Tnnmo Le FEutco lt Vunnzrn CousnnvRroruo Bonporrro Mencnllo or VnNsztA , l-!9.g9jt9 IMBR0QLI f grmativo E ASTUZIA: PR0FILO Dl PEF§0Mqql TRA UTASCHERA E CARATTERE, SUL FILO DELIUMORISMO (in omaggio a Carlo §oldoni, nel terzo centenario della nascita) La Ce c china Commedia musicale in un atto riduzione oi Francesco Bellotto La Cecchilìa La buona eiqriofffll'rodoi ribretto oi Carlo §oldoni musica oi NiccolÒ Piccinni ossia Venezia - Teatro Malibran mercolcdì I maqqio 2007 ore 10.30 qiovedi l0 maqqio 2007 ore 10.30 r,enerdì I I maggio 2007 ore 20.00 ,,#.J:.' FONDMIONE TEATRO LA FENICE CONSERVATORIO DI MUSICA BENEDETTO MARCELLO DI VENEZIA REGIONE DEL VENETO COMITATO "CARLO GOLDONI. I 7 07.2OO7 " CITTA' Dl VENEZIA, ASSESSOMTO POLITICHE EDUCATIVE - hinerori Educotivi Progetto formotivo ASTUZIA: PROFIIO D, PERSONAGGI, TM MASCHERA E CAMTTERE SUt F/tO DEII'UMOR,SMO (in omoggio o Corlo Goldoni, nel tezo centenorio dello noscito) ,MBROGII E Lq Cecchino commedio musicole in un otto riduzione di Frqncesco Bellotto trollo do Lo Cecchino ossio Lo buono Fiqliolq 11760l libretto di CÉrlo Gòldoni musico di Nicco!ò Piccinni Editore: Coso Ricordi, Milono personoggi e inierpreti lo Morcheso Lucindo TATIANA CARPENEDO (9, I I ), CARLOTIA MELCHIORI (l0) il covoliere Nmidoro NORIKO OGAWA (9), MARIA MATVEEVA (,l0, 1 I ) Cecchino, fioroio lAllA RAGAGNIN (9), LUCIA SARTORI (10), OLIVIA BADIU (l 1) Sondrino, @nx-orbo SARA DE ANIGEUS (9, tMARlAGRMIAIvIARCON (,l0), CHTARA ISOTTON (l l) Pooluccio, comeriero ELISABETTA MONTINO i/ Morchese dello Conchiglio ELVIS FANTON Toglioferro, coroziere tedesco VELTHUR TOGNONI (9, I I ), GIOVANNI BERIOLDI (l 0) Mengollo, servifore EDOARDO CAVALLI ,fl .],?ii3,,.r..ffi B_[[t,tB un policemon ed un possonte CLAUDIO MICCONI un ohro policemon GIOVANNI BERTOLDI (9, I I ), VELTHUR TOGNONI (10) uno possonte LUCIA SARTORI (9), SAM DE ANGELIS (l 0, 1 I ) moesfro concedofore e direltore MAURIZIO DlNl CIACCI regio FMNCESCO BELLOTTO, scene e costumiMASS|MO CHECCHEIIO /rght desrgner Vll-\ O FURIAN ORCHESTRADELCONSERVATO-'ff }1',J}?H?::::.?'J:):1: scenogrofio dei loborotori del Teotro Lo Fenice dr'ret/ore ollestrmenlr scenici lvIASSlMO CHECCHEITO, ossr'sfienb ol/e scene olto diratote di SEREM ROCCO, dire,rore dr polcoscenico LORENZO ZANONI, polcoscenico VALTER iVIARCANZIN, copo sorfonb e ve§zione CARLOS TIEPPO, copo mocchinisto MTALIANO BONICEU, copo e/efncisro VlL\4O FURIAN, corc: otìr@isto ROBERTO FlORl, responsobile dello folegnomenb ADAfu1O PADOVAN ll onniversorio del tezo cenienorio dello noscito di Corlo Goldoni ho roppresenloto per il Teolro lo Fenice uno occosione per uno rìcognizione sull'influenzo ovuio dol gronde CONSERVATORIO BENEDETTO MARCELLO DI VENEZIA (Anno Accodem ico 2006 -200fl commediogrofo veneziono nell'ombilo del leotro musicole, nei suoi ospetti più moderni, oltre Componenli dell'Orchesfro [*colloborotori eslerni] o riproporre lo suo {iguro ol ceniro di uno nuovo opero oppositomente commissionolo dollo violini Giovonni Agozzi, Louro Brunello, Morgherito Busetlo, Gionluco Dol Logo*, Poolo Fosolo*, Dovide Gibelloio, Froncesco Lovolo, Diono Luposcu, Eleno Nicoleiti, Volerio Pozzo, nostro Fondozione. Tole percorso, iniziolo con i Quolro Rusteghi su musico di Ermonno Wol{ Corlollo Rossì, Froncesco Turcoto*, Enrico Vocco, viole lsobello Bortoluzzi, Stefono De Mozi, dello slesso oulore Lo vedovo scoltro, due omoggi ollo commedio veneziono nello suo Gobriele Gostoldello, Morgherilo Murgio, Zeno Scottolin, Morco Spolodore, violoncelli retrospettivo motrice neoclossico novecentesco Arionno Boldosso, Giocomo Grespon, Somi Korbik, Froncesco Rismondo, Colerino Rossi, complesso indirizzoio oi giovoni, sio in quolitò di or+isti, sio come spettotori, che ho l'obiettivo conlrobbossi Sugorkhuu Luvsondogvo, Loris Togliopieiro, flouti e offovini Froncesco Giocomini, Arionno Grovo, Froncesco Miottello, Michelo Pinto, oboi Coro Bottocchio, Mossimo Bottiglieri*, corni Michele Moro, Nikoloy Novikov fogotii Eugenio Bogdonowicz, di ripensore e rivisitore uno delle opere buffe, più celebrote ed omote dol pubblico {in dollo suo Federico Rogozzi, trombe Filippo Gozzolo, Poolo Tomburin, limponi Motteo Modolo reolizzozione dell'iniziolivo ho molti protogonisti. tro questi il Conservolorio dì Venezio ol cui Personoggi e interyrcli [*co/loborotori esfern Ferrori nello slogione 2006 è proseguilo nel 2007 con lo rìproposizione di un oltro copolovoro opporizione o Con Lo Cecchino si reolizzo un progetlo Romo nel I 760. Quesio iitolo, nello riduzione di Froncesco Bellotto, vuole roppresentore uno spettocolo contemporoneo o tutto londo bosoto sull'ontico inireccio. Lo impegno si deve il successo di quesio spellocolo. Sorò senzo dubbìo interessonte conoscere le rJ Lo Morcheso Lucindo Toliono Corpenedo (o), Corlofio Melchiori (c), ll Covoliere Armidoro Noriko Ogowo*, Morio Motveevo (c), Cecchino, fioroio Loilo Rogognin (b), Lucio Sortori (o), Olivio Bodiu (b), Sondrino, comeriero Soro De Angelis (b), Morio Grozio Morcon (o), Chioro lsofion (c), Pooluccio, comeriero Elisobetto Montino (o), l/ Morchese del/o Conchigl;o Elvis Fonion', Toglioferro, corozziere tedesco Velthur Tognoni (o), Giovonni Bertoldi (b), Mengotlo, servitore Edoordo Covolli (b), Un clochord Cloudio Civiero (o), Uno strillone Chioro Brunello (d), Un po/icemon ed un possonfe Cloudio Micconi (h), lJn oltro policemon Giovonni Berioldi (b), Velfiur Tognoni (o), Uno possonfe Lucio Sortori (o), Soro De Angelis (b). reozioni del pubblico o questo riedizione moderno di un lesto settecentesco, come onche per lo teao opero goldoniono dello nostro slogione il Signor Goldoni dì Luco Mosco su libretto di Gionluigi Melego Sempre un drommo giocoso ispiroto commediogro{o; si portirò oncoro do ol mondo immoginorio del un'ispirozione setlecentesco sullo quole verronno innestoie tensioni musicoli, e non solo, del Novecenlo e di questo inizio del teao millennio. Uno progrommozione di così ompio respiro ho potuio essere predisposio grozie ol sostegno dello Regione Veneto nell'ombiio del Comitolo "Corlo Goldoni-1707-2007' e ollo poriecipozione convinto di tulti gli ortisti, doi gìovonissimi ed entusiosli dello Cecchino oglì oltri impegnoti negli spettocoli ollo fenice. Eosso Conlinuo Zoio Tukhmonovo (e), Moesfri di so/o Zoio Tukhmonovo (e), Cloudio Micconi Giompoolo Vionello ollo regio e ol progello drommolurgico Chioro Brunello (d), Edoordo Covolli (b), Chioro lsotton (c), Lucio Sortorl (c), Giovonni Be*oldi (b), Cloudio Micconi (fl, Allievi ossistenli di polcoscenico Chioro Brunello (d), Lucio Sortori (c), Cloudio Micconi (f), Zojo Tukhmonovo (e), Allievi ossislenti olle luci e olle proiezioni Morto Rimbono (b), Volentino Sovrintendenfe del Teolro Lo Fenice (f1, Allievi ossislenfi Corroro (d), Eleno De Simone l,fiilixl r\Brn:ùrl. !B§.a§{3[& &t r;l* iltl I'ui ,tì§ra{, (b). Scuole di conto (o) Silvio Do Ros, (b) Stello Silvo, (c) Stefono Gibelloto, (d) Eleno De Mortin, Scuolo di Musico corole e Dirczione di coro (e) Morco Gemmoni. Scuolo di orgono c composirone orgonislico (f) Roberto Podoin. Moestro concartotore e direttore: MAURIZIO DlNl ClACCl, docenle di esercitozioni orchesfroli. Regio FMNCESCO BELLOTTO, docenre di orle scenico. Joseph Hìghmore, Ritrotto di Somue/ Richordson, Notionol Porlroit Gollery, London Lo Buono Figlivolo, drommo di tre olti per musico, in Corlo Goldonì, Drommi giocosi per musico, Venezio, Antonio Zotto e {igli, 1789, tomo 4' (inc Zulionì) Lo ricco produzione ortistico che il Conservotorio Benedelto Morcello presenlo ol pubblico comprende, do quolche onno, l'ollestimento di un'opero, divenulo così un oppuntomenlo trodizionole di primovero. Dopo le forlunole esperienze di Lo conlerino di Hoydn nel 2003, Che originoli di Moyr nel 2004, Eosfiono e Bosliono del dodicenne Mozort nel 2005, le celebrozioni mozortione che continuovono nel 2006 con un doppio ollestimento, l'opéro-postiche llimpresorio in onguslie owero Der Schouspieldirekfor con musiche di Cimoroso e di Mozorl e il Don Giovonni che ho roppresentolo sicuromente il progetto più ombizioso di quesli ultimi onni, quest'onno domino ovviomente il riferimenlo o Corlo Goldoni: l'opero è Lo Cecchino con musico di Niccolò Piccinni. ll luogo privilegioio dello produzione ortistico del Conservotorio di Venezio è lo bellissimo Solo Concerti di Polozzo Pisoni mo gli ollestimenti operistici, necessitondo di spozi diversì, si svolgono in oliro sede. Tutte le produzioni citoie, negli onni scorsi, grozie ollo colloborozione dello Biennole, si sono svolte presso il Teotro Piccolo Arsenole; quest'onno lo sede sorò il Teotro Molibron, in ossequio ollo destinozione complemeniore, rispefio ollo Conservotorio sono il moesiro concertoiore e direltore e il registo Tutto lo porte iecnico, scenogrofio, costumì, luci, è messo o disposizione dol Teoiro Lo Fenice Di porticolore inieresse è onche il progetlo drommolurgico, reolizzolo dogli studenli e dol docenie di orte scenico che honno previslo uno messo in sceno de Lo Cecchino o sio Lo Buono fig/ioio di Corlo Goldoni e Niccolò Piccinni in formo ridotto. Si lrotto di uno riduzione dello duroto (lo spettocolo duro circo un'oro e quoronto minuli contro le due ore e venti dell'originole) mo non norrolivo: lo fobulo è iedelmente rispettoto per quonto ottiene i contenuli e lo successione delle scene. Sono slote eliminote olcune orie, mentre i pezzi d'ossieme e le orie di presenlozione dei singoli personoggi sono stoti conservoti I recilolivi sono recitoti come diologhi. I testi dei diologhi comunque riprendono ollo lettero il vivido libretto del gronde poelo veneziono. ll risultoto è uno "commedio" musicole dollo quole emerge tutto moderniiò dei lemi trofloti e lo ireschezzo lo stroordinorio di un linguoggio che oll'oscoliotore moderno che giò vede do sette onni l'oppuniomenio di mozo con i migliori siudenti del Conservoiorìo suono ossolutomenie come "conlemporoneo". Lo sfido è stoto esottomenle queslo: opproiittore del morcoio psicologismo dello scritturo goldoniono per dimoslrore come un'opero scrilto circo duecentocinquonl'onni or sono posso convincere ed ovvincere, e risultore grodevole onche od un pubblico di giovonissìmi. ln fose di sludio uno replico in novembre