acqua BENE COMUNE STRUMENTO DI PACE Il presente fascicolo, allegato al DVD THE WELL - Voci d’acqua dall’Etiopia, è stato realizzato da nell’ambito del progetto “Acqua bene comune, Acqua strumento di pace - attività di sensibilizzazione per l'Anno Internazionale della cooperazione nel settore idrico” in partenariato con Esplorare la Metropoli con il contributo di Premessa L’iniziativa ACQUA BENE COMUNE. ACQUA STRUMENTO DI PACE ha avuto come punto di partenza delle attività sul territorio di Torino e provincia THE WELL – Voci d’acqua dall’Etiopia. Il film documentario ci porta nella Regione Oromia, al confine con il Kenya, dove la troupe di Esplorare la Metropoli è stata accompagnata dallo staff locale di LVIA all’incontro con i Borana. Questa popolazione di pastori seminomadi, da secoli nella stagione secca sfrutta antichi pozzi scavati a mano chiamati pozzi cantanti, in ragione degli interminabili canti che accompagnano il lavoro dei giovani pozzaioli. L’uso di questi pozzi permette il superamento della stagione secca in attesa che tornino le piogge, sempre più scarse in un mondo messo a dura prova da cicli climatici sempre meno prevedibili, da incaute politiche di sviluppo e da trasformazioni politiche che hanno visto la voce stessa delle comunità pastorali sistematicamente emarginata. L’acqua rappresenta per i Borana un elemento centrale ed il suo uso è regolato attraverso istituzioni sociali complesse e raffinate, collaudate e rinnovate nel corso del tempo attraverso modalità di consenso, che hanno portato alla definizione dei Borana come di una società assembleare (Marco Bassi). Si tratta di regole che normano l’uso dei pozzi – fonte della vita di persone e mandrie – secondo principi di gestione sostenibile delle risorse naturali, responsabilità comunitaria, accoglienza nei riguardi dello straniero. L’acqua è una risorsa essenziale, ma limitata. L'uso sconsiderato delle riserve disponibili, gli elementi politici di squilibrio nelle condizioni di accesso, una sempre maggiore pressione della popolazione mondiale, l'effetto dei cambiamenti climatici: questi sono alcuni dei fattori che aumentano le tensioni e la competizione attorno all'uso dell'acqua in molte aree del pianeta. Nel linguaggio economico un bene con le sue caratteristiche, viene definito a domanda rigida: la quantità domandata è poco sensibile alle variazioni di prezzo, per cui l’acqua suscita grande interesse per il settore profit. E così si verifica sempre più spesso che la gestione del servizio idrico venga piegata a logiche di mercato. THE WELL ci presenta invece un’esperienza diversa: i Borana in una delle regioni più aride della terra, rappresentano la comunità umana che persegue l'obiettivo di gestire al meglio la preziosa risorsa, affinché essa sia disponibile per tutti. L’acqua non viene venduta o comprata: la contropartita del suo uso non è il denaro ma la relazione, che rinforza la comunità e rende possibile lo sfruttamento stesso di ogni pozzo. Gestire una sorgente d'acqua non ne determina la proprietà privata, perché l’ACQUA è VITA! Su questo tema, sulla scelta - che è innanzitutto culturale e sociale - fra una visione dell’acqua BENE COMUNE oppure tout court BENE ECONOMICO, siamo invitati dai registi Paolo Barbieri e Riccardo Russo di Esplorare la Metropoli a prendere una posizione, approfondendo e informandoci ulteriormente sul tema: il nostro essere cittadini del mondo ci richiama al senso della responsabilità e della scelta, per garantire la vita oggi e per definire scenari di sostenibilità e di giustizia per le generazioni future. Approfondimento sul film al sito www.thewell.it La visione della comunità internazionale su ACQUA, IGIENE e l’importanza della COOPERAZIONE Nel 2010 una Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU* ha sancito il fodamentale diritto all’acqua e ai servizi igienici, segnando una svolta epocale. Per decenni siamo stati “costretti” a mediare il diritto all’acqua – mai esplicitato – dal diritto alla vita e alla salute: come a dire che fino al 2010 si è ritenuto che fosse “evidentemente” da garantire