rogetto olicoro Diocesi di Caserta Il Progetto Policoro speranza del Sud per il Paese 1. IL SOGNO DI DON MARIO Il Progetto Policoro è il sogno di don Mario Operti per i giovani disoccupati del Sud. Questo sogno è diventato realtà, germogliando come speranza nei cuori di tanti giovani del Paese. Don Mario amava ripetere che «non esistono formule magiche per creare lavoro. Occorre investire nellintelligenza e nel cuore delle persone». In questi anni, la Chiesa continua a dare ai giovani la stessa risposta data da Pietro allo storpio seduto alla Porta Bella del Tempio di Gerusalemme: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!» (At 3,6). La Chiesa dona il Vangelo che è Gesù e, sullesempio del suo Signore, il Buon samaritano della storia, si prende a cuore queste forme, nuove e antiche, di povertà e inventa nuove forme di solidarietà e di condivisione nella certezza che «è lora di una nuova fantasia della carità» (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, 62). Nella convinzione di «stare dentro la storia con amore» (Con il dono della carità dentro la storia, 6), subito dopo il Convegno ecclesiale nazionale di Palermo, lUfficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro, il Servizio Nazionale di pastorale giovanile e la Caritas Italiana si incontrano a Policoro (MT) il 14 dicembre del 1995 con i rappresentanti diocesani di Calabria, Basilicata e Puglia per riflettere sulla disoccupazione giovanile nella sicura speranza che «Il Paese non crescerà se non insieme» (La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, 8). Nasce così il Progetto Policoro, iniziativa ecclesiale fondata sulla presenza ai vari livelli dei tre uffici promotori, che assieme alle associazioni e con lapporto competente degli animatori di comunità agiscono in sinergia per evangelizzare, educare, esprimere gesti concreti (idee imprenditoriali e reciprocità). Successivamente il Progetto coinvolgerà sempre di più le seguenti regioni ecclesiastiche: Campania, Sicilia, Sardegna, AbruzzoMolise, Umbria e ultimamente lEmilia Romagna. Il Progetto è sostenuto dalla consapevolezza che i giovani risentono sempre di più di un lavoro flessibile, precario o assente. Essi trovano nel Progetto la fiducia finora negata, il segnale concreto di rinnovamento e di speranza che ha loro per protagonisti. Anche lenciclica Caritas in veritate ha sottolineato il nesso diretto tra povertà e disoccupazione come «risultato della violazione della dignità del lavoro umano», perchè luomo viene limitato nella possibilità di esprimersi e vengono svalutati i diritti che scaturiscono dal lavoro, specialmente il diritto al giusto salario, alla sicurezza della persona del lavoratore e della sua famiglia. Lessere estromessi dal lavoro, mina la libertà e la creatività della persona e i suoi rapporti familiari e sociali con forti sofferenze sul piano psicologico e spirituale. Anche nel Progetto, è importante ribadire che «il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è luomo, la persona, nella sua integrità: luomo infatti è lautore, il centro e il fine di tutta la vita economicasociale». 2 2. LA FIDUCIA DELLA CHIESA ITALIANA La Chiesa italiana ha rinnovato più volte la sua fiducia verso il Progetto Policoro. Ultimamente lo ha fatto nella Nota pastorale Per un Paese Solidale e nel documento Chiesa italiana e Mezzogiorno citando come segnale concreto di rinnovamento e di speranza che ha per protagonisti i giovani. In precedenza, il Progetto era stato citato in una prolusione del Card. Camillo Ruini, già presidente della Cei: «Continua inoltre, ormai da otto anni, lesperienza del Progetto Policoro, spazio di evangelizzazione, formazione e promozione umana dove si mettono alla prova, con la necessaria umiltà, strade nuove e soluzioni inedite intorno al grave problema della disoccupazione. Così le nostre comunità ecclesiali investono sulle capacità dei giovani di promuovere un autentico sviluppo e di dare una testimonianza cristiana caratterizzata dalla solidarietà e dal rispetto della legalità». Mentre in unAssemblea Generale dei Vescovi italiani svolta ad Assisi fu presentato un intero Ordine del Giorno che proponeva una valutazione del Progetto: «è uniniziativa che presuppone e promuove una cultura nuova fatta di fiducia, di relazioni, di reciprocità, di legalità, di responsabilità». Il Card. Angelo Bagnasco, attuale Presidente Cei, ha parlato ufficialmente del Progetto in due circostanze. La prima volta in una prolusione: «Un pensiero particolare va ai Confratelli del nostro Sud che da anni si stanno prodigando attraverso intelligenti azioni di formazione e talora anche di sostegno concreto per garantire ai giovani un futuro nelle loro terre. Tali iniziative comè noto '2d sono sostenute con convinzione dalla nostra Conferenza Episcopale tramite il Progetto Policoro. Siamo certi che le devastazioni e le intimidazioni che vengono inflitte dalla malavita locale non ostacoleranno il processo di sviluppo nella legalità, e che non verrà a mancare il sostegno e la solidarietà di tutti». La seconda volta in una lunga intervista: «La Chiesa non ha ricette tecniche, ma il Papa ha bene evidenziato un principio, quello della dignità della persona, che deve rimanere centrale. Nellepoca moderna, poi, lo sforzo della Chiesa è stato proprio quello di operare alla radice della povertà, indicando criteri di intervento e sollecitando tutti alla cooperazione. Talvolta si è adoperata anche per creare occasioni di lavoro. Penso alla promozione delle cooperative e di piccole imprese. Penso al Progetto Policoro della Chiesa italiana, come a tante altre iniziative delle associazioni cattoliche. Magari sono piccoli numeri nel complesso delloccupazione, ma rappresentano risposte concrete e linee di indirizzo, una ricchezza offerta a tutto il Paese». Questi riferimenti al Progetto esprimono la continua fiducia che la Cei ha avuto nei confronti in questi 15 anni di esperienza. Questa fiducia si manifesta ancor più concretamente con i finanziamenti annuali che la Presidenza della Cei devolve a favore del Progetto Policoro attingendo ai fondi provenienti dal gettito 8 per mille dellIrpef. 3 3. LAVORARE INSIEME NELLA CERTEZZA DELLA SPERANZA Nel realizzare il Progetto, la Chiesa non è mossa da ambizione di prestigio o di potere, ma unicamente dalla «cura e responsabilità per luomo» (Centesimus annus, 53), per ogni uomo concreto, amato e redento da Cristo. E dal mistero di Cristo trae la luce per illuminare la vera identità delluomo e orientare il suo cammino storico. Segnata dalla Croce di Cristo, la Chiesa annuncia a tutti gli uomini che la passione di Dio è luomo vivente. Lintuizione fondamentale del Progetto, ricchezza della Chiesa Cattolica offerta a tutto il Paese, è la collaborazione tra soggetti diversi per un unico impegno: levangelizzazione. Il metodo è quello di imparare a lavorare insieme (a livello nazionale, regionale, diocesano) seguendo un progetto comune; lo stile è quello di aiutarsi a crescere insieme nel rispetto reciproco delle specificità e competenze, nella solidarietà e nella comunione; la virtù cristiana che lo sostiene è la speranza. La collaborazione tra diversi uffici pastorali stimola la sinergia tra associazioni e organizzazioni presenti sul territorio e li spinge a operare in reciprocità con i diversi territori del Nord e del Sud. Attraverso un metodo globale (evangelizzazione, formazione, gesti concreti di solidarietà e di reciprocità) che investe la persona nella sua interezza e la società nelle diverse realtà (ecclesiale, istituzionale, associativa) si realizzano così opere concrete, capaci di far germogliare speranza e sviluppo. In ogni diocesi il Progetto rappresenta una novità e unopportunità per la diocesi stessa, un lavoro di sinergia fra uffici diversi: lUfficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro, il Servizio Nazionale di pastorale giovanile e la Caritas Italiana, solitamente non abituati a lavorare insieme su un progetto di grande respiro; novità per i territori che sperimentano una Chiesa locale presente nellambito del lavoro nella prospettiva della speranza, del futuro, con particolare riferimento ai giovani; novità per enti ed associazioni che ricevono dalla Chiesa una proposta di collaborazione per operare ciò che fanno ordinariamente, ma con una motivazione in più o, se si vuole, diversa. La collaborazione tra le diverse pastorali e il coinvolgimento delle associazioni laicali è un vero segno di novità, e va nella direzione di quella conversione pastorale auspicata dai vescovi italiani a Palermo (1995) e sviluppata nellultimo Convegno ecclesiale nazionale di Verona (2006). Il lavoro in rete è un concetto fortemente legato alla natura pastorale del Progetto. Non si può essere legati al proprio interesse, individuale o associativo, se ciò che ci muove a fare il Progetto è il Vangelo e, quindi, uno spirito di comunità, ispirato alle prime comunità cristiane in cui: «Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune» (At 2,44). 