dell'inlero progetto in ollre locolilò venele o occompognoti doll'orchestro del Teoko per concerti solistici che si svolgono presso Polozzo testimonionzo dell'oho volore formotivo dello colloborozione tro Conservolorio e Teotro Lo Pìsoni. Fenice, o cui vo il nostro seniito ringroziomenio. rinoio Fenice, di queslo Teotro, spozio ideole per lutto uno serie di ottivilò ortìsliche che si possono oggiungere olle grondi stogioni lirico-sin{oniche. Si orricchisce così lo colloborozione tro lo Fondozione Teoko Lo Fenice e il Conservoiorio, ln lole ombilo il Teotro e il Conservotorio propongono ollo citiò uno poriicolore operozione culturole che ho uno doppio volenzo: roppreseniore un momento di collegomento lro {ormozione didottico e mondo del lovoro, per gli studenii, e contribuire ollo dìffusione dello culturo musicole presso le giovoni generozioni, con due recite oggiuntive ol motiino espressomente dedicote olle scuole del nosiro terrilorio. Lo reole oppodenenzo di un Conservolorio ol mondo dell'Alio Formozione, soncito dollo Legge di Giovonni UmbeÉo Bottel Direltore de/ Conservotorio Benedefto Morcello Riformo, è testimonioto proprio do queste produzioni orlisliche che conducono lo studenle verso esperienze professionoli: il teolro d'opero, fro iutte le possibili produzioni Conservolorio, roppresento uno sìntesi noturole {ro le molte moterie teolroli e storiche - seguile dogli studenti, e cosliiuisce - di un strumenloli, vocoll, un modello di lovoro r dl orgonizzozione che ho il suo preciso corrispondenle nel mondo delle profcarlonl, ln quesio coso per lo coperturo dei ruoli sono sioie costiluite ben lrr compognlo, interomente {ormote do conlonti studenli del Conservoiorio, con dul roll Oggluntl chc, diplomotisi presso il Benedetio Morcello l'onno scorso, rienrrono orc cotlla F?Ohlllonlstl, Ahrettonto interne ol Conservotorio sono lutte le ohre componcntl CÉlillChlr C€|ll olthlcnii ollo regìo ogli ossistenii ol polcoscenico, dogli ossistenti olb lucl all'Cfhfdrl, Doccnti del Joseph Hìghmore, Mr. B |lMorchesej scopre ,ì740) Pomelo o scrivere (c. Olio su telo. Tote Gollery London Joseph Highmore, Mr B spio Pome/o menlre è in compognio di Miss Jervis [Lo governonte] lc 1742lr. Olio su ielo Lo colloborozione tro lo Fondozione Teolro Lo Fenice e l'Assessorolo ollo Polltltlro Educolive/ltinerorì Educotivi del Comune di Venezio ho permesso di progeltoro e rcollzzoro un nutrilo progrommo di teotro musìcole per le scuole onche per l'onno scolosiico 2006- 2007. I corsì di {ormozione per docenti delle scuole di ogni ordìne e grodo sono sioti ofiìoncoti do proposte di evenli musicoli odotti o bombini e rogozzi ln omoggio o Corlo Goldoni nel terzo centenorio dello noscito, luilo il progetto è sloio rìvolto od oppro{ondire ìl genere norrolivo dello 'commedio' (ìn vorie forme espressive); do cìò il litolo: "lmbroglì e osluzio Pro{ilo di personoggi lro moschero e corottere sul filo dell'umorismo". lultimo oppunlomento ol Teotro Molibron, Lo Cecchino con libretto di Corlo Goldonì, è uno commedio musicole che corono il lovoro di tutto l'onno e mette o disposizione dello scuolo un'occosione per conoscere Goldoni e il ritrotto di uno cìviltò, lo Venezio del Settecento, roppresentoto con stroordinorìo freschezzo e modernilò Con lo speronzo che le giovoni generozioni siono slimolole o conosceTe tonte oltre opere musicoli e teotroli, ouguro buon divertimento o tutti. Anno Morio Gisnnuzzi Miroglio Assessore Politiche Educotive de/ Comune di Venezio Enrico Gombo, Go/doni, studiondo do/ Joseph Highmore, Pome/q e Mr B nello coso di compogno (c 1740) Olio su lelo. Joscph Hlghmorr, fomrle chhdr banrdirlonr o §lr Jcc€b twlnfoffl vero Olio su lelo Torìno, Gollerio civico d'Arte moderno ll (' I /4(» Ollo ru lrla, Giomboliìsto Piozzetto (disegnotore), Morco Alvise Pitteri (incisore), R/lrotto di Corlo Goldoni (1754) Anonimo, Ritrotto di Niccoiò Piccinni La [ecchrna, ossta La buona Ftgltuola vo in sceno o Venezio nello slogione di cornevole mo non ottiene il La [ecchina, ossra La buona Frgltuola llopero più fortunoto di Piccinni troe il soggetto do un romonzo epistolore - Pomelo, o lo Virtù premiolo - dell'inglese Somuel Richordson pubblicoto nel 1741 in cui è norroto lo storio edificonte di uno brovo rogozzo, comeriero in uno coso orislocrotico inglese, che s'innomoro del nobile podrone e, do lui ricombioto, molgrodo lo fortissimo opposizione dei porenti del giovone, dopo molte sofferenze e umiliozioni, ollo fine grozie olle sue molte virtù riesce o sposorlo e od elevorsi o un grodo sociole ben lontono dolle sue umili origini. ll libro di Richordson suscitò molio scolpore e interesse perchè rispondevo o quell'ideole illuministico che, bosoto sull'uguoglionzo {ro gli uomini, sul ripudio dei pregiudizi di closse e sul mito del trion{o dello virtù, stovo diffondendosi contenevo uno forte critico sociole e in Europo. ll successo del romonzo fu tole che ben presto venne trodotto in froncese e in itoliono e subì vorie trosposizioni teolroli. Voltoire ne trosse uno pièce intitoloto Nonine o il Pregiudizio vinto nello cui prefozione si teorlzzo sugli elementi che inseriscono questo commedio in un nuovo genere - uno commisiione di trogedio e commedio dol corottere potetico e quindi "locrimevole" - definilo lormoyonte e destinoto od offermorsi nel ieotro d'opero dopo il trionfo dello Cecchino (fro le tonte opere lormoyontes ricordiomo Lo gozzo lodro e lo Cenerenfo/o di Rossini). Lo trosposizione più celebre del romonzo inglese si deve o un poeto itoliono: nel ì 750 vo in sceno o Montovo lo primo commedio senzo moschere di Goldoni che conservo il titolo originole di Pome/o mo ne ottenuo i contenuti ideologici focendo dipendere l'ogognoto molrimonio non tonlo dolle virlù dello {onciullo e dol convincimento del nobilc innomoroto mo dol rilrovomenlo romonzesco del podre di Pomelo - un nobile proscritto e ridotto in miserio - lo cui solo esistenzo togllc tuttl gll ostocoli olle nozze e ogni conlenuto rivoluzionorio ollo locrlmrvole vicendo. Doto il successo dello commedio, Goldoni lo riducl g con titolo di Cecchino, ossio [o buono il compositore Egidio Romuoldo Duni che lo I 756. Quottro onni dopo lo stesso librettol llbillto d'opero I l'offldo ol q Pormo nel rc Perillo, successo speroto. Quel successo che poco lempo dopo, esotlomente il 6 febbroio dello stesso onno, orride invece ollo 'primo' romono dello tezo portiluro noto sul medesimo testo goldoniono, lo Cecchino di Piccinni. Lo première de//o Cecchino, ovvenuio o Romo il 6 febbroio 1760, segnò un momento importonle nello vito del suo giovone outore e nello storio del teolro d'opero. Con esso Piccinni s' impose clomorosomente ol pubblico itollono ed europeo e oprì lo strodo o un nuovo genere di opero buffo definito con un termine froncese lormoyonte (: locrimoso, che fo piongere), bosoto su un'olternonzo di elementi comici e potetici e desiinolo od overe un gronde successo fino oi primi decenni dell'Ottocento. Lo Cecchino, ossio Lo buono Figliuolo nosce doll'incontro felice di due - il drommoiurgo veneziono Corlo Goldoni di cui quest'onno ricorre il lricentenorio dello noscllo e il musicisto borese Niccolò Piccinni. ortisti del Settecento Più che di un successo si può porlore di trionfo: Le innumerevoli repliche portono lo piocevolissimo opero in tutto il mondo, dolle copitoli europee o Filodelfio; si intitolono olberghi e loconde ollo simpotico servetto e vestire "ollo Cecchino" diviene uno modo. Nel 176 I Piccinni scrive lo secondo puntoto dello storio di Cecchino, Lo buono figliuolo moritoto,e lo mette in sceno o Bologno mo, come spesso occode in questi cosi, non ottiene un uguole consenso. [arlo 0oldonl lrbrellrsla per rl lealru rntlsde [1/0/ - l/33] ll commediogro{o itoliono Corlo Goldoni esercitò un'influenzo determinonte sul melodrommo settecenlesco e/ in porticolore, sull'opero comico perché seppe inserire nei suoi numerosi libretti i "corotteri" delle sue commedie. Nei testi goldonioni infotti l'elemento sentimenlole e potetlco si lego {elicemente o uno schietto, reolistico comicitò. A Venezio Goldoni ebbe un buon colloborotore musicole in Boldossorre Goluppi, o Nopoli in Niccolò Piccinni e ciò gli consenlì di oggiungere ogli elementi tipici dello scuolo veneziono - lo forte corofterizzozione dei personoggi, lo continuitò drommotico, lo spozio le intenzioni dei personoggi, ne monifestono le funzioni, contribuendo così ollo svolgimenlo dell'ozione. [..] Mo Goldoni innovo onche il linguoggio del libreto [...] il lessico dei testi goldonioni obbedisce olle dolo oll'orchestro - quelli propri dello glorioso scuolo nopoletono: uno sorto di tenero molinconio e uno contobililò of{ettuoso incline ol poletlsmo. situozioni e ollo verve dei personoggi." Nei suoi libretti, dove lulto sembro predisposlo per lo musico, ll commediogro{o veneziono dorò uno moggiore libertò e scioltezzo oi diologhi e olternerò in moniero equilibroio le porli in recitotivo oi numeri llinfluenzo goldoniono si svolge in modo groduole; oll'inizio i suoi seguoci (od esempio Giovonni Berloli, l'outore del libreto del Motrimonio segreio di Domenico Cimoroso) ne colgono solo i lrotti più opporiscenti perché le suggestioni dello commedio trodizionole sono oncoro molto forti e onche nelle opere buffe persistono momenli sentimentoli di stile melostosiono. Se è vero che questi momenli si musicoli. Le innovozioni del poeto e librettislo veneziono oprironno lo strodo oi soggelll ovvenlurosi, non puromente legoti ol mondo borghese e e i personoggi delle opere buffe, obbondonoti i trotti 'popoloresco, rilrovono onche nei libretti goldonioni (od esempio nel Mondo del/o /uno eccessivomenle forseschi, pur conservqndo le corotteristiche che ovevono del Buronello), è un fotto che le indicozioni corotterioli di Goldoni (od esempio lo spregiudicotezzo femminile e lo rusticilò moschile) e lo mirobile immediolezzo delle sue opere migliori nel cogliere e roppresentore lo reoltò of{rironno suggerimenli preziosi oi librettisti del tempo. Lo spirito e il gusto goldoniono, il suo morolismo rozionole e ottiroio su di essi il {ovore del pubblico, divennero {igure di commedio. lnoltre con l'introduzione delle cosiddefte "porti serie" (: