SPECIALE AZALEA DELLA RICERCA Donna e uomo uniti nella prevenzione Tutto ciò che bisogna sapere per diminuire il rischio di ammalarsi Come ogni anno, torna nelle piazze d’Italia L’Azalea della Ricerca, un’iniziativa che consente di finanziare la ricerca oncologica. Per tradizione, i fiori di AIRC arrivano nel giorno della Festa della mamma e l’informazione è diretta soprattutto alle donne. Oggi ci rivolgiamo anche agli uomini, nella speranza che l’incontro in piazza si trasformi anche per loro in un’occasione di prevenzione e di acquisizione di maggiore consapevolezza su ciò che si può fare per mantenersi in forma. La guida che hai in mano è dedicata a due dei tumori più pericolosi, quello al polmone e quello al colon-retto, che tradizionalmente vengono percepiti come tipicamente maschili ma che, come potrai leggere nelle pagine che seguono, non sono più così chiaramente connotati. La loro incidenza è infatti in crescita tra le donne. Nel caso del polmone, per esempio, le donne vanno in controtendenza rispetto agli uomini, che si ammalano sempre meno. Le ragioni dell’incremento delle pazienti sono molteplici, per lo più legate ai cambiamenti negli stili di vita (per esempio per via della diffusione del fumo di sigarette tra le ragazze più giovani). Saperlo è importante per fare la giusta prevenzione. Le indicazioni, però, non sono molto diverse per quanto riguarda le donne e gli uomini: questo breve libretto informativo diventa quindi uno strumento al servizio di tutta la famiglia, per una presa in carico più consapevole della propria salute. È questo l’augurio che AIRC fa a tutte e a tutti: di mantenersi in salute grazie a scelte responsabili in materia di stili di vita e di prevenzione. Questa pubblicazione è per te, ti invitiamo a conservarla perché fa parte di una piccola serie di guide tematiche a tutela della tua salute. Sono tutte informazioni preziose da integrare con Fondamentale, la rivista dedicata ai soci AIRC, e con il sito www.airc.it. Perché informarsi è il primo passo per combattere il cancro. 1 Molte delle malattie che ci affliggono dipendono dagli stili di vita che adottiamo. Il cancro del colon-retto e del polmone non fanno eccezione. La quasi parità raggiunta tra i due sessi nell’incidenza di questi tumori è il riflesso anche di cambiamenti nelle abitudini. Gli studi epidemiologici ci fanno capire che non ha più senso oggi parlare di questi due “big killer” come di malattie legate esclusivamente al sesso maschile. L’aumento delle diagnosi di tumore non è solo un dato negativo, visto che rispecchia, almeno in parte, il miglioramento delle tecniche diagnostiche e il successo dei programmi di screening. In larga misura, però, la responsabilità è delle nostre scelte quotidiane. Per esempio, allontanarsi dalla dieta mediterranea spostandosi sempre più verso un’alimentazione ricca di grassi e calorie non può che aumentare il rischio di tumore del colon, mentre le sigarette e l’incremento del numero delle fumatrici sono alla base della crescita continua dei casi di tumore polmonare tra le donne. Basta dare un’occhiata ai dati del 2009 sul fumo in Italia, frutto di un’indagine dell’Istituto superiore di sanità e di OSSFAD (Osservatorio fumo alcol e droga) con la collaborazione di Doxa: fino alla metà del secolo scorso era molto raro vedere una donna accendersi una sigaretta, abitudine che era invece molto diffusa tra gli uomini del tempo, mentre a partire dagli anni Settanta si assiste a un netto aumento del numero delle fumatrici che sono passate dal 6 per cento del 1957 al 35 per cento del 2000. Per gli uomini la tendenza è opposta e i fumatori sono scesi dal 65 per cento del 1957 al 38 per cento del 2000. Le ricerche AIRC Quanto è stabile il tuo genoma? Si chiama sequenziamento di nuova generazione o ultra-deep ed è una tecnologia all’avanguardia grazie alla quale il gruppo guidato da Francesca Ciccarelli del Campus IFOM-IEO di Milano ha scoperto che una certa instabilità genomica, caratteristica tipica delle cellule tumorali, è scritta nel DNA già prima che si sviluppi il cancro. Queste osservazioni sono valide nel caso di cancro colorettale ereditario non poliposico, oggetto di studio dei ricercatori milanesi. Grazie alla scoperta si potrà migliorare la diagnosi precoce nelle persone a elevato rischio familiare, poiché l’instabilità è presente anche nelle cellule della pelle e del sangue, più accessibili per un esame di screening. 