Documento n. 1 – Circa 1830 – Stato di famiglia Frick, cocchiere Caròli. Sul retro stato di famiglia Kratli cocchiere Caròli. TRADIZIONE ORALE La nostra chiesa non ha la piazza davanti, come la maggior parte delle chiese, perché il fossato che correva intorno al castello aveva un andamento Est – Ovest ed era tra il campanile (torre) e la chiesa, essendo costruita su terreno del castello non c’era più spazio; davanti c’era la strada, il piccolo campanile della Chiesa di S. Antonio e la chiesina. Preghiera a S. Giuseppe anni Venti raccolta da Lamera Antonio da sua madre Diomira che l’aveva imparata da sua madre Rosa Ferrari Salvioni negli anni 1915-20 . A Te o Beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo fiduciosi e invochiamo il Tuo patrocinio dopo quello della Tua Santissima sposa. Deh! Per quel Tuo sacro vincolo di carità che ti strinse all’Immacolata Vergine Maria madre di Dio e per l’amore paterno che portasti al Bambino Gesù, riguarda te ne preghiamo con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò con il Suo sangue e con il Tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi o provvido custode della divina famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo. Allontana da noi o Padre amatissimo, la peste di errori e di vizi che ammorbano il mondo. Assistici e propizia dal cielo in questa lotta contro il potere delle tenebre o nostro fortissimo protettore. E come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del Pargoletto Gesù, così ora difendi la Santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità. Estendi sopra ciascuno di noi il Tuo continuo patrocinio affinché con il Tuo esempio e mediante il Tuo soccorso possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine del cielo. DAL LIBRO DEI MORTI in archivio Parrocchiale I morti della peste del 1630 vengono seppelliti nella fossa del castello; furono ritrovate delle ossa in piazza Valsecchi durante la ristrutturazione. Altre ossa furono trovate a Nord dell’Auditorium, in via Dante all’altezza del campanile circa; per cui il fossato circumnavigava l’attuale Chiesa parrocchiale con la Casa del sagrestano, ora Isacchi; mentre il primo Cimitero era a Sud dello stesso Auditorium. Notizia raccolta da A. Lamera da Conti Gerolamo il 9/10/2010 Durante la seconda guerra mondiale era sacrista al Santuario Magni Alessandro(papà di G. Battista e Rina); il parroco mons. Carminati si accorse che le elemosine nello scurolo dov’era la statua della Madonna dei Campi, erano diminuite sensibilmente rispetto a quelle di quando c’era l’altro sacrista (che dovrebbe essere stato Bionda Lorenzo N.d.A.). Per provare i suoi sospetti disse alla sua perpetua che andava a fare gli esercizi, prese un fagotto di cibarie e partì. Si nascose nell’organo, dietro l’altare in modo da poter vedere quello che succedeva davanti allo scurolo. A tarda sera, col favore del buio, arrivò Magni ( che dovrebbe essere stato G. Battista perché di fama non buona)che con una pertica sulla quale aveva messo del vischio, agganciava le banconote delle offerte e se le intascava. (Banconote di carta perché le monete erano state ritirate per inviarle in fonderia per farne armi N.d.A.). Questo fu il motivo per cui mons. Carminati cacciò il sacrista Magni. Notizie raccolte da A. Lamera presso Salvioni Teresa figlia dell’ex sacrista Giuseppe il 16/10/2010. - La mastodontica libreria messa in casa Isacchi nel 2009/2010 fu costruita da Walter Lamera con legname regalato da Vangeri Francesco con preghiera di non dire nulla di ciò, in particolare ai suoi figli. - Il vecchio parroco don Angelo Locatelli era tanto compreso della sua missione per la casa di Dio, che rubò persino la pensione di sua