a tutti l’accesso all’acqua, come all’aria! Perché come l’aria, l’acqua è alla base della vita. Eppure si è giunti ad un punto in cui si è reso necessario dichiarare, esplicitandolo, il diritto all’acqua. Per vari motivi: per il numero sempre troppo elevato di persone che nel mondo non hanno accesso all’acqua (nonostante la conoscenza e le tecnologie renderebbero possibile l’accesso almeno per assicurare a tutti la quantità minima indispensabile stabilita dall’OMS in 25 litri procapite/giorno); per l’evidente e crescente mercificazione globale dell’acqua, un fenomeno che tende a spostare l’acqua dall’asse BENE/DIRITTO a quello BISOGNO/MERCE. *Risoluzione ONU GA/10967 del 28/7/2010 La Risoluzione dell’ONU afferma dunque l’accesso all’acqua “diritto fondamentale e fondante per il pieno godimento di altri diritti: alla vita, alla salute, all’istruzione”. In un’ottica di sussidiarietà con le istituzioni e con le comunità locali, individua la cooperazione internazionale come strumento per ristabilire gli equilibri mondiali nell’accesso all’acqua, per garantire strutture, costruire una governance locale dell’acqua e dei servizi igienici. Nel 2013 poi, a sostegno ulteriore dell’impegno assunto nel 2010, le Nazioni Unite hanno deciso di proclamare l’Anno Internazionale della Cooperazione nel Settore Idrico: l’occasione per costruire una piattaforma per far convergere gli impegni presi sia dal Sistema Nazioni Unite, sia da altre organizzazioni regionali o internazionali, dai governi, dalla società civile e dalle imprese, anche al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi legati alle risorse idriche e sulle possibili soluzioni, in modo da sviluppare un ambiente favorevole alla nascita di nuove idee, per trovare il modo più efficace di raggiungere gli obiettivi concordati a livello internazionale sull’acqua, garantire equità e pace. acqua BENE COMUNE Nel riflettere sulla definizione di BENI COMUNI, facciamo riferimento al lavoro svolto dalla Commissione Rodotà per la modifica delle norme del Codice Civile in materia di beni pubblici,* che al comma 3 dell’Articolo unico del disegno di legge delega, prevede come criterio direttivo generale: “c) Previsione della categoria dei beni comuni, ossia delle cose che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona. I beni comuni devono essere tutelati e salvaguardati dall’ordinamento giuridico, anche a beneficio delle generazioni future.” L’acqua, diritto umano fondamentale, rientrerebbe quindi a pieno titolo nel novero dei BENI COMUNI. Il lavoro della commissione resta oggi a nostra disposizione come traccia di ragionamento e riflessione sui beni pubblici, perché con il cambio di Governo della primavera del 2008, dopo la sola presentazione al Senato, rimase lettera morta. Nella nostra giurisprudenza non resta che far riferimento alla sentenza della Corte Costituzionale 210/’87 che annoverando l’acqua tra i beni ambientali, consegna allo Stato in via esclusiva la funzione di salvaguardia sia per la tutela delle acque che per la loro fruizione. Nel corso dell’ultimo decennio si è affermato, a sostegno delle privatizzazioni, che l’acqua è un bene pubblico mentre il servizio idrico può essere affidato in gara a privati per ottimizzarne la gestione. Ma è possibile considerare l’acqua un bene comune, pubblico e privatizzare la gestione del servizio idrico, pur con “l’obiettivo di favorire la diffusione dei principi di concorrenza, libertà di stabilimento e libera prestazione dei servizi”?