laurea honoris causa
Cerimonia di conferimento della laurea magistrale
honoris causa
in “Lingue e Letterature Moderne”
a
ROBERTO CALASSO
Perugia, 5 febbraio 2013
Aula Magna - Palazzo Murena
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI
DI PERUGIA
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Motivazione
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Formula (I parte)
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Lectio Doctoralis
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Formula (II parte)
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Curriculum Vitae
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MOTIVAZIONE
della proposta di conferimento della
laurea magistrale Honoris Causa
in
“Lingue e Letterature moderne”
5
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Da più di trent’anni Roberto Calasso lavora a un’opera in più
parti che è
anche un viaggio in culture e periodi fra loro –
apparentemente – lontanissimi, dall’India vedica alla Francia
postrivoluzionaria, dalla Grecia arcaica alla Praga del primo
Novecento. Ai sette volumi fin qui usciti di quest’opera, che
Calasso considera un unico work in progress, vanno affiancati i
saggi che accompagnano alcuni fra i libri più importanti della
casa editrice Adelphi – Detti e Contraddetti di Karl Kraus,
Memorie di un malato di nervi di Paul Schreber, L’unico e la sua
proprietà di Max Stirner –, i moltissimi articoli usciti negli anni
su «L’Espresso», «Panorama», «La Repubblica», «Il Corriere
della Sera», e i numerosi risvolti di copertina che Calasso ha
scritto negli anni, e alla fine raccolto nelle Cento lettere a uno
sconosciuto, veri microsaggi essenziali per capire, oltre ai testi
che introducono, l’universo letterario in costante espansione del
loro autore. La prosa limpida di Calasso, che si presta in egual
misura all’indagine, al racconto e alla polemica, ha nel tempo
costruito un sistema letterario complesso e molto singolare,
dove i confini fra narrativa e riflessione sono aboliti, e gli influssi
del testo sulle immagini e delle immagini sul testo indicano, alla
letteratura del nostro tempo, una strada fin qui non battuta: una
strada che negli ultimi anni Calasso, trasformando libri come Le
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Nozze di Cadmo e Armonia e La Folie Baudelaire in straordinarie
partiture visive, ha cominciato a percorrere.
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FORMULA PER IL CONFERIMENTO
DELLA LAUREA HONORIS CAUSA
NELL’ANTICO STUDIO GENERALE
PERUGINO SECONDO IL CERIMONIALE
DEL SECOLO XVI
FORMULA AD CONFERENDUM
DOCTORATUM HONORIS CAUSA
IN ALMO STUDIO GENERALI
PERUSINO AD INSTAR MORIS
SAEC. XVI
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Il Promotore, stando in piedi avanti al tavolo, al centro del quale
siede il Rettore che ha ai lati i dottori, dice ad alta voce:
«Magnifice Rector, excellentissimi Doctores! Collegium
Doctorum Facultatis Humanarum Scientiarum
quae ad
rem publicam gerendam pertinent huius almi Studii
Perusini, Nonis
Februaris A.D. MMXIII, summa omnium
concordia et nullo discrepante, censuit et declaravit
dominum Robertum Calasso pro eius meritis, remissione
privatae disputationis dignum, ad doctoratus in Lingua et
litteris
nostri
temporis
culmen
ac
dignitatem
ipsum
adsumendum et promovendum esse honoris causa.
Ego Alexander Tinterri, doctor eiusdem Collegii, aliquis ex
patronis, te submisse supplico, Magnifice Rector, ut
licentiam
ei
concedas
cum
potestate
“publicam”
faciendi».
«Rettore magnifico, eminentissimi dottori! Il Collegio dei dottori
della Facoltà di Lettere e Filosofia di questo almo Studio
perugino, nel giorno 5 del mese di febbraio 2013, all'unanimità e
nessuno opponendosi, ritenne e dichiarò che Roberto Calasso,
degno per i suoi meriti della remissione dell'esame privato, fosse
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da assumere e da promuovere all'apice, all'altezza ed alla
dignità del dottorato in Lingue e Letterature Moderne honoris
causa.
Io Alessandro Tinterri, dottore del medesimo Collegio, nella mia
veste di uno dei Promotori, ti chiedo umilmente, o magnifico
Rettore, di dare a lui la licenza con potestà di sostenere “la
pubblica”».
Il Rettore risponde:
«Petitione tua audita et iudicata, doctor excellentissime,
honoratissimo
domino
Roberto
Calasso
benigne
et
comiter licentiam permittimus et potestatem concedimus
hic statim “publicam” faciendi».
«Udita e giudicata la tua richiesta, o dottore eminentissimo,
diamo molto volentieri licenza all'onoratissimo signor Roberto
Calasso, e gli concediamo la potestà di svolgere subito qui “la
pubblica”».