2 3 Non chiamiamoli più tumori “maschili”: negli ultimi decenni i casi di tumore del colon-retto e del polmone sono aumentati tra le donne, riducendo le differenze tra i due sessi. Una sorta di parità tra uomini e donne che però, in questa circostanza, non ha niente di positivo. I dati pubblicati nel Rapporto 2009 dell’AIRTUM (Associazione italiana registri tumori) sull’andamento di queste malattie in Italia parlano chiaro. Per quanto riguarda il tumore del colon-retto non ci sono grandi differenze tra uomini e donne nell’incidenza (che tra le donne ha raggiunto il numero di nuovi casi in un anno tipico dei maschi) e nella mortalità. Negli ultimi anni la situazione si è stabilizzata: dalle ultime rilevazioni si nota che l’incidenza è rimasta tale e la mortalità è diminuita di poco (ma in modo statisticamente significativo) tra le donne. Il tumore del colon-retto rimane comunque il terzo cancro più comune tra gli uomini dopo quelli alla prostata e al polmone e il secondo tra le donne dopo quello del seno, e rappresenta poco meno del 14 per cento di tutti i tumori diagnosticati nei due sessi. Incidenza del tumore del colon-retto in percentuale di tutti i tumori 4 12% 11,9% uomini donne Le ricerche AIRC Dal sistema immunitario al cancro IL-12, una proteina nota per la sua capacità di modulare la risposta immunitaria, ha un ruolo di primo piano anche nell’adenocarcinoma del polmone. Irma Airoldi, dell’Unità di immunologia dei tumori dell’Istituto Gaslini di Genova, ha dimostrato infatti che questa molecola agisce anche come antitumorale e blocca direttamente la crescita degli adenocarcinomi del polmone impedendo la formazione di nuovi vasi. Possibili bersagli di questa nuova arma anticancro sono le cellule che esprimono il recettore per IL-12. Per il tumore del polmone la situazione è diversa. Anche in Italia è stata confermata una tendenza che da qualche anno è evidente in tutto il mondo occidentale: incidenza e mortalità diminuiscono tra gli uomini e aumentano nelle donne. Il tumore del polmone rappresenta il 15 per cento dei tumori diagnosticati agli uomini e quasi il 6 per cento di quelli diagnosticati alle donne. Tra coloro che perdono la vita per via del cancro, un uomo su quattro risulta colpito proprio al polmone, così come una donna su dieci. Nel 2010 si prevede che saranno 7 mila le donne e 24 mila gli uomini colpiti da cancro del polmone, seguendo un andamento ormai consolidato da qualche anno: tra il 1998 e il 2005 l’incidenza di questa malattia è infatti diminuita in media del 2,6 per cento l’anno tra gli uomini, mentre per le donne è aumentata dell’1,3 per cento. Tumore del polmone evoluzione dell’incidenza tra il 1998 e il 2005 +1,3% donne uomini -2,6% 5 Uno dei fattori che più influenzano il rischio di sviluppare il cancro del colon-retto è l’alimentazione non equilibrata e, di conseguenza, il primo e più efficace strumento di prevenzione per questo tumore è senza dubbio la dieta. Le regole da seguire sono poche e facili da ricordare: troppi grassi animali e proteine aumentano il rischio che le cellule del nostro intestino diventino tumorali, mentre le fibre ci proteggono. Tradotti in pratica, questi consigli si trasformano in una tavola con poca carne, pochi grassi di origine animale, ma ricca di frutta, verdura e alimenti che contengono molte fibre come, per esempio, la crusca. Raccomandazioni, queste, che sono gli uomini a dimenticare con più facilità. Oltre alla qualità del cibo è però importante fare attenzione anche alla quantità, per evitare di ingrassare oltre misura o diventare addirittura obesi: le persone con chili di troppo sono infatti più a rischio di ammalarsi. Infine è essenziale ricordare che alcol e fumo non sono dannosi solo per fegato o polmoni, ma sono anche nemici della buona salute del nostro intestino. In particolare, secondo un recente studio condotto dall’American Cancer Society, anche il tumore del colon-retto dovrebbe rientrare nell’elenco dei tumori le cui cause comprendono il fumo, dal momento che, per i forti fumatori che non abbandonano la sigaretta per molti anni, il rischio aumenta di oltre il 30 per cento. +30% 6 il rischio di tumore del