4 4. IL SERVIZIO DELLE ASSOCIAZIONI E DELLE ISTITUZIONI LAICALI La partecipazione delle associazioni e delle istituzioni laicali nella realizzazione del Progetto è sostenuta da una fondamentale intuizione: «Nel Sud è esigenza primaria una nuova carica di fiducia per un cammino di speranza. Bisogna moltiplicare i soggetti, i contenuti e gli spazi per una ministerialità di servizio e di liberazione» (Chiesa italiana e Mezzogiorno, 29). Da questa esigenza di soggetti impegnati nella ministerialità di servizio e di liberazione, situato nella prospettiva della «finalità specificatamente religiosa dellevangelizzazione» (Evangelii nuntiandi, 32), prendono corpo le forme particolari di organizzazione a rete, tra le varie aggregazioni laicali di ispirazione cristiana, chiamate filiere: una prima filiera costituita dalle associazioni di evangelizzazione e promozione umana e una seconda filiera specializzata nei vari settori economici e sociali (cooperazione, impresa, microcredito). Queste filiere di aggregazioni laicali sono per le comunità ecclesiali un grande tesoro; «hanno permesso la formazione di persone che hanno saputo, nei vari ambiti della vita, essere testimoni del Signore, nella fedeltà alla storia degli uomini nella quale erano immersi» (Mario Operti, Laici adulti per un rinnovato impegno sociale, p. 31). Attualmente il Progetto può contare sulla fattiva collaborazione di associazioni laicali che ispirano il proprio agire sul prezioso patrimonio della Dottrina sociale della Chiesa: Gioventù Operaia Cristiana (GiOC), Movimento lavoratori di Azione Cattolica (Mlac), Giovani delle Acli (GA), Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (Acli), Confcooperative - Inecoop, Coldiretti, Cisl, Banche di Credito Cooperativo, Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti (Ucid), Associazione Guide e Scout cattolici Italiani (Agesci). Il Progetto nel riconoscere il ruolo del laicato e delle aggregazioni laicali in una prospettiva di comunione e di sinergia, non soltanto apprezza la lunga e ricca tradizione del movimento cattolico in Italia, ma pone le premesse indispensabili per una comunità ecclesiale più coraggiosamente ispirata alla tradizione apostolica e per una società civile animata e resa protagonista dal basso. Ogni associazione laicale partecipa, secondo il proprio carisma specifico, «allelaborazione e alla realizzazione dei progetti particolari, nella comune volontà di dialogo superando incomprensioni e resistenze, nel riconoscimento reciproco delle proprie tradizioni e peculiarità, nella disponibilità a comunicarsi i rispettivi progetti ed interessi, nel consentire ad ognuno di approfondire il proprio carisma, nella disponibilità a crescere insieme senza rivalità o gelosie, nel sostenersi a vicenda con spirito di emulazione e di vera competizione nel 5 bene» (Quaderni CEI, Anno IV, n. 3, febbraio 2000, Sesto vademecum, pp. 102-103). A proposito dellimpegno delle associazioni, don Mario soleva affermare: «Se tutti fanno tutto, alla fine si entra in rotta di collisione. Se ognuno fa ciò per cui è nato e se ognuno mette a disposizione di tutti la propria identità e missione, allora nasce veramente un mosaico che è icona della Chiesa» (Quaderni CEI, p. 103). Bisogna convincersi che il futuro dellassociazionismo laicale è nella collaborazione con i vari settori della pastorale. 5. GLI ANIMATORI DI COMUNITÀ La formazione e leducazione nei confronti del lavoro stimola i giovani a farsi compagni di strada di coloro che sono in difficoltà. Gli animatori di comunità sono laici responsabili che in profonda sintonia con le tre pastorali e le filiere delle associazioni agiscono per unadeguata promozione del Progetto nella diocesi. Appare opportuno verificare che i giovani abbiano una formazione valoriale di base e sensibilità umana e sociale per attivare reti sul tema del lavoro. Il Catechismo degli Adulti ci propone unimmagine che descrive i cristiani impegnati nel sociale e che ben si addice agli animatori di comunità: «La carità li muove ad agire secondo una logica di servizio, con la maggior competenza possibile, con attenzione costante alle persone, specialmente a quelle che non contano, agli ultimi. Li fa disponibili al dialogo e alla collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà. La speranza li rende tenaci nellazione, pazienti nella sofferenza, modesti nel successo, aperti a ogni nuova possibilità di bene. Così ciascuno per la sua parte concorre, con lenergia ricevuta da Dio (1Pt 4,11), a edificare la città delluomo, come concorre a edificare la Chiesa» (La verità vi farà liberi, 1093). Nellarco temporale di tre anni, gli animatori sono formati attigendo a piene mani dalla Sacra Bibbia e dal Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, presentato nella sua interezza nei corsi annuali. Al Compendio si aggiungono riflessioni tratte dalla Caritas in veritate e dal documento dei vescovi italiani Per un paese solidale, Chiesa italiana e Mezzogiorno, al fine di declinare nella quotidianità della vita la novità del Vangelo di Gesù e del Magistero della Chiesa. La proposta formativa fondata sulla Dottrina sociale della Chiesa trova conferma nella «caritas in veritate in re sociali: annuncio della verità e dellamoredi Cristo nella società. Tale dottrina è servizio della carità, ma nella verità». Gli animatori sono formati dalla Dottrina sociale come: «elemento essenziale di evangelizzazione, annuncio e testimonianza di fede, strumento e luogo imprescindibile di educazione ad essa». Nelle loro Diocesi, gli animatori svolgono i seguenti compiti: - collaborare attivamente con le tre pastorali, di cui una svolge la funzione di 6 tutor, al fine di rispettare la natura ecclesiale del Progetto e garantire il coinvolgimento sinergico delle pastorali; - curare reti per lavorare insieme con le associazioni presenti sul territorio e che aderiscono alle filiere dellevangelizzazione e della formazione; - partecipare assieme agli altri animatori agli incontri formativi nazionali e regionali per crescere insieme nella consapevolezza ecclesiale e per offrire un servizio competente; - acquisire informazioni utili per organizzarle e metterle a disposizione dei giovani e far crescere una maggiore consapevolezza circa le opportunità legislative (comunitarie, nazionali e regionali) relative alla possibilità di accesso nel mondo del lavoro; - contrastare il mito del lavoro dipendente e del posto fisso e operare negli spazi dellesclusione sociale e della disabilità per costruire nuova cittadinanza verso i soggetti deboli; - assicurare un raccordo tra i giovani e i diversi soggetti, pubblici e del mondo associativo organizzato, in particolare