Dicembre 2011 - Anno 13 (n° 157) Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco Ogni anno, puntuale, si presenta a noi l’Avvento che ci conduce a contemplare, nel Natale, il mistero del “Dio con noi”. La stanchezza, l’abitudine, il lavoro, possono svilire questo tempo che dovrebbe riuscire di arricchimento spirituale. C’è sempre bisogno che qualcuno ci stimoli a prendere coscienza e a vivere in pienezza le opportunità che ci vengono offerte. Ecco, allora, qualche riflessione che può aiutare a vivere con consapevolezza e impegno questo periodo prenatalizio. Proviamo, dunque, ad impostare il nostro Avvento sul tema della fede.: è troppo poco ridurlo ad un tempo di preparazione al Natale! Per crescere nella fede deve crescere in noi ogni giorno il desiderio di Lui: bisogna riscoprire il senso profondo di una intensa vita spirituale, radicata nella comunione con Cristo. “Là dove è il tuo tesoro, è il tuo cuore”. Ci è dato questo tempo di Avvento perché impariamo di nuovo a “desiderare” Dio, a tendere verso di Lui con tutto il nostro essere: Dio si è fatto vicino; nel suo Figlio è venuto a prendere corpo nella nostra umanità e non ci ha più lasciati. Una frase del Vangelo ci deve scuotere dalla sonnolenza spirituale, là dove Gesù dice: “…ma, il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. Questo misterioso interrogativo del Vangelo di Luca, è un chiaro invito a verificare il nostro impegno nel cammino di fede. Nessuno può presumere di essere soddisfatto, su questo punto. Certamente l’Avvento è il tempo del lungo desiderio e, per questo, il richiamo più frequente nella liturgia e nella preghiera è quello di rivivere l’attesa vigilante e gioiosa dei poveri di Jawè, ma noi sappiamo che la speranza si è compiuta in Cristo. Ora bisogna vivere in Lui e per Lui; è la vita di grazia, è la comunione di vita con Gesù. Continueremo ad invocare “Maranatha! Vieni Signore Gesù”, ma insieme pregheremo intensamente: “Vieni, Signore e resta con noi”. Ogni giorno Egli viene ad incontrare e a salvare coloro che lo cercano con cuore sincero. L’Avvento, dunque, è come il portale che si apre davanti al nostro cammino per farci incontrare il Messia, Gesù di Nazaret. Per questo incontro con il Signore e per questo “stare con Lui”, la liturgia del tempo di Avvento ci propone come modello Maria. Non si può pensare alla realtà dell’Incarnazione, senza riferirsi a Maria, alla sua fede: fede che attende: “nulla è impossibile a Dio”; fede che prega: “ si compia in me la tua parola”; fede di completo abbandono in Colui che è potente: “eccomi, sono la serva del Signore”; fede che gioisce: “la mia anima è piena di gioia”; fede che opera:”beati coloro che ascoltano la parola e la mettono in pratica”; fede missionaria: “ha consacrato totalmente sé stessa, quale ancella del Signore, alla persona e all’opera del Figlio suo”.Con Lei preghiamo: “O Dio, nostra salvezza, che ci hai fatti figli della luce, aiutaci nel nostro cammino, perché diventiamo operatori di verità e testimoni del tuo Vangelo”. Ogni tempo è un dono, anche questo tempo di Avvento 2011, sta a noi aprirci ed accogliere nella fede questa presenza misteriosa di Cristo in un crescendo di attesa operosa. don Giuseppe I Nostri Sacerdoti Ammalati Fortunatamente ci sono persone che non dimenticano mai i nostri sacerdoti, quelli cioè, che hanno operato nella nostra parrocchia, in un passato più o meno recente, come parroci o come coadiutori. Esse mantengono con loro un contatto vivo e riconoscente. Nella sua recente visita, il nostro vescovo S.E. mons. Giuseppe Zenti ci ha manifestato tutta la sua preoccupazione per la salute di alcuni di essi. Diverse persone hanno sentito il bisogno di accogliere l’appello e sono andate a trovarli. Anch’io ho potuto incontrare: don Amadio Caobelli nella sua casa di Cadidavid; don Mario Magrinelli, ricoverato presso la Casa Perez di Negrar da almeno due anni e mons. Luciano De Agostini, degente all’Ospedale di Negrar. “Veniteli a trovare”, raccomandava una loro parente, “spesso sono soli, come abbandonati”. Sono stato testimone, proprio in questa occasione delle loro reali difficoltà e dei loro seri problemi. Malgrado tutto ho notato una serena rassegnazione. Tuttavia, osservandoli, mi è venuto spontaneo pensare: “Essi hanno dato tutto di sé per comunicarci la buona novella e aiutarci a dare un senso alla nostra vita e Dio non li ha risparmiati da tanta sofferenza”. “Il Signore mi sta tirando parecchio le orecchie”, ha esternato don Mario, là nell’immobilità di una tremenda malattia, alimentato solo per via endovenosa e con la maschera dell’ossigeno sempre a portata di mano. È certamente un modo tutto umano di esprimerci. La sofferenza non ci viene da Dio, ma è legata al mistero della nostra esistenza. Del resto, Egli si è fatto uomo in Gesù per condividerla con noi ed è morto di una morte scandalosa, ma con un epilogo glorioso che dona speranza a tutti. Tante nostre espressioni, apparentemente ingenue, vogliono spesso significare: “Signore, ti offro le mie tribolazioni, dammi tanta forza per poterle sopportare”. Come correttamente osserva Don Giuseppe, il giornalino, che racconta “La vita della Comunità”, non può ignorare questi sacerdoti che abbiamo potuto conoscere ed apprezzare, perché hanno trascorso una parte importante della loro vita con noi. Oggi essi si trovano in difficoltà ed è giusto che la Comunità Parrocchiale sia loro vicina come fossero familiari. William 2 Quest’anno ho avuto la fortuna di poter frequentare il Campo Cresima assieme ai miei compagni. Abbiamo imparato a condividere tutto, a stare