ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO Dipartimento di Progettazione e Arti applicate Scuola di Scenografia DIPLOMA ACCADEMICO DI PRIMO LIVELLO Progetto Artistico DOCENTE: ALLIEVO: C F rancesco alcagnini ML Anno Accademico 2011 / 2012 Sessione Autunnale ussoni ucia CV urriculum itae Data e Luogo di nascita: Sesso: Cittadinanza: Italiana 2009 Diploma di maturità artistica in Scultura presso il Liceo “A.Serpieri” di Rimini 2009-2012 Triennio presso la Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Urbino Esperienza lavorativa: 2010-2011 (da giugno a settembre) Impiego estivo come cameriera e receptionist all’Hotel Sirena a Miramare di Rimini 2012 Tirocinio presso il Teatro Rossini di Pesaro per la realizzazione dello spettacolo “Il Signor Bruschino” al Rossini Opera Festival Capacità e competenze personali Madrelingua: Lingue Straniere: Capacità e Competenze informatiche: Capacità e Competenze Relazionali/Sociali: Italiana Inglese (ottimo livello scritto e parlato) Ottime conoscenze di programmi per il disegno e la grafica (Autocad, Photoshop e Indesign); buona conoscenza di programmi per la scrittura e la presentazione (Pacchetto Office); destrezza nella navigazione in Internet Buona capacità di lavorare in squadra con altre persone, in ambiente multiculturale grazie all’esperienza del Rossini Opera Festival promossa dall’Accademia di Belle Arti di Urbino Buona capacità di coordinamento e amministrazione dei progetti e delle mansioni assegnate Competenze artistiche: Ottima conoscenza e utilizzo della prospettiva, del disegno geometrico e della scenotecnica Buona conoscenza e utilizzo del disegno anatomico e dal vero Buona conoscenza e utilizzo delle tecniche pittoriche di base Competenze tecniche: Buona conoscenza dei meccanismi e attrezzature specifiche al lavoro teatrale svolto in laboratorio e in ufficio tecnico al Rossini Opera Festival Competenze relative al lavoro per cui si candida: Altre Competenze ed Interesse personali (Hobby): Tel. 3386910222 e-mail lucia:[email protected] Femminile Istruzione e formazione: Competenze organizzative: Lucia Mussoni Via Covignano, 121 47923 Rimini 7 Novembre 1990 - Rimini (Italia) Patente: Ulteriori informazioni: Conoscenza e utilizzo del disegno e dei programmi per la progettazione teatrale Discreta conoscenza della musica, passione per la lettura, concerti e viaggi Patente di guida A1 e B Affidabilità, ambizione e determinazione in campo lavorativo, disponibilità di spostamenti all’estero CV urriculum itae Date and Place of Birth: Gender: Nationality: Education and Training: Work Experience: Personal Skills and Competences Italian 2009 Diploma in Sculpture at “A. Serpieri” Art Highschool, Rimini (Diploma di maturità artistica in Scultura presso il Liceo “A.Serpieri” di Rimini ). 2009 – 1012 Bachelor , School of Scenography at Urbino‘s Accademy of Fine Arts (Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Urbino). 2012 Internship at Rossini Theatre (Teatro Rossini), Pesaro for the production of the opera “Il Signor Bruschino” for the Rossini Opera Festival. 2010-2011 Seasonal job (June – September) as waitress and receptionist at Hotel Sirena, Miramare (Rimini). Italian Other Language(s): English (Proficient user in both written and spoken language). Computer Skills and Competences : Relational/Social Skills and Competences: Artistic Skills and Competences: Technical Skills and Competences: Skills related to the desired position: Other Personal Skills and Interests (hobbies): Tel. 3386910222 e-mail lucia:[email protected] Female Mother Tongue(s): Organisational Skills and Competences: Lucia Mussoni Via Covignano, 121 47923 Rimini November 7th, 1990 – Rimini (Italy) Driving Licence(s): Additional Information: Excellent knowledge of design and graphic programmes (Autocad, Photoshop and Indesign). Good knowledge of writing and presentation programmes (Word and PowerPoint), spreadsheet (Excel). Proficient netsurfing skills. Good skills and capacity to work in