di quelli coinvolti nel Progetto e orientare verso la realizzazione di gesti concreti (idea imprenditoriale e rapporti di reciprocità); - scoprire e valorizzare le potenzialità dei giovani e delle risorse del territorio; - coinvolgere negli scambi di reciprocità e solidarietà i gesti concreti già sviluppati sul territorio; - garantire il servizio di animazione territoriale presso scuole, parrocchie e gruppi ecclesiali della diocesi, relativamente alle tematiche occupazionali; - relazionare mensilmente e puntualmente sulle attività svolte in unottica educativa: per rendere conto del proprio operato (livello personale - trasparenza e legalità), per condividere ciò che si realizza e sviluppare nuove partecipazioni al Progetto (livello diocesano - collaborazione e condivisione), e per facilitare lacquisizione complessiva del lavoro svolto sul territorio (livello nazionale solidarietà e reciprocità); - accompagnare lanimatore di comunità successivo in un graduale inserimento nelle attività della diocesi trasmettendogli il bagaglio relazionale ed esperienziale acquisito, a tal fine appare più utile partire con un impegno di 12 ore nel primo anno e di 24 ore nel secondo e nel terzo, ciò permette di valorizzare adeguatamente lesperienza acquisita dallanimatore nella fase centrale e finale del suo percorso di formazione. 6. EVANGELIZZARE IL LAVORO E LA VITA Nellevangelizzazione dei giovani disoccupati si parte da una constatazione di fondo: se anche non avessimo altro da offrire ai giovani in cerca di lavoro, il Vangelo è sempre una grande speranza e ci incombe lobbligo, ma soprattutto 7 la gioia di annunciarlo ai giovani con forza, per rigenerare in loro la vita e far loro sperimentare la liberazione e la salvezza. Anche se i giovani non lavorano, in quanto cristiani sono chiamati da Dio alla speranza, alla santità, alla generosità, a farsi prossimo (cfr Primo vademecum del Progetto Policoro, giugno 1996, pp. 5-9). La priorità dellevangelizzazione nel Progetto risponde allesigenza di un autentico annuncio evangelico e di una formazione catechistica adeguata alle varie età e situazioni della vita, che tenga conto dei problemi quotidiani delle persone, prima di tutto del lavoro o della disoccupazione, e che ha come centro la persona di Gesù Cristo: «Al centro stesso della catechesi noi troviamo essenzialmente una persona: quella di Gesù di Nazareth» (Catechesi tradendae, 5). «Levangelizzazione non sarebbe completa se non tenesse conto del reciproco appello, che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, personale e sociale, delluomo. Per questo levangelizzazione comporta un messaggio esplicito, adattato alle diverse situazioni, costantemente attualizzato, sui diritti e sui doveri di ogni persona umana, sulla vita familiare senza la quale la crescita personale difficilmente è possibile, sulla vita internazionale, la pace, la giustizia, lo sviluppo» (Evangelii nuntiandi, 29). Il Progetto è un piccolo segno che si spinge sulle frontiere avanzate dellevangelizzazione: disoccupazione, usura, minori sfruttati, disabili, lavoro nero. In questi luoghi, dove la dignità delle persone è calpestata, il Vangelo realizza il cambiamento, libera dalloppressione, conduce nella direzione della gioia e della speranza. Il Progetto è motivato dalla certezza che: «La disoccupazione tocca in modo preoccupante i giovani e si riflette pesantemente sulla famiglia, cellula fondamentale della società. Non è facile individuare quali possano essere le migliori politiche del lavoro da realizzare nel Mezzogiorno: certamente, però, si deve onorare il princio di sussidiarietà e puntare sulla formazione professionale. I giovani del Meridione non devono sentirsi condannati a una perenne precarietà che ne penalizza la crescita umana e lavorativa». Evangelizziamo i giovani e gli adulti perchè diano un nuovo senso al lavoro quotidiano nella testimonianza che è «presenza, partecipazione, solidarietà» (Evangelii nuntiandi, 21), con uno sguardo positivo sul tempo attuale, con la capacità di osservare levoluzione del lavoro nella sua complessità e raccontando nuovi cammini di speranza nel lavoro. Annunciamo il Vangelo della vita e testimoniamo il Risorto nei luoghi del lavoro, raccogliendo dalla festa, che vive della domenica, una ragione e un senso rinnovato. Lo stile è quello di essere incarnati sul territorio nella fedeltà al Vescovo, alla diocesi (alle sue tradizioni e alla sua storia), alla Dottrina sociale della Chiesa nel tentativo di coniugare insieme la testimonianza delle opere di giustizia, legalità e solidarietà con lannuncio del Vangelo, in un processo in cui le presenze laicali dialogano tra loro, entrano in rapporto fecondo con le diocesi per superare la tentazione dellautoreferenzialità, dello spirito di conquista, e 8 nella continua tensione tra memoria del passato, impegno nel presente e apertura al futuro coscienti che: «I cristiani dimorano sulla terra, ma sono cittadini del cielo» (Lettera a Diogneto, V,9). 6.1. EDUCARE E FORMARE LE COSCIENZE Nelle iniziative per la formazione e leducazione delle coscienze, al fine di superare la disoccupazione, il lavoro nero o precario, si avvalora la necessità di un radicale cambiamento di mentalità e di cultura che porti il giovane ad attivare le sue potenzialità in unottica di imprenditorialità personale. A tale scopo, si realizzano corsi formativi e informativi per diffondere una nuova mentalità verso il lavoro, ispirata ai valori umani e cristiani della solidarietà e della cooperazione. Ai corsi collaborano le associazioni di ispirazione cristiana, che operano nel settore cooperativo, della formazione professionale, dellimprenditorialità giovanile e del terzo settore (cfr Primo vademecum, pp. 9-12). Le comunità cristiane sono particolarmente impegnate nel processo di educazione e formazione a una nuova coscienza nei confronti del lavoro. In esse «si sperimentano relazioni significative e fraterne, caratterizzate dallattenzione allaltro, da un impegno educativo condiviso, dallascolto della Parola e dalla frequenza ai sacramenti. Sono luoghi dove le giovani generazioni possano imparare la speranza, non come utopia, ma come fiducia tenace nella forza del bene. Il bene vince e, se a volte può apparire sconfitto dalla sopraffazione e dalla furbizia, in realtà continua ad operare nel silenzio e nella discrezione portando frutti nel lungo periodo. Il Progetto punta a rendere i giovani del Sud, spesso vittime della rassegnazione, della violenza e dello sfruttamento, autentici protagonisti del rinnovamento della loro terra nel «farsi costruttori di una nuova società» (Chiesa italiana e Mezzogiorno, 30). Basandosi sulleducazione dei giovani e sul loro attivo coinvolgimento nel processo educativo, il Progetto rende possibile un cambiamento autentico di mentalità, che si esplicita nelle opere realizzate: il Vangelo annunciato al cuore dei giovani, cambia la loro mente, e li spinge ad agire. In questo processo educativo, che attinge a piene mani nella Dottrina sociale della Chiesa, si è sostenuti dalla convinzione che educare le coscienze è il compito fondamentale della Chiesa e che spetta poi ai cristiani, singoli o associati, particolarmente ai fedeli laici, inserirsi intimamente nel tessuto della società civile e inscrivere la legge divina nella vita della città terrena (Gaudium et spes, 43). I giovani bisogna educarli a «immettersi concretamente nellesperienza del sociale, attraverso forme di volontariato, di aggregazione culturale, di cooperazione, perché propongano, esperimentino, incidano sul futuro della loro terra» (Chiesa italiana e Mezzogiorno, 30). 