insieme… Il Campo è stato bellissimo, si sono alternati i momenti delle risate a quelli seri, ci siamo divertiti senza dover esagerare, senza fare cose fuori del limite per farci guardare magari da uno/a ragazzo/a. È stato tutto naturale, era come se fossimo una sola persona che pregava per mantenere una retta via camminando a fianco a Gesù, il che è stato reso ancora più bello dall’animazione da parte nostra e delle catechiste. Eravamo pronti per ricevere lo Spirito Santo, avevamo capito tante cose essenziali per diventare dei cristiani adulti e responsabili. Ma tutto questo lo abbiamo appreso solo stando assieme e con la nostra semplicità. Comunque senza l’aiuto di Valeria e Lucrezia, di sicuro non saremmo mai stati pronti per la Cresima. Un’emozione pazzesca mi ha accompagnata per tutta la cerimonia di domenica, avevo paura di non essere abbastanza pronta e di dire cose sbagliate, ma alla fine è andato tutto liscio, perché la mia era solo agitazione ma sapevo quale era il mio obiettivo: ricevere lo Spirito Santo e sono riuscita a realizzarlo. Non riesco a descrivere la mia esperienza vissuta per arrivare al giorno della Cresima. È stata un’emozione speciale, molto grande, non si può descrivere con delle semplici parole, va vissuta in ogni singolo secondo. Giada Il Campo Cresima mi è piaciuto molto, è stata un’esperienza importante per poi fare la Cresima. La Cresima è stata emozionante. Ero un po’ agitata all’inizio ma poi ho capito che mi sarebbe servito per maturare e crescere religiosamente. Maria La mattina della Cresima mi sono alzata ed ero molto agitata. Alla cerimonia c’era tutta la mia famiglia ed ero contentissima di condividere quel momento con loro. Quando sono andata verso l’altare dal Vescovo a ricevere il Sacramento, le mani dei miei padrini sulle mie spalle mi tranquillizzavano molto. Alla fine è andato tutto per il meglio e ho festeggiato con i miei parenti quel giorno così speciale. Francesca Sofia 3 Il Campo Cresima è stata un’esperienza magnifica, perché oltre a stare insieme ai miei amici, siamo andati a due Messe molto diverse dal solito, la prima in una cappella solo noi cresimandi, la seconda con i nostri genitori. La Cresima è senz’altro un dono, un dono che abbiamo ricevuto domenica scorsa e che conserveremo per la vita. Durante la celebrazione l’agitazione era senz’altro palpabile visto sia i genitori e i parenti che ci guardavano, sia l’emozione di diventare al 100% figli di Dio. Sono davvero contento di aver fatto la Cresima per meglio credere in Dio. nome”. Va beh, comunque è andata bene e non mi dimenticherò mai questo giorno. Davide Quest’anno noi abbiamo ricevuto la Cresima. La nostra parrocchia ci ha offerto l’opportunità di partecipare al Campo Cresima per prepararci al meglio alla discesa dello Spirito Santo su di noi. Abbiamo passato quattro giorni meravigliosi ed in compagnia dei nostri amici. Secondo me è stata un’esperienza non solo per prepararci allo Spirito Santo ma anche ci siamo conosciuti meglio e abbiamo scoperto nuove cose su noi stessi. Domenica prima della Cresima abbiamo partecipato a una Messa al Campo Cresima con i nostri genitori e i nostri amici. Il sabato dopo ci siamo preparati e alla domenica siamo arrivati in chiesa e abbiamo assistito alla Messa con il Vescovo e quando ci ha chiamati uno per uno e ci ha dato l’opportunità di ricevere lo Spirito Santo è stata un’emozione bellissima. Adesso spero che ci possa illuminare sempre come la stella cometa nel cielo che illumina la gente verso Gesù, speriamo che faccia la stessa cosa con noi verso le giuste strade per compiere al meglio la nostra vita. Luca Nel Campo Cresima abbiamo imparato delle cose importanti sulla Cresima e ci siamo anche molto, molto divertiti soprattutto alla ricreazione. Il primo giorno, verso la notte, siamo andati con le torce a fare la veglia del battesimo. È stato molto emozionante soprattutto l’ultimo giorno che abbiamo fatto dei giochi di gruppo strasupermegadivertentissimi. Però quel giorno abbiamo fatto incavolare la Valeria e io mi sono vergognato di me stesso perché è arrivato il Preside e si è arrabbiato con noi. Comunque, il giorno della Cresima eravamo tutti straemozionati, io avevo la Sofia vicino e la vedevo un pochino impaurita. Quando siamo entrati in chiesa io non vedevo i miei padrini e poi mi sono ricordato che erano davanti a destra. Quando mi hanno visto erano felici. Mi sono seduto e mi hanno abbracciato. Quando il don doveva dire i nomi di noi ragazzi si è dimenticato di dire il mio! Io mi sono alzato lo stesso e alla fine ha detto: “Tranquillo Davide, non mi sono dimenticato di dire il tuo Giulia @DO 93-97 L’ENIGMA DEL CRISTIANO IL LAVORO E LO STUDIO SONO FATICA. MA NON SOLO “Si può andare a lavorare già stanchi e arrabbiati del ripetersi monotono, ogni giorno, degli stessi impegni e incarichi. Un lavoro senza novità diventa una condanna dalla quale fuggire appena finito l’orario. Così, il solo scopo del lavoro diventa lo stipendio. Niente altro. C’è, poi, chi vive per il lavoro: scambia il mezzo con il fine e la sua vita si riduce al guadagno, all’avere, al correre frenetico, lontano dalla famiglia, dagli amici, dalla comunità. Questo è il frutto malato di una società i cui disvalori sono l’efficientismo, il tutto e subito, l’essere al top ad ogni costo, anche umano, anche famigliare. Anche se a farne le spese è la famiglia. Sembra di essere È nata MARIA SILVIA Congratulazioni a mamma Andrea e papà Gianantonio È nato ELIA Congratulazioni a mamma Martina e papà Roberto 4 di fronte a un bivio che , qualunque strada si imbocchi, conduce