OIPA italia
Organizzazione Internazionale
Protezione Animali
Medici Internazionali
LIMAV
Introduzione
"Nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni".
Albert Einstein 1879-1955
La maggior parte delle persone ritiene di conoscere, seppure
vagamente, il significato del termine vivisezione. La vivisezione è
sinonimo di sperimentazione animale così come lo impiegavano
Claude Bernard (fisiologo 1813 - 1878) e i suoi contemporanei
apostoli di tali metodi. In tal senso viene impiegato ancora oggi.
Dice l'Enciclopedia Americana, alla voce vivisezione: "il termine si
applica ad ogni tipo di sperimentazione sugli animali, sia che
questi vengano sezionati o no." E il grande Merrian-Webster,
dizionario che fa testo nelle maggiori Università statunitensi: "ogni
forma di sperimentazione animale, specie se provoca sofferenza al
soggetto". Dunque il termine vivisezione si applica a tutta la sperimentazione atta a causare sofferenze sia fisiche che psichiche.
E' una realtà dura, bruciante, che agghiaccia la mente con immagini di cani, scimmie, cavie, topi,
ratti, gatti, maiali, conigli, ma anche cavalli, asini, capre, uccelli, rane, pesci ed ogni specie
vivente di animali, i quali vengono mutilati, avvelenati, accecati, affamati, bruciati, ghiacciati,
schiacciati, decerebrati, ustionati, infettati con malattie, assoggettati a stress, shock o privazioni.
Un aspetto inquietante della vivisezione è che gli pseudo-ricercatori, grazie all'inaffidabilità del
modello animale, promuovono o condannano un determinato ritrovato in relazione alle attuali
esigenze di mercato, non esitando a ribaltare o smentire i dati che in passato si erano acquisiti,
secondo un establishment ben consolidato e redditizio: l'industria della salute. La grande truffa
della vivisezione si basa su un assioma semplicissimo: ogni specie è differente, per metabolismo
e altri parametri fisiologici, di conseguenza nessun risultato conseguito sugli altri animali sarà mai
estrapolabile all'uomo. Nessuna specie animale, compreso l'uomo, può costituire modello
sperimentale per nessun'altra specie. Gli animali sono così diversi dall'uomo che quello che si
verifica nell'animale può essere simile a quello che avviene nell'uomo, leggermente diverso,
completamente diverso o totalmente opposto. Per cui, quando si è fatto un esperimento sugli
animali, è necessario e indispensabile ripeterla nell'uomo. La vivisezione è un metodo a
posteriori, ma a noi interessa sapere prima, e non dopo, cosa succederà al proprio organismo.
Dunque la vivisezione diventa un alibi per poter sperimentare nell'uomo senza aver alcuno
ostacolo di natura burocratica e giuridica.
Dati e fatti
"Rispondimi, meccanicista, la natura ha dunque combinato in questo animale
tutte le molle del sentimento perché non senta? Ha forse dei nervi per essere impassibile?
Non supporre questa impertinente contraddizione della natura". Voltaire 1694 - 1778
Ogni anno nel mondo vengono sottoposti alla vivisezione circa 300 milioni di animali.
In Italia sono 1 milione (fonte Gazzetta Ufficiale), anche se il numero di animali potrebbe
essere maggiore, dal momento che non sempre viene dichiarato il numero effettivo. Solo il 30%
degli esperimenti riguarda la medicina, compresi gli esperimenti di parabiosi, in cui due o più
animali vengono cuciti insieme per formare gemelli siamesi ed altri come quelli compiuti dal
trapiantatore di teste di scimmie Robert White. Il restante 70% riguarda esperimenti per
testare prodotti cosmetici, industriali (detersivi, saponi, inchiostri, ecc.), bellici (gas tossici, radiazioni nucleari, armi batteriologice, nuovi proiettili, ecc.), per prove psicologiche comportamentali,
oppure per qualsiasi altro esperimento che permetta al ricercatore di raggiungere una qualsiasi
"cognizione scientifica". L'anestesia non viene sempre praticata e spesso dura solo una parte dell'esperimento. Se l'effetto dell'anestetico durasse anche per tutto l'esperimento, l'animale sottoposto soffrirebbe comunque in seguito all'operazione e il dolore si protrarrebbe per molto tempo.
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In ogni caso la sofferenza per gli animali incomincia già negli tabulari dei laboratori.
Infatti solitamente sono tenuti in stanze prive di finestre e alloggiati in gabbie di
dimensioni molto ridotte e con grate metalliche sul fondo al fine di facilitarne le pulizie.
Non sono rari episodi di automutilazioni come è successo all'Istituto Superiore di Sanità, dove
almeno una scimmia è arrivata ad automutilarsi a causa dello stress.
Cos'è che spinge i ricercatori ad utilizzare gli animali negli esperimenti di vivisezione?
Innanzi tutto bisogna dire che gli esperimenti sugli animali rappresentano un facile sistema per fare
carriera, attraverso resoconti e pubblicazioni di esperimenti che nei concorsi vengono
notevolmente valutati. Di conseguenza queste pubblicazioni porteranno pubblicità e consentiranno
ai ricercatori di avvalersi dei sussidi finanziari (denaro pubblico) messi a disposizione dai vari
Consigli Nazionali di Ricerca.