9 6.2. ESPRIMERE GESTI CONCRETI: IDEE IMPRENDITORIALI E RECIPROCITÀ Il Progetto si caratterizza per la capacità di innestare nella vita del giovane un processo virtuoso, che parte dallannuncio del Vangelo, passa attraverso un impegno di formazione culturale e culmina nella capacità di mettersi insieme per realizzare gesti concreti di solidarietà e rapporti di reciprocità. Ciascun giovane, sorretto dalla comunità cristiana, rinvigorisce la speranza e smentisce la sfiducia nella certezza che il futuro è «riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza» (Gaudium et spes, 31). Accogliendo le indicazioni dei Vescovi italiani, che invitano a percorrere «le vie della comunione, della solidarietà e della cultura per superare le fratture esistenti tra Nord e Sud, nella Chiesa e nel Paese» (Chiesa italiana e Mezzogiorno, 36), ma anche per sconfiggere «pregiudizi, polemiche, vittimismi, presunzioni di superiorità, atteggiamenti di rigetto» (Chiesa italiana e Mezzogiorno, 24) e risanare ferite antiche e nuove, le diocesi attraverso il coinvolgimento attivo delle tre pastorali e delle associazioni realizzano gesti concreti di solidarietà, per inverare nei fatti i principi della fede. Tali gesti concreti non pretendono di risolvere i problemi che non sono di competenza specifica della Chiesa, ma vogliono essere dei segni autentici da intraprendere per giungere a soluzioni corrette, e stimoli adatti a risvegliare nella coscienza di tutti gli uomini la responsabilità e le capacità al servizio della collettività. Sono spazi dimpegno che rendono presente la pedagogia dei segni, dove si intrecciano fatti e parole, insegnamento ed esperienza: «Si tenga conto di alcune significative proposte emerse a Palermo: promozione del terzo settore, forme di risparmio solidale, di cooperazione e di imprenditoria a favore delloccupazione giovanile, specialmente nel Sud del Paese; garanzie e servizi fondamentali da assicurare a tutti; legge organica per laccoglienza degli immigrati; rilancio della cooperazione internazionale allo sviluppo; alleggerimento del debito dei Paesi poveri; allargamento del servizio civile; riconversione delle industrie belliche e divieto del commercio delle armi» (Con il dono della carità dentro la storia, 35). Limpegno attuale è di sviluppare sempre più la promozione dei gesti concreti e incentivare i rapporti di reciprocità e di solidarietà tra le Chiese del Sud e le Chiese del Nord. I rapporti di reciprocità sono vissuti in unottica di scambio di doni nella solidarietà che culmina nella comunione della carità, per superare i complessi tra una Chiesa che si sente povera e chiede aiuto e unaltra che si sente autosufficiente ma che dona e rimane sempre staccata dai problemi. «La comunione, generata dal Vangelo della carità non può essere circoscritta entro 10 lambito di ciascuna Chiesa particolare. Dobbiamo intensificare anche la comunicazione e lo scambio dei doni tra le Chiese, a cominciare dalle nostre in Italia. Particolarmente urgente si fa oggi la cooperazione tra il Nord e il Sud dItalia» (Con il dono della carità dentro la storia, 22). Queste parole rappresentano lo scenario nel quale si muovono i rapporti di reciprocità tra le Chiese e sottolineano il ruolo delle comunità ecclesiali nel rispondere in modo creativo alle sfide del presente, sullesempio di Cristo, il quale «da ricco che era, si è fatto povero» per noi, perché noi diventassimo «ricchi per mezzo della sua povertà» (2Cor 8,9). Le Chiese del Nord sono abituate a donare dalla propria ricchezza, ma potrebbero ricevere da quelle del Sud valorizzando sempre più quella concezione conciliare di Chiesa particolare intesa come comunione di comunità e crescere nellevangelizzazione reciproca e valorizzare la diversità e lincontro tra comunità di culture, mentalità e tradizioni diverse. «Le singole parti portano i propri doni alle altre parti e a tutta la Chiesa, di maniera che il tutto e le singole parti si accrescono con lapporto di tutte, che sono in comunione le une con le altre» (Lumen gentium, 13). La reciprocità e la cooperazione fra le Chiese diventa un segno di evangelizzazione nel Paese e rende visibile la carità che: «ha come frutti la gioia, la pace e la misericordia; esige la generosità e la correzione fraterna; è benevolenza; suscita la reciprocità, si dimostra sempre disinteressata e benefica; è amicizia e comunione» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1829). 7. IL RILANCIO DEL PROGETTO NELLA CRISI Il Santo Padre Benedetto XVI ci offre una puntuale riflessione sul tema dellattuale crisi: «Per superare la crisi economica e sociale che stiamo vivendo, sappiamo che occorre uno sforzo libero e responsabile da parte di tutti; è necessario, cioè, superare gli interessi particolaristici e di settore, così da affrontare insieme ed uniti le difficoltà che investono ogni ambito della società, in modo speciale il mondo del lavoro. Mai come oggi si avverte una tale urgenza; le difficoltà che travagliano il mondo del lavoro spingono ad una effettiva e più serrata concertazione tra le molteplici e diverse componenti della società. [ ] nel libro del Qoèlet leggiamo: Meglio essere in due che uno solo, perché otterranno migliore compenso per la loro fatica. Infatti, se cadono, luno rialza laltro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi (4,9-10). Lauspicio è quindi che dallattuale crisi mondiale scaturisca la volontà comune di dar vita a una nuova cultura della solidarietà e della partecipazione responsabile, condizioni indispensabili per costruire insieme lavvenire del nostro pianeta» (Udienza ai Dirigenti della CISL, 31 gennaio 2009). 11 Al fine di rilanciare lintero Progetto, anche alla luce dellattuale crisi economica, appare prioritario per i tre Uffici nazionali promotori custodire il Progetto da ogni strumentalizzazione e trasmetterlo nella fedeltà alle intuizioni iniziali (evangelizzazione, formazione, gesti concreti e rapporti di reciprocità), curando sempre più i rapporti con le sedi nazionali delle associazioni e con i coordinamenti regionali e incentivare a un sempre maggiore coordinamento ai vari livelli (nazionale, regionale, diocesano). Saranno effettuati gli incontri con i direttori diocesani delle tre pastorali per regioni, con la possibilità di partecipazione dei referenti delle filiere. Elementi fondamentali del rilancio del Progetto ai vari livelli e nel rispetto delle competenze delle tre pastorali, delle filiere delle associazioni e degli animatori di comunità sono i seguenti: - continuare ad annunciare il Vangelo della vita e della speranza ad ogni uomo, rafforzando il lavoro sullevangelizzazione con limpegno di coinvolgere sempre più associazioni ecclesiali, ridestando la fiducia nelle persone e nelle istituzioni presenti sul territorio; - incentivare la formazione attraverso i corsi base (Cisl-Gioc) e i corsi per animatori di comunità (da eseguire anche a livello regionale e con laggiunta di proposte per campi estivi), rafforzando il lavoro tra le filiere e con una rinnovata presenza della filiera della formazione nelle regioni; - rilanciare i gesti concreti a livello diocesano attraverso un corretto sviluppo del coordinamento diocesano (tre pastorali, filiere, animatore), nella cura dei gesti concreti già avviati dal Progetto, incentivare lattenzione verso i servizi alle persone e ai disabili, lutilizzo di terreni confiscati, la creazione di musei diocesani, la cura dellambiente, dei percorsi darte e del turismo sociale; - ripartire con i rapporti di reciprocità tra Nord e Sud nella solidarietà e responsabilità reciproca, coinvolgendo il coordinamento regionale e le associazioni; - rafforzare i coordinamenti regionali, che dovranno sempre più curare la formazione degli animatori e rapportarsi con le diocesi e le associazioni, per preservare lautenticità del Progetto, sostenuti dalla presenza di un segretario regionale che svolge il proprio mandato per tre anni; - sviluppare il sito internet www.progettopolicoro.it 8. UNIDEA CHE SI ORGANIZZA E DIVIENE IMPRESA Il Progetto fa proprio linvito a crescere