Maria Madre di Tutti i Popoli Don Andrea aveva chiesto alla iconografa Roberta Boesso di realizzare questa icona di Maria da collocare nell’ingresso della chiesa di Santa Maria in Trabzon, come segno di “accoglienza” e “benedizione” dei visitatori, ma il 5 febbraio 2006 don Andrea veniva ucciso. L’associazione don Andrea Santoro, prendendo contatto con la Boesso, le ha chiesto di realizzare l’opera secondo le direttive che don Andrea le aveva lasciato. L’icona è stata completata nel giugno 2010, ma a causa della tragica scomparsa del Vescovo di Anatolia, mons. Luigi Padovese avvenuta il 3 giugno 2010, è rimasta a Roma, ora esposta nella cappella dell’Adorazione a piazza Venezia, in attesa di essere trasferita nel luogo a lei destinato. Madre di Dio Calice Inesauribile Maria, tabernacolo vivente, è colei che come Madre di Dio e Madre nostra custodisce e dona a ciascuno di noi il Pane del cielo, nutrimento per la vita eterna: Gesù. Ha un’espressione di dolce mestizia, quasi si facesse carico delle afflizioni e delle sofferenze del popolo che a lei si rivolge supplicandola di soccorrerlo. Maria ha premura per ognuno dei suoi figli; per questo ci invita col suo amore materno, tenero, ma determinato, a camminare senza esitazioni verso la meta dell’ eternità, ancorando mente, cuore e spirito in Cristo, lasciandoci purificare dal sangue della sua misericordia e nutrendoci di lui nell’Eucarestia per essere fortificati e sostenuti dai doni del suo Spirito, testimoni autentici della sua Parola, luce e sale della terra. Nell’iconografia orientale Maria non è mai raffigurata se non insieme a Cristo o in una composizione a Lui collegata a sottolineare essenzialmente l’incarnazione del Verbo Divino. I colori della veste e del mantello sono sempre l’inverso di quelli del Cristo Pantocratore: la Madre di Dio, discendente di Adamo ma divinizzata da Cristo, ha la veste azzurra (simbolo dell’umanità) ed il mantello color porpora (simbolo della divinità). Le tre stelle che sono rispettivamente sul suo capo e sulle spalle (antichissimo simbolo siriaco della verginità prima, durante e dopo il parto, segno della donazione totale con cui rispose alla chiamata di Dio) con la loro disposizione a croce indicano la partecipazione volontaria di Maria alla passione redentrice di Cristo. Il piccolo Gesù, raffigurato tra le braccia della Madre aperte in segno di invito e accoglienza, è collocato all’interno del calice eucaristico; con la destra benedice, mentre con la mano sinistra sorregge il globo che, nell’allusione simbolica del cerchio, allude alla perfezione celeste, ovvero all’onnipresenza e onnipotenza di Dio e, coronato da una croce, al suo Regno in cielo e in terra, redento dal sangue del sacrificio pasquale, memoriale di ogni liturgia. La Madre di Dio è fiancheggiata da due angeli adoranti e nell’atto di offrire dei simboli importanti, sia liturgicamente che in stretto rapporto con la persona di don Andrea Santoro e della sua presenza in Anatolia (Turchia). L’angelo di destra tra le mani tiene una rosa le cui spine la tradizione cristiana identifica col tormento dei martiri, il cui sangue non è stato versato invano perché balsamo che , insieme a quello di Cristo, sana e guarisce le ferite della Santa Madre Chiesa nella visione del Corpo mistico. L’angelo di sinistra sorregge invece una stola sacerdotale e il Libro della Parola , che don Andrea quasi sempre teneva tra le sue mani, e sempre vivente nel suo cuore e nel suo apostolato perché roccia sul quale ogni cristiano deve gettare le fondamenta della propria vocazione. Ogni sacerdote è chiamato a essere autentico pastore e guida di anime, rappresentante di Cristo sulla terra, attraverso il quale sovrabbondano le grazie sacramentali per la gioia e la salvezza di tutti. L’oro incarna la luce soprannaturale che trasfigura tutta la realtà esprimendo così la presenza di Dio che, penetrando ogni cosa, la illumina dall’interno. Le figure, infatti, non sono illuminate da una fonte di luce esterna, ma sono come prodotti stessi della luce. Le iscrizioni significano:“Madre di Dio” e “Gesù Cristo”. Nell’icona è come se tutto ciò che è rappresentato venisse incontro a chi la sta guardando. Non c’è profondità e neppure proporzione tra i vari elementi della composizione, perché le dimensioni di cose e personaggi dipendono solo dall’importanza che ognuno di loro ha nel testo. Il simbolismo che ne deriva sta nel rovesciamento proposto dal Vangelo: è sempre Dio che si