Tnnmo Le FEutco
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CousnnvRroruo Bonporrro Mencnllo or VnNsztA
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IMBR0QLI
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grmativo
E ASTUZIA: PR0FILO Dl PEF§0Mqql
TRA UTASCHERA E CARATTERE, SUL FILO DELIUMORISMO
(in omaggio a Carlo §oldoni, nel terzo centenario della nascita)
La
Ce
c
china
Commedia musicale in un atto
riduzione oi Francesco Bellotto
La Cecchilìa
La buona eiqriofffll'rodoi
ribretto oi Carlo §oldoni
musica oi NiccolÒ Piccinni
ossia
Venezia
-
Teatro Malibran
mercolcdì I maqqio 2007 ore 10.30
qiovedi l0 maqqio 2007 ore 10.30
r,enerdì I I maggio 2007 ore 20.00
,,#.J:.'
FONDMIONE TEATRO LA FENICE
CONSERVATORIO DI MUSICA BENEDETTO MARCELLO DI VENEZIA
REGIONE DEL VENETO
COMITATO "CARLO GOLDONI. I 7 07.2OO7 "
CITTA' Dl VENEZIA, ASSESSOMTO POLITICHE EDUCATIVE - hinerori Educotivi
Progetto formotivo
ASTUZIA: PROFIIO D, PERSONAGGI, TM MASCHERA E CAMTTERE
SUt F/tO DEII'UMOR,SMO (in omoggio o Corlo Goldoni, nel tezo centenorio dello noscito)
,MBROGII
E
Lq Cecchino
commedio musicole in un otto
riduzione di Frqncesco
Bellotto
trollo do
Lo Cecchino ossio Lo buono Fiqliolq 11760l
libretto di CÉrlo Gòldoni
musico di Nicco!ò Piccinni
Editore: Coso Ricordi, Milono
personoggi e inierpreti
lo Morcheso Lucindo TATIANA CARPENEDO (9, I I ), CARLOTIA MELCHIORI (l0)
il covoliere Nmidoro NORIKO OGAWA (9), MARIA MATVEEVA (,l0, 1 I )
Cecchino, fioroio lAllA RAGAGNIN (9), LUCIA SARTORI (10), OLIVIA BADIU (l 1)
Sondrino, @nx-orbo SARA DE ANIGEUS (9, tMARlAGRMIAIvIARCON (,l0), CHTARA ISOTTON (l l)
Pooluccio, comeriero ELISABETTA MONTINO
i/ Morchese dello Conchiglio ELVIS FANTON
Toglioferro, coroziere tedesco VELTHUR TOGNONI (9, I I ), GIOVANNI BERIOLDI (l 0)
Mengollo, servifore EDOARDO CAVALLI
,fl
.],?ii3,,.r..ffi
B_[[t,tB
un policemon ed un possonte CLAUDIO MICCONI
un ohro policemon GIOVANNI BERTOLDI (9, I I ), VELTHUR TOGNONI (10)
uno possonte LUCIA SARTORI (9), SAM DE ANGELIS (l 0, 1 I )
moesfro concedofore e direltore MAURIZIO DlNl CIACCI
regio FMNCESCO BELLOTTO, scene e costumiMASS|MO CHECCHEIIO
/rght desrgner Vll-\
O
FURIAN
ORCHESTRADELCONSERVATO-'ff
}1',J}?H?::::.?'J:):1:
scenogrofio dei loborotori del Teotro Lo Fenice
dr'ret/ore ollestrmenlr scenici lvIASSlMO CHECCHEITO,
ossr'sfienb ol/e scene
olto diratote di
SEREM ROCCO, dire,rore
dr polcoscenico LORENZO
ZANONI,
polcoscenico VALTER iVIARCANZIN, copo sorfonb e ve§zione CARLOS TIEPPO,
copo mocchinisto MTALIANO BONICEU, copo e/efncisro VlL\4O FURIAN,
corc: otìr@isto ROBERTO FlORl, responsobile dello folegnomenb ADAfu1O PADOVAN
ll onniversorio del tezo cenienorio dello noscito di Corlo Goldoni ho roppresenloto per il
Teolro lo Fenice uno occosione per uno rìcognizione sull'influenzo ovuio dol gronde
CONSERVATORIO BENEDETTO MARCELLO DI VENEZIA
(Anno Accodem ico 2006 -200fl
commediogrofo veneziono nell'ombilo del leotro musicole, nei suoi ospetti più moderni, oltre
Componenli dell'Orchesfro [*colloborotori eslerni]
o riproporre lo suo {iguro ol ceniro di uno nuovo opero oppositomente commissionolo dollo
violini Giovonni Agozzi, Louro Brunello, Morgherito Busetlo, Gionluco Dol Logo*, Poolo
Fosolo*, Dovide Gibelloio, Froncesco Lovolo, Diono Luposcu, Eleno Nicoleiti, Volerio Pozzo,
nostro Fondozione. Tole percorso, iniziolo con i Quolro Rusteghi su musico di Ermonno Wol{
Corlollo Rossì, Froncesco Turcoto*, Enrico Vocco, viole lsobello Bortoluzzi, Stefono De Mozi,
dello slesso oulore Lo vedovo scoltro, due omoggi ollo commedio veneziono nello suo
Gobriele Gostoldello, Morgherilo Murgio, Zeno Scottolin, Morco Spolodore, violoncelli
retrospettivo motrice neoclossico novecentesco
Arionno Boldosso, Giocomo Grespon, Somi Korbik, Froncesco Rismondo, Colerino
Rossi,
complesso indirizzoio oi giovoni, sio in quolitò di or+isti, sio come spettotori, che ho l'obiettivo
conlrobbossi Sugorkhuu Luvsondogvo, Loris Togliopieiro, flouti e offovini Froncesco
Giocomini, Arionno Grovo, Froncesco Miottello, Michelo Pinto, oboi Coro Bottocchio,
Mossimo Bottiglieri*, corni Michele Moro, Nikoloy Novikov fogotii Eugenio Bogdonowicz,
di ripensore e rivisitore uno delle opere buffe, più celebrote ed omote dol pubblico {in dollo suo
Federico Rogozzi, trombe Filippo Gozzolo, Poolo Tomburin, limponi Motteo Modolo
reolizzozione dell'iniziolivo ho molti protogonisti. tro questi il Conservolorio dì Venezio ol cui
Personoggi
e interyrcli [*co/loborotori
esfern
Ferrori nello slogione 2006 è proseguilo nel 2007 con lo rìproposizione di un oltro copolovoro
opporizione
o
Con Lo Cecchino si reolizzo un progetlo
Romo nel I 760. Quesio iitolo, nello riduzione
di
Froncesco Bellotto, vuole
roppresentore uno spettocolo contemporoneo o tutto londo bosoto sull'ontico inireccio.
Lo
impegno si deve il successo di quesio spellocolo. Sorò senzo dubbìo interessonte conoscere le
rJ
Lo Morcheso Lucindo Toliono Corpenedo (o), Corlofio Melchiori (c),
ll Covoliere Armidoro
Noriko Ogowo*, Morio Motveevo (c), Cecchino, fioroio Loilo Rogognin (b), Lucio Sortori (o),
Olivio Bodiu (b), Sondrino, comeriero Soro De Angelis (b), Morio Grozio Morcon (o), Chioro
lsofion (c), Pooluccio, comeriero Elisobetto Montino (o), l/ Morchese del/o Conchigl;o
Elvis
Fonion', Toglioferro, corozziere tedesco Velthur Tognoni (o), Giovonni Bertoldi (b), Mengotlo,
servitore Edoordo Covolli (b), Un clochord Cloudio Civiero (o), Uno strillone Chioro Brunello
(d), Un po/icemon ed un possonfe Cloudio Micconi (h), lJn oltro policemon Giovonni Berioldi
(b), Velfiur Tognoni (o), Uno possonfe Lucio Sortori (o), Soro De Angelis (b).
reozioni del pubblico o questo riedizione moderno di un lesto settecentesco, come onche per
lo teao opero goldoniono dello nostro slogione il Signor Goldoni dì Luco Mosco su libretto di
Gionluigi Melego Sempre un drommo giocoso ispiroto
commediogro{o;
si portirò oncoro do
ol mondo immoginorio
del
un'ispirozione setlecentesco sullo quole verronno
innestoie tensioni musicoli, e non solo, del Novecenlo e di questo inizio del teao millennio. Uno
progrommozione di così ompio respiro ho potuio essere predisposio grozie ol sostegno dello
Regione Veneto nell'ombiio del Comitolo "Corlo
Goldoni-1707-2007' e ollo poriecipozione
convinto di tulti gli ortisti, doi gìovonissimi ed entusiosli dello Cecchino oglì oltri impegnoti negli
spettocoli ollo fenice.
Eosso Conlinuo Zoio Tukhmonovo (e), Moesfri di so/o Zoio Tukhmonovo (e), Cloudio Micconi
Giompoolo Vionello
ollo regio e ol progello drommolurgico Chioro Brunello (d), Edoordo
Covolli (b), Chioro lsotton (c), Lucio Sortorl (c), Giovonni Be*oldi (b), Cloudio Micconi (fl,
Allievi ossistenli di polcoscenico Chioro Brunello (d), Lucio Sortori (c), Cloudio Micconi (f),
Zojo Tukhmonovo (e), Allievi ossislenti olle luci e olle proiezioni Morto Rimbono (b), Volentino
Sovrintendenfe del Teolro Lo Fenice
(f1, Allievi ossislenfi
Corroro (d), Eleno De Simone
l,fiilixl
r\Brn:ùrl.
!B§.a§{3[&
&t r;l* iltl I'ui ,tì§ra{,
(b).
Scuole di conto (o) Silvio Do Ros, (b) Stello Silvo, (c) Stefono Gibelloto, (d) Eleno De Mortin,
Scuolo di Musico corole
e
Dirczione
di coro (e) Morco Gemmoni. Scuolo di orgono c
composirone orgonislico (f) Roberto Podoin. Moestro concartotore e direttore: MAURIZIO
DlNl ClACCl, docenle di esercitozioni orchesfroli. Regio FMNCESCO BELLOTTO, docenre
di orle scenico.
Joseph Hìghmore, Ritrotto di Somue/
Richordson, Notionol Porlroit Gollery,
London
Lo Buono Figlivolo, drommo di tre olti per musico, in
Corlo Goldonì, Drommi giocosi per musico, Venezio,
Antonio Zotto e {igli, 1789, tomo 4' (inc Zulionì)
Lo ricco produzione ortistico che il Conservotorio Benedelto Morcello presenlo
ol pubblico
comprende, do quolche onno, l'ollestimento di un'opero, divenulo così un oppuntomenlo
trodizionole di primovero. Dopo le forlunole esperienze di Lo conlerino di Hoydn nel 2003,
Che originoli di Moyr nel 2004, Eosfiono e Bosliono del dodicenne Mozort nel 2005, le
celebrozioni mozortione che continuovono nel 2006 con un doppio ollestimento,
l'opéro-postiche llimpresorio in onguslie owero Der Schouspieldirekfor con musiche di
Cimoroso e di Mozorl e il Don Giovonni che ho roppresentolo sicuromente il progetto più
ombizioso di quesli ultimi onni, quest'onno domino ovviomente il riferimenlo o Corlo
Goldoni: l'opero è Lo Cecchino con musico di Niccolò Piccinni.
ll luogo privilegioio dello produzione ortistico del Conservotorio di Venezio è lo
bellissimo Solo Concerti di Polozzo Pisoni mo gli ollestimenti operistici, necessitondo di spozi
diversì, si svolgono in oliro sede. Tutte le produzioni citoie, negli onni scorsi, grozie ollo
colloborozione dello Biennole, si sono svolte presso il Teotro Piccolo Arsenole; quest'onno
lo sede sorò il Teotro Molibron, in ossequio ollo destinozione complemeniore, rispefio ollo
Conservotorio sono il moesiro concertoiore e direltore e il registo Tutto lo porte iecnico,
scenogrofio, costumì, luci, è messo o disposizione dol Teoiro Lo Fenice
Di porticolore inieresse è onche il progetlo drommolurgico, reolizzolo dogli studenli e
dol docenie di orte scenico che honno previslo uno messo in sceno de Lo Cecchino o sio
Lo Buono fig/ioio di Corlo Goldoni e Niccolò Piccinni in formo ridotto. Si lrotto di uno
riduzione dello duroto (lo spettocolo duro circo un'oro e quoronto minuli contro le due ore
e venti dell'originole) mo non norrolivo: lo fobulo è iedelmente rispettoto per quonto ottiene
i contenuli e lo successione delle scene. Sono slote eliminote olcune orie, mentre i
pezzi
d'ossieme e le orie di presenlozione dei singoli personoggi sono stoti conservoti I recilolivi
sono recitoti come diologhi. I testi dei diologhi comunque riprendono ollo lettero il vivido
libretto del gronde poelo veneziono.
ll
risultoto
è uno "commedio"
musicole dollo quole emerge tutto
moderniiò dei lemi trofloti e lo ireschezzo
lo
stroordinorio
di un linguoggio che oll'oscoliotore moderno
che giò vede do sette onni l'oppuniomenio di mozo con i migliori siudenti del Conservoiorìo
suono ossolutomenie come "conlemporoneo". Lo sfido è stoto esottomenle queslo:
opproiittore del morcoio psicologismo dello scritturo goldoniono per dimoslrore come
un'opero scrilto circo duecentocinquonl'onni or sono posso convincere ed ovvincere, e
risultore grodevole onche od un pubblico di giovonissìmi.
ln fose di sludio uno replico in novembre dell'inlero progetto in ollre locolilò venele o
occompognoti doll'orchestro del Teoko per concerti solistici che si svolgono presso Polozzo
testimonionzo dell'oho volore formotivo dello colloborozione tro Conservolorio e Teotro Lo
Pìsoni.