al burrone. Da un lato il lavoro come castigo, dall’altro la vita in funzione del lavoro, solo per accaparrare ricchezze in terra, come lo stolto della parabola. Ma è questo il vero significato del lavoro? Il lavoro è buono? Esiste per noi giovani la vacazione professionale? Si può davvero santificarsi facendo bene il proprio lavoro quotidiano? Si, risposta del Signore che collocò il primo uomo nel Paradiso “ut operaretur”,perché lavorasse. Il lavoro è la prima vocazione dell’uomo. Qualunque lavoro, purché onesto”. “Alcuni non capiscono la necessità di cercare la santificazione del proprio mestiere. Se ne parli, ti rispondono di non aggiungere altri carichi al loro lavoro che già sopportano di malavoglia.” Eppure, lavorare in allegria (e per questo è necessario anche “cambiare occupazione, rigenerare forze, ideali, progetti per poi ritornare con più brio al lavoro consueto”) è proficuo anche economicamente: se devo comprare il pane, preferisco andare da un panettiere gentile, sorridente, che ha la parola giusta per ogni suo cliente. Soprattutto è proficuo perché servire gli altri col proprio lavoro è trovarvi Dio. E “davanti a Dio, nessuna occupazione è di per sé grande o piccola. Ogni cosa acquista il valore dell’amore con cui viene compiuta” con un Il prof. Umberto Fasol, preside delle Stimmate, ha così introdotto il ciclo degli incontri dei giovani (classi 93-98) del venerdì sera. Primo tema affrontato, in tre incontri, il lavoro. Quindi, visione del film “il dono”e discussione finale, guidata da animatori, Suor A., Suor F., Don Giuseppe. buon tocco finale, dall’aprire i cervelli con il bisturi ( come il dottore, protagonista del film) allo sbucciare patate per la cena. Ancora:”nella semplicità del tuo lavoro ordinario, nei particolari monotoni di ogni giorno, devi scoprire il segreto – nascosto per tanti- della grandezza e della Novità: l’Amore” che rende nuove tutte le cose. Ma allora esco dal tepore del letto, nel freddo delle mattine invernali, perché amo mia moglie/marito/fidanzata/genitori/ amici/Gesù/Maria e offro loro quello che, ieri, ritenevo un castigo. E poiché ogni persona è unica, ha i propri talenti ed è chiamata alla santità per cammini diversi: chi elettricista, chi insegnante, ingegnere, impiegato, medico, spazzino, meccanico…Abbiamo posto particolare attenzione a due lavori poco riconosciuti, ma vitali: senza di essi, le famiglie e quindi la società cadrebbero. Il lavoro di papà e mamma. Crescere i figli è una storia epica. E le mamme (soprattutto se divise tra casa e lavoro) devono fare i conti (e ogni giorno e daccapo) con panni e piatti sporchi, giochi seminati in ogni dove, capricci culinari dei figli schizzinosi, compiti, calcio, nuoto, danza, catechismo…Tutte cose date per scontate che invece andrebbero riconosciute dai governanti. Il lavoro silenzioso della mamma/nonna in casa sostiene la famiglia e quindi la società. Un ultimo pensiero ha chiuso questi primi incontri: dei 33 anni di Gesù, 30 furono di lavoro silenzioso come falegname. Se Lui ha lavorato, allora abbiamo la certezza che maneggiando cacciaviti, bisturi, numeri, pentole…e cantando -dentro e fuori- possiamo raggiungere la santità. Giuseppe 5 conduce all’ascolto, l’ascolto vive del silenzio. L’introduzione al Lezionario, inoltre disciplina il silenzio: ne prevede cioè i modi e i tempi. Il silenzio dovrebbe precedere la proclamazione della lettura: il lettore, quindi, non deve salire all’ambone se non quando i riti di introduzione sono stati conclusi (al termine cioè della orazione colletta). In questo modo, l’assemblea avrà tutto il tempo per sedersi e predisporsi all’ascolto. Sono previste brevi pause di silenzio tra le letture: dopo la prima lettura e il salmo responsoriale; tra il salmo e la seconda lettura, tra la seconda lettura e l’acclamazione al Vangelo. In quest’ultimo caso, il diacono o il presbitero, dovrà attendere qualche istante prima di alzarsi per proclamare il Vangelo. Infine, la liturgia della Parola prevede una pausa di meditazione dopo l’omelia, per favorire l’interiorizzazione delle letture e preparare la liturgia Eucaristica. Spesso le nostre assemblee vivono con un certo imbarazzo i tempi di silenzio, è necessario perciò una formazione graduale, evitando dei cambiamenti bruschi o solo occasionali. Solo così si potrà avere qualche beneficio e favorire l’ascolto. Così ribadisce il recente Sinodo sulla «Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa». «Ascolta, Israele, Shemà Israel, è il comandamento primario del popolo di Dio (Dt 6, 4). Dio invita il fedele ad ascoltare con l’orecchio del cuore. Il cuore nella Bibbia non è soltanto la sede dei sentimenti o dell’emozione, ma il centro più profondo della persona ove si prendono le decisioni. Per questo è necessario il silenzio che si prolunga al di là delle parole. Lo Spirito Santo fa intendere e comprendere la Parola di Dio, unendosi silenziosamente al nostro spirito. Come la Vergine Maria, tempio dello Spirito, in una vita silenziosa, umile e nascosta, la Chiesa tutta va educata a testimoniare questo rapporto stretto tra Parola e Silenzio, Parola e Spirito di Dio». Quando il silenzio è necessario Con una certa frequenza, alcuni lettori ci domandano: sono previste delle pause di silenzio durante la Liturgia della Parola? Spesso la liturgia della Parola è soffocata da un eccesso di parole: lunghe monizioni prima delle letture, avvisi talvolta eccessivi (seduti! Ascoltiamo ora la parola del Signore), ecc. Oppure si caratterizza per una certa frettolosità: spesso il lettore corre all’ambone quando si stanno ancora