N icomio
la Compagnia Teatrale il Man
presenta
Andate al diavolo!
una tomba per amico
Tragicommedia in due atti
Regia
Enrico Allegrini e Cristiano Liuzzo
Andate al diavolo!
una tomba per amico
Tragicommedia in due atti
di Cristiano Liuzzo
con la complicità di Nicola Bresciani, Stefano Busellato e Francesco Lombardo
Regia
Enrico Allegrini e Cristiano Liuzzo
Organizzazione generale
Stefano Busellato
Aiuto regia
Simone Vesentini
Coreografie
Claudio Martini, Denise Massella,
Chiara Corsini, Mario Massella
Scenografie
Cesare Arvetti, Noemi Totola
Costumi e trucco
Elisabetta Fabbri, Sabrina Guadin,
Denise Massella, Chiara Corsini
Audio ed Effetti Speciali
Giorgio Patrini
Assistenti alla produzione
Francesca De Santis, Cristina Giacomin
Consulenza artistica
Elena Felisi
Progetto Grafico
Davide Vaccari e Cristina Giacomin
Un ringraziamento particolare per il prezioso supporto alla Compagnia Teatrale Castelrotto
o!
Introduzione
ANDATE AL DIAVOLO!
Una tomba per amico
La storia - Il nuovo testo teatrale che
si sviluppa nel solco della fortunata
commedia “Lo Strappo”, trae ancora
una volta ispirazione dall’osservazione
diretta, sebbene deformata dalla “lente”
del commediografo, dei comportamenti
e delle relazioni umane nella società ed
in particolar modo nell’ambito lavorativo.
“Andate al diavolo!” -una tomba per
amico- con doppio titolo ambiguo ed
inquietante, è ambientata in un open
space di un’azienda tecnologica all’ultima
spiaggia, l’Appalachi, prossima ad essere
“salvata” da una Corporation giamaicana
leader nel settore dell’intimo. In attesa dei
dirigenti giamaicani, in visita alla sede
centrale sul lago di Como, i manager e i
dipendenti si comportano e comunicano
“a ruota libera”. Trascorrono una normale
giornata di lavoro, ma come per incanto,
agiscono senza freni inibitori e se ne
infischiano delle convenzioni sociali tipiche
degli austeri uffici direzionali. In fondo la
loro Appalachi è sull’orlo del precipizio;
siamo per così dire all’ora del “si salvi chi
può”, del “mors tua vita mea”. Si “vive” e
si “lavora” in un clima da “Far West” e da
caduta dell’impero romano. L’Appalachi
con i suoi dirigenti e i collaboratori diventa
sulla scena un simbolo di un mondo
industriale smarrito e senza speranza,
dove si mescolano in maniera bizzarra e
stravagante, follia e cruda verità. Cercare
una trama normale potrebbe essere inutile,
come provare a seguire un filo logico
dall’inizio alla fine: perché la fine, forse, è
solo un principio!
Una storia di una persona che torna
protagonista dopo “Lo Strappo”, Michele
Longhitano, di persone tanto diverse e
della loro azienda in crisi, l’Appalachi. Una
commedia graffiante, disinibita, onirica,
noir, complicata da scrivere, da raccontare
e da mettere in scena; ricca di percorsi ed
incroci reali, virtuali, paralleli in un clima
surreale ma pur sempre emanazione di
un mondo non così distante dal vissuto
comune ed attuale. Dove si intrecciano
momenti folli e normalità, in un’alternanza
di
situazioni
grottesche,
ridicole,
inquietanti, passando da una situazione
all’altra tra citazioni di straordinari testi
letterari: da Pasolini a Pavese, da Manzoni
a Totò. Dove tra un dialogo strampalato
e l’altro, qua e là trovano spazio parole
e musiche non messe a caso, ma che,
accompagnando riflessioni ed emozioni,
intendono anche rappresentare un
omaggio ad autori e artisti quali Quentin
Tarantino, Sergio Leone, Ennio Morricone,
Andrew Lloyd Webber, Francesco Guccini,
Battisti-Mogol.
Le premesse - Lo sappiamo, il mondo
degli affari, della finanza, del business,
del lavoro oggi è più difficile, cinico e
instabile per tutti da un punto di vista
fisico e psichico; le insidie sono ovunque,
le tensioni si scaricano e si prendono
come in un gioco da bambini. Peccato
che questi bambini siano degli adulti
che lavorano e vivono in modo insieme
dolente, indolente, gaudente, tagliente,
rassegnato, superficiale, nichilista, e
spesso incomprensibile.