Il laureando, che è rimasto finora in piedi qualche passo indietro
al Promotore, viene fatto avvicinare al tavolo e a lui il Rettore si
rivolge dicendo:
«Accede itaque ad Collegium doctorum qui in munere
constituti sunt et argumenta recense atque expone».
«Avvicinati dunque al Collegio insediato e riferisci ed elenca i
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punti dell'argomentazione».
Il laureando espone a voce alta la sua tesi scientifica.
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LECTIO DOCTORALIS
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16
L’Università di Perugia, che mi conferisce l’onore di
questa laurea, è considerata, insieme a quella di Bologna, mater
legum, luogo principe della civiltà del diritto. E una delle sue
glorie fu quella di aver accolto l’insegnamento di Baldo degli
Ubaldi, il quale a sua volta aveva studiato a Perugia con Bartolo
da Sassoferrato. Alle mie orecchie questi due nomi evocano
innanzitutto certe parole che, più di una volta, ho sentito da mio
padre Francesco Calasso, studioso sia di Bartolo sia di Baldo. Ed
erano queste: “Il Trecento italiano ha avuto tre vette: Dante,
Caterina da Siena e Bartolo da Sassoferrato”. Ma c’è anche un
ricordo visivo che per me si collega a questi due nomi. Da
bambino, fino ai dodici anni, usavo fare i compiti in una lunga
stanza che aveva alte librerie su due pareti. Poggiavo sul tavolo
il mio sussidiario e, alzando lo sguardo, vedevo libri di grande
formato – erano spesso degli in-folio – sui cui dorsi si leggevano
nomi misteriosi e titoli generalmente in latino. Così mi apparvero
Baldus Ubaldus e Bartolus a Saxoferrato, rispettivamente nei
sette volumi dei Commentaria di Baldus, stampati a Venezia nel
1577, e negli undici volumi degli Omnia Opera di Bartolus a
Saxoferrato, stampati a Venezia nel 1596. Nulla sapevo di loro –
e troppo poco ne so tutt’oggi. Ma quei nomi, che soltanto su
quegli antichi dorsi, di pergamena o di pelle, potevo incontrare,
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si incunearono nella mia mente, accanto ad altri non meno
misteriosi:
Azo,
Alciatus,
Accursius,
Albericus
de
Rosate,
Donellus, Cuiacius, Fulgosius, Vossius. I sentimenti del bambino
verso quei testimoni muti di certi tediosi pomeriggi erano
insieme di curiosità e di insofferenza. Non era facile immaginare
che cosa si celasse di attraente in quelle lunghe colonne di
stampa, spesso impeccabili e sempre indecifrabili. Ma oggi, a
distanza di vari decenni, posso dire che molto devo a quei libri –
anzi alla semplice visione di quei dorsi. Inoltre ho il sospetto che
questa acuita sensibilità per i dorsi dei libri abbia avuto una
parte anche nella mia attività editoriale. Ho sempre pensato che
vivere circondati dai dorsi di certi libri fosse, in certi casi, poco
meno importante che leggerli. Nessun grande editore, per
quanto mi risulta, ha mai pubblicato libri con brutti dorsi, come
se si trattasse di un punto decisivo, dove non è ammesso
cedere.
Se una gran parte di ciò che ho scritto è dedicata a fatti
e testi apparsi in luoghi remoti e in epoche altrettanto remote e
se questo mi è apparso fin dall’inizio del tutto naturale, anzi
consequenziale, posso riconoscere oggi che un impulso deve
essermi venuto dalla constatazione che quanto ci è più vicino e
si impone ogni giorno davanti ai nostri occhi può anche essere
quanto
di
più
lontano
e
difficilmente
accessibile,
pur
presentandosi nella consueta forma di parole stampate, come
accadeva con gli in-folio di Baldo e di Bartolo.
Un primo segno di quella inclinazione fu che, quando mi
trovai a scegliere l’argomento della mia tesi di laurea, mi rivolsi
senza esitare a Mario Praz, che si potrebbe definire un
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comparatista fisiologico, a tal punto le sue indagini consistevano
nell’abbandonarsi
al
“demone
dell’analogia”,
mettendo
in
rapporto parole, vezzi, forme, temi, ossessioni, gusti che
avevano
le
origini
più
disparate
e
gli
permettevano
di
attraversare diagonalmente intere civiltà letterarie e artistiche. E
non è certo un caso se l’autore a cui mi dedicai fu Sir Thomas
Browne, insieme scienziato e letterato, che annovera fra i suoi
scritti l’esile catalogo di una biblioteca immaginaria, dal titolo
Musaeum Clausum ovvero Bibliotheca Abscondita: biblioteca così
nascosta da poter essere consultata soltanto in sogno.