Fenice, o cui vo il nostro seniito ringroziomenio.
rinoio Fenice, di queslo Teotro, spozio ideole per lutto uno serie di ottivilò ortìsliche che
si
possono oggiungere olle grondi stogioni lirico-sin{oniche.
Si orricchisce così
lo colloborozione tro lo Fondozione Teoko Lo Fenice e il Conservoiorio,
ln lole ombilo il Teotro e il Conservotorio propongono ollo citiò uno poriicolore
operozione culturole che ho uno doppio volenzo: roppreseniore un momento di
collegomento lro {ormozione didottico e mondo del lovoro, per gli studenii, e contribuire
ollo dìffusione dello culturo musicole presso le giovoni generozioni, con due recite
oggiuntive ol motiino espressomente dedicote olle scuole del nosiro terrilorio. Lo reole
oppodenenzo di un Conservolorio ol mondo dell'Alio Formozione, soncito dollo Legge di
Giovonni UmbeÉo Bottel
Direltore de/ Conservotorio Benedefto Morcello
Riformo, è testimonioto proprio do queste produzioni orlisliche che conducono lo studenle
verso esperienze professionoli:
il teolro d'opero, fro iutte le
possibili produzioni
Conservolorio, roppresento uno sìntesi noturole {ro le molte moterie
teolroli
e
storiche
-
seguile dogli studenti,
e
cosliiuisce
-
di
un
strumenloli, vocoll,
un modello di lovoro r
dl
orgonizzozione che ho il suo preciso corrispondenle nel mondo delle profcarlonl,
ln quesio coso per lo coperturo dei ruoli sono sioie costiluite ben lrr compognlo,
interomente {ormote do conlonti studenli del Conservoiorio, con
dul roll
Oggluntl chc,
diplomotisi presso il Benedetio Morcello l'onno scorso, rienrrono orc cotlla F?Ohlllonlstl,
Ahrettonto interne ol Conservotorio sono lutte le ohre componcntl CÉlillChlr C€|ll olthlcnii
ollo regìo ogli ossistenii ol polcoscenico, dogli ossistenti olb lucl all'Cfhfdrl, Doccnti del
Joseph Hìghmore, Mr. B |lMorchesej scopre
,ì740)
Pomelo o scrivere (c.
Olio su telo. Tote
Gollery London
Joseph Highmore, Mr B spio Pome/o menlre è
in compognio di Miss Jervis [Lo governonte]
lc 1742lr. Olio su ielo
Lo colloborozione tro lo Fondozione Teolro Lo Fenice e l'Assessorolo ollo Polltltlro
Educolive/ltinerorì Educotivi del Comune di Venezio ho permesso di progeltoro e rcollzzoro
un nutrilo progrommo di teotro musìcole per le scuole onche per l'onno scolosiico 2006-
2007. I corsì di {ormozione per docenti delle scuole di ogni ordìne e grodo sono sioti
ofiìoncoti do proposte di evenli musicoli odotti o bombini e rogozzi
ln omoggio o Corlo Goldoni nel terzo centenorio dello noscito, luilo il progetto è sloio
rìvolto od oppro{ondire ìl genere norrolivo dello 'commedio' (ìn vorie forme espressive); do
cìò il litolo: "lmbroglì e osluzio Pro{ilo di personoggi lro moschero e corottere sul filo
dell'umorismo". lultimo oppunlomento ol Teotro Molibron, Lo Cecchino con libretto di
Corlo Goldonì, è uno commedio musicole che corono il lovoro di tutto l'onno e mette o
disposizione dello scuolo un'occosione per conoscere Goldoni e il ritrotto di uno cìviltò, lo
Venezio del Settecento, roppresentoto con stroordinorìo freschezzo e modernilò
Con lo speronzo che le giovoni generozioni siono slimolole o conosceTe tonte oltre opere
musicoli e teotroli, ouguro buon divertimento o tutti.
Anno Morio Gisnnuzzi Miroglio
Assessore Politiche Educotive de/ Comune di Venezio
Enrico Gombo, Go/doni, studiondo do/
Joseph Highmore, Pome/q e Mr B nello coso di
compogno (c 1740) Olio su lelo.
Joscph Hlghmorr, fomrle chhdr
banrdirlonr o §lr Jcc€b twlnfoffl
vero Olio
su
lelo
Torìno, Gollerio civico d'Arte moderno
ll
('
I
/4(»
Ollo ru lrla,
Giomboliìsto Piozzetto (disegnotore),
Morco Alvise Pitteri (incisore),
R/lrotto di Corlo Goldoni (1754)
Anonimo, Ritrotto di Niccoiò Piccinni
La [ecchrna, ossta La buona Ftgltuola
vo in sceno o Venezio nello slogione di cornevole mo non ottiene il
La [ecchina, ossra La buona Frgltuola
llopero più fortunoto di Piccinni troe il soggetto do un romonzo
epistolore - Pomelo, o lo Virtù premiolo - dell'inglese Somuel Richordson
pubblicoto nel 1741 in cui è norroto lo storio edificonte di uno brovo
rogozzo, comeriero in uno coso orislocrotico inglese, che s'innomoro del
nobile podrone e, do lui ricombioto, molgrodo lo fortissimo opposizione
dei porenti del giovone, dopo molte sofferenze e umiliozioni, ollo fine
grozie olle sue molte virtù riesce o sposorlo e od elevorsi o un grodo
sociole ben lontono dolle sue umili origini.
ll libro di Richordson suscitò molio scolpore e interesse perchè
rispondevo o quell'ideole
illuministico che, bosoto sull'uguoglionzo {ro gli uomini, sul ripudio dei
pregiudizi di closse e sul mito del trion{o dello virtù, stovo diffondendosi
contenevo uno forte critico sociole
e
in Europo.
ll successo del romonzo fu tole che ben presto venne trodotto in
froncese e in itoliono e subì vorie trosposizioni teolroli. Voltoire ne trosse
uno pièce intitoloto Nonine o il Pregiudizio vinto nello cui prefozione si
teorlzzo sugli elementi che inseriscono questo commedio in un nuovo
genere - uno commisiione di trogedio e commedio dol corottere potetico
e quindi "locrimevole" - definilo lormoyonte e destinoto od offermorsi nel
ieotro d'opero dopo il trionfo dello Cecchino (fro le tonte opere
lormoyontes ricordiomo Lo gozzo lodro e lo Cenerenfo/o di Rossini).
Lo trosposizione più celebre del romonzo inglese si deve o un poeto
itoliono: nel ì 750 vo in sceno o Montovo lo primo commedio senzo
moschere di Goldoni che conservo il titolo originole di Pome/o mo ne
ottenuo i contenuti ideologici focendo dipendere l'ogognoto molrimonio
non tonlo dolle virlù dello {onciullo e dol convincimento del nobilc
innomoroto mo dol rilrovomenlo romonzesco del podre di Pomelo - un
nobile proscritto e ridotto in miserio - lo cui solo esistenzo togllc tuttl gll
ostocoli olle nozze e ogni conlenuto rivoluzionorio ollo locrlmrvole
vicendo.
Doto il successo dello commedio, Goldoni lo riducl g
con titolo di Cecchino, ossio [o buono
il
compositore Egidio Romuoldo Duni che lo
I 756. Quottro onni dopo lo stesso librettol
llbillto d'opero
I l'offldo ol
q Pormo nel
rc Perillo,
successo speroto. Quel successo che poco lempo dopo, esotlomente il 6
febbroio dello stesso onno, orride invece ollo 'primo' romono dello tezo
portiluro noto sul medesimo testo goldoniono, lo Cecchino di Piccinni.
Lo première de//o Cecchino, ovvenuio o Romo il 6 febbroio 1760,
segnò un momento importonle nello vito del suo giovone outore e nello
storio del teolro d'opero. Con esso Piccinni s' impose clomorosomente ol
pubblico itollono ed europeo e oprì lo strodo o un nuovo genere di opero
buffo definito con un termine froncese lormoyonte (: locrimoso, che fo
piongere), bosoto su un'olternonzo di elementi comici e potetici e
desiinolo od overe un gronde successo fino
oi primi
decenni
dell'Ottocento.
Lo Cecchino, ossio Lo buono Figliuolo nosce doll'incontro felice di due
- il drommoiurgo veneziono Corlo Goldoni di cui
quest'onno ricorre il lricentenorio dello noscllo e il musicisto borese
Niccolò Piccinni.
ortisti del Settecento
Più che di un successo si può porlore di trionfo: Le innumerevoli
repliche portono lo piocevolissimo opero in tutto il mondo, dolle copitoli
europee o Filodelfio; si intitolono olberghi e loconde ollo simpotico
servetto e vestire "ollo Cecchino" diviene uno modo. Nel 176 I Piccinni
scrive lo secondo puntoto dello storio di Cecchino, Lo buono figliuolo
moritoto,e lo mette in sceno o Bologno mo, come spesso occode in questi
cosi, non ottiene un uguole consenso.
[arlo 0oldonl lrbrellrsla per
rl
lealru rntlsde [1/0/
- l/33]
ll commediogro{o itoliono Corlo Goldoni esercitò un'influenzo
determinonte sul melodrommo settecenlesco e/ in porticolore, sull'opero
comico perché seppe inserire nei suoi numerosi libretti i "corotteri" delle
sue commedie. Nei testi goldonioni infotti l'elemento sentimenlole e
potetlco si lego {elicemente o uno schietto, reolistico comicitò.
A Venezio Goldoni ebbe un buon colloborotore musicole in
Boldossorre Goluppi, o Nopoli in Niccolò Piccinni e ciò gli consenlì di
oggiungere ogli elementi tipici dello scuolo veneziono - lo forte
corofterizzozione dei personoggi, lo continuitò drommotico, lo spozio
le intenzioni dei personoggi, ne monifestono le funzioni, contribuendo
così ollo svolgimenlo dell'ozione. [..] Mo Goldoni innovo onche il
linguoggio del libreto [...] il lessico dei testi goldonioni obbedisce olle
dolo oll'orchestro - quelli propri dello glorioso scuolo nopoletono: uno
sorto di tenero molinconio e uno contobililò of{ettuoso incline ol
poletlsmo.
situozioni e ollo verve dei personoggi."
Nei suoi libretti, dove lulto sembro predisposlo per lo musico, ll
commediogro{o veneziono dorò uno moggiore libertò e scioltezzo oi
diologhi e olternerò in moniero equilibroio le porli in recitotivo oi numeri
llinfluenzo goldoniono si svolge in modo groduole; oll'inizio i suoi
seguoci (od esempio Giovonni Berloli, l'outore del libreto del
Motrimonio segreio di Domenico Cimoroso) ne colgono solo i lrotti più
opporiscenti perché le suggestioni dello commedio trodizionole sono
oncoro molto forti e onche nelle opere buffe persistono momenli
sentimentoli di stile melostosiono. Se è vero che questi momenli si
musicoli.
Le innovozioni del poeto e librettislo veneziono oprironno lo strodo oi
soggelll ovvenlurosi, non puromente legoti ol mondo borghese e
e i personoggi delle opere buffe, obbondonoti i trotti
'popoloresco,
rilrovono onche nei libretti goldonioni (od esempio nel Mondo del/o /uno
eccessivomenle forseschi, pur conservqndo le corotteristiche che ovevono
del Buronello), è un fotto che le indicozioni corotterioli di Goldoni (od
esempio lo spregiudicotezzo femminile e lo rusticilò moschile) e lo
mirobile immediolezzo delle sue opere migliori nel cogliere e
roppresentore lo reoltò of{rironno suggerimenli preziosi oi librettisti del
tempo. Lo spirito e il gusto goldoniono, il suo morolismo rozionole e
ottiroio su di essi il {ovore del pubblico, divennero {igure di commedio.
lnoltre con l'introduzione delle cosiddefte "porti serie" (: personoggi
opportenenli oll'opero serio) diede oi suoi librelti uno mogglore vorietò
di spunti norrotivi e portò sullo sceno lirico nuovi soggelti ed elementi
copoci di suscllore confronti e reozioni di nolevole efficocio teotrole.
Pur considerondo opertomente lo slesuro dei libretti d'opero come
reolislico e lo suo operto simpotio per le donne suggerironno cerlomente
ol librettisto 'itoliono'di Mozorl, l'obote Do Ponte, le mirobili onnotozioni
corotterioli di quel copolovoro librettistico che è il Così fon tutte.
un'oitivitò inferiore, nello suo lungo e ovventuroso vito Goldoni ebbe
frequenti ropporti con il mondo dello musicq. Nello suo vostissimo
produzione di poeto per musico (scrisse piÙ di 200 fro commedie,
trogedie, trogicommedie, intermezzi, melodrommi) vi è un buon numero
di libretti scritti per i musicisii più fomosi del tempo (Goluppi, Piccinni,
Poisiello, Mozorl, Solieri, Cimoroso, Hoydn, ecc.)
