2014
Echi lontani
Organi in Concerto
Itinerari sugli Organi Storici restaurati
Autunno 2014
Sabato 25 Ottobre, ore 18.30
Ales, Cattedrale SS. Apostoli Pietro e Paolo
L'Organo: Strumento divino
Valeria Locci Organo
Clorinda Atzeni Canto
Domenica 26 Ottobre, ore 18.00
Barumini, Parrocchia B.V. Immacolata
L'Armonia dell'Organo
Valeria Locci Organo
Clorinda Atzeni Canto
Venerdì 31 Ottobre, ore 20.00
Oristano, Chiesa San Martino (Piazza San Martino)
L'Organo: Macchina meravigliosa
Valeria Locci Organo
Clorinda Atzeni Canto
Voi avete qui dei bellissimi esempi di Organi del Sei-Settecento. A parte la
preziosità dovuta all’età, vale la pena di ricordare che gli strumenti italiani
di questo periodo, e sino a buona parte del 1800, nascevano con uno scopo
ben preciso: sostenere il canto. Con questo non voglio dire che fossero
semplici strumenti da accompagnamento, ma una cosa molto più
importante: sono figli di una ‘spiritualità dell’organo’ che sentiva la voce di
questi strumenti intimamente affine alla voce umana.
Se guardiamo al funzionamento dell’Organo, com’è costruito, notiamo che
anche il modo in cui il suono viene prodotto è profondamente affine al
modo in cui una persona che canta emette la voce. I mantici sono come i
polmoni e, esattamente come il bravo cantante si dice che “canta sul fiato”,
cioè tiene costante la pressione dell’aria mentre canta, così fanno i mantici.
Le canne, ognuna delle quali emette una singola nota, hanno le “bocche”.
Possiamo pensare ad ogni registro come ad una persona che canta, e
l’unione di più registri ci rimanda al coro.
Anche il timbro di questi strumenti è particolare, se confrontato con il
timbro di strumenti di diverse epoche e paesi: il cosiddetto registro di
‘principale’ è infatti timbricamente molto affine ad una persona che canta e
l’attacco delle canne, la cosiddetta ‘pronuncia’, sembra rimandare al fluire
di un discorso, con tutte le sue consonanti oltre che le sue vocali.
Per tutti questi motivi abbiamo scelto di aprire il concerto con una Messa.
Una messa mariana. Frescobaldi l’ha infatti scritta basandosi sulle melodie
gregoriane della “Missa cum jubilo” che si canta in feste e solennità
mariane. Apre la messa una Toccata strumentale breve e solenne. Viene poi
l’atto penitenziale, quello che adesso è brevemente recitato con “Signore
pietà-Cristo pietà-Signore pietà”. In questo caso l’Organo dà l’intonazione a
chi canta e vi si alterna, in un gioco particolarmente suggestivo e solenne,
che ci rimanda ad un tempo del sacro diverso da quello attuale.
Viene poi la Canzon dopo la Pistola che veniva suonata dopo le letture.
Un’altra breve Toccata precede poi il Ricercare. Il Ricercare era un pezzo
contrappuntistico dove le varie “voci”, cioè le melodie, si stratificavano
l’una sull’altra: questo è un caso particolare perché è stato scritto per
accompagnare le litanie lauretane. Verrà poi una Toccata per l’elevazione:
ai tempi non solo non era proibito suonare per l’elevazione, ma era anzi
obbligatorio per sottolineare la solennità del momento; rispetto alle altre
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brevi toccate, questa è più tesa, ricca di dissonanze, perché doveva
rimandare alle sofferenze della Passione di Gesù.
Dopo l’elevazione verrà cantata l’Antifona di comunione. Abbiamo scelto
l’antifona eucaristica per eccellenza, Gustate et videte. Chiuderà la nostra
ideale messa un’altra Toccata di carattere ben diverso dalle altre che
l’hanno preceduta: la toccata di fine messa era un pezzo strumentale
piuttosto libero e, possiamo dirlo, aveva anche la funzione di accompagnare
il defluire dei celebranti e dei fedeli.
L’Organo non accompagnava solo parti proprie della Messa, ma faceva
anche da ‘commento’ strumentale ad inni religiosi in cui poteva alternarsi
con il canto. E’ il caso dei versetti per organo di Frescobaldi sull’inno Ave
Maris stella.