In ogni caso, un continuo gioco di rimandi e richiami fra
vicino e lontano, che non è mai un gioco fra qualcosa di noto e
qualcosa di ignoto ma fra due entità in linea di principio
ugualmente ignote, deve essermi congeniale, se già nelle prime
pagine
della
Rovina
di
Kasch,
che
apparve
esattamente
trent’anni fa, si passava dall’Ancien Régime di Talleyrand
all’India dei veggenti vedici e alla Cambogia di Pol Pot. So bene
che questo genere di tortuosi itinerari e azzardati accostamenti è
stato fortemente avversato per tutto il Novecento, che pure è il
secolo in cui questo gioco si è imposto. E anche di recente un
grecista come Marcel Detienne ha dovuto ricordare che “ci
saranno sempre certi storici pronti a difendere la tesi irriducibile
secondo
cui
non
si
può
comparare
se
non
ciò
che
è
comparabile”. E Detienne poi mostrava come, per alcuni di tali
storici, quel “comparabile” fosse circoscritto ai confini di una
storia nazionale, con il suo supposto corredo di identità. A
proposito di questo punto ho dovuto riconoscere che nei miei
libri si applica, se mai qualcosa si applica, il principio opposto.
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Non solo si sottintende che tutto è comparabile, se non altro per
fedeltà al “demone dell’analogia”, ma che talvolta le esperienze
apparentemente più incomparabili, perché fattualmente irrelate,
possono far scoccare la scintilla che illumina finalmente ciò che
abbiamo sotto gli occhi e rischia di rimanere tenacemente
opaco.
Dal Paleolitico a oggi, Homo Sapiens ha sviluppato un
variegato ventaglio di culture, ma al tempo stesso è rimasto
tremendamente monotono in rapporto ai facts of life. “Nascita, e
copula, e morte” diceva lo Sweeney di T.S. Eliot. Al che si
possono
aggiungere
pochi
altri
dati:
respirare,
dormire,
mangiare, bere, sognare, uccidere, evacuare. Ciascuno di questi
realia è rimasto costante, anche se soggetto a un turbine di
varianti. Ciascuno è una potenziale inesauribile sorgente di
storie e di intuizioni.
E mai questo si può verificare come nel materiale
mitologico, sia greco sia indiano, a cui ho dedicato una larga
parte di ciò che ho scritto. Il suo presupposto è stato enunciato
nel modo più limpido non già da un antropologo degli anni di
Lévi-Strauss, ma da un grande scrittore che lo precede di un
secolo: Baudelaire. A proposito del Lohengrin di Wagner e del
rapporto fra quella storia e il mito di Eros e Psiche, Baudelaire si
era lanciato in una digressione sulle favole che non è stata
eguagliata per concisione, eloquenza e giustezza: “Le nazioni e
le razze si trasmettono forse certe favole, come gli uomini si
legano eredità, patrimoni o segreti scientifici? Si sarebbe tentati
di crederlo, a tal punto si è colpiti dalla analogia morale che
contrassegna i miti e le leggende sorti in contrade diverse. Ma
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questa spiegazione è troppo semplice per sedurre a lungo una
mente filosofica. L’allegoria creata dal popolo non può essere
paragonata a quelle sementi che un coltivatore comunica
fraternamente a un altro che vuole acclimatarle nel suo paese.
Niente di ciò che è eterno e universale ha bisogno di essere
acclimatato. Quella allegoria morale di cui parlavo è come la
stampigliatura divina di tutte le favole popolari… Per riprendere
la nostra metafora vegetale, il mito è un albero che cresce
ovunque, in ogni clima, sotto ogni sole, spontaneamente e senza
piantoni. Le religioni e le poesie delle quattro parti del mondo ci
forniscono a questo proposito prove sovrabbondanti. Come il
peccato è ovunque, la redenzione è ovunque. Niente di più
cosmopolita dell’Eterno”. Quest’ultima frase potrebbe essere
l’epigrafe taciuta di tutto ciò che sono andato scrivendo.
© Roberto Calasso
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Terminato che egli abbia, il Rettore, ove nessuno dei dottori
intenda muovere obiezioni, lo invita a ritirarsi con le parole:
«Nunc recede».
«Ora ritirati»
Il laureando esce dalla sala, accompagnato dal bidello e, fino
all'uscio, dal Promotore.
Il Rettore si rivolge ai dottori con le parole:
«Mittimus in suffragium ad gradum de Lingua et litteris
nostri temporis
conferendum domino Roberto Calasso,
per fabam albam quae significat “uti rogas” et per fabam
nigram quae significat “antiquo”».