Donielo Goldin osseryo in un prezioso volumetlo dedicoto oi libreltisti
e ol libretti {ro Sefte e Otiocento che il commediogrofo veneziono
«determinò lo svolto più imporlonle non solo del leotro moderno mo
onche proprio dell'opero buffo, e che «l'esempio di Goldoni lrosformo le
moschere in tipi socioli, ne lrotfeggio lo {isionomio con sfumoture del
iutto inconsuete ollo trodizione precedenie. Egli orricchisce le funzioni
degli ottori {ocendoli inlerogire non secondo slereotipi compoÉomenti
mo per precise eslgenze drommoliche, in modo cioè do fovorire il
dinomismo complessivo dello pièce. ll che significo, pcr i libretti,
onnullore
lo
dicotomio orio/recitotlvo: Tutto promuova l'ozione:
i
concertoli, le scene d'insieme, porticolormente i ducitl o controsto, sono
molto più frequenti delle orie/monologo; le declomozlonl, lc pouse liricooffettive cedono il posso o "dichiorozioni progrommotlchcf' che svelono
Lo Cecchino ossio Lo Buono {ig/iolo di Niccolò Piccini, roppresentoto ollo Piccolo Scolo di Milono (1957)
Regio, scene e coslumi di Fronco Zeffirelli Nello folo Groziello Sciuttì
NrccolÒ Ptcctnnt
compostlore della scuola napolelana [Bari 1/?B
- PasE-Parigi,
lB00]
Uoutore dello Cecchino nosce o Bori il 1 6 gennoio 1728 in uno
fomiglio di musicisli. Probobilmenle deslinoto ollo vito religioso, grozie
ollo suo forte inclinozione ollo musico viene iscrilto ol Conservolorio
Sonl'Onofrio
di Nopoli
dove frequenio
le clossi di due rinomoii
compositori: Bernordo Leo e Soverio Duronle.
Lo prlmo opero del giovone Niccolò - il drommo giocoso Le donne
dispettose - vo in sceno con successo o Nopoli nel 1754.1n pochi onni,
lovorondo inde{essomente e producendo un gron numero di portiture
operistiche, il giovone compositore conquisto uno posizione di primo
piono nello copilole portenopeo.
Lo {omo del musicislo borese si esponde ben presto e orrivo o Romo
dove nel 1760 Lo Cecchino, ossio /o buono Figliuo/o viene roppresenloto
per lo primo volto e oltiene un vero trionfo. Stobililosi o Romo con lo
numeroso iomiglio (dol motrimonio con uno giovonissimo ollievo di
conto nosceronno nove {igli), nel giro di dieci onni, sottoponendosi o un
lovoro stressonte, compone uno sessontino di opere
Nel 1774 Piccinni lorno o Nopoli e nel 1776, sull'ondo del successo
dello Cecchino, si lrosferisce o Porigi su invito dei sostenilori dell'opero
Itoliono. Nello copitole ironcese quesl'uomo mite e riservoto viene
coinvolto in primo persono nello diolribo che infiommo lo copilole
froncese e oppone gli operisti itolioni - e, in porlicolore l'outore dello
Cecchino - o Gluck, il gronde composilore tedesco promolore, ossieme
ol librettislo Roniero di Colzobigi, di uno riformo tendenle o depurore
l'opero borocco dogli eccessivi virtuosismi e doi {ocili effeti teolroli e o
meltere l'occento sull'espressione drommolico, tornondo ogli ideoli
clossici e recuperondo il primoto dello musico. Benchè {occio porte dello
folio schiero degli ommirolori di Gluck, Piccinni - divenuto nel frottempo
moeslro di conlo dl Morio Antoniefto - viene troscinoto in uno conteso
nello quole, come scrive Giulio Confolonieri, «olle rogioni puromenle
orti$iche si unlrono rogioni politiche, rivolilò fro lelteroii e personoggi di
corte e gelosie di prime donne e primi uomini.»
Nel 1787, onno dello morle di Gluck, Piccinni proporrò
generosomenle di tenere ogni onno il l5 novembrG - onnivorsorio dello
morte del "rivole" - un concedo in suo memorio,
Lo Rivoluzione froncese ioglierò ol musicisto itoliono tutti Sli
opponnoggi e renderò difficile lo suo permonenzo in Froncio. Al suo
rienlro o Nopoli dopo 14 onni di ossenzo Ferdinondo lV gll offidò lo
direzione dello scuolo reole di conto e fece roppresentore ol Son Corlo
uno suo opero serio, A/essondro nelle lndie. Mo le disovventure del
povero composilore, desideroso di chiudere in poce lo vito nel suo
poese/ non erono oncoro finite. Nel 1792 {u occusolo di giocobinismo
perche uno suo figlio ovevo sposoto un cittodino froncese e cosiretto per
quottro onni ogli orresli domiciliori. Nel 1798 tornò in Froncio dove lo
otlendevono gli omici di un tempo e ottenne vori riconoscimenti e lo lonlo
deslderoto pensione. Per ironio dello sorte, o un mese dollo nomino od
ispeltore morì o Possy nel moggio del I 800.
lopera bulfa lm Venuta e Napoli
Le origini dell'opero buffo rlsolgono ol Rinoscimento. Giò nel '500
infotti ero consueludine inserire fro un otto e l'oltro di uno trogedio
olcune brevi roppresentozioni coreogrofiche dette «lntromesse» (donze,
ozioni recitote, giostre ecc.) ol {ine di divertire ll pubblico duronÌe i lunghi
combi di sceno richiesti doi mocchinosi spettocoli. Iusonzo possò ben
presto
ol teoiro d'opero, dove imperovo il
melodrommo storico-
mitologico d'impionto melostosiono, un genere occodemico e regoloto
do rigide convenzioni mo orrlcchito do stupefocenti effetli scenogrofici e
doll'ocrobotico virtuosismo dei contonti. lllntermezzo nosce dunque
come spetlocolo breve, grodevole e 'umile' posto oll'interno di uno
spettocolo sonluoso e si con{iguro come breve commedio lirico di formo
semplice e di tono burlesco e sentimenlole, offidoto in genere o due soli
contonti, nello quole confluiscono tutte le tendenze comiche del primo
Settecento e dello Commedio dell'Arte.
Con Lo servo podrono (l 733) Giovonni Bottisto Pergolesi (l 7101 736) eleverò questo modesto spettocolo musicole ol rongo di uopero
buffo» ed inougurerò un genere operistico destinolo od incontrore gronde
fortuno nei teotri itolioni ed europei del Settecento e del primo Ottocenlo.
Quosi trenl'onni dopo echi dell'operino di Pergolesi rivivronno nello
di
Piccinni: lo lenero molinconio dell'orio del soprono: A
Serpino penserete" lrosporirò dolle orie di Cecchino e di Sondrino e lo
comico e ol tempo stesso potetico ogitozione di Uberto - l'onziono
podrone che sto per codere nello rete dell' introprendente servetto e ode
lo voce dello coscienzo che gli dice di pensore o sè - si rioffoccerò
nell'orio in cul il buon Mengofto medito il suicidio.
lopero buffo sorò il miglior ontidoto ollo retorico prelenzioso e ollo
convenzionolitò del melodrommo serio settecentesco: eliminoti o ridotti o
livello di porodio gli stereotipi e il virtuosismo conoro propri del genere
serio, lo strutturo lrodizlonole dell'opero si frontumerò in uno veloce
successione di brevi orie spirltose, piocevoli pezzi d'ossieme e diologhi
esiloronii, movimentoti doll'incessonte fluire dell'ozione. llombientozione
reoli$ico e spesso di corottere schiettomente popolore e l'espressione
lmmedioto e sincero dei seniimenti consentironno inoltre ol pubblico per buono porte opportenente ollo nuovo borghesio - di immedesimorsi
Cecchino
nei personoggi e riconoscersi in essi. ln genere queste piccole siorie
honno in comune lo sfondo dello compogno, dei boschi e delle ville
podronoli dove si conduce uno vito semplice o contotto con lo noturo, il
che comporlo per lo musico l'uso frequente di slrumenti dol suono
postorole (oboi, corni, flouli) e di ritmi di donze compestri.
Noturolmente oll'inizio prevolsero i soggefti coricoturoli bosoli su
grossolone commedie diolettoli mo in seguito lo disinvolto nolurolezzo
del nuovo genere e lo buono occoglienzo decreiologli dol pubblico
ottirorono l'interesse di nuovi poeti e composllori che ompliorono lo
gommo degli elementi comico-sentimentoli ricorrendo o nuovi soggetti e
opprofondirono lo corotterizzozione dei personoggi non più opportenenti
o un mondo di eroi e prime donne mo lrotti dollo vito di tutti i giorni (il
vecchio brontolone mo in fondo buono, il gonimede ridicolo, lo rogozzo
lo modre impicciono, lo servo inlroprendente, il soldoto
lgnoronte e spoccone, ecc). Allo fine lo semplice storio si concludevo fro
lo soddisfozione di lutti - spettolori e personoggi - con lo vittorio dei
buoni senlimenli e dello furbizio sull'outoritò, roppresenloto spesso doi
furbetto,
podri burberi e doi podroni prepotenti, e sullo slropolere del donoro e
dell'oristocrozio. llomore, un ingredienle fondomentole nel teotro
d'opero, ovevo un nuovo ospetlo: non più lo possione devqstonle che
esoho i grondi personoggi o li porto ollo rovino, mo un sentimenlo
tenero, qffettuoso e sincero, privo di slonci eccessivi mo vero e copoce di
reolizzorsi e dore tonto felicitò.
Un moiivo porticolormente grodilo ol pubblico - e di conseguenzq oi
librettisti e oi composiiori - ero costituito dollo porodio dell'opero serio,
preso di miro dollo soliro popolore per*trsue ridicole convenzioni e gli
otteggiomenti bizzorri dei conlonll. Noscono in quesii onni olcuni
volumetti che, come il celeberrimo <<Teolro ollo modo, di Benedetto
Morcello pubblicoto o Venezio nel 1720, mettono lmpietosomente in
evidenzo i vezzi e gli intrighi delle "virtuose" e dei "virtuosi" di conto,
degli ovidi impresori e perfino delle comporse e dei suggeritori che
offollovono il mondo pittoresco dell'opero. Mo quei vezzi e quegli intrighi
erono destinoli o soprowivere o lungo se nel 1827 Goetono Donizetti
scrisse uno delle sue opere buffe - Le conyenienze e inconvenienze
teotroli - mettendo ollo berlino un modo di for teotro in musico che
evidentemente ero oncoro ben vivo e dovo tontl problemi oi poveri
compositori cosiretti o subire i copricci dei contonti.
Come lutti i generi ortistici onche l'opero buffo ho lo suo evoluzione:
con Cecchino, ossio Lo buono Figliuolo di Goldoni/Piccinni (indicolo nel
{rontespizio dello portituro come «Drommo giocoso») «l'elemento buffo si
disposo con quello potelico e offeiluoso, uno molinconio che
preonnuncio il romonticismo tempero e ingentilisce lo comicitò forsesco'
ln Cecchino polpilo uno sensibilitò nuovo, v'è un'inlerpretozione delicolo
dell'onimo femmlnile, un colore di umono simpotio che viene dol cuore
e supero le limitozioni tecniche dello bonolitò ormonico e strumentole.
Siomo sullo vio regio dell'opero comico, quello che Rossini sintetizzerò
nelle porole: "Peu de science, un peu de coeur, tout esi lò", (dollo Breve
slorio del/o musico di Mossimo Milo).
Rimonendo nell'ombito del teotro musicole iloliono possiomo
osseryore con Mossimo Milo che due operisti meridionoli - Glovonni
Poisiello (1740-lBl6) e Domenico Cimoroso (.ì749-1801)
contribuironno o dore ol genere comico un'impronto per mohi ospetti
personole. «Lo goieozzo seltecentesco è ormoi tuìto permeoto di
molinconio e di potetico sensibilitò; il comico, perfettomente riscottolo
dollo volgoritò forsesco, non nosce do esterioritò di siluozioni, bensì si
inserisce profondomente nello psicologio dei personoggl; tonto che si
può ormoi porlore di umorismo; i corotleri vivono e polpitono in orgonico
conlinuilò e con schietto noturolezzo. Ricchezzo e vivocitò musicoli
inesouribili, molizioso commenlo orcheslrole, ormonio tocconte e
poleticomente espressivo: lutto coniemperoto nello mogio e nel divino
equilibrio dello stile.»
E' evidente che in un genere di leotro così vicino ollo commedio lo
figuro del librettisto ossumesse uno nuovo importonzo. Per quelle felici
combinozloni che ovvengono onche nel compo dell'opero lirico, in
questo periodo nelle "piozze" teolroli ilolione lovoro un poeto/librettisto
di eccezlone: Corlo Goldoni.
Le
lorme dell'opera bu[fa
llopero buffo eredito le strulture dell'opero serio,
bosoto
sull'olternonzo di orie e recitotivi, mo omplio lo spozio e il numero dei
broni d'insieme che con lo loro vivocitò possono contribuire ollo
svolgimento dell'ozione. Nei recitotivi "secchi" (: stile di recitozione
intonoto
in cui lo voce è
sostenulo
dol solo ubosso continuo»,
- in quelli "occompognoli"
generolmenle un clovicembolo) o - rqromente
i momenti dinomici dell'ozione teotrole, nei
cosiddeili "pezzi chiusi" (covotine, orie, duetti, broni d'insieme) si
evidenziono i momenti slotici dell'espressione dei sentimenti.