colon-retto per i forti fumatori Titolo titolo testo 7 Se tutti questi consigli sono validi sia per gli uomini sia per le donne, è giusto ricordare che per queste ultime, tra i fattori che influenzano il rischio, si aggiungono anche gli ormoni e in particolare le terapie ormonali sostitutive prescritte per contrastare i sintomi della menopausa. Sembra infatti che tali terapie proteggano il colon dallo sviluppo dei tumori, ma la loro assunzione deve comunque essere valutata con attenzione dal medico in base ai fattori di rischio individuali, per non favorire altre malattie legate agli ormoni. Esami per la diagnosi precoce Con i nostri comportamenti e il nostro stile di vita possiamo dunque ridurre la probabilità di sviluppare un tumore del colon-retto, ma non possiamo eliminare il rischio di ammalarsi. Ecco perché è importante seguire anche i programmi di screening e di prevenzione previsti dal ministero della Salute e gestiti dalle singole Regioni. Per il tumore del colonretto si parte con un esame semplice, veloce e indolore, che uomini e donne tra i 50 e i 70 o 74 anni dovrebbero ripetere ogni due anni: la ricerca di sangue occulto nelle feci che è in grado di identificare in fase precoce anche tumori che non danno sintomi evidenti. A questo esame si aggiunge la rettosigmoidoscopia che si esegue con uno strumento flessibile capace di osservare la superficie interna del sigma (parte terminale del colon) e del retto, di eseguire prelievi di tessuto o di asportare eventuali polipi. La rettosigmoidoscopia è più fastidiosa della ricerca di sangue nelle feci e i programmi di screening consigliano a uomini e donne di eseguirla per la prima volta dopo i 60 anni ed entro i 70 anni, ripetendola eventualmente dopo 10 anni. Per le persone che presentano sintomi tipici del tumore o che hanno parenti stretti con questa malattia i controlli dovranno iniziare prima ed essere più frequenti. La colonscopia utilizza lo stesso strumento della rettosigmoidoscopia e visualizza l’intero decorso del colon (o comunque gran parte di questo). È un esame di secondo livello, cioè non rientra nei programmi di screening prescritti a tutti indiscriminatamente. È, infatti, riservato ai pazienti che hanno un risultato positivo al test del sangue occulto fecale oppure che sono portatori di geni che predispongono alla forma familiare, oppure ancora che hanno un alto rischio legato alla presenza, nella propria famiglia, di casi di tumore del colon indipendentemente dall’aspetto genetico. PROGRAMMI DI SCREENING E DI PREVENZIONE età consigliata ricerca di sangue occulto 50-70/74 anni rettosigmoidoscopia 68-70 anni colonscopia su indicazione del medico 8 Le ricerche AIRC Come comunicano cibi e cellule Grazie al lavoro coordinato da Antonio Moschetta dell’Istituto Mario Negri Sud di Santa Maria Imbaro (Chieti) è stata realizzata una mappa molto speciale: quella dei recettori nucleari dell’intestino. Si tratta di speciali “sensori” di ormoni e nutrienti presenti in tutto il tratto intestinale che contribuiscono anche alla progressione del tumore del colon. Molti di essi interagiscono con il contenuto degli alimenti e quindi ci forniscono la base scientifica per comprendere gli effetti protettivi di alcuni cibi sull’intestino. 9 Alimentazione corretta e bilanciata, attività fisica regolare, ma soprattutto stop al fumo di sigaretta: seguendo queste tre semplici regole si riduce il rischio di tumore al polmone. E tra i diversi fattori di rischio legati allo stile di vita, il fumo è senza dubbio il maggior responsabile dello sviluppo di questa malattia, come rivelano anche i dati epidemiologici. Nel nostro Paese, infatti, la percentuale di fumatori è drasticamente diminuita negli ultimi 50 anni e la conseguenza più visibile di questo “cambio di rotta” è la diminuzione delle diagnosi e dei decessi per tumore al polmone tra gli uomini. Al contrario, le donne hanno cominciato a fumare dopo gli uomini e non sembrano voler smettere. Per questo aumentano tra loro anche le diagnosi e i decessi per questo tipo di tumore. In realtà donne e uomini non si ammalano dello stesso tipo di tumore del polmone: per le donne l’aumento delle diagnosi riguarda soprattutto la malattia che origina dal tessuto ghiandolare. Per gli uomini, invece, è in calo soprattutto la malattia