insieme come unico Paese, proposto con lungimirante lucidità dai Vescovi italiani nel 1981, con il documento La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, e rilanciato nel 1989, con la Nota Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno. Liniziativa ecclesiale del Progetto Policoro si è radicata nella maggior parte 12 delle diocesi del Mezzogiorno (Abruzzo-Molise, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia), grazie anche alla partecipazione di alcune diocesi del Centro-Nord, coinvolte nei rapporti di reciprocità fin dallinizio. In questi anni il Progetto ha promosso la nascita di oltre 500 esperienze lavorative (consorzi, cooperative, imprese ) che danno lavoro a circa 4000 giovani e che hanno il senso di tracciare una strada possibile, di ridare fiducia alle persone, di proporre un modo diverso di vivere limpegno civile, di richiamare allassunzione di responsabilità individuali e comunitarie. I corsi realizzati e le centinaia di cooperative sorte in 15 anni di attività del Progetto dimostrano il valore economico e sociale delliniziativa ecclesiale, ma ancor di più le migliaia di giovani, soprattutto donne, coinvolte attivamente sono testimonianza di crescita culturale nella speranza, nella legalità e nella solidarietà. A tal proposito i Vescovi italiani affermano: «Il Progetto Policoro costituisce una nuova forma di solidarietà e condivisione, che cerca di contrastare la disoccupazione, lusura, lo sfruttamento minorile e il lavoro nero. I suoi esiti sono incoraggianti per il numero di diocesi coinvolte e di imprese sorte, per lo più cooperative, alcune delle quali lavorano con terreni e beni sottratti alla mafia». Il Progetto continua a caratterizzarsi per la valorizzazione della donna come protagonista della redenzione sociale nel Sud e profonda costruttrice di storia quotidiana, nella pazienza dei giorni e nella fatica delle opere. «La donna ha una ministerialità sociale straordinaria. Il Sud attende questa fecondità damore contro gli artifici della società dellintrigo, della violenza e del vuoto di valori» (Chiesa italiana e Mezzogiorno, 31). La presenza di tantissime donne nei corsi di formazione e nelle cooperative realizzate nellambito del Progetto fa fiorire la pronta partecipazione, laccoglienza delle diversità culturali, la promozione degli umili, lattenzione ai poveri, il dono di sé, il sapersi sprecare nei rapporti umani, la capacità del dialogo e di solidarietà. Nel corso del Convegno Chiesa del Sud, Chiese nel Sud, svolto a Napoli nei giorni 12-13 febbraio 2009, con la partecipazione di vescovi e laici di Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia radunati a ventanni dal documento della CEI. Chiesa italiana e Mezzogiorno per riflettere sul Mezzogiorno e aprire nuove prospettive di futuro per il Paese in ascolto del Vangelo, il Progetto ha avuto grande visibilità nelle relazioni e negli interventi. Il prof. Piero Barucci, Componente Autorità Garante della Concorenza e del Mercato, nel corso della sua relazione ha sottolineato limportanza del Progetto: «Unidea che si organizza e diviene impresa, in grado di sopravvivere, se può farlo senza favori particolari ed oscuramente ottenuti, è un fatto di libertà, una palestra di indipendenza bisogna far nascere e crescere non solo le imprese, ma anche il tasso di imprenditorialità diffusa speciale attenzione da riservare nei confronti di alcuni segni di vitalità che si notano nellagricoltura di qualità e nel turismo. Sotto questo riguardo lesperienza condotta nel Progetto 13 Policoro merita di essere, in primo luogo, conosciuta e valorizzata, e poi moltiplicata per cinque, dieci volte». Di tono ugualmente forte sono le parole spese nei confronti del Progetto dal Prof. Giuseppe Savagnone, Direttore dellUfficio Nazionale per la Pastorale della cultura della Diocesi di Palermo: «Acquista tutto il suo significato, in questo contesto, quella che è probabilmente la più importante delle iniziative promosse dalla Chiesa italiana in rapporto al documento del 1989. Ci riferiamo al Progetto Policoro Con la sua carica formativa e non soltanto a livello lavorativo, ma in quello ben più ampio di unevangelizzazione dei giovani che valorizzi e faccia sbocciare al tempo stesso le loro potenzialità umane, il Progetto è stato forse il più brillante esempio di quello che, partendo dal livello spirituale e culturale, si può ottenere anche sul piano sociale ed economico. Ma il significato del Progetto Policoro va in qualche modo al di là della sua funzionalità operativa Rappresenta infatti un esempio di impegno pienamente laico, in cui il Vangelo fa sentire la sua presenza non allinterno del tempio, ma nella vita economica e sociale di un popolo, senza però per questo rinunziare mai alla propria identità. Rappresenta, al tempo stesso, un atto di speranza nel futuro, di fiducia nella storia del Meridione, perché punta sui giovani e non in modo assistenziale, ma rendendoli protagonisti del loro riscatto e di quello della loro terra. Infine, costituisce un bellesempio di comunione tra le Chiese italiane e di sinodalità» (Relazione del Prof. Giuseppe Savagnone, Direttore Ufficio Pastorale della Cultura, Palermo). Anche S.E. Mons. Agostino Superbo, arcivescovo di Potenza - Muro Lucano - Marsico Nuovo, vicepresidente CEI, nelle Indicazioni di percorso a conclusione del Convegno non ha mancato di sottolineare limportanza del Progetto, che «ha permesso in questi anni a molti giovani di sperimentare il gusto di un lavoro creato con la propria abilità». «Il Progetto Policoro, come è stato più volte notato, costituisce una nota molto positiva in questi ultimi anni. Esso ha saputo donare a molti giovani meridionali il riscatto dalla dipendenza e la gioia della creatività nel lavoro Dovrà costituire, infatti, un elemento di forte cambiamento sociale affinché possano finalmente affermarsi, anche nel Mezzogiorno, la cultura dellimpresa e lo spirito dellautentica cooperazione». Tratto da: A. CASILE, Quindici anni di progetto policoro. Gli animatori e i gesti concreti. Ecra, Roma 2011. 14 PROGETTO POLICORO A CASERTA La nascita Nella Diocesi di Caserta Progetto Policoro è partito ufficialmente il 1° Gennaio 2003, dopo sei anni dal suo inizio a livello nazionale (dicembre 1995) ed è sorto grazie a S. E. Mons. Raffaele Nogaro nellambito del Centro Pastorale Giovanile che ha messo subito a disposizione la struttura logistica, la disponibilità economica e un giovane competente quale animatore di comunità. In effetti la pastorale giovanile della Diocesi di Caserta ha seguito fin dal suo nascere Progetto Policoro condividendone pienamente lo spirito e perseguendone gli stessi obiettivi: evangelizzare il mondo del lavoro dei giovani mediante la formazione, i gesti concreti e i rapporti di reciprocità tra le diocesi. Le altre pastorali diocesane, Caritas e Pastorale sociale e del lavoro, hanno anche loro condiviso subito questo progetto comune affidando il tutorato al direttore del Centro Pastorale Giovanile Sac. Nicola Lombardi. Gli animatori di comunità Gli animatori di comunità sono stati la vera risorsa del Progetto Policoro a livello diocesano. Ben sei giovani si sono avvicendati nellanimazione del territorio della Diocesi di Caserta per far conoscere Progetto Policoro e mettersi a servizio del mondo giovanile. Ognuno di loro ha dato il proprio contributo mettendo a disposizione conoscenze e competenze personali. Ma tutti accomunati dal medesimo desiderio dare un contributo notevole alla realizzazione del Progetto Policoro a Caserta. La prima animatrice di comunità, anche se per pochi mesi (1° gennaio 31 luglio 2003), è stata la dott.ssa Pasqualina Pisanti, sociologa, già inserita nellambito della pastorale giovanile diocesana in quanto curatrice della ricerca sociologica In cammino verso i giovani (2002). Dopo pochi mesi, per motivi