Dicembre 2011 - Anno 13 (n° 157)
Mensile della
Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco
Ogni anno, puntuale, si presenta a noi
l’Avvento che ci conduce a contemplare, nel
Natale, il mistero del “Dio con noi”. La
stanchezza, l’abitudine, il lavoro, possono
svilire questo tempo che dovrebbe riuscire di
arricchimento spirituale. C’è sempre bisogno
che qualcuno ci stimoli a prendere coscienza
e a vivere in pienezza le opportunità che ci
vengono offerte. Ecco, allora, qualche
riflessione che può aiutare a vivere con
consapevolezza e impegno questo periodo
prenatalizio. Proviamo, dunque, ad impostare
il nostro Avvento sul tema della fede.: è troppo
poco ridurlo ad un tempo di preparazione al
Natale! Per crescere nella fede deve crescere
in noi ogni giorno il desiderio di Lui: bisogna
riscoprire il senso profondo di una intensa vita
spirituale, radicata nella comunione con
Cristo. “Là dove è il tuo tesoro, è il tuo cuore”.
Ci è dato questo tempo di Avvento perché
impariamo di nuovo a “desiderare” Dio, a
tendere verso di Lui con tutto il nostro essere:
Dio si è fatto vicino; nel suo Figlio è venuto a
prendere corpo nella nostra umanità e non ci
ha più lasciati. Una frase del Vangelo ci deve
scuotere dalla sonnolenza spirituale, là dove
Gesù dice: “…ma, il Figlio dell’uomo, quando
verrà, troverà la fede sulla terra?”. Questo
misterioso interrogativo del Vangelo di Luca, è
un chiaro invito a verificare il nostro impegno
nel cammino di fede. Nessuno può presumere
di essere soddisfatto, su questo punto.
Certamente l’Avvento è il tempo del lungo
desiderio e, per questo, il richiamo più
frequente nella liturgia e nella preghiera è
quello di rivivere l’attesa vigilante e gioiosa
dei poveri di Jawè, ma noi sappiamo che
la speranza si è compiuta in Cristo. Ora
bisogna vivere in Lui e per Lui; è la vita di
grazia, è la comunione di vita con Gesù.
Continueremo ad invocare “Maranatha! Vieni
Signore Gesù”, ma insieme pregheremo
intensamente: “Vieni, Signore e resta con
noi”. Ogni giorno Egli viene ad incontrare e a
salvare coloro che lo cercano con cuore
sincero. L’Avvento, dunque, è come il portale
che si apre davanti al nostro cammino per
farci incontrare il Messia, Gesù di Nazaret.
Per questo incontro con il Signore e per
questo “stare con Lui”, la liturgia del tempo di
Avvento ci propone come modello Maria.
Non
si
può
pensare
alla
realtà
dell’Incarnazione, senza riferirsi a Maria, alla
sua fede: fede che attende: “nulla è
impossibile a Dio”; fede che prega: “ si compia
in me la tua parola”; fede di completo
abbandono in Colui che è potente: “eccomi,
sono la serva del Signore”; fede che gioisce:
“la mia anima è piena di gioia”; fede che
opera:”beati coloro che ascoltano la parola e
la mettono in pratica”; fede missionaria: “ha
consacrato totalmente sé stessa, quale
ancella del Signore, alla persona e all’opera
del Figlio suo”.Con Lei preghiamo: “O Dio,
nostra salvezza, che ci hai fatti figli della luce,
aiutaci nel nostro cammino, perché
diventiamo operatori di verità e testimoni del
tuo Vangelo”. Ogni tempo è un dono, anche
questo tempo di Avvento 2011, sta a noi
aprirci ed accogliere nella fede questa
presenza misteriosa di Cristo in un
crescendo di attesa operosa.
don Giuseppe
I Nostri Sacerdoti
Ammalati
Fortunatamente ci sono persone che non
dimenticano mai i nostri sacerdoti, quelli cioè,
che hanno operato nella nostra parrocchia, in
un passato più o meno recente, come parroci
o come coadiutori. Esse mantengono con loro
un contatto vivo e riconoscente.
Nella sua recente visita, il nostro vescovo S.E.
mons. Giuseppe Zenti ci ha manifestato tutta
la sua preoccupazione per la salute di alcuni
di essi.
Diverse persone hanno sentito il bisogno di
accogliere l’appello e sono andate a trovarli.
Anch’io ho potuto incontrare: don Amadio
Caobelli nella sua casa di Cadidavid; don
Mario Magrinelli, ricoverato presso la Casa
Perez di Negrar da almeno due anni e mons.
Luciano De Agostini, degente all’Ospedale di
Negrar.
“Veniteli a trovare”, raccomandava una loro
parente,
“spesso
sono
soli,
come
abbandonati”.
Sono stato testimone, proprio in questa
occasione delle loro reali difficoltà e dei loro
seri problemi. Malgrado tutto ho notato una
serena rassegnazione.
Tuttavia, osservandoli, mi è venuto spontaneo
pensare: “Essi hanno dato tutto di sé per
comunicarci la buona novella e aiutarci a dare
un senso alla nostra vita e Dio non li ha
risparmiati da tanta sofferenza”.
“Il Signore mi sta tirando parecchio le
orecchie”, ha esternato don Mario, là
nell’immobilità di una tremenda malattia,
alimentato solo per via endovenosa e con la
maschera dell’ossigeno sempre a portata di
mano.
È certamente un modo tutto umano di
esprimerci. La sofferenza non ci viene da Dio,
ma è legata al mistero della nostra esistenza.
Del resto, Egli si è fatto uomo in Gesù per
condividerla con noi ed è morto di una morte
scandalosa, ma con un epilogo glorioso che
dona speranza a tutti.
Tante nostre espressioni, apparentemente
ingenue, vogliono spesso significare:
“Signore, ti offro le mie tribolazioni,
dammi
tanta
forza
per
poterle
sopportare”.
Come correttamente osserva Don
Giuseppe, il giornalino, che racconta
“La vita della Comunità”, non può
ignorare questi sacerdoti che abbiamo
potuto conoscere ed apprezzare,
perché hanno trascorso una parte
importante della loro vita con noi.
Oggi essi si trovano in difficoltà ed è
giusto che la Comunità Parrocchiale sia
loro vicina come fossero familiari.
