7 MARZO 2010: Nº 889 “Non bisogna solo portare il nome di cristiano, ma “esserlo!” (S. Ignazio di Antiochia) Il Calvario fontana di carità Il Calvario è lo scrigno nel quale si concentra tutto l’amore di Dio. Quando sento dire che la croce, manifestazione suprema dell’amore di Dio, è una crudeltà che ha inventato il Signore... quando sento affermare che non deve il Signore far soffrire coloro che per amore ha creato... quando sento dire, qualche volta, che il Signore è duro con noi... io mi sento male, perché non è così. La croce è la manifestazione, è l’epifania più alta dell’amore di Dio per noi. Ha mandato suo figlio sulla croce perché ci togliesse tutti i nostri peccati, ci redimesse, ci rendesse puri. Anche noi, sulla nostra croce, rendiamo più pura l’umanità e più buono il mondo. Anche il letto del nostro dolore dovrebbe essere fontana di carità. Ognuno dovrebbe dire: «Signore, io non soltanto mi affido a te e sono felice di partecipare a questa operazione della carità in cooperativa con te, ma ti ringrazio di questo privilegio. Perché tra gli operai scelti, tu hai preso proprio me. Mi hai chiamato per nome perché io collabori con la tua opera di salvezza. Grazie perché il mio letto di dolore è fontana di carità, è sorgente di amore. Di amore per te, ma anche di amore per i fratelli». Ecco perché noi dovremmo prendere coscienza dei valori di cui siamo portatori. La mulattiera del Calvario, cioè la strada che porta da Gerusalemme al Calvario è lunga, però finiremo di percorrerla. Non durerà per sempre. E sperimenteremo, come Cristo, l’agonia del patibolo, ma «per tre ore», non per molto. Coraggio! La nostra esistenza non è inutile. Il nostro dolore alimenta l’economia sommersa della grazia. Sì, ci sarà da qualche parte un immenso deposito della grazia. La nostra sofferenza alimenta, rigonfia l’otre della grazia perché poi si riversi sul mondo in un empito di carità. E capiremo che il nostro martirio non è stato assurdo, una crudeltà di Dio, una sua ingerenza nella nostra disturbata dal dolore. Invece il nostro martirio, la nostra sofferenza, ha alimentato il fiume della redenzione raggiungendo i più remoti angoli della terra. Il nostro dolore è come un rigagnolo che va ad ingrossare il fiume del sangue di Cristo. (Mons. Tonino Bello) 1 “IL VENTRE” Abbà Eulogio diceva al suo discepolo: “Figlio, poco alla volta, esercitati a restringere il tuo ventre, grazie al digiuno. Infatti, come un otre disteso diventa più sottile, così ugualmente il ventre quando riceve molto cibo. Ma se ne riceve poco, si riduce ed esige sempre poco”. Leggo un delizioso libretto pubblicato dalle edizioni Qiqajon della Comunità di Bose (Biella). Il titolo è chiaro: Ascoltare oggi i Padri del deserto. Lucien Regnault raccoglie un’antologia di anedotti, massime, scenette che hanno per protagonisti questi maestri dello spirito che avevano scelto le aspre solitudini del deserto egiziano per condurre un’esistenza di grande ascesi ma anche di intensa pace e serenità. Quasi a caso, tra le decine e decine di esempi spesso folgoranti raccolti in questo libretto, ho voluto scegliere un insegnamento di Abba (cioè «padre») Eulogio. Il tema è forse scontato per gli asceti e riguarda il digiuno. Per noi lo è di meno e può diventare persino una parabola. Infatti noi al massimo conosciamo la dieta o la platealità di certi digiuni «politici» che sono più spettacolo che realtà o ci è noto, purtroppo, il dramma dell’anoressia. Il digiuno cristiano è, invece, un atto simbolico prima ancora che effettivo: è la celebrazione del distacco dalle cose, dall’egoismo, dalla frenesia del possesso. E’ l’«esigere sempre poco», nella semplicità e nell’umiltà per donare di più agli altri. Se fosse solo gesto rituale artificioso o masochismo, allora varrebbe non solo la condanna di Cristo (leggi Matteo 6,16-18) ma anche l’ironia di un altro Padre del deserto: «E’ meglio