svolgendo i riti di introduzione oppure capita di frequente di ascoltare la successione delle letture senza nessuna pausa e/o nessun avvicendamento di lettori. Senza dimenticare che il lettore stesso molte volte proclama la lettura senza distinguere il titolo (dalla lettera di...) dal testo; oppure non fa nessuna pausa tra la fine della lettura e l’acclamazione finale (Parola di Dio). Tutto questo, certamente, non facilita l’ascolto, soprattutto in un tempo, come il nostro, in cui le parole sono inflazionate. Nella liturgia il silenzio costituisce un linguaggio necessario: non solo se ne raccomanda l’osservanza, ma vengono previsti tempi e modalità specifiche, purtroppo, troppo spesso disattese. In particolare, tutta la liturgia della Parola dovrebbe essere attraversata dal silenzio: oltre ad osservare le giuste pause previste, il silenzio costituisce l’atmosfera in cui la Parola risuona. Così infatti raccomandano i praenotanda del Lezionario: «La liturgia della Parola si deve celebrare in modo che essa favorisca la meditazione; si deve perciò evitare assolutamente ogni fretta che sia di ostacolo al raccoglimento». Il silenzio dovrebbe precedere la proclamazione delle letture, accompagnare la lettura stessa e infine, portare a fecondare il silenzio in un ascolto fruttuoso e una risposta gioiosa. In altre parole, il silenzio e la parola sono profondamente legati tra loro: il silenzio Adriana 6 COME COMPORTARSI IN CHIESA La Chiesa è anche tua, perché è “casa di Dio” e quindi dei suoi figli. Quando vi entri comportati dignitosamente perché è luogo sacro che richiede il tutto il tuo rispetto. LA CHIESA È LA CASA DI TUTTI Nella nostra Comunità Parrocchiale c’è un bel gruppo di“volontari” che ogni settimana offre la sua collaborazione per provvedere all’ordine e alla pulizia della chiesa, quando entri la trovi sempre nitida e accogliente, ornata con i fiori , le tovaglie ecc. C’è poi chi si prende cura della liturgia domenicale o feriale, provvede i lettori per la proclamazione della Parola di Dio; ci sono i Ministri Straordinari della Comunione, i Cantori grandi e piccoli, gli animatori liturgici, i chierichetti e i ministranti,. Qui ognuno si deve sentire come a casa sua per questo in chiesa occorre grande cura e rispetto. ENTRANDO IN CHIESA Prima di entrare in chiesa spegni, per favore, il cellulare. Ricordati che è più importante quello che stai facendo che non la chiamata in arrivo e…sicuramente non è il Signore che ti chiama. Entra in silenzio, per rispetto a Gesù e per non disturbare i presenti. Saluta il Signore che ti ospita , facendo il Segno della Croce con l’acqua benedetta per ricordare il tuo Battesimo: il sacramento ti ha “lavato” l’anima e ti ha introdotto nella Famiglia di Dio. Cerca con gli occhi il Tabernacolo dove si conserva l’Eucarestia, in cui è presente il Signore Gesù, lo puoi individuare facilmente perché accanto c’è sempre la “lampada” rossa accesa, simbolo della nostra fede, per ricordarne la presenza, quindi inginocchiati piegando il ginocchio fino a terra (se puoi) con calma e dignità, altrimenti fai un inchino profondo. Questo gesto ha un significato bellissimo: adorare la presenza di Gesù l’Emmanuele, il Dio con noi, colui che è il sommo Amore. Non sederti subito: resta qualche momento in ginocchio o in piedi, fissando il tabernacolo, pensando a Gesù che è li per ascoltarti. Poi comincia a parlargli; così come ti viene, aprendo il cuore con spontaneità, in piena confidenza. Alla fine, uscendo di chiesa ricordati di salutare di nuovo il Signore nel tabernacolo con la genuflessione e il segno della croce (senza l’acqua benedetta). 7 Certi modi di vestire (scollature, calzoncini, minigonne, ecc.) tu sai che non sono mai consone al "tempio dello Spirito Santo" che è il tuo corpo (cfr.1 Cor 6,19) e alla casa di Dio, dove sei entrato. In ogni caso, distingui l'abbigliamento adatto per la chiesa da quello per i giardini pubblici o per la spiaggia. PUNTUALITÀ ALLA S. MESSA E ALLE ALTRE CELEBRAZIONI Sii puntuale alle celebrazioni, sei convocato dal Signore ,non puoi arrivare in ritardo ad un’ invito così importante. Se arrivi in ritardo perdi una parte importante della Messa: la liturgia della Parola, ed è una mancanza grave; la Messa incomincia con il canto prima del segno della croce. Se fai altrimenti arrivando in ritardo disturbi il raccoglimento e la preghiera. Nelle funzioni liturgiche occupa i primi posti a partire dai banchi davanti all'altare vicino, stai vicino agli altri per poter formare visibilmente una famiglia riunita e soprattutto per pregare coralmente uniti e scambiarsi i gesti liturgici. DURANTE LA S. MESSA Nel partecipare alla preghiera comune: unisci la tua voce a quella degli altri senza gridare, e cerca di andare “a tempo”, pregando insieme agli altri, senza anticipazioni e senza code, cose che veramente stonano e disturbano. La voce corale è una voce sola anche se emessa da centinaia di persone. Partecipa al canto insieme a chi lo guida: cantare bene è pregare due volte! La voce va modulata, evitando le grida e le forzature. Se proprio sei stonato quando gli altri cantano tu fallo sottovoce fino a quando ti sentirai più sicuro. Non recitare a voce alta le parole o i canti del messale che sono riservati al sacerdote. Se è indispensabile parlare, fallo sottovoce: la casa di Dio deve essere un’oasi di religioso silenzio. Perché la partecipazione alla S. Messa sia piena è molto importante prender parte alla Comunione, con Dio tra i fratelli. Prima di comunicarti guarda nella tua coscienza: se dopo l’ultima Confessione 8 sai di aver commesso qualche