«Metto ai voti il conferimento del grado in Lingue e Letterature
Moderne al Sig. Roberto Calasso, a mezzo di una fava bianca
che significa “approvo” e di una fava nera che significa “rifiuto”».
I singoli dottori gettano le fave nell'urna che è sul tavolo; dopo
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di che il Rettore prega il più giovane dei dottori di procedere al
computo dei voti:
«Rationem suffragiorum subducamus».
«Si proceda al computo dei voti».
Quindi, volto al Promotore, il Rettore ordina:
«Dominus
Robertus
Calasso
qui
licentiam
obtinuit,
ingrediatur».
«Entri il licenziato signor Roberto Calasso».
Il laureando rientra accompagnato dal bidello e dal Promotore, e
si ferma in piedi davanti al tavolo avendo alla destra il
Promotore e alla sinistra il bidello.
Il Rettore, i dottori e tutti gli astanti si levano in piedi e il
Rettore, rivolto al laureando, ad alta voce pronunzia la formula
di conferimento del dottorato:
«Gaudeamus,
domine
Roberte
Calasso,
quod,
nullo
penitus atque penitus discrepante, per omnes fabas albas
es ascitus.
Itaque,
hodie
nonis
Februaris
MMXIII,
in
munere
iudicandi constituti et auctoritate tam lege quam a
supremo
Moderatore
concessa
ad
24
hoc
Reipublicae
officium,
Nos
nobis
tributa
Magnificus
et
Rector
Universitatis
Perusiae,
dicimus,
pronuntiamus,
sententiamus, decernimus et declaramus te dominum
Robertum
Calasso,
Humanarum
uti
meritissimum,
Scientiarum
quae
ad
in
Facultate
rem
publicam
gerendam pertinent, doctorandum et laureandum fore, et
in
doctorem
pariter
et
in
magistrum
creandum
et
eligendum esse, et ad apicem seu culmen doctoratus
huiusmodi
adsumendum,
promovendum,
magistri
ac
doctoris dignitate laureaque decorandum, et aliorum
dominorum
doctorum
ornatissimo
atque
amplissimo
numero et ordini adgregandum, ita nunc graduamus,
doctoramus, laureamus et adgregamus, tribuentes et
concedentes, tibi domino Roberto Calasso coram nobis
constituto, omnimodam licentiam, liberamque potestatem
et auctoritatem cathedram sive sedem magistri seu
doctoris
legendi,
ascendenti,
eamque
interpretandi,
regendi,
ibique
glossandi,
publice
iudicandi
et
respondendi et quoscumque alios magistri et doctoris
actus hic Perusiae et ubique locorum atque terrarum
gerendi,
faciendi
committentes
tuo
et
exercendi,
excellentissimo
mandantes
domino
et
Patrono,
quatenus te ducat ad recipienda omnia et singula insignia
doctoratus et magisterii cum omni debita et requisita
sollemnitate, ad laudem et gloriam omnipotentis Dei, ad
tuique doctoris tuaeque familiae et patriae splendorem et
ornamentum: quod felix faustumque sit; et ita dicimus,
pronuntiamus, declaramus et mandamus».
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«Esultiamo, o signor Roberto Calasso, nessuno in alcun modo
opponendosi, per il fatto che sei stato accettato con tutte fave
bianche.
Pertanto, oggi giorno 5 del mese di febbraio 2013, sedendo in
veste di giudice e con l'autorità attribuitaci e concessaci tanto
dalla legge che dal Presidente della Repubblica per questa
funzione, Noi magnifico Rettore della Università di Perugia,
diciamo, pronunciamo, sentenziamo, decretiamo e dichiariamo
che tu signor Roberto Calasso, come molto meritevole, sarai da
graduare, da addottorare e da laureare nella Facoltà di Lettere e
Filosofia, e che ti si debba creare ed eleggere parimenti dottore
e maestro, assumere e promuovere all'apice e all'altezza di
siffatto dottorato, e decorare della dignità e della laurea
magistrale
e
dottorale,
ed
aggregare
all'ornatissimo
e
amplissimo numero e ordine degli altri signor dottori, così ora
graduiamo, dottoriamo, laureiamo e aggreghiamo, dando e
concedendo a te, signor Roberto Calasso, presentatoti davanti a
noi, ogni licenza e libera potestà e autorità di ascendere la
cattedra o sede magistrale o dottorale, di reggerla, di leggervi
pubblicamente, di interpretare, glossare, giudicare, rispondere,
e di compiere, fare ed esercitare qualunque altro atto dottorale e
magistrale qui a Perugia e in qualunque altro luogo e terra,
dando mandato e rimettendo nella mani del tuo eccellentissimo
signor Promotore di condurti a ricevere tutte le singole insegne
del dottorato e del magistero con ogni debita e richiesta
solennità, a lode e gloria di Dio onnipotente, a splendore ed
ornamento di te dottore, della tua famiglia e della tua Patria: il
che sia felice e fausto; e così diciamo, pronunciamo, dichiariamo
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e comandiamo».