L'industria farmaceutica
La vivisezione è purtroppo la forma più comune per le prove di
tossicità ed efficacia dei farmaci sebbene questi test, obbligatori
per legge, abbiano valore nullo (addirittura fuorviante) nel contesto
della sicurezza per l'uomo. Una delle prove più comuni per
verificare il grado di tossicità di un farmaco è quella della LD 50
(Dose Letale 50%). Per ogni prova vengono utilizzati tra i 50 e i 60
animali a cui viene introdotta a forza nello stomaco una sostanza
per verificare quanta ne occorre per uccidere la metà degli animali. Questa sostanza può anche
essere fatta inalare sotto forma di gas: in questo caso si parla di LC50 (concentrazione letale 50%).
Gli animali vengono lasciati soffrire fino a 2 settimane, nel corso delle quali accusano i seguenti
effetti: vomito, diarrea, sanguinamento dagli occhi o dalla bocca, spasmi, convulsioni,
soffocamento. Con questo sistema si cerca, basandosi sul peso corporeo, di determinare la dose
ottimale sicura per l'uomo. Gli stessi studi hanno dato prova dell'inutilità di tale esperimento, il quale
ha valore nullo, se non addirittura fuorviante, per la sicurezza dell'uomo. Infatti le prove LD 50
dipendono da età, sesso, specie utilizzata (addirittura i risultati cambiano utilizzando diversi ceppi
della stessa specie), dieta, stato di salute, stabulazione e temperatura ambientale. Ogni specie
animale (compreso l'uomo) reagisce sempre in modo totalmente diverso dalle altre specie.
Un esempio di LD50 con la Formaldeide: Ratto 800 mg/Kg - Cavia 260 mg/Kg - Topo 42 mg/Kg
Queste rappresentano le dosi per ogni Kg di peso corporeo sufficienti ad uccidere il 50% degli
animali presi in esame. Tutto questo poco importa alle ditte farmaceutiche, le quali si servono di
tale metodo per ottenere l'autorizzazione a riversare sul mercato moltissimi prodotti, spesso
sempre gli stessi, in nuove combinazioni e sotto nomi diversi. I preparati attualmente in uso sono
più di 150.000. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ci informa che solo 200 tra farmaci e
vaccini possono essere considerati veramente indispensabili.
L'industria cosmetica
La questione dei test su animali per quanto concerne i cosmetici (compresi shampoo, saponi,
bagnoschiuma, etc.) e i detergenti in genere è piuttosto complessa. Questi prodotti sono costituiti
da numerose sostanze chimiche che vengono mescolate insieme per ottenere il prodotto finito,
sostanze spesso fabbricate da ditte diverse da quelle che poi studiano, producono e commercializzano i cosmetici. Tutte le nuove sostanze chimiche, indipendentemente dall'uso che ne verrà
fatto, sono sottoposte ad alcuni test generici su animali, come l'LD50, e in funzione del loro futuro
uso vengono in seguito sottoposte ad ulteriori test specifici, come
il Draize test per i cosmetici. La stragrande maggioranza dei
prodotti finiti non è testato su animali perché non è obbligatorio per
legge e poche ditte vogliono buttare via soldi in prove che sanno
benissimo essere prive di rilevanza scientifica. Fanno eccezione i
prodotti di alcune grosse multinazionali, come la Procter & Gamble
che dichiarano di testare anche i prodotti finiti per garantire ai
consumatori una maggiore sicurezza, mentre in realtà lo fanno
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solo per avere ulteriori dati di tossicità dei loro prodotti, da
utilizzare in eventuali processi intentati dai consumatori. Nel 1976
è stata definita la Positive List, cioè la lista delle sostanze fino a
quel momento considerate sicure. Da quel momento in poi, tutte le
nuove sostanze sono state provate, obbligatoriamente per legge,
sugli animali, per fornire alle autorità competenti un profilo
tossicologico che comprenda test come l'LD50, il Draize Skin test
e il Draize Eye test (e molti altri come fototossicità, cancerogenicità, ecc.). Tutti questi test comportano sofferenze terribili per gli
animali utilizzati, ma le industrie chimiche e cosmetiche non hanno mai mosso un dito per
richiedere una modifica delle normative, almeno fino a quando l'opinione pubblica non ha
cominciato a rendersi conto di ciò che avviene nei loro laboratori. Va detto comunque che la legge
che abolirà i test su animali per i cosmetici non abolirà i test di tossicità generici (l'LD50) per i nuovi
prodotti chimici. Questo significa che qualunque nuova sostanza chimica (inclusi i nuovi
ingredienti dei futuri cosmetici e detergenti) che verrà introdotta sul mercato verrà testata
comunque su animali e l'unico vantaggio sarà che anche qualora questa sostanza dovesse
entrare nella composizione di un nuovo cosmetico, essa non dovrà essere sottoposta alla
sperimentazione su animali specifica per i cosmetici (il Draize test). Questo vale anche per i
prodotti per la casa. Se parliamo di detersivi, non possiamo trascurare anche l'impatto ambientale
di ingredienti quali fosfati, candeggianti al cloro e tensioattivi cationici. Prima di acquistare un
detersivo, accertiamoci che si tratti di un prodotto ecologico. L'agente lavante non dovrebbe
essere sintetico, ma a base di sapone vegetale. Un elenco, in continuo aggiornamento, dei
prodotti cosmetici Cruelty free, si trova sul sito dell'OIPA Italia.
I test più usati per i prodotti cosmetici (oltre ai già trattati
trattati LD50 e LC50)
Draize Test oculare: metodo di valutazione della capacità di una sostanza di irritare i tessuti
dell'occhio umano, consistente nell'instillare la sostanza negli occhi dei conigli per poi esaminare,
a distanza di vari giorni, i danni che essa provoca ai tessuti dell'occhio.