* A parere di molti, fra cui LVIA, privatizzarne la gestione è privatizzare l’acqua. Dalle esperienze in corso in molte parti del mondo non è nemmeno dimostrata la corrispondenza fra forma giuridica privata del gestore e la maggiore efficienza nella gestione del servizio, con corrispondente il miglior servizio per l’utente finale! Così Parigi per prima, Berlino, Madrid, Grenoble - in Europa - e in Italia, Napoli e Palermo, hanno ri-pubblicizzato il servizio idrico perché insoddisfatte della gestione privata e per assicurare la piena applicazione del principio dell’accesso all’acqua per tutti. *Art. 23 bis DL 112/2008 *Istituita presso il Ministero della Giustizia con Decreto del Ministro il 21 giugno 2007, in vista della riforma del Titolo II, Libro III del Codice Civile del 1942, nonché di altre parti Sulle diverse posizioni: www.worldwaterforum6.org/en/ www.acquabenecomune.org www.eaudeparis.fr acqua STRUMENTO DI PACE Difendere l’acqua pubblica, gestire in modo democratico e partecipato sui territori la gestione del servizio idrico, gestire le acque transnazionali secondo modalità definite da trattati che garantiscano le popolazioni locali, può costituire una buona base di partenza per la costruzione di scenari futuri di pace. Ismail Serageldin, vicepresidente della Banca Mondiale, nel 1995 affermò: “Se le guerre del XX secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del XXI avranno come oggetto del contendere l’acqua”. L’intera storia dell’umanità ha visto questa risorsa scarsa - essenziale per la vita di uomini, animali e per irrigare i campi, fulcro di importanti civiltà – al centro di dispute e conflitti per il suo controllo. Ma possiamo affermare che, come nel XX secolo il petrolio ha disegnato la mappa geopolitica del globo, in futuro – in uno scenario caratterizzato da scarsità d’acqua sempre più importante, unitamente ad una forte crescita demografica - la vitale risorsa sarà sempre più al centro del sistema di potere e di controllo, nonché motivo di conflitto. A meno che la comunità umana, sulla spinta anche della società civile che in modo costante e importante preme per la piena attuazione del diritto fondamentale all’acqua, non riuscirà a gestire l’acqua come bene comune. Questa è la vera sfida per il futuro delle nuove generazioni. Da Le guerre per l’acqua, di Mohammed Mesbahi, 2006: Nel 1979 Sadat disse: “L’unica questione che può portare di nuovo l’Egitto in guerra è l’acqua”. La sua minaccia era diretta all’Etiopia. Re Hussein di Giordania disse la stessa cosa nello stesso anno e la sua minaccia era diretta ad Israele. Negli anni ’80 i servizi segreti del governo statunitense valutarono dieci luoghi in cui sarebbero potute scoppiare guerre per l’acqua: Giordania, Israele, Cipro, Malta, la penisola araba, Algeria, Egitto, Marocco, Tunisia e lo Yemen. Più di 200 sistemi fluviali attraversano i confini internazionali (sono le cosiddette Acqua transnazionali). Nel 1999 Gheddafi ammonì che la “prossima guerra nel Medio Oriente potrebbe riguardare la diminuzione delle scorte d’acqua”. Altri affermano che i conflitti passati e presenti nel Medio Oriente hanno sempre riguardato l’acqua. La scarsità d’acqua in Medio Oriente è veramente critica. Il 4,5% della popolazione mondiale vive nell’area che contiene metà del petrolio mondiale, il 2% delle precipitazioni e lo 0,4 % delle scorte d’acqua recuperabili del mondo. È una delle regioni del mondo più colpite dal problema della carenza idrica, con livelli qualitativi che si vanno deteriorando e scorte d’acqua che vanno scemando. Si prevede che la scorta idrica pro capite in Arabia, entro il 2030, si ridurrà della metà. Invitiamo a consultare la pagina in cui sono riportate guerre e dispute per l’acqua in una mappa storico-geografica: www.worldwater.org/conflict/map/ Chi è la LVIA? La LVIA – Associazione di Solidarietà e di Cooperazione Internazionale, è un'organizzazione non governativa (ONG) presente in Africa da quasi 50 anni. Realizza programmi di sviluppo per valorizzare l’impegno, le capacità e le risorse delle comunità locali nello sradicamento della povertà e nel miglioramento delle condizioni di vita. Riconosciuta dall'Unione Europea e dal Ministero degli Affari Esteri, la LVIA ha inviato, dopo un’adeguata formazione culturale e professionale, centinaia di volontarie e volontari a lavorare al fianco delle popolazioni dei paesi più poveri del mondo. Per LVIA l’acqua è il primo dei diritti umani e fu in questo settore che iniziò ad operare nel 1967 in Kenya. Con quel primo intervento iniziò la Storia d’Acqua scritta insieme a tanti partner africani: alle comunità rurali e quelle urbane; alle autorità locali competenti in