William
2
Quest’anno ho avuto la fortuna di poter
frequentare il Campo Cresima assieme ai miei
compagni. Abbiamo imparato a condividere
tutto, a stare insieme… Il Campo è stato
bellissimo, si sono alternati i momenti delle
risate a quelli seri, ci siamo divertiti senza dover
esagerare, senza fare cose fuori del limite per
farci guardare magari da uno/a ragazzo/a. È
stato tutto naturale, era come se fossimo una
sola persona che pregava per mantenere una
retta via camminando a fianco a Gesù, il che è
stato reso ancora più bello dall’animazione da
parte nostra e delle catechiste. Eravamo pronti
per ricevere lo Spirito Santo, avevamo capito
tante cose essenziali per diventare dei cristiani
adulti e responsabili. Ma tutto questo lo
abbiamo appreso solo stando assieme e con la
nostra semplicità. Comunque senza l’aiuto di
Valeria e Lucrezia, di sicuro non saremmo mai
stati pronti per la Cresima. Un’emozione
pazzesca mi ha accompagnata per tutta la
cerimonia di domenica, avevo paura di non
essere abbastanza pronta e di dire cose
sbagliate, ma alla fine è andato tutto liscio,
perché la mia era solo agitazione ma sapevo
quale era il mio obiettivo: ricevere lo Spirito
Santo e sono riuscita a realizzarlo.
Non riesco a descrivere la mia esperienza
vissuta per arrivare al giorno della Cresima. È
stata un’emozione speciale, molto grande, non
si può descrivere con delle semplici parole, va
vissuta in ogni singolo secondo.
Giada
Il Campo Cresima mi è piaciuto molto, è stata
un’esperienza importante per poi fare la
Cresima. La Cresima è stata emozionante. Ero
un po’ agitata all’inizio ma poi ho capito che mi
sarebbe servito per maturare e crescere
religiosamente.
Maria
La mattina della Cresima mi sono alzata ed
ero molto agitata. Alla cerimonia c’era tutta la
mia famiglia ed ero contentissima di
condividere quel momento con loro. Quando
sono andata verso l’altare dal Vescovo a
ricevere il Sacramento, le mani dei miei padrini
sulle mie spalle mi tranquillizzavano molto. Alla
fine è andato tutto per il meglio e ho
festeggiato con i miei parenti quel giorno così
speciale.
Francesca
Sofia
3
Il Campo Cresima è stata un’esperienza
magnifica, perché oltre a stare insieme ai miei
amici, siamo andati a due Messe molto
diverse dal solito, la prima in una cappella
solo noi cresimandi, la seconda con i nostri
genitori. La Cresima è senz’altro un dono, un
dono che abbiamo ricevuto domenica scorsa e
che conserveremo per la vita. Durante la
celebrazione l’agitazione era senz’altro
palpabile visto sia i genitori e i parenti che ci
guardavano, sia l’emozione di diventare al
100% figli di Dio. Sono davvero contento di
aver fatto la Cresima per meglio credere in
Dio.
nome”. Va beh, comunque è andata bene e
non mi dimenticherò mai questo giorno.
Davide
Quest’anno noi abbiamo ricevuto la Cresima.
La nostra parrocchia ci ha offerto l’opportunità
di partecipare al Campo Cresima per
prepararci al meglio alla discesa dello Spirito
Santo su di noi. Abbiamo passato quattro
giorni meravigliosi ed in compagnia dei nostri
amici. Secondo me è stata un’esperienza non
solo per prepararci allo Spirito Santo ma
anche ci siamo conosciuti meglio e abbiamo
scoperto nuove cose su noi stessi. Domenica
prima della Cresima abbiamo partecipato a
una Messa al Campo Cresima con i nostri
genitori e i nostri amici. Il sabato dopo ci
siamo preparati e alla domenica siamo arrivati
in chiesa e abbiamo assistito alla Messa con il
Vescovo e quando ci ha chiamati uno per uno
e ci ha dato l’opportunità di ricevere lo Spirito
Santo è stata un’emozione bellissima. Adesso
spero che ci possa illuminare sempre come la
stella cometa nel cielo che illumina la gente
verso Gesù, speriamo che faccia la stessa
cosa con noi verso le giuste strade per
compiere al meglio la nostra vita.
Luca
Nel Campo Cresima abbiamo imparato delle
cose importanti sulla Cresima e ci siamo anche
molto,
molto
divertiti
soprattutto
alla
ricreazione. Il primo giorno, verso la notte,
siamo andati con le torce a fare la veglia del
battesimo. È stato molto emozionante
soprattutto l’ultimo giorno che abbiamo fatto
dei
giochi
di
gruppo
strasupermegadivertentissimi. Però quel giorno
abbiamo fatto incavolare la Valeria e io mi sono
vergognato di me stesso perché è arrivato il
Preside e si è arrabbiato con noi. Comunque, il
giorno
della
Cresima
eravamo
tutti
straemozionati, io avevo la Sofia vicino e la
vedevo un pochino impaurita. Quando siamo
entrati in chiesa io non vedevo i miei padrini e
poi mi sono ricordato che erano davanti a
destra. Quando mi hanno visto erano felici. Mi
sono seduto e mi hanno abbracciato.
Quando il don doveva dire i nomi di noi ragazzi
si è dimenticato di dire il mio! Io mi sono alzato
lo stesso e alla fine ha detto: “Tranquillo
Davide, non mi sono dimenticato di dire il tuo
Giulia
@DO 93-97
L’ENIGMA DEL CRISTIANO
IL LAVORO E LO STUDIO SONO
FATICA. MA NON SOLO
“Si può andare a lavorare già stanchi e
arrabbiati del ripetersi monotono, ogni giorno,
degli stessi impegni e incarichi. Un lavoro
senza novità diventa una condanna dalla
quale fuggire appena finito l’orario. Così, il
solo scopo del lavoro diventa lo stipendio.
Niente altro. C’è, poi, chi vive per il lavoro:
scambia il mezzo con il fine e la sua vita si
riduce al guadagno, all’avere, al correre
frenetico, lontano dalla famiglia, dagli amici,
dalla comunità. Questo è il frutto malato di una
società i cui disvalori sono l’efficientismo, il
tutto e subito, l’essere al top ad ogni costo,
anche umano, anche famigliare. Anche se a
farne le spese è la famiglia. Sembra di essere
È nata MARIA SILVIA
Congratulazioni a
mamma Andrea e
papà Gianantonio
È nato ELIA
Congratulazioni a
mamma Martina e papà Roberto
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di fronte a un bivio che , qualunque strada si
imbocchi, conduce al burrone. Da un lato il
lavoro come castigo, dall’altro la vita in
funzione del lavoro, solo per accaparrare
ricchezze in terra, come lo stolto della
parabola.