Draize Test cutaneo: metodo di valutazione della capacità di una sostanza di irritare la cute
umana, consistente nell'applicare la sostanza in esame sulla pelle depilata ed abrasata di animali,
in genere conigli o cavie, per poi valutare a distanza di tempo l'irritazione provocata.
Test di cancerogenicità: test finalizzato a stabilire se una sostanza è o meno cancerogena (ovviamente, per gli animali su cui si sperimenta, non per l'uomo). Generalmente vengono usati roditori
ai quali viene fatta ingerire o inalare la sostanza per un periodo anche di diversi anni. In seguito gli
animali vengono uccisi e sottoposti ad autopsia per stabilire la presenza di eventuali tumori.
L’industria bellica
La ricerca di modi sempre più sofisticati per uccidere e mutilare i nostri simili continua e come
diretto risultato conigli, pecore, cani, maiali, topi, ratti, porcellini
d'India e scimmie sono soggetti ad armi balistiche (tradizionali),
chimiche, nucleari e biologiche. Alcuni esempi: si sperimenta gas
lacrimogeno sugli occhi di conigli coscienti; si espongono scimmie
e altri animali a gas nervino; si somministra acido cianidrico velenoso ai cani; si spara a pecore con pallottole di gomma e plastica;
si bruciano vivi i maiali per studiare l'effetto delle ustioni, ecc.
Gli allevamenti di animali per la sperimentazione
sperimentazione
Gli animali usati per gli esperimenti provengono dalla cattura nel
loro ambiente naturale, dagli accalappiacani municipali e da quelli privati (in Italia non è più legale
grazie alla legge 281/91), oppure da appositi allevamenti. Nel primo caso si tratta per la maggior
parte di scimmie che una volta catturate iniziano un vero e proprio calvario: si calcola che più del
70% di esse, durante il trasporto, muoiano di traumi psichici e fisici, di fame, di sete, di angoscia o
di soffocamento. I cani e i gatti vengono forniti o da persone senza scrupoli che li rubano ai
privati per poi venderli agli istituti di ricerca o, nella maggior parte dei casi, da appositi
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allevamenti. Questa si è dimostrata un'industria molto
redditizia economicamente.
Gli allevamenti più grandi e famosi in Italia sono:
- Morini, S. Polo D'Enza (RE), nel quale si trovano migliaia di cani
bearle, i più usati in vivisezione per il loro temperamento docile.
- Charles River, a Calco (CO), forniscono animali mutanti, trans
genici, ibridi e più di 55 "alterazioni chirurgiche" sui roditori.
- Harlan Italy a Correzzana (MI) e a S. Piero al Nattisone (UD), si
vanta di fare import-export da e per tutti i paesi del mondo,
procurano qualsiasi tipo d'animale: maiali, criceti, conigli, cani da
caccia, Beagle e meticci.
L'Università e le didattica
(c) Brian Gunn IAAPEA
Le ricerche sugli animali nelle Università oltre che rappresentare un
guadagno economico, come nel caso delle altre industrie, rappresentano anche una scuola di
apprendimento di tecniche vivisettorie, dove lo studente, avviato a tale pratica, difficilmente
cambierà metodologia e questo a discapito della vera scienza, che dovrebbe insegnare, oltre al
rispetto della vita, "Primum nihil nocere" (Ippocrate), anche delle efficienti metodologie
sperimentali che non comportino l'utilizzo di animali. Nelle Università con indirizzo scientifico
esistono due tipologie principali di laboratorio: i laboratori di tesi di laurea ed i laboratori didattici.
Nei laboratori di tesi di laurea viene svolta l'attività di ricerca: spesso vengono condotti
esperimenti su animali vivi. I laboratori didattici sono invece quelli che lo studente incontra
all'interno dei bienni o trienni propedeutici. In Italia, l'utilizzo degli animali a fini sperimentali è
regolamentato dal decreto legislativo 116/92 che recepisce la direttiva 86/609/CEE: "In deroga
all'art. 3, comma 1, il Ministro della Sanità autorizza gli esperimenti a semplice scopo didattico
soltanto in caso di inderogabile necessità e non sia possibile ricorrere ad altri sistemi dimostrativi".
Solo in Italia, è attiva la legge 413/93 "Norme sull'obiezione di coscienza alla sperimentazione
animale. Questa obbliga le strutture a fornire allo studente modalità di insegnamento che non
prevedono l'utilizzo di animali. Gli studenti possono richiedere nelle segreterie universitarie
l'apposita domanda. In caso di esistenza di metodi sostitutivi utilizzabili, l'uso di animali non
dovrebbe essere permesso in quanto, secondo il decreto legislativo 116/92, cade il caso di
inderogabile necessità. Parecchi corsi di laurea hanno adottato metodi sostitutivi come filmati e
software multimediali.
L'industria per la produzione di strumenti atti allo svolgimento delle pratiche
vivisettorie
Rappresenta un commercio molto redditizio: alcune ditte specializzate in queste forniture
guadagnano una media di 500 milioni di Euro all'anno derivanti da vendite sui mercati
mondiali. Nei cataloghi di queste ditte si trovano strumenti come: trapano, perforatore delle ossa,
raschiatoio, coltelli, bisturi, pinze, tenaglie, seghe, ecc. In vendita, oltre ai vari tavoli operatori con
fissatori per immobilizzare l'animale vi sono anche strumenti come la catena di contenzione
"White", il tubo per praticare tracheotomie "Pape", diverse varietà di sonde nasali e ancora
decapitatori, elettrodi per esperimenti di neurofisiologia, presse per spappolare ossa e tessuti.