Nell'opero buffo - un genere in cui l'elemento comico-drommotico
predomino su quello conoro - il distocco {ro le orie e i reciiolivi è reso
doll'orchestro si svolgono
meno evidenle dol fofto che le prime possono contenere olcuni possoggi
in recitotivo o svolgersi nello formo di un declomolo velocissimo e
fortemenle sillobolo, più odotto o mettere in evidenzo lo comlcitò di
tolune siluozioni. Dol conlo loro, i recitotivi non svolgono solo lo funzione
di puntuolizzore i vori possoggi delle vicendo toloro molto oggroviglioto
mo introducono con noturolezzo le orie. ll moggiore spozio concesso ogli
"insieme" offre oi compositorl uno nuovo gommo di possibilitò espressive
perché consenle loro di corotterizzore e distinguere i vori personoggi o,
olmeno, i diversi gruppl di personoggi.
ll fqtto di scrivere sio opere serie che opere buffe spinse i compositori
del tempo od orricchlre lo loro tovolozzo introducendo in enirombe
olcuni elementi che il pubblico mostrovo di grodire porticolormente: le
note ribottute
e le frosi spezzettote.del recitotivo secco
usote per
sottolineore lo con{usione; le sincopi e l'ossessivo ripetitivitò di porole e
sillobe con le quoli si evidenziono lo robbio represso o lo comico pouro
del personoggio; il ricorso sempre esiloronte oi dioletti o olle storpioture
delle lingue stroniere; le coricolure dei personoggi nobili che, doti i
tempi, potevono ossumere il significoto di uno critico sociole e lo porodio
di olcuni otteggiomenti ridicoli e supponenti dell'oristocrozio reolizzoto
ottroverso il ripristino del più spericoloto virtuosismo conoro (vedi nello
Cecchino l'orio Furie di donno irofo dello Morcheso Lucindo) inleso
come uno slolus symbo/.
Nell'opero buffo i personoggi non contono più con le voci dei costroii
o delle prime
donne mo vengono rlprislinoti
i
quottro tipi
di voce
Trama, petsonaggr, rcgrstr'r vocalr della [ecchrna
noiurole: soprono, controlto, tenore e bosso e oll'inlerno di questi registri
si distinguono "colori" vocoli diversi (od esempio nello Cecchino vi sono
Lo
tre soproni, dol drommotico di coloroluro ol leggero)' Per ipersonoggi
onzioni e inutilmente outoritori (i podri, i podroni, i iutori, ecc) nosce lo
figuro del "bosso buffo" che tonto fortuno ovrò onche nel Ìeolro comico
di Rossini; lo vivoce corolterizzozione dei personoggi offre ol compositore
lo possibilitò di usore nuove e più semplici forme dl conlo: dollo conzone
strofico ollo serenoto e ollo borcorolo, doll'orio in uno solo sezione ollo
covotino biportilo; lo musico popolore entro con i suoi vivoci rilml di
donzo e i suoi festosi rilornelli nel teotro d'opero onimondo le linee vocoli
e creondo un climo più reolistico.
Per vivocizzore le orie e I concertoti si do uno spozio moggiore
oll'orcheslro: il brono strumentole inlrodufiivo dell'opero - in genere uno
sinfonio o un'ouverfure formolmente simile o quelle delle opere serie e
diviso per lo più in tre tempi (Allegro/Adogio/Allegro) - ossume uno
moggiore imporlonzo e oll'orcheslro vengono offidoti i brevi broni
strumentoli che precedono le orie presentondone spesso ll molivo e
piccoli po$ludi che le concludono e, in genere, occompognono fuori
sceno i personoggi. lnoltre negli "insieme" e negli immoncobili e sempre
più eloboroli {inoli d'otto l'orchestro è chiomoto o svolgere ll compito di
collegore fro loro le vorie sezioni che li compongono.
i
lromo dello Cecchino pur essendo orticoloto in molil episodi può
essere riossunlo in poche righe.
Lo gtordrniero Cecchino, uno trovotello ollevoto nello coso dei
Morchesi de//o Conchiglio, omo segreiomenie i/ giovone Morchese ed è
riomoto do lui, mo le differenze socioli olle quoli lo fonciullo non vuole
ribellorsi e /o minoccio de/ nobi/e fidonzoto dello morcheso Lucindo di
rinunciore olle nozze per non imporenforsi con uno donno
di
bosso
esfrozione ostoco/ono l'unione dei due giovoni.
(orrivo di un soldoto tedesco, giunto nel poese per cercore lo figlio di
un nobile colonnello scomporso vent'onni primo duronte lo ritiroto
de/l'esercito ousirioco, e /o scoperio che que//o fig/io è Cecchino combio
totolmente lo situozione e ossicuro il buon esifo fino/e. Annullole le
distonze socio/i i due innomorofi possono sposorsi e lo fonciullo può
finolmente smellere di piongere e /omenforsi su//o suo friste sorle.
Come si vede Goldoni offido o un deus ex mochino - in questo coso
un bizzorro e rumoroso soldoto ledesco - lo soluzione di questo piccolo
storio locrimevole ed edificonte, destinoto o fornire moteriole norrotivo o
molte opere del Seilecento e dell'Oitocenio. ll fotto che si trotti di uno
slrovogonte corrozziere qmonte del vino e del vivere ollegro e obituoto od
esprimersi od olto voce in uno linguo iutto suo (il che bosto percollocorlo
fro i tipl rustici e sbruffoni degli lnlermezzi e dello Commedio dell'Arte)
do oll'opero uno connolozione decisomente comico che trovo lo suo
espressione più immedioto nel lir6voggio sciolto e spontoneo dei
recitotivi posli fro i numeri musicoli. Nello spettocolo ol quole ossisteremo
questi recitotivi non soronno eseguiti nello formo originole del conlo
inlonoto mo in quello del "porloto" proprio dello commedio.
Lucindo e Armidoro sono due soproni e questo bosto per forci copire
in quole chiove il compositore leggo il personoggio del nobile fidonzoto
ol quole offido le coloroture più spericolote e un conto di formo ontico
perfettomente in lineo con lo suo offettozione. ln effetti l'insolito regislro
vocole collegoto o un personoggio moschile quole reioggio dell'ontico
usonzo di offidore ruoli moschili o voci {emminili o di costroti, bosto do
solo o creore un effetto comico che si riverbero onche sull'illustre
fidonzoto, lo Morcheso Lucindo, uno nobildonno svogoto e sospiroso per
lo quole Piccinni scrive persino un'orio di furore e odotto uno stile di
conto molto ornoto, corotterizzoto dollo coslonle enfotizzozione dei
?0
sentimenti.
Sul fronte dei personoggi sociolmente "bossi" si collocono Toglioferro
(bosso) che, dol suo ingresso in sceno, imperverso su lutti con il suo
continuo sproloquiore, e il conlodino Mengotto (bosso), un personoggio
di gronde umonitò, disposto od oiutore lo Cecchino pur sopendo che lo
I personoggi dello Cecchino si possono dividere in bose o tre registri
stilislici in uso ol tempo di Piccinni: il serio, il comico e il semiserio o di
mezzo corotfere.
Al primo opportengono i due {idonzoti nobili (lo Morcheso Lucindo e
il Covoliere Armidoro); ol secondo i personoggi "bossi" (il contodino
Mengotlo, il soldoto Toglloferro e le due senvette pettegole c impiccione,
Sondrino e Pooluccio)i olterzo i due innomoroti (Cccchlno c il Morchese)
fonciullo omo il Morchese.
Le due servette Sondrino e Pooluccio - rispettivomente soprono e
mezzosoprono - sono lo clossico coppio di pettegole invidiose che
ritroveremo in Cenerenfo/o. Do sole o o due voci esse controslono lo
povero Cecchino spiondolo, provocondolo, denunciondo ollo Morcheso
quello che esse riiengono essere soltonlo uno scoloto sociole. Sondrino,
più giovone e furbo, è onche ollo ricerco di un morito che, in primo
islonzo, vede oddiritturo nel Morchese. Poi, uno voho svonilo lo speronzo
di occoloppiorlo, in mqnconzo di meglio rivolge con successo le sue
ottenzioni ol buon Mengotto.
ll Morchese (tenore) è un personqgg.io complesso e nuovo che non
risponde del tutto oi cononi dell'omoroso. All'inizio dell'opero, certo
dell'omore che lo Cecchino nutre per lui, lo corteggio opertomente e
chiede l'oiuto di Sondrino per vincere le resistenze dello virtuoso rogozzol
mo poi è così preso do lei che «o dispetto di tutto, e di tutti - sorello
compreso - decide di sposorlo. Con signorile noncuronzo e sottile
umorismo il giovone Morchese ri{iuto le regole del suo sioto e sembro
divedirsi nel tenere onche Cecchino in ogitozione primo di rivelorle lo suo
nobile origine e sciogliere tutte le sue opprensioni. Dol conto suo, in un
simile contesto Cecchino (soprono) cerco di deslregglorsi fro i vori
pericoli e se ne lomenlo in continuozione. Gentile e virluoso, susciio
offetli e ontipotie, mo ollo fine trionfo come si conviene
o un siffotto
personoggio, un'icono del sentimento e dello bonlò.
Per quonto riguordo un più porticoloreggioto esome del libretto, dello
drommolurgio e dello musico dell'opero rimondo ol sussidio didotico
comm issionotom i per l'occosione do l' Areo Formozione, Ricerco, Progetti
innovottvi del Teotro Lo Fenice e disponibile su richiesÌo.
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Quondo obbiomo comincioto o sludiore Lo Cecchino ossleme olle
sue principoli {onli dl derivozione (il romonzo di Richordson e lo
commedio di Goldoni) ci siomo trovoli od obitore in un conlesto che non
ovevomo ben prefiguroto. ll Setlecenlo degl'inlrighi, del trovestimenti,
delle scohrezze e degl'ingegni illuminlsti così fortemente presenli in lonti
tesli goldonioni, in quesle trome non compore. Di più: nel riversomenlo
do Richordson o Goldoni Pomelo diviene Cecchino, e col combior nome
mulo pure il proprio sloto sociole. Loddove per il gronde scriltore inglese
lo giovone giordiniero rimone effefiivomente un'umile trovotello senz'orte
né porte che sposo un nobilissimo Signore, per Goldoni obbiomo nel
finoleuno metomorfosi ognitivo: il Morchese s'innomoro sì dello servo
Cecchino, mo si ritrovo q sposore lo Boronesso Cecchino-Moriqndel. ll
portolo politico e sociole dello iromo di Richordson viene dunque -
- contenulo do Goldoni in un clossico
sociole del romonzesco inglese ritorno
ll
disordine
di
equivoci.
espedienle
coppie dell'opero itoliono. Nel
delle
ordine
il
rossicuronte
od essere
olmeno opporentemente
libretto
lo
gerorchio piromidole viene solvoguordoto ottroverso un
di costo: {ro i due nobili e seri Covoliere e
psicologico dello lromo porlondolo in un ohroye. Volevomo denunciorne
lo novilò seporondolo dollo conilngenzo temporole. Abbiomo lovoroto
per utilizzore i riferimenti figurolivi, gestuoli e corolterioli evidenziondone
il corottere universole.
ll mondo ol quole obbiomo pensoto è quello - oll'incirco - degli onni
Venti del Novecento. E l'ultimo epoco o noi noto in cui gli ordinomenti
socioli rispondono ollo medesimo rete di riferimenti noti o Goldoni. A
Londro come o Porigi o Berlino in quegli onni i Signori vivevono con le
loro plccole corti formoie do servi e servetle. Medesime le cotegorie dei
ropporti: motrimoni che servivono per conservore e proteggere il censo,
coercizione dei sottoposti, goloteo dello buono Societò, obbigliomenlo
per opporlenenzo sociole, industriositò dei lovorotori, ecc.
Se ben ponsiomo, il mondo di Choplin o di Busler Keoton opportiene
precisomenle ol nostro immoginorio iigurolivo, mo si riferisce od uno
socielò che molto ho do sportire col Settecento lormoyont dello Cecchino.
Lo scelto d'ombientozione ho coinvolto prepolentemente le scelte
{igurotive: lo scenogrofo Mossimo Checchetto ho reolizzoto un impionto
di
quodruplo sposolizio
monocromolico, ollusivo delle pellicole
Morchese; {ro i due nobili e semiseri Morchese e Cecchino; fro i due servi
costumi. Lo cittò divenlo dunque il set dello commedio, con i suoi simboli
comici Mengotto e Sondrino; {ro
del potere: le ormi, le ouio, lo tecnologio. Lo giordiniero (come in luci
del/o Cittò) divento fioroio. I suoi fiori, i suol colori, ottecchironno sullo
sterile compo d'osfolto metropolitono, sovvedendone il grigiore.
i due corotteri buffi Toglioferro
e
Pooluccio.