Ma è questo il vero significato del lavoro? Il
lavoro è buono? Esiste per noi giovani la
vacazione professionale? Si può davvero
santificarsi facendo bene il proprio lavoro
quotidiano?
Si, risposta del Signore che collocò il primo
uomo nel Paradiso “ut operaretur”,perché
lavorasse. Il lavoro è la prima vocazione
dell’uomo. Qualunque lavoro, purché onesto”.
“Alcuni non capiscono la necessità di cercare
la santificazione del proprio mestiere. Se ne
parli, ti rispondono di non aggiungere altri
carichi al loro lavoro che già sopportano di
malavoglia.” Eppure, lavorare in allegria (e per
questo è necessario anche “cambiare
occupazione, rigenerare forze, ideali, progetti
per poi ritornare con più brio al lavoro
consueto”) è proficuo anche economicamente:
se devo comprare il pane, preferisco andare
da un panettiere gentile, sorridente, che ha la
parola giusta per ogni suo cliente. Soprattutto
è proficuo perché servire gli altri col proprio
lavoro è trovarvi Dio. E “davanti a Dio,
nessuna occupazione è di per sé grande o
piccola. Ogni cosa acquista il valore
dell’amore con cui viene compiuta” con un
Il prof. Umberto Fasol, preside delle Stimmate,
ha così introdotto il ciclo degli incontri dei
giovani (classi 93-98) del venerdì sera. Primo
tema affrontato, in tre incontri, il lavoro.
Quindi, visione del film “il dono”e discussione
finale, guidata da animatori, Suor A., Suor F.,
Don Giuseppe.
buon tocco finale, dall’aprire i cervelli con il
bisturi ( come il dottore, protagonista del film)
allo
sbucciare
patate
per
la
cena.
Ancora:”nella semplicità del tuo lavoro
ordinario, nei particolari monotoni di ogni
giorno, devi scoprire il segreto – nascosto per
tanti- della grandezza e della Novità: l’Amore”
che rende nuove tutte le cose. Ma allora esco
dal tepore del letto, nel freddo delle mattine
invernali,
perché
amo
mia
moglie/marito/fidanzata/genitori/
amici/Gesù/Maria e offro loro quello che, ieri,
ritenevo un castigo. E poiché ogni persona è
unica, ha i propri talenti ed è chiamata alla
santità per cammini diversi: chi elettricista, chi
insegnante, ingegnere, impiegato, medico,
spazzino,
meccanico…Abbiamo
posto
particolare attenzione a due lavori poco
riconosciuti, ma vitali: senza di essi, le
famiglie e quindi la società cadrebbero. Il
lavoro di papà e mamma. Crescere i figli è una
storia epica. E le mamme (soprattutto se
divise tra casa e lavoro) devono fare i conti (e
ogni giorno e daccapo) con panni e piatti
sporchi, giochi seminati in ogni dove, capricci
culinari dei figli schizzinosi, compiti, calcio,
nuoto, danza, catechismo…Tutte cose date per
scontate che invece andrebbero riconosciute
dai governanti. Il lavoro silenzioso della
mamma/nonna in casa sostiene la famiglia e
quindi la società. Un ultimo pensiero ha chiuso
questi primi incontri: dei 33 anni di Gesù, 30
furono di lavoro silenzioso come falegname.
Se Lui ha lavorato, allora abbiamo la certezza
che maneggiando cacciaviti, bisturi, numeri,
pentole…e cantando -dentro e fuori- possiamo
raggiungere la santità.
Giuseppe
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conduce all’ascolto, l’ascolto vive del
silenzio. L’introduzione al Lezionario,
inoltre disciplina il silenzio: ne prevede
cioè i modi e i tempi. Il silenzio dovrebbe
precedere la proclamazione della lettura: il
lettore, quindi, non deve salire all’ambone
se non quando i riti di introduzione sono
stati conclusi (al termine cioè della
orazione colletta). In questo modo,
l’assemblea avrà tutto il tempo per sedersi
e predisporsi all’ascolto.
Sono previste brevi pause di silenzio tra le
letture: dopo la prima lettura e il salmo
responsoriale; tra il salmo e la seconda
lettura,
tra
la
seconda
lettura
e
l’acclamazione al Vangelo. In quest’ultimo
caso, il diacono o il presbitero, dovrà
attendere qualche istante prima di alzarsi
per proclamare il Vangelo. Infine, la liturgia
della Parola prevede una pausa di
meditazione dopo l’omelia, per favorire
l’interiorizzazione delle letture e preparare
la liturgia Eucaristica. Spesso le nostre
assemblee vivono con un certo imbarazzo i
tempi di silenzio, è necessario perciò una
formazione
graduale,
evitando
dei
cambiamenti bruschi o solo occasionali.
Solo così si potrà avere qualche beneficio e
favorire l’ascolto. Così ribadisce il recente
Sinodo sulla «Parola di Dio nella vita e
nella missione della Chiesa».
«Ascolta, Israele, Shemà Israel, è il
comandamento primario del popolo di Dio
(Dt 6, 4). Dio invita il fedele ad ascoltare
con l’orecchio del cuore. Il cuore nella
Bibbia non è soltanto la sede dei
sentimenti o dell’emozione, ma il centro più
profondo della persona ove si prendono le
decisioni.
Per questo è necessario il silenzio che si
prolunga al di là delle parole. Lo Spirito
Santo fa intendere e comprendere la
Parola di Dio, unendosi silenziosamente al
nostro spirito. Come la Vergine Maria,
tempio dello Spirito, in una vita silenziosa,
umile e nascosta, la Chiesa tutta va
educata a testimoniare questo rapporto
stretto tra Parola e Silenzio, Parola e
Spirito di Dio».
Quando il silenzio
è necessario
Con una certa frequenza, alcuni lettori ci
domandano: sono previste delle pause di
silenzio durante la Liturgia della Parola?
Spesso la liturgia della Parola è soffocata da
un eccesso di parole: lunghe monizioni
prima delle letture, avvisi talvolta eccessivi
(seduti! Ascoltiamo ora la parola del
Signore), ecc.
Oppure si caratterizza per una certa
frettolosità:
spesso
il
lettore
corre
all’ambone quando si stanno ancora
svolgendo i riti di introduzione oppure capita
di frequente di ascoltare la successione
delle letture senza nessuna pausa e/o
nessun avvicendamento di lettori.