materia di Risorse Idriche; ai Ministeri, che per l’esperienza maturata dall’associazione hanno chiamato LVIA a collaborare. Com’è successo anche in Etiopia, in territorio Borana, dove la LVIA ha collaborato per trovare soluzioni alla grave carenza idrica: nel film è documentato lo scavo in profondità della rampa d’accesso al pozzo tradizionale e la riabilitazione di un sistema di pompaggio non funzionante e che oggi è della comunità che lo autogestisce: infatti, nello stile LVIA, alle comunità locali viene trasferito il knowhow per la gestione delle opere che, a pieno diritto, saranno della Comunità. Dal 2003 LVIA è attiva in Italia con Acqua è Vita, la Campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi lanciata allo scopo di offrire opportunità di cittadinanza attiva per l’acqua e per partecipare al cofinanziamento di progetti in Africa. “Riteniamo che l’accesso all’acqua sia un diritto inalienabile della persona e ci impegniamo a far sì che venga riconosciuto come tale e applicato a tutti i livelli, locale, nazionale e internazionale” (Da “I principi di Acqua è Vita”). Per info: www.lvia.it e www.acquaevita.it L’importanza per LVIA di una gestione democratica e responsabile della risorsa acqua Promuovere il diritto all’acqua migliorando l’accesso all’acqua pulita e l’igiene è, sin dalle origini, parte fondamentale della missione di LVIA. I richiami importanti delle Nazioni Unite, l’Enciclica Caritas in Veritate - un riferimento per l’associazione - che afferma la necessità di maturare “una coscienza solidale che consideri l’alimentazione e l’accesso all’acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni”, consapevole che “la condivisione dei doveri reciproci mobilita assai più della sola rivendicazione dei diritti”, spronano LVIA a continuare su questa strada condivisa con molti: potenziando al Nord le attività di advocacy e lobbing, in rete con altre Ong*, e continuando le azioni della Campagna Acqua è Vita che dal 2003 ha raggiunto migliaia di cittadini in Italia (www.acquaevita.it). In Africa, nel settore idrico, dal 1967 LVIA ha contribuito a garantire l’accesso all’acqua, promuovendo il rispetto dei sistemi locali di gestione dell’acqua e delle risorse naturali che hanno un valore profondamente legato alle esistenze di modi di vita e cultura, la gestione partecipata e la responsabilità per l’implementazione e la governance della risorsa idrica, con il riconoscimento delle istituzioni sociali tradizionali nella gestione dell’acqua. Le infrastrutture sono realizzate coinvolgendo la popolazione nella concezione, realizzazione e gestione: vengono elaborate soluzioni appropriate al contesto sociale, culturale ed economico del luogo, per garantire la sostenibilità del* ButterflyEffectNgoCoalition l’opera e assicurare che la struttura sia pienamente presa in carico dalla comunità. Così quando si realizza un acquedotto, la comunità del villaggio può contribuire anche finanziariamente all’opera, si occupa dello scavo delle trincee, della posa e copertura dei tubi e di reperire sabbia e ghiaia: se il villaggio lavorerà alla realizzazione dell’opera, il punto d’acqua diventerà una responsabilità e un impegno collettivo. Per l’aspetto gestionale, vengono formati dei Comitati i cui componenti sono scelti dalle stesse comunità: hanno la responsabilità di supervisionare il prelievo dell’acqua e di gestire le spese di manutenzione, decidere la tariffa, garantendo la piena trasparenza grazie a monitoraggi e al controllo di gestione. All’interno del Comitato, vengono formate persone che garantiranno il controllo dell’igiene del punto d’acqua e il corretto utilizzo. Dal lato dell’empowerment, soprattutto di giovani, LVIA ha promosso la formazione di centinaia di artigiani e tecnici locali e la costruzione di laboratori, come è avvenuto ad esempio in Tanzania, Senegal, Kenya, Etiopia, per la realizzazione e la manutenzione di attrezzature idriche (principalmente impianti eolici, solari e acquedotti, e di numerose tipologie di schemi idrici come cisterne, protezione di sorgenti, sistemi familiari di captazione e