personoggi opportenenli oll'opero serio) diede oi suoi librelti uno mogglore vorietò di spunti norrotivi e portò sullo sceno lirico nuovi soggelti ed elementi copoci di suscllore confronti e reozioni di nolevole efficocio teotrole. Pur considerondo opertomente lo slesuro dei libretti d'opero come reolislico e lo suo operto simpotio per le donne suggerironno cerlomente ol librettisto 'itoliono'di Mozorl, l'obote Do Ponte, le mirobili onnotozioni corotterioli di quel copolovoro librettistico che è il Così fon tutte. un'oitivitò inferiore, nello suo lungo e ovventuroso vito Goldoni ebbe frequenti ropporti con il mondo dello musicq. Nello suo vostissimo produzione di poeto per musico (scrisse piÙ di 200 fro commedie, trogedie, trogicommedie, intermezzi, melodrommi) vi è un buon numero di libretti scritti per i musicisii più fomosi del tempo (Goluppi, Piccinni, Poisiello, Mozorl, Solieri, Cimoroso, Hoydn, ecc.) Donielo Goldin osseryo in un prezioso volumetlo dedicoto oi libreltisti e ol libretti {ro Sefte e Otiocento che il commediogrofo veneziono «determinò lo svolto più imporlonle non solo del leotro moderno mo onche proprio dell'opero buffo, e che «l'esempio di Goldoni lrosformo le moschere in tipi socioli, ne lrotfeggio lo {isionomio con sfumoture del iutto inconsuete ollo trodizione precedenie. Egli orricchisce le funzioni degli ottori {ocendoli inlerogire non secondo slereotipi compoÉomenti mo per precise eslgenze drommoliche, in modo cioè do fovorire il dinomismo complessivo dello pièce. ll che significo, pcr i libretti, onnullore lo dicotomio orio/recitotlvo: Tutto promuova l'ozione: i concertoli, le scene d'insieme, porticolormente i ducitl o controsto, sono molto più frequenti delle orie/monologo; le declomozlonl, lc pouse liricooffettive cedono il posso o "dichiorozioni progrommotlchcf' che svelono Lo Cecchino ossio Lo Buono {ig/iolo di Niccolò Piccini, roppresentoto ollo Piccolo Scolo di Milono (1957) Regio, scene e coslumi di Fronco Zeffirelli Nello folo Groziello Sciuttì NrccolÒ Ptcctnnt compostlore della scuola napolelana [Bari 1/?B - PasE-Parigi, lB00] Uoutore dello Cecchino nosce o Bori il 1 6 gennoio 1728 in uno fomiglio di musicisli. Probobilmenle deslinoto ollo vito religioso, grozie ollo suo forte inclinozione ollo musico viene iscrilto ol Conservolorio Sonl'Onofrio di Nopoli dove frequenio le clossi di due rinomoii compositori: Bernordo Leo e Soverio Duronle. Lo prlmo opero del giovone Niccolò - il drommo giocoso Le donne dispettose - vo in sceno con successo o Nopoli nel 1754.1n pochi onni, lovorondo inde{essomente e producendo un gron numero di portiture operistiche, il giovone compositore conquisto uno posizione di primo piono nello copilole portenopeo. Lo {omo del musicislo borese si esponde ben presto e orrivo o Romo dove nel 1760 Lo Cecchino, ossio /o buono Figliuo/o viene roppresenloto per lo primo volto e oltiene un vero trionfo. Stobililosi o Romo con lo numeroso iomiglio (dol motrimonio con uno giovonissimo ollievo di conto nosceronno nove {igli), nel giro di dieci onni, sottoponendosi o un lovoro stressonte, compone uno sessontino di opere Nel 1774 Piccinni lorno o Nopoli e nel 1776, sull'ondo del successo dello Cecchino, si lrosferisce o Porigi su invito dei sostenilori dell'opero Itoliono. Nello copitole ironcese quesl'uomo mite e riservoto viene coinvolto in primo persono nello diolribo che infiommo lo copilole froncese e oppone gli operisti itolioni - e, in porlicolore l'outore dello Cecchino - o Gluck, il gronde composilore tedesco promolore, ossieme ol librettislo Roniero di Colzobigi, di uno riformo tendenle o depurore l'opero borocco dogli eccessivi virtuosismi e doi {ocili effeti teolroli e o meltere l'occento sull'espressione drommolico, tornondo ogli ideoli clossici e recuperondo il primoto dello musico. Benchè {occio porte dello folio schiero degli ommirolori di Gluck, Piccinni - divenuto nel frottempo moeslro di conlo dl Morio Antoniefto - viene troscinoto in uno conteso nello quole, come scrive Giulio Confolonieri, «olle rogioni puromenle orti$iche si unlrono rogioni politiche, rivolilò fro lelteroii e personoggi di corte e gelosie di prime donne e primi uomini.» Nel 1787, onno dello morle di Gluck, Piccinni proporrò generosomenle di tenere ogni onno il l5 novembrG - onnivorsorio dello morte del "rivole" - un concedo in suo memorio, Lo Rivoluzione froncese ioglierò ol musicisto itoliono tutti Sli opponnoggi e renderò difficile lo suo permonenzo in Froncio. Al suo rienlro o Nopoli dopo 14 onni di ossenzo Ferdinondo lV gll offidò lo direzione dello scuolo reole di conto e fece roppresentore ol Son Corlo uno suo opero serio, A/essondro nelle lndie. Mo le disovventure del povero composilore, desideroso di chiudere in poce lo vito nel suo poese/ non erono oncoro finite. Nel 1792 {u occusolo di giocobinismo perche uno suo figlio ovevo sposoto un cittodino froncese e cosiretto per quottro onni ogli orresli domiciliori. Nel 1798 tornò in Froncio dove lo otlendevono gli omici di un tempo e ottenne vori riconoscimenti e lo lonlo deslderoto pensione. Per ironio dello sorte, o un mese dollo nomino od ispeltore morì o Possy nel moggio del I 800. lopera bulfa lm Venuta e Napoli Le origini dell'opero buffo rlsolgono ol Rinoscimento. Giò nel '500 infotti ero consueludine inserire fro un otto e l'oltro di uno trogedio olcune brevi roppresentozioni coreogrofiche dette «lntromesse» (donze, ozioni recitote, giostre ecc.) ol {ine di divertire ll pubblico duronÌe i lunghi combi di sceno richiesti doi mocchinosi spettocoli. Iusonzo possò ben presto ol teoiro d'opero, dove imperovo il melodrommo storico- mitologico d'impionto melostosiono, un genere occodemico e regoloto do rigide convenzioni mo orrlcchito do stupefocenti effetli scenogrofici e doll'ocrobotico virtuosismo dei contonti. lllntermezzo nosce dunque come spetlocolo breve, grodevole e 'umile' posto oll'interno di uno spettocolo sonluoso e si con{iguro come breve commedio lirico di formo semplice e di tono burlesco e sentimenlole, offidoto in genere o due soli contonti, nello quole confluiscono tutte le tendenze comiche del primo Settecento e dello Commedio dell'Arte. Con Lo servo podrono (l 733) Giovonni Bottisto Pergolesi (l 7101 736) eleverò questo modesto spettocolo musicole ol rongo di uopero buffo» ed inougurerò un genere operistico destinolo od incontrore gronde fortuno nei teotri itolioni ed europei del Settecento e del primo Ottocenlo. Quosi trenl'onni dopo echi dell'operino di Pergolesi rivivronno nello di Piccinni: lo lenero molinconio dell'orio del soprono: A Serpino penserete" lrosporirò dolle orie di Cecchino e di Sondrino e lo comico e ol tempo stesso potetico ogitozione di Uberto - l'onziono podrone che sto per codere nello rete dell' introprendente servetto e ode lo voce dello coscienzo che gli dice di pensore o sè - si rioffoccerò nell'orio in cul il buon Mengofto medito il suicidio. lopero buffo sorò il miglior ontidoto ollo retorico prelenzioso e ollo convenzionolitò del melodrommo serio settecentesco: eliminoti o ridotti o livello di porodio gli stereotipi e il virtuosismo conoro propri del genere serio, lo strutturo lrodizlonole dell'opero si frontumerò in uno veloce successione di brevi orie spirltose, piocevoli pezzi d'ossieme e diologhi esiloronii, movimentoti doll'incessonte fluire dell'ozione. llombientozione reoli$ico e spesso di corottere schiettomente popolore e l'espressione lmmedioto e sincero dei seniimenti consentironno inoltre ol pubblico per buono porte opportenente ollo nuovo borghesio - di immedesimorsi Cecchino nei personoggi e riconoscersi in essi. ln genere queste piccole siorie honno in comune lo sfondo dello compogno, dei boschi e delle ville podronoli dove si conduce uno vito semplice o contotto con lo noturo, il che comporlo per lo musico l'uso frequente di slrumenti dol suono postorole (oboi, corni, flouli) e di ritmi di donze compestri. Noturolmente oll'inizio prevolsero i soggefti coricoturoli bosoli su grossolone commedie diolettoli mo in seguito lo disinvolto nolurolezzo del nuovo genere e lo buono occoglienzo decreiologli dol pubblico ottirorono l'interesse di nuovi poeti e composllori che ompliorono lo gommo degli elementi comico-sentimentoli ricorrendo o nuovi soggetti e opprofondirono lo corotterizzozione dei personoggi non più opportenenti o un mondo di eroi e prime donne mo lrotti dollo vito di tutti i giorni (il vecchio brontolone mo in fondo buono, il gonimede ridicolo, lo rogozzo lo modre impicciono, lo servo inlroprendente, il soldoto lgnoronte e spoccone, ecc). Allo fine lo semplice storio si concludevo fro lo soddisfozione di lutti - spettolori e personoggi - con lo vittorio dei buoni senlimenli e dello furbizio sull'outoritò, roppresenloto spesso doi furbetto, podri burberi e doi podroni prepotenti, e sullo slropolere del donoro e dell'oristocrozio. llomore, un ingredienle fondomentole nel teotro d'opero, ovevo un nuovo ospetlo: non più lo possione devqstonle che esoho i grondi personoggi o li porto ollo rovino, mo un sentimenlo tenero, qffettuoso e sincero, privo di slonci eccessivi mo vero e copoce di reolizzorsi e dore tonto felicitò. Un moiivo porticolormente grodilo ol pubblico - e di conseguenzq oi librettisti e oi composiiori - ero costituito dollo porodio dell'opero serio, preso di miro dollo soliro popolore per*trsue ridicole convenzioni e gli otteggiomenti bizzorri dei conlonll. Noscono in quesii onni olcuni volumetti che, come il celeberrimo <<Teolro ollo modo, di Benedetto Morcello pubblicoto o Venezio nel 1720, mettono lmpietosomente in evidenzo i vezzi e gli intrighi delle "virtuose" e dei "virtuosi" di conto, degli ovidi impresori e perfino delle comporse e dei suggeritori che offollovono il mondo pittoresco dell'opero. Mo quei vezzi e quegli intrighi erono destinoli o soprowivere o lungo se nel 1827 Goetono Donizetti scrisse uno delle sue opere buffe - Le conyenienze e inconvenienze teotroli - mettendo ollo berlino un modo di for teotro in musico che evidentemente ero oncoro ben vivo e dovo tontl problemi oi poveri compositori cosiretti o subire i copricci dei contonti. Come lutti i generi ortistici onche l'opero buffo ho lo suo evoluzione: con Cecchino, ossio Lo buono Figliuolo di Goldoni/Piccinni (indicolo nel {rontespizio dello portituro come «Drommo giocoso») «l'elemento buffo si disposo con quello potelico e offeiluoso, uno molinconio che preonnuncio il romonticismo tempero e ingentilisce lo comicitò forsesco' ln Cecchino polpilo uno sensibilitò nuovo, v'è un'inlerpretozione delicolo dell'onimo femmlnile, un colore di umono simpotio che viene dol cuore e supero le limitozioni tecniche dello bonolitò ormonico e strumentole. Siomo sullo vio regio dell'opero comico, quello che Rossini sintetizzerò nelle porole: "Peu de science, un peu de coeur, tout esi lò", (dollo Breve slorio del/o musico di Mossimo Milo). Rimonendo nell'ombito del teotro musicole iloliono possiomo osseryore con Mossimo Milo che due operisti meridionoli - Glovonni Poisiello (1740-lBl6) e Domenico Cimoroso (.