Un mondo dove qualche nostalgico
manager come l’ingegner Brenno Brenno,
preferisce ancora - nell’era degli smart
phone e dei tablet - comunicare di persona
guardando concentrato l’altro negli occhi,
e che potrà sussurrare ironicamente e
malinconicamente ad un mondo ormai
distante: “una mutanda vi seppellirà e la
nuova società liquida ci liquiderà”.
Siamo tutti un po’ sotto pressione, come
si usa dire, “stressati”, quindi mandarci al
diavolo potrebbe anche essere terapeutico.
In fondo quante volte pensiamo o
sottovoce, digrignando i denti e le budella,
sussurriamo “vai al diavolo!” ad un amico,
ad un parente, ad un conoscente, ad uno
sconosciuto, ad uno di passaggio, ad
un collega, ad un collaboratore, ad un
candidato, ad un capo, ad un capoccione,
ad un cliente, ad un fornitore. Sì. Vadano
al diavolo! Tutti. Siamo stanchi di fingere,
di sorridere, di dire che “va tutto bene…”,
mentre dentro abbiamo il vuoto, o piccole
angosce, o quotidiane preoccupazioni che,
per quanto simili agli altri, sono le nostre.
Siamo stufi di non poter dedicare del
tempo, mentre il tempo scorre inesorabile,
a progettare, desiderare, sognare una vita
migliore. La nostra. Niente di particolare,
di trascendentale, ma un po’ di tempo
per provare ad essere più capaci in
qualcosa, per essere migliori. Per provare,
analizzando con un po’ di tempo e calma
il nostro personale bilancio consolidato,
ad essere più soddisfatti e, in un’unica
magnifica parola di grande significato,
consapevoli!
E allora: mandiamoci al diavolo con un
urlo liberatorio; apriamo le gabbie dove
rinchiudiamo tutte le inibizioni, almeno per
un paio d’ore. Può essere terapeutico e
realistico oltre la finzione teatrale. E non
sarà mai troppo tardi…se cominciamo
subito.
“Andate al Diavolo – una tomba per
amico” tratta, tra una gag e l’altra, anche
il tema della morte: di una persona, di
un’azienda, di una collettività. Un uomo
smette di vivere non quando muore ma
quando non ha più sogni, né passioni,
né speranze. Un uomo non muore finchè
qualcuno che ne ricordi lo stile di vita e
le qualità morali gli sopravvive. Così le
aziende non muoiono quando falliscono
o vengono disintegrate dagli speculatori,
ma muoiono molto prima: quando le
persone che ci lavorano smettono di
sognare: tutti insieme, dalla testa ai piedi,
dal primo all’ultimo, appassionatamente.
è proprio così: le pochissime aziende
che sono passate alla storia e quelle che
sopravviveranno nella memoria, sono
quelle dove generazioni di collaboratori
hanno condiviso con l’imprenditore sogni,
visioni, valori; perfino utopie. Tra meno
di mezzo secolo i gruppi finanziari, gli
speculatori, le multinazionali dell’effimero,
cadranno nell’oblio; chi ha fatto impresa
non solo per sviluppare prodotti e marchi,
ma anche per il progresso, la bellezza, la
cultura, lo sviluppo sociale, l’innovazione e
la tutela ambientale, pur non avendo più
una sede o un sito web, non morirà.
E poi un ricordo proprio per non dimenticare,
a proposito di sogni, ideali, pionieri, eterni
eroi: 45 anni fà - correva l’anno 1969 un ragazzo di appena vent’anni con un
gruppo di giovani universitari aveva deciso
di ridare al suo Paese e alla nostra vecchia
Europa quel desiderio insopprimibile
di libertà e di democrazia. Gli capitò
di estrarre il biglietto con il numero 1 e
vinse… l’immortalità. Quel giovane di
vent’anni è ancora vivo e si chiama Jan
Palach. Come è vivo Jan Zajic di appena
18 anni, all’epoca, aveva estratto il numero
2 ed un mese dopo nell’inverno gelido di
Praga si immolò per darci cento primavere.
Lo ricordano in pochi, è giusto e bello
ricordarlo.
Sempre in quell’anno 1969, un astronauta
pioniere di nome Buzz Aldrin incarnò il
sogno di tutti, peccato per lui che venne
scelto per secondo, il “grande balzo
per l’umanità” toccò al numero 1: Neil
Armstrong!