stoccaggio dell’acqua, ecc.). I progetti sono realizzati in accordo e nell’ambito delle politiche e delle strategie adottate nel paese, a rafforzamento della governance locale dell’acqua: spesso i progetti idrici prevedono formazioni volte al rafforzamento delle competenze degli Uffici tecnici locali. ACQUA: non un problema, ma il problema per lottare contro la povertà in modo efficace Il problema dell’acqua è quanto mai al centro di un dibattito locale e globale. I dati ci dimostrano la gravità della situazione. Ogni giorno, nel mondo: • circa 884 milioni di persone non hanno accesso all'acqua potabile (la maggior parte vive nel Sahel); • più di 2,6 miliardi di persone non hanno accesso ai servizi sanitari di base; • circa 1,5 milioni di bambini sotto i 5 anni di età muoiono per cause legate alla cattiva qualità dell’acqua; • 443 milioni di giornate scolastiche vengono perse ogni anno a seguito delle malattie connesse alla mancanza di acqua e di servizi igienico-sanitari. Esiste una correlazione fra la mancanza di acqua e di servizi igienico-sanitari e la povertà estrema, condizione in cui un individuo ha a disposizione un reddito inferiore a un dollaro al giorno. Per questo, nel dichiarare l’acqua un diritto fondamentale, le Nazioni Unite hanno aggiunto che esso è essenziale “al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani”. Infatti vivere in condizioni di privazione di servizi idrici e igie- nici infatti mina la salute compromettendo la buona qualità della vita e le forze necessarie per affrontare la quotidianità e quindi anche il lavoro; strappa al diritto allo studio i bambini, soprattutto le bambine, impegnate con le madri nel duro lavoro quotidiano per l’acqua per l’approvvigionamento familiare; impedisce alle donne di dedicarsi ad attività che non siano meramente di sopravvivenza per sé e le proprie famiglie, impoverendo il loro ruolo sociale ed economico. E ancora, se non esiste possibilità di irrigare, la produzione di cibo può risultare insufficiente, mentre può diventare impossibile riuscire a vendere delle eccedenze per assicurarsi un reddito aggiuntivo; se non c‘è accesso all’acqua, anche per gli animali allevati, questi si ammalano e muoiono compromettendo sia il diritto al cibo che le opportunità di reddito. Possiamo dunque sostenere che creare i presupposti per la garanzia del diritto all’acqua e ai servizi igienico-sanitari, costituisce il primo passo nella lotta alla povertà estrema, obiettivo che dovrebbe essere primario per la politica, responsabilità dei Governi locali, delle Organizzazioni internazionali e della Società civile, quindi di tutti. Possibili interventi per garantire l’accesso all’acqua POND (invasi scavati) con sistemi di filtraggio POZZI TRIVELLATI (fino a 250 mt) us o POZZI SCAVATI A MANO (fino a 30 mt) u man o PROTEZIONE DI SORGENTI eva SISTEMA DI RACCOLTA DI ACQUE PIOVANE all ACQUEDOTTI men to POZZI CON SISTEMI DI POMPAGGIO AD ENERGIA SOLARE O EOLICA (fino a 30 mt) POZZI DI IRRIGAZIONE (scavati a mano senza protezione superficiale) Per maggiori informazioni sui sistemi: V. pag 28 e 29 del Catalogo Acqua è vita: www.lvia.it/materiali/pubblicazioni ag r BARRAGE PER LA RACCOLTA DELLE ACQUE DI SUPERFICIE (senza scavo) i co ltur a SISTEMI DI IRRIGAZIONE GOCCIA A GOCCIA IO e L’ACQUA: in bilico fra diritto e consumo, fra uso e spreco L’importanza di essere consumatori consapevoli e responsabili Ogni persona sul pianeta ha bisogno di CONSUMARE acqua: abbiamo il DIRITTO ad averne a disposizione per poterla bere, usarla per lavarci e pulire casa, per cucinare. Ogni persona sulla terra dovrebbe disporne di almeno 25 litri al giorno (quantità minima indispensabile), come stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma dove l’accesso all’acqua è a chilometri da casa e ad ore di cammino, la disponibilità di acqua (quasi mai adatta ad uso umano) può crollare a 5 litri, come si verifica in molte zone del Sahel. Noi che viviamo nella società dei consumi (che sono anche fortemente “consumi d’acqua”), forse non abbiamo una corretta percezione della quantità d’acqua che