Gli istituti di ricerca
I ricercatori di questi istituti riescono ad ottenere
ingenti fondi dalle autorità pubbliche grazie ad
esperimenti che non avranno mai nessuna utilità
per l'uomo. Lo stesso Istituto Superiore della Sanità
compie
esperimenti
sulle
scimmie
per
studiare l'AIDS e altri tipi di esperimenti che non
avranno mai risvolti utili ma che certamente
contribuiscono ad ottenere facili guadagni e
possibilità di carriera.
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Le considerazioni scientifiche
"Molto probabilmente la sperimentazione sugli animali si rivelerà come il capitolo più nero della storia della
medicina". Prof. R. Gesell, fisiologo, Università del Michigan
Molte scoperte scientifiche vengono ingiustamente attribuite alla vivisezione; scoperte cliniche
sono falsamente dichiarate dai vivisettori.
Le trasfusioni di sangue
Il primo tentativo di trasfusione di sangue fu effettuato sugli animali nel 1665 e poco più tardi fu
effettuata una trasfusione dagli animali all'uomo, con esiti negativi. Nei primi anni dell'800, esperimenti sugli animali dimostrarono che era pericoloso lo scambio di sangue tra le specie. Allora fu
tentata la trasfusione da uomo a uomo ma, anche in questo caso, molti riceventi morirono.
La trasfusione divenne sicura verso la fine del XIX secolo, quando i dottori Levine e Stetson
mischiarono campioni di sangue provenienti da diversi esseri umani e scoprirono la ragione dei
precedenti fallimenti: avevano scoperto i gruppi sanguigni umani senza usare gli animali. Il fattore
Rhesus (Rh) prese questo nome solo da esperimenti su animali effettuati in seguito alla scoperta
avvenuta in un paziente di New York nel 1939. La prima menzione di questo nome (Rhesus:
piccola scimmia originaria dell'India) si ha nel 1940, quando un gruppo di vivisettori, ovviamente
molto seccati per essere stati battuti al riguardo, produssero un
articolo del loro lavoro su una rivista scientifica, ripetendo
semplicemente quanto già portato a conoscenza del rapporto
clinico del 1939 da Levine e Stetson ("An usual case of intra.group
agglutination", 1939).
I trapianti d'organo
I chirurghi che si accingono ad applicare una nuova tecnica di
trapianto, generalmente la fanno precedere da esercitazioni sugli
animali, per dare una giustificazione preventiva ad eventuali
insuccessi nell'uomo. Così anche Christian Barnard, prima di
compiere i suoi primi trapianti di cuore nell'uomo si esercitò a lungo
su numerose specie animali. A quanto pare i risultati sugli animali
furono così soddisfacenti che lo stesso Barnard, il 2 dicembre 1967, a Città del Capo, si decise ad
operare su un uomo. Il paziente morì dopo pochi giorni e così un anno dopo egli fece il suo
secondo trapianto di cuore su un altro malato cardiopatico: la sopravvivenza fu di 20 mesi.
Da allora sono stati compiuti molti trapianti con esito positivo, se si considera il periodo di sopravvivenza dei pazienti. I risultati complessivi di queste operazioni dovrebbero apparire chiari a tutti:
le esercitazioni compiute sugli animali non portarono a nessun progresso in quanto i primi
pazienti che furono operati morirono nel giro di poche settimane. Sulla loro morte e non sugli
animali fu elaborata la tecnica che permise di ridurre gli insuccessi e che permette al giorno
d'ogginumerosi trapianti con esiti sempre più positivi. Per i trapianti il problema non è tanto
tecnico, ma immunologico: il possibile rigetto. Quest'ultimo non può essere risolto con gli animali,
il cui sistema immunitario differisce totalmente da quello umano. Nel 1984, il Prof Leonard Bailey,
eseguì il primo xenotrapianto tra un babbuino e Baby Fae (il nome dato a una bambina nata pochi
giorni prima con una malformazione cardiaca). La piccola vittima morì pochi giorni dopo l'intervento a causa del rigetto. Eppure l'idea assurda del trapianto d'organo tra specie diverse (xenotriapanto) non è mai stata abbandonata, e ai giorni nostri si cerca ancora tramite combinazioni chimiche
di trovare un farmaco che possa far fronte al rigetto e che possa permettere il trapianto stesso,
dimenticando che il sistema immunologico degli animali differisce da quello umano.
Le malattie infettive e i vaccini
Alla gente è stato fatto credere che le malattie infettive quali la poliomielite, il vaiolo, la
tubercolosi, la polmonite, il tetano, la pertosse, il morbillo, la scarlattina e la difterite furono debellate da medicinali e vaccini scoperti grazie alla vivisezione. La storia prova che non è così. Già
prima dell'introduzione di medicinali o vaccini, per queste malattie, vi erano già state massicce
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riduzioni delle percentuali di mortalità (in alcuni casi fino al 90%).Le misure di salute pubblica prese
tra il 1850 e la prima parte del XX secolo portarono: al controllo delle forniture d'acqua, al
miglioramento delle condizioni igieniche e dell'apparato fognario, ad una migliore nutrizione e ad
un miglioramento complessivo delle condizioni di vita. Così quando la medicina di laboratorio entrò
in scena, il compito di eliminare queste malattie era già stato portato a termine. Eppure sia gli
animali vivi che i loro tessuti sono stati usati per produrre vaccini per uso umano, anche se questo
si è dimostrato pericoloso a causa della differenza tra le specie e, ancora più importante, per il
pericolo di contaminazione di virus di specie sconosciute. Attualmente, molti vaccini virali sono
prodotti in colture di cellule umane.