Senza dimenticare che il lettore stesso
molte volte proclama la lettura senza
distinguere il titolo (dalla lettera di...) dal
testo; oppure non fa nessuna pausa tra la
fine della lettura e l’acclamazione finale
(Parola di Dio).
Tutto questo, certamente, non facilita
l’ascolto, soprattutto in un tempo, come il
nostro, in cui le parole sono inflazionate.
Nella liturgia il silenzio costituisce un
linguaggio necessario: non solo se ne
raccomanda l’osservanza, ma vengono
previsti tempi e modalità specifiche,
purtroppo, troppo spesso disattese. In
particolare, tutta la liturgia della Parola
dovrebbe essere attraversata dal silenzio:
oltre ad osservare le giuste pause previste,
il silenzio costituisce l’atmosfera in cui la
Parola risuona.
Così infatti raccomandano i praenotanda del
Lezionario: «La liturgia della Parola si deve
celebrare in modo che essa favorisca la
meditazione; si deve perciò evitare
assolutamente ogni fretta che sia di ostacolo
al raccoglimento». Il silenzio dovrebbe
precedere la proclamazione delle letture,
accompagnare la lettura stessa e infine,
portare a fecondare il silenzio in un ascolto
fruttuoso e una risposta gioiosa.
In altre parole, il silenzio e la parola sono
profondamente legati tra loro: il silenzio
Adriana
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COME COMPORTARSI IN CHIESA
La Chiesa è anche tua, perché è “casa di Dio” e quindi dei suoi figli. Quando vi entri
comportati dignitosamente perché è luogo sacro che richiede il tutto il tuo rispetto.
LA CHIESA È LA CASA DI TUTTI
Nella nostra Comunità Parrocchiale c’è un bel gruppo di“volontari” che ogni settimana offre la sua
collaborazione per provvedere all’ordine e alla pulizia della chiesa, quando entri la trovi sempre nitida
e accogliente, ornata con i fiori , le tovaglie ecc. C’è poi chi si prende cura della liturgia domenicale o
feriale, provvede i lettori per la proclamazione della Parola di Dio; ci sono i Ministri Straordinari della
Comunione, i Cantori grandi e piccoli, gli animatori liturgici, i chierichetti e i ministranti,. Qui ognuno
si deve sentire come a casa sua per questo in chiesa occorre grande cura e rispetto.
ENTRANDO IN CHIESA
Prima di entrare in chiesa spegni, per favore, il cellulare. Ricordati che è più importante quello che
stai facendo che non la chiamata in arrivo e…sicuramente non è il Signore che ti chiama.
Entra in silenzio, per rispetto a Gesù e per non disturbare i presenti. Saluta il Signore che ti
ospita , facendo il Segno della Croce con l’acqua benedetta per ricordare il tuo Battesimo: il
sacramento ti ha “lavato” l’anima e ti ha introdotto nella Famiglia di Dio. Cerca con gli occhi il
Tabernacolo dove si conserva l’Eucarestia, in cui è presente il Signore Gesù, lo puoi individuare
facilmente perché accanto c’è sempre la “lampada” rossa accesa, simbolo della nostra fede, per
ricordarne la presenza, quindi inginocchiati piegando il ginocchio fino a terra (se puoi) con calma e
dignità, altrimenti fai un inchino profondo. Questo gesto ha un significato bellissimo: adorare la
presenza di Gesù l’Emmanuele, il Dio con noi, colui che è il sommo Amore.
Non sederti subito: resta qualche momento in ginocchio o in piedi, fissando il tabernacolo, pensando
a Gesù che è li per ascoltarti. Poi comincia a parlargli; così come ti viene, aprendo il cuore con
spontaneità, in piena confidenza.
Alla fine, uscendo di chiesa ricordati di salutare di nuovo il Signore nel tabernacolo con la
genuflessione e il segno della croce (senza l’acqua benedetta).
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Certi modi di vestire (scollature, calzoncini, minigonne, ecc.) tu sai che non sono mai
consone al "tempio dello Spirito Santo" che è il tuo corpo (cfr.1 Cor 6,19) e alla casa di Dio,
dove sei entrato. In ogni caso, distingui l'abbigliamento adatto per la chiesa da quello per i
giardini pubblici o per la spiaggia.
PUNTUALITÀ ALLA S. MESSA E ALLE ALTRE CELEBRAZIONI
Sii puntuale alle celebrazioni, sei convocato dal Signore ,non puoi arrivare in ritardo ad un’ invito così
importante. Se arrivi in ritardo perdi una parte importante della Messa: la liturgia della Parola, ed è una
mancanza grave; la Messa incomincia con il canto prima del segno della croce. Se fai altrimenti
arrivando in ritardo disturbi il raccoglimento e la preghiera. Nelle funzioni liturgiche occupa i primi posti
a partire dai banchi davanti all'altare vicino, stai vicino agli altri per poter formare visibilmente una
famiglia riunita e soprattutto per pregare coralmente uniti e scambiarsi i gesti liturgici.
DURANTE LA S. MESSA
Nel partecipare alla preghiera comune: unisci la tua voce a quella degli altri senza gridare, e cerca di
andare “a tempo”, pregando insieme agli altri, senza anticipazioni e senza code, cose che veramente
stonano e disturbano. La voce corale è una voce sola anche se emessa da centinaia di persone.
Partecipa al canto insieme a chi lo guida: cantare bene è pregare due volte! La voce va modulata,
evitando le grida e le forzature. Se proprio sei stonato quando gli altri cantano tu fallo sottovoce fino
a quando ti sentirai più sicuro. Non recitare a voce alta le parole o i canti del messale che sono
riservati al sacerdote. Se è indispensabile parlare, fallo sottovoce: la casa di Dio deve essere un’oasi
di religioso silenzio.
Perché la partecipazione alla S. Messa sia piena è molto importante prender parte alla Comunione,
con Dio tra i fratelli. Prima di comunicarti guarda nella tua coscienza: se dopo l’ultima Confessione
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sai di aver commesso qualche mancanza grave insieme al pentimento sincero occorre avere anche
il proposito di confessarsi alla prima occasione. Per le fragilità chiedi perdono. Riguardo al modo di
comunicarti, se desideri ricevere l’Ostia Consacrata sulla mano presentati al Ministro con la mano
sinistra stesa sopra la destra e il palmo delle mani rivolto verso l’alto, per accogliere un così grande
Dono. Alle parole del Ministro: “Il corpo di Cristo”,rispondi con voce chiara e convinzione:
“Amen”. Dopo che il Ministro ha deposto l’ostia consacrata sul palmo della tua mano, davanti a lui o
appena spostato a lato, comunicati portando con riverenza l’ostia consacrata alla bocca con la mano
destra. Non portare l’Eucaristia in giro per la chiesa! Infine torna al tuo posto, pregando il Signore
che è in te. La celebrazione finisce con la fine del canto; è quindi importante partecipare anche a
questo momento. Senza fare confusione esci di chiesa e quando è possibile fermarti a salutare e a
scambiare gli auguri di buona Domenica.