che colpisce il cosiddetto tessuto squamoso del polmone. Si tratta quindi di patologie diverse, seppure localizzate nello stesso organo. Indipendentemente dal tipo di cancro polmonare, comunque, la mossa preventiva fondamentale è spegnere definitivamente la sigaretta per evitare di esporsi al fattore di rischio più noto. Oltre al fumo attivo e passivo, sono pericolosi anche alcuni cancerogeni chimici come l’amianto, il radon, i metalli pesanti, il catrame e gli oli minerali con i quali in genere si viene a contatto per motivi di lavoro, nell’ambito della cosiddetta esposizione professionale. Non a caso sono soprattutto gli uomini a soffrirne. Per quanto riguarda le donne, sono sotto accusa anche alcuni fattori genetici e ormonali che giocano un ruolo determinante. Le donne infatti sarebbero più predisposte a sviluppare questi tumori a causa di alcune proteine coinvolte nel metabolismo delle sostanze cancerogene e anche a causa di alcuni recettori ormonali sui quali si concentrano oggi molte ricerche in tutto il mondo. La ricerca punta sulla diagnosi precoce È bene ricordare che, a differenza di quanto accade per il tumore del seno, della cervice uterina e del colon-retto, per il tumore del polmone non esistono attualmente programmi di screening di popolazione approvati a livello nazionale e internazionale, ma solo esami propo10 11 sti in contesti sperimentali. Gli studi sull’argomento sono infatti ancora in corso e cercheranno di stabilire il tipo di esame da utilizzare per lo screening, l’età di inizio dei controlli e la loro frequenza, oltre alla definizione della popolazione da sottoporre ai controlli: ci si chiede infatti se a tali esami si debbano sottoporre tutti oppure solo i fumatori e gli ex fumatori. AIRC finanzia alcuni di questi studi nella speranza di dare ai pazienti a rischio un’importante arma per la prevenzione. Una volta chiariti tutti questi dubbi, grazie alla ricerca, sarà possibile iniziare programmi specifici di screening e diagnosi precoce anche per il tumore del polmone. Nel frattempo, è importante recarsi dal medico in caso di sintomi respiratori che guariscono con difficoltà (tosse, bronchiti) specie se si è o si è stati fumatori. Sarà lui a prescrivere l’esame diagnostico più appropriato. Le ricerche AIRC Le cellule del tumore non sono tutte uguali Trovare un “marchio” che permetta di identificare le cellule che danno inizio al tumore è molto utile per rendere le terapie contro il cancro sempre più efficaci. Secondo i ricercatori dell’Istituto nazionale tumori di Milano coordinati da Gabriella Sozzi, per il tumore del polmone non a piccole cellule il marchio potrebbe essere la proteina CD133. In questa malattia, infatti, si nota un aumento delle cellule che esprimono tale proteina: sono cellule con caratteristiche simili a quelle delle staminali e inoltre sono resistenti alla chemioterapia. Da qui si può partire per lo sviluppo di terapie sempre più mirate. 12 Un corretto stile di vita può certamente aiutare a ridurre il rischio di ammalarsi di tumore del colon-retto e del polmone, in particolare se si tratta di tumori “sporadici” che, cioè, non dipendono da qualche fattore di predisposizione ereditaria alla malattia. Spesso però si nota una certa familiarità che porta alla presenza di più di una persona malata dello stesso tipo di cancro all’interno di una famiglia: questo può essere dovuto al fatto che i membri di uno stesso nucleo familiare condividono spesso gli stessi fattori di rischio (per esempio, mangiano allo stesso modo, vivono nello stesso ambiente eccetera), ma può anche dipendere dal DNA. Il nostro patrimonio genetico, infatti, contiene geni capaci di favorire o tenere a bada il tumore (oncogeni e oncosoppressori), oltre ad altri geni che in alcuni casi possono mutare e dare il via libera al cancro. Per il colon può contare la famiglia Per il tumore del colon-retto, per esempio, è ormai chiaro che esistono forme di tipo ereditario nelle quali i genitori trasmettono ai figli un gene difettoso che con il tempo può dare 13 origine alla malattia. È più probabile che un tumore del colon-retto sia ereditario se nella famiglia d’origine si sono manifestate alcune malattie che predispongono alla formazione di tumori intestinali. Tra queste si possono ricordare le cosiddette poliposi