SUNTO DELLE SCENES DE LA VIE DE BOHEME DI HENRY MURGER (1822-1861) E PROSPETTO DEI PRINCIPALI MOTIVI CONFLUITI NELLA BOHÈME DI ILLICA E GIACOSA Il romanzo, concepito come una serie di racconti collegati da un filo narrativo piuttosto esile, apparve dapprima, a puntate, nel periodico satirico «Le Corsaire - Satan» (1845-1849). La narrazione ha carattere e tono lepidamente autobiografico: nel poeta Rodolphe si rispecchia l’autore; Schaunard riflette la personalità del pittore-musicista Alexandre Schanne (1823-1887); Marcel corrisponde al pittore Léopold Tabar (1818-1869); Gustave Colline, il «filosofo iperfisico», riassume i tratti di due filosofi cristiani, Jean Wallon (1821-1882) traduttore di Hegel, e Marc Trapadoux (1822-?); Barbemuche corrisponde non già a Baudelaire, come si è voluto credere, bensì al giornalista Charles Barbara (18171866); l’invito al veglione prenatalizio nel cap. 5 è ricalcato su un analogo invito di Nadar, pioniere della fotografia (1840). Mimi (al secolo Lucile) fu un’amante del romanziere, morta ventiquattrenne di tisi nel 1847. Il commediografo di successo Théodore Barrière, insieme con Murger, ricavò dal racconto una fortunata pièce teatrale, La vie de bohème (1849), che riprende i sette personaggi principali – i quattro bohémiens Rodolphe, Marcel, Schaunard e Colline, e le loro tre donne, la grisette Mimi, la lorette Musette, la lavandaia Phémie (Colline è senz’amante) – e molti motivi ed intrecci ad essi collegati; nel contempo, ne introduce di nuovi e peregrini, in particolare lo zio di Rodolphe, l’affarista Durandin, che invano cerca di contrastare le amicizie del giovane poeta e i suoi amori con Mimi, per maritarlo ad una ricca vedova, Césarine de Rouvre. In forma di libro, rivedute ed arricchite, le Scènes de la bohème originali apparvero nel 1851; la 3a edizione (1852) introduce numerosi ritocchi e adotta il titolo definitivo; l’ultima edizione apparsa in vita dell’autore, 1859, reca ulteriori ritocchi. Il romanzo fu tradotto in italiano da Gian Vincenzo Bruni (Scene della vita d’artista, Losanna 1859, con molti tagli) e da Felice Camerone (Milano, Sonzogno, 1872; la seconda edizione, 1890, reca il titolo La bohème: scene della Scapigliatura parigina). Nella colonna di sinistra, i passi sottolineati evidenziano motivi che Illica e Giacosa hanno sfruttato nella Bohème pucciniana. La colonna di destra ne notifica la collocazione nell’opera (con rinvio alla paginazione del libretto del 1896). 1. COME FU ISTITUITO IL CENACOLO DELLA BOHÈME (1851) L’8 aprile 1840 SCHAUNARD, pittore e musicista, sfrattato per morosità, va in cerca di quattrini per l’affitto; in trattoria incontra il filosofo COLLINE, al Café Momus incontrano il poeta RODOLPHE: i tre, ubriachi fradici, ritornano nell’appartamento a notte fonda e vi incontrano il nuovo affittuario, il pittore MARCEL; non senza qui pro quo, fraternizzano. Si stabiliscono nello stesso appartamento. La loro filosofia: «Dobbiamo riderci sù; abbiamo un solo tempo da vivere». Il pianoforte di SCHAUNARD ha un Re stonato. II.1.1 Il corno che SCHAUNARD compra dal rigattiere ha il Re stonato (p. 36a). 2. UN INVIATO DELLA PROVVIDENZA (1845) MARCEL è invitato a pranzo da un deputato. M. Blancheron si fa fare il ritratto da SCHAUNARD: fraternizzano. 3. AMORI DI QUARESIMA (1846) RODOLPHE, ai primi tepori della primavera, vede il mondo attorno a sé pervaso da una fregola amorosa. Incontra Louise in un cabaret, vive con lei otto giorni. 1 4. ALÌ-RODOLPHE, OVVERO IL TURCO PER NECESSITÀ (1846) RODOLPHE, sfrattato, lavora per uno zio fumista, che lo tiene recluso in casa: agghindato in un caffettano turco, redige di malavoglia un trattato sulle stufe. Amoreggia dal balcone con Mlle Sidonie, attrice; grazie a lei, il suo dramma (Il vendicatore) viene dato al Théâtre du Luxembourg. 