ATTEGGIAMENTI DEL CORPO DURANTE LA MESSA
Stiamo seduti: durante la proclamazione delle Letture fino al canto dell’Alleluia, durante l’omelia e
la preparazione dei doni all’offertorio; e dopo la Comunione in attesa della preghiera finale.
Stiamo in ginocchio (se è possibile, se no in piedi): durante la consacrazione e l’elevazione fino a
“Mistero della fede” e per qualche minuto dopo aver ricevuto l’Eucarestia.
Stiamo in piedi: dall’inizio del canto d’ingresso fino alla conclusione della “colletta”; durante il
canto dell’Alleluia e la proclamazione del Vangelo; durante la professione di fede e la preghiera dei
fedeli; dall’orazione sulle offerte fino alla preghiera eucaristica.
“Il segno della pace” dopo il Padre Nostro è un bel gesto simbolico; è sufficiente scambiarlo
con le persone che abbiamo accanto, senza lasciare il nostro posto: importante è il cuore
riconciliato!
I BAMBINI PICCOLI IN CHIESA
È bene abituare i bambini, fin da piccoli, all’ambiente della chiesa educandoli alla preghiera.
Tuttavia sorvegliamoli perché per quanto è possibile non disturbino, insegnando loro che in chiesa
non si corre né si gioca e si sta il più possibile in silenzio. Ai più grandicelli insegniamo a non
masticare gomme o caramelle e a mantenere un comportamento rispettoso.
ANCORA QUALCHE RACCOMANDAZIONE
Tratta con riguardo i libri dei canti e i foglietti della S. Messa e rimettili al loro posto al termine della
celebrazione. Non è giusto stropicciarli, né darli in mano ai bambini per farli giocare. Così fai anche
se ti servi della sedia, evitando comunque sempre di far rumore. Il cuscino dell’inginocchiatoio
accompagnalo senza far rumore., se lo lasci andare sbatte e disturba tutti. Se accendi una candela
aspetta un momento al di fuori dalle celebrazioni!
LA CONFESSIONE DURANTE LA S. MESSA
Per quanto è possibile, non confessarti durante la Messa, approfitta delle opportunità che ti vengono
offerte con gli orari dei confessori ordinari e straordinari. Se però questo non ti è possibile fai quello
che per te è più conveniente. Una raccomandazione: quando si è in più persone ad attendere il
proprio turno per confessarsi, non è bene stare troppo vicini al confessionale, perché la Confessione
è un fatto estremamente riservato, custodito dal segreto sacramentale.
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COME ACCOSTARSI
ALLA COMUNIONE EUCARISTICA
Te lo dice l'apostolo Paolo (1 Cor 11,27-29): "Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il
calice del Signore, sarà reo del Corpo e del Sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se
stesso..."
Preparati pertanto in tutto il tuo essere:
Nella tua coscienza:
Se, dopo l'ultima Confessione, fatta bene, sai di aver commesso mancanze gravi, non basta il
pentimento sincero per poterti degnamente comunicare; devi prima confessarti al sacerdote. Ricorda:
meglio una Comunione di meno che una Comunione indegna;
e nel corpo:
- Presentati vestito in modo adatto ad accogliere Gesù Eucaristia;
- avendo evitato qualunque cibo o bevanda (eccetto l'acqua e le medicine) per almeno un'ora prima
della Comunione;
- e con le mani pulite (specialmente se ricevi sulla mano il pane eucaristico).
Riguardo al modo di comunicarti:
- Ravviva in te lo stupore per la presenza di Gesù e l'amore, pieno di venerazione, per il suo Santo
Corpo e Sangue, pegno della tua futura immortalità.
- Puoi ricevere il pane consacrato sulla lingua o sulla mano.
Se scegli questo secondo modo comportati così:
--
rispetta il tuo turno nella fila;
presentati al ministro con la mano sinistra stesa sopra la destra e con il
palmo delle mani aperte e rivolte verso l'alto, senza guanti e liberi da
qualsiasi altro oggetto (per chi è mancino: il contrario);
quando il ministro dice: Corpo di Cristo, rispondi: Amen;
-
dopo che il ministro ha deposto sul palmo della tua mano il pane
consacrato, spostati di lato (per consentire a chi segue di avanzare), porta
l'ostia alla bocca, prendendola con le dita della mano destra.
-
infine torna al tuo posto con raccoglimento.
-
Terminato il canto inizia il sacro silenzio per la preghiera personale di
ringraziamento. Anche il suono dell’organo finisce con il canto per
permettere il sacro silenzio.
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situazione impegnativa a livello personale. Ed
è soprattutto la risposta al termine del Vangelo
che esprime bene la situazione di dialogo,
parlando non di Gesù in terza persona, ma
parlando direttamente a lui (Lode «a te», o
Cristo). Come possiamo allora valorizzare
meglio queste acclamazioni e renderle più
espressive? Cominciamo con il ricordare ai
lettori che (oltre a non aggiungere il verbo
essere) rispettino l’acclamazione per quel che
riguarda il tempo e il modo: circa il tempo,
invece di correre nella lettura e attaccare
Parola di Dio all’ultima frase del brano biblico,
si osservi che il Lezionario, sotto l’aspetto
tipografico, non a caso lascia uno spazio
maggiore che negli altri paragrafi, proprio per
indicare una pausa di tempo più lunga. Circa il
modo è importante saper dare a queste poche
parole una tonalità gioiosa e vigorosa, che
sappia suscitare una equivalente risposta da
parte dell’assemblea; allora, invece di dirle
con un volume e un tono sempre più bassi –
come spesso si sente fare – arrivati a quel
punto, dopo una pausa leggermente più lunga
come abbiamo appena detto, innalzare lo
sguardo verso l’assemblea e, alzando un po’ il
volume e soprattutto il tono, pronunciare
l’acclamazione.
