo dirigono, tra i quali: Janos Acs, Yuri Ahronovitch, Maurizio Arena, Marco Balderi, Maurizio Benini, Angelo Campori, Giuliano Carella, Fabrizio Carminati, David Colemann, Claude Cuguillere, Alessandro Dagostini, Massimo De Bernart, Giovanni Distefano, Marco Fracassi, Carlo Franci, David Garforth, Julian Kovatchev, Leo Kramer, Guido Maria Guidi, Alain Guingal, Herbert Handt, Will Humburg, Alberto Leone, Marko Letonja, Ivo Lipanovic, Daniel Lipton, Fabio Luisi, Leone Magiera, Karl Martin, Daniele Mores, Pier Giorgio Morandi, Edoardo Müller, Piercarlo Orizio, Marcello Panni, Francois Pantillon, Walter Proost, Stefano Ranzani, Nicola Rescigno, Carlo Rizzi, Marcello Rota, Nello Santi, Nino Sanzogno, Michel Sasson, Aldo Sisillo, Giampiero Taverna, Roberto Tolomelli, Paolo Vaglieri, Marcello Viotti, Giuseppe Zanaboni, Giacomo Zani, Filippo Zigante, Ottavio Ziino, Alessio Vlad. Dal barocco al neoclassicismo, dal romanticismo all’ecclettismo, dal verismo al contemporaneo: l’Ofi è presente in Italia e all’estero con un saldo repertorio che l’ha distinta per impegno, serietà e resa qualitativa che spazia dai titoli popolari di “cartellone” alle riproposte moderne, fino alle prime esecuzioni assolute. Di eccezionale riguardo gli interpreti vocali che sempre si sono avvalsi della collaborazione dell’Ofi, stimandola e richiedendola per l’apprezzata professionalità. Si ricordano: Fabio Armigliato, Carlo Bergonzi, Renato Bruson, Piero Cappuccilli, José Carreras, Silvano Carroli, Masako Deguci, Daniela Dessì, Mariella Devia, Ghena Dimitrova, Chantal Duburry, Tiziana Fabbricini, Cecilia Gasdia, Giuseppe Giacomini, Raina Kabaivanska, Nicola Martinucci, Leo Nucci, Fiorelia Pediconi, Michele Pertusi, Katia Ricciarelli, Martha Senn, Olivia Stapp, Paolo Washington. Fra le notevoli produzioni di balletto che hanno evidenziato e consolidato il prestigio che l’Ofi ha meritato nel corso degli anni presso pubblico e critica, si ricordano danzatori quali: Carla Fracci, Rudolf Nureyev, Luciana Savignano, Alessandra Ferri. Hanno inoltre richiamato notevole interesse le sue produzioni all’estero, come la tournée di musica italiana tenuta in Belgio e Olanda per la diffusione della cultura nazionale con consenso dello stato italiano, nonché le LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 28-11-2008 10:13 Pagina 36 rappresentazioni operistiche in Libano. L’Ofi è stata ripresa e trasmessa sia televisivamente che radiofonicamente in più occasioni, attraverso i canali nazionali, dalla rete vaticana, anche in mondovisione, e inoltre ha al proprio attivo incisioni discografiche e video. Ampio interesse e gradimento della critica ha suscitato la registrazione di ben sei titoli di opere buffe settecentesche cadute nell’oblio, nonché il dvd del tenore Andrea Bocelli “A night in Tuscany”, distribuito con grande successo a livello mondiale dalla Polygram. Da diversi anni accompagna il M° Andrea Bocelli nelle tournées italiane ed estere; di rilievo il concerto “evento” dell’estate 2006 in mondovisione, per l’inaugurazione del “Teatro del Silenzio” di Laiatico. Altro evento di portata mondiale è stato il concerto per i 10 anni dell’emittente satellitare “Al Jazeera", l’Orchestra è stata chiamata ad eseguire in prima mondiale ed in mondovisione diretta “Shark”. CORO LIRICO DEL TEATRO COCCIA Formato da professionisti con esperienze nei maggiori teatri Italiani. Tra le molte esecuzioni: il Concerto lirico con il soprano Cecilia Gasdia, la Missa Brevis di Mozart, il Requiem di Mozart, la IX Sinfonia di Beethoven, la Messa S.Cecilia di Gounod, il Requiem di Faurè, i Vespri solenni de Confessore di Mozart, il Requiem di Cherubini, il Gloria di Vivaldi, lo Stabat Mater e Petite Messe Solennelle di Rossini, i Carmina Burana di Orff, la Sinfonia Lobgesang di Mendelssohn. Ha in repertorio opere liriche quali: La Bohème, Turandot, Madama