personali, lanimatrice di comunità si è dovuta dimettere. A lei ha fatto seguito la dott.ssa Giusy Di Palma (1 settembre 2003 2006), architetto e capo scout, la quale ha contribuito a far conoscere e inserire il Progetto allinterno dei vari movimenti e associazioni giovanili e della pastorale diocesana (parrocchiale e foraniale). Dopo di lei è stata la volta di Lina Di Nuzzo (2007 2009), ragioniera, ha continuato il lavoro svolto cercando di creare una fitta rete di contatti con le parrocchie e le scuole medie superiori e i centri per limpiego. Il nuovo vescovo S. E. Mons. Pietro Farina ha confermato la validità del Progetto Policoro nella Chiesa di Caserta e ha rinnovato limpegno della Diocesi per lanimatore di comunità. A partire dal 2009 e fino al 2011 il Progetto Policoro ha avuto come animatore un giovane immigrato di origine albanese Aurrel Lazri, laureando in giurisprudenza, che ha curato, in modo particolare, il rapporto con la filiera. Dal 1° Gennaio 2011 lanimatore di comunità è stato affiancato da un nuovo animatore Beniamino Coti, laureando in giurisprudenza, che ha contribuito a far conoscere il Progetto allinterno delle scuole mediante liniziativa del centro servizi Giovani in lavoro itinerante. Ma il nuovo animatore è riuscito a svolgere il suo servizio fino al 31 Marzo 2012. Dopo di che è subentrato il giovane Carlo Petrillo, laureando in economia ed esperto di cooperative, che ha rilanciato il Progetto con liniziativa del microcredito. 15 Iniziative Tra le diverse iniziative di animazione del territorio, di ricerca e di formazione compiute in questo decennio vanno ricordate: 1. presenza e informazioni dellanimatore di comunità circa la natura, i compiti e le finalità del Progetto Policoro presso i Meeting dei giovani del Centro Pastorale Giovanile, le diverse consulte di pastorale diocesana e foraniale, presso associazioni e movimenti ecclesiali; 2. diversi corsi di formazione per giovani a livello diocesano e foraniale in collaborazione con la filiera (CISL, Confcooperative, AC, ACLI, etc.); 3. ricerca sociologica Giovani, lavoro, tempo libero e partecipazione i cui risultati sono consultabili in www.progettopolicoro.it; 4. convegno diocesano Nuove prospettive lavorative e strumenti di finanziamento con Inecoop e Concooperative; 5. centro servizi Giovani in Lavoro itinerante. Il tutor e lanimatore di comunità incontrano ogni anno tutti i ragazzi delle classi V degli istituti superiori della Diocesi di Caserta. I gesti concreti Il primo grande gesto concreto di Progetto Policoro è il Centro Servizi Giovani in lavoro che il primo animatore di comunità ha attivato fin dal suo nascere. Si tratta di uno sportello informagiovani e di orientamento a lavoro aperto tutti i giorni dal lunedì al venerdì presso la sede del Centro Pastorale Giovanile e ora presso lISSR S.Pietro. Lo sportello grazie alla disponibilità e alla competenza dei diversi animatori di comunità ha accolto, informato, orientato migliaia di giovani in questo decennio. Da questa opera di accoglienza, di orientamento e di accompagnamento sono sorte le diverse cooperative, società e ditte. Undici sono le imprese che, in questo decennio, sono state promosse e sostenute dalla Diocesi di Caserta a conferma della presenza del Progetto Policoro come concreto volano di sviluppo imprenditoriale di matrice sociale sul territorio. Il microcredito E ora nasce la nuova iniziativa a sostegno delle imprese dei giovani per rilanciare la loro occupazione: il microcredito. È il credito di fiducia che la Diocesi di Caserta, ancora una volta, vuole dare a quei giovani, senza nessuna garanzia, perché possano usufruire di un prestito (fino a un massimo di 25.000,00 euro) a sostegno delle loro idee imprenditoriali. Sarà la Chiesa che è in Caserta a garantire per loro mettendo a disposizione un fondo presso Banca Etica. Più sostanzioso sarà il fondo, maggiori saranno i microfinanziamenti elargiti. La Diocesi fa appello allora alla generosità e alla solidarietà di tanti che vorranno non a parole ma concretamente aiutare i giovani. Diocesi di Caserta - Fondo di garanzia "Progetto Policoro - Microcredito": Banca Etica IT 70 T 05018 03400 000000149974 Nicola Lombardi Info: Sportello "Giovani in lavoro" - Progetto Policoro di Caserta, c/o ISSR "S. Pietro" - Piazza Duomo, 11 - 81100 Caserta - Tel. 0823 214592 - 347 0843177 - 393 2063281 - Fax 0823 214597 - e-mail: [email protected] progetto.policorocaserta 16 FONDO DI GARANZIA PER IL MICROCREDITO PROGETTO POLICORO DELLA DIOCESI DI CASERTA Regolamento interno per la gestione del fondo Art.1. Finalità e tipologia del progetto. La Diocesi di Caserta, in attuazione della Convenzione sottoscritta con la Banca Popolare Etica, in data 16.10.2012, col presente regolamento intende disciplinare listruttoria interna (diocesana) e lerogazione di prestiti rientranti nella categoria del c.d. microcredito, in favore dei giovani che vorranno creare impresa, nel territorio diocesano. Questa iniziativa nasce dallesperienza maturata allinterno del Progetto Policoro, voluto e sostenuto dalla Conferenza Episcopale Italiana, che persegue scopi di solidarietà sociale quali: - offrire alla comunità diocesana nuove opportunità e risorse, per affrontare il problema della disoccupazione giovanile, in una prospettiva di evangelizzazione e di promozione umana; - stimolare le varie pastorali e le aggregazioni laicali a lavorare in rete, in unottica di sinergia, di collaborazione reciproca e di comunione ecclesiale; - aiutare le Chiese locali ad interagire tra di loro con spirito di solidarietà e di reciprocità. Principali linee di intervento: 1. Evangelizzazione dei giovani disoccupati o in situazione irregolare di lavoro; 2. Formazione e orientamento professionale, al fine di promuovere unetica del lavoro ispirata ai valori della Dottrina Sociale della Chiesa; 3. Promozione di Gesti Concreti di Solidarietà (sostegno alle imprese a conduzione giovanile). Le risorse finanziarie, provenienti dal bilancio diocesano, verranno impiegate per garantire lerogazione di finanziamenti a tasso agevolato, concessi dalla Banca di competenza convenzionata, per la creazione di imprenditoria giovanile. Art. 2. Requisiti di ammissibilità - soggetti beneficiari. Destinatari dei finanziamenti saranno i giovani di età compresa fra 18 35 anni, che vorranno intraprendere uniniziativa imprenditoriale, nelle forme riconosciute dalla legge (ditta individuale, società di persone, di capitali) o che labbiano iniziata da non più di 24 mesi. I beneficiari dei prestiti dovranno essere in possesso dei seguenti requisiti: a) essere residenti in uno dei Comuni che si trovano nel territorio della Diocesi di Caserta; b) aver raggiunto la maggiore età; c) essere esclusi dai finanziamenti bancari ordinari (cioè essere non bancabili); d) aver compiuto il percorso di accompagnamento imprenditoriale gratuitamente offerto dal Centro Servizi diocesano, partecipando ai seminari, corsi di formazione, ecc.. organizzati dalla diocesi; e) non ricadere, inoltre, nei casi finanziabili mediante il fondo diocesano c.d. antiusura. La Diocesi si riserva, comunque, in casi del tutto eccezionali, la facoltà di ammettere al finanziamento anche soggetti che non siano in possesso dei requisiti di cui sopra. Art. 3. Documentazione necessaria. Per accedere al finanziamento, gli interessati dovranno compilare esclusivamente la modulistica predisposta di concerto dalla Banca e dal Centro Servizi Diocesano; nello specifico dovranno essere in possesso dei seguenti documenti: 17 a) relazione di finanziamento del progetto; b) documenti indicati e richiesti nella relazione di cui al punto a) c) richiesta di accesso al Fondo di garanzia progetto Policoro; d) dichiarazione del garante morale (parroco, direttore ufficio di curia, responsabile di associazioni, gruppi, movimenti, presenti in diocesi); e) liberatoria ai fini della normativa sulla privacy. Art. 4. Gestione del progetto e competenze dei vari organi. Il compito di gestire materialmente il progetto è affidato alla Equipe diocesana del Progetto Policoro. Essa si riunisce periodicamente per verificare, supportare e programmare gli interventi necessari al funzionamento del progetto. Il suo ruolo principale attiene alla valutazione ed ammissione dei progetti al finanziamento, previa verifica della congruità del fondo. Disciplina i criteri di ammissione al finanziamento tramite un regolamento interno. È costituita dai seguenti membri: 1. Direttori diocesani dei tre uffici coinvolti o loro delegati e delegato del Vescovo: - avranno il compito di coordinare tutte le attività e le fasi delliniziativa, assicurando il rispetto dei principi e delle finalità del progetto. Garantiranno un adeguato sostegno allAdC sia relativamente alla formazione dello stesso, sia nella fase dellaccompagnamento imprenditoriale servendosi, ove necessario, dellausilio di esperti in materia. Il delegato del vescovo presiede le riunioni, coordina i lavori e cura di relazionare ogni decisione a S.E. il Vescovo. 