bere vino con umiltà che bere acqua con orgoglio». (da “Mattutino” di Mons. G. Franco Ravasi) Quaresima di Fraternità “Aiutiamo i bambini di Betl emme” - l’Ospedale “EFFETA’ PAOLO VI” - l’Orfanotrofio Terza Settimana di Quaresima "Sobrietà nelle parole e Sobrietà nell’uso dei beni!” Domenica 7 marzo “Domenica di Abramo” ore 7 S. Messa (def.ti PORRO ADA e FRANCHI CARLO) Leggeremo e commenteremo il Va n g e l o d i Giovanni 8,31-59 (=”la disputa di G e s ù c o n i Giudei”) ore 8 (a S. Giacomo) S.Messa (def.ti fam. BORGHI, O S T I N I , ANGARONI e FILIPPINI) ore 8.45 S. Messa (def.ti fam. MARIANI e CACCIA) ore 10 S. Messa dei ragazzi (def.ti ALTOMARE MARCO e TERESA) ore 11,15 S . M e s s a p e r i “ d e f . t i d i F E B B R A I O ” ( Z A F FA R O N I A N G E L I N A , G A R B E L L I ANGELA, PERDONCIN PIETRO) N.B.: la “Classe 1935” ricorda i propri def.ti ore 15 “Vesperi, Riflessione Quaresimale e Processione al Cimitero” ore 18 S. Messa (def.ti BASILICO ANGELO e MARIANI ANGELA) lunedi 8 marzo “UFFICIO GENERALE” (Gn. 17,9-16; Pro 8,12-21; Mt 6,7-15) ore 7 S. Messa (def.ti fam. CASTELNUOVO ANDREA) ore 8.30 S. Messa (def.ti GARBELLI GIUSEPPE, CARLO e BORGHI CATERINA) ore 10 “UFFICIO SOLENNE” (per tutti i def.ti della Comunità Parrocchiale) ore 18 S. Messa (def.ti MANTEGAZZA RINO ed ETTORE) ore 20.45 “UFFICIO SOLENNE” (per tutti i defunti della Parrocchia) celebrato da don Silvano Lucioni ore 21 Corso in preparazione alla “Cresima degli Adulti” martedi 9 marzo (Gn 19,12-29; Pr 8,32-36; Mt 6,16-18) S. Messa (def.to CHENET GIOVANNI) S. Messa (def.to TURRA SILVIO) S . M e s s a ( d e f . t i T E S TA C O N C E T TA e CAMPA GNINO NICOLA; def.ti GIROLA GASPARE, MARIA ASSUNTA e fam.) ore 20,45 “CATECHESI QUARESIMALE” del Card. Dionigi Tettamanzi su Telenova ore 7 ore 8.30 ore 18 “MARZO PAZZERELLO: guarda il sole e prende l’ombrello!” Marzo prende il nome da Marte: dio pagano della guerra. Da Marte vien pure Marzio, nome oggi abbastanza diffuso. Marzo era il primo mese dell’anno romano antico. E’ bene saperlo per carpire l’orgine del nome degli ultimi quattro mesi dell’anno: Settembre (il settimo), ottobre (l’ottavo), Novembre (il nono), Dicembre (il decimo). Marzo è il mese che chiude l’inverno e apre alla primavera. E’ considerato matto. Dice il proverbio: “Marzo pazzo, un sole e un guazzo”. Alcuni, con un po’ di malizia, dicono che, proprio perché di umore instabile, gli è stata affidata la Festa della Donna. In realtà, che male c’è in un pizzico di follia! La fantasia è l’unico rimedio alla piattezza dei nostri giorni! Il Signore ci liberi dalle persone troppo logiche! Ma torniamo a Marzo. Marzo è più saggio di quanto sembri: ci regala nientemeno che la Festa di san Giuseppe. Marzo è saggio perché ha una sua bella lezione: ci insegna che il sole è più radioso dopo la pioggia, come il riposo è più bello dopo la fatica, e la gioia non si gusta appieno se non dopo aver conosciuto il dolore. Marzo dà ragione allo scrittore austriaco R. Musil: “Una grande felicità ha bisogno di un grande ostacolo”. mercoledi 10 marzo (Gn 21,7-21; Pr 10,28-32; Mt 6,19-24) “Giornata Eucaristica per le Vocazioni Sacerdotali e Religiose” ore 6 Esposizione dell’Eucarestia per l’Adorazione personale ore 7 S. Messa (def.ti PAGANI PAOLO e QUATTRO CANDIDA) ore 7.30 “Adorazione Eucaristica” ore 8.30 S. Messa (def.ti VANZULLI LUIGI, FELICE e MARIA, RIMOLDI ADELE) ore 17 “Adorazione Eucaristica” ore 18 S. Messa (def.ta CRISTALLO VALENTINA) 2 Sabato 13 marzo GIOVEDI 11 marzo (Gen 25,5-11; Pro 12,17-22; Mt 6,25-34) ore 7 S. Messa (def.ta DESTRO STELLA) ore 8.30 S. Messa (def.ti BORGHI RINO, ANGELO e VIRGINIA) ore 18 S. Messa (def.to FRAU GINO; def.ti BRUNELLO GIOVANNI e PETRONELLI GIUSEPPE) venerdi 12 marzo N.B.: quest’oggi è di “MAGRO” Più che una storia d’incontri, la via crucis è un seguito di cadute. Nelle cadute ci siamo tutti. Pare che il Signore abbia