La medicina e la farmacologia
Gas esilarante, cloroformio, etere, digitalina, atropina, iodio,
morfina, chinino sono stati scoperti grazie alle osservazioni
cliniche. Mezzi diagnostici come il termometro da febbre, lo
stetoscopio, l'auscultazione, il microscopio, la batteriologia,
l'oftalmoscopio, la percussione, la risonanza magnetica sono stati
inventati senza servirsi di animali. Pasteur aveva annunciato la
teoria bacillare dopo avere studiato al microscopio la fermentazione della birra e del vino,
spiegando l'importanza dell'igiene ippocratica introducendo l'asepsi (l'assenza di germi
capaci di provocare processi d'infezione nelle ferite). Roentgen aveva scoperto i raggi x senza far
uso di animali, così come pochi anni dopo i Curie dovevano scoprire il Radium. Riassumendo, non
esiste una sola scoperta importante e di valore pratico ai fini della salute umana dovuta alla
vivisezione. Per contro vi sono numerosi casi in cui il metodo basato sull'utilizzo degli animali ha
portato a errori fatali, oltre che ritardare le ricerche davvero scientifiche. Questo perché nessuna
specie animale, compreso l'uomo, può costituire modello sperimentale per nessun'altra specie, in
quanto tra le differenti specie esistono differenze fisiologiche e differenze di reazione alle
sostanze sia chimiche che naturali. Ecco alcuni esempi: l'Amanita Phalloides, fungo velenosissimo
per l'uomo, può essere ingerita dal coniglio senza alcun problema; la Vitamina C, la quale può
essere eliminata tranquillamente dalla dieta del cane, del gatto, del ratto, del topo, del criceto (la
Vitamina C la fabbricano da sé) ma non eliminiamola dalla dieta della cavia, dei primati o
dell'uomo, in quanto morirebbero di scorbuto; dal Nitrito d'Amile, il quale innalza pericolosamente
la pressione interna dell'occhio del cane ma abbassa la pressione dell'occhio umano; la
Nitroglicerina (e altri composti nitrici) che abbassa la pressione arteriosa degli animali più usati in
laboratorio ma non quella dell'uomo; la Morfina, la quale addormenta l'uomo e il ratto ma ha
l'effetto esattamente opposto nel gatto; l'Acido Cianidrico, letale per l'uomo, può benissimo essere
ingerito da rospi, pecore, porcospini; la Cicloserina, attiva sulla tubercolosi sperimentale della cavia
e del topo; la Serotonina, che aumenta la pressione arteriosa nel cane, ma la riduce nel gatto.
Nella seguente tabella sono riportati gli effetti teratogeni, cancerogeni, tossici o comunque
di alcune sostanze (e farmaci) più comunemente utilizzate in medicina, su specie diverse:
SOSTANZA
DANNOSA
NON DANNOSA*
PENICILLINA (antibiotico)
CLOROFORMIO (anestetico)
INSULINA (sostanza per diabetici)
cavia
cane
coniglio, topo, gallina
uomo
uomo
tutti gli animali più usati in laboratorio
ASPIRINA (analgesico)
topo, cavia, scimmia, cane, gatto uomo
STRICNINA (veleno)
uomo
scimmia,cavia, pollo
FLOSINT (antinfiammatorio)
uomo
tutti gli animali più usati in laboratorio
DIGITALE (farmaco per il cuore)
cane
uomo
NOVALGINA (analgesico)
gatto
uomo
ARSENICO (veleno)
uomo
pecore, porcospini
CLORAMPHENICOLO (antibiotico)
uomo
tutti gli animali più usati in laboratorio
ATROPINA(farmaco neurolitico)
uomo
piccioni, conigli
*Attenzione: molte di queste sostanze possono comunque causare effetti collaterali.