mancanza grave insieme al pentimento sincero occorre avere anche il proposito di confessarsi alla prima occasione. Per le fragilità chiedi perdono. Riguardo al modo di comunicarti, se desideri ricevere l’Ostia Consacrata sulla mano presentati al Ministro con la mano sinistra stesa sopra la destra e il palmo delle mani rivolto verso l’alto, per accogliere un così grande Dono. Alle parole del Ministro: “Il corpo di Cristo”,rispondi con voce chiara e convinzione: “Amen”. Dopo che il Ministro ha deposto l’ostia consacrata sul palmo della tua mano, davanti a lui o appena spostato a lato, comunicati portando con riverenza l’ostia consacrata alla bocca con la mano destra. Non portare l’Eucaristia in giro per la chiesa! Infine torna al tuo posto, pregando il Signore che è in te. La celebrazione finisce con la fine del canto; è quindi importante partecipare anche a questo momento. Senza fare confusione esci di chiesa e quando è possibile fermarti a salutare e a scambiare gli auguri di buona Domenica. ATTEGGIAMENTI DEL CORPO DURANTE LA MESSA Stiamo seduti: durante la proclamazione delle Letture fino al canto dell’Alleluia, durante l’omelia e la preparazione dei doni all’offertorio; e dopo la Comunione in attesa della preghiera finale. Stiamo in ginocchio (se è possibile, se no in piedi): durante la consacrazione e l’elevazione fino a “Mistero della fede” e per qualche minuto dopo aver ricevuto l’Eucarestia. Stiamo in piedi: dall’inizio del canto d’ingresso fino alla conclusione della “colletta”; durante il canto dell’Alleluia e la proclamazione del Vangelo; durante la professione di fede e la preghiera dei fedeli; dall’orazione sulle offerte fino alla preghiera eucaristica. “Il segno della pace” dopo il Padre Nostro è un bel gesto simbolico; è sufficiente scambiarlo con le persone che abbiamo accanto, senza lasciare il nostro posto: importante è il cuore riconciliato! I BAMBINI PICCOLI IN CHIESA È bene abituare i bambini, fin da piccoli, all’ambiente della chiesa educandoli alla preghiera. Tuttavia sorvegliamoli perché per quanto è possibile non disturbino, insegnando loro che in chiesa non si corre né si gioca e si sta il più possibile in silenzio. Ai più grandicelli insegniamo a non masticare gomme o caramelle e a mantenere un comportamento rispettoso. ANCORA QUALCHE RACCOMANDAZIONE Tratta con riguardo i libri dei canti e i foglietti della S. Messa e rimettili al loro posto al termine della celebrazione. Non è giusto stropicciarli, né darli in mano ai bambini per farli giocare. Così fai anche se ti servi della sedia, evitando comunque sempre di far rumore. Il cuscino dell’inginocchiatoio accompagnalo senza far rumore., se lo lasci andare sbatte e disturba tutti. Se accendi una candela aspetta un momento al di fuori dalle celebrazioni! LA CONFESSIONE DURANTE LA S. MESSA Per quanto è possibile, non confessarti durante la Messa, approfitta delle opportunità che ti vengono offerte con gli orari dei confessori ordinari e straordinari. Se però questo non ti è possibile fai quello che per te è più conveniente. Una raccomandazione: quando si è in più persone ad attendere il proprio turno per confessarsi, non è bene stare troppo vicini al confessionale, perché la Confessione è un fatto estremamente riservato, custodito dal segreto sacramentale. 9 COME ACCOSTARSI ALLA COMUNIONE EUCARISTICA Te lo dice l'apostolo Paolo (1 Cor 11,27-29): "Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del Corpo e del Sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso..." Preparati pertanto in tutto il tuo essere: Nella tua coscienza: Se, dopo l'ultima Confessione, fatta bene, sai di aver commesso mancanze gravi, non basta il pentimento sincero per poterti degnamente comunicare; devi prima confessarti al sacerdote. Ricorda: meglio una Comunione di meno che una Comunione indegna; e nel corpo: - Presentati vestito in modo adatto ad accogliere Gesù Eucaristia; - avendo evitato qualunque cibo o bevanda (eccetto l'acqua e le medicine) per almeno un'ora prima della Comunione; - e con le mani pulite (specialmente se ricevi sulla mano il pane eucaristico). Riguardo al modo di comunicarti: - Ravviva in te lo stupore per la presenza di Gesù e l'amore, pieno di venerazione, per il suo Santo Corpo e Sangue, pegno della tua futura immortalità. - Puoi ricevere il pane consacrato sulla lingua o sulla mano. Se scegli questo secondo modo comportati così: -- rispetta il tuo turno nella fila; presentati al ministro con la mano sinistra stesa sopra la destra e con il palmo delle mani aperte e rivolte verso l'alto, senza guanti e liberi da qualsiasi altro oggetto (per chi è mancino: il contrario); quando il ministro dice: Corpo di Cristo, rispondi: Amen; - dopo che il ministro ha deposto sul palmo della tua mano il pane consacrato, spostati di lato (per consentire a chi segue di avanzare), porta l'ostia alla bocca, prendendola con le dita della mano destra. - infine torna al tuo posto con raccoglimento. - Terminato il canto inizia il sacro silenzio per la preghiera personale di ringraziamento. Anche il suono dell’organo finisce con il canto per permettere il sacro silenzio. 