Tutti applaudono; il Rettore e i dottori si siedono nuovamente e
il Promotore, rivolto al Rettore, dice:
«Nunc submisse supplico, Magnifice Rector, ut des et
exhibeas insignia doctoratus Humanarum Scientiarum
Facultatis quae ad rem publicam gerendam pertinent
domino
Roberto
Calasso,
iuxta
ordinem
et
morem
consuetum Perusinum».
«Prego umilmente ora, o magnifico Rettore, che tu conceda e
porga le insegne del dottorato della Facoltà di Lettere e Filosofia
al signor Roberto Calasso, secondo l'ordine e il costume
consueto perugino».
Il Rettore risponde:
«Ex tua voluntate fiat».
«Sia fatto come vuoi».
Il Rettore si leva in piedi, e con lui i dottori, e dice:
«Ad id quod mei muneris est, nempe ad insignia tradenda
nos conferemus et oramus vos excellentissimos ut nos
sequamini».
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«Per i poteri attribuitimi, ci recheremo dunque a conferire le
insegne e prego voi eccellentissimi di seguirci».
Il laureato, avendo alla destra il Promotore e alla sinistra il
bidello, si approssima alla cattedra e lì attende. Lo seguono in
corteo il Rettore e i dottori tutti, che si dispongono ai lati della
cattedra stessa.
Il Rettore si rivolge al laureato:
«De
ordine
Moderatoris
auctoritate
ac
mandato
Italicae
huius
excellentissimi
Nationis,
amplissimi
exinde
supremi
nomine
Collegii
ac
Humanarum
Scientiarum Facultatis quae ad rem publicam gerendam
pertinent Doctorum et Patroni in hoc actu honorandorum,
ac pariter nomine nostro:
Primum, adsignamus tibi hunc locum tamquam signum
cathedrae et magisterii, ut possis posthac Lingua et
litteris
nostri
temporis
omnibus
pandere
et
interpretari».
«Per ordine e mandato del Presidente della Nazione italiana,
quindi in nome e per l'autorità di questo amplissimo Collegio di
Dottori della Facoltà di Lettere e Filosofia e del Promotore, da
onorarsi in questo atto, ed insieme a nome nostro:
Innanzitutto assegnamo a te questo luogo a simbolo della
cattedra e del magistero, perché tu possa d'ora in poi diffondere
a tutti ed interpretare le Lingue e le Lettere Moderne».
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Il laureato prende posto sul seggio dottorale.
Il Rettore continua:
«Deinde, adsignamus tibi hunc librum, primo clausum
post
apertum
ut
significet
Lingua
et
litteris
nostri
temporis, etsi ea antehac non tibi admodum tota cognita
fuerunt, posthac tibi magis cognita et aperta esse».
«Assegnamo in secondo luogo a te questo libro, dapprima chiuso
poi aperto, a significare che queste Lingue e Lettere Moderne,
sebbene prima d'ora non siano state del tutto a te conosciute,
d'ora in poi siano a te maggiormente note e palesi».
Il laureato riceve il libro aperto dal Rettore e lo depone sulle
ginocchia.
Il Rettore continua:
«Tertio,
anulum
in
digitum
tuum
dexterae
manus
immittimus, ad ostendendum quod haec scientia est tibi
quodam coniugii vinculo coniuncta atque copulata; et
nomine posthac Linguae et litteris nostri
temporis te
desponsamus».
«In terzo luogo infiliamo nel dito della tua mano destra l'anello,
per mostrare che questa scienza è congiunta e coniugata a te
con vincolo di sposa; e a nome delle Lingue e Lettere Moderne ti
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uniamo con vincolo nuziale».
Il Rettore infila l'anello nel dito anulare della mano destra del
laureato.
Il Rettore continua:
«Quarto,
osculo
pacis
te
amplectimur,
doctorum Lingua et litteris nostri
ut
hodie
in
temporis numerum
adgregeris».
«In quarto luogo ti abbracciamo col bacio della pace, perché
oggi tu sia accolto nel numero dei dottori in Lingue e Lettere
Moderne».
Il Rettore abbraccia e bacia il laureato, e quindi continua:
«Quinto,
benedictione
communimus,
quam
tibi
paterna
Deus
et
magistrali
omnipotens,
te
initium
sapientiae, det».