Butterfly, Tosca e Le Villi di Puccini, La Traviata, Il Trovatore di Verdi, Barbiere di Siviglia, Italiana in Algeri, Il Turco in Italia di Rossini, Clotilde di Coccia (con incisione discografica), eseguita in prima assoluta in tempi moderni, Faust di Gounod, Cavalleria Rusticana di Mascagni, Pagliacci di Leoncavallo, Adriana Lecouvreur di Cilea, Carmen di Bizet, L’Elisir d’Amore e La figlia del reggimento di Donizetti, La Sonnambula di Bellini. Gode di consensi espressi dalle principali riviste di settore tra cui: “Opera” firmati da Sabino Le Noci e Alessandro Mormile. Direttore musicale ed organizzativo il M°Gianmario Cavallaro. Coro del Teatro Coccia di Novara Corpo di Ballo del Teatro Coccia Soprani Silvia Carretta Elena Ceranini Elisabetta Farris Alessandra Ferrari Angela Fiordalise Rossella Giacchero Elena Lunardi Laila Santangelo Maria Grazia Nobili Gabriella Selvaggio Nicoletta Strano Elisabetta Cantando Olga Zhdan Savina Bellotto Laura Colucci Anna Kolesarova Maria Teresa Molino Giorgio Colpani Alessio Di Stefano Francesco Pelli Federico Veratti Mezzosoprani Viviana Baldissin Claudia Galanti Anna Giumentaro Polina Kudishkina Michela Gienti Rumyana Petrova Tenori Arturo Carretta Davide Rufo Damiano Cerutti Alessandro Raimondi Mario Scalabrini Francesco Torrisi Michele Viselli Bassi Luca Bauce Daniele Facchin Alessandro Scuccimarro Luca Ludovici Giovanni Battaglino Tommaso Quanilli Gianclaudio Zanchetta Maître de Ballet Cristina Molteni LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 28-11-2008 10:13 Pagina 38 Organigramma Sindaco di Rovigo Direttore tecnico di palcoscenico Fausto Merchiori Roberto Lunari Assessore alla Cultura e Spettacolo Direttore di palcoscenico Federico Frigato Federico Bertolani Sovrintendente e Direttore Artistico Capo elettricista Marcello Lippi Gianluca Quaglio Dirigente Settore Cultura e Servizi Generali Elettricisti Domenico Santaniello Francesco Piva, Carlo Busson Funzionario Settore Cultura e Spettacolo Aiuto elettricista Angela Baruchello Lorenzo Franco Segretario Artistico Capo macchinista Andrea Attucci Matteo Fasano Funzionario Amministrativo Macchinisti Laura Cuozzo Alex Berto, Fabian Tartari, Marco Aurelio Sagredin Funzionario Contabile Aiuto macchinista Lucia Toffanin Lorenzo Giacomello Promozione e Immagine Scenografi realizzatori Milena Dolcetto Tiziana Bellinato, Giulio Magnetto, Samantha Pigozzo Ufficio Stampa del Comune di Rovigo Capo sarta Paola Gasperotto Mirella Magagnini Segreteria e amministrazione Sarte Ilaria Viaro Roberta Ponzetto Otello Galasso Mara Lazzarin Natalia Favaro Sandra Andreotti Monica Luciano Monica Scaranello Paola Gallo Valeria Andriotto, Maria Magagnini, Angela Shaw, Francesca Milan Capo parrucchiera Daniela Berto Parrucchiere Giovanna Almi, Alessandra Pirani Capo truccatrice Monica Salomoni Truccatori Chiara Marzolla, Riccardo De Agostini LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 28-11-2008 10:13 Presentazione dell’opera giovedì 11 dicembre 08 ore 18.00 Rovigo - Accademia dei Concordi, Sala Oliva a cura dell’Associazione Amici del Teatro Sociale di Rovigo Relatore Sergio Garbato Le Villi a Mantova Teatro Sociale 14 dicembre 07 16 dicembre 07 a Novara Teatro Coccia venerdì 18 gennaio 08 domenica 20 gennaio 08 Questo libretto è stato curato da Milena Dolcetto Si ringraziano Cristina Molteni, Giulia Annovati e Isabella Arnoldi del Teatro Coccia di Novara per il materiale fornito. Illustrazione di copertina di Alessandro Raise Foto di Aurelio Dessì e Carla Moro Realizzazione grafica: FANCY GRAFICA - Rovigo Stampa: Europrint - Rovigo In stampa dicembre 2008 Il Teatro Sociale di Rovigo è a disposizione degli aventi diritti per le fonti iconografiche che non è stato possibile individuare Stampato su carta Gardapat Kiara 13 (patinata senza legno, senza aggiunta di imbiancanti ottici) Pagina 40