10 situazione impegnativa a livello personale. Ed è soprattutto la risposta al termine del Vangelo che esprime bene la situazione di dialogo, parlando non di Gesù in terza persona, ma parlando direttamente a lui (Lode «a te», o Cristo). Come possiamo allora valorizzare meglio queste acclamazioni e renderle più espressive? Cominciamo con il ricordare ai lettori che (oltre a non aggiungere il verbo essere) rispettino l’acclamazione per quel che riguarda il tempo e il modo: circa il tempo, invece di correre nella lettura e attaccare Parola di Dio all’ultima frase del brano biblico, si osservi che il Lezionario, sotto l’aspetto tipografico, non a caso lascia uno spazio maggiore che negli altri paragrafi, proprio per indicare una pausa di tempo più lunga. Circa il modo è importante saper dare a queste poche parole una tonalità gioiosa e vigorosa, che sappia suscitare una equivalente risposta da parte dell’assemblea; allora, invece di dirle con un volume e un tono sempre più bassi – come spesso si sente fare – arrivati a quel punto, dopo una pausa leggermente più lunga come abbiamo appena detto, innalzare lo sguardo verso l’assemblea e, alzando un po’ il volume e soprattutto il tono, pronunciare l’acclamazione. Ma tutta la bellezza e la profondità di quello che abbiamo detto fin qui può essere espressa e realizzata, e anzi sottolineata, con l’aiuto della musica! Perché non cogliere l’occasione, proprio in questo anno particolarmente dedicato alla Parola, di valorizzare l’opportunità indicataci dal Messale di cantare quelle semplici acclamazioni? Questo ci permetterà di «staccarle» dal normale modo di parlare, che rischia di non farci cogliere il senso che hanno quelle parole. Il Repertorio regionale «Nella casa del Padre» ci riporta queste possibilità (nn. 232, 235, 236 e 239) con delle melodie semplici. L’importante è che siano eseguite con decisione e convinzione; a voce libera (senza strumenti); non importa che la nota sia esatta, basta che sia sufficientemente acuta da dare il senso di un grido di gioia. Non è neppure detto che debba essere il lettore stesso a cantare; lo può fare un’altra persona anche stando in un luogo diverso dall’ambone. E che anche questo serva ad aiutarci a dialogare con il Dio che ci parla! “Parola di Dio” e basta Alcuni lettori in chiesa, alla fine della loro lettura, dicono: «È parola di Dio». Non sarebbe utile correggere i Lezionari con l’aggiunta di questo piccolo verbo che indica la provenienza di quella lettura? Sì, se si dovesse dare una«certificazione» tipo denominazione di origine protetta (dop) oppure denominazione di origine controllata e garantita (docg)... Se si dovesse solo esprimere che quel brano appena letto è tratto dalla Bibbia, allora si potrebbe anche dire così. Ma nella Liturgia della Parola accade qualcosa di molto più vivo e importante: non c’è tanto «qualcuno che legge qualcosa», ma c’è Dio che è presente e ci parla! E questo è molto di più di una certificazione bibliografica... Questo è davvero un mistero grande! Dio che ci parla, che comunica con noi, piccole e mediocri creature piene di contraddizioni e di peccati... Eppure è proprio così: Dio si mette in dialogo con noi! Con noi che siamo così assuefatti a questa realtà e a questo dono, che rischiamo di banalizzare tutto con la nostra superficialità. Siamo tutti culturalmente abituati a pensare che nella Messa Dio sia presente nella consacrazione (che silenzio in quei pochi secondi!); ma dovremmo convertirci un po’ di più alla presenza dello stesso Dio durante tutta la Liturgia della Parola. Quelle tre parole poste a termine delle letture bibliche (Parola di Dio o Parola del Signore) hanno lo scopo di suscitare la gioia meravigliata e riconoscente in chi ascolta (Rendiamo grazie a Dio o Lode a te, o Cristo). Sono piccole frasi che appartengono al genere delle acclamazioni; non quindi quelle frasi che denotano o precisano qualcosa, ma espressioni fortemente coinvolgenti per chi le pronuncia. Il vocabolario della lingua italiana ci ricorda che «acclamare» vuol dire «gridare in segno di plauso». Il significato si sposta più sullo stile che sul contenuto. È l’espressione di uno stato d’animo entusiastico, carico di convinzione e decisione. Più che un testo rituale, l’acclamazione è un gesto rituale! Il senso di questa acclamazione è dunque quello di aiutare tutti i presenti a entrare in dialogo con il Signore che parla al suo popolo; si tratta di coinvolgere tutti e ognuno in una don Carlo 11 E siamo arrivati a Littoria, ad ogni famiglia veniva assegnato un podere delle dimensioni corrispondenti alla forza lavoro che la famiglia poteva sviluppare, i poderi andavano da 4 ettari a 40 ettari di diversa natura terreni argillosi, sabbiosi (terre bianche) o misti (terre nere). Alla mamma Zaveria venne prima assegnato un Podere di 23 ettari vicino Borgo Santa Maria in Via Fratina poi però alcuni dei suoi figli più grandi che avevano iniziato a lavorare con il Consorzio di Bonifica per scavare i canali che avrebbero completato la rete idrica di drenaggio chiesero all'autorità di trasferirsi presso un altro podere dove la terra era più fertile e quindi gli assegnarono il pod n° 890 di ettari 21 circa in via Casa Colangeli prima, via Alta poi ed infine via Selmo oggi. Il podere era composto da una grande cucina a piano terra con in centro un grande camino dove noi bambini ci mettevamo seduti ai lati del fuoco per scaldarci. Al secondo piano si trovavano le stanze per dormire, dietro c'era un grande magazzino e la stalla. Il bagno era fuori, indipendente dalla casa. All'inizio non avevano ancora le vacche maremmane per lavorare i campi, ed allora pur di seminare il grano si trascinava l'erpice con le spalle. Poi arrivarono gli animali da lavoro, vacche e buoi maremmani, il ministero dell'agricoltura mise a disposizione agronomi capaci di seguire i molti coloni non esperti nella coltivazione del terreno per la concimazione per le semine del grano fino alla trebbiatura e consegna al magazzino del consorzio agrario. L'economia, di quel territorio prima