«In quinto luogo fortifichiamo te con paterna e magistrale
benedizione, che a te conceda Dio onnipotente, inizio della
sapienza».
Così dicendo, il Rettore ha posto la mano destra sulla spalla
sinistra del laureato; quindi prosegue:
«Ultimo, togam doctoralem tibi tribuimus».
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«Per ultimo ti attribuiamo la toga dottorale».
Il Promotore impone al laureato la toga presentatagli da un
bidello e il Rettore dice ancora:
«Et birretum, vel diadema hoc vel infulam hanc, quasi de
sacro altari desumptam, capiti tuo imponimus ut signum
coronae et diadematis, quod hodie in hoc litterario
certamine strenue dimicando meruisti, quod tibi felix
faustumque
sit,
ad
multos
annos,
ad
gloriam
omnipotentis Dei, qui gloriosissimus et sapientissimus
tuam illustret rationem et declaret intellectum, ut scias
obscura interpretari, veritatem colere ac dicere; Deus
divitias
abundantes
et
gratiam
cognoscendi
in
te
diffundat, Deus in re dubia te ducat, te in dubitatione
doceat, te sancte ad longiora per omnes tuas vias vehat,
ut vehiculum, cui nihil difficile est, eo absente nihil
possibile est».
«E il berretto, ovvero questo diadema ovvero questa infula,
come se fosse stata tratta da un sacro altare, imponiamo sul tuo
capo a simbolo della corona e del diadema, che oggi hai
meritato
strenuamente
combattendo
in
questa
contesa
letteraria, che sia per te felice e fausto, per molti anni, a gloria
di Dio onnipotente, il quale gloriosissimo e sapientissimo illumini
la
tua
ragione
e
rischiari
l'intelletto,
affinché
tu
sappia
interpretare le cose oscure, coltivare e proferire la verità;
diffonda su di te Iddio ricchezze abbondanti e la grazia del
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conoscere, Iddio nell'incertezza ti guidi, nelle perplessità ti
istruisca, santamente ti porti nei luoghi più lontani per tutte le
tue vie, come mezzo a cui niente è difficile, senza il quale niente
è possibile».
Il laureato si inchina profondamente e dice ad alta voce:
«Gratias plurimas tibi ago, Magnifice Rector, et vobis
omnibus excellentissimis doctoribus meis Perusinis».
«Rendo moltissime grazie a te, o magnifico Rettore, e a voi tutti
eccellentissimi dottori miei perugini».
Tutti insieme i dottori rispondono:
«Prosit!».
Applausi.
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CURRICULUM VITAE
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Roberto Calasso nasce a Firenze nel 1941. Si laurea a Roma con
Mario Praz, discutendo una tesi dal titolo I geroglifici di Sir
Thomas Browne. Nel 1962 entra a far parte del piccolo gruppo di
persone che, insieme a Roberto Bazlen e Luciano Foà, sta
elaborando il programma di una nuova casa editrice. L’anno
dopo nasce Adelphi, dove Calasso opererà senza interruzione,
diventando nel 1971 direttore editoriale e nel 1990 consigliere
delegato. Dal 1999 è presidente e consigliere delegato della casa
editrice. Sempre per Adelphi, traduce e introduce Il racconto del
Pellegrino di sant’Ignazio (1966), Ecce homo di Nietzsche
(1969), Detti e contraddetti di Karl Kraus (1972) e gli Aforismi di
Zürau di Franz Kafka (2004). Scrive postfazioni a Wedekind
(Mine-Haha), Stirner (L’unico e la sua proprietà), Schreber
(Memorie di un malato di nervi). Quest’ultimo è anche il
protagonista del suo primo libro, il romanzo L’impuro folle
(1974). A partire dall’inizio degli anni Ottanta, Roberto Calasso
si dedica a un’opera in varie parti che elaborano materie molto
diverse e tutte sono strettamente connesse tra loro, mentre
nessuna è assegnabile a un genere canonico. Di quest’opera
sono
stati
pubblicati
a
oggi
sette
volumi,
che
formano
un’insieme di oltre tremila pagine. Nell’ordine: La rovina di