La stretta contiguità tra musica vocale e strumentale è paradossalmente
testimoniata anche dalla commistione tra sacro e profano: capitava quindi
che, in raccolte di musica destinate sia al Cembalo ma anche all’Organo
(strumento liturgico per eccellenza), si trovassero brani strumentali le cui
melodie erano di provenienza profana. E non doveva essere raro che gli
organisti suonassero tali brani in chiesa, a giudicare dallo zelo con cui le
gerarchie ecclesiastiche tuonavano contro la cattiva abitudine di suonare in
chiesa canzonette di origine profana. E’ il caso della canzone popolare
Madre non mi far monaca su cui tanti musicisti hanno scritto variazioni
strumentali; nel programma di questo Concerto sentiremo la versione di
Francesco Storace. La canzoncina era ben conosciuta in tutta Europa, in
diverse lingue e varianti. The Queen’s Alman, di Byrd, è basato su una
melodia leggermente diversa in uso in Francia.
Siamo in chiusura. Dal sacro al profano e di nuovo al sacro. Il fatto che
melodie ben conosciute fossero cantate da tutti poteva anche essere sfruttato
per veicolare ammonimenti morali o temi religiosi, come veniva fatto nei
cosiddetti ‘travestimenti spirituali’.
E così, sulla melodia del Ballo di Mantova, si diffonde una versione cantata
in cui si mettono in guardia i fedeli dalle lusinghe dei piaceri terreni.
Valeria Locci
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Ales, Cattedrale SS. Apostoli Pietro e Paolo, Sabato 25 Ottobre 2014
Barumini, Parrocchia B.V. Immacolata, Domenica 26 Ottobre 2014
Oristano, Chiesa San Martino, Venerdì 31 Ottobre 2014
Valeria Locci Organo
Clorinda Atzeni Canto
Girolamo Frescobaldi (1583 - 1643)
dalla Missa della Madonna (1)
- Tocata avanti la Messa
- Kyrie - Christe - Kyrie alternatim Gregoriano
- Canzon dopo la pistola
- Tocata avanti il Recercare
- Recercar con obligo di cantare la Quinta parte senza tocarla
- Tocata per le Levatione
(Antifona-Canto gregoriano) Gustate et videte
- Toccata V (2)
Girolamo Frescobaldi
Hinno Ave Maris Stella (2) alternatim Gregoriano
Anonimo del XVII secolo
Madre non mi far monaca
Bernardo Storace
(ca. 1637 - ca. 1707)
Monica (3)
William Byrd
(ca. 1543 - ca. 1623)
The Queen’s Alman (4)
Anonimo del XVI secolo
Fuggi, fuggi, fuggi dal mondo bugiardo
Giovan Battista Ferrini
(ca. 1601 - 1674)
Ballo di Mantova
(1) da Fiori Musicali di diverse compositioni, Toccate, Kyrie, Canzoni, Capricci e Recercari, in partitura,
Venezia, 1635
(2) da Il secondo libro di Toccate, Canzone, Versi d’Hinni, Magnificat, Gagliarde, Correnti et altre partite
d’intavolatura di cembalo et organo, Roma, 1627
(3) da Selva di varie composizioni, 1664
(4) da Fitzwilliam Virginal Book , 1609
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Valeria Locci , conseguito il diploma in Pianoforte presso il Conservatorio
“Giovanni Pierluigi da Palestrina” di Cagliari, si è perfezionata successivamente
con i Maestri Andrea Bambace e Bruno Mezzena. In seguito si diploma in
Clavicembalo nel medesimo Conservatorio con il M° Fernando De Luca.
L’interesse per le tastiere storiche la porta ad approfondire lo studio della musica
per Organo e a partecipare a Masterclass tenute dai Maestri Luigi Ferdinando
Tagliavini, Michael Radulescu, Enrico Viccardi e Christopher Stembridge.
E’ stata invitata ad esibirsi come pianista, clavicembalista e organista in diverse
rassegne concertistiche.
L’interesse per la musica liturgica l’ha inoltre avvicinata allo studio del Canto
Gregoriano e delle varie forme di canto sacro, in particolare sotto la guida del Prof.
Luigi Delogu.
Attualmente collabora presso la Chiesa di San Francesco a Iglesias come Direttore
del Coro Francescano e come Organista (suona l’Organo [Proveniente dalla Chiesa
di Santa Maria di Bethlem a Sassari] del 1755 costruito dai napoletani Giuseppe
Baffi e Giovanni Rossi, ampliato intorno al 1798 dai fratelli Giuseppe e Salvatore
Priante di Sassari).