Quel che sembrerebbe uscire dollo sfero rozionole rientro però
ottroverso lo s{ero emotlvo: il lrotlomento sentimentole di Cecchino,
complice senzo dubbio lo musicozione di Piccinni, ossume un'enfosi così
morcoto e potetico do consegnorci un ritrofto vibronle, moderno,
credibile e complesso dello giovone protogonislo. lnsommo, senzo
dichiororlo, Goldoni motivo lo possione del Morchese per I'umile
Cecchino ricorrendo ollo slroordinorio polenzo e seduttivitò del
sentimentolismo dello giovone. ln quesÌo senso, che poi Cecchino sio
effettivomenle nobile è - tutto sommoto - un detoglio: rossicuronte forse
per lo censuro popolino "romono del I 760, mo de focto poco influente
sul processo d'innomoromento ed educozione sentimenotole del
{ocoltoso Morchese.
Crediomo sio questo il motivo profondo che porlò l'opero, in breve
lempo, od essere fro le più eseguiie ed omote nei teotri di mezzo Europo.
Per questi motivi qbbiomo dunque deciso di estropolore il nucleo
quell'epoco, così come
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Froncesco Bellotto
registo
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MENGOTTO
Oh, Cecchino, buon giorno.
commedio musicole in un otto
riduzione di Froncesco
CECCHINA
Bellotto
Mengotlo, ti solulo.
Y
MENGOTTO
Corlo Goldoni
musico di Nicco!ò Piccinni
libretto di
Eccomi: od oiuiorli io son venuto.
CECCHINA
Tordi venisti, offé.
[Sin{onio]
Ho onnoffioio do me quonti lu vedi
i
,l
Sfrodo. D'ongolo, vedulo
di
polozzo
nobi/iore. A destro /o boffego dello fioroio.
nei bei recinli erbosi,
opro delle mie mon, fiori odorosi.
MENGOTTO
Monco nel luo giordino,
Cecchino so/o in vesfe di commesso.
monco, Cecchino bello, il più bel fiore
[N. 1 - Ario di Cecchino]
Nel seno di Mengotto ho lo rodice
CECCHINA
CECCHINA
Che piocer, che bel diletto
Compossione do me ne ovroi do vendere,
è il vedere in sul mottino
mo di più non so dor: più non pretendere
collo roso il gelsomino
in bellezzo goreggior!
E polere oll'erbe e oi fiori
dir: <<§on io, coi freschi umori,
che vi vengo od onnoffiorr».
MENGOTTO
Nienle, nienie d'omor?
CECCHINA
Sì: se
ti boslo
quell'omor con cui s'omono
i {rotelli, gli omici,
Ah, non poleo lo sorte
'*,:È!§1ll*,i
l
t
-lell'innocente
omor c'enlri onche lu
come omico e frotello, e niente più.
in mezzo oì coso mio duro e funesio,
esercizio miglior dormi di questo.
MENGOTTO
Povero svenluroio!
Ah, Cecchino, ol mio foco
Non so di chi son nolo:
{rotellonzo, omicizio, è troppo poco.
questo è il lriste pensier che mi tormenlo;
pur, iro le pionte e i fiori
Mo piulioslo che niente
omomi do porente. Un dì, chi so?
trovo il solo piocer che mi conienlo.
Porenielo fro noi congior poirò.
(pone)
ll,
Mengotto
ruddetlo.
in
vesfe do choffeur
e
lo
i/1. Cecchino,
poi i/ Morchese in obito do
?B
posseggio, con giornole e bosfone.
un omonie son io che do te bromo
SANDRINA
IL MARCHESE
CECCHINA
grolo corrispondenzo.
(Oh, credere conviene
Senii, te lo confido: omo Cecchino.
Coro, non mi negor...
che il podrone dower mi voglio bene.)
(Sondrino si mortifico)
senlo quolche pietò per lui nel core,
CECCHINA
IL MARCHESE
So che omico le sei; fro voi rogozze
mo mi fo ingrolo un mio segreto omore.
Con suo licenzo.
Dimmi... mo prio ch'io possi
con{idorvi solete;
Non ordisco il dirlo,
(pode correndo)
o confidorti il core,
e o rogionor con te
moi nessuno il soprò...
IL MARCHESE
vorrei soper se moi provosti omore.
non ovrò quel rossor ch'ello ho con me.
Oh ciel! dove m'oscondo? Eccolo quo.
Senti senti, Cecchi... Vo come il veniol
SANDRINA
SANDRINA
IL MARCHESE
Eh, dol suo turbomento
Dìrò... così e così...
Signore, vi dirò...
Brovo, sei di buon'oro
copisco che mi odoro,
IL MARCHESE
Contodino son nolo
quesio mone venuto ol fuo mestiere.
mo leme o dirlo, ed è innocente oncoro.
Dunque soi coso è omore?
mo non mi pioce for quesi'imboscioto.
Per
dir lo veritò
CECCHINA
Signor, fo il mio dovere.
lV
IL MARCHESE
frulli, e dello
Sondrino con due sporline ricolme di
Mo non voglio
che così t'offotichi. Altri ci sono,
[N. 5 - Strofq dl Sondrinol
SANDRINA
IL MARCHESE
Eh, signor sì!
IL MARCHESE
Oh, che sciocco discorsol
Si lrofio d'un'omico
Soppi, te lo confido,
si trotto del podrone.
ch'io sono innomoroto.
E
li compenserò.
e villoni e villone,
SANDRINA
e bisogno ho di te.
SANDRINA
{otti per queste cose grossolone.
SANDRINA
(Mi voglio vendicor.) Vi servirò.
CECCHINA
Poverino, luito il dì
folicor deggio cosìl
Lovorore e collivor,
e le frullo ho do poÉor.
Coso, signor?
E
IL MARCHESE
poverino,
chi mi viene od oiutor?
Tu sei uno rogozzo ienerino,
tu sei...
Lo mìo Cecchino.
son lonlo lenerlno,
(Eh, giò lo vedo: è innomoroto in me.)
IL MARCHESE
IL
Altri che tu, Sondrino,
Tu,'TTARCHESE
§ondrlnor pèr rrì€ le porlo un
non mi puole oiutor.
poco.
SANDRINA
Dille che lutlo foco...
dille che gli occhi suoi...
dille che, se vorrò... copir mi Puoi.
Oh, sì signorel
Comondotemi pur: son di buon core.
CECCHINA
Signor, con suo licenzo.
IL MARCHESE
IL MARCHESE
(vuòl podne)
(Coslei omico è di Cecchino. lo voglio
Amo.
[N.6 - Ario del Morchesel
IL MARCHESE
confidormi con lei.) Sondrino, oppunio
SANDRINA
It
Dove voi?
ho bisogno di te.
L'ovete detlo.
(Non posso più: voglio scoprirle il core.)
SANDRINA
IL MARCHESE
CECCHINA
Con questo peso
Mo soi quol sio l'oggetto?
(Mi boite ll seno... Ah, non lrodirmi,
troltenermi non vuo'.
SANDRINA
omore!)
IL MARCHESE
Non so dire..
IL MARCHESE
Vio, non ci vede olcun: t'oiuterò.
mo,,. quosi il mio cervello
(levo o Sondrino i cesti dolle moni, e li pone
tcrl
in terro)
(moskondosi lieto)
Tu sei uno fonciullo
che merìto un lesoro;
23
penso e l'indovino.
TIARCHESE
pur bello lq Cecchlno!
Mi fo tutto glubilor.
Quondo porlo modeslino,
mi lo proprio innomoror.
Quel bocchino piccanino,
È
quegll occhietti sì furbetti...
Ah, dl più non si può for.
Mo tonfoltre Yonorelle,
,
30
che von'for le pozzorelle,
non le posso soppo!,tqr.
Vio le belle, vio !e brut{e
mo... vi locco un gron pessimo cognoto.
che onche sull'onor mio posso giurorlo.
IL CAVALIERE
(porle con le sue sporfe)
LA MARCHESA
ll Morchese?
Vl. ll Covoliere Armidoro solo.
Ah, convien dir che i nostri cori omonti
vqdon tufle:
SANDRINA
sol Cecchino voglio omor.
Signore...
(pode)
[N.8 - Ario del Govoliere Armidoro]
io non voglio dir mol... mo se sopesle...
It
Bosto, non vuo' porlore,
Amo, è ver, lo Morcheso,
mo pqrenle sì vil sorio un'offeso!
Vlll. ll Covoliere Armidoro,
Dello sposo il bel sembionte
lovcllor mi sento ol core:
PAOLUCCIA
o riveder lo sposo?)
V Sondrino, poi il Covoliere Armidoro.
perché il vizio non ho di mormorore.
(pode)
s'intendono ossoi bene:
io pensovo ollo sposo, ed ei sen viene.
CAVALIERE
Pooluccio e
detlo.
IL CAVALIERE
SANDRINA
Diiemi in cortesio:
Dille, porlole... Oh certol sì signore!
meco porlor poiete.
Anch'io son tol rogozzo
SANDRINA
che può overe l'omor d'un covoliere,
Ve'l dirò in confidenzo. Mo tocete.
per oltri non vuo' for queslo mesliere.
IL CAVALIERE
IL CAVALIERE
Levoiemi di peno.
Villonello gentil...
SANDRINA
SANDRINA
È innomoroto
mq lq glorio, mo l'onore
aon costretto o consiglior.
Ghé I'omor nel seno omonle
può longuire e venir meno,
mq l'onor nel noslro seno
collo vlto ho do duror.
Lo riverisco.
di certo smorfiosino
(porte)
IL CAVALIERE
nominoto Cecchino,
(Vio, si vo così lenlo
LA MARCHESA
Ah, che oppoÉuno
vi ho guidoto ll destino.
IL CAVALIERE
Adoroto Morcheso, o voi m'inchino.
IA MARCHESA
Ohimè! nel vosiro ciglio
veder non pormi il bel sereno usoio.
Sieie voi del quortiere?
giovone foresliero,
SANDRINA
che {o lo giordiniero. Non si so
Sì, signore.
dove sio noto, né di ch; sio {iglio
I,A MARCHESA
(Lo dicevo oncor
IL CAVALIERE
Ed ei non si vergogno,
Coro olbergo di poce,
IL CAVALIERE
Compotile un offonno
Vll, Lo Morscheso, poi Pooluccio
.PAOLUCCIA
io: pore insensoto.)
Soper vorrei se lo podrono è olzoto...
non dico sol d'omorlo,
tcmpre dolce mi fosti. A le d'iniorno
SANDRINA
mo si crede che voglio onche sposorlo.
tpiro un oere giocondo, un ciel sereno,
Chi siele?
IL CAVALIERE
mo oro sei ol cuor mio piocevol meno:
IL CAVALIERE
Possibil che ciò sio?
moncomi il ben che odoro,
nutro quolche dolor, quolche sospetto,
ll Covoliere
SANDRINA
moncomi d'Armidoro il dolce ospetto
deggio in viso mostrorlo o mio dispelto.
Armidoro son io, cui lo Morcheso
Ve I'ossicuro.
o compir {ro quest'oure il mio dilelto.
PAOLUCCIA
destinoto è in isposo, e qui mi sprono
IL CAVALIERE
PAOLUCCIA
(Certo un uomo sincero è un gron porlento:
desio di riverirlo.
Ah, se ciò fosse vero,
Prcsto, presto, lo moncio; in quesio punto,
credo non se ne dion quottro per cento.)
SANDRINA
prio di porger lo mono ollo Morcheso,
torò contento, il Covoliere è giunio.
IL CAVALIERE
Mi consolo, signor, vodo o servirlo.
Oh, che lo mio podrono
ci penserei ben bene.
LA MARCHESA
Detto mi vien per certo
SANDRINA
Vo', che impozienle l'omor mio l'ospetto.
che il Morchese invoghito
PAOLUCCIA
sio di femmino vile. e che decise
(Copperil lo signoro ho uno gron fretto.)
sposorlo oncor.
è tonto e tonto buonol
È
Con lei cerlo sorele fortunoto;
e con lol fondomento oro vi porlo,
lonto vero,
che mi turbo lo quieie: il mio costume
.^esr lungo uso vi è noto. Allor che in seno
r9
JL
LA MARCHESA
(porle)
Dunque, se dell'omore
Perfido, disgrozioto!
E chi è costei?
LA MARCHESA
per lo podrono luo vonii sincero,
Se pentir non
IL CAVALIERE
Temeroriol Per lei
mostro coll'obbedir che dici il vero.
sono.
Cecchino
perderò chi m'odoro?
(Cecchino cerco
(o Pooluccio)
Vonne, non replicore:
[N. 9 - Ario di Poolucciol
Chiomomi lo Cecchino.
o, disgrozioto, li forò cocciore.
(Cecchino resto morlificoto e piongente)
di ribollere)
PAOTUCC!A
PAOLUCCIA
Che superbio moledeflo,
che si vede o dominqr!
Sì, signoro,
Ogni misero donnetlo
si procuro d'innolzor.
Non vi è plù fro Ie persone
quello glusto proporzione
che si usovo prolicor.
Cioscuno oggidì,
quest'incognito ordito e presunluoso,
col chicchirichì,
CECCHINA
Do mio germono
luslrissimo sì...
Brocclere di quo,
brocclere dl lò!
Eccomi o'suoi comondi.
o me fu ricercoto,
cd io per civiltò gliel'ho occordoto.
lo chiomerò; sgridolelo ben bene,
li lo, non
son chi
CECCHINA
Signor, meco si sdegno,
ed io colpo non ho.
tA
MARCHESA
Sei un'indegno.