a team with other people in multicultural settings. Good skills in coordinating and managing projects and assigned tasks. Excellent knowledge and proficient in the use of perspective, geometric design and stagecraft. Good knowledge and use of anatomical design and life drawing. Good knowledge and use of basic painting techniques. Good knowledge of mechanisms and equipment specific for theatre work employed in technical laboratory and office. Knowledge and use of design and programs for theatre design. Fairly good knowledge of music, passion for reading, concerts and travelling. Driving licence (categories) A1 and B. Reliability, ambition and determination in the working sphere, availability for movements abroad. Le s edie A.A. 2009/2010 Eugene Ionesco Trama Due personaggi, conosciuti come Il vecchio e La vecchia, preparano freneticamente le sedie per una serie di ospiti invisibili che, più tardi, ascolteranno un oratore rivelare le scoperte del vecchio, probabilmente sul senso della vita. Gli ospiti invitati sono tutti, ovvero tutte le persone del mondo: la loro invisibilità, assieme ad altri elementi, fa presupporre che si tratti di un mondo post-apocalittico - il vecchio, ad esempio, parla della distruzione di Parigi. « La vecchia Guardiani? Vescovi? Chimici? Calderai? Violinisti? Delegati? Presidenti? Poliziotti? Commercianti? Edifici? Portapenne? Cromosomi? Il vecchio Sì, sì, e anche i postini, gli albergatori, gli artisti, insomma tutti quelli che sono un po’ studiosi e un po’ proprietari. La vecchia E i banchieri? Il vecchio Li ho convocati. La vecchia I proletari? I funzionari? I militari? I rivoluzionari? I reazionari? Gli alienisti e i loro alienati? Il vecchio Ma sì, ti dico, tutti, tutti, tutti, giacché evidentemente, per un verso o per l’altro, sono tutti degli studiosi o dei proprietari. » (Eugène Ionesco, Le sedie) Gli ospiti arrivati intrattengono dialoghi e ricordano cripticamente delle loro vite. Infine, l’oratore arriva ad offrire il suo discorso alla folla riunita. Interpretato da un attore reale, la presenza fisica dell’oratore contraddice le aspettative del pubblico istituitesi nelle fasi precedenti della commedia. La coppia di vecchi si getta poi da una finestra sull’oceano, sostenendo che giunti a questo punto, quando il mondo intero sta per ascoltare le rivelazioni dell’oratore, la loro vita non potrebbe andare meglio. Mentre l’oratore inizia a parlare, la folla invisibile ed il pubblico reale si accorgono che è sordomuto. La scena rimane dunque deserta, si odono per la prima volta i rumori della folla invisibile, in crescendo e poi progressivamente decrescendo. Il sipario si chiude lentissimamente. Progetto Bozzetto sedie carrellate Scatola prospettica dello spazio scenico Modellino Fotografia del modellino Chiaroscuro a matita ispirato alla fotografia del modellino Tavole tecniche Pianta Tavole tecniche Sezione s alomè Oscar Wilde A.A. 2010/2011 Trama Nel palazzo di Erode Antipa, dove egli vive con la ex moglie del fratello Filippo, Erodiade, intrecciando con lei una relazione legalizzata da un matrimonio, si sta svolgendo un banchetto che vede ospiti giudei, romani, egiziani. L’opera si apre sulla terrazza del palazzo con il dialogo tra i soldati, il siriaco e quello di Cappadocia che discutono sulla bellezza della luna e sulla bellezza della principessa Salomè. Nel salone c’è una grande cisterna dove il tetrarca Erode ha fatto rinchiudere Iokanaan: Erode è infatti spaventato dal comportamento del profeta, che urla dal fondo della sua prigione le profezie sull’avvento del Messia condannando il comportamento dei monarchi di Giudea. Salomè, allontanatasi dal banchetto per i continui sguardi interessati di Erode, è incuriosita dall’uomo e ne chiede la liberazione alle guardie per potergli parlare. Questi si dimostrano spaventati ma alla fine cedono alle lusinghe della principessa: Iokanaan esce dalla cisterna proferendo parole di sdegno contro Erode ed Erodiade. L’aspetto e la voce del profeta