inteso darci appuntamento «per terra», dove l’incontro è più facile e a portata della comune fragilità. La speranza si leva da questo cumulo di povertà, da cui emerge soltanto la croce che non soffoca né schiaccia. ore 6.45 ore 8.30 ore 15 ore 17 ore 18 ore 19 ore 21 “Via Crucis” “Via Crucis” l’ORA della MISERICORDIA “Via Crucis” per i Ragazzi/e degli Oratori “ C o n s e n s o ” d i C A R N E L L I D AV I D E e SPINELLI DEBORAH “Via Crucis” “ Vi a C r u c i s ” s a c r a r a p p r e s e n t a z i o n e d i FRANCHINI (presso il Salone Parrocchiale di Rovello Porro) “La terra che basta!” Un ricco mugik nelle steppe della Russia sconfinata, che possedeva grandissime estensioni di terre, chiamò un giorno il più povero e fedele dei suoi fattori e gli disse: «voglio premiare la tua fedeltà. Avrài terra per te quanto ti basta! Tutto il terreno che riuscirai a calpestare domani, camminando dall’alba al tramonto, sarà tuoi!». Il povero uomo credette di sognare. Quella notte non dormì per l’ansia dell’attesa. Al primo chiarore dell’alba si pose in cammino, per non perdere un solo minuto di un giorno così prezioso. Quante «verste» (= mt. 1066) avrebbe percorso prima di sera? Correva, correva e il sole saliva. Ansava, camminando, ed era mezzogiorno! Si trascinava a stento all’imbrunire. Avanti, avanti! Fermarsi è perder terreno! Tra poco finalmente avrebbe dormito sulla terra di sua proprietà. Era sera, quando si fermò e disse: «Ecco la terra che basta per me, per la mia famiglia, per il mio avvenire!». Ma proprio allora i suoi piedi non lo sostennero più, gli occhi non videro più. Il cuore gli era scoppiato! Il giorno dopo, il povero uomo fu sepolto in quattro zolle di terra. Ecco la terra che basta ad un uomo! (L. Tolstoi) 3 ore 8.30 ore 18 (Ef 36,16-28; Mc 6,6-13) S. Messa (def.ti fam. FONTANELLA) S. Messa (def.ti PINI FABIO, EGIDIO e R O S E T TA ; d e f . t i PA G A N I G I U S E P P E e M O N TA N I G I N A ; d e f . t o M AT U R O FRANCESCO) DOMENICA 14 marzo Per questa domenica ricordiamo: + alla S. Messa delle ore 11.15, la “Classe 1931” ricorda i propri defunti + ore 11.30: Partenza del “Pellegrinaggio Parrocchiale” a MANTOVA (da via don Sturzo presso la scuola Papa Giovanni XXIII) 8 marzo - “Giornata della donna” “Essere Donna” “Essere donna è così affascinante. E’ un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai”. (Oriana Fallaci) Anche se ho trovato spesso irritante quello che aveva scritto negli ultimi anni della sua vita con enfasi apocalittica, in passato molte pagine di Oriana Fallaci mi avevano appassionato e coinvolto. Così era accaduto per l’Intervista a un bambino mai nato (1975) dalla quale estraggo lo spunto per questa che è la tradizionale «giornata della donna». E’ vero, infatti, che per secoli e secoli e in certo senso anche a i nostri giorni essere donna è stata una sfida in cui molte purtroppo si arrendono malamente, assimilandosi nei comportamenti e nei pensieri ai maschi, perdendo così un’identità interiore fatta di valori originali, di doni personali, di sensibilità e finezza. Se si dovessero sfogliare le raccolte degli aforismi, dei proverbi, delle citazioni, si rimarrebbe sconcertati di fronte alla massa enorme di ironie, sarcasmi e contumelie emesse nella storia anche da autori celebri e venerati nei confronti della donna. Così come ora è spesso negativa l’altrettanto costante esaltazione della loro bellezza, vista però come semplice ornamento fisico, destinato a diventare materia commerciale negli spot televisivi accanto ad altri oggetti di lusso. Essere donna in maniera autentica significa, invece, conservare alcune capacità umane che spesso gli uomini reprimono o ignorano, come la delicatezza, la costanza, la libertà dell’intuizione, la generosità nei sentimenti, la compassione, l’«intelletto d’amore» (come diceva Dante), la tenerezza e così via. Identiche agli uomini come persone, esse