ì749-1801) contribuironno o dore ol genere comico un'impronto per mohi ospetti personole. «Lo goieozzo seltecentesco è ormoi tuìto permeoto di molinconio e di potetico sensibilitò; il comico, perfettomente riscottolo dollo volgoritò forsesco, non nosce do esterioritò di siluozioni, bensì si inserisce profondomente nello psicologio dei personoggl; tonto che si può ormoi porlore di umorismo; i corotleri vivono e polpitono in orgonico conlinuilò e con schietto noturolezzo. Ricchezzo e vivocitò musicoli inesouribili, molizioso commenlo orcheslrole, ormonio tocconte e poleticomente espressivo: lutto coniemperoto nello mogio e nel divino equilibrio dello stile.» E' evidente che in un genere di leotro così vicino ollo commedio lo figuro del librettisto ossumesse uno nuovo importonzo. Per quelle felici combinozloni che ovvengono onche nel compo dell'opero lirico, in questo periodo nelle "piozze" teolroli ilolione lovoro un poeto/librettisto di eccezlone: Corlo Goldoni. Le lorme dell'opera bu[fa llopero buffo eredito le strulture dell'opero serio, bosoto sull'olternonzo di orie e recitotivi, mo omplio lo spozio e il numero dei broni d'insieme che con lo loro vivocitò possono contribuire ollo svolgimento dell'ozione. Nei recitotivi "secchi" (: stile di recitozione intonoto in cui lo voce è sostenulo dol solo ubosso continuo», - in quelli "occompognoli" generolmenle un clovicembolo) o - rqromente i momenti dinomici dell'ozione teotrole, nei cosiddeili "pezzi chiusi" (covotine, orie, duetti, broni d'insieme) si evidenziono i momenti slotici dell'espressione dei sentimenti. Nell'opero buffo - un genere in cui l'elemento comico-drommotico predomino su quello conoro - il distocco {ro le orie e i reciiolivi è reso doll'orchestro si svolgono meno evidenle dol fofto che le prime possono contenere olcuni possoggi in recitotivo o svolgersi nello formo di un declomolo velocissimo e fortemenle sillobolo, più odotto o mettere in evidenzo lo comlcitò di tolune siluozioni. Dol conlo loro, i recitotivi non svolgono solo lo funzione di puntuolizzore i vori possoggi delle vicendo toloro molto oggroviglioto mo introducono con noturolezzo le orie. ll moggiore spozio concesso ogli "insieme" offre oi compositorl uno nuovo gommo di possibilitò espressive perché consenle loro di corotterizzore e distinguere i vori personoggi o, olmeno, i diversi gruppl di personoggi. ll fqtto di scrivere sio opere serie che opere buffe spinse i compositori del tempo od orricchlre lo loro tovolozzo introducendo in enirombe olcuni elementi che il pubblico mostrovo di grodire porticolormente: le note ribottute e le frosi spezzettote.del recitotivo secco usote per sottolineore lo con{usione; le sincopi e l'ossessivo ripetitivitò di porole e sillobe con le quoli si evidenziono lo robbio represso o lo comico pouro del personoggio; il ricorso sempre esiloronte oi dioletti o olle storpioture delle lingue stroniere; le coricolure dei personoggi nobili che, doti i tempi, potevono ossumere il significoto di uno critico sociole e lo porodio di olcuni otteggiomenti ridicoli e supponenti dell'oristocrozio reolizzoto ottroverso il ripristino del più spericoloto virtuosismo conoro (vedi nello Cecchino l'orio Furie di donno irofo dello Morcheso Lucindo) inleso come uno slolus symbo/. Nell'opero buffo i personoggi non contono più con le voci dei costroii o delle prime donne mo vengono rlprislinoti i quottro tipi di voce Trama, petsonaggr, rcgrstr'r vocalr della [ecchrna noiurole: soprono, controlto, tenore e bosso e oll'inlerno di questi registri si distinguono "colori" vocoli diversi (od esempio nello Cecchino vi sono Lo tre soproni, dol drommotico di coloroluro ol leggero)' Per ipersonoggi onzioni e inutilmente outoritori (i podri, i podroni, i iutori, ecc) nosce lo figuro del "bosso buffo" che tonto fortuno ovrò onche nel Ìeolro comico di Rossini; lo vivoce corolterizzozione dei personoggi offre ol compositore lo possibilitò di usore nuove e più semplici forme dl conlo: dollo conzone strofico ollo serenoto e ollo borcorolo, doll'orio in uno solo sezione ollo covotino biportilo; lo musico popolore entro con i suoi vivoci rilml di donzo e i suoi festosi rilornelli nel teotro d'opero onimondo le linee vocoli e creondo un climo più reolistico. Per vivocizzore le orie e I concertoti si do uno spozio moggiore oll'orcheslro: il brono strumentole inlrodufiivo dell'opero - in genere uno sinfonio o un'ouverfure formolmente simile o quelle delle opere serie e diviso per lo più in tre tempi (Allegro/Adogio/Allegro) - ossume uno moggiore imporlonzo e oll'orcheslro vengono offidoti i brevi broni strumentoli che precedono le orie presentondone spesso ll molivo e piccoli po$ludi che le concludono e, in genere, occompognono fuori sceno i personoggi. lnoltre negli "insieme" e negli immoncobili e sempre più eloboroli {inoli d'otto l'orchestro è chiomoto o svolgere ll compito di collegore fro loro le vorie sezioni che li compongono. i lromo dello Cecchino pur essendo orticoloto in molil episodi può essere riossunlo in poche righe. Lo gtordrniero Cecchino, uno trovotello ollevoto nello coso dei Morchesi de//o Conchiglio, omo segreiomenie i/ giovone Morchese ed è riomoto do lui, mo le differenze socioli olle quoli lo fonciullo non vuole ribellorsi e /o minoccio de/ nobi/e fidonzoto dello morcheso Lucindo di rinunciore olle nozze per non imporenforsi con uno donno di bosso esfrozione ostoco/ono l'unione dei due giovoni. (orrivo di un soldoto tedesco, giunto nel poese per cercore lo figlio di un nobile colonnello scomporso vent'onni primo duronte lo ritiroto de/l'esercito ousirioco, e /o scoperio che que//o fig/io è Cecchino combio totolmente lo situozione e ossicuro il buon esifo fino/e. Annullole le distonze socio/i i due innomorofi possono sposorsi e lo fonciullo può finolmente smellere di piongere e /omenforsi su//o suo friste sorle. Come si vede Goldoni offido o un deus ex mochino - in questo coso un bizzorro e rumoroso soldoto ledesco - lo soluzione di questo piccolo storio locrimevole ed edificonte, destinoto o fornire moteriole norrotivo o molte opere del Seilecento e dell'Oitocenio. ll fotto che si trotti di uno slrovogonte corrozziere qmonte del vino e del vivere ollegro e obituoto od esprimersi od olto voce in uno linguo iutto suo (il che bosto percollocorlo fro i tipl rustici e sbruffoni degli lnlermezzi e dello Commedio dell'Arte) do oll'opero uno connolozione decisomente comico che trovo lo suo espressione più immedioto nel lir6voggio sciolto e spontoneo dei recitotivi posli fro i numeri musicoli. Nello spettocolo ol quole ossisteremo questi recitotivi non soronno eseguiti nello formo originole del conlo inlonoto mo in quello del "porloto" proprio dello commedio. Lucindo e Armidoro sono due soproni e questo bosto per forci copire in quole chiove il compositore leggo il personoggio del nobile fidonzoto ol quole offido le coloroture più spericolote e un conto di formo ontico perfettomente in lineo con lo suo offettozione. ln effetti l'insolito regislro vocole collegoto o un personoggio moschile quole reioggio dell'ontico usonzo di offidore ruoli moschili o voci {emminili o di costroti, bosto do solo o creore un effetto comico che si riverbero onche sull'illustre fidonzoto, lo Morcheso Lucindo, uno nobildonno svogoto e sospiroso per lo quole Piccinni scrive persino un'orio di furore e odotto uno stile di conto molto ornoto, corotterizzoto dollo coslonle enfotizzozione dei ?0 sentimenti. Sul fronte dei personoggi sociolmente "bossi" si collocono Toglioferro (bosso) che, dol suo ingresso in sceno, imperverso su lutti con il suo continuo sproloquiore, e il conlodino Mengotto (bosso), un personoggio di gronde umonitò, disposto od oiutore lo Cecchino pur sopendo che lo I personoggi dello Cecchino si possono dividere in bose o tre registri stilislici in uso ol tempo di Piccinni: il serio, il comico e il semiserio o di mezzo corotfere. Al primo opportengono i due {idonzoti nobili (lo Morcheso Lucindo e il Covoliere Armidoro); ol secondo i personoggi "bossi" (il contodino Mengotlo, il soldoto Toglloferro e le due senvette pettegole c impiccione, Sondrino e Pooluccio)i olterzo i due innomoroti (Cccchlno c il Morchese) fonciullo omo il Morchese. Le due servette Sondrino e Pooluccio - rispettivomente soprono e mezzosoprono - sono lo clossico coppio di pettegole invidiose che ritroveremo in Cenerenfo/o. Do sole o o due voci esse controslono lo povero Cecchino spiondolo, provocondolo, denunciondo ollo Morcheso quello che esse riiengono essere soltonlo uno scoloto sociole. Sondrino, più giovone e furbo, è onche ollo ricerco di un morito che, in primo islonzo, vede oddiritturo nel Morchese. Poi, uno voho svonilo lo speronzo di occoloppiorlo, in mqnconzo di meglio rivolge con successo le sue ottenzioni ol buon Mengotto. ll Morchese (tenore) è un personqgg.io complesso e nuovo che non risponde del tutto oi cononi dell'omoroso. All'inizio dell'opero, certo dell'omore che lo Cecchino nutre per lui, lo corteggio opertomente e chiede l'oiuto di Sondrino per vincere le resistenze dello virtuoso rogozzol mo poi è così preso do lei che «o dispetto di tutto, e di tutti - sorello compreso - decide di sposorlo. Con signorile noncuronzo e sottile umorismo il giovone Morchese ri{iuto le regole del suo sioto e sembro divedirsi nel tenere onche Cecchino