madre per pagare la ristrutturazione della Chiesa del 1961; inoltre aveva in deposito un libretto di risparmio di un suo parente in Francia per pagare delle spese qui in Italia; don Angelo prelevò dei soldi per pagare debiti della parrocchia. - Il vestito di nozze della contessina Nenè Zanchi fu regalato alla Madonna del Rosario dopo la cerimonia degli anni Trenta; alla fine del mandato il sacrista Salvioni Giuseppe lo sostituì con un altro regalando la stoffa acquistata per mezzo di sua figlia Teresa con Valsecchi Innocenta; questa poi lo confezionò ed è ancora in uso nel 2010. - Nel Febbraio 1969 venne rubato il diadema d’oro e la collana d’oro che ornava la statua della Madonna dei Campi; erano stati offerti da una signora di Bergamo per la salute riacquistata miracolosamente da suo marito. Venne fatta una celebrazione di riparazione nel Marzo 1969. Tradizioni pasquali Durante la Settimana Santa si coprivano tutti i Crocefissi in chiesa con un panno violaceo. Al Venerdì Santo si usava dire che legavano le campane, perché non si suonavano più; durante la cosiddetta “mèsa sèca” cioè senza Consacrazione, si suonavano le raganelle di legno (i grì); poi si scopriva il Crocefisso per il bacio dei fedeli. Alla domenica, durante la Messa solenne della Resurrezione, si “slegavano” le campane, cioè ricominciavano a suonare a distesa e in quel momento i chierichetti passavano lungo la navata della chiesa con il secchiello dell’acqua benedetta perché i fedeli potessero bagnarsi gli occhi; si diceva che serviva a preservare gli occhi dalle malattie. Rogazioni. Erano quattro processioni che andavano in campagna per impetrare la benedizione sui raccolti. Durante il tragitto si cantavano le litanie dei Santi. La prima si faceva il giorno di S. Marco 25 Aprile; si partiva dalla Chiesa, via Santuario con sosta alla Elvetica per la benedizione, poi via Esterna del Mulino, via Marconi, via Piave ed alla Chiesa. La seconda era il lunedì prima dell’Ascensione; dal Santuario si usciva dalla vecchia entrata a Sud, attraverso strade campestri si arrivava in via Esterna del Mulino e poi alla Chiesa. La terza, il martedì prima dell’Ascensione si andava ai Morti dei Campelli. La quarta, il mercoledì prima dell’Ascensione si andava ai Morti delle Campagne, via Comunnuovo, Marchettina, Cascina in Mezzo, Statale del Tonale e ritorno in Chiesa. Si svolgevano sempre dopo Messa prima, cioè verso le sei. Auditorium – nominato nel XIII secolo ma antecedente; il portichetto fu aggiunto nel 1400. Da Capitanio Alessandro tramite Lamera Antonio. Negli anni Cinquanta del 1900, sistemando il pavimento dello scurolo alla Madonna dei Campi, per trasportare le Statue nella nuova Cappella, furono rinvenute molte ossa umane. Furono portate al Cimitero da Capitanio su ordine del parroco don Angelo Locatelli Potrebbero essere incluse anche quelle di una giovinetta Grumelli Pedrocca morta in odore di santità (tradizione orale di Solivani Pato). Capitanio Alessandro era un dipendente della ditta Rodeschini Paolo, appaltatrice dei lavori. La chiesa di S. Antonio era sull’angolo della piazza con via Dante; funse da parrocchiale dal 1500 sino a circa il 1573; la canonica era annessa alla chiesa ed è l’attuale rivendita dei giornali. La chiesa di S. Defendente e relativi Disciplini era situata nell’angolo della piazza con via Piave ed è citata nella visita pastorale del 22 – 5 – 1555 del vescovo Soranzo; è descritta anche negli atti della visita apostolica di S. Carlo Borromeo. In una relazione del dr. Marzani del 23/2/1932 (doc. 23 della Casa di Ricovero), viene scritto che il parroco mons. Carminati, dotò la chiesina della Casa di tutto quanto servisse al bisogno per le celebrazioni.