5. LO SCUDO DI CARLOMAGNO (1846) Per la vigilia di natale (1842?) RODOLPHE e MARCEL, che vivono insieme, indicono una soirée artistico-conviviale, con la partecipazione di SCHAUNARD e COLLINE (sull’invito il loro motto «Abbiamo un solo tempo da vivere»); interverrà un «critico influente». Alla disperata ricerca dei soldi necessari, nell’imbottitura d’una poltrona trovano una moneta carolingia, che esitano per 15 F: la festa si dà. Per riscaldare la stanza, gl’invitati tirano a sorte chi brucerà la propria sedia nel camino. I-II I primi due quadri si svolgono la vigilia di natale. I.1.1 MARCELLO fa per bruciare una sedia, ma RODOLFO gliel’impedisce (p. 10). 6. MADEMOISELLE MUSETTE (1847) RODOLPHE presenta MUSETTE a MARCEL: vivace e capricciosa exgrisette (sartina) ed ora lorette (mantenuta), diciottenne, è «una delle leonesse nell’aristocrazia del piacere». I due artisti accettano l’invito ad un ballo dato da MUSETTE, che festeggia la sua separazione dal consigliere di Stato che la manteneva. Ma i suoi mobili, pignorati, sono accatastati nel cortile della casa dond’è stata sfrattata: la festa da ballo si svolge al chiaro di luna. MUSETTE, «la dea della gaiezza», va ad abitare con MARCEL, che le comprerà dei mobili migliori appena venderà il dipinto al quale lavora da tempo, Il passaggio del Mar Rosso. II.2 ALCINDORO, lo spasimante di MUSETTA, è consigliere di Stato. [in origine era previsto un quadro, il penultimo, per la festa nel cortile, poi cassato.] 7. IL TESORO DEL PATTÒLO (1847) Il 19 marzo 1843 (?) RODOLPHE percepisce 500 F. La pioggia di monete suscita stupore e sconcerto in MARCEL. Da tre anni MARCEL lavora al Passaggio del Mar Rosso. I due fanno grandi progetti d’economia e all’uopo assumono un domestico svizzero. In capo a otto giorni, i 500 F sono finiti; il domestico ha pagato a loro insaputa gli arretrati al fittavolo. I.1.2-3 SCHAUNARD (non RODOLFO!) sparge monete sul pavimento (p. 14). I.1.1 ad apertura dell’opera, MARCEL lavora al Passaggio del Mar Rosso (p. 9). II.2.3 Finiti i quattrini, i bohémiens non pagano il conto da Momus (p. 47). 8. QUEL CHE COSTA UNA MONETA DA CINQUE FRANCHI (1847) RODOLPHE è redattore delle riviste di moda «L’Écharpe d’Iris» e «Le I.1.5 Prima di seguire gli amici al Café Momus, RODOLFO si trattiene per buttar Castor». Conosce Laure, modista. Per invitarla fuori, con mille espedienti cerca, ma invano, di raggranellare cinque franchi. giù un articolo per «Il Castoro»: non lo finirà (p. 23). 9. LE VIOLETTE DEL POLO (1847) RODOLPHE, che vive in una gelida mansarda flagellata dagli spifferi, s’innamora dell’algida cugina Angèle, cui nelle vene scorre l’acquasanta. È gennaio: per scaldarsi, brucia gli scartafacci del proprio dramma. A fatica rimedia i soldi per regalare ad Angèle il mazzo di violette bianche da lei richiesto: non ne ricava neanche un bacio. 2 I, IV La mansarda gelida dei bohémiens. I.1.2 RODOLFO brucia il proprio dramma (p. 11). 10. IL CAPO DELLE TEMPESTE (1846) Il 1° e il 15 del mese si riscuotono affitti e crediti. Un venerdì 15 aprile (1842?) RODOLPHE viene svegliato da un messo della Banca di Francia che gli chiede 150 F dovuti al sarto, indi dal padron di casa, Mr. BENOÎT: ma non ha di che pagar l’affitto. Disperato, ricorre invano a SCHAUNARD e MARCEL: ma sono ridotti anche loro a mangiare aringhe sotto sale. RODOLPHE, per sfamarsi, va ad un banchetto politico, indetto dagli adepti di Fourier, che però viene vietato dalla polizia. Torna a casa e trova che il proprietario ha affittato la stanza ad una grisette, la fioraia