in ogitozione primo di rivelorle lo suo nobile origine e sciogliere tutte le sue opprensioni. Dol conto suo, in un simile contesto Cecchino (soprono) cerco di deslregglorsi fro i vori pericoli e se ne lomenlo in continuozione. Gentile e virluoso, susciio offetli e ontipotie, mo ollo fine trionfo come si conviene o un siffotto personoggio, un'icono del sentimento e dello bonlò. Per quonto riguordo un più porticoloreggioto esome del libretto, dello drommolurgio e dello musico dell'opero rimondo ol sussidio didotico comm issionotom i per l'occosione do l' Areo Formozione, Ricerco, Progetti innovottvi del Teotro Lo Fenice e disponibile su richiesÌo. W§& I Lourq Cesori I x fi # ìlt $ fl ,,,|:i t/ 'i I t l' t' t Nole dt rcgra e ambtenlaztone Quondo obbiomo comincioto o sludiore Lo Cecchino ossleme olle sue principoli {onli dl derivozione (il romonzo di Richordson e lo commedio di Goldoni) ci siomo trovoli od obitore in un conlesto che non ovevomo ben prefiguroto. ll Setlecenlo degl'inlrighi, del trovestimenti, delle scohrezze e degl'ingegni illuminlsti così fortemente presenli in lonti tesli goldonioni, in quesle trome non compore. Di più: nel riversomenlo do Richordson o Goldoni Pomelo diviene Cecchino, e col combior nome mulo pure il proprio sloto sociole. Loddove per il gronde scriltore inglese lo giovone giordiniero rimone effefiivomente un'umile trovotello senz'orte né porte che sposo un nobilissimo Signore, per Goldoni obbiomo nel finoleuno metomorfosi ognitivo: il Morchese s'innomoro sì dello servo Cecchino, mo si ritrovo q sposore lo Boronesso Cecchino-Moriqndel. ll portolo politico e sociole dello iromo di Richordson viene dunque - - contenulo do Goldoni in un clossico sociole del romonzesco inglese ritorno ll disordine di equivoci. espedienle coppie dell'opero itoliono. Nel delle ordine il rossicuronte od essere olmeno opporentemente libretto lo gerorchio piromidole viene solvoguordoto ottroverso un di costo: {ro i due nobili e seri Covoliere e psicologico dello lromo porlondolo in un ohroye. Volevomo denunciorne lo novilò seporondolo dollo conilngenzo temporole. Abbiomo lovoroto per utilizzore i riferimenti figurolivi, gestuoli e corolterioli evidenziondone il corottere universole. ll mondo ol quole obbiomo pensoto è quello - oll'incirco - degli onni Venti del Novecento. E l'ultimo epoco o noi noto in cui gli ordinomenti socioli rispondono ollo medesimo rete di riferimenti noti o Goldoni. A Londro come o Porigi o Berlino in quegli onni i Signori vivevono con le loro plccole corti formoie do servi e servetle. Medesime le cotegorie dei ropporti: motrimoni che servivono per conservore e proteggere il censo, coercizione dei sottoposti, goloteo dello buono Societò, obbigliomenlo per opporlenenzo sociole, industriositò dei lovorotori, ecc. Se ben ponsiomo, il mondo di Choplin o di Busler Keoton opportiene precisomenle ol nostro immoginorio iigurolivo, mo si riferisce od uno socielò che molto ho do sportire col Settecento lormoyont dello Cecchino. Lo scelto d'ombientozione ho coinvolto prepolentemente le scelte {igurotive: lo scenogrofo Mossimo Checchetto ho reolizzoto un impionto di quodruplo sposolizio monocromolico, ollusivo delle pellicole Morchese; {ro i due nobili e semiseri Morchese e Cecchino; fro i due servi costumi. Lo cittò divenlo dunque il set dello commedio, con i suoi simboli comici Mengotto e Sondrino; {ro del potere: le ormi, le ouio, lo tecnologio. Lo giordiniero (come in luci del/o Cittò) divento fioroio. I suoi fiori, i suol colori, ottecchironno sullo sterile compo d'osfolto metropolitono, sovvedendone il grigiore. i due corotteri buffi Toglioferro e Pooluccio. Quel che sembrerebbe uscire dollo sfero rozionole rientro però ottroverso lo s{ero emotlvo: il lrotlomento sentimentole di Cecchino, complice senzo dubbio lo musicozione di Piccinni, ossume un'enfosi così morcoto e potetico do consegnorci un ritrofto vibronle, moderno, credibile e complesso dello giovone protogonislo. lnsommo, senzo dichiororlo, Goldoni motivo lo possione del Morchese per I'umile Cecchino ricorrendo ollo slroordinorio polenzo e seduttivitò del sentimentolismo dello giovone. ln quesÌo senso, che poi Cecchino sio effettivomenle nobile è - tutto sommoto - un detoglio: rossicuronte forse per lo censuro popolino "romono del I 760, mo de focto poco influente sul processo d'innomoromento ed educozione sentimenotole del {ocoltoso Morchese. Crediomo sio questo il motivo profondo che porlò l'opero, in breve lempo, od essere fro le più eseguiie ed omote nei teotri di mezzo Europo. Per questi motivi qbbiomo dunque deciso di estropolore il nucleo quell'epoco, così come i Froncesco Bellotto registo l: ?6 [,etr:ir tra l;r ll1 ìj i ri rllt ','iì11 MENGOTTO Oh, Cecchino, buon giorno. commedio musicole in un otto riduzione di Froncesco CECCHINA Bellotto Mengotlo, ti solulo. Y MENGOTTO Corlo Goldoni musico di Nicco!ò Piccinni libretto di Eccomi: od oiuiorli io son venuto. CECCHINA Tordi venisti, offé. [Sin{onio] Ho onnoffioio do me quonti lu vedi i ,l Sfrodo. D'ongolo, vedulo di polozzo nobi/iore. A destro /o boffego dello fioroio. nei bei recinli erbosi, opro delle mie mon, fiori odorosi. MENGOTTO Monco nel luo giordino, Cecchino so/o in vesfe di commesso. monco, Cecchino bello, il più bel fiore [N. 1 - Ario di Cecchino] Nel seno di Mengotto ho lo rodice CECCHINA CECCHINA Che piocer, che bel diletto Compossione do me ne ovroi do vendere, è il vedere in sul mottino mo di più non so dor: più non pretendere collo roso il gelsomino in bellezzo goreggior! E polere oll'erbe e oi fiori dir: <<§on io, coi freschi umori, che vi vengo od onnoffiorr». MENGOTTO Nienle, nienie d'omor? CECCHINA Sì: se ti boslo quell'omor con cui s'omono i {rotelli, gli omici, Ah, non poleo lo sorte '*,:È!§1ll*,i l t -lell'innocente omor c'enlri onche lu come omico e frotello, e niente più. in mezzo oì coso mio duro e funesio, esercizio miglior dormi di questo. MENGOTTO Povero svenluroio! Ah, Cecchino, ol mio foco Non so di chi son nolo: {rotellonzo, omicizio, è troppo poco. questo è il lriste pensier che mi tormenlo; pur, iro le pionte e i fiori Mo piulioslo che niente omomi do porente. Un dì, chi so? trovo il solo piocer che mi conienlo. Porenielo fro noi congior poirò. (pone) ll, Mengotto ruddetlo. in vesfe do choffeur e lo i/1. Cecchino, poi i/ Morchese in obito do ?B posseggio, con giornole e bosfone. un omonie son io che do te bromo SANDRINA IL MARCHESE CECCHINA grolo corrispondenzo. (Oh, credere conviene Senii, te lo confido: omo Cecchino. Coro, non mi negor... che il podrone dower mi voglio bene.) (Sondrino si mortifico) senlo quolche pietò per lui nel core, CECCHINA IL MARCHESE So che omico le sei; fro voi rogozze mo mi fo ingrolo un mio segreto omore. Con suo licenzo. Dimmi... mo prio ch'io possi con{idorvi solete; Non ordisco il dirlo, (pode correndo) o confidorti il core, e o rogionor con te moi nessuno il soprò... IL MARCHESE vorrei soper se moi provosti omore. non ovrò quel rossor ch'ello ho con me. Oh ciel! dove m'oscondo? Eccolo quo. Senti senti, Cecchi... Vo come il veniol SANDRINA SANDRINA IL MARCHESE Eh, dol suo turbomento Dìrò... così e così... Signore, vi dirò... Brovo, sei di buon'oro copisco che mi odoro, IL MARCHESE Contodino son nolo quesio mone venuto ol fuo mestiere. mo leme o dirlo, ed è innocente oncoro. Dunque soi coso è omore? mo non mi pioce for quesi'imboscioto. Per dir lo veritò CECCHINA Signor, fo il mio dovere. lV IL MARCHESE frulli, e dello Sondrino con due sporline ricolme di Mo non voglio che così t'offotichi. Altri ci sono, [N. 5 - Strofq dl Sondrinol SANDRINA IL MARCHESE Eh, signor sì! IL MARCHESE Oh, che sciocco discorsol Si lrofio d'un'omico Soppi, te lo confido, si trotto del podrone. ch'io sono innomoroto. E li compenserò. e villoni e villone, SANDRINA e bisogno ho di te. SANDRINA {otti per queste cose grossolone. SANDRINA (Mi voglio vendicor.) Vi servirò. CECCHINA Poverino, luito il dì folicor deggio cosìl Lovorore e collivor, e le frullo ho do poÉor. Coso, signor? E IL MARCHESE poverino, chi mi viene od oiutor? Tu sei uno rogozzo ienerino, tu sei... Lo mìo Cecchino. son lonlo lenerlno, (Eh, giò lo vedo: è innomoroto in me.) IL MARCHESE IL Altri che tu, Sondrino, Tu,'TTARCHESE §ondrlnor pèr rrì€ le porlo un non mi puole oiutor. poco. SANDRINA Dille che lutlo foco... dille che gli occhi suoi... dille che, se vorrò... copir mi Puoi. Oh, sì signorel Comondotemi pur: son di buon core. CECCHINA Signor, con suo licenzo. IL MARCHESE IL MARCHESE (vuòl podne) (Coslei omico è di Cecchino. lo voglio Amo. [N.6 - Ario del Morchesel IL MARCHESE confidormi con lei.) Sondrino, oppunio SANDRINA It Dove voi? ho bisogno di te. L'ovete detlo. (Non posso più: voglio scoprirle il core.) SANDRINA IL MARCHESE CECCHINA Con questo peso Mo soi quol sio l'oggetto? (Mi boite ll seno... Ah, non lrodirmi, troltenermi non vuo'. SANDRINA omore!) IL MARCHESE Non so dire.. IL MARCHESE Vio, non ci vede olcun: t'oiuterò. mo,,. quosi il mio cervello (levo o Sondrino i cesti dolle moni, e li pone tcrl in terro) (moskondosi lieto) Tu sei uno fonciullo che merìto un lesoro; 23 penso e l'indovino. TIARCHESE pur bello lq Cecchlno! Mi fo tutto glubilor. Quondo porlo modeslino, mi lo proprio innomoror. Quel bocchino piccanino, È quegll occhietti sì furbetti... Ah, dl più non si può for. Mo tonfoltre Yonorelle, , 30 che von'for le pozzorelle, non le posso soppo!,tqr. Vio le belle, vio !e brut{e mo... vi locco un gron pessimo cognoto. che onche sull'onor mio posso giurorlo. IL CAVALIERE (porle con le sue sporfe) LA MARCHESA ll Morchese? Vl. ll Covoliere Armidoro solo. Ah, convien dir che i nostri cori omonti vqdon tufle: SANDRINA sol Cecchino voglio omor. Signore... (pode) [N.8 - Ario del Govoliere Armidoro] io non voglio dir mol... mo se sopesle... It Bosto, non vuo' porlore, Amo, è ver, lo Morcheso, mo pqrenle sì vil sorio un'offeso! Vlll. ll Covoliere Armidoro, Dello sposo il bel sembionte lovcllor mi sento ol core: PAOLUCCIA o riveder lo sposo?) V Sondrino, poi il Covoliere Armidoro. perché il vizio non ho di mormorore. (pode) s'intendono ossoi bene: io pensovo ollo sposo, ed ei sen viene. CAVALIERE Pooluccio e detlo. IL CAVALIERE SANDRINA