2. Animatore di Comunità (per brevità AdC): - unitamente ai compiti affidatigli e contenuti nel contratto e nel regolamento nazionale del progetto, sottoscritti con Inecoop, gestirà lo sportello diocesano/centro servizi, assicurando il sostegno ai giovani nella fase di accoglienza, ascolto e accompagnamento imprenditoriale e dello start up dimpresa. Seguirà listruttoria delle pratiche e curerà i rapporti con il funzionario della banca, incaricato della gestione dei finanziamenti, come previsto nella convenzione; 3. Leconomo diocesano: - affiancherà i precedenti organi, per quanto di sua competenza, firmerà il nulla osta della Diocesi, a seguito della compiuta istruttoria interna (diocesana) e avrà cura di trasmettere la pratica di finanziamento alla banca competente convenzionata; 4. Eventuali esperti: - la Diocesi affiancherà ai precedenti organi, oltre agli operatori Caritas, eventuali esperti competenti professionalmente in materia. Art. 5. Attività del Centro Servizi-Progetto Policoro. Lanimatore di comunità e/o gli operatori Caritas, hanno il compito di accogliere e accompagnare il richiedente durante liter distruttoria e di concessione del prestito, nonché durante la fase del successivo controllo di regolare restituzione, ponendo sempre particolare attenzione allaspetto formativo ed educativo, che contraddistingue sia il microcredito sia lagire della diocesi. Gli operatori, onde evitare confusione nei beneficiari, non devono essere intesi o identificati come i soggetti preposti allerogazione dei prestiti, compito riservato esclusivamente ai funzionari della Banca. I compiti principali in fase distruttoria sono i seguenti: - accogliere ed ascoltare i giovani, con le loro storie e le loro aspirazioni. In un secondo momento informarsi sul progetto che viene presentato illustrando le principali caratteristiche del microcredito, avendo riguardo a non creare illusioni di sorta; - nel caso in cui si convenga di ricorrere al microcredito, prestare supporto per lo sviluppo del progetto, incontrare insieme al giovane il referente della filiera della 18 formazione, ritirare la documentazione relativa alliniziativa da intraprendere. In questa fase va valutato lequilibrato rapporto che deve sussistere fra possibilità effettive di reddito, ammontare del finanziamento richiesto e tempi di rimborso, sulla base dei possibili piani di ammortamento predisposti dalle banche convenzionate; - concordare una serie di riunioni periodiche e di incontri formativi, sia precedenti che successivi allerogazione del finanziamento, destinati a valutare landamento della situazione economico-finanziaria e personale del richiedente; - lavorare in rete con il garante morale, affinché il giovane sia sempre supportato dalla propria comunità parrocchiale/associativa di riferimento; - verificare la sussistenza di tutti i requisiti, di cui ai precedenti articoli; - verificare periodicamente la congruità del fondo di garanzia; - comunicare la decisione di nulla osta al richiedente, accompagnare il giovane presso lo sportello bancario individuato, verificare la regolare sottoscrizione del contratto predisposto dalla banca e accertarsi della regolare erogazione del finanziamento; - archiviare copia di tutta la documentazione presso lo sportello/centro servizi; Nella fase di gestione ordinaria dellimpresa e di restituzione delle rate lanimatore deve: - effettuare gli incontri concordati in fase distruttoria, destinati a valutare landamento della situazione economico-finanziaria e personale del beneficiario; - constatare la puntualità dei pagamenti rateali ed eventualmente sollecitare il pagamento di rate arretrate; - coordinarsi con léquipe diocesana per valutare le iniziative da intraprendere, in caso di difficoltà oggettiva dellimpresa prendendo in considerazione o la rinegoziazione del debito residuo dilatando i tempi di restituzione o il passaggio a sofferenza. È compito delléquipe diocesana, infine: - valutare periodicamente il generale andamento del progetto in Diocesi, con particolare riguardo agli obiettivi generali e sempre in una prospettiva socio-educativa; - concordare con la banca eventuali modifiche al regolamento e alla convenzione; - supportare la formazione degli animatori/operatori; - organizzare seminari e convegni nel territorio; - relazionare annualmente al Vescovo; - vigilare sulla corretta amministrazione del Fondo di rotazione; - promuovere il progetto con iniziative di comunicazione e di presenza sociale; Art. 6. Fondo di rotazione. Garanzia. I finanziamenti concessi ai giovani, a seguito dellistruttoria diocesana e bancaria, sono integralmente garantiti da uno specifico fondo istituito per il progetto e che si compone di: - impegno della Banca coinvolta ad erogare finanziamenti e a sostenerne leventuale perdita per insolvenza; - creazione di un apposito conto corrente bancario o libretto di deposito, intestato alla diocesi ed alimentato anche da eventuali liberalità di terzi, che ne condividano gli scopi; Art. 7. Rinvio. Per quanto non espressamente disciplinato in questo regolamento, si fa rinvio alla normativa di settore vigente, alla Convenzione Diocesi BE siglata in Caserta, il 16.10.2012, a tutti gli allegati e ad ogni altro accordo intervenuto fra le parti. Loriginale del presente regolamento, che consta di n. 6 pagine e suddiviso in 7 articoli, viene approvato, protocollato ed archiviato, presso lufficio economato della Curia Vescovile di Caserta, Piazza Duomo 11 81100 Caserta. 19 I GESTI CONCRETI NATI A CASERTA IN COLLABORAZIONE DEL PROGETTO POLICORO Cooperativa Don Bosco, 2001. Via Dei Ginepri 5 - c/o Parrocchia del Carmine - 81100 Caserta. Tel. 0823/344857 - 0823/346975. Resp.: Rossella Iulianiello. Mission: Formazione Produzione e Servizi al lavoro. Coop. Saletta dellUva, 2002. P.za Matteotti, 3 - 81100 Caserta. Tel. 0823/323892 - 339/3685050. Resp.: Luigi Nunziante. Mission: Casa editrice, pubblicazioni, eventi culturali. www.salettadelluva.it Cooperativa NewHope, 2004. Via Kennedy 19/20 - 81100 Caserta. Tel. 0823.458465. Resp.: Mirella Macovei. Mission: Sartoria Etnica creazioni di bomboniere, accessori e manufatti vari. www.coop-newhope.it Cooperativa Orione, 2007. V.le Cappiello,50 - 81100 Caserta. Resp. Ida Roccasalva. Mission: Sportello di ascolto, clown terapia, mediazione familiare, counselling, realizzazione di audiovisivi, cortometraggi, docu fiction. Cooperativa Istituto Opus Angeli", 2009. Via Amendola, Puccianiello, 81100 Caserta. Tel. 0823/303616 - 393/2063281. Resp. Carlo Petrillo. Mission: Ludoteca - Scuola dellInfanzia, Baby parking - Attività extra-scolastiche - Servizi socio assistenziali. Cooperativa Spazio Bianco, 2009. Via Parrocchia, 34 - Mezzano, 81100 Caserta. Tel. 0823/362532 - 338/3278804. Resp. Antonio Rivetti. Mission: Comunità alloggio per minori. www.spaziobianco.org Elma Servizi e Costruzioni s.r.l., 2011. P.zza Duomo, 11- 81100 Caserta. Tel. 0823/214545. Resp.: Marco Rossetti. Mission: Società di costruzioni e Centro Servizi. Cooperativa Tempi Nuovi, 2012. Via Parrocchia, 34 - Mezzano, 81100 Caserta. Tel. 0823/362532 - 338/3278804. Resp:. Alessandra Menzione. Mission: Servizi educativi e socio assistenziali. Cooperativa Odos, 2012. Via Redentore,58 - c/o Centro Pastorale Giovanile 81100 Caserta. Tel. 0823/214554. Resp.: Luigi Altieri. Mission: Viaggi Culturali. Homo Viator Viaggi e nuova Cultura s.r.l., 2012. Via Redentore, 64, c/o Palazzo Vescovile - 81100 Caserta. Resp.: Antimo Castiello. Mission: Agenzia di Viaggi, Turismo e Pellegrinaggi. Ditta individuale Sanitaria San Nicola, 2012. Via L. Da Vinci, 162 - 81020 San Nicola La Strada. Tel. 0823/320021 - 347/8253804. Resp.: Aurrel Lazri. Mission: Ortopedia, Parafarmacia, Cosmetici, Omeopatia, Erboristeria. 