MIMI, ch’egli già conosceva (in passato «avevano incominciato un duetto di tenerezze»). Si stabilisce con lei. I.1.4 gag del padron di casa, al quale i bohémiens non pagano l’affitto (p. 17). IV.1.2 pranzo con l’aringa (nel romanzo, molti altri passi alludono a questa dieta standard dei bohémiens squattrinati; p. 69). I.2 Incontro con MIMÌ nella mansarda di 24). RODOLFO (p. 11. UN CAFÉ DELLA BOHÈME (1848) I bohémiens frequentano il Café Momus, dove in quattro monopolizzano una sala da 40 e accaparrano il tric-trac. È la vigilia di natale (1842?): MUSETTE e MARCEL bisticciano; RODOLPHE e MIMI («un’adorabile creatura dalla voce fragorosa e scintillante come un colpo di piatti») sono in luna di miele da mesi; con SCHAUNARD, Phémie e COLLINE, gozzovigliano. Un ignoto osservatore, Carolus Barbemuche, desideroso d’aggregarsi al gruppo, si offre di pagare il conto, salato. II.1-2 eguali la data, l’ambiente, la gaiezza, gli alterchi, lo scrocco (ma MIMÌ e RODOLFO si sono conosciuti pochi minuti prima; MUSETTA sopraggiunge per caso; il conto lo paga ALCINDORO, cfr. supra, cap. 6). 12. UN’INIZIAZIONE ALLA BOHÈME (1848) Barbemuche chiede a COLLINE di essere affiliato alla bohème. I quattro, con le loro ragazze, discutono i pro e i contro. Il catecumeno viene sottoposto ad un complesso rituale d’iniziazione II.1.3 MARCELLO, SCHAUNARD, COLLINE (scimmiottamento di riti massonici?). pronunciano formule di rito per ratificare l’aggregazione di MIMÌ al gruppo (p. 39b). III.2.1 RODOLFO su MIMÌ: «un Alla festa di aggregazione, a spese del neofita, il viscontino Paul ch’egli ha invitato fa il piedino a MIMI. moscardino di viscontino le fa l’occhio di triglia» (p. 57). 13. L’INAUGURAZIONE D’UN FOCOLARE (1847) Qualche tempo dopo l’incontro del 15 aprile (1842? cfr. cap. 10), i bohémiens perdono di vista RODOLPHE: apprendono infine che da otto giorni convive con una donna, MIMI, nel Faubourg St-Germain. MIMI ha diciott’anni e mezzo. ./.. 3 14. MADEMOISELLE MIMI (1847) Lunga, ironica apostrofe di Murger a RODOLPHE, piantato da MIMI dopo otto mesi di tempestosa convivenza (gennaio 1843?). Il vero nome di MIMI è Lucile. Le sue belle mani, bianche e fredde, la rivelano malaticcia. RODOLPHE, ventiquattrenne, è il solo tra gli scettici bohémiens a professarsi devoto d’amore. Il poeta si mette con Séraphine, maîtresse d’un pari di Francia, ma fugge in preda al panico dal rendez-vous amoroso quando sente che ha una cameriera di nome Lucile! Ritornato a casa, ritrova tra le masserizie lasciate da MIMI una cuffietta di seta indiana ch’egli le aveva regalato. MIMI, «l’angelo della tisi», in realtà non ha mai amato RODOLPHE: è «uno scrigno di cattivi sentimenti e d’istinti feroci», e arrotonda facendo «dell’amore matematico». Nondimeno, dopo una bizzarra quadriglia amorosa – MIMI torna da RODOLPHE, questi la maltratta e la congeda, indi corteggia un’amica di lei, Amélie, che fa il doppio gioco… – MIMI e RODOLPHE si rimettono insieme; l’indomani incontrano Victor Hugo al parco… I.2.3 «…ma il mio nome è Lucia» (p. 29). I.2.2 «Che gelida manina! Se la lasci riscaldar» (da qui in poi il romanzo allude una dozzina di volta alle mani di MIMÌ, belle e intirizzite; p. 28). II.1.2+4, IV.2.3 la cuffietta, pegno dell’ amore di RODOLFO per MIMÌ (pp. 36a, 40, 78) cfr. III.2 15. DONEC GRATUS… (1848) «Quasi a loro insaputa, il loro capriccio era diventato amore…»: RODOLPHE e MIMI, MARCEL e MUSETTE, SCHAUNARD e la lavandaia Phémie coabitano, tra continui bisticci. Dopo sei mesi di comune, scoppia «un’epidemia di divorzi»: MIMI se ne va col visconte Paul (cfr. supra, cap. 12), MUSETTE con Alexis. Ma sono «amori mal seppelliti», pronti a risvegliarsi allo scoppio d’una risata, come quando MARCEL ritrova per caso MUSETTE e ritorna con lei. Più costante l’amicizia maschile tra i quattro bohèmes: si conoscono ormai da sei anni (siamo dunque nel 1846?). III.2.1 «un moscardino di viscontino…» (p. 57). II.2.1-3 MUSETTA incontra per caso MARCELLO da Momus e si rimette con lui (p. 42b). 