adenomatose ereditarie (tra cui l’adenomatosi poliposa familiare o FAP, la sindrome di Gardner e quella di Turcot), legate a mutazioni in un gene oncosoppressore chiamato APC, e la carcinosi ereditaria del colon-retto su base non poliposica (detta anche HNPCC o sindrome di Lynch) che invece è dovuta a problemi nei geni che si occupano di riparare il DNA in caso di errori. Non bisogna dimenticare che esistono anche casi in cui le mutazioni che causano il tumore non vengono ereditate, ma si presentano nel corso della vita di una persona che è nata senza quel difetto: nel tumore del colon queste mutazioni, le cui cause restano ancora in buona parte ignote, interessano diversi geni tra i quali APC, K-ras, p53, e SMAD4. … il polmone, invece… Se per il tumore colorettale sono noti diversi fattori di predisposizione genetica alla malattia, per il cancro del polmone il principale fattore di rischio resta senza dubbio il fumo, responsabile di quasi il 90 per cento dei casi. Ciò non toglie, però, che anche per questa patologia esista la possibilità di individuare alterazioni del DNA che aumentano la predisposizione: i principali geni coinvolti sono l’oncogene RAS e gli oncosoppressori p53, p16, Rb e FHIT. In particolare, quest’ultimo è al centro dell’attenzione dei ricercatori di tutto il mondo che cercano di costruire attorno a esso terapie geniche e strumenti di diagnosi precoce. In genere, le mutazioni che portano al tumore del polmone non vengono ereditate, ma acquisite nel corso della vita soprattutto a causa dell’esposizione continua al fumo o a sostanze chimiche pericolose, anche se la storia medica di alcune famiglie fa pensare che esistano geni trasmessi di padre in figlio che predispongono al tumore polmonare. In particolare sembra che in alcune famiglie si trasmetta una scarsa capacità di eliminare dall’organismo alcune sostanze chimiche cancerogene, incluse quelle presenti nel tabacco, mentre in altre i problemi sembrano legati ai geni che si occupano di riparare il DNA danneggiato. Medici e scienziati stanno studiando con attenzione i geni potenzialmente responsabili di forme ereditarie di tumore al polmone, ma al momento i risultati sono ancora teorici: in attesa che vengano tradotti in strumenti di uso quotidiano, non resta che tenersi il più lontano possibile dal fumo. 14 Le ricerche AIRC Comunicazioni alterate In un caso su tre di tumore del polmone non a piccole cellule la via di “comunicazione molecolare” (signaling, per gli addetti ai lavori) che parte dal gene Notch risulta alterata. Lo affermano i ricercatori dell’IFOM e dell’Istituto europeo di oncologia di Milano coordinati da Pier Paolo Di Fiore, aggiungendo inoltre che questa alterazione è responsabile della grande capacità di proliferare delle cellule tumorali. Per bloccare questo tumore si può quindi pensare di scegliere come bersagli per nuove terapie proprio Notch e gli altri geni coinvolti nella sua via di comunicazione molecolare. 15 La terapia chirurgica La chirurgia rappresenta il trattamento di prima scelta per il tumore del colon. Il tipo di intervento sarà diverso a seconda della sua estensione e della sua posizione: se il tumore è ancora agli stadi iniziali si può procedere con interventi parziali, mentre nei casi più avanzati verrà rimosso tutto il tratto di colon o retto interessato. In alcuni casi di tumore ai primi stadi è possibile intervenire anche in via laparoscopica, ovvero con una tecnica che rimuove il tumore passando attraverso piccoli fori sull’addome. Si tratta di un intervento che garantisce buoni risultati e meno effetti collaterali della chirurgia classica. Si ricorre alla chirurgia anche nel trattamento del tumore che colpisce il retto. Rispetto agli interventi demolitivi effettuati fino a non molti anni fa, oggi la chirurgia di questo carcinoma segue un approccio decisamente più conservativo come, per esempio, la creazione di una tasca di collegamento tra colon e ano in modo da consentire al paziente di eliminare le feci per via naturale nonostante l’asportazione del retto. 