inebriano Salomè che, affascinata dall’uomo, rivela ad egli il suo impeto sessuale ed il desiderio irrefrenabile di baciarlo: « Bacerò la tua bocca, Iokanaan; bacerò la tua bocca » (Salomè) Iokanaan la evita e il siriaco, capitano della guardia ed innamorato di Salomè, si uccide nel sentirla proferire promesse di un bacio al profeta. Giungono sulla terrazza il tetrarca e la cognata, ed Erode fa profferte amorose a Salomè, che rifiuta sdegnata. Iokanaan non perde tempo nel maledire il comportamento libertino di Erodiade, la quale è profondamente offesa dalle accuse e dalla mancata difesa da parte del marito. Erode è troppo preso dalla bellezza di Salomè per darle retta, e le chiede di danzare per lui, offrendosi di esaudire qualsiasi suo desiderio. Salomè accetta ed esegue la danza dei sette veli, posando i piedi nudi nel sangue del cadavere del siriaco. Finita l’esecuzione, la danzatrice esprime il suo desiderio, ripetendolo di fronte all’orrore di Erode: « Dammi la testa di Iokanaan » (Salomè) Salomè vuole baciare le labbra di Iokanaan, che sfugge alle richieste di Salomè: ella desidera la sua testa in un bacile d’argento, ma Erode non vuole uccidere un uomo che ha visto Dio; tuttavia, il re non può venir meno alla sua promessa e fa uccidere dal carnefice il profeta. Salomè ne reclama la testa e bacia le labbra di Iokanaan « Ho baciato la tua bocca, Iokanaan » (Salomè) di fronte allo sgomento di Erode ed alla soddisfazione di Erodiade, che vede il suo accusatore morto. Erode, inorridito dalla ragazza, ne ordina l’uccisione da parte di suoi soldati. L’opera termina con gli scudi dei guerrieri che schiacciano, uccidendola, Salomè. Progetto Studio prospettico dello spazio scenico Pianta Fuori scala Studio di riproduzioni di opere da inserire nella scenografia Modellino di prova Studio dei carri mobili Cambi scena Scena 1 Cambio scena a vista Scena 2 Illuminazione Scena 1 Studio dell’illuminazione sul modellino Scena 2 Modellino Fotografia del modellino Il Il TT rovatore rovatore A.A. 2010/2011 Giuseppe Verdi Trama Parte I - Il duello La scena si apre nel palazzo dell’Aliaferia di Saragozza dove Ferrando, capitano delle guardie, racconta agli armigeri la vicenda del figlio minore dell’allora Conte, fratello dell’attuale Conte di Luna, rapito anni prima dalla figlia di una zingara per vendicare la madre giustiziata dal Conte con l’accusa di maleficio; la zingara (Abbietta zingara) aveva poi bruciato il bambino e per questo omicidio i soldati ora chiedono la sua morte. Nel frattempo Leonora, giovane nobile amata dal Conte di Luna, confida a Ines, sua ancella, di essere innamorata di Manrico (Tacea la notte placida), il Trovatore appunto. Il conte, intento a vegliare sul castello, ode la voce di Manrico che intona un canto (Deserto sulla terra). Leonora esce, e confusa dall’oscurità, scambia il conte per Manrico e l’abbraccia. Ciò scatena l’ira del conte, che sfida a duello il rivale. Parte II - La gitana Ai piedi di un monte, in un accampamento di zingari (coro degli zingari: Vedi le fosche notturne spoglie), Azucena, madre di Manrico, racconta che molti anni prima vide morire sul rogo la madre accusata di stregoneria dal vecchio Conte di Luna (Stride la vampa). Per vendicarsi, rapì il figlio del Conte ancora in fasce e, accecata dalla disperazione, decise di gettarlo nel fuoco; per una tragica fatalità, tuttavia, confuse il proprio figlio col bambino che aveva rapito. Manrico capisce così di non essere il vero figlio di Azucena e le chiede di conoscere la propria identità, ma per Azucena l’unica cosa importante è che lei l’abbia sempre amato come un figlio, protetto e curato proprio come quando tornò all’accampamento ferito dopo il duello col Conte. Manrico confida alla madre di esser stato sul punto di uccidere il Conte, durante quel duello, ma di esser stato frenato da una voce proveniente dal cielo (Mal reggendo all’aspro assalto). Nella scena successiva il Conte tenta di rapire Leonora che sta per ritirarsi al convento, ma