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LETTERATURA
A Milano “Bellissima”, fiera della cultura indipendente
—Editori indipendenti, precari
dell’editoria, freelance, artisti digitali,
sono i protagonisti di “Bellissima, Fiera di
libri e cultura indipendente”, dal 18 al 20
marzo al palazzo del Ghiaccio di Milano.
Tra i sessanta editori che parteciperanno,
ci saranno Sellerio per la narrativa,
Saul Bellow
e i sogni
americani
incrinati
In un bar di New York nel 1975 il narratore diceva:
«Molte attività umane sono in pericolo, anche
i fondamenti politici e culturali del mio paese»
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l’Unità
Martedì, 16 Febbraio 2016
Nell’aprile del 1975, in un bar di Manhattan, New
York, il giornalista e scrittore Vanni Ronsisvalle,
negli Usa per la Rai, incontrò il grande narratore
Saul Bellow. Quanto segue è il resoconto di quel colloquio alla luce dei giorni nostri.
C
he ve ne sembra dell’America? si
chiedeva in un libretto apparso
negli Anni Venti, più o meno un
pamphlet, William Saroyan in epoca di grande crisi non soltanto economica, ma sociale, crisi di valori
e di psicosi collettiva, già accenni di disaffezione dalla politica. Che ve ne sembra dell’America
di oggi esprime tutt’altro genere di interrogativo: con ObaVanni
Ronsisvalle
ma alla Casa Bianca sul punto di uscirne ma impegnato ad
uscirne storicamente vincitore
nel confronto con quel Putin più che mai impegnato a batterlo nell’egemonia su una parte del mondo
dove si sta svolgendo, dicono, una specie di preludio della Terza Guerra nel Mondo Grande. E quel
ring tutto americano delle primarie su cui sfilano
figure e figuri, Hillary e Trump (una bugiardina e
un orrendo) e quel simpaticone di Sanders.
Forse aiutano a farsi una idea di tutto ciò le
occhiate al futuro su gli Usa, e fatalmente sul Mondo Grande, di un altro scrittore americano in anni
certo più vicini a noi, rispetto a quella stagione di
Saroyan. L’altro scrittore, molto più importante di
Saroyan, è Saul Bellow. Nel 1974 aveva appena compiuto sessant’anni, era appena uscito il romanzo
che a tutt’oggi- viene considerato il suo capolavoro, Il dono di Humboldt; e lo aveva appena raggiunto la notizia da Stoccolma di essere stato inserito
nella rosa del Nobel. Quell’anno lo vinse Montale.
Lui ne fu incoronato l’anno dopo.
“Penso che molte attività umane siano in pericolo” mi dice Saul Bellow. «Sono in pericolo le più
alte di queste attività – la scienza, l’arte, la filosofia - non soltanto qui negli Stati Uniti, ma anche da
voi in Europa, in Africa, nel mondo. Con lo spegnimento delle capacità critiche della gente comune…
Per via di una strana rivoluzione, qualcosa di strisciante e pericoloso per l’umanità, un mostro che
Lindau, DeriveApprodi e Quodlibet per
la saggistica, Johan&Levi e Contrasto
per l’editoria d’arte e la fotografia. Il
programma sarà incentrato sulle figure
carismatiche della cultura indipendente
italiana del Novecento, da Bianciardi a
Roversi.
la sta attraversando tutta».
Pensiero apocalittico
Un pensiero così apocalittico, espresso in un piccolo bar di New York, in una traversa della 53esima,
con i tavolini sulla strada nella primavera del 1975
dava da pensare. Saul Bellow, nato a Lachine nel
Quebec, in Canada, da genitori emigrati dalla Russia, è naturalizzato americano. Così a dieci anni
dalla morte (l’estate scorsa ne avrebbe compiuto
cento) ciò che mi disse allora risulterebbe angosciosamente profetico? «Tutto questo è un agente potente di demoralizzazione, recessione, fallimento... Una fonte di odio, di sofferenza, di miseria. Come la morte di una grande illusione».
«Il suo libro fa pensare come ad un processo agli Stati Uniti degli Anni Quaranta che secondo lei - nella spinta capitalistica al consumismo,
al trionfo dell’oggetto - soffocarono quella poeticità che avrebbe assegnato persino un ruolo politico
diverso agli Usa dei decenni a venire. La letteratura può assumersi questo ruolo: processare, correggere, suggerire?»
«La scomparsa della figura del poeta che
influenza la società può sembrare esagerato, ma è
un simbolo potente. Infatti, di poeti che influenzino questo o quello non se ne incontrano più. Questo riguarda l’umanità tutta ma gli Stati Uniti nella loro complessa realtà la rappresentano bene. È
il pensiero umano che si impoverisce in una apparenza di progresso sociale: pensi a tutte le guerre,
le rivoluzioni che si fanno in nome della democrazia, della libertà, del progresso e poi cosa lasciano? Generalmente il potere a satrapi incompetenti, avidi e feroci e alla corruzione che contagia le
popolazioni…»
Profetico Bellow nel 1975? Demoralizzante? Per
quel che lo riguardava non aveva ragione di esserlo; sapendosi nella rosa dei papabili per il Nobel,
assieme ad altre letterarie soddisfazioni, vi era da
aspettarsi da lui una buona dose di positività, non a
caso era ritenuto l’antagonista più pericoloso per la
candidatura di Montale. Ma a ripensarlo oggi come
non essergli riconoscenti? Per chi crede tuttora che
la letteratura - quella giusta - anticipi la storia Bellow ci compensa: lenisce l’avvilimento del consta-
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L`unità 16/02/2016