X. // Morchese e dette
[N. tO - Ario di Cecchino]
ch'esser vorrio d'un covolier lo sposo.
IL MARCHESE
CECCHINA
(pode)
Cccchino, di te oppunto
Uno povero togozzo,
podre e modre che non ho,
si mohrotlo, si slrqpozzo...
queslq è troppo crudeltò.
5i, signoro, sì, podrone,
che con voslro permissione
voglio ondqrmene di quq.
PoÉirò... me ne ondrò
o cercor lo cqritò.
Poverino... Iq Gecchino,
quolche coso lroverò.
5ì, signore, sì, podrono,
so che il ciel non obbondono
I'innocenzo e I'oneslò.
clrco e ricerco, e non ti lrovo moi.
lX. Lo Morcheso, poi Cecchino.
Plongi? perché? cos'hoi?
LA MARCHESA
IA MARCHESA
Asposio, mio sorello
IL MARCHESE
bromo uno giordiniero. Ello pregommi
Oh, signoro sorello,
ch'io t'ovessi ol suo desir concesso
vl ò uno difficoltò:
e di cederli od esso ho giò promesso!
lo non voglio che vodo, e non ondrò.
LA MARCHESA
CECCHINA
Spero che non sorò; di mio {rotello
(Povero me!)
IA MARCHESA
Sì, sì, colol ripulso,
conosco il cor; mo se dol cieco omore
LA MARCHESA
omobil covoliero,
si losciosse trodir? Se moi cedesse
Solleciio
qucl che in dubbio credeo, mostro
ol desio delle nozze inonoroie
rendiii ol cenno mio.
vcro.
Armidoro crudel, voi mi losciote?
CECCHINA
Voi l'omole, l'indegno.
IL CAVALIERE
Dunque, signoro,
IL MARCHESE
Quel che forei non so. So che vi odoro,
seco non mi vuol più?
E perché no?
I-A MARCHESA
so che mi coslerebbe,
I-A MARCHESA
Bell'onor dello coso!
il perdervi, lo vilo; mo non deggio,
Mo io... podrono... voglio slor con lei.
IA MARCHESA
Lo volete sposor?
Bel rispetto che ovete o uno sorellol
od onto dell'omor che mi consiglio,
Lo dici per omor?
IL MARCHESE
IL MARCHESE
il decoro irodir di mio fomiglio.
CECCHINA
Qucslo no 'l so
Per voi ho del rispetto,
IL CAVALIERE
Cerlo... lo giuro.
Ah, il pensorvi m'uccide! Ah, non resislo!
LA MARCHESA
Pomposo... vezzoso...
brillqndo sen Yo.
esser
Jpsne)
Xl.
ll
Morchese e lo Morcheso
per vol ho dell'offetto,
IA
ilIARCHESA
vi venero, vi stimo,
SANDRINA E PAOLUCCIA
§1, slgnore, giù si so
coll'omonle se ne qndrò.
siete del songue mio:
Vorrei che se ne ondosse
mo, signoro, vuo' {or quel che vogl'io.
lonton le mille miglìo.
(pone)
Non solo fo oll'omor con il podrone,
X/.
mo con tutti i villoni; e il mio Mengotto,
innomoroto e cotto
CECCHINA
Lo Morcheso so/o
ll
Donne ingrote, m'insuhqle,
Ah, crudel, no, non losciqrmi!
Dove voi, mio bel tesor?
SANDRINA E PAOLUCCIA
Con Mengollo se ne vo,
ch'è I'omqto foÉunqlo
che il suo cor si goderò.
un dì de fotti miei,
non ovele corilò.
oro sposimo e muor solo per lei
SANDRINA E PAOLUCCIA
ll. ltAltRcHESE
cielo.
PAOLUCCIA
(deridendolo)
Con Mengotto?
A costo di morire
no, non lo vuo'soffrire.
Vonne, pedido, e ospetto
che Ionlqno non è lq mio vendefio.
E non si so nemmeno
Ml condoni, mi perdoni
dcllq mio lemerilò.
SANDRINA E PAOTUCCIA
iNENGOTTO
It
Vlonl vlo, che mi contenio
doll'omor di sorellinq.
Vonne pur, ingrolo core:
più di re non ho pietò.
GECCHINA
CECCHINA
D'uno povero mesch:no
rlo lllengotio il difensor.
Svenlurolo... sciogurolo...
Ah, di me coso sorò?
[N.
- Ario dello Morchesol
No, non gli riuscirò, !o giuro o!
chi diovolo ello sio...
XlV. Cecchino
e delle, poi Mengotto, poi il
Morchese
tA T,IARCHESA
Furie di donnq iroto
in mio soccorso invoco,
Ah, che mi occresce il foco
un disperolo omor.
Reso per un'ingroto
gioco d'owerso soÉe
slrogi, vendello e moi'le
mediio il mio furor.
(pone)
[N.
l2 - Quintetto finole !l
CECCHINA
Vo cercondo, e non rilrovo
lo mio poce, il mio confoÉo,
e per tulto meco poÉo
uno spino in mezzo ol cor.
SANDRINA E PAOLUCCIA
Che si fq per di quo?
Signorino, dove vo?
CECCHINA
5i fo notte: nello vio si occendono i /umi.
Xl
I
l.' Pooluccio e Sondrino.
signore.
Sì,
II,IARCHESE
SANDRINA E PAOTUCCIA
It
(o Mengotto)
Vonne pur col luo omorino.
Elo Mengoilo
il conduttor
Ii,IARCHESE
TNENGOTTO
doll'omonte del podrone,
Vonne pur co! pqdroncino.
od ll povero bobbione
alo mczzqn del prolettor.
MINGOITO
Dol podrone?
SANDRINA E PAOTUCCIA
Core omiche, oddio per sempre:
giò vi loscio, e m'incommino
o cercor miglior deslino,
q cercor soÉe miglior.
TANDRINA E PAOTUCCIA
Corl ò.
35
Bello... bellq in veritò!
CECCHINA (o/ Morchese)
Ah, signor...
It
jiù
II,IARCHESE
non t'oscolto.
ll ruo cor non è per le.
CECCHINA (o Mengoffo)
MENGOTIO
Senti tu,..
(s'owio verso /o sceno)
(o Cecchino)
Si so dov'e Cecchino?
SANDRINA E PAOLUCCIA
Rcrlo pur, se d'oltri sei.
MENGOTTO
Non son sì stolto.
SANDRINA
Vodo pur, se se ne vo,
mille miglio vio di quo.
GE€CHINA
CECCHINA Core
Ahl congiuro o'donni miei
lullo ll mondo lrodilor.
SANDRINA E PAOTUCCIA
Mi perdoni, mi condoni
(soproggiunge i/ Morchese)
I!
dello mio temeritò.
CECCHINA Chi mi oiulo, per pietò?
'YIARCHESE
Cecchino obbondonormi?
Vuol
SANDRINA, PAOLUCCIA,
PAOLUCCIA
lo non so certo
dove se ne sio ito.
PAOLUCCIA
Chi so che per limor non sio fuggito.
SANDRINA
(sincontro in Cecchino, e lo trottiene)
MENGOTTO
Dove voi, Cecchino bello?
Dove voi, mio dolce qmor?
omiche: in coritò!...
IL
36
IiARCHESE E I,IENGOTTO
No, per le non r/è piefò.
Chi di un sol non si contento
sl moÉelll, se ne penlo:
o chi finge così vo.
No, per le non Vè piefò.
(gridondo, fingendo subire un osso/to e
occennondo dol fondo)
Vlcni meco, Cecchino. Ah, mio tesoro!
(lavo Cecchino di mono o Mengotfo, e lo
MENGOTTO Vi supplico, signori:
conduce seco corendo)
pistolo per
se ovete il cuor clemente,
XVll. Mengollo, poi Toglio[erro.
colonlome onorote
di mon degli ossossini
venite o liberor un'innocenle.
I
fronne
Cecchino che esce dol fondo, seguilo do
Mengollo)
poliziotti fuggono con Mengotto,
fuggire code od uno lo pisto/o
e
nel
di mono, e
l'obbondono. Si ode sfrepito {ro le quinte
XVl. Cecchino, Mengotto, poi
foler disperozione
ii
possor? Se {ol morire
ollo querro {enir, morir soldote.
CEGCHINA
€hi mi oiuto, per pietò?
(tutli rienlrono nelle loro cose,
Tu, conoglio, poltrone,
il
Morchese.
[N. 14 - Recltotivo con Yiolini e orio
MENGOTTO
dl licngottot
ilIENOOlrO
Sì, signore, ollo guerro
Ah, povero Mengollo,
coto .offrlr mi tocco!
Così, sorte ossossino
Ifl hq levoto il
TAGLIAFERRO
voglio venir con vor.
mi leverò dol cor lo mio Cecchino.
boccon quosi di
bocco.
.Jò, Cecchino chi stor?
Dogll cmpl liberoio
lu por opero mio
r ll mlo podron me Io conduce vio.
?ovoro sfoÉunoto!
MENGOTTO
W. ll Covoliere Armidoro esce di coso con
vori poliziotli. Cecchino torno in sceno
occompognoto do Mengollo, mo nel sentir
CECCHINA
quelli sorfire si nosconde furlivomenle ol
Ah, povero Mengotto!
cenno di Mengotlo
Alfin mi ho liberoto.
IL CAVALIERE
!1, ml voglio ommozzqr.
E il podrone crudel mi ho obbondonoio.
dlrporoto.
Tolesco niente imporlo,
(prcnde lo pisfolo)
per querro, per onor, perder lo pelle;
(sorfendo do/ noscondig/io)
Son
Stor uno giovone
che ho tonto, tonto omolo.
TAGLIAFERRO
E per donno tolion sior disperoto?
(oi poliziotti)
MENGOTTO
Amici, si trovi lo Cecchino
(rientrondo
per poterlo corcerorel
verso /'interno sceno)
Fenir, fenir con me
Ciò dico, ripeto, e voglio.
,rllNoorro
(pode)
Ah, mio coro Cecchino, eccomi quo
Ah, Gccchlno... i! tuo ,Vlengoilo...
al lorlrce... e per le more...
ms ml tcnto o dir dol core:
povcrlno, non lo fqr.
1h... corogglo... S'ho d'ondor:
rlr m! vogllo suicidor.
MENGOTTO
(Sciocco! ti pentiroi del folle orgoglio).
Obbligoto, signori. Avele fotio
un'opro di giuslizio e di pielò
e
ridendo o gron voce, rivolto
CECCHINA
CECCHINA
(noscosto, mentre
A le deggio lo vito.
i
poliziolti perlustrono lo
sceno con le lonterne e /e ormi
in pugno)
MENGOTTO
mo non morrr per quesie pocoielle.
ln ricompenso
(Taglioferro, vestito
(Ahimé, meschino...)
posso sperore omore?
lmpedisce
MENGOTTO
CECCHINA
(dol noscondiglio)
Losciomi respiror: mi monco il core.
Oh, povero Cecchino!
MENGOTTO
do soldolo enfro ed
il colpo)
chi è vossignorio?
TAGLIAFERRO
&r
bon soldoto,
corozzier, che serfir mio colonello
Stolo holio ohro foho, e slor {enuto
ottesso per cercor
picchlo rocozzino dove stor.
TAGLIAFERRO
O
Eh, toaoifle, che tu for?
Fenir, {enir con me,
Di lei che vonno for? Pozzo, briccone!
(prendendolo per mono)
Perché over gelosio del
MENGOTTO
Ah, se sopessi olmeno
Vieni ollo mio coponno:
lò prenderoi ristoro.
di liberorlo il modo!
Coro signor soldoto,
lqrclotcmi morir; son disPerolo.
IL MARCHESE
mio podrone?
Mo, in cortesio,
TAGLIAFERRO
nix tu donne più pensor, poeson.
che ollo querro, conlenli
stor lutte sorle de difeÉlmenti.
3/
3B
[N. t5 - Ario di fogllolerro]
IL MARCHESE
Slo' zitlo, non gridore.
SANDRINA
IAGTIAFERRO
Come! insolenie chiomi
Ho do sopere...
Slor trompelle, slor lompurri,
slor chilorre e ciufoletti,
stor slrumenti In quontitò
rocozzine crqziosine
per bollore, vubsqssò.
Se nemiche stor lonton
lrinche voin, poeson.
§e nemiche slor vicin,
zitte zilie nosconder.
Je ondofe, lu resiole,
e lu ponze conselryole
per bollore, per lrincor.
Sempre ollegre lotte stor.
quell'omor che hoi per me?
CECCHINA
Vlo di quo. (si scioslie)
Un po' più di rispetto e d'onestò.
(porle)
Che indielro ritornoto...
(pone)
Wlll.
Cecchino ed il Morchese
CECCHINA
Sì, signor, così è;
SANDRINA
È in
uno povero servo
che obbio un
PAOLUCCIA
po'di rogione,
XlX. Lo Morcheso, poi Sondrino e Pooluccio
,no stonzo...
PAOLUCCIA
Dol podron serroto.
non si dee innomoror del suo podrone.
Mo io, povero mofto...
mo io, senzo pensor... Bosto, l'ho fotto.