Il ManNicomio - La messinscena di
“Andate al diavolo!” -una tomba per
amico- è frutto della passione e del
desiderio di tante persone del Gruppo
Manni di voler intraprendere un ulteriore
percorso formativo di sviluppo delle
capacità individuali e di squadra, sulle
orme di quello svolto tra l’estate del 2008
e l’inverno del 2009 con le applaudite
repliche proprio de “Lo Strappo”. Rifare in
pratica un’esperienza di Teatro d’impresa.
La Compagnia del ManNicomio torna così
alla ribalta: alcuni attori sono reduci della
passata esperienza; altri, la maggior parte,
al loro debutto. Una Compagnia che passa
dai già numerosi 18 de “Lo Strappo” a ben
25 attori presenti in scena, in un via vai di
situazioni e di intrecci piuttosto complessi.
Tante difficoltà e ostacoli per una sfida
da raccogliere con grande senso di
responsabilità, disciplina, organizzazione
e applicazione da parte di ciascuno.
I 25 attori sono vecchi e nuovi collaboratori
del Gruppo Manni. Alcuni lavorano
all’estero. Tutti hanno fatto lo sforzo di
provarci, di trovarsi con i colleghi la sera
dopo cena, durante le ferie, le domeniche.
Ci hanno provato, si sono impegnati, si
sono a turno scoraggiati, hanno detto
almeno una volta “è una pazzia” e almeno
un’altra “non ce la faremo, è troppo
complicato”. Hanno mandato al diavolo un
collega che sbagliava i tempi della battuta
o non ricordava le parole. Poi sono ripartiti,
ogni volta, più fiduciosi che mai nei propri
talenti e in quelli dei compagni di squadra.
Questo è il bello di una sfida formativa
che coinvolge la persona con le sue
problematiche, con i suoi timori e le
sue ambizioni. è il bello dell’esperienza
teatrale di gruppo, di una grande squadra
con 25 elementi, che aggiunti alla regia, ai
costumi, all’audio, le luci, l’allestimento, ha
coinvolto più di 30 persone. Una squadra,
un’orchestra che aveva ed ha un unico
obiettivo: andare in scena e mandare tutti
al diavolo…e mettersi a sognare in grande,
anche a costo della propria vita!… Ne è
valsa la pena. Ne varrà sempre la pena.
Cristiano Liuzzo
Verona, ottobre 2014
Personaggi
ed interpreti
Michele Longhitano
Direttore Risorse Umane
Nicola Bresciani
Brenno Brenno
Direttore Generale Appalachi
Enrico Allegrini
Toni Freni
Direttore Prevenzione e Sicurezza
Stefano Busellato
Maria Stuarda Scandàl
Impiegata Risorse Umane
Helen Stewart Scandellari
Pippo Sbrana
Direttore Vendite
Andrea Deanesi
Evita Peirò
Direttrice Marketing
Chiara Fabbri
Carmelo Co
Impiegato modello
Francesco Lombardo
Algìda Algìdova
Assistente Direttore Generale
Elisabetta Fabbri
Frisiano Cotenna
Direttore Amministrativo
Claudio Martini
Christopher Tschurtschentaler
Candidato Risorse Umane
Mario Thaler
Eva Braunau
Impiegata Direzione Generale
Denise Massella
Kevin Caschè
Product Manager
Mario Massella
Sidro Besciamèll
A.D. Giamaica Lingerie&Burlesque
Matteo Santucci
Mr. Demon
Pres. Giamaica Lingerie&Burlesque
Stefano Pisa
Ciaula il monatto
Addetto raccolta differenziata
Francesco Scaccia
Alessandro il monatto
Addetto raccolta differenziata
Simone Vesentini
i
e
er
Rigoletto Frangipane
Credit Manager
Gabriele Colombari
Dipendente Appalachi
Chiara Corsini
Nando
Venditore ambulante
Domenico Olmetti
Dipendente Appalachi
Francesca De Santis
Angelone
Categoria protetta sospetta
Cesare Arvetti
Dipendente Appalachi
Sabrina Guadin
Il Dottor Tomas
Responsabile vigilanza armata
Stefano De Donà
Dipendente Appalachi
Martina Menegardo
Giulia
Una donna per amico
Alessandra Bellutti
que
a
“Ognuno ha bisogno di un suo posticino...
Qui io vivo, qui io amo, qui io riposo, qui è la mia patria, qui io sono a casa.”
Kasern - Prastmann (Ahrntal - Valle Aurina)
...laddove finisce il mondo ed inizia il (mio) Paradiso...
Andate al diavolo!
Progetto Grafico
Davide Vaccari - Cristina Giacomin
una tomba per amico
Hanno contribuito
alla realizzazione
Le tue idee nero su bianco…ma anche a colori
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