Kasch (1983), libro composito che ha come perno la figura di
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Talleyrand e una teoria del sacrificio; Le nozze di Cadmo e
Armonia (1988), visione della Grecia antica attraverso la
narrazione dei suoi miti, nel loro intreccio con la storia, il
pensiero
e
la
letteratura;
Ka
(1996),
libro
in
cui
un
procedimento analogo a quello delle Nozze viene applicato alla
materia indiana, dai Veda al Buddha; K. (2002), sull’opera di
Kafka; Il rosa Tiepolo (2006), che ha al suo centro Giambattista
Tiepolo; La Folie Baudelaire (2008), intreccio di storie che si
diramano da un sogno di Baudelaire; L’ardore (2010), centrato
soprattutto sul mondo vedico. Nel 1991 Calasso ha riunito alcuni
suoi saggi nel volume I quarantanove gradini. Altri saggi sono
raccolti nel volume La follia che viene dalle Ninfe (2005). Nel
2000 è stato visiting professor a Oxford, dove ha tenuto le
Weidenfeld Lectures, poi raccolte in La letteratura e gli dèi
(2001). Per Le nozze di Cadmo e Armonia, tradotto in ventitré
lingue, ha ricevuto nel 1991 il Prix Veillon e il Prix du Meilleur
Livre Etranger, mentre nel 2012 è stato insignito del Prix
Chateaubriand per La Folie Baudelaire. Per la sua opera riceve
nel 1996, a Vienna, l’Europäischer Literatur Preis e il Warburg
Preis nel 2007. Come editore riceve il “Reconocimiento al Mérito
Editorial” a Guadalajara, nel 2004 e il “Premio Gogol’” a Roma,
nel 2011. In Italia gli vengono conferiti il Premio Speciale
Viareggio-Repaci e il Premio Bagutta per La letteratura e gli dèi,
nel 2001. Nel 1993 viene eletto Literary Lion, a New York, nel
2000
diventa
Foreign
Honorary
Member
della
American
Academy of Arts and Sciences e nel 2007 viene nominato
Commandeur de l’Ordre des Arts et des Lettres e Chevalier de la
Légion d’Honneur. Nel 2003, in occasione del quarantennale
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della casa editrice, ha raccolto una parte dei 1068 risvolti di
copertina di cui è autore in Cento lettere a uno sconosciuto. Nel
2008 una parte della sua tesi di laurea è apparsa come
introduzione a Religio Medici di Thomas Browne, mentre il testo
integrale è uscito in Messico presso Sexto Piso e Fondo de
cultura económica nel 2010. I libri di Roberto Calasso sono
tradotti in 25 lingue e 26 paesi.
Onorificenze:
Ehrenkreuz, Vienna 1981
Literary Lion, New York 1993
Commandeur de l’Ordre des Arts et des Lettres, Paris 2007
Chevalier de la Légion d’Honneur, Paris 2007
Premi per l’opera
Europäischer Literatur Preis, Vienna 1996
“Reconocimiento al Mérito Editorial” Guadalajara, 2004
Warburg Preis, Hamburg, 2007
Premio Gogol’, Roma 2011
Bibliografia
I. La rovina di Kasch, Adelphi, 1983
II. Le nozze di Cadmo e Armonia, Adelphi, 1988
III. Ka, Adelphi, 1996
IV. K., Adelphi, 2002
V. Il rosa Tiepolo, Adelphi, 2006
VI. La Folie Baudelaire, Adelphi, 2008
VII. L’ardore, Adelphi 2010
37
L’impuro folle, Adelphi, 1974
I quarantanove gradini, Adelphi, 1991
La letteratura e gli dèi, Adelphi, 2001
Cento lettere a uno sconosciuto, Adelphi, 2003
La follia che viene dalle Ninfe, Adelphi, 2005
L’impuro folle
Francia: Presses Universitaires de France, 1976
Gallimard, 2000
Argentina: Marymar, 1977
Germania: Suhrkamp, 1980
Messico: Sexto Piso, 2003
La rovina di Kasch
Francia: Gallimard, 1987
Gallimard (Folio), 2002
Spagna: Anagrama, 1989
Anagrama (pocket ed.), 2001
Olanda: Wereldbibliotheek, 1993
USA: Harvard University Press, 1994
Harvard University Press (pocket ed.), 1996
Inghilterra: Carcanet Press, 1994
Vintage (pocket ed.), 1995
Germania: Suhrkamp, 1997
Suhrkamp (pocket ed.), 2002
Grecia: Kastaniotis, 1999
Turchia: Kultur, 2004
India: Rajkamal Prakashan (Hindi), 2011
38
Le nozze di Cadmo e Armonia