hanno una loro originalità da non stingere o estinguere, ma da custodire con c o r a g g i o e testimoniare. (da “Breviario laico” di G. Franco Ravasi) “Quaresima Ragazzi e Ragazze” “Io seguo ... LUI!” Il “CUORE” di Gesù Gesù non ha mai usato il telefono, non ha mai visto la televisione, non ha mai adoperato il computer... Gesù non ha inventato niente, non ha fatto nessuna scoperta scientifica... eppure Gesù è un nome a circuito mondiale, è un nome cha da duemila anni è sulla bocca di tutti. Perché? La risposta è sicura: perché Gesù ha insegnato ad amare, perché Gesù ha scelto l’amore! E’ stato lo specialista dell’amore. “Gesù instaura una nuova mentalità” + La mentalità di chi sa che la prima parola dell’amore non è “Ti do un bacio”, ma “Ti do una mano”. La mentalità di chi non domanda: “Che cosa guadagni?”, ma: “Che cosa ti affligge”?. La mentalità di chi è convinto che “è meglio aver amato e perduto che non aver amato mai”. + La mentalità di chi sa che l’amore non si addice ai pigri. L’amore è “diligente” (”diligente” deriva appunto, dal latino “diligo”: amo”). Raoul Follereau, l’uomo che ha dedicato tutta la vita ad aiutare i lebbrosi, diceva: “L’amore non è una parola farfallina che volteggia su labbra profumate, ma lavoro”. + La mentalità di chi ama non solo con il cuore, ma anche con il cervello. Il cristiano non è un “buonista”. Perché neanche Gesù lo era. All’adultera non ha detto: “Non è successo niente. Cosa vuoi che sia? Lo fanno tutte...”; ma le ha detto: “D’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11). Gesù comprende i peccatori, non li blandisce, non li accarezza, non ne diventa complice. + La mentalità di chi non pensa alla propria fama, al proprio successo, ma solo ad essere disponibile. La mentalità di chi sta in guardia dall’amore presbite. L’amore presbite ama i lontani e non i vicini. Già, perché è facile amare i Tartari che non si incontrano. E’ amare chi accanto ti siede che gran fatica richiede! + Finalmente, la mentalità di chi ama perfino i nemici. Alcuni vi sono arrivati. Un amico intimo del grande papa Paolo VI diceva: “Volete farvi amare da Paolo VI? Siate suoi nemici”. Ebbene, che succederebbe se tale amore si mettesse a girare per il monto intero? Succederebbe la più grande rivoluzione della storia, infinitamente più decisiva di quella introdotta dalla scoperta del fuoco. Succederebbe la rivoluzione che apre, finalmente, la porta alla civiltà. Perché civiltà è amarci, non armarci! “La sua specialità” ® Gesù ha amato “con finezza”, come la cosa più naturale del mondo, senza dare spettacolo, senza far pesare il perdono. Alla peccatrice che gli lava i piedi in casa del fariseo Simone, dice semplicemente: “La tua fede ti ha salvata. Và in pace” (Lc. 7,50). Alla donna sorpresa in adulterio: “Nessuno ti ha condannata? ... Nemmeno io ti condanno... Và e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,10-11). Al buon ladrone crocifisso: “Oggi sarai con me in paradiso”. (Lc 23,43) ® Gesù ha amato “con larghezza”. Diceva: “Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi ristorerò” (Mt II, 28). Non c’era male morale o fisico che non lo scuotesse: “Quelli che avevano infermi per diverse malattie li conducevano a lui ... ed egli li curava” (Lc 4,40). Tutte le categorie di persone sono state toccate dalla bontà di Gesù. Vuole bene i bambini: li abbraccia e li benedice (Mc 10,16). Vuole bene agli adolescenti: risuscita la figlia di Giairo che aveva “circa dodici anni” (Lc 8,42), Vuole bene agli uomini maturi: “Guarda come lo amava” (Gv 11,46), dicevano, vedendolo piangere sulla tomba di Lazzaro. ® Gesù ha amato “con pienezza”. Fino a voler bene a chi lo tradiva (Mt 26,50). Fino alle lacrime (Gv 11,35; Lc 19,41). Fino a morir d’amore (Gv 11,35). Il crocifisso non è di legno, come la croce: è di carne. Visita il sito della tua parrocchia www.sanpietroepaologerenzano.it 4