IA MARCHESA
Dunquc, per quel ch'io sento,
lN. I7 - Duettol
IL MARCHESE
ra n'ò ito l'indegno.
(ritornondo entrombe)
Tutto quel che iocesii hoi fotto bene.
SANDRINA
PAOLUCCIA
Penlirti non conviene.
(plono o Pooluccio)
Anzi, dell'omor tuo voglio premiorti,
e o dispetto di iutto io vuq'sposorti.
Gllclo possiomo dire un po' per uno.
IA MARCHESA
CECCHINA (dolcemenfe)
Chc porlote fro voi?
Per il buco dello chiove
ho veduto lo rogozzo,
che porevo mezzo pozzo,
do sé solq o toroccor.
Sposormi?
PAOLUCCIA
IL MARCHESE
Dlrò, signoro
SANDRINA
Ho vedulo dollo poÉo
Sì, corino.
lo roprò che Cecchino...
lq Cecchino giordiniero,
CECCHINA
CECCHINA
[A MARCHESA
che posseggio e si dispero,
ch'è vicino o deliror.
(guosi fuggendo)
Degno non ne son io. Son poverino.
È
Voglio ondore, signor.
IL MARCHESE
Qucglo lo so.
(podono)
IL MARCHESE
Orsù, ii opponi invono.
PAOLUCCIA
(ritornondo entrombe)
Dove?
Presto, dommi lo
mono.
(vuol
9lò porlito.
Mo poi
CECCHINA
prenderglielo)
lllo
A getlormi
CECCHINA (s'ollonfono)
(o Sondrino)
o piè dello podrono
Oh, signor no.
Dliclo voi.
e se vuole ch'io porto, io portirò!
lL MARCHESE (lo sesuito)
IA MARCHESA
Finolmente io son servo, ello è podrono
Eh, che ti orriverò.
Vl
IL MARCHESE
CECCHINA
SANDRINA
SANDRINA
Coro Cecchino mio. lu sei pur buonol
CECCHINA
Dove m'oscondo? (schermendosi)
Dlrò rignoro...
IL MARCHESE
SOpplo che presto, presto...
ll podrone vuol oprire,
vuol porlor con lo fonciullo;
mo non voglio dirle nullo,
non mi Yoglio for sgridor.
Ò
dcve soper...
quolche novitò?
Non è ver, son cottivo.
Dietro ti correrei per tutto il mondo.
(o foolucclo)
Se buono fossi stoio,
CECCHINA
Ho prlncipioto o dir: voi dite il reslo
non ovrei nel core
Vio, losciotemi slore.
doto ricetto o un insolenie omore.
lL MARCHESE (lo fien so/do)
(si scuofe)
[A MARCHESA
lflecloteui uno volto.
PAOLUCCIA
Ho-nedulo che il podrone
si owicino o quello slonzo,
e mi por, secondo usonzo,
che lo voglio consolor.
(portono)
(ritornondo entrombe)
t0
JJ
t0
PAOTUCCIA
TAGLIAFERRO
TAGLIAFERRO
TAGLIAFERRO
Lo Cecchino è uscito fuori.
SANDRINA
Sior molto che polron?
Mocchio di voin, iò.
Sì,
IL MARCHESE
IL MARCHESE
tiro indietrol
Porleron dei loro omori.
Degl'onni ossoi;
Cccchino iortunotol
Coloniome, sentir:
SANDRINA E PAOTUGGIA
O signoro, ve lo dico:
do mio podre, signor, I'erediloi.
Lo fonciullo, signor si è ritrovoto.
ofer bon lrinche voin?
TAGLIAFERRO
TAGLIAFERRO
IL MARCHESE
io per oro non m'inlrico,
non ci voglio più tornor.
(portono do vn oltro loto, seguife dollo
Je recordor; mi siolo
Oh, moinssozz! Dofe sior?
Sì, venite.
in foslro morchesoto
IL MARCHESE
TAGLIAFERRO
quondo per querro stor loieschi liolio.
ln coso mio.
Subite fol fenir. (come sopro)
Morcheso, nel/o più gronde costernozione)
Quo recordor che picchlo rocozzino
TAGLIAFERRO
Coloniome, sentir:
per morcio ofer perduto,
Bor ht?
Moriondel slor bello?
e moi più picchlino ofer feduio.
IL MARCHESE
IL MARCHESE
È
IL MARCHESE
Uno figlio perdeste?
TAGLIAFERRO
è
Ah! costei mi ho inconloto...
IAGLIAFERRO
Modondel dof'è?
TAGLIAFERRO
Certo, quondo io ci penso,
Jò, moinher,
IL MARCHESE
Jò.
sposor femmino vil non mi conviene.
figlio de mio polrone,
quo restoto con motre;
Ah, vcnite, signor. Voi lo vedrete.
Non so dove ml sio. Tutto soPrete.
Vedereie uno figliolo,
senle bussore)
stor fenuto nemiche, e so picchetto
Srguitcmi, monsieur. (s'incommino)
lo roccolse bombino,
TAGLIAFERRO
botter de nostro morcio... come dir?
TAGTIAFERRO
{u chiomolo Cecchino.
Chi stor coso? (Uscendo)
Reiroguordio. E povuro
Ah, tortoifle, moinher! Nix dir: monsieur.
Mi chiedete s'è bello? lo vi rispondo
IL MARCHESE
fofio molre morir; perso creoiuro.
lL MARCHESE (torno indietro)
che più bello di lei non vidi ol mondo.
W, ll Morchese, poi Toglioferro.
Mo è sì bello e gentil... mo le vuo' bene.
(Si
qui con me.
{ol fenir, Mein Herr! (s'incommino, poi lo
IL MARCHESE
Moriondel
il nome vero dello figlio?
IL MARCHESE
Signor?...
IL MARCHESE
Mo di grozio, signore,
TAGLIAFERRO
TAGLIAFERRO
Quonti onni soron? (con ogitozionel
ll podre dello figlio
Ah, sior furbo tolionl
Chi sior polrone?
TAGLIAFERRO
ll
IL MARCHESE
IL MARCHESE
Stor finti, e più.
TAGLIAFERRO
Sdn io, per obbedirlo.
IL MARCHESE
Stor colonello de cofollerio.
dirowi un mio pensier.
può soper chi sio?
Dirowi. ooi,
TAGLIAFERRO
Ah ditemi, monsieur...
IL MARCHESE
TAGLIAFERRO
Je {ol porlor...
TAGLIAFERRO
Oh, me felicel Andiomo. §'incommino poi
Ah, stor {urbo tolion, moin libreher!
IL MARCHESE
Je monsieur? Stor lolesco, e non monsieur.
hrno indietro)
Amicizìo voler ior:
Son qui, sono o servirlo!
A tolesco dir: herr; non dir moi più
Dltc: il vostro podrone
trinche voin e ollegri stor.
TAGLIAFERRO
o totesco monsieur.
I
covolier?
IL MARCHESE
Stor fostro signorio
IL MARCHESE
TAGLIAFERRO
Ah, venite con me, Monsieur.
dello coso pofron?
Ditemi, herr:
lortotflel Sior boronel
TAGLIAFERRO
IL MARCHESE
lo perduto figliolo oveo nel seno
II
Sì,
Lo coso è mio.
mocchio di color blo?
MARCHESE
Ahr vcnite con me, Monsieur.
fol fenir, Mein Herr!
(ponono)
1?
TAGLIAFERRO
Al mlo sen.
Povero sfoccioiello
Po{ro picchlino!
(dormendo opre le broccio)
è do ie sconosciuto?
TAGLIAFERRO
PAOLUCCIA
Tl {olcr? ie {enir... Slor pur bellinol
(r'occosto)
Eh, non serve mentire Abbiom veduto
XXl. Combio Io sceno. È l'olbo nello
medesimo slrodo di primo. Cecchino so/o
IL MARCHESE
che fuiivomente cerco di entrore ne/lo suo
Giò sopete
botlego, mo su/lo podo Armidoro ho foffo
lutto quel che ho possoto.
meftere i sigil/i
Losciomolo dormire.
Quond'ello si risvegli,
[N. 2l - Recitotivo e orio
di
e
Cecchinol
lutto do me soprò. Voglìo ol curoto
porlore intonto, perché pronto e lesto
CECCH!NA
sio per le nozze mie. Rilorno presto:
Almen fro quesle pionte
ovrò un
po'di
riposo. Ah, son
senzo di me, vi prego
sì
non le porlor. Voglio essere presente
slonco
ollo sorpreso suo. Rilornero.
di sofferlr gl'insulti
dello nemico soÉe,
Mi roccomondo.
in
lonlono
XXIV Sondrino
poi il
e
Toglioferro;
otgcrvondo Cecchino
Pooluccio
Morchase.
CECCHINA (dormendo)
ll mlo cor... puoi consolor.
[N. 22 - Qulnteilo, linole
SANDRINA E PAOLUCCIA
5ì, signoro, di lossù
si è veduto che quoggiù
col soldolo loÉunolo
13
ll]
si bodovo o divertlr.
CECCHINA
TAGLIAFERRO
che son costretlo o desior Io moÉe.
Prio di morire olmeno,
luhl non sover mi dir.
Svenlurolo, io mi sognoi...
Coso dite? €ome mql?
Ah, ml fqle tromoÉir!
Jò.
(Èoluccio e Sondrino si occennono fro di
TAGTIAFERRO
IL MARCHESE
povero sfoÉunolo,
se polessi soper do chi son nqlo!
... Almen venisse
o ristoror quesl'olmq
di sonno luslnghier lo dolce colmq.
Giubilo di contento. Addio, monsieur.
hro dl ove, veduto, e si owicinono)
eICCHINA (dormendo)
CCro podre, per pielò.
Questo giovone slqr mlo,
e loi olire posso fio.
Slor polron de quo fenir.
TAGLIAFERRO
CECCHINA
Oh, povero totesco, mi sentir...
TAGLIAFERRO (in co/lero)
Tu pisl oinor.
lL MARCHESE Non lo
dirò moi più.
(pode)
(siede)
Vieni, il mio seno
di duol ripieno,
dolce riposo,
o consolor.
XXlll. Toglioferro e Cecchino che dorme.
TAGLIAFERRO
Quonto slor consoloto
mio poiron colonello,
che Moriondel trofoto!
ll
Morchese e Toglioferro.
CECCHINA (sognondo)
Podre mio, dove sei lu?
(Uscendo dol polozzo. Osseryono Cecchino
che dorme, sotfoyoce tro
Fohrlno, dormir, cercor popò
(o Toglioferro)
SANDRINA
Mo chi siete?
Btovo, signor soldoio!
TAGL!AFERRO
FAOLUCCIA
Stqr soldoto...
SANDRINA E PAOTUCCIA
Oul come siete eniroio?
(s'oddormento)
XXll.
TAGLIAFERRO
di loro)
Vieni o me...
TAGLIAFERRO
Moriondel mi chiomo?
IL MARCHESE
Stor dorme oncoro. Sì, dormir, picchlino.
Ecco, dorme Cecchino.
CECCHINA
omonie.
CECCHINA (si desto)
ÈEr+
Ahll dovc sono?
IAGL!AFERRO
TAOLIAFERRO
Slor mondolo...
?AOtUCCtn
SANDRINA E PAOTUCCIA
§i è veduto.
fr
IAGLIAFERRO
hmmlne, che foler?
Sondrtno)
plocc il buonol
INA
Sondrlno)
rignor chi è? Come si oppello?
Loscior dir!
Colonello...
SANDRINA EPAOTUCCIA
Non lo credo.
TAGTIAFERRO
1t
...mi mondoto...
SANDRINA E PAOLUCCIA
Non è vero.
prende lo mono o Cecchino)
5orò tutto consololo,
più timor non overò.
Vlo cocclolelo. (i/
,AOTUCCTA
Morchese reslo
CECCHINA
rospeso)
(ol Morchese)
IAGTIAFERRO
Ah, signor...
clccHlN&
Brovo, brovo! dividete...
...per lrolor...
SANDRINA E PAOLUCCIA
SANDRINA"
IAOTUCCIA E IAGLIAFERRO
SANDRINA E PAOTUCCIA
Non so che dir,
Lo sfocciqlellq...
Coro penso? che dirò?
TAGTIAFERRO
l!
Viq, locele, disgroziote!
Rispeltote questo qui.
TAGLIAFERRO
Je stor qui...
Dcnnc mle, non me ne impoÉo.
SANDRINA E PAOLUCCIA
Moledette, lqscior dir!
ll roldoto so chi è:
a to non lmPoÉo o me,
Brovo, brovo, signor sì!
CECCHINA
SANDRINA E PAOTUCCIA
Collo suo bellq...
lo non so...
CECCHINA
SANDRINA E PAOLUCCIA
Soppiomo noi!
Non so niente!
SANDRINA E PAOTUCCIA
ncn vl qvele do scoldor.
TINDNINA E PAOLUCCIA
CECCHINA
È
lo dormiq...
SANDRINA E PAOTUCCIA
Celor non puoi,
CECCHINA
Non so nienle.
SANDRINA E PAOTUCCIA
A che mentir?
TAGTIAFERRO
Moledette, losciqr dir!
IiARCHESE (o Sondrino e Pooluccio)
15
SANDRINA E PAOTUCCIA
IL MARCHESE E TAGTIAFERRO
It
i,IARCHESE E TAGTIAFERRO
lrsvo! Brovo!