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Anche valutando gli effetti di uno solo di questi farmaci, se ne può
dedurre che è impossibile estrapolare all'uomo con certezza i
risultati degli esperimenti compiuti sugli animali. Gli animali sono così
diversi dall'uomo che quello che si verifica nell'animale può essere
simile a quello che avviene nell'uomo, leggermente diverso,
completamente diverso o totalmente opposto. Per cui, quando si è
fatto un esperimento sugli animali, è necessario e indispensabile
ripeterla nell'uomo. La vivisezione è un metodo a posteriori, ma a noi
interessa sapere prima, e non dopo, cosa succederà al proprio
organismo. Dunque la vivisezione diventa un alibi per poter
sperimentare nell'uomo senza aver alcuno ostacolo di natura
burocratica e giuridica. L'impiego di certi farmaci fu addirittura ritardato dalla sperimentazione su animali. Si possono citare innumerevoli
casi. Ad esempio, uno degli antiepilettici ancora oggi molto conosciu(c) Brian Gunn IAAPEA
to ed importante è il Fenobarbital (Luminal) che, fortunatamente, non
fu provato su animali prima di essere impiegato dal Prof. Hauptmann sui malati di epilessia. Oggi,
probabilmente, per questo farmaco, non sarebbe neppure permesso l'impiego in medicina umana
dal momento che provoca nei topi il cancro al fegato. Il Clausterone, il prodotto ormonale per anni
utilizzato contro il cancro mammario avanzato, non aveva dimostrato alcuna azione antitumorale
negli animali da laboratorio. Ma la regola è spesso l'inverso. Prendiamo adesso in esame due dei
farmaci più famosi che in base alla sperimentazione sugli animali erano risultati innocui, ma una
volta immessi sul mercato hanno provocato delle vere e proprie tragedie. Il primo è il Talidomide
che come riferisce nel 1962, il Time: "dopo tre anni di prove su animali era stato ritenuto così innocuo che ne era stata approvata la libera vendita senza alcuna prescrizione medica". Il risultato fu
la nascita di più di 10.000 bambini focomelici (con gravi malformazioni) in tutto il mondo, causate
dall'ingestione di questo tranquillante da parte di donne in gestazione. L'altro farmaco che,
nonostante la sperimentazione su animali, fu considerato innocuo è il Dietil-Stilbestrolo (ormone
sessuale); immesso sul mercato perché "arresta il cancro alla prostata", venne usato, in seguito,
come antiabortivo (per assicurare il buon esito della gravidanza) con il risultato di provocare il
cancro vaginale o uterino nel 95% delle figlie, in età variabile tra i 7 e i 27 anni. Perciò i primi
sospetti sorsero soltanto una ventina d'anni dopo che il farmaco era stato messo in commercio, e
intanto esso continuava ad agire insospettato. Questi non sono solo che due degli innumerevoli
farmaci che, a seguito delle prove su animali, avevano dato indicazioni positive per il loro utilizzo
in terapia umana e che hanno poi causato disastri farmacologici, cioè effetti indesiderati
gravissimi, drammatici sull'uomo.Questo dimostra che gli effetti tossici e collaterali non appaiono
durante i test preliminari sugli animali, ma solo dopo che il trattamento è stato usato in via
generale sull'uomo per lungo tempo. C'è anche da considerare che ogni singolo soggetto di ogni
specie differisce nelle reazioni, in base al proprio metabolismo, da ogni altro individuo della stessa
specie. Ad esempio: il Cloroformio provoca epatomi in vari ceppi di topi femmina ma non nei topi
maschi; il Tetacloruro di Carbonio provoca il cancro del fegato nel topo mentre nel ratto provoca
cirrosi.
Il cancro
I tumori maligni sono responsabili di molti decessi nel mondo
occidentale. Questo è dovuto principalmente alle numerose
sostanze chimiche respirate e ingerite, anche involontariamente,
nel corso della nostra esistenza attraverso un'errata
alimentazione, l'inquinamento da fattori ambientali esterni e, non
ultimi, i farmaci. Da molti decenni, in tutto il mondo, i
ricercatori si ostinano a indurre artificialmente nell'animale da sperimento forme di cancro per
studiare le cause ed eventualmente per trovare una terapia specifica ed efficace. Ma i ricercatori,
per far fronte a una malattia così importante, spesso agiscono in concorrenza tra loro e in modo
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scoordianato e incontrollato, spendendo somme incredibili di denaro e martoriando milioni di
animali con risultati che purtroppo le statistiche sulla mortalità per cancro ci indicano. Da questi
risultati fallimentari si comprendere che non vi è alcun parallelo o rassomiglianza tra le malattie che
insorgono spontaneamente nell'uomo e le malattie indotte artificialmente in animali non malati.
Infatti i tumori indotti artificialmente mediante stimoli fisici e chimici, manipolazione genetica, o
mediante innesti o iniezioni di tessuto canceroso, si sviluppano in maniera diversa da quelli
spontanei, più vulnerabili all'attacco delle difese naturali dell'organismo. Inoltre, accanto ad altre
importanti diversità biochimiche e morfologiche, i tumori provocati negli animali da laboratorio non
producono metastasi, cioè spostamento e riproduzione del tumore in un altro punto dell'organismo.
Tutte queste considerazioni, riferite specificatamente alla ricerca sul cancro (senza uso di animali)
sono già state espresse da medici e ricercatori di fama Internazionale. In Italia, il Prof. Giulio Tarro
(primario della divisione di virologia all'ospedale Cotugno di Napoli, docente all'Università di Napoli,
presidente della Fondazione Beaumont-Bonelli per le ricerche sul cancro), compie ricerche sul
cancro senza ricorrere alla sperimentazione animale, ma sperimentando su cellule e colture di
tessuti umani.
L'AIDS
Le conoscenze che abbiamo derivano dall'epidemiologia (lo
studio delle malattie nelle popolazioni). Sono stati questi
studi a rivelare che i metodi di trasmissione sono collegati
coi contatti sessuali, col sangue (trasfusioni) e, più
importante, l'epidemiologia ha mostrato come prevenire
l'AIDS. La scoperta del virus dell'AIDS nella linfa umana ne
ha rivoluzionato la ricerca. Da allora gli studi in vitro sono
aumentati e hanno mostrato come il virus si comporta nelle
cellule del sangue e nei tessuti. I modelli animali non
possono farsi merito del progresso raggiunto nella ricerca
per la cura dell'AIDS, non esiste specie animale che possa
riprodurre l'AIDS umano.
L'aumento della mortalità
mortalità
La medicina ufficiale, dietro cui si nasconde l'industria farmaceutica, afferma da anni che molte
malattie sono state sconfitte grazie alla ricerca condotta sugli animali. Ma le uniche malattie
scomparse o fortemente regredite nei paesi occidentali sono alcune malattie infettive: quelle
dipendenti da fattori di igiene pubblica e delle migliorate condizioni di vita. Invece le altre malattie,
quelle che la ricerca dovrebbe debellare (cancro e malattie cardiovascolari) sono in continuo
aumento. L'industria farmaceutica, attraverso i mass media fa credere che i farmaci avrebbero
contribuito in maniera determinante all'aumento della vita media umana. La storia ci insegna che
un tempo si moriva principalmente a causa di guerre, calamità naturali, cattive condizioni igieniche,
indigenza, ecc. Oggi, il 90% dei decessi è dovuto a malattie, e solo il 10% ad altri fattori come
incidenti, suicidi, omicidi, ecc (spesso causati dall'uso di psicofarmaci e stupefacenti).
