LO SVILUPPO DEL
LINGUAGGIO I
Il linguaggio è
la capacità di utilizzare un codice per
esprimere, comprendere, comunicare
e rappresentare il mondo e le idee sul
mondo attraverso un sistema
convenzionale di segni arbitrari.
IL LINGUAGGIO E’ DEFINITO COME:
Un sistema combinatorio discreto e arbitrario in cui è possibile
ottenere un numero infinito di parole o frasi complesse:
discreto indica il carattere digitale del linguaggio in cui il
numero delle frasi o delle parole è infinito perché è possibile
riorganizzare gli elementi discreti in ordini e combinazioni
particolari (Produttività linguistica);
combinatorio indica che ognuna delle infinite combinazioni
ha un significato diverso che può essere previsto dai significati
delle sue parti e dalle regole e principi alla base del loro
ordinamento (Proprietà costruttiva);
arbitrario si riferisce all’arbitrarietà dell’attribuzione del
significato alle parole.

Sotto il controllo della corteccia cerebrale (aree di Broca e
Wernicke).
Natura del linguaggio e dei suoi sottosistemi
Suono
Fonologia
Lessico
Significato
Semantica
Morfologia
Sintassi
Grammatica
Funzioni comunicative
Contesto
Pragmatica
Conversazione
Discorso
LE DIMENSIONI DEL SISTEMA LINGUISTICO
Il sistema linguistico è strutturato in quattro livelli.
1. FONOLOGIA Insieme delle regole che danno tutte le combinazioni
tra i suoni per produrre le parole di una lingua. Si interessa dei suoni
distintivi di una lingua, ossia i fonemi (es. pane, cane, tane)
2. SEMANTICA Branca della linguistica che descrive i processi
implicati nella determinazione del significato delle parole e delle
frasi.
La semantica si esplica in particolar modo nel LESSICO, ovvero
l’insieme delle parole per mezzo delle quali i membri di una
comunità linguistica comunicano tra loro. Nell’ambito della psicologia
cognitiva il lessico è definito come un insieme di rappresentazioni,
ossia oggetti mentali che corrispondono a elementi della realtà di cui
riflettono certe caratteristiche rilevanti, e di processi che si applicano
a queste rappresentazioni operando su di esse, trasformandole o
mettendole in relazione tra loro.
3. GRAMMATICA Insieme finito di regole che danno tutte e solo le
combinazioni possibili tra le parole per produrre le frasi di una lingua.
Suoi due sottosistemi sono:
a. SINTASSI studia le funzioni delle parole nella frase e le regole in base
alle quali le parole si combinano in frasi;
b. MORFOLOGIA GRAMMATICALE studia la forma che le parole, distinte
in categorie o parti del discorso – verbo, nome, aggettivo - assumono
nella flessione - coniugazione del verbo, declinazione del nome o
aggettivo.
Poiché lo studio delle forme è collegato allo studio delle funzioni che le
parole hanno nella frase, la morfologia interagisce spesso con la sintassi
(MORFOSINTASSI). In italiano molte informazioni sintattiche sono
veicolate da cambiamenti morfologici delle parole.
4. PRAGMATICA Insieme degli elementi che rendono il linguaggio verbale
interpretabile in un contesto. Studia i meccanismi e le rappresentazioni
mentali che permettono a parlanti e ascoltatori di risolvere le ambiguità e
di interpretare il linguaggio nel contesto verbale e non verbale. Richiede
un elevato numero di informazioni socio-culturali.
IL SISTEMA DI COMUNICAZIONE NON UMANO SI PUÒ
BASARE SU UNO DEI TRE SCHEMI SEGUENTI:
repertorio finito di chiamate (es. avvisare della presenza di
predatori; affermare il possesso di un territorio)
segnale analogico continuo che registra l’ampiezza di certi stati
(es. più viva è la danza dell’ape e più ricca è la fonte di cibo che sta
segnalando alle altre api dell’alveare)
una serie di variazioni casuali sul tema (es. un canto di un uccello
ripetuto ogni volta con una nuova variazione)

controllo da parte del tronco encefalico e del sistema limbico strutture neurali filogeneticamente più antiche e coinvolte nelle
emozioni.
DIFFERENZE TRA LINGUAGGIO UMANO E NON
UMANO
Ciò che rende unico il L umano è la sua ARBITRARIETA’
(indipendenza dal contesto) e la sua PRODUTTIVITA’ (capacità di
produrre espressioni nuove e mai sentite prima).