16. IL PASSAGGIO DEL MAR ROSSO (1848) MARCEL riesce infine a piazzare il suo Passaggio del Mar Rosso, che la commissione del Louvre da anni gli rifiuta: un mercante ebreo, per conto d’un misterioso collezionista, glielo paga 150 F e li invita tutti a pranzo. In realtà il dipinto, ritoccato, finisce sull’insegna d’un pizzicagnolo, Al porto di Marsiglia. III Il passaggio del Mar Rosso figura come insegna della taverna dove alloggia MARCEL con MUSETTA alla Barrière d’Enfer (p. 51). 17. LA TOELETTA DELLE GRAZIE (1851) RODOLPHE sta scrivendo un articolo: col ricavato comprerà un vestito a MIMI. SCHAUNARD si vuol comprare un corno da caccia. Un Inglese ha ingaggiato SCHAUNARD per far crepare a suon di musica l’importuno pappagallo della vicina: gli ha fruttato 200 F. I tre bohémiens comprano dei bei vestiti a MIMI, MUSETTE e Phémie, che esultano: l’indomani (1° maggio 184?), gita in campagna. II.1.1 SCHAUNARD compra da un rigattiere un corno da caccia (p. 36a). I.1.3 SCHAUNARD narra la storia del pappagallo (p. 15). ./.. 4 18. IL MANICOTTO DI FRANCINE (1847-48) La storia lagrimevole del giovane scultore JACQUES D., morto a 23 anni nel 1844, e della sua amante, la sartina FRANCINE, ventenne malata di tisi, è inserita di peso nel romanzo, per avvalorare la tesi: «Non è gaia neanche un po’, la vita quotidiana nella bohème». FRANCINE e JACQUES sono coinquilini da metà aprile (1843?): lui è d’indole triste, lei contenta. Una sera, le si spegne il lume per le scale; bussa da JACQUES, che la fa entrare: si sente male per il tanfo di tabacco che ammorba la stanza. Le cade la chiave: la cercano; FRANCINE la trova e a bella posta la fa scivolare sotto un mobile. S’innamorano, si amano per sei mesi. Un amico medico fa a JACQUES l’esatta diagnosi e prognosi della malattia di FRANCINE (ha sei mesi di vita): lei origlia, e si rende conto del proprio destino. In ottobre, ormai morente ma sempre lieta, FRANCINE chiede di avere un manicotto per scaldarsi le mani. Muore il giorno d’Ognissanti, col manicotto addosso. JACQUES le fa il calco della maschera mortuaria. Al funerale, pronuncia le parole: «O mia gioventù! sei tu ad esser seppellita!» (sarà la battuta finale nella pièce di Barrière e Murger, pronunciata da RODOLPHE alla morte di MIMI). JACQUES frequenta RODOLPHE; conosce la diciottenne Marie e l’ama addobbandola a lutto; muore infine anch’egli di mal sottile. I.2.1 MIMÌ bussa da RODOLFO, si sente male, le casca la chiave, RODOLFO (non MIMÌ!) la trova e la nasconde. Amore a prima vista (p. 24). III.2.1 RODOLFO rivela a MARCELLO la malattia di MIMÌ: che origliando apprende il proprio destino (p. 57). IV.2.1 MIMÌ desidera il manicotto; muore col manicotto addosso. È autunno (cfr. lettera di Illica a Puccini, febbraio 1894). 19. LE FANTASIE DI MUSETTE (1848) L’indomani del pranzo offerto dal mercante ebreo che ha comprato il dipinto di MARCEL (cfr. cap. 16), i quattro bohémiens, che hanno perduto le loro tre fidanzate, si ritrovano momentaneamente ricchi per la vendita. MARCEL scrive a MUSETTE per chiederle di tornare: troverà la tavola imbandita. MUSETTE («una giovane intelligente e spiritosa, cui nelle vene scorre qualche goccia del sangue di Manon») pianta in asso il visconte Maurice che la mantiene e s’incammina, ma viene bloccata da una tempesta di neve: si ferma dall’amica Sidonie (cfr. cap. 4). Bussano alla porta