Clorinda Atzeni, inizia la sua formazione musicale ad Iglesias presso la Chiesa di
San Francesco sotto la guida del M° padre Emilio Maccioni, già allievo del Maestro
di cappella della Basilica di Assisi padre Domenico Maria Stella.
Ha partecipato a diversi Seminari sulla Lettura della partitura tenuti per Studium
Canticum dai Maestri Pier Paolo Scattolin e Stefania Pineider.
Partecipa regolarmente ai Corsi sul Canto Gregoriano tenuti dal M° Giacomo
Baroffio nel Monastero Benedettino di Sorres e, sempre presso lo stesso monastero,
ai Convegni-Studio a cura del M° Angelo Rosso che per oltre 20 anni è stato
direttore del Coro dell’Università Cattolica di Milano.
Attualmente impegnata ad Iglesias nello studio del Canto sacro, liturgico e profano
con la M° organista Valeria Locci nella Chiesa di San Francesco, della Polifonia
rinascimentale e dell’autore sacerdote iglesiente don Pietro Allori con il Gruppo
Vocale Don Allori al momento seguito dal M° Angelo Rosso.
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Valeria Locci
Clorinda Atzeni
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Ales, Cattedrale dei SS. Apostoli Pietro e Paolo
1667 (collocazione) - Anonimo fabbricante di scuola romana.
Ascrivibile all’ambito dei romani Giuseppe Testa e Giuseppe Catarinozzi, l’organo
«ad ala» del Duomo di Ales venne acquistato per volontà del Vescovo Giovanni
Battista Brunengo. Un pagamento datato 1 Luglio 1667 conferma la provenienza
romana dello strumento. Nel 1667 l’organo viene assemblato dal valenzano Joseph
Garçia, organaro-liutaio residente a Cagliari nel quartiere della Marina. Smontato
intorno alla metà del Novecento lo strumento ha subito spostamenti in vari locali
attigui alla Cattedrale alerese che hanno determinato la dispersione e la distruzione
di svariato materiale fonico. Un accorto restauro del 2001, operato da Fabio Lissia,
ha restituito funzionalità al prezioso strumento. Attualmente è l’organo più antico
esistente in Sardegna.
Ubicato su pedana mobile a livello del pavimento della Chiesa. Cassa trapezoidale
di semplice fattura, dotata di portelle per le due facciate e legature lignee decorate
ad intaglio. Prospetto: facciata anteriore di 22 canne (canna maggiore: Principale,
Do2); facciata posteriore di 23 canne (canna maggiore: Ottava, Do1); bocche
allineate. Tastiera, ricostruita, di 45 tasti (Do1/Do5) con prima ottava corta.
Trasmissione meccanica a pironi. Registri comandati da tiranti in ferro con
terminale a pomello posti alla destra della Tastiera.
Disposizione fonica:
(1-8) Principale 8’
(7) Ottava 4’
(2) Decimaquinta
(3) Decimanona
(4) Vigesimaseconda
(5) Vigesimasesta
(6) Vigesimanona
Tirapieno [aziona le file dalla XV]
Somiere maestro a tiro realizzato in un unico pezzo di noce. Crivello in cuoio. Due
mantici a cuneo con sei pieghe azionati manualmente attraverso funi e con
elettroventilatore. Pressione 52 mm. Diapason 443 Hz. Temperamento mesotonico.
Bibliografia:
Fabio Lissia, Roberto Milleddu, L’organo seicentesco della Cattedrale di Ales,
Campi Bisenzio, s.e., 2001.
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Barumini, Chiesa Parrocchiale della B.V. Immacolata
1799 - Giuseppe e Salvatore Priante, Sassari.
Nel febbraio 1799 Giuseppe Priante, anche a nome del fratello Salvatore, firmava il
contratto con il quale si impegnava a realizzare un nuovo organo per la Parrocchiale
di Barumini che viene collocato in sede nel 1801. Negli anni successivi l’organo
venne riparato da Antonio Mariano Priante, nipote dei suddetti, attivo a Mandas e
nel 1961 dagli eredi Piras di Pimentel che sostituirono la tastiera e la pedaliera. Nel
1985 è stato restaurato da Vincenzo Salvato di Padova.
Ubicato originariamente in coro, attualmente è posto nella prima cappella del fianco
settentrionale. Cassa di semplice fattura dipinta in verde. Prospetto: 31 canne (11-911, canna maggiore La# 1), bocche allineate nel comparto centrale, divergenti in
quelli laterali. Tastiera e pedaliera non originali. Pedaliera: 13 tasti dritti paralleli
(Do1-Re#2; 13° tamburo).