16 Anche le metastasi, che in genere sono presenti soprattutto a livello del fegato, possono essere rimosse chirurgicamente, mentre nei casi in cui non ci si può affidare al bisturi, si procede con tecniche alternative che distruggono le cellule tumorali localizzate nel fegato grazie all’uso di onde radio ad alta energia (ablazione a radiofrequenza), alcol o freddo (crioablazione), oppure riducendo il flusso sanguigno nell’arteria epatica (embolizzazione) che porta il nutrimento al tumore. Le terapie radio e farmacologica La radioterapia è in grado di diminuire le ricadute locali e di allungare la sopravvivenza. Può essere preoperatoria, con lo scopo di ridurre il volume e l’estensione del tumore e permettere quindi interventi chirurgici più conservativi; oppure postoperatoria, per rimuovere eventuali cellule malate rimaste dopo l’intervento chirurgico. Oltre alla classica radioterapia esterna e alla brachiterapia (posizionamento di “semi” radioattivi in prossimità del tumore), per il tumore del colon-retto esiste anche la radioterapia endocavitaria, nella quale le radiazioni arrivano al retto grazie a uno strumento introdotto attraverso l’ano. In questo modo le radiazioni non attraversano la pelle e gli altri tessuti addominali, limitando gli effetti collaterali. La chemioterapia svolge un ruolo fondamentale soprattutto nella malattia avanzata, ma viene spesso affiancata ai farmaci biologici, le cosiddette “terapie a bersaglio”. I farmaci attualmente approvati per questa indicazione sono il bevacizumab e il cetuximab. 17 Per saperne di più La vita di coppia Le terapie scelte per il trattamento del tumore del colon-retto possono in alcuni casi farsi sentire anche a livello della vita sessuale, in misura diversa per uomini e donne. Dopo la radioterapia, per esempio, gli uomini possono andare incontro a infertilità e le donne a irritazione vaginale, mentre, per quanto riguarda la chirurgia, gli effetti collaterali sono molto legati al tipo di intervento: gli interventi a livello pelvico, per esempio, possono comportare nei maschi lesioni neurologiche che vanno a incidere su una piena sessualità. In quel caso è importante rivolgersi a un andrologo che potrà suggerire soluzioni farmacologiche o protesiche. 18 La scelta del trattamento dipende da diversi fattori come, per esempio, lo stadio della malattia, la sua posizione e le condizioni di salute generale del paziente, ma è influenzata anche dal tipo di tumore. Nella malattia non a piccole cellule, che rappresenta l’85-90 per cento dei tumori al polmone, l’intervento chirurgico è la prima scelta, mentre in quella a piccole cellule si predilige la chemioterapia. Il tumore a piccole cellule infatti viene diagnosticato quando è ancora un singolo nodulo ben localizzato e senza metastasi a distanza in meno di un caso su 20 e, per questo motivo, la chirurgia non risulta efficace quanto la chemioterapia ai fini della cura. 19 La terapia chirurgica Con l’intervento chirurgico si rimuove l’intero polmone (pneumonectomia) oppure solo una sua parte (lobectomia). Recentemente è stata introdotta una tecnica meno invasiva per il trattamento di tumori agli stadi iniziali e posizionati sui margini esterni dei polmoni. È la cosiddetta chirurgia polmonare video-assistita, durante la quale un sottile tubo che termina con una telecamera viene inserito nel torace e guida la mano del chirurgo. Se condotto da un chirurgo esperto, questo intervento risulta efficace quanto quello classico e presenta il vantaggio di ridurre il dolore postoperatorio e la permanenza in ospedale. Le terapie radio e farmacologica Quando la chirurgia non è indicata, si può ricorrere alla radioterapia: oltre a quella classica, è possibile utilizzare dei piccoli “semi” radioattivi posizionati direttamente nel tumore (radioterapia interna o brachiterapia) o la più avanzata radioterapia conformazionale in tre dimensioni che si serve di speciali computer per localizzare in modo preciso la massa tumorale da colpire con i raggi. La radioterapia stereotassica è una delle ultime novità in campo radioterapico e può essere utilizzata per tumori del polmone molto piccoli. Variano i tempi scelti per colpire il tumore con le radiazioni: non più piccole dosi giornaliere per molte settimane, ma raggi molto più potenti e ben mirati per un periodo limitato (uno o pochi giorni). Cambia anche il tipo di attacco alla malattia: più raggi colpiscono il tumore da diverse angolazioni e con una maggiore precisione. Dal momento che si tratta di una tecnica relativamente nuova, mancano