20 FONDAZIONE Soggetti giuridici fondamentali per la crescita del territorio In base alla definizione coniata dallEuropean Foundation Centre di Bruxelles, le fondazioni sono "enti senza finalità di lucro con una propria sorgente di reddito che deriva normalmente, ma non esclusivamente, da un patrimonio. Questi enti hanno il loro organo di governo e usano le loro risorse finanziarie per scopi educativi, culturali, religiosi, sociali, o altri scopi di pubblico beneficio, sia sostenendo persone o associazioni e istituzioni (fondazioni di erogazione), sia organizzando e gestendo direttamente i loro programmi (fondazioni operative). Le fondazioni sono disciplinate dal Libro I del Codice Civile (articoli 12 35). Una fondazione è costituita da un fondatore - anche più persone congiuntamente ovvero una persona giuridica - tramite un atto pubblico o una disposizione testamentaria; la dell'ente deve essere sancita da un notaio tramite l'atto di fondazione, mentre per poter operare necessita di un che sottopone tutti gli atti della fondazione al controllo di legittimità di un'apposita autorità vigilante (art. 12 e seguenti del Codice Civile). Le principali norme organizzative per il corretto funzionamento dell'ente sono raccolte nello , che costituisce parte integrante dell'atto di fondazione. Il PATRIMONIO è un elemento necessario, in quanto la legge e la giurisprudenza non ammettono fondazioni finanziate esclusivamente da contributi di terzi; la costituzione di una fondazione, pertanto, può essere vista come un immobilizzazione di risorse economiche da utilizzare efficacemente ed efficientemente a beneficio della collettività. È per queste ragioni che lautorità preposta al riconoscimento giuridico della fondazione è legittimata a richiedere un patrimonio minimo, tale da consentire leffettiva possibilità di raggiungere lo scopo. Per il riconoscimento nazionale il Ministero dellInterno ha imposto una soglia minima di 100.000,00 euro, al di sotto della quale listanza di riconoscimento non viene accolta dalla prefettura. È ammesso un capitale inferiore solo se la fondazione dispone di beni immobiliari. BOZZA STRUTTURA ORGANIZZATIVA - Soci Fondatori La Fondazione sarà promossa dai Fondatori che interverranno allatto della costituzione e da soggetti che aderiranno e contribuiranno al patrimonio della Fondazione successivamente allatto costitutivo. I soci fondatori devono sottoscrivere e versare un minimo di tre quote per un massimo di dieci quote. La quota è stabilita in 500,00. 21 - Soci Sostenitori Università ed Enti scolastici Alla Fondazione possono aderire Università, Istituti scolastici pubblici e privati, in qualità di Sostenitori. I Soci Sostenitori aderiranno versando un minimo di due quote. - Soci Ordinari - Aziende e Privati Possono divenire soci ordinari le persone fisiche e giuridiche pubbliche o private e gli enti e organismi che ne facciano richiesta, condividendo gli scopi della Fondazione ed impegnandosi a contribuire al suo finanziamento, previa accettazione alla relativa domanda da parte del Consiglio di Amministrazione. I soci ordinari contribuiscono con un apporto minimo: di una quota per persone fisiche; di due quote per enti non profit (parrocchie, congregazioni, fondazioni, associazioni, comitati, etc.); di tre quote per aziende e società; di quattro quote per banche e istituti di credito; di sei quote per enti locali. ORGANI Gli organi della Fondazione saranno: - Consiglio Generale - Il Presidente e il Presidente onorario - Il Consiglio di Amministrazione - Il Comitato Tecnico Scientifico - Il Collegio dei Revisori dei Conti CONSIGLIO GENERALE La Fondazione è retta da un Consiglio Generale composto da un rappresentante designato da ogni Fondatore, da ogni socio Sostenitore e da ogni socio Ordinario. I Consiglieri rappresentanti hanno diritto ad un numero di voti pari alle quote corrispondenti al valore dei beni immobili e mobili conferiti alla Fondazione così come precisato nellatto di conferimento. Al Consiglio Generale spetta: 1. la nomina - Consiglio di Amministrazione - Comitato Tecnico Scientifico - Collegio dei Revisori 2. lapprovazione del budget per lesercizio, entro il mese di dicembre, e del bilancio consuntivo, entro al successivo mese di giugno, e dei contributi annuali di funzionamento versati dai Fondatori, Sostenitori ed Ordinari. Il contributo annuale non può superare il 30% della somma delle quote di sottoscrizione. 22 3. approvazione dei programmi annuali di attività della Fondazione, visto il parere favorevole del Comitato Tecnico Scientifico. PRESIDENTE Il Presidente ha la legale rappresentanza della Fondazione con, tutti i poteri attinenti lordinaria amministrazione della stessa. Il Presidente è nominato dal Consiglio di Amministrazione allinterno dei suoi membri. CONSIGLIO di AMMINISTRAZIONE Il Consiglio di Amministrazione è composto dal Presidente, dal Presidente onorario (lordinario diocesano di Caserta), dal Presidente del Comitato Tecnico Scientifico e da otto componenti eletti dal Consiglio Generale e rappresentanti dei Soci Fondatori (5 consiglieri), Sostenitori (3 consiglieri), Soci Ordinari (1 consigliere). Al Consiglio di Amministrazione spetta: - Amministrazione del Patrimonio della Fondazione e gestione delle attività economiche per realizzare gli scopi della Fondazione. - Le scelte relative alla costituzione o partecipazione ad enti o società che perseguano gli scopi della Fondazione. - Approvazione delle proposte di budget, di bilancio consuntivo e programma annuale. - Accettazione di domande di adesione alla Fondazione. - Assegnazione di microcredito. - Nomina del Presidente e del Vice Presidente. COMITATO TECNICO SCIENTIFICO Il C. T. S della Fondazione è composto da un rappresentante per ogni Ente o Università sostenitrice e da tre ulteriori esperti di tematiche manageriali e imprenditoriali. Nomina al suo interno un Presidente. Il C.T.S ha il compito di elaborare proposte e programmi volti a definire le linee generali e strategiche delle attività della Fondazione. Esprime valutazioni generali sulla qualità dei risultati dei programmi annuali. È compito del C.T. S individuare e selezionare i progetti per il microcredito, che saranno oggetto delle attività formative e di sostegno economico della Fondazione. Sarà inoltre compito, costituire una rete internazionale costituita da Università ed Enti. IL COLLEGIO REVISORI DEI CONTI Il Collegio dei Revisori dei Conti è composto da tre membri nominati dal Consiglio Generale tra gli abilitati al controllo legale dei conti. Il Collegio ha analoga durata del Consiglio e nomina al suo seno il Presidente. I revisori controllano lamministrazione della Fondazione, accertano la regolare tenuta delle scritture contabili. 23 Diocesi di Caserta rogetto olicoro