muove incontro all’uomo e nell’incontro profondo che Egli instaura con ognuno, i rapporti materiali spariscono e le leggi fisiche non hanno più senso. Mentre guardiamo l’icona, essa ci fa capire che il nostro cuore è piccolo, che fermi dinanzi ad essa contempliamo il mistero rappresentato e che ci viene incontro. Icona scritta per mano dell’iconografa Roberta Boesso, AD 2010 Meryem Ana Maria Madre di Tutti i Popoli Maria Donna di Gerusalemme, dove ti offristi con Gesù ai piedi della croce, Maria Donna del Cenacolo, dove raccogliesti il soffio dello Spirito Santo, Maria Donna di Efeso, dove giungesti con Giovanni tuo “figlio” inviato in missione dallo Spirito: prega per noi. Maria madre delle pecore fuori dell’ovile, madre di chi non conosce tuo figlio, madre di coloro che “non sanno quello che fanno”: prega per noi. Maria madre delle anime senza vita, madre delle menti senza luce, madre dei cuori senza speranza, madre dei figli che uccisero tuo Figlio, madre dei peccatori, madre del ladrone non pentito, madre del figlio non ritornato: prega per noi. Maria madre di chi non lo ha seguito, madre di chi lo ha rinnegato, madre di chi è tornato indietro, madre di chi non è stato chiamato: prega per noi. Maria madre di coloro che vanno come Giovanni a cercare i figli di Dio dispersi, madre di quelli che scendono agli inferi per annunciare ai morti la Vita: prega per noi. Maria madre mia, vieni a vivere con me: vieni nella casa dove mi chiede di abitare, vieni nella terra dove mi chiede di andare, vieni tra gli uomini che mi chiede di amare, vieni nelle divisioni che mi chiede di sanare, vieni nei cuori che mi chiede di visitare. Vieni a casa mia, a farmi da madre, vieni Maria a darmi il tuo cuore di madre. “Meryem anà” “Maria Madre” di tutti i popoli prega per noi Preghiera scritta da don Andrea Santoro, visitando la Casa di Maria ad Efeso. Don Andrea Santoro nella chiesa di Santa Maria in Trabzon (Turchia) Biografia Don Andrea Santoro è nato a Priverno (LT) il 7 settembre 1945. Nel 1956 la famiglia si trasferisce a Roma. Nel 1958 entra nel seminario minore romano e, dopo aver completato gli studi di teologia presso la Pontificia Università Lateranense, viene ordinato sacerdote, nella sua diocesi di Roma, il 18 ottobre 1970. Svolge l’attività pastorale di viceparroco nelle parrocchie di Santi Marcellino e Pietro (1970-1971) e della Trasfigurazione (1971-1980). Nel 1980 chiede di trascorrere 6 mesi in Medio Oriente prima di iniziare la sua attività di parroco, a cui era stato chiamato. Il Cardinal Vicario lo invia prima nel nuovo quartiere di Verderocca, per “costruire” la chiesa (comunità di “pietre vive” e di mattoni) a cui darà il nome di Gesù di Nazareth (1981-1993), e poi nella parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio (1994-2000) che accompagnerà verso il grande Giubileo del 2000, come “una famiglia di famiglie” attraverso una donazione totale ad essa. L’11 Settembre del 2000 parte per la Turchia. Il 5 febbraio 2006 viene ucciso nella chiesa di S. Maria a Trabzon mentre pregava con la Bibbia in lingua turca tra le mani, trapassata da uno dei proiettili che lo ha colpito alle spalle. Dagli scritti di don Andrea: “Parto questa mattina per la Turchia. Sono nelle mani della Provvidenza... Nella mia Messa di ogni giorno metterò insieme l’oriente e l’occidente, la mia chiesa di Roma e la chiesa di adozione di UrfaCharran, da dove iniziò l’avventura di Abramo. Le assicuro la mia preghiera. La ringrazio e la saluto di cuore. Don Andrea prete di Roma in Anatolia” (Lettera al suo Vescovo, 11 settembre 2000) “Voi e la Turchia: chi mi avrebbe detto anni fa che avrei unito nel mio cuore amori così distanti? Voi e il Medio Oriente: chi mi avrebbe detto che avrei “portato in grembo”, come si dice di Rebecca, due “figli” che «cozzano tra di loro» (Gen. 25,22), pur essendo fratelli nello stesso Abramo? Una madre sa che i suoi figli non si dividono in lei anche se sono divisi tra loro. Così accade anche a me. Avverto in me motivi per amare e gli uni e gli altri, motivi per tenerli serrati nello stesso “calice” e radunati ai piedi della stessa croce...” (Trabzon, 28 ottobre 2005) ASSOCIAZIONE DON ANDREA SANTORO V.le delle Provincie, 47 - 00162 Roma Tel/fax. 06-44247493 / 347-0122616 e-mail: [email protected] www.donandreasantoro.org per sostenere l’associazione: IBAN: IT48S 07601 03200 000074897547 per l’estero, BIC: BPPIITRRXXX per destinare il 5x1000 dell’IRPEF: Codice Fiscale 97425590581