Manrico sventa il rapimento e porta in salvo l’amata. Parte III - Il figlio della zingara Azucena è catturata da Ferrando e condotta dal Conte di Luna. Costretta dalla tortura e dalle minacce, confessa di essere la madre di Manrico. Il Conte di Luna esulta doppiamente per la cattura. Uccidendo la zingara otterrà doppia vendetta: per il fratello ucciso e su Manrico che gli ha rubato l’amore di Leonora. Manrico e Leonora intanto stanno per sposarsi in segreto e si giurano eterno amore. Ruiz sopraggiunge ad annunciare che Azucena è stata catturata e di lì a poco sarà arsa viva come strega. Manrico si precipita in soccorso della madre cantando la celebre cabaletta Di quella pira. Parte IV - Il supplizio Il tentativo di liberare Azucena fallisce e Manrico viene imprigionato nel palazzo dell’Aliaferia: madre e figlio saranno giustiziati all’alba. Nell’oscurità, Ruiz conduce Leonora alla torre dove Manrico è prigioniero (Timor di me?... D’amor sull’ali rosee). Leonora implora il Conte di lasciare libero Manrico: in cambio è disposta a diventare sua sposa (Mira, d’acerbe lagrime). In realtà non ha alcuna intenzione di farlo: ha già deciso che si avvelenerà prima di concedersi. Il Conte accetta e Leonora chiede di poter dare lei stessa a Manrico la notizia della liberazione. Ma prima di entrare nella torre, beve, di nascosto, il veleno da un anello. Intanto, Manrico e Azucena sono in attesa della loro esecuzione. Manrico cerca di calmare la madre, terrorizzata (Ai nostri monti ritorneremo). Alla fine, la donna si addormenta sfinita. Giunge Leonora ad annunciare la libertà a Manrico e ad implorarlo di scappare. Ma quando egli scopre che lei, la donna che ama, non lo seguirà, si rifiuta di fuggire. È convinto che per ottenere la sua libertà Leonora l’abbia tradito, ma lei, nell’agonia della morte, gli confessa di essersi avvelenata per restargli fedele (Prima che d’altri vivere). Il Conte, entrato a sua volta nella prigione, ascolta di nascosto la conversazione e capisce d’esser stato ingannato da Leonora, che muore fra le braccia di Manrico. Il Conte ordina di giustiziare il trovatore. Quando Azucena rinviene, egli le indica Manrico morente, ma pur nella disperazione la donna trova la forza di rivelare al Conte la tragica verità: «Egli era tuo fratello» e mentre viene tratta a morte può finalmente gridare: «Sei vendicata, o madre!». Modellino Realizzazione degli stampi per la riproduzione in serie delle colonne dei palchetti Incendio Sequenza di fotografie che riprendono la fase di bruciatura del modellino Cambi scena ATTO I “Il duello” ATTO II “La gitana” ATTO III “Il figlio della Zingara” ATTO IV “Il supplizio” BI allo Il delle A.A. 2010/2011 ingrate Claudio Monteverdi Trama Ballo-melodramma in un atto. Musica di Claudio Monteverdi. Libretto di Ottavio Rinuccini. Coreografia attribuita a Isacchino Ebreo. Mantova, Teatro della Commedia, 4 giugno 1608 durante le feste per le nozze di Francesco Gonzaga con Margherita di Savoia. L'ARGOMENTO. Amore è accompagnato dalla madre Venere fino all'imboccatura di una gran voragine, «dentro alla quale ruotano globi d'ardentissime fiamme, e per entro a essa innumerabili mostri d'Inferno», dove entra per riuscirne con Plutone. Venere e Amore pregano il re degli Inferi affinché consenta alle anime delle donne che in vita furono ingrate verso gli amanti di uscire per poco alla luce e mostrare a «ogn'anima superba, A qual martir cruda beltà si serba». Plutone acconsente e invia le ombre d'Inferno «a condur fuori la condannata schiera delle Donne Ingrate, che devono fare il balletto». Allontanatisi Venere e Amore, le Ingrate eseguono un ballo esprmente grande dolore, rimpianto e pentimento. Dopo un monito di Plutone «ricominciano quelle Ingrate un altro balletto con atti pieni di maggior disperazione e di maggior cordoglio e con mille intrecciamenti e ,mille variazioni...» rientrano nell'oltretomba dopo uno straziante addio alla vita cantato da una di esse. CRITICA. Terza opera di Monteverdi per le feste