paludoso e malsano in cui la malaria era la peste di quel tempo, iniziò la sua lenta ed inesorabile strada verso una delle pianure più fertili e produttive del nostro paese. Ed ora dopo 77 anni i figli e i figli dei figli in onore di quella Famiglia e dell'ultimo di quei 7 fratelli "Attilio Perotti nato ad Torri Del Benaco il 20 Gennaio 1922”, che hanno contribuito alla realizzazione di quella importante opera, sono qui tutti intorno a Lui per ringraziarlo del suo sacrificio del suo insegnamento del suo esempio. STORIE DI PAESE La famiglia Perotti Nell’ormai lontano 1934 la famiglia Perotti composta da padre Giuseppe e madre Zaveria Squarzoni chiesero alle autorità del tempo di partecipare alla grande migrazione all'interno del territorio Nazionale denominata Bonifica Pontina. La famiglia del Comensii (il suo soprannome) aveva 7 figli tutti maschi: Nazzareno, Giovanni, Emilio, Angelo, Marcello, Lodovico e Attilio. Marcello era da poco sposato e la cerimonia si era svolta nella chiesa di Albisano, gli altri più grandicelli lavoravano come scalpellini del marmo, mentre i più piccoli, Lodovico ed Attilio, la mattina presto andavano con un sacco a tracolla al lavoro. La mamma Zaveria lavorava come perpetua dal Prete del Paese "Albisano" e questi saputo dell'opportunità delle famiglie più bisognose di trasferirsi in Piscinara (pianura Pontina) chiese a Zaveria se gli poteva interessare visto che con sette figli e il marito ex combattente della prima guerra mondiale avrebbe avuto i titoli per ottenere un podere di una certa estensione tale da soddisfare le esigenze della famiglia. La Mamma Zaveria ne parlò con Papà Giuseppe e decisero di aderire al piano di migrazione. Raccolte le poche cose salirono sui mezzi messi a disposizione dello Stato, iniziarono cosi l'avventura. Ma c'era un piccolo problema bisognava pagare i debiti all'alimentari, debiti che erano tutti segnati sul libretto nero, allora Giuseppe andò a parlare con la signora dell'alimentari e gli chiese del tempo per poter raccogliere i soldi che gli doveva, ma la signora non si fidò e gli fece firmare delle cambiali con l'accordo che allo scadere le avrebbe pagate. Purtroppo la fiducia di Giuseppe non fu ben riposta e la signora dell'alimentari porto le cambiali in Banca, gli venne quindi (a Giuseppe) sequestrata la casa ed il terreno, Giuseppe aveva perso l'unico punto di contatto con la sua terra Natia. Un nipote 12 1764, quando “una turba di circa 200 affamati”, provenienti dalla Val Sabbia e dalla zona di Salò assalì con armi i depositi di grano di Desenzano, abbandonati dai mercanti. Caricarono le granaglie - frumento, granoturco e miglio - su 12 grosse barche e si diressero verso Sirmione dove sostarono la notte e parte del giorno dopo, per dare tempo ad altri della val Sabbia di scendere a Salò per proteggere lo scarico della merce. Ne discesero 150, ai quali si unirono molti altri delle zone vicine, e praticamente occuparono Salò; scaricarono i cereali dalle barche e poi li portarono ai loro paesi. I capi della rivolta furono poi catturati e giustiziati, mentre molti di quelli che vi avevano preso parte si salvarono fuggendo sulle montagne vicine, dove andarono ad ingrossare le schiere dei briganti. In quell’anno (1764) la carestia imperversò anche a Torri, soprattutto per gli scarsi raccolti della stagione precedente, per cui la Reggenza dovette darsi da fare per procurarsi cereali “per l’universale bisogno” della popolazione. Allora il sindaco, Bartolomeo Marai, e il consigliere Fernando Rigo - in seguito sostituito dallo scrivano Domenico Pescetta - furono incaricati di ottenere in prestito 600 ducati da impiegare nell’acquisto di grano da redistribuire fra gli indigenti del paese. La stessa cosa si ripetè nel 1773, quando la comunità torresana ottenne in prestito, al tasso del 3,5 annuo e da restituirsi entro cinque anni, 600 ducati dal nobile Orazio Marchenti. Infatti in quell’anno, e nel precedente, le continue piogge avevano impedito la maturazione dei cereali, affamando la popolazione di Torri, che fu costretta, per alleviare i morsi della fame, a cibarsi di erbe e delle more dei gelsi, come troviamo scritto in un manoscritto del parroco del tempo, don Alvise Barbieri. Il 24 settembre 1786, in occasione della relazione al Consiglio della Vicinia del sindaco Filippo Marai sulle tristi condizioni economiche in cui versava la Carestie Il lavoro del medico era pure aggravato dalle numerose carestie che periodicamente funestavano le contrade del lago, povere di cereali e perciò costrette ad approvvigionarsi al mercato di Desenzano, contrabbandieri permettendo. Infatti nel ‘700 il contrabbando di “biave” - frumento e granoturco (“zaldo”) in modo particolare , soprattutto verso il Tirolo, era fiorente e per la sua repressione la Serenissima stimolava continuamente il Capitano del lago, il quale per tale incombenza aveva a disposizione delle barche armate, che stazionavano a Lazise, a Torri e soprattutto a Malcesine. La sottrazione di grani ai paesi circostanti il Benaco e le annate sfavorevoli, per i più svariati motivi, dal passaggio di truppe all’inclemenza del tempo, spingevano le popolazioni anche a gesti inconsulti, come avvenne nel 13 comunità, veniamo a sapere che mentre le rendite annue originarie ammontavano a troni 7.952 e soldi 4, le uscite (gli “aggravi”) raggiungevano gli 8.975 troni, ivi compreso il deposito di troni 1.944 che, ormai per il quarto anno consecutivo, si doveva fare sul Monte di Pietà di Verona, per pagare il debito contratto per l’acquisto di granaglie in occasione della carestia del 