Ma tutta la bellezza e la profondità di quello
che abbiamo detto fin qui può essere espressa
e realizzata, e anzi sottolineata, con l’aiuto
della musica! Perché non cogliere l’occasione,
proprio in questo anno particolarmente
dedicato
alla
Parola,
di
valorizzare
l’opportunità indicataci dal Messale di cantare
quelle semplici acclamazioni? Questo ci
permetterà di «staccarle» dal normale modo di
parlare, che rischia di non farci cogliere il
senso che hanno quelle parole. Il Repertorio
regionale «Nella casa del Padre» ci riporta
queste possibilità (nn. 232, 235, 236 e 239)
con delle melodie semplici. L’importante è che
siano eseguite con decisione e convinzione; a
voce libera (senza strumenti); non importa che
la nota sia esatta, basta che sia
sufficientemente acuta da dare il senso di un
grido di gioia.
Non è neppure detto che debba essere il
lettore stesso a cantare; lo può fare un’altra
persona anche stando in un luogo diverso
dall’ambone.
E che anche questo serva ad aiutarci a
dialogare con il Dio che ci parla!
“Parola di Dio”
e basta
Alcuni lettori in chiesa, alla fine della loro
lettura, dicono: «È parola di Dio». Non sarebbe
utile correggere i Lezionari con l’aggiunta di
questo piccolo verbo che indica la provenienza
di quella lettura?
Sì, se si dovesse dare una«certificazione» tipo
denominazione di origine protetta (dop) oppure
denominazione di origine controllata e
garantita (docg)... Se si dovesse solo
esprimere che quel brano appena letto è tratto
dalla Bibbia, allora si potrebbe anche dire così.
Ma nella Liturgia della Parola accade qualcosa
di molto più vivo e importante: non c’è tanto
«qualcuno che legge qualcosa», ma c’è Dio
che è presente e ci parla! E questo è molto di
più di una certificazione bibliografica...
Questo è davvero un mistero grande! Dio che
ci parla, che comunica con noi, piccole e
mediocri creature piene di contraddizioni e di
peccati... Eppure è proprio così: Dio si mette in
dialogo con noi!
Con noi che siamo così assuefatti a questa
realtà e a questo dono, che rischiamo di
banalizzare tutto con la nostra superficialità.
Siamo tutti culturalmente abituati a pensare che
nella
Messa
Dio
sia
presente
nella
consacrazione (che silenzio in quei pochi
secondi!); ma dovremmo convertirci un po’ di
più alla presenza dello stesso Dio durante tutta
la Liturgia della Parola.
Quelle tre parole poste a termine delle letture
bibliche (Parola di Dio o Parola del Signore)
hanno lo scopo di suscitare la gioia
meravigliata e riconoscente in chi ascolta
(Rendiamo grazie a Dio o Lode a te, o Cristo).
Sono piccole frasi che appartengono al genere
delle acclamazioni; non quindi quelle frasi che
denotano
o
precisano
qualcosa,
ma
espressioni fortemente coinvolgenti per chi le
pronuncia. Il vocabolario della lingua italiana ci
ricorda che «acclamare» vuol dire «gridare in
segno di plauso».
Il significato si sposta più sullo stile che sul
contenuto. È l’espressione di uno stato
d’animo entusiastico, carico di convinzione e
decisione. Più che un testo rituale,
l’acclamazione è un gesto rituale!
Il senso di questa acclamazione è dunque
quello di aiutare tutti i presenti a entrare in
dialogo con il Signore che parla al suo popolo;
si tratta di coinvolgere tutti e ognuno in una
don Carlo
11
E siamo arrivati a Littoria, ad ogni famiglia
veniva
assegnato
un
podere
delle
dimensioni corrispondenti alla forza lavoro
che la famiglia poteva sviluppare, i poderi
andavano da 4 ettari a 40 ettari di diversa
natura terreni argillosi, sabbiosi (terre
bianche) o misti (terre nere).
Alla
mamma
Zaveria
venne
prima
assegnato un Podere di 23 ettari vicino
Borgo Santa Maria in Via Fratina poi però
alcuni dei suoi figli più grandi che avevano
iniziato a lavorare con il Consorzio di
Bonifica per scavare i canali che avrebbero
completato la rete idrica di drenaggio
chiesero all'autorità di trasferirsi presso un
altro podere dove la terra era più fertile e
quindi gli assegnarono il pod n° 890 di
ettari 21 circa in via Casa Colangeli prima,
via Alta poi ed infine via Selmo oggi.
Il podere era composto da una grande
cucina a piano terra con in centro un
grande camino dove noi bambini ci
mettevamo seduti ai lati del fuoco per
scaldarci. Al secondo piano si trovavano le
stanze per dormire, dietro c'era un grande
magazzino e la stalla. Il bagno era fuori,
indipendente dalla casa. All'inizio non
avevano ancora le vacche maremmane per
lavorare i campi, ed allora pur di seminare
il grano si trascinava l'erpice con le spalle.
Poi arrivarono gli animali da lavoro, vacche
e
buoi
maremmani,
il
ministero
dell'agricoltura
mise
a
disposizione
agronomi capaci di seguire i molti coloni
non esperti nella coltivazione del terreno
per la concimazione per le semine del
grano fino alla trebbiatura e consegna al
magazzino del consorzio agrario.
L'economia, di
quel territorio prima
paludoso e malsano in cui la malaria era la
peste di quel tempo, iniziò la sua lenta ed
inesorabile strada verso una delle pianure
più fertili e produttive del nostro paese.
Ed ora dopo 77 anni i figli e i figli dei figli in
onore di quella Famiglia e dell'ultimo di quei
7 fratelli "Attilio Perotti nato ad Torri Del
Benaco il 20 Gennaio 1922”, che hanno
contribuito alla realizzazione di quella
importante opera, sono qui tutti intorno a
Lui per ringraziarlo del suo sacrificio del
suo insegnamento del suo esempio.
STORIE DI PAESE
La famiglia Perotti
Nell’ormai lontano 1934 la famiglia Perotti
composta da padre Giuseppe e madre
Zaveria Squarzoni chiesero alle autorità del
tempo di partecipare alla grande migrazione
all'interno
del
territorio
Nazionale
denominata Bonifica Pontina.
La
famiglia
del
Comensii
(il
suo
soprannome) aveva 7 figli tutti maschi:
Nazzareno, Giovanni, Emilio, Angelo,
Marcello, Lodovico e Attilio.
Marcello era da poco sposato e la
cerimonia si era svolta nella chiesa di
Albisano, gli altri più grandicelli lavoravano
come scalpellini del marmo, mentre i più
piccoli, Lodovico ed Attilio, la mattina
presto andavano con un sacco a tracolla al
lavoro.