La farmacologia e la medicina ufficiale non possono farsi merito della diminuzione delle malattie
studiate e sperimentate sugli animali. Nonostante la professione medica abbia riconosciuto da
tempo l'importanza di fattori soggettivi nelle malattie umane
quali l'habitat, l'alimentazione, l'ereditarietà, i fattori occupazionali, emozionali, di stress, i ricercatori vivisettori insistono
in esperimenti su animali in cui, a causa di differenze genetiche, metaboliche, organiche, non è possibile riprodurre in
laboratorio modelli sperimentali validi per l'uomo. Infatti le
malattie cardiache (come l'infarto, responsabile in occidente
di numerosi decessi), sono collegate ad una cattiva dieta
(eccessivo consumo di grassi di origine animale), unita a
stress, alcool, fumo e mancanza di esercizio fisico.
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I metodi scientifici sostitutivi
"Non sappiamo come estrapolare all'uomo i risultati ottenuti con gli animali"
Prof. John A. Oakes, Professore di Medicina e Farmacologia dell'Università Vanderbilt
La stragrande maggioranza degli esperimenti compiuti sugli animali sono quelli per i test "di
" obbligatori per legge, cioè quei test che dovrebbero accertare la pericolosità di una data
sostanza chimica per l'uomo. Altri esperimenti sono quelli compiuti invece nella ricerca biomedica
di base, per lo studio delle malattie: in questo caso non è obbligatorio per legge usare gli animali,
però è quello che si continua a fare. Infine, una piccola percentuale di esperimenti sono quelli a
scopo didattico-dimostrativo. Per i test di tossicità sono state sviluppate negli ultimi vent'anni
diverse metodologie:
• Colture di cellule e di tessuti umani: permettono ai ricercatori di studiare specifiche parti del
corpo umano. Ad esempio, cellule di sangue e tessuto canceroso servono a investigare sulle
modalità con cui i virus causano le infezioni; la placenta umana può servire per provare se certi farmaci possono o meno passare la barriera placentale dalla madre al bambino.
• Microorganismi: servono a provare il danno genetico causato da sostanze chimiche o radiazioni. Ad esempio, il test di Ames, basato su microorganismi, è un test di mutagenicità, cioè può
identificare le sostanze chimiche che danneggiano il DNA delle cellule.
• Modelli matematici computerizzati: esistono diversi sistemi di questo genere, per esempio
"DEREK", un programma sviluppato all'Università di Leeds il cui database contiene molte
informazioni sulle reazioni allergiche.
• Tecniche non-invasive per immagini: servono per la ricerca sul cervello, e consentono lo studio diretto del cervello umano, attraverso metodi sicuri e non invasivi, ad esempio la PET
(Tomografia a Emissione di Positroni), l'elettroencefalografia, etc.
• Sistemi artificiali: sono modelli in vitro che simulano una parte del corpo umano. Esistono
modelli dell'intestino umano, della pelle umana, gli occhi artificiali, etc.
Per la ricerca biomedica di base, lo studio va fatto direttamente sull'uomo (studi clinici,
epidemiologici, etc. come illustrato più oltre, ovviamente rispettando rigorosamente i limiti imposti
dall'etica alla ricerca clinica), e per i test di nuovi possibili farmaci si possono usare colture in vitro
di tessuti o interi organi umani. I ricercatori che abbiano a cuore la vera ricerca scientifica e non la
propria carriera, hanno a disposizione metodi migliori dei test sugli animali:
- La ricerca clinica: la maggior parte delle scoperte mediche (i cui successi vengono spesso
attribuiti alla sperimentazione animale) sono dovute infatti ad un'osservazione clinica (sull'uomo) di
un particolare fenomeno, che solo in seguito i ricercatori tentano di riprodurre negli animali,
inducendo artificialmente in essi delle patologie. Essi variano le condizioni dell'esperimento, così
come la specie di animale utilizzata, fintantochè non trovano una specie e una serie di condizioni
per cui il risultato coincide con l'indicazione già nota fornita dall'uomo; e così il merito va
"all'esperimento sull'animale";
- L'epidemiologia e la statistica: l'epidemiologia studia la frequenza e la distribuzione delle
patologie nella popolazione; la statistica è invece la disciplina che si occupa del trattamento dei dati
numerici derivanti da un gruppo di individui. Sono stati l'impiego della epidemiologia e della
statistica che hanno permesso di riconoscere la maggior parte dei fattori di rischio delle malattie
cardiocircolatorie quali l'ipertensione arteriosa, il fumo, il
sovrappeso, l'ipercolesterolemia;
- Lo studio diretto dei pazienti, tramite i moderni strumenti di
analisi non-invasivi: questi metodi consentono di ottenere ottimi
risultati, come è stato riscontrato per le malattie cardiache;
- Le autopsie e biopsie: le autopsie sono state cruciali per la comprensione di molte malattie; con le biopsie si possono ottenere
molte informazioni durante i vari stadi della malattia. Per esempio,
le biopsie endoscopiche hanno dimostrato che il cancro al colon
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deriva da tumori benigni chiamati adenomi. Questo è in contrasto con il
modello animale più usato, in cui non vi è la sequenza adenoma-carcinoma.