del 1608 alla corte mantovana, dopo l’Arianna e il prologo per l’ldropica del Guarini, il Ballo delle Ingrate sarebbe, secondo alcuni, un «balletto alla francese» nello stile del ballet de cour, conosciuto da Monteverdi nel corso dei suoi precedenti soggiorni francesi. Pur non potendosi negare una vaga influenza del genere, che costituirebbe comunque un fenomeno di re-importazione, tale collegamento appare superficiale e suggerito forse soltanto dalla disposizione scenica per cui i danzatori scendono dal palcoscenico in sala per il ballo; disposizione peraltro spesso praticata anche in Italia da tempo, e in questo caso proveniente semmai, più che dal ballet de cour, dalle suggestioni e dal gusto teatrale grecizzanti dell’ambiente della Camerata fiorentina. Comunque sia, la coerenza e la densità espressiva del Ballo delle Ingrate, dovute oltre che al genio di Monteverdi alla raffinata invenzione poetica di Ottavio Rinuccini, lo pongono ben al di sopra e ben lungi da tutti gli spettacoli francesi dell’epoca. Non è noto il nome del coreografo autore dei balli facenti parte della rappresentazione e di quello, di soggetto pastorale, che la seguiva per rallegrare il pubblico commosso dalla sorte delle Ingrate; il Reyna indica Isacchino Ebreo, maestro di ballo alla corte di Mantova per molti anni, ma l’attribuzione appare, per ragioni di ordine cronologico, scarsamente credibile. Nulla sappiamo comunque della coreografia, ma dai pochi accenni contenuti nel libretto possiamo immaginare che consistesse in composizioni orchestiche nello stile e nella tecnica del più maturo “ballo nobile”, fuse però con elementi pantomimici di più intenso significato drammatico. Certo è tuttavia che la danza, pur rimanendo per consuetudine parte integrante dello spettacolo, presentava scarso interesse nel fervore di elaborazioni teoriche e poetiche conducenti su tutt’altra via che quella del teatro wwcoreografico: erano gli albori, già luminosi, del melodramma. LA MUSICA. Se della prima collaborazione di Monteverdi con il poeta Ottavio Rinuccini non è rimasto che il sublime "Lamento" dall'Arianna, abbiamo però il Ballo delle Ingrate che risale allo stesso 1608. Con molta probabilità Monteverdi teneva molto a questa composizione e l'edizione a stampa (pubblicata solo trent'anni dopo da Vincenti a Venezia, nel 1638, quando il Ballo era già stato rappresentato anche a Vienna) fu rimaneggiata e revisionata in maniera evidente. Alcune caratteristiche compositive, le colorature e tessiture vocali (soprattutto per la parte di Plutone) sono da collegare a stilemi linguistici certamente posteriori al 1608 e comuni agli altri madrigali dell'Ottavo libro, tra i quali trova posto il Ballo delle Ingrate in genere rappresentativo. La curiosa contromoralità della trama ottiene un risalto musicale che nella prima parte è essenzialmente discorsivo e piuttosto convenzionale. La schematica alternanza di recitativo e dialogo tra Amore e Venere, tra questa e Plutone, non perviene mai alla definizione di veri e propri ariosi. Gli spunti melodici forniscono però una prima delineazione musicale dei caratteri dei personaggi. Ad Amore è consegnata la linea meno originale, mentre Venere canta con inflessioni vagamente leggiadre, non di rado umanamente frivole. Plutone invece pare seguire anche nel disegno vocale regale, potente con accenti quasi caricaturali, il tono generalmente encomiastico della narrazione (siamo lontani dall'eloquio severo e più convinto del Plutone dell'Orfeo). L'atmosfera musicale si eleva con il duetto tra Venere e Amore "Ecco ver noi l'addolorate squadre" in cui la compassione per le anime infelici suggerisce a Monteverdi la creazione di una pagina dolce e armoniosa. Più complesso (formato da due recitativi, seguiti da due ariosi uguali tra loro e conclusi dal coretto femminile a quattro voci) il "lamento" finale è uno di quei pianti struggenti da annoverare tra le realizzazioni più alte del magistero monteverdiano. Il dispositivo strumentale del