La mamma Zaveria lavorava come
perpetua dal Prete del Paese "Albisano" e
questi saputo dell'opportunità delle famiglie
più bisognose di trasferirsi in Piscinara
(pianura Pontina) chiese a Zaveria se gli
poteva interessare visto che con sette figli
e il marito ex combattente della prima
guerra mondiale avrebbe avuto i titoli per
ottenere un podere di una certa estensione
tale da soddisfare le esigenze della
famiglia.
La Mamma Zaveria ne parlò con Papà
Giuseppe e decisero di aderire al piano di
migrazione. Raccolte le poche cose salirono
sui mezzi messi a disposizione dello Stato,
iniziarono cosi l'avventura. Ma c'era un
piccolo problema bisognava pagare i debiti
all'alimentari, debiti che erano tutti segnati
sul libretto nero, allora Giuseppe andò a
parlare con la signora dell'alimentari e gli
chiese del tempo per poter raccogliere i
soldi che gli doveva, ma la signora non si
fidò e gli fece firmare delle cambiali con
l'accordo che allo scadere le avrebbe
pagate. Purtroppo la fiducia di Giuseppe
non fu ben riposta e la signora
dell'alimentari porto le cambiali in Banca, gli
venne quindi (a Giuseppe) sequestrata la
casa ed il terreno, Giuseppe aveva perso
l'unico punto di contatto con la sua terra
Natia.
Un nipote
12
1764, quando “una turba di circa 200
affamati”, provenienti dalla Val Sabbia e
dalla zona di Salò assalì con armi i
depositi
di
grano
di
Desenzano,
abbandonati dai mercanti. Caricarono le
granaglie - frumento, granoturco e
miglio - su 12 grosse barche e si
diressero verso Sirmione dove sostarono
la notte e parte del giorno dopo, per
dare tempo ad altri della val Sabbia di
scendere a Salò per proteggere lo
scarico della merce. Ne discesero 150, ai
quali si unirono molti altri delle zone
vicine, e praticamente occuparono Salò;
scaricarono i cereali dalle barche e poi li
portarono ai loro paesi.
I capi della rivolta furono poi catturati e
giustiziati, mentre molti di quelli che vi
avevano
preso
parte
si
salvarono
fuggendo sulle montagne vicine, dove
andarono ad ingrossare le schiere dei
briganti.
In
quell’anno
(1764)
la
carestia
imperversò anche a Torri, soprattutto per
gli
scarsi
raccolti
della
stagione
precedente, per cui la Reggenza dovette
darsi da fare per procurarsi cereali “per
l’universale bisogno” della popolazione.
Allora il sindaco, Bartolomeo Marai, e il
consigliere Fernando Rigo - in seguito
sostituito
dallo
scrivano
Domenico
Pescetta - furono incaricati di ottenere in
prestito
600
ducati
da
impiegare
nell’acquisto di grano da redistribuire fra
gli indigenti del paese.
La stessa cosa si ripetè nel 1773, quando
la
comunità
torresana
ottenne
in
prestito, al tasso del 3,5 annuo e da
restituirsi entro cinque anni, 600 ducati
dal nobile Orazio Marchenti. Infatti in
quell’anno, e nel precedente, le continue
piogge avevano impedito la maturazione
dei cereali, affamando la popolazione di
Torri, che fu costretta, per alleviare i
morsi della fame, a cibarsi di erbe e delle
more dei gelsi, come troviamo scritto in
un manoscritto del parroco del tempo,
don Alvise Barbieri.
Il 24 settembre 1786, in occasione della
relazione al Consiglio della Vicinia del
sindaco
Filippo
Marai
sulle
tristi
condizioni economiche in cui versava la
Carestie
Il lavoro del medico era pure aggravato
dalle
numerose
carestie
che
periodicamente funestavano le contrade
del lago, povere di cereali e perciò
costrette ad approvvigionarsi al mercato
di
Desenzano,
contrabbandieri
permettendo.
Infatti
nel
‘700
il
contrabbando di “biave” - frumento e
granoturco (“zaldo”) in modo particolare , soprattutto verso il Tirolo, era fiorente e
per la sua repressione la Serenissima
stimolava continuamente il Capitano del
lago, il quale per tale incombenza aveva a
disposizione delle barche armate, che
stazionavano a Lazise, a Torri e
soprattutto a Malcesine.
La sottrazione di grani ai paesi
circostanti il Benaco e le annate
sfavorevoli, per i più svariati motivi, dal
passaggio di truppe all’inclemenza del
tempo, spingevano le popolazioni anche
a gesti inconsulti, come avvenne nel
13
comunità, veniamo a sapere che mentre
le rendite annue originarie ammontavano
a troni 7.952 e soldi 4, le uscite (gli
“aggravi”) raggiungevano gli 8.975 troni,
ivi compreso il deposito di troni 1.944
che,
ormai
per
il
quarto
anno
consecutivo, si doveva fare sul Monte di
Pietà di Verona, per pagare il debito
contratto per l’acquisto di granaglie in
occasione della carestia del 1782; negli
“aggravi” era pure compreso l’onorario
del medico. Al disavanzo di 1.023 troni si
dovevano aggiungere i molti debiti
“residuati”, per un totale di passività di
ben 13.331 troni.
Nel 1793 - Vicinia del 1° settembre -,
sempre per procurarsi generi alimentari
da distribuire fra gli originari bisognosi, si
deliberò di incantare per sette anni la
“Machia e le Pietre del Vò”. Ma in
quell’anno le condizioni economiche dei
Torresani erano state ulteriormente
aggravate dal cattivo andamento della
pesca, tanto che con la Vicinia del 20
ottobre la comunità fu ancora costretta a
cercare
1.600
ducati
sempre
per
l’acquisto di grano.
Anche il 1800 fu un brutto anno: i prezzi
dei generi di prima necessità erano saliti
alle stelle, la pesca aveva dato risultati
molto scarsi e reperire granaglie era
sempre più difficile; perciò si rese
necessario contrarre un nuovo debito di
ben 4.000 ducati per l’acquisto di cereali
da ripartire fra gli abitanti di Torri.
Ma il peggio doveva ancora venire.
Infatti, di lì a pochi anni, nel 1817, le
nostre contrade furono percorse da una
carestia rimasta famosa, che colpì quasi
tutta
l’Europa,
dovuta
a
freddi
eccezionali seguiti da siccità: solo a Torri
causò la morte per inedia di ben 60
persone in un anno, con un aumento di
oltre
il
doppio
rispetto
all’anno
precedente.