Per quanto riguarda la sperimentazione didattica esistono ormai centinaia di
metodologie alternative già validate:
• modellini, manichini e simulatori meccanici animali e umani; o film e video;
o libri di fotografie;
• simulazioni computerizzate;
• esperimenti su piante, microorganismi, colture cellulari e tessutali;
• pratica clinica.
La validazione dei metodi alternativi
Ai fini della predittività nei confronti dell'uomo, la legge prevede che i modelli alternativi vadano
validati. Nonostante i considerevoli sforzi compiuti per sviluppare metodi alternativi all'uso di
animali, sono stati fatti relativamente pochi progressi nell'accettazione di questi test da parte degli
organismi preposti. L'inerzia al cambiamento è stata significativa: sia gli scienziati sia le persone
preposte ai controlli tendono a usare tecniche con cui sono già familiari. Un altro problema
consiste nel metodo di validazione. La validazione è il processo che stabilisce l'affidabilità e la
rilevanza di un metodo. L'affidabilità consiste nella riproducibilità dei risultati nello stesso
laboratorio e tra laboratori diversi, e la rilevanza è la misura dell'utilità e della significatività del
metodo per un certo scopo. I test di validazione sono molto lunghi e onerosi (possono durare molti
anni), e poggiano su una base scientificamente inaccettabile: un metodo si ritiene valido quando
fornisce per certe sostanze risultati simili a quelli ottenuti, in passato, per le stesse sostanze
mediante animali da laboratorio. Dal punto di vista scientifico questo è insensato, perché i risultati
vanno confrontati con quelli noti sull'uomo, non sugli animali (anche perché animali di specie
diverse danno comunque risultati diversi tra loro). Inoltre, non ha senso confrontare i dati ottenuti
da un organismo in toto con quelli di una coltura cellulare umana. Questi ultimi sono parziali, ma
danno informazioni certe per l'uomo, invece i test sugli animali sono più completi ma danno
informazioni completamente incerte (e quindi irrilevanti) riguardo all'effetto sull'organismo umano.
Inoltre, tutti i test su animali già in uso non sono mai stati validati (e in
effetti la correlazione dei risultati da essi ottenuti e quelli ottenuti sull'uomo è
molto bassa, spesso statisticamente irrilevante), ma entrano di diritto lo
stesso nelle linee guida, accettate a livello mondiale, dell'Organizzazione per
la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OECD - Organization for
Economic Cooperation an Development). L'Unione Europea ha istituito un
centro per la validazione di metodi alternativi, l'ECVAM (European Center for
the Validation of Alternative Methods) che ha sede a Ispra, Varese.
Conclusioni
Come si è visto da questa panoramica, i metodi alternativi sono in fase di sviluppo già da molti
anni, ma ci sono ancora varie questioni che ne rendono poco applicabile l'uso:
• problemi nella validazione di questi metodi, dovuta all'inerzia al cambiamento e a metodi di
validazione troppo restrittivi e poco scientifici
• molti metodi alternativi non sono "sostitutivi", cioè usano ancora parti di animali (uccisi
appositamente), e questo non è accettabile né sul piano etico né su quello scientifico
• inerzia al cambiamento anche nell'uso di metodi già validati
• difficoltà nel reperire tessuti umani utilizzabili per i test di tossicità e la ricerca, non dovuti a una
vera e propria mancanza di materia prima, ma solo a una mancanza di organizzazione e
normative su questo tema. Ciascuno di noi può fare qualcosa per far cambiare la situazione:
occorre far sentire la nostra voce, in vari modi, affinché i legislatori tengano conto del parere dei
cittadini su questo argomento importante e complesso, sia dal punto di vista etico che scientifico.
"Di tutti i crimini neri che l'uomo commette contro Dio e il creato, la vivisezione è il più nero".
Mahatma Ghandi, 1869-1948
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I Medici Internazionali - LIMAV, sono un organismo internazionale, fondato a Zurigo il 24 ottobre
1987, che si occupa di antivivisezione a livello scientifico. L'associazione dei Medici Internazionali
è composta da tutti coloro che, contrari alla vivisezione, appartengono a quei settori di ricerca in
cui essa viene praticata. I Medici Internazionali - LIMAV sono l'unica Lega Internazionale
composta da esperti del campo scientifico che ha come scopo l'abolizione della vivisezione. I
Medici Internazionali rappresentano oggi una realtà internazionale importante in continua crescita:
essa conta, distribuiti in tutto il mondo, alcune migliaia di membri, fra i quali docenti universitari,
primari ospedalieri, ricercatori e liberi professionisti.
I Medici Internazionali si occupano di :
• organizzare congressi scientifici antivivisezionisti internazionali;
• pubblicare testi a rigoroso carattere scientifico atti a dimostrare l'inutilità della vivisezione;
• promuovere conferenze e dibattiti presso Enti, Scuole ed Università, in Italia e all'estero;
• finanziare ricerche che non prevedano l'uso di animali;
• stimolare lo sviluppo di tecniche sperimentali veramente scientifiche e dunque che non si
avvalgano di animali. Il Comitato di Presidenza dei Medici Internazionali - LIMAV è costituito dal
Prof. Giulio Tarro, Docente all'Università di Napoli e Presidente della Società Italiana di
Immuno-Oncologia e dal Prof. Wladimir Zukowski, Direttore dell'Istituto Medico di Mosca rettore
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