Disposizione fonica:
Principale
Ottava
Duodecima
Decimaquinta
Decimanona
Vigesimaseconda
Vigesimasesta
Vigesimanona
Voce umana
Flauto in XII
Due leve poste ai lati della tastiera azionano il tamburo a due canne e la zampogna
(canna unica rifatta nel corso del restauro, con risuonatore e noce/canaletta in
legno). Un mantice a “canotto” alimentato da elettroventilatore supplisce agli
originali due mantici a cuneo, collocati nel vano sottostante l’armadio. Sul primo
ventilabro a sinistra si legge l’iscrizione ad inchiostro: Sasari [sic] D.O.M. / 1799.
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Oristano, Chiesa di San Martino
Anni ‘70 del 1700 - Attribuito a Giuseppe Lazzari, Cagliari
Proviene dalla Chiesa di San Francesco di Oristano da dove venne trasferito nel
1912. Lo stile costruttivo non lascia dubbi nell’assegnarlo al fabbricante lombardo
Giuseppe Lazzari (Chiavenna 1709 - Cagliari 1784), attivo nel quartiere della
Marina a Cagliari, che fra il 1754 e il principio degli anni ’80 contribuisce al
rinnovamento di una parte consistente degli organi in uso nelle chiese delle diocesi
centro meridionali dell’isola. Nel corso degli anni ha subito numerose
manomissioni e modifiche che la ditta “A. Pedrini di Binanuova”, che ne ha curato
il restauro ricollocandolo in sede nel 1998, ha eliminato riportando lo strumento alla
sua struttura originaria ricostruendo i due mantici a cuneo azionati da stanghe, la
tastiera in bosso ed ebano e, su modello coevo, la pedaliera; sono stati anche
ricostruiti gli effetti di Zampogna e l’Uccelliera che rappresentano simpatici e
gioiosi richiami alla musicalità popolare. Particolare impegno ha richiesto il
restauro della cassa lignea, che si presentava in grande degrado per il tarlo ma
anche pesantemente deturpata da interventi successivi alla costruzione; con attenta
cura è stata recuperata la coloritura originaria e i fregi lignei intagliati che decorano
le camiture di facciata.
Ubicato al centro della cantoria sovrastante la porta d’ingresso. Cassa lignea dotata
di ante con prospetto a tre campate. Prospetto: 25 canne in stagno (9-7-9)
appartenenti al registro Principale 8’. Tastiera ricostruita di 45 note (Do 1-Do5),
prima ottava corta. Pedaliera ricostruita in noce di 8 pedali con prima ottava corta,
costantemente unita alla tastiera mediante tiranti in cotone. Registri azionati da
tiranti in ferro, con pomolo in ottone, disposti a sinistra della tastiera su due
colonne. Sulla sinistra della tastiera un pannellino intagliato copre il vano
contenente le ‘galanterie’ di Uccelliera e Zampogna. Cartellini non originali.
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Disposizione fonica:
Voce umana
Flauto in XII
Principale 8’
Ottava 4’
Duodecima
Decimaquinta
Decimanona
Vigesimaseconda
Vigesimasesta
Vigesimanona
Somiere maestro a tiro in noce con dieci stecche pure in noce. Ventilabri in abete;
cappucci passafilo sul pavimento di secreta. Somiere parziale ricostruito per le
prime otto canne in legno del Principale 8’ con propria alimentazione. Crivello del
somiere in pioppo con bocche soprastanti. Due mantici a cuneo, ricostruiti,
azionabili manualmente attraverso stanghe nonché da elettroventilatore con valvola
a tendina. Canne in metallo in lega di piombo stagno, più ricca per la facciata. Le
prime quattro canne dell’Ottava 4’ sono in legno di castagno. Diapason 440 Hz. a
18° C.; Pressione 48 mm in colonna d’acqua.
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Un ringraziamento particolare al Parroco della Cattedrale di Ales (Don Petronio Floris ),
al Parroco della Chiesa Parrocchiale di Barumini (Don Aldo Carcangiu) ed al Sig.
Lino Cadoni attento custode della Chiesa San Martino di Oristano.
Un doveroso ringraziamento a Roberto Milleddu, per le Schede degli Organi
Storici, ed a Roberto Palmas, della Ditta Arte Organaria Sarda di Segariu (CA), per
la fattiva collaborazione.
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