utilizziamo ogni giorno e, soprattutto, non siamo consapevoli che il nostro consumo d’acqua deve comprendere anche l’acqua che viene impiegata nei processi produttivi di ogni bene consumato. Nel 2002 l’UNESCO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura), ha definito l’acqua consumata nella produzione di beni e servizi, ACQUA VIRTUALE. Se facciamo attenzione a questo aspetto scopriremo che siamo dei sorprendenti consumatori d’acqua! In Italia il consumo medio pro-capite d’acqua è di 358 litri/giorno. Negli Stati Uniti è di 556 litri, in Eritrea è di 5 litri. L'Italia è anche il terzo consumatore mondiale di acqua in bottiglia, con una produzione di CO2 (che contribuisce a creare l’effetto serra) di 1,2 tonnellate. Possiamo affermare che tanto più i nostri consumi si fanno superflui (cioè non indispensabili per vivere e godere appieno dei diritti fondamentali della persona come salute, istruzione, vivere dignitoso, etc.), tanto più il nostro consumo d’acqua da utilizzo indispensabile, si fa voluttuario, ma anche spreco. In termini scientifici moderni diremo che la nostra IMPRONTA IDRICA è elevata ed è in crescita: richiediamo acqua in quantità sempre maggiore, soprattutto producendo nei settori agricoltura, allevamento e industria, oltrepassando la capacità di autorinnovamento della risorsa. Il problema fondamentale è che spesso siamo consumatori non abbastanza consapevoli, cioè non conosciamo bene le conseguenze delle nostre scelte e delle azioni che compiamo. Suggeriamo l’approccio al tema fornito sul sito: www.waterfootprint.org COSA POSSO FARE IO? ABITUATI a pensare che i grandi problemi globali sono anche tuoi…e che anche tu puoi concorrere alla loro soluzione! CERCA di conoscere, sapere, assicurati un’informazione che rappresenti le diverse posizioni sui temi. ASSUMI le tue responsabilità e realizza scelte consapevoli, a partire da quelle quotidiane di consumo. Per quanto riguarda l’ACQUA: ✔ TIRA l’acqua in bagno solo quando è necessario e dota lo scarico di due pulsanti dosatori ✔ meglio fare la DOCCIA che il bagno: e quando ti insaponi, chiudi l’acqua ✔ usa lavatrice e lavastoviglie (a risparmio idrico e energetico) solo A PIENO CARICO ✔ ✔ ✔ CHIUDI il rubinetto quando lavi i denti INSTALLA dei frangigetto ai rubinetti di casa consuma FRUTTA E VERDURA DI STAGIONE, provenienti dal tuo territorio: verranno consumate meno risorse, fra cui acqua! ✔ consuma MENO CARNE: la dieta mediterranea è amica della salute e dell’ambiente; ricorda che tra le cose che mangiamo la carne di bovino ha la maggiore impronta idrica: 15.600 litri/Kg prodotto ✔ per INNAFFIARE le piante, usa l’acqua del lavaggio di frutta e verdura ✔ IN ESTATE innaffia orto, piante o giardino quando il terreno non è più caldo, o tutta l’acqua evaporerà ✔ ✔ per lavare l’AUTO usa un secchio e non l’acqua corrente “ La cultura del benessere [...] porta alla globalizzazione dell’indifferenza. [...] La globalizzazione dell’indifferenza ci rende innominati, responsabili senza nome e senza volto” SOSTIENI un progetto LVIA per garantire il diritto all’acqua per tutti nel mondo. (Papa Francesco, Lampedusa 8/7/2013) La Risoluzione dell’ONU del 28 luglio del 2010, ci porta a considerare l’acqua un bene comune e non una merce, un bene economico di cui assicurarsi il controllo. E ci invita ad agire per garantire tale diritto a tutti nel mondo: il diritto all'acqua potabile e sicura “ed Dichiara ai servizi igienici un diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani; invita gli Stati e le organizzazioni internazionali a fornire risorse finanziarie, competenze e tecnologie, attraverso l’assistenza e la cooperazione internazionale in particolare verso i paesi in via di sviluppo, al fine di incrementare gli sforzi per fornire acqua potabile sicura, pulita, accessibile e disponibile e servizi igienico-sanitari per tutti…” 1966 • 2006 Associazione di solidarietà e cooperazione internazionale www.lvia.it Cuneo Corso IV Novembre, 28 12100 Cuneo tel. 0171.696975 Torino Via Borgosesia, 30 10145 Torino tel. 011.7412507 [email protected] [email protected]