CALENDARIO 2012
Il 4 ottobre 2012 la nostra Parrocchia
festeggerà
il
bicentenario
della
dedicazione della chiesa ai SS. Pietro e
Paolo
Apostoli.
Data
l’importanza
storico-religiosa di questo avvenimento
ho scelto come soggetto del mio XIV
calendario
proprio
la
chiesa
parrocchiale.
Il ricavato della vendita di questo
calendario sarà offerto alla parrocchia
come contributo alle spese per il
restauro dell’organo settecentesco che è
stato effettuato nell’ottobre scorso.
Si può trovare sul tavolino in Chiesa,
oppure in edicola.
Mario Girardi
PARROCCHIA DI TORRI
Sono Tornati
al Padre
Giorgio Vedovelli
GIUSEPPE
FERRUCCIO
WALTHER
14
CENTRI di ASCOLTO AVVENTO 2011
Anche quest’anno, il 29 novembre, iniziano i Centri di Ascolto. È una proposta che la
Parrocchia fa per il tempo forte dell’Avvento. I Centri di Ascolto sono rivolti a tutti e la
speranza è che siano in molti a frequentarli perché sono una opportunità per approfondire o
rispolverare la nostra conoscenza sull’insegnamento di Gesù, qualunque sia il tema
proposto. Un doveroso e sentito grazie va innanzitutto alle famiglie ospitanti e agli Animatori.
Di seguito si trova l’elenco dei Centri organizzati per l’Avvento 2011.
1
2
3
4
5
6
7
FAMIGLIE OSPITANTI
Benaglio Catullo e Caterina
Pescetta Ottorino e Luigina
Bertera Ferruccio e Renata
Corradi Santa
Presso “Casa del Padre”
Giacometti Chiara (S. Faustino)
Sala Parrocchiale di Pai
ANIMATORI
Tonelli Lucrezia, Vedovelli Caterina
Suor Luisangela
Carli Nadia
Vedovelli Valeria
Suor Adele
Suor M. Ausilia, Zanolli Rosanna
Menapace Anna, Bertuzzi Claudia
GIORNO
Mercoledì
Venerdì
Martedì
Martedì
Mercoledì
Martedì
Venerdì
ORA
15.00
20.30
20.30
20.30
15.00
15.00
15.00
NATALE DEL SIGNORE 2011
CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI
NOVENA DI NATALE: dal 16 al 23 dicembre
ore 20.00 CELEBRAZIONE SOLENNE
ORARIO PER LE CONFESSIONI
Da Giovedì 22 Dicembre a Domenica 25 Dicembre
sarà presente un Padre Confessore straordinario. Sarà disponibile ogni giorno:
dalle 9.00 alle 12.00 / dalle 15.00 alle 18.00 / alle 20.00 durante la Novena.
SABATO 24 DICEMBRE – VIGILIA: dalle 08.00 alle 12.30 - dalle 15.00 alle 20.00
DOMENICA 25 DICEMBRE - SANTO NATALE dalle 8.00 alle 12.00
ORARIO SANTE MESSE
SABATO 24 DICEMBRE NOTTE DI NATALE
ore 24.00 S. MESSA DI MEZZANOTTE
DOMENICA 25 DICEMBRE
NATALE DEL SIGNORE
ore 8.30 – 10.00 – 11.15 - 18.00
SABATO 31 DICEMBRE ore 18.00 S. MESSA e TE DEUM
DOMENICA 1 GENNAIO 2012
MARIA SANTISSIMA “MADRE DI DIO”
ore 8.30 – 10.00 – 11.15 - 18.00 - ore 11.15 S. MESSA e VENI CREATOR
DOMENICA 1 GENNAIO 2012 GIORNATA MONDIALE PER LA PACE
Messaggio del Papa: “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”
15
APPUNTAMENTI SETTIMANALI DICEMBRE 2011
OGNI DOMENICA
ore 10.00: S. MESSA DELLE FAMIGLIE
ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA E CANTO DEL VESPERO.
OGNI LUNEDÌ
ore 9.00-12.00: ADORAZIONE EUCARISTICA E CONFESSIONI.
OGNI MARTEDÌ
ore 15.00: CATECHESI SCUOLA MEDIA.
OGNI GIOVEDÌ
ore 15.00: CATECHISMO SCUOLA ELEMENTARE.
ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA.
OGNI VENERDÌ
ore 20.30: INCONTRO GRUPPO ADOLESCENTI.
OGNI SABATO
ore 15.00 - 18.00: TEMPO PER LE CONFESSIONI
GIOVEDÌ
SOLENNITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE
8
SANTE MESSE ORE 8.30–10.00–11.15-18.00
VENERDÌ
ore 11.00 S. MESSA A CRERO
9
MERCOLEDÌ
14
ore 20.00 INCONTRO DI PREGHIERA IN ONORE DI S. ANTONIO.
VENERDÌ
16
ore 20.00 INIZIA LA NOVENA DI NATALE
DOMENICA
25
NATALE DEL SIGNORE
SANTE MESSE ORE 8.30–10.00–11.15-18.00
VENERDÌ
30
FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA DI NAZARETH
SABATO
31
S. MESSA DI RINGRAZIAMENTO E CANTO DEL “TE DEUM”
CELEBRAZIONE DELLA LITURGIA
PARROCCHIA DI TORRI
ORARIO FESTIVO
Sabato
Domenica
ORARIO FERIALE
ore 17.00
Vespero
ore
ore 18.00 S. Messa
ore
17.00 Vespero
ore
18.00 S. Messa
ore
8.30 S. Messa
ore 10.00 S. Messa
ore 11.15 S. Messa
ore 17.00 Vespero
ore 18.00 S. Messa
7.00 Lodi
PARROCCHIA DI PAI
ORARIO FESTIVO
Sabato
ore 19.30
Domenica ore 10.00
Bollettino di informazione Parrocchiale stampato in proprio
La Redazione: Don Giuseppe Cacciatori – Daniela Pippa – Addea Cestari - Anna Menapace - Nuccia Renda – Rosanna Zanolli - William Baghini.
Collaborazione fotografica: Mario Girardi /Impaginato da: Francesco Greco / Stampato da: Roberto Borghi
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Cristo. “Là dove è il tuo tesoro, è il tuo cuore”. Gesù dice: “…ma, il