Ballo delle Ingrate è particolarmente interessante: «cinque viole da brazzo, clavicembalo e chitarone, li quali dieci strumenti si raddoppiano secondo il bisogno della grandezza del loco in cui devisi rapresentare». Ma più significativa è l'utilizzazione di questi strumenti che ottengono una caratterizzazione espressiva e narrativa essenziale. Per esempio l'effetto di oscuramento timbrico che sottolinea la danza delle Ingrate si ha mediante un'ingegnosa ripartizione strumentale delle parti reali; non suonano mai tutte insieme e il secondo violino tace quando comincia il tenore. Di sicuro effetto drammatico è anche la rarefazione sonora che conclude l'opera. Iniziato con la sinfonia suonata da tutti gli strumenti, il Ballo termina con lo sconsolato lamento di un'Ingrata accompagnata dal solo chitarrone; a lei risponde l'ultimo richiamo del coretto, non sostenuto piu da alcuno strumento. Modellino uno Fotografia del modellino Fotografie di particolari del modellino Modellino due Fotografia del modellino Fotografia del modellino collocato all’interno della vasca Fotografie di particolari del modellino Le teche Bozzetti Fotografie di particolari delle teche s B ignor Il ruschino A.A. 2011/2012 Gioacchino Rossini Trama Farsa per musica in un atto. Prima rappresentazione: Venezia, Teatro San Moisè, 27 I 1813 Florville, amante di Sofia, giunge al castello di Gaudenzio, tutore della fanciulla, per trarla in sposa, ma viene a sapere che Gaudenzio l’ha destinata al figlio di un certo signor Bruschino. Florville viene a conoscenza del fatto che il figlio di Bruschino è tenuto sotto chiave in una locanda, in quanto ha contratto debiti per più di 400 franchi. Florville si finge cugino di Bruschino, ne salda il debito a patto che venga tenuto sotto chiave. Si fa dare dal locandiere Filiberto la lettera di presentazione di Bruschino e si sostituisce a lui per sposare Sofia; fa quindi recapitare a Gaudenzio una finta lettera di Bruschino padre, nella quale si chiede che il tutore faccia arrestare il figlio perdigiorno e lo trattenga nella sua abitazione. Florville si fa arrestare volontariamente e recita la parte del pentito di fronte a Gaudenzio. Ma in quella giunge Bruschino padre, furibondo per le malefatte del figlio. Florville continua la finta, ma il padre non riconosce in lui suo figlio. Gaudenzio crede che Bruschino non riconosca il figlio per l’irritazione e lo invita a cedere. Bruschino padre chiede addirittura l’intervento di un delegato di polizia, ma non si viene a capo di nulla. Inoltre Filiberto chiama Florville Bruschino e questo toglie ogni dubbio in realtà all’adempimento del contratto nuziale. Ma Filiberto reclama il saldo del debito a Bruschino, scoprendo così l’inganno. Bruschino vuole svelare tutto, ma apprende che Florville è il figlio di un senatore nemico di Gaudenzio. Riconosce così per vendicarsi Florville e lascia che sposi Sofia. Anche Gaudenzio acconsente, ma improvvisamente fa la sua comparsa il vero Bruschino figlio. Gaudenzio va su tutte le furie quando apprende di aver dato la sua pupilla in sposa al suo maggior nemico, ma ormai è troppo tardi e al tutore non resta che il perdono. Proposta 0 Progetto Pianta dei movimenti Bozzetti prospettici Bozzetti prospettici con cambi scena Proposta 1 Fotografia del modellino Tavole tecniche Pianta Fuori scala Proposta 2 Fotografia del modellino Modellino Fotografie del modellino Tavole tecniche Pianta Fuori scala Proposta 3 Rendering Tavole tecniche Pianta Fuori scala Proposta definitiva Fotografia dell’inizio dello spettacolo Proposta definitiva Fotografia della fine dello spettacolo Tavole tecniche Pianta Fuori scala RIVISITAZIONE SCENOGRAFICA M axxi A.A. 2011/2012 Zaha Hadid Progetto Bozzetto su foglio da lucido Fotografia di riferimento Bozzetto ad acquerello Rendering Rendering Rendering della scenografia inserita sul palcoscenico del Teatro Rossini di Pesaro Tavole tecniche Pianta Fuori scala Tavole tecniche Plafone Fuori scala Tavole tecniche Sezione Fuori scala