i risultati a lungo termine, ma i primi dati sembrano molto promettenti. La chemioterapia con uno o più farmaci può essere utilizzata prima dell’intervento chirurgico per ridurre le dimensioni della massa tumorale e renderne più facile l’asportazione (terapia neoadiuvante), oppure dopo l’intervento per distruggere eventuali cellule malate sfuggite al bisturi (terapia adiuvante). Nel tumore a piccole cellule, invece, la chemioterapia a base soprattutto di derivati del platino e di taxani assume un vero e proprio ruolo curativo. Anche nella terapia del tumore del polmone non mancano i cosiddetti farmaci biologici, in particolare anticorpi monoclonali diretti contro molecole che favoriscono l’angiogenesi, cioè la formazione di nuovi vasi sanguigni da parte del tumore, oppure contro la molecola EGFR che aiuta le cellule tumorali a crescere. 20 Le ricerche AIRC Marcatori per la prognosi È possibile sapere quale tumore del polmone, a parità di diagnosi istologica, è destinato all’evoluzione meno favorevole? Secondo un gruppo di ricercatori dell’Istituto Humanitas di Rozzano (Milano) diretti da Federico Cappuzzo (direttore dell’Unità operativa di oncologia medica all’Ospedale di Livorno) nel tumore polmonare non a piccole cellule bisogna andare a cercare il numero di copie di un gene chiamato MET, coinvolto nella genesi di diversi tumori. Più copie di MET sono presenti nel tessuto, peggiore è la prognosi del paziente dopo l’intervento chirurgico. 21 Fin dagli anni Settanta del secolo scorso la ricerca scientifica si è interrogata sulla modalità con cui le malattie (e le relative cure) sono state studiate nei due sessi. Uomo e donna sono infatti simili in molti processi, ma non in tutti. La fisiologia maschile differisce da quella femminile, a sua volta resa particolarmente complessa dalla presenza di oscillazioni ormonali periodiche. Per molti anni si è ritenuto corretto studiare le nuove terapie solo su volontari o pazienti maschi, per evitare il fattore di interferenza legato agli ormoni e per proteggere un’eventuale gravidanza, magari iniziata a insaputa della donna che si sottopone a una cura sperimentale. Dai primi anni Novanta, grazie a una serie di studi sulle modalità con cui il corpo femminile reagisce alle terapie e metabolizza i farmaci, i ricercatori hanno capito che alcune cure studiate e valutate sull’uomo non possono essere trasferite tali e quali sulle donne. Non è solo un problema di dosaggi, generalmente più bassi per le donne per via della minore massa corporea: si tratta invece di un modo diverso dell’organismo di reagire a una determinata sostanza, di utilizzarla e di eliminarla. Un nuovo modo di fare ricerca È quindi nato un filone di indagine che cerca di colmare il cosiddetto gender bias (pregiudizio di genere) nella ricerca medica: l’oncologia è un ambito particolarmente fervido per questo tipo di approccio, dal momento che esisteva già una solida tradizione di ricerca sul corpo delle donne legato allo studio dei tumori tipicamente femminili. Ora questo bagaglio di conoscenze è in via di applicazione anche su altre tipologie di tumori: si tratta di uno dei passi necessari per la cosiddetta terapia personalizzata che, prima ancora di prendere in considerazione fattori individuali molto peculiari come l’assetto genetico, deve considerare un importante elemento di diversità, che è il sesso di appartenenza. 22 23 AIRC e Intesa Sanpaolo scommettono sulle giovani promesse Nel suo laboratorio, Irma Airoldi si occupa soprattutto di tumori del sangue, come leucemie e linfomi. “Cerco di capire se alcune sostanze prodotte naturalmente dal nostro sistema immunitario, le interleuchine, possono bloccarne la proliferazione”. I suoi risultati hanno già portato a individuare due interleuchine con spiccate proprietà terapeutiche. La ricerca arriverà in tempi molto brevi al letto del paziente. 