Consoloto, foÉunolq,
Io Cecchino goderò.
CECCHINA. SANDRINA
IAOTIAFERRO
PAOTUCCIA
IAGLIAFERRO
Ylvol Vlvol
Poferino!
CIGGHINA (o/ Morchese)
Oh, che robbio ch'ho nel petto!
Che dispetto che ml fo!
SANDRINA E PAOTUCCIA
Ero obbrocciotq!
ll roldoto Yodo vio'
(ll
l! IiARCHESE (o Cecchino)
lnrl vogllo che ci stio,
r dl quo non ho d'ondqr.
Cecchino).
WV. Lo Morcheso, il Covoliere Armidoro e
IINDRINA
Pooluccio.
innomorolo.
CECCHINA E TAGLIAFERRO
Non è vero.
SANDRINA E PAOTUCCIA
E PAOLUCCIA
Morchese
E
e Toglioferro conducono
Signor sì!
E l'omico è questo qui.
(ol Morchese)
luen pro focciq, podron mio!
PAOLUCCIA
It
(o logllofarro)
Sì, signori, vi dico:
lucn pro loccio o! corozzier!
I[ TIIARCHESE E TAGIIAFERRO
liFlontl, lemerorie!
IINDTINA E PAOLUCCIA
è uno coso do ridere. ll podrone
SANDRINA E PAOTUCCIA
Oh che ordlto!
Che briccone!
Abbroccioto?
SANDRINA 5i, signore.
ll podrone
It
MARCHESE (o Sondrino)
II,IARCHESE (o Pooluccio)
lo soprò.
Coll'omico?
GECCHINA E TAGTIAFERRO
PAOLUCCIA
Non povenlo,
Ello è cosi.
l'innocenzo:
I'insolenzo
It
Goll'omico?
finirò.
SANDRINA
IL MARCHESE
(soproggiungendo)
Costigotelo.
lL iiARCHESE (o Pooluccio)
Ah, Cecchino è risveglioto!
Abbroccioto?
MITRCHESE (o Sondrino)
qul lq vuo'goder!
lnrcHEsE
Èroato di Cecchino innomoroto,
e poi lo loscio ondor con un soldoto.
IL CAVALIERE
Convien dir che non l'omi.
I.A MARCHESA
lo mono o Cecchino)
O che, pensondo
un po' meglio il Morchese ol disonore,
o mc.
voglio sioccorsl, e congior omore.
lL MARCHESE (entrondo)
no.
Orsù, signori miei,
INTGHESE
EOmondo,
e
così vuo'l (Togliofeno
permelleiemi un poco
vio
16
che vi porli il cuor mio schietto e sincero
Per mio risloro occetlo.
do omico, do froiel, do covoliero.
El l'lto giurolo!
SANDRINA
SANDRINA
So che no 'l meriii,
che sei un trodilore,
Son di buon core.
Voi siele innomoroli:
[N. 23 - Ario del
non so che dir, vi scuso,
Armidorol
Gluri pur quonlo vuole;
donne qui non ci sono
mo l'offore vorrei leslo e concluso.
It
luor dello giordiniero.
Oggi senz'oltro mi morilo onch'io.
IA MARCHESA
E lo sposo chi è?
CAVATIERE
che dislinlo si è sempre in ogni ozione.
LA MARCHESA
(ll Covoliere porte)
Uno boronesso,
figlio d'un colonnello
tedesco di nozione,
Sorò poi ver?
IL MARCHESE
mo... si potrebbe dor.
Chi più di me contento
vider le stelle qmiche?
lermine ovrò il lormento;
Iieto il mio cor godrò.
!n quelle luci omole,
in quel Yezzoso ciglio,
dopo le pene ondqle
il suo riposo avrò.
IL MARCHESE
Covoliere
!A
[N. 25 - Arlo di Sondrinol
IiARCHESA
lh, iu ml pon: in core
Un novello limore,
mg non Yoglio
nuovo
un
cllonno,
lemer
sì nero
lngonno.
(ptrrtc)
XXVI, Sondrino,
poi Mengoifo.
XXVI. Lo Morcheso, poi Sondrino
Sicuro
MENGOTTO
SANDRINA
Son lenero di Posto,
son docile di cor.
Uno porolo boslo,
mi bosto un Po'd'omor.
Oh, povero Mengofio,
borone, furbqcchiotto;
lo so, che non lo merili:
mo li Yuo' bene qncor.
(porte)
IL CAVALIERE
SANDRINA
È ver, Sondrino,
Si può speror?
Signoro, ovete inteso?
qurl che ho seniiio o dir?
IL MARCHESE
LA MARCHESA
SANDRINA
Do covolier lo giuro.
Quol novilò, Sondrino?
Coto lniandesli?
IL MARCHESE
LA MARCHESA
SANDRINA
E Cecchino?
Questo sero il podron sposo Cecchino.
MENGOTTO
ehc ll podron do Cecchino
è uno bello virtù,
IL MARCHESE
LA MARCHESA
llorl glò disloccolo:
mo store o coso mio mi pioce
Ho irovoto
Ohimèl Come lo soi?
€hr uno domo sposore ho desiinoto
Oro poì che Cecchino
un'oltro giordiniero.
SANDRINA
§ANDRINA
pesso sposor senzo ollroggior degl'ovi
Nòn focciomo su questo oliri controsti:
Qucl che li posso dir, Mengofto, è quesio:
Éhrrgll rposo Cecchino, e lo fo presto.
lo glorioso memorio,
vuo'sposore uno domo, e ciò vi bosli.
Or oro oscoltoi
che ol prevosto ho ordinoio
(pone)
per le nozze un mognifico opporoto.
|r{ENGOTTO
CECCHINA
IL CAVALIERE
IA MARCHESA
th,
Ah, signor, mio molgrodo
Lode ol ciel, son contenio.
Queslo sorò per me.
tA
SANDRINA
No, no, signoro;
lANontNe
lbvrilnol
1! nrll scnzo omonte: in coso tole
l'ho ordinoto per lui: lo seppi or oro.
nOR
LA MARCHESA
IvIENGOTTO
ondoste un mozzo o preporor di fiori.
Mo s'ei sposo uno domo!...
Ml Prrndaresti tu?
CECCHINA
MARCHESA
Anch'io son lieto.
Finito è ogni sospetto.
It
CAVATIERE
Lo voslro mon
pou"to Mengotto!
Polrrsii di me {or coPilole?
y'XVlll. llMorchese solo, poi Cecchino.
ll volor mililore
piÙ.
pormi over rìporloto uno viltorio.
son s{ozoto o venir. Che comondoie?
IL MARCHESE
Bene, vorrei
che di vori colori
IB
Vi obbediro.
piedi)
IL MARCHESE
Fermote;
[N. 28 - Duetto]
quel che ne voglio {or non domondoie?
It
CECCHINA
5e no'l chiedete voi, ve'l dirò io:
Lo boronesso omobile,
idolo mio, sei tu.
Sposino mio odorqbile,
coro, non pionger più.
hon do servir quei fiori
CECCHINA
per lo sposo ch'io prendo.
Cecchinq miserobile!
Gioco si prende oncor?
Obbedirvi soltonto è il dover mio.
IL MARCHESE
(Cecchino con mestizio, e vuol po/;ire)
I,IARCHESE
tlolo Morlonnq,
lo ci scommetto un occhio
le boronessq.
che nosce queslo coso.
CTGCHINA
PAOLUCCIA
Vl poro credere?
lcuo rperor?
Ed io, signoro, ci scommeflo il noso.
MENGOTTO
IL IiARCHESE
Ed io son d'opinione
Yl dlco l! vero:
che copoce di ciò non sio il podrone.
lCn covollero,
I lc mlo sposo
llan Yuo' lngonnor.
Sorebbe un'enormissimo viltò.
I.A MARCHESA
IL CAVALIERE
CIGCHINA
Eccolo ch'egli vien.
Almen delle mie locrime
sento pietode i! cor.
Ah, lonto un giubilo
LA MARCHESA
CECCHINA
IL TI'IARCHESE
Tu sei di songue nobile:
lo no 'l deggio soper.
tutto ti norrerò.
YUcl prcnder loco
donlro l! mlo cor.
IL MARCHESE
CECCHINA
Sì, più d'ogni olko
It
MARCHESE (lo fermo)
Piono, Cecchino mio
non chiedele lo sposo olmen chi sio?
13
thlopocoopoco
I!
Si sentirò.
XXX.
ll
Morchese e detti.
TIARCHESE
Damml lo mono.
IL MARCHESE
C!CCHINA
Animo! Giò son pronti i lestimoni:
lo dovele soper onzi voi slesso.
Non m'ingonnole, oh bqrboro!
Ah, non vi credo, no,
si concludono
It
Ah, non vorre:...
Ehi! sposo uno ledesco boronesso.
CECCHINA
CECCHINA
Venl'onni sono
fosle lrovolo
qui, obbondonolo
do un colonnello
per il mocello
che fe' lo guerro
su queslo lerro:
e un segno ovele,
si so chl siele:
Morionnq è il nome,
II
LA MARCHESA
(con forzo)
Bosto, crudelel
Con licenzo, signor...
(vuol podire)
IL MARCHESE
No, no, sentite.
ll suo nome è Morionno.
È
tonto bello
e le vuo'lonto bene, e le sorò
ionto, oh, tonto fedele,
lonto l'odorerò..
i,IARCHESE
TUIARCHESE
Quollq tu sel.
i noslri motrimoni.
Dov'è lo voslro sposo?
GICCHINA
IL MARCHESE
Quollo rcl ru.
Signoro, non lemete:
(Enhono nel polozzo)
non è molio lonton: lo vedereie.
IL CAVALIERE
XXIX, Dollo
vio, Lo Morcheso, il Covoliere
[4erehese, se il pensiere
Atrnldoro, Sondrino, Pooluccio e Mengotfo.
oveste di schezor...
U
Son covoliere.
IL MARCHESE
MARCHESA
Aprosi quello porlo, vengo {uori
questo sl so...
lal Covoliere)
lelrlbll
lo mio sposo olemonno,
ll Morchese così?
boronesso Morionno.
Più non resisle il cor: schernirmi poi..
Allegromenle,
corq sPoslno!
IL CAVALIERE
(S'opre /o porfo.)
lL MARCHESE Boronesso, mio bene, oh,
CECCHINA
Non crcderei.
IL MARCHESE
siele voil
Non son Gecchino?
Son covolier d'onore.
(lo prende per lo mono, e si getlo o' suoi
It
€omc ai merto, se è ver, lo irolterei
IANDRINA
Questo
MARCHESE
che c'ingonni
è lo domo: e ch'io
menllr
50
No slor modomo
ché slor lolesco.
soglio,
leggerete le prove in questo {oglio
(dò un foglio ol Covoliere,
il
quole
in
CECCHINA
IL CAVALIERE
Vi prego perdonormi
e omormi di buon cor.
Veduto ho quonto boslo
§ANDRINA E PAOLUCCIA
LA MARCHESA
(o Cecchino)
disporte io /egge piono ollo Morcheso)
Che sio poi tutto vero?
Perdono o noi, signoro.
IL MARCHESE
CECCHINA
Moroviglio di voi: son covoliero
5ì, vi vuo' bene oncoro.
TAGLIAFERRO
IIAENGOTIO
Je slor Toice onorolo
Ed io vi ho lonto omolo!...
e o mio fionco portor spoto soldoto
Perdon, per coritò.
LA MARCHESA
CECCHINA
Non più, non più: moccheto
A le sono obbligoto,
conosco I'oneslò.
IL CAVALIERE
Sì, sposotelo pur, che onch'io son Iieto
CECCHINA
Ah, signori, vorrei
IUTTI
Scendo Cupido
for i doveri miei: mo ho oncoro il
dio degl'omori,
core
gli omonti cuori
fro lo gioio confuso e fro il limore.
vengo o legor.
E il bel diletto
d'un vero offelto
no, non si vedo
moi lerminor.
[N. 29 - Ottetto, finole lll]
!L IIAARCHESE
Porgetemi lo deslro,
sposino miq vezzoso.
CECCH!NA
5orò lelice sposo,
mo umile ognor sorò.
LA II,IARCHESA (o Cecchino)
Cognoto, o voi m'inchino.
lL CAVAIIERE (o Cecchino)
Modomo, non v'incresco...
TAGTIAFERRO
5?
Le illustrozioni di copedino e inlerne
riproducono Studi, Figurini
e
ol progrommo di so/o, guondo non oltrimenti specificofo,
Bozzelti (2007) dello scenogrofo Mossimo Checchetfo per
I'odierno messo in sceno de Lo Cecchino.
ldeozione e coordinomenlo del progelto formotivo: DOMENICO CARDONE
Areo Formozione, Ricerco, Progetti innovotivi dello Fondozione Teoiro Lo Fenice di Venezio
iel.
04l
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fel.041 5286484, e-moil: [email protected]
EduMedioteco,
Coproduzione dello spettocolo: CONSERVATORIO Dl MUSICA BENEDETTO MARCELLO
30124 Yenezio - Son Morco, 281 0 - rel. 041 5225604 /5236561 - fox 0415239268 emoi : seg reterio@conseve. il - http://vwvw. conseve ii
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La C ec china - Giovanni Umberto Battel