Diiemi in cortesio: Dille, porlole... Oh certol sì signore! meco porlor poiete. Anch'io son tol rogozzo SANDRINA che può overe l'omor d'un covoliere, Ve'l dirò in confidenzo. Mo tocete. per oltri non vuo' for queslo mesliere. IL CAVALIERE IL CAVALIERE Levoiemi di peno. Villonello gentil... SANDRINA SANDRINA È innomoroto mq lq glorio, mo l'onore aon costretto o consiglior. Ghé I'omor nel seno omonle può longuire e venir meno, mq l'onor nel noslro seno collo vlto ho do duror. Lo riverisco. di certo smorfiosino (porte) IL CAVALIERE nominoto Cecchino, (Vio, si vo così lenlo LA MARCHESA Ah, che oppoÉuno vi ho guidoto ll destino. IL CAVALIERE Adoroto Morcheso, o voi m'inchino. IA MARCHESA Ohimè! nel vosiro ciglio veder non pormi il bel sereno usoio. Sieie voi del quortiere? giovone foresliero, SANDRINA che {o lo giordiniero. Non si so Sì, signore. dove sio noto, né di ch; sio {iglio I,A MARCHESA (Lo dicevo oncor IL CAVALIERE Ed ei non si vergogno, Coro olbergo di poce, IL CAVALIERE Compotile un offonno Vll, Lo Morscheso, poi Pooluccio .PAOLUCCIA io: pore insensoto.) Soper vorrei se lo podrono è olzoto... non dico sol d'omorlo, tcmpre dolce mi fosti. A le d'iniorno SANDRINA mo si crede che voglio onche sposorlo. tpiro un oere giocondo, un ciel sereno, Chi siele? IL CAVALIERE mo oro sei ol cuor mio piocevol meno: IL CAVALIERE Possibil che ciò sio? moncomi il ben che odoro, nutro quolche dolor, quolche sospetto, ll Covoliere SANDRINA moncomi d'Armidoro il dolce ospetto deggio in viso mostrorlo o mio dispelto. Armidoro son io, cui lo Morcheso Ve I'ossicuro. o compir {ro quest'oure il mio dilelto. PAOLUCCIA destinoto è in isposo, e qui mi sprono IL CAVALIERE PAOLUCCIA (Certo un uomo sincero è un gron porlento: desio di riverirlo. Ah, se ciò fosse vero, Prcsto, presto, lo moncio; in quesio punto, credo non se ne dion quottro per cento.) SANDRINA prio di porger lo mono ollo Morcheso, torò contento, il Covoliere è giunio. IL CAVALIERE Mi consolo, signor, vodo o servirlo. Oh, che lo mio podrono ci penserei ben bene. LA MARCHESA Detto mi vien per certo SANDRINA Vo', che impozienle l'omor mio l'ospetto. che il Morchese invoghito PAOLUCCIA sio di femmino vile. e che decise (Copperil lo signoro ho uno gron fretto.) sposorlo oncor. è tonto e tonto buonol È Con lei cerlo sorele fortunoto; e con lol fondomento oro vi porlo, lonto vero, che mi turbo lo quieie: il mio costume .^esr lungo uso vi è noto. Allor che in seno r9 JL LA MARCHESA (porle) Dunque, se dell'omore Perfido, disgrozioto! E chi è costei? LA MARCHESA per lo podrono luo vonii sincero, Se pentir non IL CAVALIERE Temeroriol Per lei mostro coll'obbedir che dici il vero. sono. Cecchino perderò chi m'odoro? (Cecchino cerco (o Pooluccio) Vonne, non replicore: [N. 9 - Ario di Poolucciol Chiomomi lo Cecchino. o, disgrozioto, li forò cocciore. (Cecchino resto morlificoto e piongente) di ribollere) PAOTUCC!A PAOLUCCIA Che superbio moledeflo, che si vede o dominqr! Sì, signoro, Ogni misero donnetlo si procuro d'innolzor. Non vi è plù fro Ie persone quello glusto proporzione che si usovo prolicor. Cioscuno oggidì, quest'incognito ordito e presunluoso, col chicchirichì, CECCHINA Do mio germono luslrissimo sì... Brocclere di quo, brocclere dl lò! Eccomi o'suoi comondi. o me fu ricercoto, cd io per civiltò gliel'ho occordoto. lo chiomerò; sgridolelo ben bene, li lo, non son chi CECCHINA Signor, meco si sdegno, ed io colpo non ho. tA MARCHESA Sei un'indegno. X. // Morchese e dette [N. tO - Ario di Cecchino] ch'esser vorrio d'un covolier lo sposo. IL MARCHESE CECCHINA (pode) Cccchino, di te oppunto Uno povero togozzo, podre e modre che non ho, si mohrotlo, si slrqpozzo... queslq è troppo crudeltò. 5i, signoro, sì, podrone, che con voslro permissione voglio ondqrmene di quq. PoÉirò... me ne ondrò o cercor lo cqritò. Poverino... Iq Gecchino, quolche coso lroverò. 5ì, signore, sì, podrono, so che il ciel non obbondono I'innocenzo e I'oneslò. clrco e ricerco, e non ti lrovo moi. lX. Lo Morcheso, poi Cecchino. Plongi? perché? cos'hoi? LA MARCHESA IA MARCHESA Asposio, mio sorello IL MARCHESE bromo uno giordiniero. Ello pregommi Oh, signoro sorello, ch'io t'ovessi ol suo desir concesso vl ò uno difficoltò: e di cederli od esso ho giò promesso! lo non voglio che vodo, e non ondrò. LA MARCHESA CECCHINA Spero che non sorò; di mio {rotello (Povero me!) IA MARCHESA Sì, sì, colol ripulso, conosco il cor; mo se dol cieco omore LA MARCHESA omobil covoliero, si losciosse trodir? Se moi cedesse Solleciio qucl che in dubbio credeo, mostro ol desio delle nozze inonoroie rendiii ol cenno mio. vcro. Armidoro crudel, voi mi losciote? CECCHINA Voi l'omole, l'indegno. IL CAVALIERE Dunque, signoro, IL MARCHESE Quel che forei non so. So che vi odoro, seco non mi vuol più? E perché no? I-A MARCHESA so che mi coslerebbe, I-A MARCHESA Bell'onor dello coso! il perdervi, lo vilo; mo non deggio, Mo io... podrono... voglio slor con lei. IA MARCHESA Lo volete sposor? Bel rispetto che ovete o uno sorellol od onto dell'omor che mi consiglio, Lo dici per omor? IL MARCHESE IL MARCHESE il decoro irodir di mio fomiglio. CECCHINA Qucslo no 'l so Per voi ho del rispetto, IL CAVALIERE Cerlo... lo giuro. Ah, il pensorvi m'uccide! Ah, non resislo! LA MARCHESA Pomposo... vezzoso... brillqndo sen Yo. esser Jpsne) Xl. ll Morchese e lo Morcheso per vol ho dell'offetto, IA ilIARCHESA vi venero, vi stimo, SANDRINA E PAOLUCCIA §1, slgnore, giù si so coll'omonle se ne qndrò. siete del songue mio: Vorrei che se ne ondosse mo, signoro, vuo' {or quel che vogl'io. lonton le mille miglìo. (pone) Non solo fo oll'omor con il podrone, X/. mo con tutti i villoni; e il mio Mengotto, innomoroto e cotto CECCHINA Lo Morcheso so/o ll Donne ingrote, m'insuhqle, Ah, crudel, no, non losciqrmi! Dove voi, mio bel tesor? SANDRINA E PAOLUCCIA Con Mengollo se ne vo, ch'è I'omqto foÉunqlo che il suo cor si goderò. un dì de fotti miei, non ovele corilò. oro sposimo e muor solo per lei SANDRINA E PAOLUCCIA ll. ltAltRcHESE cielo. PAOLUCCIA (deridendolo) Con Mengotto? A costo di morire no, non lo vuo'soffrire. Vonne, pedido, e ospetto che Ionlqno non è lq mio vendefio. E non si so nemmeno Ml condoni, mi perdoni dcllq mio lemerilò. SANDRINA E PAOTUCCIA iNENGOTTO It Vlonl vlo, che mi contenio doll'omor di sorellinq. Vonne pur, ingrolo core: più di re non ho pietò. GECCHINA CECCHINA D'uno povero mesch:no rlo lllengotio il difensor. Svenlurolo... sciogurolo... Ah, di me coso sorò? [N. - Ario dello Morchesol No, non gli riuscirò, !o giuro o! chi diovolo ello sio... XlV. Cecchino e delle, poi Mengotto, poi il Morchese tA T,IARCHESA Furie di donnq iroto in mio soccorso invoco, Ah, che mi occresce il foco un disperolo omor. Reso per un'ingroto gioco d'owerso soÉe slrogi, vendello e moi'le mediio il mio furor. (pone) [N. l2 - Quintetto finole !l CECCHINA Vo cercondo, e non rilrovo lo mio poce, il mio confoÉo, e per tulto meco poÉo uno spino in mezzo ol cor. SANDRINA E PAOLUCCIA Che si fq per di quo? Signorino, dove vo? CECCHINA 5i fo notte: nello vio si occendono i /umi. Xl I l.' Pooluccio e Sondrino. signore. Sì, II,IARCHESE SANDRINA E PAOTUCCIA It (o Mengotto) Vonne pur col luo omorino. Elo Mengoilo il conduttor Ii,IARCHESE TNENGOTTO doll'omonte del podrone, Vonne pur co! pqdroncino. od ll povero bobbione alo mczzqn del prolettor. MINGOITO Dol podrone? SANDRINA E PAOTUCCIA Core omiche, oddio per sempre: giò vi loscio, e m'incommino o cercor miglior deslino, q cercor soÉe miglior. TANDRINA E PAOTUCCIA Corl ò. 35 Bello... bellq in veritò! CECCHINA (o/ Morchese) Ah, signor... It jiù II,IARCHESE non t'oscolto. ll ruo cor non è per le. CECCHINA (o Mengoffo) MENGOTIO Senti tu,.. (s'owio verso /o sceno) (o Cecchino) Si so dov'e Cecchino? SANDRINA E PAOLUCCIA Rcrlo pur, se d'oltri sei. MENGOTTO Non son sì stolto. SANDRINA Vodo pur, se se ne vo, mille miglio vio di quo. GE€CHINA CECCHINA Core Ahl congiuro o'donni miei lullo ll mondo lrodilor. SANDRINA E PAOTUCCIA Mi perdoni, mi condoni (soproggiunge i/ Morchese) I! dello mio temeritò. CECCHINA Chi mi oiulo, per pietò? 'YIARCHESE Cecchino obbondonormi? Vuol SANDRINA, PAOLUCCIA, PAOLUCCIA lo non so certo dove se ne sio ito. PAOLUCCIA Chi so che per limor non sio fuggito. SANDRINA (sincontro in Cecchino, e lo trottiene) MENGOTTO Dove voi, Cecchino bello? Dove voi, mio dolce qmor? omiche: in coritò!... IL 36 IiARCHESE E I,IENGOTTO No, per le non r/è piefò. Chi di un sol non si contento sl moÉelll, se ne penlo: o chi finge così vo. No, per le non Vè piefò. (gridondo, fingendo subire un osso/to e occennondo dol fondo) Vlcni meco, Cecchino. Ah, mio tesoro! (lavo Cecchino di mono o Mengotfo, e lo MENGOTTO Vi supplico, signori: conduce seco corendo) pistolo per se ovete il cuor clemente, XVll. Mengollo, poi Toglio[erro. colonlome onorote di mon degli ossossini venite o liberor un'innocenle. I fronne Cecchino che esce dol fondo, seguilo do Mengollo) poliziotti fuggono con Mengotto, fuggire code od uno lo pisto/o e nel di mono, e l'obbondono. Si ode sfrepito {ro le quinte XVl. Cecchino, Mengotto, poi foler disperozione ii possor? Se {ol morire ollo querro {enir, morir soldote. CEGCHINA €hi mi oiuto, per pietò? (tutli rienlrono nelle loro cose, Tu, conoglio, poltrone, il Morchese. [N. 14 - Recltotivo con Yiolini e orio MENGOTTO dl licngottot ilIENOOlrO Sì, signore, ollo guerro Ah, povero Mengollo, coto .offrlr mi tocco! Così, sorte ossossino Ifl hq levoto il TAGLIAFERRO voglio venir con vor. mi leverò dol cor lo mio Cecchino. boccon quosi di bocco. .Jò, Cecchino chi stor? Dogll cmpl liberoio lu por opero mio r ll mlo podron me Io conduce vio. ?ovoro sfoÉunoto! MENGOTTO W. ll Covoliere Armidoro esce di coso con vori poliziotli. Cecchino torno in sceno occompognoto do Mengollo, mo nel sentir CECCHINA quelli sorfire si nosconde furlivomenle ol Ah, povero Mengotto! cenno di Mengotlo Alfin mi ho liberoto. IL CAVALIERE !1, ml voglio ommozzqr. E il podrone crudel mi ho obbondonoio. dlrporoto. Tolesco niente imporlo, (prcnde lo pisfolo) per querro, per onor, perder lo pelle; (sorfendo do/ noscondig/io) Son Stor uno giovone che ho tonto, tonto omolo. TAGLIAFERRO E per donno tolion sior disperoto? (oi poliziotti) MENGOTTO Amici, si trovi lo Cecchino (rientrondo per poterlo corcerorel verso /'interno sceno) Fenir, fenir con me Ciò dico, ripeto, e voglio. ,rllNoorro (pode) Ah, mio coro Cecchino, eccomi quo Ah, Gccchlno... i! tuo ,Vlengoilo... al lorlrce... e per le more... ms ml tcnto o dir dol core: povcrlno, non lo fqr. 1h... corogglo... S'ho d'ondor: rlr m! vogllo suicidor. MENGOTTO (Sciocco! ti pentiroi del folle orgoglio). Obbligoto, signori. Avele fotio un'opro di giuslizio e di pielò e ridendo o gron voce, rivolto CECCHINA CECCHINA (noscosto, mentre A le deggio lo vito. i poliziolti perlustrono lo sceno con le lonterne e /e ormi in pugno) MENGOTTO mo non morrr per quesie pocoielle. ln ricompenso (Taglioferro, vestito (Ahimé, meschino...) posso sperore omore? lmpedisce MENGOTTO CECCHINA (dol noscondiglio) Losciomi respiror: mi monco il core. Oh, povero Cecchino! MENGOTTO do soldolo enfro ed il colpo) chi è vossignorio? TAGLIAFERRO &r bon soldoto, corozzier, che serfir mio colonello Stolo holio ohro foho, e slor {enuto ottesso per cercor picchlo rocozzino dove stor. TAGLIAFERRO O Eh, toaoifle, che tu for? Fenir, {enir con me, Di lei che vonno for? Pozzo, briccone! (prendendolo per mono) Perché over gelosio del MENGOTTO Ah, se sopessi olmeno Vieni ollo mio coponno: lò prenderoi ristoro. di liberorlo il modo! Coro signor soldoto, lqrclotcmi morir; son disPerolo. IL MARCHESE mio podrone? Mo, in cortesio, TAGLIAFERRO nix tu donne più pensor, poeson. che ollo querro, conlenli stor lutte sorle de difeÉlmenti. 