Il L umano ha due funzioni:
 comunicare
 rappresentare nella mente oggetti, azioni ed eventi
Siamo l’unica specie al mondo ad avere un L che realizza entrambi
gli obiettivi. Altri animali hanno un codice per comunicare e possono
elaborare concetti mentali (hanno la capacità di ricordare cose,
eventi e caratteristiche spaziali di un luogo). Senza questa capacità
non sopravvivrebbero. PERO’ solo gli esseri umani
POSSONO PARLARE DI CIÒ CHE C’È NELLA LORO MENTE.
Il L ci rende liberi a livello temporale (possiamo parlare del passato
e del futuro) e a livello spaziale. Gli animali invece trattano solo del
presente.
TEORIA SULLA NASCITA DEL LINGUAGGIO NEL RAMO
GENEALOGICO UMANO
TEORIA SULLA NASCITA DEL LINGUAGGIO

5 - 7 milioni di anni fa
ca. 350.000 generazioni
A. africanus
Homo Sapiens
Arcaico
Gorilla
Scimpanzè
A. robustus
A. afarensis
4 milioni
Homo habilis
2.5 milioni
2 milioni
Homo erectus
1.5 milioni
500.000
Neanderthal
Homo Sapiens
Moderno
200.000
Acquisizione del linguaggio:
Nature Vs Nurture
La posizione innatista:
Chomsky
(1965)
Dispositivo innato per l’acquisizione del linguaggio
LAD (Language Acquisition Device)
Programma biologico che corrisponde ad una
grammatica universale (GU), la quale contiene la
descrizione degli aspetti strutturali condivisi da tutte
le lingue naturali
Indipendente sia
dall’intelligenza
che dalla
capacità
comunicativa
Acquisizione
del linguaggio
Processo attivo
di scoperta di
regole
In cui la
competenza
linguistica
precede
l’esecuzione
La teoria di Chomsky spiega
• Perché si impara a parlare rapidamente, nel giro di pochi anni
• Perché le tappe dello sviluppo linguistico sono le stesse in
tutte le culture e le classi sociali
• Perché il bambino è in grado di produrre e capire espressioni
mai sentite in precedenza
• Perché il linguaggio che il bambino produce è più ricco di
quello a cui è stato esposto (gli adulti producono frasi incomplete e/o scorrette)
ANNI ’70
La posizione innatista, ossia che
il linguaggio si sviluppi
indipendentemente da altre
capacità cognitive e sociali, entra
in crisi
La posizione interazionista sullo sviluppo
del linguaggio
Piaget
(1945)
Il linguaggio è un aspetto della capacità simbolica.
Compare nel sesto stadio sensomotorio e segna il
passaggio dall’intelligenza sensomotoria
all’intelligenza rappresentativa
Dipende dallo
sviluppo
cognitivo
Acquisizione
del linguaggio
L’esecuzione
precede la
competenza
linguistica
Il linguaggio dipende dal pensiero e dal
suo sviluppo
PIAGET
Il linguaggio è un sottosistema di una più generale capacità
cognitiva, la capacità simbolica. Lo sviluppo del pensiero
rappresentativo rende possibile l’utilizzo delle parole. Il
pensiero precede il linguaggio e lo include. Perciò il
linguaggio è una modalità per esprimere il pensiero.
Il bambino è egocentrico anche in termini di pensiero.
L’egocentrismo si situa tra il pensiero autistico e quello
diretto. Il pensiero autistico è subconscio, individuale e non
comunicabile attraverso il linguaggio. Il pensiero diretto è
conscio e può essere comunicato attraverso il linguaggio. Il
pensiero egocentrico serve a soddisfare i bisogni personali,
ma rispetto a quello autistico, si avvicina di più al pensiero
dell’adulto.
Nel linguaggio egocentrico il bambino parla di sé e con se stesso,
non si interessa dell’interlocutore e non cerca di comunicare con lui.
Con il tempo, al momento di andare a scuola (7/8 anni), il linguaggio
egocentrico sparisce e il bambino passa al linguaggio socializzato,
ossia utilizzato per interagire con gli altri: il bambino chiede,
comanda, minaccia, pone domande e dà informazioni.