dei bohémiens: non è MUSETTE, è il padron di casa che viene ad incassare l’affitto arretrato. MARCEL gli mostra i soldi, ma intanto lo ubriaca: brillo, il fittavolo narra i propri amorazzi extraconiugali (con Phémie, l’ex-fidanzata di SCHAUNARD!); in nome della morale, MARCEL lo manda via in malo modo, a mani vuote. Al sesto giorno, i quattrini sono esauriti: si ritorna a pane e aringhe. Finalmente ecco MUSETTE, che nel frattempo, passata la nevicata, s’era sollazzata per cinque giorni con un pivello di nome Séraphin. MUSETTE e MARCEL si bisticciano e si amano: «La mia pazza esistenza è come una chanson: i miei amori sono i couplets, ma Marcel è il refrain». I.1.4 M. BENOÎT viene a riscuotere l’affitto; MARCELLO lo ubriaca; il vecchio narra un’avventura galante e viene spedito senza tanti complimenti, e senza i soldi (p. 17). IV.1.2 Pranzo con l’aringa. cfr. III.2.3 20. MIMI PORTA LE PIUME SUL CAPPELLO (1847) «Le mani bianche di MIMI erano fatte per la pigrizia». I.2.2 «Che gelida manina…» (p. 28). Dopo 15 mesi di convivenza MIMI, ora mantenuta dal viscontino III.1.3 commovente dialogo tra MIMÌ e Paolo e lussuosamente agghindata, ha di nuovo lasciato RODOLPHE: MARCELLO (p. 54). con MARCEL, che le tiene una paternale, si lamenta del cattivo carattere del poeta; gli narra gli strazianti «funerali del nostro amore»: RODOLPHE ha voluto che nell’ultima notte, trascorsa in lacrime, lei indossasse la cuffietta. MARCEL le riferisce le sofferenze di RODOLPHE dopo la rottura. 5 21. ROMEO E GIULIETTA (1848) COLLINE, nel suo «immortale paletot», incontra RODOLPHE una II.1.2 acquisto della zimarra (p. 36a). settimana dopo la seconda rottura con MIMI. Per dimenticare MIMI, il poeta amoreggia con Juliette. Si è vestito da Romeo e va dalla sua bella munito di una scala di seta (ma Juliette abita a pianterreno!) e di un uccello in gabbia: ma il volatile (un piccione, giacché nella fretta non aveva trovato un usignolo!) finisce in padella. 22. EPILOGO DEGLI AMORI DI RODOLPHE E MADEMOISELLE MIMI (1851) RODOLPHE, che ha lasciato Juliette (è coquette e vanitosa), da 3-4 mesi ha rotto con MIMI (sogna le sue mani bianche): è inebetito e sente inaridita la vena poetica; MARCEL ha fatto un viaggio per dimenticare MUSETTE, ma invano. RODOLPHE pubblica dei versi per MIMI: per caso lei vede la rivista, li legge e si commuove. Il 24 dicembre, MARCEL e RODOLPHE rincasano tristi: ricordano l’atmosfera godereccia del natale dell’anno prima, al Café Momus. Si prefiggono di cambiar vita: bruciano i feticci dei loro amori (ma RODOLPHE di soppiatto salva la cuffietta. Arriva ansante MIMI, uno spettro dalle mani violacee: ha lasciato il visconte, non fa più la fioraia bensì la modella; è malata, ha tentato il suicidio. Rientrano SCHAUNARD, che ha venduto il paletot, e COLLINE, che ha ceduto dei libri. Il medico (lo stesso del cap. 18) prescrive il ricovero di MIMI in ospedale. RODOLPHE, SCHAUNARD, COLLINE visitano MIMI in ospedale. Per un disguido burocratico, finirà che lei muore in solitudine e loro lo sapranno a funerali avvenuti; è stata gettata nella fossa comune. IV.1.1 RODOLFO e MARCELLO si macerano nel ricordo di MIMÌ e MUSETTA (p. 67). IV.1.1 RODOLFO pone sul cuore la cuffietta (p. 67). IV.2.1 arriva MIMÌ, malata (p. 73). IV.2.2 COLLINE impegna la «vecchia zimarra» (p. 76). 23. LA GIOVINEZZA HA UNA SOLA STAGIONE (1851) Un anno dopo, i bohémiens hanno “sfondato”: SCHAUNARD pubblica un libro di melodie, RODOLFO un libro di poesie, MARCEL espone al Salon de peinture. COLLINE ha ereditato e si è accasato. Barbemuche si era precocemente ritirato dalla bohème. MUSETTE piomba in casa di MARCEL, per annunciare che si sposa. © Lorenzo Bianconi 2002 6