3/ 3B [N. t5 - Ario di fogllolerro] IL MARCHESE Slo' zitlo, non gridore. SANDRINA IAGTIAFERRO Come! insolenie chiomi Ho do sopere... Slor trompelle, slor lompurri, slor chilorre e ciufoletti, stor slrumenti In quontitò rocozzine crqziosine per bollore, vubsqssò. Se nemiche stor lonton lrinche voin, poeson. §e nemiche slor vicin, zitte zilie nosconder. Je ondofe, lu resiole, e lu ponze conselryole per bollore, per lrincor. Sempre ollegre lotte stor. quell'omor che hoi per me? CECCHINA Vlo di quo. (si scioslie) Un po' più di rispetto e d'onestò. (porle) Che indielro ritornoto... (pone) Wlll. Cecchino ed il Morchese CECCHINA Sì, signor, così è; SANDRINA È in uno povero servo che obbio un PAOLUCCIA po'di rogione, XlX. Lo Morcheso, poi Sondrino e Pooluccio ,no stonzo... PAOLUCCIA Dol podron serroto. non si dee innomoror del suo podrone. Mo io, povero mofto... mo io, senzo pensor... Bosto, l'ho fotto. IA MARCHESA Dunquc, per quel ch'io sento, lN. I7 - Duettol IL MARCHESE ra n'ò ito l'indegno. (ritornondo entrombe) Tutto quel che iocesii hoi fotto bene. SANDRINA PAOLUCCIA Penlirti non conviene. (plono o Pooluccio) Anzi, dell'omor tuo voglio premiorti, e o dispetto di iutto io vuq'sposorti. Gllclo possiomo dire un po' per uno. IA MARCHESA CECCHINA (dolcemenfe) Chc porlote fro voi? Per il buco dello chiove ho veduto lo rogozzo, che porevo mezzo pozzo, do sé solq o toroccor. Sposormi? PAOLUCCIA IL MARCHESE Dlrò, signoro SANDRINA Ho vedulo dollo poÉo Sì, corino. lo roprò che Cecchino... lq Cecchino giordiniero, CECCHINA CECCHINA [A MARCHESA che posseggio e si dispero, ch'è vicino o deliror. (guosi fuggendo) Degno non ne son io. Son poverino. È Voglio ondore, signor. IL MARCHESE Qucglo lo so. (podono) IL MARCHESE Orsù, ii opponi invono. PAOLUCCIA (ritornondo entrombe) Dove? Presto, dommi lo mono. (vuol 9lò porlito. Mo poi CECCHINA prenderglielo) lllo A getlormi CECCHINA (s'ollonfono) (o Sondrino) o piè dello podrono Oh, signor no. Dliclo voi. e se vuole ch'io porto, io portirò! lL MARCHESE (lo sesuito) IA MARCHESA Finolmente io son servo, ello è podrono Eh, che ti orriverò. Vl IL MARCHESE CECCHINA SANDRINA SANDRINA Coro Cecchino mio. lu sei pur buonol CECCHINA Dove m'oscondo? (schermendosi) Dlrò rignoro... IL MARCHESE SOpplo che presto, presto... ll podrone vuol oprire, vuol porlor con lo fonciullo; mo non voglio dirle nullo, non mi Yoglio for sgridor. Ò dcve soper... quolche novitò? Non è ver, son cottivo. Dietro ti correrei per tutto il mondo. (o foolucclo) Se buono fossi stoio, CECCHINA Ho prlncipioto o dir: voi dite il reslo non ovrei nel core Vio, losciotemi slore. doto ricetto o un insolenie omore. lL MARCHESE (lo fien so/do) (si scuofe) [A MARCHESA lflecloteui uno volto. PAOLUCCIA Ho-nedulo che il podrone si owicino o quello slonzo, e mi por, secondo usonzo, che lo voglio consolor. (portono) (ritornondo entrombe) t0 JJ t0 PAOTUCCIA TAGLIAFERRO TAGLIAFERRO TAGLIAFERRO Lo Cecchino è uscito fuori. SANDRINA Sior molto che polron? Mocchio di voin, iò. Sì, IL MARCHESE IL MARCHESE tiro indietrol Porleron dei loro omori. Degl'onni ossoi; Cccchino iortunotol Coloniome, sentir: SANDRINA E PAOTUGGIA O signoro, ve lo dico: do mio podre, signor, I'erediloi. Lo fonciullo, signor si è ritrovoto. ofer bon lrinche voin? TAGLIAFERRO TAGLIAFERRO IL MARCHESE io per oro non m'inlrico, non ci voglio più tornor. (portono do vn oltro loto, seguife dollo Je recordor; mi siolo Oh, moinssozz! Dofe sior? Sì, venite. in foslro morchesoto IL MARCHESE TAGLIAFERRO quondo per querro stor loieschi liolio. ln coso mio. Subite fol fenir. (come sopro) Morcheso, nel/o più gronde costernozione) Quo recordor che picchlo rocozzino TAGLIAFERRO Coloniome, sentir: per morcio ofer perduto, Bor ht? Moriondel slor bello? e moi più picchlino ofer feduio. IL MARCHESE IL MARCHESE È IL MARCHESE Uno figlio perdeste? TAGLIAFERRO è Ah! costei mi ho inconloto... IAGLIAFERRO Modondel dof'è? TAGLIAFERRO Certo, quondo io ci penso, Jò, moinher, IL MARCHESE Jò. sposor femmino vil non mi conviene. figlio de mio polrone, quo restoto con motre; Ah, vcnite, signor. Voi lo vedrete. Non so dove ml sio. Tutto soPrete. Vedereie uno figliolo, senle bussore) stor fenuto nemiche, e so picchetto Srguitcmi, monsieur. (s'incommino) lo roccolse bombino, TAGLIAFERRO botter de nostro morcio... come dir? TAGTIAFERRO {u chiomolo Cecchino. Chi stor coso? (Uscendo) Reiroguordio. E povuro Ah, tortoifle, moinher! Nix dir: monsieur. Mi chiedete s'è bello? lo vi rispondo IL MARCHESE fofio molre morir; perso creoiuro. lL MARCHESE (torno indietro) che più bello di lei non vidi ol mondo. W, ll Morchese, poi Toglioferro. Mo è sì bello e gentil... mo le vuo' bene. (Si qui con me. {ol fenir, Mein Herr! (s'incommino, poi lo IL MARCHESE Moriondel il nome vero dello figlio? IL MARCHESE Signor?... IL MARCHESE Mo di grozio, signore, TAGLIAFERRO TAGLIAFERRO Quonti onni soron? (con ogitozionel ll podre dello figlio Ah, sior furbo tolionl Chi sior polrone? TAGLIAFERRO ll IL MARCHESE IL MARCHESE Stor finti, e più. TAGLIAFERRO Sdn io, per obbedirlo. IL MARCHESE Stor colonello de cofollerio. dirowi un mio pensier. può soper chi sio? Dirowi. ooi, TAGLIAFERRO Ah ditemi, monsieur... IL MARCHESE TAGLIAFERRO Je {ol porlor... TAGLIAFERRO Oh, me felicel Andiomo. §'incommino poi Ah, stor {urbo tolion, moin libreher! IL MARCHESE Je monsieur? Stor lolesco, e non monsieur. hrno indietro) Amicizìo voler ior: Son qui, sono o servirlo! A tolesco dir: herr; non dir moi più Dltc: il vostro podrone trinche voin e ollegri stor. TAGLIAFERRO o totesco monsieur. I covolier? IL MARCHESE Stor fostro signorio IL MARCHESE TAGLIAFERRO Ah, venite con me, Monsieur. dello coso pofron? Ditemi, herr: lortotflel Sior boronel TAGLIAFERRO IL MARCHESE lo perduto figliolo oveo nel seno II Sì, Lo coso è mio. mocchio di color blo? MARCHESE Ahr vcnite con me, Monsieur. fol fenir, Mein Herr! (ponono) 1? TAGLIAFERRO Al mlo sen. Povero sfoccioiello Po{ro picchlino! (dormendo opre le broccio) è do ie sconosciuto? TAGLIAFERRO PAOLUCCIA Tl {olcr? ie {enir... Slor pur bellinol (r'occosto) Eh, non serve mentire Abbiom veduto XXl. Combio Io sceno. È l'olbo nello medesimo slrodo di primo. Cecchino so/o IL MARCHESE che fuiivomente cerco di entrore ne/lo suo Giò sopete botlego, mo su/lo podo Armidoro ho foffo lutto quel che ho possoto. meftere i sigil/i Losciomolo dormire. Quond'ello si risvegli, [N. 2l - Recitotivo e orio di e Cecchinol lutto do me soprò. Voglìo ol curoto porlore intonto, perché pronto e lesto CECCH!NA sio per le nozze mie. Rilorno presto: Almen fro quesle pionte ovrò un po'di riposo. Ah, son senzo di me, vi prego sì non le porlor. Voglio essere presente slonco ollo sorpreso suo. Rilornero. di sofferlr gl'insulti dello nemico soÉe, Mi roccomondo. in lonlono XXIV Sondrino poi il e Toglioferro; otgcrvondo Cecchino Pooluccio Morchase. CECCHINA (dormendo) ll mlo cor... puoi consolor. [N. 22 - Qulnteilo, linole SANDRINA E PAOLUCCIA 5ì, signoro, di lossù si è veduto che quoggiù col soldolo loÉunolo 13 ll] si bodovo o divertlr. CECCHINA TAGLIAFERRO che son costretlo o desior Io moÉe. Prio di morire olmeno, luhl non sover mi dir. Svenlurolo, io mi sognoi... Coso dite? €ome mql? Ah, ml fqle tromoÉir! Jò. (Èoluccio e Sondrino si occennono fro di TAGTIAFERRO IL MARCHESE povero sfoÉunolo, se polessi soper do chi son nqlo! ... Almen venisse o ristoror quesl'olmq di sonno luslnghier lo dolce colmq. Giubilo di contento. Addio, monsieur. hro dl ove, veduto, e si owicinono) eICCHINA (dormendo) CCro podre, per pielò. Questo giovone slqr mlo, e loi olire posso fio. Slor polron de quo fenir. TAGLIAFERRO CECCHINA Oh, povero totesco, mi sentir... TAGLIAFERRO (in co/lero) Tu pisl oinor. lL MARCHESE Non lo dirò moi più. (pode) (siede) Vieni, il mio seno di duol ripieno, dolce riposo, o consolor. XXlll. Toglioferro e Cecchino che dorme. TAGLIAFERRO Quonto slor consoloto mio poiron colonello, che Moriondel trofoto! ll Morchese e Toglioferro. CECCHINA (sognondo) Podre mio, dove sei lu? (Uscendo dol polozzo. Osseryono Cecchino che dorme, sotfoyoce tro Fohrlno, dormir, cercor popò (o Toglioferro) SANDRINA Mo chi siete? Btovo, signor soldoio! TAGL!AFERRO FAOLUCCIA Stqr soldoto... SANDRINA E PAOTUCCIA Oul come siete eniroio? (s'oddormento) XXll. TAGLIAFERRO di loro) Vieni o me... TAGLIAFERRO Moriondel mi chiomo? IL MARCHESE Stor dorme oncoro. Sì, dormir, picchlino. Ecco, dorme Cecchino. CECCHINA omonie. CECCHINA (si desto) ÈEr+ Ahll dovc sono? IAGL!AFERRO TAOLIAFERRO Slor mondolo... ?AOtUCCtn SANDRINA E PAOTUCCIA §i è veduto. fr IAGLIAFERRO hmmlne, che foler? Sondrtno) plocc il buonol INA Sondrlno) rignor chi è? Come si oppello? Loscior dir! Colonello... SANDRINA EPAOTUCCIA