Pensiero:
autistico
Linguaggio:
egocentrico
diretto
egocentrico
socializzato
Linguaggio e pensiero sono in origine indipendenti,
cioè hanno sequenze evolutive autonome, ma si
integrano in un processo di reciproco potenziamento
come pensiero verbale e linguaggio razionale
Vygotskij
Pensiero e linguaggio sono indipendenti (es. Köhler
osserva che gli scimpanzé trovano soluzioni per insight ma
non sono in grado di parlare) ma si intersecano nel
pensiero verbale o nel linguaggio razionale. La parola
diventa un mezzo con cui dirigere le operazioni mentali,
controllarne il corso per giungere alla soluzione di
problemi.
Così come a livello filogenetico si osserva una fase
prelinguistica nello sviluppo del pensiero (insight) ed una
preintellettiva nello sviluppo del linguaggio (vocalizzi/emozioni),
così a livello ontogenetico nel bambino esiste una fase
prelinguistica nello sviluppo del pensiero (verso i 10-12 mesi
reagisce a livello intellettivo durante la manipolazione di
oggetti), e una preintellettiva del linguaggio (es. babbling,
pianto, ossia comportamenti emotivi).
Nella fase preintellettiva il bambino apprende la sintassi e la
grammatica prima ancora della logica. Solo in seguito
apprenderà le operazioni mentali che corrispondono alle forme
verbali che già usa. Quasi tutte le funzioni del pensiero
esistono prima in una fase esterna (es. il bambino conta sulle
dita). Poi le funzioni mentali vengono interiorizzate.
Inizialmente il bambino ha un pensiero globale e
multifunzionale. Il linguaggio in questo periodo ha una
funzione sociale e comunicativa, in risposta alle stimolazioni
della madre. In seguito, intorno ai 2 anni del bambino, si
specializza in egocentrico, da una parte, e comunicativo
(esterno), dall’altra. Il linguaggio egocentrico, oltre ad essere
un mezzo di espressione e rilascio della tensione, diventa
l’espressione del processo di consapevolezza delle cose.
Perciò si trasforma da vocale ad interno verso l’età scolare. Il
bambino impara che ogni cosa ha un suo nome. Da questo
punto in poi il linguaggio inizia a servire l’intelletto e i pensieri
iniziano ad essere “parlati”. Il pensiero allora diventa verbale e
il linguaggio (speech) razionale. Il traît d’union tra il linguaggio
esterno e quello interno è il linguaggio egocentrico. Questo
infatti è già rivolto verso l’interno ed è spesso incomprensibile
agli altri. Nello svolgimento di compiti difficili, l’uso del
linguaggio egocentrico aumenta, e non scompare neppure in
età adulta come supporto nella risoluzione di problemi difficili.
Il linguaggio interno ha una sintassi peculiare, è abbreviato,
viene omesso il soggetto dell’azione: è la semantica ad
occupare la scena. Si tratta sempre di pensiero sociale
interiorizzato, del modo in cui la cultura plasma la mente degli
individui.
Linguaggio sociale e comunicativo
Egocentrico
Interno
Esterno
La posizione funzionalista sullo sviluppo del
linguaggio
APPROCCIO PRAGMATICO
Comunicazione Relazione di continuità
prelinguistica
Gesti e
vocalizzi
Comparsa del
linguaggio
Prime parole
“Atti linguistici” (Austin e Searle)
Occorre distinguere il contenuto proposizionale di una frase
(significato locutivo) e l’intenzione con cui il parlante
pronuncia quella frase (significato illocutivo)
Es.Fa caldo qui! Non è sufficiente l’analisi sintattica della
frase per cogliere i significati che il bambino intende
esprimere (es. Mamma calze!)
Relazione tra linguaggio e contesto sociale
• Il linguaggio rivolto dagli adulti ai bambini che imparano a
parlare non è l’input impoverito e scorretto che Chomsky
aveva ipotizzato. E’ ben adattato alle ancora limitate
capacità di comprensione del bambino: le frasi sono brevi e
sintatticamente semplici, l’intonazione è esagerata, il lessico
concreto e sono presenti numerose ripetizioni
• L’interazione sociale precoce tra il bambino e chi lo
accudisce è una matrice di significati e di segnali
convenzionali che confluiscono nella costruzione del codice
linguistico e che aiutano il bambino a “comprendere il
codice” grazie al contesto sociale che l’accompagna (formati
di “attenzione condivisa” di Bruner)
PERIODO CRITICO?
• Il caso del Nicaragua
• Il caso di Genie
• Dal pidgin al creolo
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