24 Francesca Ciccarelli Irma Airoldi È la sfida che lancia AIRC per rendere sempre più competitiva l’oncologia italiana, attraverso un importante programma di sostegno ai giovani ricercatori. Tra progetti di ricerca e borse di studio, ne sono stati deliberati 63 nel solo 2009. Intesa Sanpaolo ha sposato questo programma dal 2006, finanziando due Start-up, vere unità di ricerca guidate da giovani scienziate già affermate, Irma Airoldi e Francesca Ciccarelli. Forti di un’esperienza formativa avvenuta anche all’estero, le due ricercatrici dirigono un progetto quinquennale in cui si esprimono in autonomia all’interno di istituti di ricerca di grande prestigio, rispettivamente l’Istituto Giannina Gaslini di Genova e l’IFOM – Istituto FIRC di oncologia molecolare – di Milano. In questi anni le due ricercatrici hanno lavorato con serenità grazie al supporto di Intesa Sanpaolo, pervenendo a risultati scientifici che hanno avuto l’onore della pubblicazione su autorevoli riviste scientifiche, come la ricerca di Airoldi uscita sul Journal of Clinical Oncology a ottobre 2009 e quella di Ciccarelli uscita su PLoSBiology a gennaio 2010. Nel laboratorio di Francesca Ciccarelli più che provette ci sono computer. La ricercatrice si occupa di genetica tumorale. “Il mio progetto prevede un’analisi sistematica delle mutazioni genetiche presenti nel DNA di individui malati di cancro”. Lo studio avrà delle ripercussioni determinanti sulla diagnosi precoce e aiuterà, quindi, a rendere più curabile la malattia. I COMITATI REGIONALI AIRC, UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER TUTTI I NOSTRI SOCI Comitato Abruzzo - Molise Viale Regina Elena, 126 65123 Pescara Tel. 085 352 15 [email protected] Comitato Basilicata Via Orazio Petruccelli, 14 85100 Potenza Tel. 0971 411 208 [email protected] Comitato Calabria Viale degli Alimena, 3 87100 Cosenza Tel. 0984 41 36 97 [email protected] Comitato Friuli Venezia Giulia Via del Coroneo, 5 34133 Trieste Tel. 040 365 663 [email protected] Comitato Lazio Viale Regina Elena, 291 00161 Roma Tel. 06 446 336 5 [email protected] Comitato Liguria Via Caffaro, 1 16124 Genova Tel. 010 277 058 8 [email protected] Comitato Campania Via dei Mille, 40 80121 Napoli Tel. 081 403 231 [email protected] Comitato Lombardia Via Corridoni, 7 20122 Milano Tel. 02 779 71 [email protected] Comitato Emilia Romagna Via delle Lame, 46 40122 Bologna Tel. 051 244 515 [email protected] Comitato Sicilia Piazzale Ungheria, 73 90141 Palermo Tel. 091 611 034 0 [email protected] Comitato Marche c/o Istituto di Biologia e Genetica dell’Università Via Brecce Bianche 60131 Ancona Tel. 071 280 413 0 [email protected] Comitato Piemonte - Valle d’Aosta c/o Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro Strada Provinciale 142, km 3,95 10060 Candiolo (Torino) Tel. 011 993 335 3 [email protected] Comitato Toscana Via Cavour, 21 50129 Firenze Tel. 055 217 098 [email protected] Comitato Umbria Via Scarlatti, 37 06121 Perugia Tel. 075 583 813 2 [email protected] Comitato Puglia Via Melo, 205 70121 Bari Tel. 080 521 870 2 [email protected] Comitato Veneto Cà Michiel S. Marco 3907 (S. Angelo calle Avvocati) 30124 Venezia Tel. 041 528 917 7 Comitato Sardegna Via Ospedale, 54 c/o Dir. Sanitaria Ospedale S. Giovanni di Dio 09124 Cagliari tel. 070 664172 [email protected] [email protected] COME CURARE L’AZALEA DELLA RICERCA Si chiama Azalea Indica Syn Rhododendron Simsii Fam. Ericaceae. Ama ambienti luminosi e freschi. Va collocata alla luce, non al sole diretto. Deve essere bagnata abbondantemente (immersioni nel vaso) ogni 2/3 giorni. Editore: Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro Via Corridoni 7, 20122 Milano, Tel. 02 7797.1, www.airc.it - Numero Verde 800.350.350 Coordinamento redazionale: Patrizia Brovelli, Giulia Cauda ([email protected]) Necessita di rinvasatura dopo la fioritura o di essere messa a dimora con terriccio a pH acido (torba). Piante Rattiflora Como Insegna Non sopporta temperature sotto i -5°. Testi: Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) Progetto grafico e impaginazione: Silvia Ruju Fotografie: Istockphoto, Corbis Stampa: Roto2000, Casarile (Mi), aprile 2010 CONFERMIAMO IL NOSTRO IMPEGNO NELLA RICERCA. SOSTENIAMO I GIOVANI TALENTI ITALIANI. Intesa Sanpaolo conferma la sua fiducia nei giovani ricercatori italiani, la forza della ricerca. Attraverso il sostegno al progetto quinquennale delle Nuove Unità di Ricerca, Intesa Sanpaolo permette ai giovani talenti di continuare il loro cammino professionale nelle più prestigiose istituzioni italiane, verso nuove scoperte nella cura e nella prevenzione del cancro. Diamo continuità alla ricerca, per rendere il cancro sempre più curabile. www.intesasanpaolo.com