Non lo credo. TAGTIAFERRO 1t ...mi mondoto... SANDRINA E PAOLUCCIA Non è vero. prende lo mono o Cecchino) 5orò tutto consololo, più timor non overò. Vlo cocclolelo. (i/ ,AOTUCCTA Morchese reslo CECCHINA rospeso) (ol Morchese) IAGTIAFERRO Ah, signor... clccHlN& Brovo, brovo! dividete... ...per lrolor... SANDRINA E PAOLUCCIA SANDRINA" IAOTUCCIA E IAGLIAFERRO SANDRINA E PAOTUCCIA Non so che dir, Lo sfocciqlellq... Coro penso? che dirò? TAGTIAFERRO l! Viq, locele, disgroziote! Rispeltote questo qui. TAGLIAFERRO Je stor qui... Dcnnc mle, non me ne impoÉo. SANDRINA E PAOLUCCIA Moledette, lqscior dir! ll roldoto so chi è: a to non lmPoÉo o me, Brovo, brovo, signor sì! CECCHINA SANDRINA E PAOTUCCIA Collo suo bellq... lo non so... CECCHINA SANDRINA E PAOLUCCIA Soppiomo noi! Non so niente! SANDRINA E PAOTUCCIA ncn vl qvele do scoldor. TINDNINA E PAOLUCCIA CECCHINA È lo dormiq... SANDRINA E PAOTUCCIA Celor non puoi, CECCHINA Non so nienle. SANDRINA E PAOTUCCIA A che mentir? TAGTIAFERRO Moledette, losciqr dir! IiARCHESE (o Sondrino e Pooluccio) 15 SANDRINA E PAOTUCCIA IL MARCHESE E TAGTIAFERRO It i,IARCHESE E TAGTIAFERRO lrsvo! Brovo! Consoloto, foÉunolq, Io Cecchino goderò. CECCHINA. SANDRINA IAOTIAFERRO PAOTUCCIA IAGLIAFERRO Ylvol Vlvol Poferino! CIGGHINA (o/ Morchese) Oh, che robbio ch'ho nel petto! Che dispetto che ml fo! SANDRINA E PAOTUCCIA Ero obbrocciotq! ll roldoto Yodo vio' (ll l! IiARCHESE (o Cecchino) lnrl vogllo che ci stio, r dl quo non ho d'ondqr. Cecchino). WV. Lo Morcheso, il Covoliere Armidoro e IINDRINA Pooluccio. innomorolo. CECCHINA E TAGLIAFERRO Non è vero. SANDRINA E PAOTUCCIA E PAOLUCCIA Morchese E e Toglioferro conducono Signor sì! E l'omico è questo qui. (ol Morchese) luen pro focciq, podron mio! PAOLUCCIA It (o logllofarro) Sì, signori, vi dico: lucn pro loccio o! corozzier! I[ TIIARCHESE E TAGIIAFERRO liFlontl, lemerorie! IINDTINA E PAOLUCCIA è uno coso do ridere. ll podrone SANDRINA E PAOTUCCIA Oh che ordlto! Che briccone! Abbroccioto? SANDRINA 5i, signore. ll podrone It MARCHESE (o Sondrino) II,IARCHESE (o Pooluccio) lo soprò. Coll'omico? GECCHINA E TAGTIAFERRO PAOLUCCIA Non povenlo, Ello è cosi. l'innocenzo: I'insolenzo It Goll'omico? finirò. SANDRINA IL MARCHESE (soproggiungendo) Costigotelo. lL iiARCHESE (o Pooluccio) Ah, Cecchino è risveglioto! Abbroccioto? MITRCHESE (o Sondrino) qul lq vuo'goder! lnrcHEsE Èroato di Cecchino innomoroto, e poi lo loscio ondor con un soldoto. IL CAVALIERE Convien dir che non l'omi. I.A MARCHESA lo mono o Cecchino) O che, pensondo un po' meglio il Morchese ol disonore, o mc. voglio sioccorsl, e congior omore. lL MARCHESE (entrondo) no. Orsù, signori miei, INTGHESE EOmondo, e così vuo'l (Togliofeno permelleiemi un poco vio 16 che vi porli il cuor mio schietto e sincero Per mio risloro occetlo. do omico, do froiel, do covoliero. El l'lto giurolo! SANDRINA SANDRINA So che no 'l meriii, che sei un trodilore, Son di buon core. Voi siele innomoroli: [N. 23 - Ario del non so che dir, vi scuso, Armidorol Gluri pur quonlo vuole; donne qui non ci sono mo l'offore vorrei leslo e concluso. It luor dello giordiniero. Oggi senz'oltro mi morilo onch'io. IA MARCHESA E lo sposo chi è? CAVATIERE che dislinlo si è sempre in ogni ozione. LA MARCHESA (ll Covoliere porte) Uno boronesso, figlio d'un colonnello tedesco di nozione, Sorò poi ver? IL MARCHESE mo... si potrebbe dor. Chi più di me contento vider le stelle qmiche? lermine ovrò il lormento; Iieto il mio cor godrò. !n quelle luci omole, in quel Yezzoso ciglio, dopo le pene ondqle il suo riposo avrò. IL MARCHESE Covoliere !A [N. 25 - Arlo di Sondrinol IiARCHESA lh, iu ml pon: in core Un novello limore, mg non Yoglio nuovo un cllonno, lemer sì nero lngonno. (ptrrtc) XXVI, Sondrino, poi Mengoifo. XXVI. Lo Morcheso, poi Sondrino Sicuro MENGOTTO SANDRINA Son lenero di Posto, son docile di cor. Uno porolo boslo, mi bosto un Po'd'omor. Oh, povero Mengofio, borone, furbqcchiotto; lo so, che non lo merili: mo li Yuo' bene qncor. (porte) IL CAVALIERE SANDRINA È ver, Sondrino, Si può speror? Signoro, ovete inteso? qurl che ho seniiio o dir? IL MARCHESE LA MARCHESA SANDRINA Do covolier lo giuro. Quol novilò, Sondrino? Coto lniandesli? IL MARCHESE LA MARCHESA SANDRINA E Cecchino? Questo sero il podron sposo Cecchino. MENGOTTO ehc ll podron do Cecchino è uno bello virtù, IL MARCHESE LA MARCHESA llorl glò disloccolo: mo store o coso mio mi pioce Ho irovoto Ohimèl Come lo soi? €hr uno domo sposore ho desiinoto Oro poì che Cecchino un'oltro giordiniero. SANDRINA §ANDRINA pesso sposor senzo ollroggior degl'ovi Nòn focciomo su questo oliri controsti: Qucl che li posso dir, Mengofto, è quesio: Éhrrgll rposo Cecchino, e lo fo presto. lo glorioso memorio, vuo'sposore uno domo, e ciò vi bosli. Or oro oscoltoi che ol prevosto ho ordinoio (pone) per le nozze un mognifico opporoto. |r{ENGOTTO CECCHINA IL CAVALIERE IA MARCHESA th, Ah, signor, mio molgrodo Lode ol ciel, son contenio. Queslo sorò per me. tA SANDRINA No, no, signoro; lANontNe lbvrilnol 1! nrll scnzo omonte: in coso tole l'ho ordinoto per lui: lo seppi or oro. nOR LA MARCHESA IvIENGOTTO ondoste un mozzo o preporor di fiori. Mo s'ei sposo uno domo!... Ml Prrndaresti tu? CECCHINA MARCHESA Anch'io son lieto. Finito è ogni sospetto. It CAVATIERE Lo voslro mon pou"to Mengotto! Polrrsii di me {or coPilole? y'XVlll. llMorchese solo, poi Cecchino. ll volor mililore piÙ. pormi over rìporloto uno viltorio. son s{ozoto o venir. Che comondoie? IL MARCHESE Bene, vorrei che di vori colori IB Vi obbediro. piedi) IL MARCHESE Fermote; [N. 28 - Duetto] quel che ne voglio {or non domondoie? It CECCHINA 5e no'l chiedete voi, ve'l dirò io: Lo boronesso omobile, idolo mio, sei tu. Sposino mio odorqbile, coro, non pionger più. hon do servir quei fiori CECCHINA per lo sposo ch'io prendo. Cecchinq miserobile! Gioco si prende oncor? Obbedirvi soltonto è il dover mio. IL MARCHESE (Cecchino con mestizio, e vuol po/;ire) I,IARCHESE tlolo Morlonnq, lo ci scommetto un occhio le boronessq. che nosce queslo coso. CTGCHINA PAOLUCCIA Vl poro credere? lcuo rperor? Ed io, signoro, ci scommeflo il noso. MENGOTTO IL IiARCHESE Ed io son d'opinione Yl dlco l! vero: che copoce di ciò non sio il podrone. lCn covollero, I lc mlo sposo llan Yuo' lngonnor. Sorebbe un'enormissimo viltò. I.A MARCHESA IL CAVALIERE CIGCHINA Eccolo ch'egli vien. Almen delle mie locrime sento pietode i! cor. Ah, lonto un giubilo LA MARCHESA CECCHINA IL TI'IARCHESE Tu sei di songue nobile: lo no 'l deggio soper. tutto ti norrerò. YUcl prcnder loco donlro l! mlo cor. IL MARCHESE CECCHINA Sì, più d'ogni olko It MARCHESE (lo fermo) Piono, Cecchino mio non chiedele lo sposo olmen chi sio? 13 thlopocoopoco I! Si sentirò. XXX. ll Morchese e detti. TIARCHESE Damml lo mono. IL MARCHESE C!CCHINA Animo! Giò son pronti i lestimoni: lo dovele soper onzi voi slesso. Non m'ingonnole, oh bqrboro! Ah, non vi credo, no, si concludono It Ah, non vorre:... Ehi! sposo uno ledesco boronesso. CECCHINA CECCHINA Venl'onni sono fosle lrovolo qui, obbondonolo do un colonnello per il mocello che fe' lo guerro su queslo lerro: e un segno ovele, si so chl siele: Morionnq è il nome, II LA MARCHESA (con forzo) Bosto, crudelel Con licenzo, signor... (vuol podire) IL MARCHESE No, no, sentite. ll suo nome è Morionno. È tonto bello e le vuo'lonto bene, e le sorò ionto, oh, tonto fedele, lonto l'odorerò.. i,IARCHESE TUIARCHESE Quollq tu sel. i noslri motrimoni. Dov'è lo voslro sposo? GICCHINA IL MARCHESE Quollo rcl ru. Signoro, non lemete: (Enhono nel polozzo) non è molio lonton: lo vedereie. IL CAVALIERE XXIX, Dollo vio, Lo Morcheso, il Covoliere [4erehese, se il pensiere Atrnldoro, Sondrino, Pooluccio e Mengotfo. oveste di schezor... U Son covoliere. IL MARCHESE MARCHESA Aprosi quello porlo, vengo {uori questo sl so... lal Covoliere) lelrlbll lo mio sposo olemonno, ll Morchese così? boronesso Morionno. Più non resisle il cor: schernirmi poi.. Allegromenle, corq sPoslno! IL CAVALIERE (S'opre /o porfo.) lL MARCHESE Boronesso, mio bene, oh, CECCHINA Non crcderei. IL MARCHESE siele voil Non son Gecchino? Son covolier d'onore. (lo prende per lo mono, e si getlo o' suoi It €omc ai merto, se è ver, lo irolterei IANDRINA Questo MARCHESE che c'ingonni è lo domo: e ch'io menllr 50 No slor modomo ché slor lolesco. soglio, leggerete le prove in questo {oglio (dò un foglio ol Covoliere, il quole in CECCHINA IL CAVALIERE Vi prego perdonormi e omormi di buon cor. Veduto ho quonto boslo §ANDRINA E PAOLUCCIA LA MARCHESA (o Cecchino) disporte io /egge piono ollo Morcheso) Che sio poi tutto vero? Perdono o noi, signoro. IL MARCHESE CECCHINA Moroviglio di voi: son covoliero 5ì, vi vuo' bene oncoro. TAGLIAFERRO IIAENGOTIO Je slor Toice onorolo Ed io vi ho lonto omolo!... e o mio fionco portor spoto soldoto Perdon, per coritò. LA MARCHESA CECCHINA Non più, non più: moccheto A le sono obbligoto, conosco I'oneslò. IL CAVALIERE Sì, sposotelo pur, che onch'io son Iieto CECCHINA Ah, signori, vorrei IUTTI Scendo Cupido for i doveri miei: mo ho oncoro il dio degl'omori, core gli omonti cuori fro lo gioio confuso e fro il limore. vengo o legor. E il bel diletto d'un vero offelto no, non si vedo moi lerminor. [N. 29 - Ottetto, finole lll] !L IIAARCHESE Porgetemi lo deslro, sposino miq vezzoso. CECCH!NA 5orò lelice sposo, mo umile ognor sorò. LA II,IARCHESA (o Cecchino) Cognoto, o voi m'inchino. lL CAVAIIERE (o Cecchino) Modomo, non v'incresco... TAGTIAFERRO 5? Le illustrozioni di copedino e inlerne riproducono Studi, Figurini e ol progrommo di so/o, guondo non oltrimenti specificofo, Bozzelti (2007) dello scenogrofo Mossimo Checchetfo per I'odierno messo in sceno de Lo Cecchino. ldeozione e coordinomenlo del progelto formotivo: DOMENICO CARDONE Areo Formozione, Ricerco, Progetti innovotivi dello Fondozione Teoiro Lo Fenice di Venezio iel. 04l 786532 - 041 786520, fox 04 ì 786571 , e-moil: edu l @teotrolofenice.org fel.041 5286484, e-moil: [email protected] EduMedioteco, Coproduzione dello spettocolo: CONSERVATORIO Dl MUSICA BENEDETTO MARCELLO 30124 Yenezio - Son Morco, 281 0 - rel. 041 5225604 /5236561 - fox 0415239268 emoi : seg reterio@conseve. il - http://vwvw. conseve ii I ! o c o N o ;ì ì