1782; negli “aggravi” era pure compreso l’onorario del medico. Al disavanzo di 1.023 troni si dovevano aggiungere i molti debiti “residuati”, per un totale di passività di ben 13.331 troni. Nel 1793 - Vicinia del 1° settembre -, sempre per procurarsi generi alimentari da distribuire fra gli originari bisognosi, si deliberò di incantare per sette anni la “Machia e le Pietre del Vò”. Ma in quell’anno le condizioni economiche dei Torresani erano state ulteriormente aggravate dal cattivo andamento della pesca, tanto che con la Vicinia del 20 ottobre la comunità fu ancora costretta a cercare 1.600 ducati sempre per l’acquisto di grano. Anche il 1800 fu un brutto anno: i prezzi dei generi di prima necessità erano saliti alle stelle, la pesca aveva dato risultati molto scarsi e reperire granaglie era sempre più difficile; perciò si rese necessario contrarre un nuovo debito di ben 4.000 ducati per l’acquisto di cereali da ripartire fra gli abitanti di Torri. Ma il peggio doveva ancora venire. Infatti, di lì a pochi anni, nel 1817, le nostre contrade furono percorse da una carestia rimasta famosa, che colpì quasi tutta l’Europa, dovuta a freddi eccezionali seguiti da siccità: solo a Torri causò la morte per inedia di ben 60 persone in un anno, con un aumento di oltre il doppio rispetto all’anno precedente. CALENDARIO 2012 Il 4 ottobre 2012 la nostra Parrocchia festeggerà il bicentenario della dedicazione della chiesa ai SS. Pietro e Paolo Apostoli. Data l’importanza storico-religiosa di questo avvenimento ho scelto come soggetto del mio XIV calendario proprio la chiesa parrocchiale. Il ricavato della vendita di questo calendario sarà offerto alla parrocchia come contributo alle spese per il restauro dell’organo settecentesco che è stato effettuato nell’ottobre scorso. Si può trovare sul tavolino in Chiesa, oppure in edicola. Mario Girardi PARROCCHIA DI TORRI Sono Tornati al Padre Giorgio Vedovelli GIUSEPPE FERRUCCIO WALTHER 14 CENTRI di ASCOLTO AVVENTO 2011 Anche quest’anno, il 29 novembre, iniziano i Centri di Ascolto. È una proposta che la Parrocchia fa per il tempo forte dell’Avvento. I Centri di Ascolto sono rivolti a tutti e la speranza è che siano in molti a frequentarli perché sono una opportunità per approfondire o rispolverare la nostra conoscenza sull’insegnamento di Gesù, qualunque sia il tema proposto. Un doveroso e sentito grazie va innanzitutto alle famiglie ospitanti e agli Animatori. Di seguito si trova l’elenco dei Centri organizzati per l’Avvento 2011. 1 2 3 4 5 6 7 FAMIGLIE OSPITANTI Benaglio Catullo e Caterina Pescetta Ottorino e Luigina Bertera Ferruccio e Renata Corradi Santa Presso “Casa del Padre” Giacometti Chiara (S. Faustino) Sala Parrocchiale di Pai ANIMATORI Tonelli Lucrezia, Vedovelli Caterina Suor Luisangela Carli Nadia Vedovelli Valeria Suor Adele Suor M. Ausilia, Zanolli Rosanna Menapace Anna, Bertuzzi Claudia GIORNO Mercoledì Venerdì Martedì Martedì Mercoledì Martedì Venerdì ORA 15.00 20.30 20.30 20.30 15.00 15.00 15.00 NATALE DEL SIGNORE 2011 CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI NOVENA DI NATALE: dal 16 al 23 dicembre ore 20.00 CELEBRAZIONE SOLENNE ORARIO PER LE CONFESSIONI Da Giovedì 22 Dicembre a Domenica 25 Dicembre sarà presente un Padre Confessore straordinario. Sarà disponibile ogni giorno: dalle 9.00 alle 12.00 / dalle 15.00 alle 18.00 / alle 20.00 durante la Novena. SABATO 24 DICEMBRE – VIGILIA: dalle 08.00 alle 12.30 - dalle 15.00 alle 20.00 DOMENICA 25 DICEMBRE - SANTO NATALE dalle 8.00 alle 12.00 ORARIO SANTE MESSE SABATO 24 DICEMBRE NOTTE DI NATALE ore 24.00 S. MESSA DI MEZZANOTTE DOMENICA 25 DICEMBRE NATALE DEL SIGNORE ore 8.30 – 10.00 – 11.15 - 18.00 SABATO 31 DICEMBRE ore 18.00 S. MESSA e TE DEUM DOMENICA 1 GENNAIO 2012 MARIA SANTISSIMA “MADRE DI DIO” ore 8.30 – 10.00 – 11.15 - 18.00 - ore 11.15 S. MESSA e VENI CREATOR DOMENICA 1 GENNAIO 2012 GIORNATA MONDIALE PER LA PACE Messaggio del Papa: “Educare i giovani alla giustizia e alla pace” 15 APPUNTAMENTI SETTIMANALI DICEMBRE 2011 OGNI DOMENICA ore 10.00: S. MESSA DELLE FAMIGLIE ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA E CANTO DEL VESPERO. OGNI LUNEDÌ ore 9.00-12.00: ADORAZIONE EUCARISTICA E CONFESSIONI. OGNI MARTEDÌ ore 15.00: CATECHESI SCUOLA MEDIA. OGNI GIOVEDÌ ore 15.00: CATECHISMO SCUOLA ELEMENTARE. ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA. OGNI VENERDÌ ore 20.30: INCONTRO GRUPPO ADOLESCENTI. OGNI SABATO ore 15.00 - 18.00: TEMPO PER LE CONFESSIONI GIOVEDÌ SOLENNITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE 8 SANTE MESSE ORE 8.30–10.00–11.15-18.00 VENERDÌ ore 11.00 S. MESSA A CRERO 9 MERCOLEDÌ 14 ore 20.00 INCONTRO DI PREGHIERA IN ONORE DI S. ANTONIO. VENERDÌ 16 ore 20.00 INIZIA LA NOVENA DI NATALE DOMENICA 25 NATALE DEL SIGNORE SANTE MESSE ORE 8.30–10.00–11.15-18.00 VENERDÌ 30 FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA DI NAZARETH SABATO 31 S. MESSA DI RINGRAZIAMENTO E CANTO DEL “TE DEUM” CELEBRAZIONE DELLA LITURGIA PARROCCHIA DI TORRI ORARIO FESTIVO Sabato Domenica ORARIO FERIALE ore 17.00 Vespero ore ore 18.00 S. Messa ore 17.00 Vespero ore 18.00 S. Messa ore 8.30 S. Messa ore 10.00 S. Messa ore 11.15 S. Messa ore 17.00 Vespero ore 18.00 S. Messa 7.00 Lodi PARROCCHIA DI PAI ORARIO FESTIVO Sabato ore 19.30 Domenica ore 10.00 Bollettino di informazione Parrocchiale stampato in proprio La Redazione: Don Giuseppe Cacciatori – Daniela Pippa – Addea Cestari - Anna Menapace - Nuccia Renda – Rosanna Zanolli - William Baghini. Collaborazione fotografica: Mario Girardi /Impaginato da: Francesco Greco / Stampato da: Roberto Borghi