Catalogna: Ediciones B, 1990
Spagna: Anagrama, 1990
Anagrama (pocket ed.), 1994
Germania: Insel, 1990
Insel (pocket ed.), 1993
Goldmann (pocket ed.), 2001
Brasile: Companhia das Letras, 1990
Danimarca: Forum, 1990
Portogallo: Cotovia, 1990
Francia: Gallimard, 1991
Gallimard (Folio), 1995
Olanda: Wereldbibliotheek, 1991
Wereldbibliotheek (pocket ed.), 1996
Grecia: Gnosis, 1991
Kastaniotis, 2005
US: Knopf, 1993
Vintage (pocket ed.), 1994
Canada: Knopf, 1993
Knopf (pocket ed.), 1994
Inghilterra: Jonathan Cape, 1993
Vintage (pocket ed.), 1994
Svezia: Brombergs Bokförlaget, 1994
Polonia: Znak, 1995
Czuły Barbarzyńka, (pocket ed.), 2010
Israele: Zmora Bitan, 1999
Corea: Dong Yeun Publishing Co., 1999
Repubblica Ceca: Mladá Fronta, 2000
39
Finlandia: Loki-Kirjat, 2001
Estonia: Varrak, 2005
Turchia: Kultur, 2005
I quarantanove gradini
Spagna: Anagrama, 1994
Francia: Gallimard, 1995
Brasile: Companhia das Letras, 1997
Portogallo: Cotovia, 1998
USA: University of Minnesota Press, 2001
Inghilterra: Pimlico, 2002
Israele: Common Knowledge/Duke University, 2004
Germania: Hanser, 2005
Ka
USA: Knopf, 1998
Vintage (pocket ed.), 1999
Olanda: Wereldbibliotheek, 1998
Inghilterra: Jonathan Cape, 1998
Vintage (pocket ed.), 1999
Spagna: Anagrama, 1999
Anagrama (pocket ed.), 2005
Brasile: Companhia das Letras, 1999
Germania: Suhrkamp, 1999
Suhrkamp (pocket ed.), 2006
Francia: Gallimard, 2000
Gallimard (Folio), 2006
Grecia: Kastaniotis, 2001
40
Turchia: Iletisim, 2004
Slovenia: Cankarjeva Zalozbo, 2005
India: Rajkamal Prakashan (Hindi), 2006
Rajkamal Prakashan (Hindi, pocket ed.), 2011
Polonia: Aletheia, 2008
India: DC Books (Malayalam), 2010
India: Kalachuvadu (Tamil), 2011
Estratto da Ka:
Garuda (edizione illustrata per l’infanzia)
India: Katha Vilasam (Hindi e inglese), 2004
La letteratura e gli dèi
USA: Knopf, 2001
Vintage (pocket ed.), 2002
Olanda: Wereldbibliotheek, 2001
Inghilterra: Vintage, 2001
Francia: Gallimard, 2002
Spagna: Anagrama, 2002
Germania: Hanser, 2003
Polonia: Czuły Barbarzyńka, 2011
Portogallo: Gotica, 2003
Turchia: Kultur, 2003
Brasile: Companhia das Letras, 2004
Grecia: Kastaniotis, 2004
In traduzione
India: Rajkamal Prakashan (Hindi)
41
K.
US: Knopf, 2005
Vintage (pocket ed.), 2006
Spagna: Anagrama, 2005
Francia: Gallimard, 2005
Inghilterra: Jonathan Cape, 2005
Vintage (pocket ed.), 2006
Olanda: Wereldbibliotheek, 2005
Germania: Hanser, 2006
Brasile: Companhia das Letras, 2006
Repubblica Ceca: Slovart Publishing, 2008
Serbia: Arhipelag, 2010
Polonia: Czuły Barbarzyńka, 2011
Cento lettere a uno sconosciuto
Germania: Hanser, 2006
Spagna: Anagrama, 2007
La follia che viene dalle Ninfe
Messico: Sexto Piso, 2004
Catalogna: Quaderns Crema, 2007
Francia, Flammarion, 2012
Il rosa Tiepolo
Spagna: Anagrama, 2009
Francia: Gallimard, 2009
USA: Knopf, 2009
Germania: Hanser, 2010
42
Inghilterra: Bodley Head, 2010
Olanda: Wereldbibliotheek, 2010
Croazia: Vucovic&Runjic, 2011
La Folie Baudelaire
Brasile: Companhia das Letras, 2012
Francia: Gallimard, 2011
Spagna: Anagrama, 2011
Germania: Hanser, 2012
Inghilterra: Penguin, 2012
USA: Farrar Straus & Giroux, 2012
In traduzione:
Olanda: Wereldbibliotheek
Polonia: Swiat Literacki
L’ardore
In traduzione:
Brasile: Companhia das Letras
Francia: Gallimard
Inghilterra: Penguin
Spagna: Anagrama
USA: Farrar Straus & Giroux
I geroglifici di Sir Thomas Browne
Messico: Sexto Piso e Fondo de cultura económica, 2010
43
44
Il sigillo della Bolla papale di costituzione dell'Ateneo
45
Stampato a cura dello Staff Comunicazione e Relazioni esterne
dell’Università degli Studi di Perugia
nel febbraio 2013
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PERUGIA
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